Bertazzo riparte dal Maloja Pushbikers. E ci racconta tutto…

22.02.2022
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A volte capita che un oro non basti come biglietto da visita. La medaglia del metallo più prezioso conquistata da Liam Bertazzo nell’inseguimento a squadre agli ultimi mondiali su pista a Roubaix non gli è servita a mantenere un ingaggio, quanto meno, tra i team professional.

Il padovano di Tribano – fresco dei trent’anni compiuti il 17 febbraio – era in uscita dalla Vini Zabù, società con cui è stato nelle ultime sette stagioni e che si sapeva avrebbe chiuso a fine 2021. Prima della fine dell’anno anche la Federciclismo e Marco Villa avevano provato ad aiutarlo a trovare una squadra. «Se lo merita», aveva detto il cittì della pista. Ma niente fino a pochi giorni fa.

Ora Bertazzo un contratto ce l’ha. Lo ha firmato con la Maloja Pushbikers (formazione continental tedesca) e si è concretizzato grazie alla intercessione, diciamo così, della pista. Mentre sta rientrando dal ritiro della nazionale a Peschiera del Garda, Liam ci spiega tutto al telefono, commentando in diretta anche la sua partecipazione per i mondiali eSports sulla piattaforma Zwift del 26 febbraio insieme a Matteo Cigala, Martina Fidanza ed Elena Pirrone. «Quella – ci dice ridendo – non sarà una passeggiata, anzi sarà una vera sofferenza».

Bertazzo parla con Fortin, suo amico e futuro compagno. Gli farà da apripista nelle volate (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Bertazzo parla con Fortin, suo amico e futuro compagno (foto facebook Maloja Pushbikers)
Liam finalmente hai trovato una squadra, non potevi restare a piedi. Come è nata questa trattativa?

E’ stato un insieme di cose. Conoscevo già di fama il loro general manager Christian Grasmann, che è stato un ottimo pistard e aveva corso una Sei Giorni di Berlino con Villa. Poi ho scoperto meglio questa formazione grazie al mio compagno di allenamento Filippo Fortin, che aveva firmato con loro a ottobre e me ne parlava bene. A quel punto abbiamo approfondito i contatti e qualche settimana fa sono stato a Monaco di Baviera per firmare (la loro sede però è a Holzkirchen, 30 chilometri a sud del capoluogo bavarese, ndr).

Che impressione hai avuto?

E’ una squadra piccolina, ma ben organizzata. Hanno una bella mentalità, tanta voglia di fare e con un buon clima. Ragionano come un’azienda. Dopo sette anni in un team italiano, qui troverò un ambiente differente. Sarà una esperienza di vita. Avrò per lo più compagni tedeschi, poi uno statunitense ed uno neozelandese. Con loro potrò migliorare il mio inglese.

Abbiamo guardato sul loro sito e sui loro profili social per capire meglio alcuni aspetti tecnici. Sai qualcosa dei loro marchi?

Il team è supportato da belle realtà aziendali. Useremo biciclette Wiawis. Sono sudcoreane e già le conoscevo perché la loro nazionale le utilizza in pista e vedevo i mezzi nelle varie competizioni internazionali. So che hanno già pronto un telaio per me. Maloja, che è il main sponsor, invece è un brand di abbigliamento tecnico, principalmente da outdoor (sono i fornitori ufficiali della nazionale di biathlon degli Stati Uniti che ha partecipato alle Olimpiadi invernali di Pechino, ndr). Le nostre divise saranno arancio-grigie, esteticamente colpiscono. Sono prodotte proprio da Maloja e ogni anno le hanno cambiate anche per un discorso di marketing.

Liam Bertazzo veste già i colori arancio-grigio del suo nuovo team (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Liam Bertazzo veste già i colori arancio-grigio del suo nuovo team (foto Facebook/Maloja Pushbikers)
Perché hai scelto questa squadra?

Per un po’ di fattori. Voglio continuare a puntare sulla pista. Parigi 2024 è un mio obiettivo dopo che per me è stato un onore essere riserva a Tokyo. Però volevo tornare a fare strada ed essere competitivo. Grazie a Grasmann, che conosce bene entrambe, ho pensato che la sua squadra fosse quella giusta per me per ripartire dopo la chiusura della Vini Zabù.

Che calendario avrai?

Lo vedremo poco alla volta, però fino alla fine di aprile ce l’ho già pianificato. Esordirò il 2 marzo al Trofeo Umag in Croazia, dove farò un altro paio di corse fino al 13. Poi correremo a Rodi sia il 20 marzo che dal 24 al 27. Infine dal 21 al 24 aprile ci saranno le prime prove di Nations Cup su pista a Glasgow. Dovrò calibrare bene gli impegni tra le due attività nel resto della stagione.

Che obiettivi ti sei prefissato?

Non ne ho uno in particolore, in pratica riparto da zero. Vorrei recuperare il tempo perso a causa dell’infortunio alla schiena per il quale mi avevano dovuto operare per forza due anni fa (una microdiscectomia, ndr) dopo la caduta nella gara a tappe in Colombia ad inizio 2019. Non riuscivo quasi più a camminare. Adesso sto decisamente meglio. Vorrei ritrovare un po’ di feeling con la volata, tornare a comparire in qualche ordine d’arrivo. Ma soprattutto aiutare Fortin, che sarà il velocista principale.

Nel Velodromo di Montichiari Bertazzo ha provato la bici Wiawis che userà nel Maloja Pushbikers (foto Facebook)
A Montichiari, Bertazzo ha provato la bici Wiawis che userà nel Maloja Pushbikers (foto Facebook)
Come mai nessun’altra formazione ti ha cercato?

Non c’è stato tanto interesse da parte di alcuna professional, sia italiana che straniera. La Federazione ha provato ad aiutarmi e la ringrazio tanto, però non ha sortito alcun effetto. Sinceramente non so il perché ma non accuso nessuno. Le motivazioni potrebbero essere diverse. Un po’ perché si sapeva che ho corso poco per i problemi alla schiena. E quindi ho avuto risultati scarsi. Oppure perché in Italia, malgrado abbiamo campioni come Consonni, Ganna, Viviani e Milan, ancora non c’è una grande considerazione per la doppia attività strada-pista. Peccato, perché nei velodromi adesso si possono svolgere tanti lavori in sicurezza che portano frutti su strada. E viceversa.

Chiudiamo Liam, siamo contenti di sentirti carico. Sei pronto ad iniziare?

Assolutamente sì. Andremo in ritiro da oggi al 27 febbraio (sul Lago di Garda, ndr). Prima però ho fatto una visita nella sede della squadra e della ditta Maloja (a Rimsting, sempre in Baviera, ndr). E’ nuova e bellissima, ero molto curioso di vederla. Loro vogliono crescere e io voglio dare il mio contributo al loro progetto.

Crestanello e Basilico, due frecce per la BePink

12.02.2022
4 min
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Nella batteria delle velociste della BePink ci sono due giovanissime frecce che promettono di centrare gli obiettivi prefissati. Lara Crestanello e Valentina Basilico – rispettivamente classe 2002 e 2003 – si sono ritrovate compagne di squadra ma in realtà si conoscono bene già da junior. Oltre ad essere state avversarie in tanti sprint, nel 2020 agli europei junior/U23 su pista hanno conquistato il bronzo nella madison. Insieme vogliono essere al servizio sia della squadra sia l’una dell’altra. E a turno ritagliarsi il proprio spazio nelle gare più adatte a loro.

Attualmente sono in ritiro con la BePink a Calpe in programma fino al 21 febbraio. Tra le due ha già debuttato la Basilico correndo la Vuelta CV Feminas. Una scelta dettata da motivi scolastici. La comasca di Cabiate infatti – che frequenta la quinta presso l’istituto scientifico-sportivo di Cantù – rientrerà prima dalla Spagna per non perdere troppe lezioni in vista della maturità. Intanto però ha rotto il ghiaccio nella nuova categoria.

Basilico, carattere esuberante. E scatta il soprannome “Prezzemolo” (foto Saccani)
Basilico, carattere esuberante. E scatta il soprannome “Prezzemolo” (foto Saccani)

Basilico ribattezzata… prezzemolo

«Ero preoccupata per questa corsa – racconta raggiante la ragazza che arriva dal Racconigi Cycling Team – ma è andata bene. Pensavo ci fosse più salita, o quanto meno di patire quella che c’era ed invece mi sono trovata a mio agio col percorso. Essendo la mia prima gara non ho avuto compiti particolari. Ho agito sempre in accordo con le compagne».

Quello della Basilico – che Walter Zini ha ribattezzato… prezzemolo perché lei si intrufola dappertutto – è uno dei nomi più interessanti delle rookie. L’anno scorso su strada ha raccolto solo piazzamenti mentre in pista ha fatto incetta di risultati prestigiosi. Ha vinto il tricolore nell’omnium, l’oro agli europei nello scratch e conquistato quattro medaglie ai mondiali de Il Cairo. Un argento (corsa a punti) e tre bronzi (team sprint, scratch e omnium).

«Il 2021 è andato meglio del previsto – prosegue la Basilico – riuscendo pure a partecipare al mondiale su strada in Belgio. Sono state soddisfazioni personali, per la mia squadra e credo anche per la nazionale. Ora però sono concentrata su questa avventura. In passato non ho mai sentito troppo il passaggio tra una categoria e l’altra mentre quest’anno credo proprio che lo avvertirò. Tuttavia con questi ritiri sento di avere preso più ritmo rispetto al solito».

Si è già integrata con la BePink e le osservazioni che le arrivano da Zini non la spaventano. «Ho un carattere esuberante, mi piace sdrammatizzare e tirare su di morale le compagne tristi o deluse. So che poi loro lo farebbero con me. Questa mia personalità mi porta talvolta a non essere sempre impeccabile in ciò che vuole Walter in allenamento. Così mi rimprovera e mi mazzuola un po’ (ride, ndr). Mi piace però perché mi dà la sveglia».

Le sue doti da velocista pura cercherà di metterle in mostra non prima di essere stata utile alla squadra. «Grazie alla pista – conclude la Basilico – sono una gran limatrice. La mia volata è corta ed esplosiva. Spero di sfoderarla in qualche gara open. Per il resto so di avere davanti a me tanti anni, quindi il mio obiettivo sarà fare esperienza. Imparare dalle mie compagne più esperte e forti, lavorare per loro. Sperando un domani di poter essere ricambiata».

Walter Zini con Lara Crestanello (foto Saccani)
Walter Zini con Lara Crestanello (foto Saccani)

Crestanello: asticella su

Lara Crestanello con la Basilico non solo condivide le stesse caratteristiche tecniche ma anche il medesimo percorso scolastico essendosi diplomata l’anno scorso al liceo scientifico-sportivo di Vicenza con 82/100.

La vicentina di Velo d’Astico potrebbe esordire alla Volta Comunitat Valenciana (dal 17 al 20 febbraio) incrementando così il suo background internazionale. Nel 2021, proprio dopo la maturità, era riuscita a correre con regolarità, soprattutto all’estero disputando il Baloise Ladies in Belgio, varie corse in Francia, tra cui la Parigi-Roubaix, ed anche la Challenge by La Vuelta.

Statisticamente lo scorso 22 agosto a Noventa di Piave ha pure vinto la categoria elite nella gara open intitolata alla compianta Chiara Pierobon ma… «Non ero soddisfatta perché ero arrivata quarta assoluta. Certo, mi prendo e mi tengo quel successo però so che quel giorno non eravamo state ben organizzate col treno ed io ero partita troppo presto. Peccato perché ero in un buon momento. Quel giorno mi ha insegnato che bisogna sempre stare attenti. Quest’anno però farò in modo che non capiterà più. Voglio una vittoria assoluta».

L’obiettivo del 2022 sarà anche alzare l’asticella dei suoi punti deboli. «Innanzitutto – spiega Lara – devo crescere. Sapevo che l’anno scorso sarebbe stata dura ma ho fatto tesoro di tante cose. Ad esempio, non ho un bel rapporto con la salita. Ora va meglio ma so che devo continuare a lavorarci. Walter me lo ricorda spesso. Devo migliorare anche la resistenza se voglio finire bene le gare più toste. Devo cercare di tenere duro di più».

Anche lei con la maglia azzurra ha buoni trascorsi. A parte la medaglia ottenuta in coppia con la Basilico in quella rassegna continentale del 2020 svoltasi nel velodromo di Fiorenzuola, la Crestanello aveva conquistato anche l’argento nell’inseguimento a squadre ed il bronzo nello scratch, vinto dalla slovacca Nora Jencusova sua coetanea e compagna alla BePink.
«La mia intenzione – conclude – è quella di tornare nel giro della nazionale sia su pista che in strada. Indossare la maglia azzurra è sempre e comunque un onore. Non mi do scadenze ma lavorerò per farmi notare dal cittì Sangalli e dal suo staff».

I pistard della Arvedi Cycling pronti a vincere anche su strada

11.02.2022
4 min
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La filosofia della Arvedi Cycling per il 2022 è chiara ma non scontata. La formazione elite/U23, che ha una forte vocazione per l’attività all’interno dei velodromi, vuole continuare ad affermarsi anche su strada.

Dal 2019, anno della sua nascita, la squadra che ha sede a Cremona si era ritagliata subito uno spazio nel panorama dilettantistico. Nelle ultime due stagioni aveva unito le forze con la Biesse-Carrera (nel 2020 con lo status di team continental). Da quest’anno però sono tornate ad essere due realtà separate.

Il roster della Arvedi Cycling non è numeroso ma qualitativamente attrezzato. Sarà una formazione di nicchia, formata da 9 atleti e guidata dai diesse Massimo Casadei e Giovanni Pedretti.

Su tutti spicca l’oro olimpico e mondiale nell’inseguimento a squadre Francesco Lamon. Poi ancora gli altri azzurri Michele Scartezzini, Stefano Moro, Mattia Pinazzi e Niccolò Galli. Tutti e cinque sono stabilmente nel giro del cittì Marco Villa e nel mirino hanno Parigi 2024. Gli altri quattro sono Michael Cattani, Lino Colosio, Alessandro Sala e Andrea Violato. Tutti provenienti dagli junior e che hanno già un curriculum importante su pista.

Per conoscere meglio i loro programmi abbiamo sentito il presidente e team manager Massimo Rabbaglio, cremasco diventato bresciano d’adozione e da tanti anni immerso nel mondo ciclistico.

Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Partiamo dalla divisione con la Biesse Carrera. Quali sono stati i motivi?

Essenzialmente due. Volevamo farlo già nel 2021 ma non eravamo ancora pronti. La prima è una ragione tecnica. Era diventato difficile gestire i due gruppi. Noi legati principalmente alla pista, loro alla strada. Il secondo motivo è di carattere commerciale. Le aziende Biesse e Carrera hanno lo stesso proprietario e volevano rilanciare il marchio delle bici mentre abbiamo usato da sempre Pinarello. Non era possibile, c’era un conflitto di interessi. Abbiamo preferito prendere due strade diverse. Con loro è rimasto un ottimo rapporto, ci confrontiamo ancora assieme su certi temi.

Siete una sorta di succursale della nazionale italiana della pista.

E’ vero. Siamo una società che ha sposato la linea guida di Villa. Abbiamo sempre scelto ragazzi con predisposizione alla pista che tuttavia potevano lavorare bene su strada e viceversa. Ritengo che sia stata una scelta che ha ripagato. Al di là delle vittorie conquistate, siamo soddisfatti anche di aver portato al professionismo Attilio Viviani. Siamo contenti di aver avuto, negli ultimi due anni, altri attuali pro’ come Conca e Colleoni.

L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
Che obiettivi avete quest’anno?

Abbiamo una squadra composta da gente esperta e da quattro giovani al primo anno. Questi ultimi sono tutti da scoprire anche se conosciamo bene i loro risultati nelle categorie precedenti. Dobbiamo verificare quali siano le loro possibilità di crescita. Se Lamon, Scartezzini e Moro, che fanno parte delle Fiamme Azzurre, correranno su strada solo per tenersi allenati in vista degli appuntamenti su pista, posso dire che i due capitani saranno Pinazzi e Galli. Stanno crescendo bene. Con loro c’è un percorso legato sia col cittì Villa che col cittì Amadori.

Siete una squadra di velocisti. Che tipo di calendario farete su strada?

Faremo gare adatte a loro, sia nazionali che internazionali. Non saranno limitate solo alle loro caratteristiche ma andremo a fare anche quelle più mosse e dure. Esordiamo alla San Geo che non è proprio piatta e facile sul profilo altimetrico. Queste corse più dure serviranno ai nostri ragazzi per fare esperienza e maturare ulteriormente. Abbiamo fatto la richiesta al Giro d’Italia U23 e non so se lo faremo ma mi piacerebbe che alcuni nostri atleti venissero scelti per la rappresentativa interregionale che parteciperà.

Il vostro progetto è supportato da sponsor e fornitori di rilievo. Su questo aspetto ha inciso il fatto di avere tanti atleti legati alla nazionale?

No. Ci tengo a dire che non sono andato dalla federazione per avere eventuali favoritismi. Anzi, forse siamo noi che aiutiamo loro avendo sposato questo programma della pista (sorride, ndr). Noi abbiamo sempre presentato i nostri piani alle aziende con cui abbiamo rapporti e loro decidevano se appoggiarci o meno. D’altronde molti nostri fornitori lo sono anche di altre squadre.

Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Da Arvedi avete un contributo importante che si radica nel vostro territorio.

Sì ed importante. Con questa azienda collaboro da 12 anni. Ho un rapporto sereno con loro. Abbiamo sempre fatto scelte razionali. Io proponevo, loro valutavano e poi avallavano le mie idee che più gli piacevano. Grazie a loro manteniamo la filiera con i giovanissimi del C.C. Cremonese e quest’anno avremo anche quattro esordienti e due allievi tesserati come Arvedi Cycling. Inoltre collaboriamo da anni anche con il settore giovanile della GB Junior. Se possibile vorrei chiudere aggiungendo un’ultima cosa…

Certo Massimo. Quale?

In questi anni abbiamo voluto coinvolgere alcuni dei nostri ex corridori. Quest’anno come secondo diesse c’è Giovanni Pedretti, cremonese doc che ha corso fino al 2019. Poi mi fa piacere che altri due bravi ragazzi come Michel Piccot ed Andrea Zanardini siano ora massaggiatori rispettivamente con Bardiani Csf Faizanè e Drone Hopper-Androni dopo aver fatto esperienza con noi. Certe attitudini non vanno sperperate e sono particolarmente orgoglioso di queste tre nuove carriere.

Una punta di amarezza nell’addio di Valsecchi

07.02.2022
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E’ andata in fuga dal ciclismo Silvia Valsecchi. O quasi. La 39enne di Costa Masnaga si è ritirata a fine dello scorso ottobre dopo ventuno stagioni da elite. In carriera ha vinto otto gare, tra cui due titoli italiani a cronometro. Una dozzina di tricolori in pista in varie specialità. Ha conquistato due ori europei su pista (ed altre quattro medaglie) e due bronzi mondiali tra inseguimento a squadre in pista e cronosquadre.  Già ad inizio dello scorso novembre lavorava come commessa nel negozio Bicimania di Lissone.

Da allora si è allontanata da quello che era stato il suo mondo per una vita. La Valsecchi avvertiva quasi un bisogno di… disintossicazione. Forse perché voleva godersi un po’ di meritata tranquillità. Forse perché era rimasta delusa e scottata da qualcosa o qualcuno. La mancata partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo potrebbe avere inciso sul suo morale

Abbiamo incontrato Silvia Valsecchi al ritiro BePink: qui con Zini e Sigrid Corneo
Abbiamo incontrato Silvia Valsecchi al ritiro BePink: qui con Zini e Sigrid Corneo

Avevamo provato a contattarla un paio di volte qualche giorno dopo la sua ultima gara (il Giro di Campania il 23-24 ottobre) ma ci aveva fatto capire che non le andava di parlare con nessuno. Non abbiamo forzato la mano, era giusto rispettare i suoi tempi e le sue emozioni. L’abbiamo incontrata però durante il nostro blitz sul Lago d’Iseo nel ritiro della BePink, la sua formazione negli ultimi dieci anni. Era andata a trovare, complice una settimana di ferie, le sue ex compagne ed i suoi amici, prima che ex tecnici, Walter Zini e Sigrid Corneo.

Silvia come va con la tua nuova vita?

Non mi pesa andare a lavorare. Avevo intenzione di smettere di correre. Mi ero portata un po’ avanti e avevo fatto un colloquio ad agosto. L’avevo già comunicato a Walter, chiedendogli di comprendere la mia decisione. Ad ottobre mi hanno confermato il posto a Lissone, vicino a casa. L’unica cosa che non mi piace è avere delle ore vuote durante la giornata, come in pausa pranzo. In realtà sto già pensando di sfruttarla per pedalare o per correre a piedi. 

Quindi non hai più usato la bici?

No, ho fatto solo un paio di uscite con la Mtb. Ho alternato grandi camminate in montagna, corsa a piedi e anche pattini a rotelle. Voglio fare un po’ di cose che non riuscivo a fare prima. E’ un modo fisiologico per svagare. Poi so che con le prime giornate primaverili di bel tempo riprenderò in mano la bici da strada. 

Valsecchi è stata campionessa europea del quartetto nel 2017 a Berlino con Guderzo, Balsamo e Paternoster
Valsecchi è stata campionessa europea del quartetto nel 2017 a Berlino con Guderzo, Balsamo e Paternoster
Da quanto ci pensavi al ritiro?

Volevo smettere nel 2016 dopo le Olimpiadi di Rio. Poi mi hanno chiesto di continuare per fare crescere il gruppo della pista. A marzo 2020 però, durante il primo lockdown, ero proprio convinta di fermarmi.

Poi cosa è successo?

A quel punto ho pensato che avrei sprecato quattro anni di lavoro. Così ho proseguito anche nel 2021, anche perché mi avevano detto che potevo andare a Tokyo. Sfortunatamente non mi hanno portata. Peccato, stavo bene. Ero in forma, non volevo buttare via altri sei mesi di lavoro. Ho fatto il Giro d’Italia Donne dove mi sono rotta il polso all’ultima tappa. Sono rientrata ed ho onorato gli ultimi mesi di gare.

Sappiamo che avevi staccato molto. Per fortuna ti abbiamo trovata qui a Sulzano per farti qualche domanda…

L’ambiente mi aveva un po’ nauseato ultimamente. Alcune persone ti dicono una cosa e il giorno dopo ritrattano tutto o addirittura non ti considerano minimamente. A vent’anni certe situazioni le tolleri, a quaranta no. Anche le interviste non ne volevo più fare. Tante volte è capitato che i giornalisti mi abbiano chiamato, fatto tante domande poi leggevo un articolo diverso. Il mio difetto è che non rispondo subito. Lascio passare poi però quando sono colma, esplodo come una pentola a pressione.

Verso Cascate del Toce al Giro 2021: proprio al Giro si è fratturata un polso, ma è rientrata e ha finito la stagione
Al Giro d’Italia Donne si è fratturata un polso, ma è rientrata e ha chiuso la stagione
Che mondo è stato quello che hai vissuto fino a poco tempo fa?

E’ stata una bellissima esperienza. Col senno di poi penso che se fosse stato un lavoro a tutti gli effetti, come i pro’ che passano poco più che ventenni, sarebbe stato meglio. Adesso mi ritrovo alla mia età che, pur essendo stata una ciclista, in pratica non sono nulla. Il ciclismo femminile è cambiato tanto, ma a livello statale non sei riconosciuto come un professionista. Tutto quel che riguardano i contributi non vengono calcolati. Si potrebbe fare qualcosa di più concreto in merito.

Il ciclismo femminile sta cambiando…

Sì, c’è un po’ più parità rispetto a prima o in proporzione ai maschi per quanto riguarda montepremi e stipendi. Ma solo perché lo decidono gli organizzatori delle gare o le squadre di club. Questa riforma WorldTour va bene, ma credo che tenda a tralasciare tutto ciò che è considerato vivaio. Le squadre piccole, quelle che ti fanno crescere, non possono disputare le grandi corse perché non hanno punti e vengono tagliate fuori. Una come me, ad esempio, non avrebbe potuto mai far parte del WorldTour perché ho iniziato a fare risultati dopo 7/8 anni di carriera.

La Tre Valli Varesine è stata una delle sue ultime gare. Ha chiuso al Giro di Campania
La Tre Valli Varesine è stata una delle sue ultime gare. Ha chiuso al Giro di Campania
Avevi avuto proposte per restare nel ciclismo femminile dopo il tuo ritiro?

Walter mi aveva chiesto di restare nel team come dirigente, visto che ho il patentino da diesse. Mi sarebbe piaciuto, ma adesso alla domenica spesso e volentieri lavoro. Non volevo prendermi un impegno con la squadra e poi non esserci quasi mai. Al momento affianco il diesse della squadra degli esordienti del mio paese. Darò un po’ di consigli ai ragazzini. 

Silvia, hai avuto una lunga carriera. Hai dei rimpianti?

Forse non avere osato un po’ di più con certe persone, sia in corsa che fuori. Sono però consapevole delle caratteristiche che avevo. Quello che potevo fare come gregaria l’ho sempre fatto. Il problema del ciclismo femminile, anche se sta cambiando, è che se sei un gregario non vai avanti tanto. Non succede come nei maschi dove un capitano si porta dietro i suoi uomini più fidati. Adesso nel femminile guardano solo i risultati. Magari ci si arriverà più avanti. Ma quando?

Viel guarda al futuro senza squadra, tra pensieri e proposte

17.12.2021
6 min
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Il telefono squilla, Viel risponde. E’ in Sud Africa, a Johannesburg, città della sua compagna. Mattia si è fermato qui per staccare dal freddo di Torino e per ragionare sul suo futuro. Attualmente è senza squadra per il 2022, ma le idee e i progetti non mancano. Il pensiero di fondo è di rimanere su strada e proseguire l’esperienza tra i professionisti, tuttavia al giorno d’oggi in un mondo pieno di opportunità, il torinese sta guardando anche ad altre possibilità. Il gravel e la pista sono discipline che lo affascinano e che lo interessano a tal punto da intravedere un possibile futuro. «Pronto, Mattia!».

Finita la stagione ha deciso di proseguire gli allenamenti in Sud Africa (foto Instagram)
Finita la stagione ha deciso di proseguire gli allenamenti in Sud Africa (foto Instagram)
Come va, sei in off season?

Sono in Sud Africa dalla mia ragazza che presto si trasferirà a Torino insieme a me. Sono venuto diretto dal Criterium del Giro d’Italia a Dubai e poi sono rimasto perché visto l’inverno rigido di Torino e la temperatura che c’è qua, ho preferito rimanere per allenarmi al meglio e ricaricare le pile. 

Com’è la situazione Covid in Sud Africa, la nuova variante spaventa?

La situazione qua è molto più tranquilla rispetto all’Europa. E’ estate, quindi tutti gli eventi e la vita di tutti i giorni è vissuta all’aperto e quello aiuta. La variante Omicron ha sicuramente aumentato i contagi, ma il pericolo è che venga in Europa, perché qua sia io che la mia ragazza non abbiamo limitazioni nel quotidiano, salvo la mascherina e il coprifuoco da mezzanotte alle quattro del mattino. 

Parliamo di te, sei senza squadra al momento per il 2022…

Non ho avuto proposte che potessero convincermi per il prossimo anno, dopo che ho fatto 3 anni e mezzo in Androni Giocattoli-Sidermec. Sono rimasto qua in attesa che qualcosa si muovesse. Nel frattempo porto avanti insieme alla mia compagna Carla Patrocinio l’attività online BikeKinetic

Hai già ricevuto delle offerte?

Sì, sto valutando un po’ di cose. Perché quelle che ho avuto fino ad ora per una ragione o per l’altra non mi hanno convinto. Ma senza un fatto di pretese, più che altro è un mix di organizzazione e responsabilità. Attualmente c’è si la situazione Covid che ha dato una mazzata ai budget di tante squadre. Ma alcune con la scusa degli Evenepoel e Pogacar, che sono fenomeni, fanno il progetto giovane, ma sanno tutti che di Remco e Tadej ce ne sono pochi. Con i soldi che si darebbero a un corridore esperto si prendono tre o quattro giovani.

In Sud Africa è piena estate, ideale per fare un ritiro pre stagionale e schiarirsi le idee (foto Instagram)
In Sud Africa è piena estate, ideale per schiarirsi le idee (foto Instagram)
Stanno investendo solo sui giovani quindi?

No, c’è sicuramente un discorso di scouting, però c’è da dire che conviene a livello economico. In italia ci sono tre professional: Androni Giocattoli-Sidermec, Bardiani-CSF-Faizané ed Eolo-Kometa. Con l’Androni sono fortunato di avere avuto il contratto, mentre la Bardiani ha fatto un mercato super giovane. Ha preso molti corridori U23. Tant’è vero che ci sono buonissimi corridori appiedati come Andrea Garosio

Per un atleta nella tua situazione non ci sono tante alternative?

In Italia è difficile al momento. O uno vince ed è un talento cristallino e quindi entra nel circuito delle squadre WorldTour. Oppure bisogna saltare da una professional all’altra o scendere in continental

Stai valutando questa possibilità?

Non ho detto che voglio rimanere per forza in professional. Sicuramente ho delle ambizioni, ma sono convinto di poterle raggiungere anche in una squadra continental ben organizzata. Il problema che sorge, è che come le professional soffrono, anche le continental fanno fatica a garantire uno stipendio minimo, visto che sono sollevate dalla regola del salario minimo a differenza delle categorie superiori. E alla fine, un corridore della mia età che va per i 27 anni ed ha investito in casa e attività, certi compromessi non può più permetterseli .

Quindi la continental è più che una possibilità?

Il problema delle continental è che ci possono essere massimo due fuori quota ex professionisti. Io ho avuto dei contatti con squadre che l’appoggio economico me lo avrebbero dato, ma purtroppo gli slot erano pieni. A livello federale sono bloccate. Anche perché ci sono delle continental, come per esempio Work Service, con un calendario che non ha niente da invidiare alle professional, tolto il Giro e un paio di classiche

Al Tour Poitou-Charentes ha vinto la classifica degli sprint intermedi (foto Instagram)
Al Tour Poitou-Charentes ha vinto la classifica degli sprint intermedi (foto Instagram)
Ti sei dato una spiegazione per il fatto di non avere una squadra per il 2022?

Credo che nel ciclismo moderno o vinci e sei un fenomeno o ti devi ritagliare uno spazio. Quando ho visto che un fenomeno non lo ero, ho iniziato a fare l’uomo squadra e ad andare sempre all’attacco. Sono andato in fuga al campionato italiano, alla Milano-Sanremo, al Tour Poitou-Charentes, dove ho vinto la classifica degli sprint intermedi. Pensavo fosse un modo per farsi vedere, ma forse questo contava anni fa. Nel ciclismo di oggi, o vinci o sei un giovane. Questo è lo specchio crudele del ciclismo attuale

La parola “ritiro” ti è passata per la testa?

No qualche contatto in evoluzione ce l’ho. Penso di poter dare ancora qualcosa al ciclismo. 

Hai altri progetti in mente?

Ho studiato lingue, mi piace molto il marketing e la pubblicità dei brand. Infatti ho un progetto per il 2022, proprio per non pensare al ritiro. Di continuare nel mondo della gravel, prendendo spunto in Italia da Mattia De Marchi o all’estero da Ian Boswell che è stato un corridore che ha corso  in Sky e Katusha, o ancora Peter Stetina che viene da esperienze in BMC e Trek-Segafredo. Un altro nome è Nathan Haas che ha corso in Cofidis e adesso si è buttato in questo mondo. Potrei essere un apripista in Italia, visto che qua non è ancora esplosa la cosa. Sto già contattando qualche sponsor per il mio chiamiamolo “Gravel Project” per il 2022 che in caso non arrivasse qualche proposta convincente, potrebbe essere una possibilità concreta altrettanto allettante. 

Faresti una stagione ibrida?

Attualmente se non arriva nulla dalla strada che possa convincermi, farei solo gravel. Il discorso ha tanto potenziale visto che questa disciplina potrebbe diventare UCI. Con la scusa del gravel, una squadra WorldTour, continental o professional, potrebbe in accordo con il produttore della bici, Pinarello, Wilier, Bottecchia e molte altre, essere interessata a lanciare il modello gravel.

Viel è stato in fuga a inizio anno alla Milano-Sanremo
Viel è stato in fuga a inizio anno alla Milano-Sanremo
In Europa si vendono gravel ma di gare ce ne sono poche…

E’ una situazione difficile, in Europa non si è ancora capito il potenziale del mondo gravel. Forse l’unico input è il calendario UCI. Negli Stati Uniti si è passati da zero corse a un calendario di 268 gare. Confermato da gravelcyclist.com. In Europa ci aggiriamo su una trentina di competitive. Un aspetto da non sottovalutare è che ci sono poche corse ma gli eventi in questo ambito stanno crescendo e stanno nascendo moltissime Gran Fondo per questa disciplina.

Potresti diventare oltre che atleta, un ambassador e tester?

Si potrei dare feedback dei materiali e partecipare allo sviluppo delle varie tecnologie. Alla fine stiamo parlando di una nuova specialità dove c’è tanto da testare. Sono tutte cose che con l’esperienza e la sensibilità del professionista, alle aziende potrebbero fare comodo. Una cosa importante è che non è un progetto che farei come ripiego. E’ una cosa che mi appassiona, ci sono messaggi importanti. Avvicinare persone al ciclismo che magari hanno paura della strada. Ho fatto due volte la Strade Bianche, e i paesaggi del fuoristrada sono straordinari. 

L’ultima volta che ti abbiamo incontrato ci hai detto che avresti voluto rilanciarti anche sulla pista…

Se dovessi ritirarmi con la strada e dovessi iniziare con il gravel, di sicuro potrei affiancare la pista. Per esempio Ashton Lambie, il campione del mondo di inseguimento individuale, fa anche corse su gravel. E’ un ambiente che sta performando visto che molti ex professionisti si sono buttati a capofitto. Se mi guardo indietro è iniziato tutto con il campionato italiano dove ho battuto Ganna. Si certo eravamo ancora allievi è vero, ma è nel mio dna. Ho tante idee e non voglio chiudere ancora le porte al futuro e alle possibilità che si possono presentare. Si stanno pian piano concretizzando, vediamo quale sarà quella che mi permetterà di essere soddisfatto e di farlo come lavoro al 100 per cento. 

Look 895 Vitesse, velocità senza compromessi per la pista

27.11.2021
4 min
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Ecco la nuova 895 Vitesse, un concentrato di velocità pronto a essere domato nei velodromi di tutto il mondo. L’ultima arrivata in casa Look punta in alto e lo fa partendo da ciò che sa fare meglio da 30 anni a questa parte. Utilizzando la fibra di carbonio.

La costruzione monoblocco ad alto modulo è orientata senza mezzi termini verso l’efficienza aerodinamica. Tecnicità e storia si fondono e mettono alla luce uno dei modelli più performanti prodotti dall’azienda francese ad un prezzo contenuto. 

Il suo habitat naturale è il parquet della pista grazie anche alle ruote CORIMA WS1 in carbonio
Il suo habitat naturale è il parquet della pista grazie anche alle ruote CORIMA WS1 in carbonio

Rigida e veloce

La 895 Vitesse è un vero e proprio bolide. Per la progettazione, l’ispirazione è arrivata dal modello T20 e dalla 875 Madison. In particolare dal primo è stata presa in prestito la forcella e combinata con l’attacco manubrio integrato e rotativo Carbon Track, disponibile in 18 misure diverse (da 55 a 140 mm). Questo particolare infatti consente un montaggio estremamente preciso, indipendentemente dalla posizione e dallo stile di guida del ciclista.

Il movimento centrale BSA da 68 millimetri è rigido per il massimo trasferimento di potenza. A differenza dal modello T20, non presenta la guarnitura ZED. Questo significa che può essere montato con qualsiasi guarnitura da pista sul mercato per la massima versatilità. Le ruote sono le CORIMA WS1 in carbonio disponibili nelle misure 32, 47 e 58 mm.

Aerodinamica 

L’aerodinamica è studiata per estrarre velocità pura da ogni pedalata. Il design aggressivo si sviluppa tramite tubi sovradimensionati e accuratamente profilati per avvolgere la ruota posteriore per ridurre la resistenza al minimo assoluto. Il tubo sella è completamente integrato per migliorare ulteriormente le prestazioni aerodinamiche.

La fibra di carbonio utilizzata è di fascia alta. Il 20% di carbonio HM (alto modulo) viene utilizzato per ottenere la rigidità necessaria per l’uso in pista. Nel complesso, una bici versatile come la 895 è il 15% più rigida di un telaio per bici da strada. Il carbonio IM (modulo intermedio 65%) e il carbonio HR (alta resistenza, 15%) completano questa composizione per fornire al telaio una resistenza ottima anche quando è sottoposto alle peggiori sollecitazioni durante competizioni. 

Omaggio alla pista

I colori per questo modello sono due, Côte d’Azur e Pro Team Black Mat. Il primo è un chiaro omaggio ai colori della pista con il nero di sfondo graffiato dalle linee che caratterizzano i velodromi. Il secondo è l’iconica combinazione a scacchi dei colori Look. Il telaio è disponibile in quattro taglie (XS, S, M e L). Il prezzo è di 3790 euro

Look

L’operaio Donegà sogna le Fiamme e fa punti per gli altri

25.11.2021
5 min
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C’è un corridore che sta passando questi mesi sugli anelli delle piste europee (in apertura a Brno) per incamerare più punti possibili e rafforzare la sua leadership nel ranking UCI. Quello di Matteo Donegà è un inverno intenso, pure troppo forse, se si considera che anche in primavera ed estate, oltre alla strada c’era sempre anche la pista. 

Attualmente l’atleta del Cycling Team Friuli (riconfermato anche per il 2022) è impegnato nella Quattro giorni di Ginevra (dal 25 al 29 novembre) in coppia con Paolo Simion, con cui ha già condiviso tante gare su pista nel 2021. Corsa a punti, omnium, madison, eliminazione e scratch. Questo il suo menù nel velodromo svizzero. Annullata invece, causa restrizioni Covid da parte del governo olandese, la prestigiosa Sei Giorni di Rotterdam a cui Donegà avrebbe dovuto partecipare in coppia con l’elvetico Nico Selenati.

In testa al ranking

Il 23enne ferrarese di Bondeno – che vanta tre argenti europei nella corsa a punti da elite, under 23 e juniores – è stato in testa nella classifica internazionale con circa 1.200 punti totali, uno dei migliori risultati italiani tra tutte le prove e specialità. Riassumendo, in pratica sta raccogliendo punti nelle gare di classe 1 e 2 sia per sé sia per la nazionale in ottica qualificazioni per europei, mondiali e Olimpiadi.

Matteo Donegà, Jonathan Milan europei 2020
Matteo Donegà e Jonathan Milan, rispettivamente argento nella corsa a punti e nell’inseguimento agli europei di Plovdiv 2020
Matteo Donegà, Jonathan Milan europei 2020
Donegà e Milan, argento nella corsa a punti e nell’inseguimento agli europei di Plovdiv 2020

Qualcosa da rivedere

Roberto Bressan e Renzo Boscolo, rispettivamente presidente e diesse del CTF, sono contenti dell’attività del loro corridore, ma contemporaneamente irritati perché così facendo è arrivato fuori forma agli europei di Grenchen (12° posto nella corsa a punti) e mondiali di Roubaix (non convocato). Per loro qualcosa andrebbe rivisto, nella programmazione e nella considerazione.

Perché però Donegà sta facendo tutto ciò? C’è anche un altro motivo e ce lo siamo fatti spiegare meglio da lui proprio mentre stava affrontando le prime ore del viaggio verso Ginevra.

Matteo, concedici subito una battuta. Fortuna che non hai anche la Champions League della pista, così puoi riposarti.

Eh, ce l’avrei fatta stare (ride, ndr), mi sarebbe piaciuto farla. Avevo fatto richiesta perché ho i requisiti necessari per partecipare, ma non so poi come abbiano scelto. Credo che lo abbiano fatto sulla base di quattro specialità (keirin, velocità, eliminazione e scratch, ndr), due delle quali non mi appartengono e le altre due in cui ho pochi punti.

Quest’anno hai corso tanto su pista ma negli appuntamenti importanti non sei arrivato al top. Come mai?

Per fare in modo di raggiungere tutti questi punti, abbiamo deciso di gareggiare molto, specialmente nella seconda metà di stagione. Gli obiettivi erano europei e mondiali e volevo arrivarci con una buona condizione. Invece si è rivelato controproducente. Sono arrivato più stanco del solito, non ho potuto dare il meglio di me agli europei dove volevo ripetere o migliorare l’argento dell’anno scorso in Bulgaria. Di conseguenza non mi sono guadagnato la convocazione per Roubaix. 

Prossimi impegni?

Dovrei tornare in Svizzera il 17 e 18 dicembre per altre gare di classe 1 che danno punti per il ranking. Poi chiederò al cittì Villa che programmi ha in mente.

In mezzo a tutte queste gare, un pensierino ai Giochi di Parigi 2024 ce lo stai facendo?

Certo, quello è il sogno che ho da sempre. Adesso ho la possibilità di entrare in un corpo militare. Sono in trattativa con le Fiamme Oro, sto aspettando che aprano il concorso. Avrò una risposta entro l’inverno.

Visto che servono determinati requisiti, stai correndo tanto anche per questo obiettivo?

Esatto, sto facendo tutto per iscrivermi al concorso. Tengono conto di medaglie nelle rassegne internazionali, anche degli stessi punti del ranking. Quindi questo è il motivo. Senza contare che da questa mia attività trae vantaggio anche la nazionale, perché posso aiutarla a qualificarsi alle prossime Olimpiadi.

In sostanza stai facendo il gregario della pista? 

Sì, se mi passate il termine, in queste gare sto facendo un po’ di lavoro sporco. Perché anche se i punti li faccio io, può correre qualcun altro. L’importante che sia qualificata la Nazione. 

In maglia azzurra alla Sei Giorni delle Rose del 2021 (foto Cantalupi)
In maglia azzurra alla Sei Giorni delle Rose del 2021 (foto Cantalupi)
Sei nel giro azzurro da tempo, come stai vivendo tutto questo?

Dipende tutto dal fatto di entrare o meno nel corpo militare. Spero che i miei sacrifici vengano ripagati. E se dovesse andare male, penserò a cosa fare perché ormai sono un secondo anno elite ed è difficile trovare ancora squadra. Il CTF mi ha riconfermato e li ringrazio, ma loro giustamente hanno un’altra politica, più improntata sui giovani.

Nel 2022 cosa farai?

Avrò lo stesso principio che ho da tre anni a questa parte. Correre su strada aiutando la squadra e per preparare al meglio gli appuntamenti in pista

Fin da giovane su strada hai dimostrato grandi potenzialità. Perché hai scelto la pista?

La facevo già nelle categorie giovanili e andavo bene. Poi ho avuto la fortuna di correre nel CTF insieme a Fabbro ed Aleotti ed ho visto la differenza tra loro e me. Ho capito che su pista potevo avere più futuro rispetto alla strada. Lamon, Scartezzini e Bertazzo sono un fulgido esempio. E penso che la pista possa dare un guadagno notevole in termini economici. Mi piacerebbe entrare nel giro delle Sei Giorni, è uno dei miei obiettivi.

Villa detta la linea: uomini e donne sempre insieme in pista

16.11.2021
4 min
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Marco Villa è a Gand, seguirà la Sei Giorni che inizia stasera con due under 23, Mattia Pinazzi e Davide Boscaro, perché mandino a memoria i meccanismi e il tipo di sforzo. Nel frattempo però il tecnico azzurro sta tracciando programmi e ordinando le idee, dato che il settore pista a lui affidato è raddoppiato con l’arrivo delle donne. Il fatto di non disporre del velodromo di Montichiari non sarà un grosso problema per la nazionale, data l’assenza di appuntamenti ravvicinati.

A gennaio gli azzurri torneranno alla Vuelta San Juan, come anche nel 2020
A gennaio gli azzurri torneranno alla Vuelta San Juan, come anche nel 2020

«I prossimi impegni saranno dei ritiri su strada – dice – a partire dal 25 novembre alle Canarie, con il gruppetto che poi porterò alla Vuelta San Juan, così faccio correre quelli che fanno meno attività di club. Lamon, Scartezzini, Bertazzo. A Liam stiamo cercando di dare una mano. Da campione del mondo, mi sento in dovere di aiutarlo a trovare una squadra. Ha guadagnato la qualifica olimpica, è importante. A lui nessuno ha mai regalato niente e ha avuto tanta sfortuna, compresa l’ernia del disco nello stesso periodo in cui esplodeva Milan. Bertazzo se lo merita».

Quando si comincerà a parlare di pista?

Ad aprile ci sarà la prima prova di Coppa del mondo, che ora si chiama Coppa delle Nazioni. Dal 21 al 24 a Glasgow. Proseguiranno a maggio e a giugno, anche se ancora in calendario non ci sono le località. Ad agosto ci saranno gli europei a Monaco, con tutte le discipline, per cui dovrò gestirla bene con chi farà strada.

Bertazzo è l’unico degli iridati di Roubaix ancora senza squadra, merita molto di più
Bertazzo è l’unico degli iridati di Roubaix ancora senza squadra, merita molto di più
Quando riapriranno Montichiari?

L’architetto di Sport e Salute con cui ho parlato mi ha detto fine gennaio, altre voci parlano di febbraio-marzo. Io preferisco credere che sia a gennaio.

Come gestirai le ragazze, che non saranno a Gand e tantomeno a San Juan?

Cercherò di fare lo stesso programma. L’idea è di allenarli insieme in pista. Se ci sono da fare i lavori del quartetto, gireranno insieme uomini e donne. Se si lavora sulla madison, si può pensare a coppie miste, anche per alzare il livello tecnico delle ragazze. Credo piuttosto che il lavoro da fare sarà conoscere i loro tecnici…

Nei giorni degli europei di agosto, Balsamo potrebbe correre strada e pista: come farà?
Nei giorni degli europei di agosto, Balsamo potrebbe correre strada e pista: come farà?
Sono tutti sconosciuti?

Non tutti, ma alcuni sì. Ho ereditato un settore in salute, perché Salvoldi ha lavorato bene. Solo che adesso le ragazze stanno tutte diventando professioniste e sono passate in squadre WorldTour, per cui entrano in ballo manager, team manager e preparatori. Dovrò confrontarmi e guadagnarmi la loro fiducia, come ho fatto con gli uomini. Ad esempio non conosco Ina Teutenberg, direttore sportivo alla Trek.

Avrai dei collaboratori per le donne?

Ci sarà Bragato. Amadio mi consiglia di far seguire a lui le ragazze, ma visto che sono io il commissario tecnico, le voglio gestire in una certa maniera. Bragato sarà quello che avrà i riferimenti, ma il responsabile sarò sempre io come coi maschi. Mi toglierà quel lavoro di contatti e di programmazione settimanale. Se devo capire chi viene la settimana prossima in ritiro, non posso mettermi a fare 28 telefonate. Vorrà dire che Masotti chiamerà i 14 uomini e Bragato le 14 donne. Però il modo di allenare resta il mio, perché non voglio dividere i settori.

Continua anche con le donne la collaborazione fra Marco Villa, a sinistra, e Diego Bragato, a destra
E’ stato Marco Villa a coinvolgere Bragato per la prima volta
In che senso?

Non voglio che se vincono le donne è contento Bragato e se vincono gli uomini è contento Masotti. Dobbiamo essere un settore unico. A Montichiari siamo sempre stati insieme. Prima, quando avevamo il velodromo a tempo pieno, avevano 120 giornate all’anno. Se avessimo dovuto dividerle, sarebbero state 60 per Salvoldi e 60 per noi. Stando insieme, sono state 120 per tutti.

Quindi, riepilogando…

Dal 25 novembre al 5 dicembre alle Canarie con il gruppo di San Juan. Poi 7-8 giorni prima di Natale, si va a Formia, oppure in Sicilia, magari anche a Noto se si trovano i prezzi giusti. Invece il 22-23 dicembre un richiamo in pista, probabilmente a Aigle. Poi ancora dal 28 al 30 dicembre ancora in pista, in Svizzera o a Novo Mesto. Poi speriamo davvero che a gennaio ci ridiano Montichiari e siamo tutti contenti.

Un velocista in squadra. Coden e l’esperienza con Bianchi

12.11.2021
4 min
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Qualche giorno fa abbiamo “scoperto” il difficile mondo velocista italiano, grazie all’esperienza di Matteo Bianchi. Ebbene, continuiamo questo viaggio con Alessandro Coden, allenatore e diesse di Matteo alla Campana Imballaggi.

Alessandro è un vero appassionato. Supportare un ragazzo che di fatto non corre mai nella tua squadra non è cosa da poco. 

Coden e Bianchi ai mondiali juniores 2019 in Germania
Coden e Bianchi ai mondiali juniores 2019 in Germania

Quella tirata d’orecchie 

«Matteo – racconta Coden – è con noi da quando era al primo anno juniores. Alla Campana Imballaggi infatti abbiamo sia gli juniores che i dilettanti. Dopo due mesi lo cacciai via perché non era molto dedito al lavoro, diciamo così… Dopo due giorni tornò piangendo. Lo ripresi. Fu una lezione. Ma gli servì.

«Oggi è un atleta molto serio ed è educato. Come del resto tutti i nostri ragazzi. Però lui ascolta e non fa come altri che ti dicono sì, ma poi fanno di testa loro. Matteo si fida di chi ha avuto fiducia in lui».

«E chissà per quale gioco del destino, ne ho un ‘altro di ragazzo, Mattia Predomo, che ha fatto la stessa cosa. Anche lui è della zona di Laives, Bolzano. Anche lui non mostrava molta serietà. E anche lui l’ho mandato via. Dopo una settimana è tornato. E la cosa bella è che anche Mattia ha fatto terzo al mondiale juniores!».

Bianchi impegnato in un test qualche anno fa
Bianchi impegnato in un test qualche anno fa

Fra test e strada

E a proposito di fiducia, Coden è anche colui che segue la preparazione di Bianchi. Una preparazione particolare e macchinosa che richiede una certa organizzazione del lavoro, fra strada, pista (anzi piste, ndr) e palestra.

«Io e il preparatore Antonio Freschi seguiamo Matteo. Antonio fa le tabelle, le fa anche ai nostri stradisti. Insieme le discutiamo e poi io seguo Matteo. Ogni due mesi facciamo dei test. Li facciamo su ciclomulino o su strada.  

«Matteo va in pista una o due volte a settimana: a Montichiari, a Mori o a Bassano del Grappa. Ma non bisogna pensare che un atleta come lui, un velocista, non abbia bisogno del fondo. Altroché… Specie ad inizio stagione fa quello che che fanno gli stradisti. Magari non fa 5-6 ore come loro, si ferma a quattro ore al massimo. Però poi fa anche dietro motore, le volate fuori scia… In una settimana esce tre volte su strada, due su pista e tre, quattro volte va in palestra. A volte esce su strada dopo la palestra proprio per fare trasformazione. 

«Man mano che si avvicinano le gare aumenta il lavoro in pista e diminuisce, fino a sparire, quello su strada. Per me Matteo è un chilometrista vero. Non a caso ai mondiali juniores tre anni fa ha preso un bronzo».

Per Coden Bianchi è un chilometrista, ma l’azzurro è molto bravo anche nel keirin
Per Coden Bianchi è un chilometrista, ma l’azzurro è molto bravo anche nel keirin

Investimento di passione

Fiducia, impegno, lavoro, ma poi la realtà è che di fatto mantenere un velocista è un costo, anzi un costo doppio, per una squadra. Ogni atleta incide sui conti di un team, ma almeno correndo e mostrando al pubblico la maglia in qualche modo “ripaga” l’investimento. Un pistard, tanto più velocista che non ha gare (in Italia), in pratica non lo si vede mai.

«Tutto vero – spiega Coden – però quando fai questa scelta sai a cosa vai incontro. Adesso Matteo è nell’Esercito. Lo si potrebbe vedere con la nostra maglia almeno ai campionati italiani, ma deve utilizzare quella dell’Esercito. Lo supporti con i materiali, lo alleni, lo segui nella preparazione… e sì: è un costo doppio. Però lo fai, perché ci tieni».

«Io sono un ex pistard. Sono stato un velocista. Ho fatto quinto ai mondiali di Mosca del 1989 e nel 1988 ho vinto una tappa della Coppa Europa. Quindi prendo un velocista è perché è un qualcosa che ho dentro. Non solo, ma è un qualcosa che porto avanti già da un po’ e che continuerò a fare proprio per supportare questi ragazzi».

Il centro UCI ad Aigle: oltre al velodromo e alla foresteria ci sono anche una pump track e una pista per Bmx
Il centro UCI ad Aigle: oltre al velodromo e alla foresteria ci sono anche una pump track e una pista per Bmx

Verso Aigle

Una bella storia di sport e di passione quella di Coden. Il diesse si rivede in questi atleti, ma ammette anche che in passato per certi aspetti le cose erano migliori. Forse è per questo che porta avanti questa “missione”.

«Molto è cambiato da allora – dice Coden – sono migliorati i materiali, noi certi tempi con quei rapporti dell’epoca proprio non potevamo farli, ma sono peggiorate altre cose, almeno in Italia. Una volta il settore della velocità era più supportato e seguito.

«Noi stiamo facendo di tutto per poter mandare Bianchi al centro UCI di Aigle. Telefonate su telefonate, email… non dico tutti i giorni ma quasi. E’ un grosso impegno ma sembra che ci siamo riusciti, visto che a gennaio Bianchi dovrebbe andare in Svizzera».