La truppa di Pontoni non finisce di stupire: ad ogni grande appuntamento internazionale, un nuovo elemento si affaccia sulla scena cogliendo un piazzamento sul podio che ha un dolce sapore di futuro. A Namur, nell’ultima prova di Coppa del mondo, è stata Valentina Corvi ad aggiungersi alla serie, finendo terza fra le junior dietro la vincitrice Zoe Backstedt (GBR) e Leonie Bentveld (NED), ossia le due primattrici della categoria. Quello della ragazza di Tirano è un appuntamento con la gloria che si può dire fosse già fissato: a inizio stagione si puntava molto su di lei, ma la Venturelli l’aveva anticipata in quel di Tabor. Ora la lombarda ha finalmente chiuso il cerchio.
Il suo risultato non sorprende più di tanto, perché di lei si parla da tempo nell’ambiente offroad. Tre volte tricolore nella Mtb, da esordiente secondo anno fino ad allieva secondo anno per un tris consecutivo di alto valore, a cui vanno aggiunte tre medaglie europee giovanili, sempre in mountain bike, due nel team relay e una individuale, un argento, con il quale si è presentata alle porte dell’approdo fra le junior.
Tirano, palestra offroad
D’altro canto, quella di Valentina è una famiglia che si è dedicata in toto alle due ruote: «Io ho iniziato a correre seguendo le orme di mio fratello Daniele: anche se ha un anno meno di me, aveva già iniziato a gareggiare e io ho cominciato fra le G2. Mio padre non si è mai perso una nostra gara, si è dedicato anima e corpo a noi al punto che è diventato presidente della società locale, la Melavì Tirano Bike». Società, aggiungiamo noi, che nel corso degli anni ha raccolto messe di risultati nelle categorie giovanili diventando un prezioso serbatoio di talenti per il fuoristrada.
Ti è mai balenata nella testa l’idea di correre su strada?
Sì, ma non ho avuto l’opportunità di farlo. A dir la verità fino allo scorso anno non ci pensavo, mi piace troppo la mountain bike, soprattutto le discese, ma poi avevo iniziato a sentire il desiderio di mettermi alla prova anche in un’altra specialità. Non c’è stata la possibilità, ma nel 2022 conto di fare qualche prova anche lì.
D’altronde nel tuo territorio la Mtb ha una vasta preponderanza sul ciclismo su strada…
E’ vero, ma fino a un certo punto. In campo maschile valtellinesi che gareggiano su strada ci sono, il più popolare adesso è Alessio Martinelli, non ci siamo mai allenati insieme ma lo conosco di vista. Fra le ragazze invece la mountain bike è sicuramente più popolare.
Sei rimasta sorpresa dal tuo risultato in Belgio?
Speravo di fare una buona gara, me la sentivo dentro sin dalle prove del giorno prima perché quello è un percorso che mi si addice molto. Arrivare sul podio però è davvero qualcosa di grande, sono molto soddisfatta.
Non sei la prima ragazza che ottiene un grande risultato quest’anno. Si parla molto dell’ambiente che Pontoni è riuscito a creare in nazionale, pensi che questo contribuisca ai vostri risultati?
Sicuramente. Io non posso fare paragoni con il passato essendo entrata in nazionale solo quest’anno, ma posso dire che si è creato un gruppo compatto, dove ci sono momenti per stare in allegria e altri dove si è più concentrati. Ci sono regole da rispettare, ma è per il bene di tutti.
Dal cittì ti sono arrivate indicazioni in gara?
Daniele non si ferma mai, cerca più punti del percorso per poterci dare indicazioni. Ad esempio a Namur ha studiato l’evoluzione della gara e mi ha indicato nel finale come poter superare l’olandese per andare sul podio.
Racconta…
Sul percorso c’erano due contropendenze. Daniele mi ha raggiunto all’imbocco dell’ultimo giro dicendomi che dovevo dare tutto sull’asfalto prima della seconda, per affrontarlo davanti all’avversaria. Facendo così, l’olandese non ha più avuto possibilità per superarmi, è anche scivolata e io sono andata via.
Pensi di essere al massimo della tua forma?
Spero proprio di no… Io sto preparando gli Italiani che sono il mio obiettivo stagionale, conto poi facendo bene lì di staccare il biglietto per i mondiali in America, sarebbe una bellissima esperienza.
Come sono i tuoi rapporti con Federica Venturelli?
In queste trasferte abbiamo avuto modo di conoscerci, c’è molta complicità, affrontiamo insieme le prove percorso e ci fermiamo a confrontare le nostre esperienze, consigliandoci l’un l’altra. Abbiamo caratteristiche diverse: io vado meglio sui percorsi molto tecnici, lei predilige quelli più veloci.
Tra ciclocross e scuola ti resta un po’ di tempo libero?
Non molto, ma un po’ sì… Frequento il Liceo Scientifico di Tirano e questo abbrevia i tempi di spostamento, così il resto della giornata lo dedico agli allenamenti e allo studio, ma quando posso un’uscita con gli amici non manca.
Tutti amici di ambiente ciclistico?
No, sono vecchi compagni di scuola o ragazzi che ho conosciuto negli anni. Ho amici anche nel ciclismo, naturalmente, soprattutto della mia vecchia società, quella del mio papà: ci alleniamo insieme ancora adesso e continuiamo a sostenerci come se avessimo la stessa maglia…