La dura stagione di Silvia Persico: l’analisi con il suo coach Zenti

14.08.2024
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Silvia Persico è una delle nostre più grandi cicliste e sta vivendo una stagione tormentata da malanni e infortuni ed è stato un dispiacere non poterla vedere al top come ci aveva abituato in queste ultime annate.  Spesso si è discusso su di lei e nel calderone e tra i vari punti in esame si è parlato anche del cambio di preparazione della portacolori dell’UAE Team Adq .

E’ innegabile che sia cambiato qualcosa e che qualche problema ci sia stato. Lei stessa nel ritiro di dicembre ci disse che si apprestava ad un inverno senza ciclocross, da sempre colonna portante dei suoi allenamenti. Per fare chiarezza a 360° attorno a Persico abbiamo parlato direttamente con il suo coach, Luca Zenti.

Il preparatore Zenti con Silvia Persico (foto da Facebook)
Il preparatore Zenti con Silvia Persico (foto da Facebook)
Luca, dicevamo di un anno difficile per Silvia. Tanti cambiamenti e nel calderone è finita anche la preparazione. Partiamo da un quadro generale che ci dica di questo suo 2024.

Direi che è stata in effetti una stagione complicata. Anche in virtù di precise direttive di squadra, dichiarate apertamente ad inizio stagione, si è deciso di non fare il cross e certamente questo ha inciso. Non è facile adattarsi per chi, per 9 anni, ha impostato un certo tipo di preparazione. Non è stato un cambio banale.

Quindi è vero che l’assenza del cross ha inciso?

Certo, ma non c’è stato solo quello, bisogna dirla tutta. Silvia è incappata in moltissime sfortune, molti malanni. A gennaio, dopo una buona preparazione, poco prima dell’inizio della stagione, ha avuto un problema con un ginocchio e si è fermata per due settimane. Non era brillantissima, e nonostante tutto, proprio perché aveva lavorato bene, non è andata malissimo all’UAE Tour Women.

Lei ci disse che in quell’occasione aveva fatto il suo personal best sui 30’.

Esatto, proprio perché come ho detto in quel mese e mezzo avevamo lavorato bene. Alla Strade Bianche, dopo l’UAE Tour non era stata brillante, successivamente aveva preso un filo di continuità e nelle classiche del Nord non era andata male. Poi però ha avuto un problema familiare, la perdita della nonna, a cui era legatissima, e alle Ardenne di nuovo non era super. Passano queste gare ed ecco la mononucleosi. Quindi siamo andati avanti senza poter fare carichi di lavoro. Ad inizio maggio è andata a Burgos e lì Silvia era forse al 50 per cento.

Sul Jebel Hafeet all’UAE Tour ad inizio stagione una buona prestazione che dava fiducia…
Sul Jebel Hafeet all’UAE Tour ad inizio stagione una buona prestazione che dava fiducia…
A quel punto cosa avete fatto?

Ne è seguita una settimana di stop per poter recuperare un po’ e successivamente abbiamo ripreso con un blocco di lavoro ripartendo quasi da zero. Da lì siamo andati anche sul San Pellegrino in altura. Per questa fase ho deciso di impostare un lavoro polarizzato: parecchio volume, inserendo poi anche degli stimoli a soglia e di Vo2 Max, quindi stimoli di una certa intensità. Successivamente è andata all’italiano ma era in una fase di pieno carico in vista del Giro Women.

Come è andata la corsa rosa? Anche lì non possiamo negare che Persico abbia avuto le sue difficoltà.

Vero, così come è vero che eravamo andati lì con l’idea di non fare classifica. E infatti sul primo arrivo in salita Silvia si è volutamente staccata proprio per uscire di classifica e avere più spazio per le fughe. Poi però per ordini di scuderia è dovuta restare al fianco delle migliori e dulcis in fundo ecco il Covid.

Un calvario insomma…

In vista di Parigi pertanto non si è potuta allenare bene e infatti Silvia è partita per le Olimpiadi con il morale a terra. Sì, tra Giro e Giochi abbiamo fatto qualche piccolo lavoro di richiamo, ma neanche troppo intenso visto lo stato infiammatorio che porta il Covid. E poi tra cadute e tutto il resto non è stata una prova a cinque cerchi fortunata. E’ facile comprendere che in mezzo a tutte queste sfortune non è facile impostare un lavoro, trovare la continuità necessaria per le gambe e anche per la testa. Non abbiamo avuto il tempo per poter lavorare sull’intensità.

Stando al tuo racconto, giusto in inverno siete riusciti a lavorare bene.

Esatto e infatti, come detto, all’UAE Tour Silvia ha espresso buoni valori. Anche in quel caso è mancata solo la parte anaerobica perché guarda caso si era dovuta fermare quelle due settimane per il problema al ginocchio.

Indirettamente Persico al Giro non è stata faorita da alcune scelte tattiche del team
Indirettamente Persico al Giro non è stata faorita da alcune scelte tattiche del team
Tante sfortune vero, ma poi immaginiamo che, Luca, tu abbia dovuto fare i conti appunto con la mancanza del cross. Come hai sostituito quella parte? Quella parte della preparazione che dà lo spunto forse per lottare con le più grandi…

La prima cosa è stato un approccio differente: come essere performante dopo i 2.000-2.500 chilojoule? Abbiamo provato con un approccio polarizzato: quindi tanta Z2 ma al tempo stesso anche parecchi stimoli lattacidi. In generale è aumentato il suo volume di lavoro. Silvia ha fatto molte più ore a settimana che in passato, ma questo tutto sommato sarebbe successo comunque senza il cross che, correndo almeno una volta a settimana, ti porta a ridurre i carichi di lavoro complessivi. E sempre in sostituzione del cross quest’inverno 2-3 volte a settimana facevamo degli stimoli lattacidi.

Quindi i fuorigiri non sono mancati?

No, poi è chiaro che fatti i vari test a fine febbraio la sua tolleranza al lattato difettava un pochino rispetto agli altri anni. Quell’intensità complessiva che ti dà il cross, con il solo allenamento non riesci a replicarla. Però almeno fin lì Silvia non stava male.

Lei prima della Strade Bianche ci disse anche di un buon lavoro in palestra…

Anche questo è sempre stato legato al discorso della forza e dell’intensità. Abbiamo lavorato molto con il bilanciere, facendo anche parecchia forza massima che a ridosso delle gare diventava forza esplosiva. Alla fine anche a secco abbiamo cercato di simulare il cross, mettiamola così.

Persico, in seconda ruota, al Tour Femmes dove la UAE Adq ha presentato una maglia nuova
La lombarda, in seconda ruota, al Tour Femmes dove la UAE Adq ha presentato una maglia nuova
E’ vero che avete fatto meno SFR?

Qualcosina in meno è vero. In generale c’è stato un approccio diverso alla forza. Abbiamo aumentato un po’ il lavoro a secco e neuromuscolare. In bici Silvia ha fatto partenze da ferma, volate e, fedele al lavoro polarizzato, anche Vo2Max e lavori molto intensi di 2′-3′. Ma il problema, credetemi, non è stato la forza, il cross o chissà cosa… il problema è che a parte il mese e mezzo iniziale non siamo mai riusciti a lavorare con continuità a causa di tutti i problemi fisici e di salute che l’hanno tormentata quest’anno.

E ora cosa farai? Tu come preparatore come potrai recuperare la tua atleta anche mentalmente?

Conosco Silvia da molto tempo e so che potenziale abbia. Io sono convinto che un mese e mezzo ben fatto, senza stop, le consentirebbe di fare un buon finale di stagione. Lei non ha bisogno di molti mesi per entrare in forma. Mentalmente: la prima cosa è ritrovare il piacere di correre, che poi va di pari passo con la condizione e in generale con un ambiente favorevole. Il tutto innescherebbe un circolo virtuoso.

In questi giorni Silvia Persico è impegnata al Tour de France Femmes, speriamo vivamente che il lavoro in Francia possa esserle utile per il recupero delle motivazioni e della condizione fisica in vista del finale di stagione… che può ancora offrile molto.