Nazionale BMX, il CT Lupi se ne va. Le ragioni dell’addio

03.01.2025
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La prima volta che parlammo con Tommaso Lupi, CT della nazionale di BMX, fu a febbraio 2021 nel velodromo di Montichiari. Dato che i giganti mondiali della velocità hanno trascorsi nella BMX, si era pensato di prendere le misure ai nostri azzurri. Alla fine infatti Matteo Tugnolo saltò il fosso e passò alla pista, conquistando il Team Sprint agli europei di Anadia del 2023. Erano anche i giorni della rincorsa alle Olimpiadi di Tokyo, cui l’Italia arrivò grazie al crescendo di Manuel Fantoni.

Oggi, dopo aver guidato la nazionale anche alle Olimpiadi di Parigi, Tommaso Lupi ha deciso di dare le dimissioni (in apertura foto @navadanet). Una scelta personale e non di rottura, come egli stesso tiene a precisare. Tuttavia lo abbiamo sentito per capirne le ragioni.

Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Iniziamo da un bilancio della tua gestione?

Per il mio carattere è positivo, ma non come volevo. Abbiamo fatto tante cose, vissuto una bella crescita, ricostruito la struttura di lavoro e di questo sono molto contento. Nel 2017-2018 ero collaboratore tecnico del CT Francesco Gargaglia. Avevo un mio team privato, con solo due atleti, totalmente supportati da noi. Il team viveva di sponsorizzazioni come le realtà più grandi. Tutto nasceva dalla mia grande passione per MotoGP e la Formula 1. Mi dissi: perché non proviamo a portare qualcosa di simile nel BMX italiano?

La nazionale quando arriva?

Dopo la formazione federale del 2017 e 2018, fondamentale per capire come funzioni la macchina, nei primissimi giorni del 2019 mi hanno chiesto di prendere in mano il settore. Da un lato ero preoccupato della responsabilità, dall’altro piacevolmente sorpreso dalla fiducia. La prima riunione si è fatta a Verona. Abbiamo presentato il progetto che in parte era già stato impostato dal CT precedente. Da quello siamo partiti e abbiamo costruito la stagione partendo dai training camp invernali.

Se non ci fosse stato il Covid e le Olimpiadi si fossero fatte nel 2020, avresti avuto un anno e mezzo per prepararle?

Ricordo di aver perso qualche chilo. Ero più giovane e inesperto, in un mondo dove l’età media era molto più alta. Un conto era fare il collaboratore, ben altro decidere, muoversi tra gli uffici, le autorizzazioni, le richieste e ovviamente seguire il budget. La pressione cresce, ma è stata una scuola sul campo, come piace a me. Una gestione in cui ti devi scontrare con mentalità differente dalla tua, renderti conto che una decisione deve passare per dieci uffici differenti. Non ti puoi aspettare le tempistiche di un team privato, devi adattarti e muoverti con mesi di anticipo.

Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Che cosa rimane del progetto BMX/velocità?

Si è arenato, credo che in pochissimi ci abbiano creduto. Non è stato percepito come qualcosa di interessante, io al contrario sono spesso in pista perché continuo a crederci. Probabilmente ad alcuni non piaceva, ci può stare che un atleta sia indirizzato esclusivamente sulla BMX o su altre discipline. Sarà una coincidenza, però all’estero vedo diversi atleti che in questo inverno post Olimpiadi si stanno approcciando al velodromo. Qui non ha preso piede come pensavo. Quando ci vedemmo la prima volta in velodromo, c’era ancora un bel gruppo. Ero io che convocavo, quello era il progetto: dentro o fuori. 

Detta così non suona benissimo…

Ovviamente non abbiamo obbligato nessuno. Se uno aveva i propri programmi e non ci credeva, okay. Ma chi iniziava, avrebbe dovuto seguire i vari step. Ecco perché avevamo ipotizzato una tipologia di allenamento in base ai giorni della settimana e ai programmi personali. Quando poi Ivan Quaranta ha avuto la delega, abbiamo alzato il ritmo. All’inizio mi ero rapportato con Villa, che però chiaramente aveva un focus quasi totale sull’endurance. Con Quaranta e la collaborazione con Bragato, siamo riusciti a impostare un’idea di lavoro e poi l’operatività.

Il primo ciclo olimpico è durato un anno e mezzo, il secondo tre: si poteva fare diversamente oppure è andato tutto come doveva andare?

Il 2019-2021 con il Covid di mezzo è stato veramente una corsa contro il tempo. C’era da prendere in mano un progetto avviato, una squadra da bilanciare fra atleti molto esperti e altri che erano appena entrati. A livello di punteggio i veterani hanno combattuto sino alla fine, quando grazie a Fantoni e le due finali di Coppa del mondo a Bogotà abbiamo confermato la qualifica per Tokyo. In quel biennio siamo andati a cercare punti anche a una singola gara C1 in Thailandia. Abbiamo grattato tutto quello che si poteva, è stato un periodo tosto, ma anche elettrizzante. Forse sono stati fatti degli errori di valutazione, magari era meglio puntare su altre tipologie di gare e rinunciare a una World Cup, che però ha punti più pesanti. Ci abbiamo sempre creduto e rientrando dalla Colombia avevamo addosso la sensazione di esserci qualificati.

Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Sono stati cinque anni di risultati in crescendo?

Già nel 2020 abbiamo cominciato a fare podi e vittorie in Coppa Europa con gli juniores e podi sfiorati con gli elite, dove comunque abbiamo sempre faticato di più perché è la top class. Risultati arrivati anche grazie alla collaborazione con il Team Performance di Bragato. Ricordo un giorno d’estate che ci sedemmo su una panchina a Padova e gli chiesi di fare una fotografia scientifica di questo modello di prestazione, perché partendo da quello, avremmo potuto dare una linea di lavoro. Gli atleti hanno sempre avuto libertà di lavorare con i propri preparatori, ma l’idea era almeno di dare un’impronta. Credo che questa collaborazione abbia portato i suoi frutti. Per esempio con Tugnolo, che per noi era un top rider giovane, che ha dato il suo contributo anche per i risultati della pista.

Poi ci sono state le prestazioni di Fantoni che hanno aperto la porta ai più giovani…

Due settimane dopo Tokyo eravamo già a Papendal e abbiamo vinto il mondiale juniores con Radaelli negli juniores, con Tugnolo al quarto posto, ma poteva essere tranquillamente un podio. Nel 2022 abbiamo preso un bronzo juniores con Fendoni agli europei di Dessel, nello stesso posto dell’argento di Gargaglia, Sciortino e Fantoni del Team Time Trial. Poi mi piace anche sottolineare le prove di Francesca Cingolani fra le U23, atleta argentina con passaporto italiano che abbiamo accolto in maglia azzurra. Ci è sfuggita di un soffio la qualifica olimpica, ma lei ha continuato a fare podi nelle World Cup. E poi è venuto il bronzo di Frizzarin ai mondiali di Glasgow 2023. Tra l’altro mi ricordo la scena…

Quale scena?

C’erano anche Dagnoni, Amadio e il segretario generale. Le tribune erano sulla linea di arrivo e si sono visti il colpo di reni al fotofinish con cui Frizzarin ha preso il bronzo. Quel giorno era passato a salutarci anche Ganna e si era messo sui rulli a pedalare con la BMX. Nel 2024, abbiamo avuto una semifinale nella World Cup Elite in Nuova Zelanda, quindi le prestazioni di Martti Sciortino, attuale campione italiano e riserva olimpica a Parigi. Un altro argento del Team Time Trial elite a Verona con Gargaglia, Sciortino e Fantoni. E poi ovviamente la ciliegina delle Olimpiadi di Parigi.

Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Un gran risultato?

Il migliore di sempre per il BMX italiano. Un nono posto e la finale olimpica sfiorata per soli due punti da Pietro Bertagnoli, che arrivava da un percorso di grandi infortuni, ma non ha mai mollato. Ha sempre investito anche privatamente per rientrare in squadra e ha chiuso il 2024 con un’Olimpiade che ci ha fatto veramente sognare.

Allora perdona: perché dimettersi e non pensare a Los Angeles?

Ho bisogno di stimoli e la certezza di portare avanti i miei progetti. Non pretendo di fare tutto come voglio, perché nel mondo del lavoro non è così. Però ho bisogno della grinta che mi fa svegliare la mattina sapendo di avere i miei programmi ed essere tranquillo nel lungo termine come posizione lavorativa. Purtroppo sono mancate entrambe le cose. Ho tante idee, sto sviluppando nuovi progetti in ambito sportivo, come consulenza, supporto e organizzazione. Un ruolo che, pur non avendo nessuna esclusiva con la Federazione, non avrei potuto portare avanti.

Perché?

Un po’ per etica professionale e per il tempo che non avrei avuto. Accettando di fare il cittì, ho tagliato le mie collaborazioni private del 90 per cento. Quando vesti quella maglia, è importante non avere alcun tipo di condizionamento. Non sarebbe stato rispettoso nei confronti dei ragazzi continuare con meno energia. E’ importante essere al 100 per cento del focus, della lucidità, dell’energia. E poi non nascondo che a livello anche di posizione lavorativa avrei voluto qualcosa in più.

Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
La BMX ti è parsa un settore tenuto in considerazione?

Con la gestione attuale, è stata rivista e rinforzata. C’è stata una maggiore esposizione. Il presidente è venuto con me di fronte a istituzioni o politici di vari Comuni per provare a sviluppare dei progetti. Purtroppo sappiamo che quando lavori con le Istituzioni, non c’è niente di facile. Il mio obiettivo era anche quello di sviluppare degli impianti in Italia. Siamo arrivati molto vicini ad averne uno in Veneto e uno in Toscana, però purtroppo non abbiamo concluso per volontà non nostre. Ovviamente nei miei sogni ci sarebbe una Federazione che investa nella BMX anche sul territorio, a livello di tesseramento e promozione, non solo sulle nazionali. Anche perché in tanto parlare di sicurezza, la BMX e la pista sono fra i pochi posti davvero sicuri.

E’ stato fatto un tentativo di tenerti?

Io ero abbastanza deciso, dico la verità, però nel mondo del lavoro è giusto sedersi a tavolino e parlarne. A Dagnoni ho detto che, a prescindere dalle mie dimissioni da cittì, sono disponibile per altri ruoli in Federazione. Non mi tiro indietro, se ci sono le condizioni parliamone. E nel frattempo vorrei essere libero di muovermi. Sto ricostruendo un gruppo di lavoro privato per quanto riguarda la preparazione, non solo BMX ma anche pista e qualcosa di ciclismo. Sto facendo diversi meeting per consulenze sportive anche all’estero. Vedo un futuro di grande lavoro, come piace a me nel mondo dello sport o nel mondo corporate. Ho parlato per consulenze con persone che hanno aziende di tutt’altro settore, ma per scaramanzia altro non dico. Ma la BMX sarà sempre parte di me.