Un palo di legno, il braccio e l’ultima curva. Tutto finito, come la caduta di Nibali a Rio o il rigore di Baggio nel 1994. Il pathos della prova femminile a Vermiglio è un crescendo rossiniano. Van Empel è stata in testa dall’inizio, disegnando le sue linee. Alle sue spalle sembravano tutte piantate nella neve. Anche Marianne Vos che per un piccolo inconveniente sembrava aver perso posizioni e speranze. Poi la svolta. Le ragazze davanti continuavano a darci dentro, ma alle loro spalle l’olandese della Jumbo Visma ha iniziato a guadagnare un secondo dietro l’altro. La sua è stata una danza potente e inesorabile che dopo l’ultima salita l’ha scaraventata nella scia di Van Empel.
Il sole è tornato sulle vette, quaggiù l’ombra è di nuovo padrona. E mentre i maschi scaldano i muscoli per la loro partenza, alle spalle del podio sfilano le ragazze. Prima Van Empel, seconda Vos, terza Rochette. E quarta, ad appena 12 secondi dal podio, Eva Lechner. Peccato!
Sempre in testa
Un palo di legno, il braccio e l’ultima curva. Marianne Vos piomba sulla connazionale come un’aquila. La aggancia e quando mancano due curve alla fine, pensa di aver trovato il varco per passarla. I campioni amano anche il gesto ad effetto. La Vos potrebbe benissimo restarle a ruota e aspettare la volata, dove ne farebbe un sol boccone. Ma l’arrivo solitario la tenta e così si infila all’interno della curva. C’è quel dannato palo, il braccio lo aggancia e Marianne cade. Van Empel è incredula, l’aspetta come si fa con un mito caduto al tappeto. Ma quando Vos riparte, Van Empel accelera secca e si presenta sul traguardo con il vantaggio che basta per roteare il pugno e celebrare il successo.
«Ieri ho trovato il percorso difficile – dice la vincitrice, anche lei olandese, 19 anni – invece stamattina ho subito trovato il feeling giusto e sono entrata in gara molto rilassata. Dall’inizio alla fine in prima posizione, la cosa migliore. Ogni settimana quest’anno è andata meglio. L’obiettivo era conquistare un podio, non vincere, ma ho vinto la prima prova sulla neve ed è bellissimo. La neve è molto fredda, non è la mia temperatura ideale. Marianne è arrivata sotto. Io avevo ancora energie per lo sprint, ma lei è caduta nell’ultima curva. Era difficile passare.
«Non era nei piani restare sola in testa, solo volevo avere il mio passo. E’ stato difficile su questo terreno scegliere la traiettoria. E’ stato molto diverso dal correre sulla sabbia. La neve è bianca e non vedi le linee. E’ difficile tenere la tua e vedere se finisci in un’altra. Sulla sabbia, riesci a vedere dove passi».
Disappunto Vos
Marianne Vos è la solita signora, modello di stile e sportività. E se ai mondiali di Leuven poteva avere motivo di avercela con le connazionali, stavolta si rende conto di aver fatto tutto da sola e non fa polemiche.
Sul podio due olandesi (Vos e Van Empel) e una canadese: Rochette E alla fine per Van Empel è arrivata la prima vittoria in Coppa e sulla neve Il commento finale di Marianne Vos è stato persino ironico Sull’arrivo per Marianne Vos, una pacca di consolazione della Rochette
Sul podio due olandesi (Vos e Van Empel) e una canadese: Rochette E alla fine per Van Empel è arrivata la prima vittoria in Coppa e sulla neve Il commento finale di Marianne Vos è stato persino ironico Vos sconsolata: la vittoria era a un passo…
«Non sapevo cosa aspettarmi – dice – come tutti. Avevo già corso nella neve, ma non così. Mi sono mancati due giri, ma nella seconda parte della corsa ho ritrovato il ritmo, pur non pensando che avrei potuto lottare per la vittoria. Sono stata goffa. Ero tutto o niente, ho chiuso la linea. Per un istante ero convinta di esserci riuscita, poi ho preso il palo. Succede. Ero un po’ contrariata, ma sapevo che non avrei potuto vincere per come si era messa. Hai una linea e appena pensi di averla trovata e un secondo dopo la bici va dovunque. E’ necessario essere concentrati e stare calmi».
Bandiera Lechner
E poi c’è la prima italiana, Eva Lechner, cui un po’ la neve e un po’ l’aria di casa hanno dato forza e coraggio. Lei poi ha grande manico e nella neve ha saputo muoversi alla grande e ancora una volta è stata la bandiera italiana.
«Mi sono sentita molto bene – dice – ho sbagliato un po’ all’inizio quando ho perso la scia delle prime, poi mi sono ripresa. Il tifo italiano, soprattutto nel punto più in alto è stato spettacolare. Solo in Italia ci sono tifosi così. Sono un po’ dispiaciuta per il podio, che ci voleva proprio. Sono andata veramente vicina, ma sono contenta di aver fatto un posto nei primi cinque. Mi sono divertita con questa neve. E’ un punto di forza mia saper guidare. Sono contenta che la prima prova sulla neve si sia svolta in Italia. La cosa che oggi era difficile erano le traiettorie un po’ ghiacciate. Bisognava avere la sensibilità di tenere la bici e la calma. Se si sbagliava, ti innervosivi e perdevi il controllo. Serviva tenere l’equilibrio, stare in piedi o in bici…».