Sull’Etna il Giro dell’Astana crolla come un castello di carte

10.05.2022
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L’Etna viene inesorabilmente inghiottito dalle nuvole, quando Nibali scende dal pullman dell’Astana Qazaqstan Team e viene circondato dai tifosi. Firma autografi. Sorride. Cerca di farsi largo. Lo aspetta l’ammiraglia con dentro la ciotola del riso. Suo padre accanto confabula con Vinokourov. Lopez è appena rientrato sulla terza ammiraglia. Il Giro della squadra kazaka è venuto giù come un castello di carte al chilometro zero quando il colombiano si è ritirato con un’infiammazione al tendine del quadricipite. E adesso l’atmosfera è un po’ incredula e un po’ afflitta.

Nibali scende dal pullman e va verso l’ammiraglia. Ha provato a tenere duro, ma ha ceduto intorno ai meno 5 dall’arrivo
Nibali scende dal pullman e va verso l’ammiraglia. Ha provato a tenere duro, ma ha ceduto intorno ai meno 5 dall’arrivo

Dal primo giorno

Prima che i corridori cominciassero a scenderne, Shefer tirava dalla sigaretta e spiegava col pragmatismo di sempre.

«Lopez – diceva – è arrivato dal primo giorno con quella contrattura. Abbiamo cercato in tutte le maniere di andare avanti, sperando che tenesse duro, ma oggi non ce l’ha fatta. E’ stato così dal primo giorno, sapevamo che era a rischio. Ieri siamo andati a fare un’ecografia e sapevamo com’era. Sapevamo che l’unico di noi che poteva fare qualcosa era Lopez, ora il Giro cambia. Speriamo di vincere qualche tappa».

Al momento del ritiro, un collega spagnolo sorrideva dicendo che Lopez fosse partito per il Giro già in condizioni precarie. E questo un po’ si sposa con le parole di Shefer. Ma quello che domina più che il dubbio è la delusione.

Vinokourov ha provato a incoraggiare Lopez, ma si è arreso: delusione palpabile
Vinokourov ha provato a incoraggiare Lopez, ma si è arreso: delusione palpabile

Delusione Vinokourov

Vinokourov parla con un filo di voce. Il figliol prodigo, rientrato dall’Astana e messo al centro del progetto, si è dissolto nella prima tappa importante.

«Sapevo che stava male – dice – ma non sapevo che fosse così. Pensavo che a fine tappa avremmo valutato. Ma se stai male, stai male… Dispiace per la squadra e per tutto. Perché era arrivato per fare bene al Giro. Adesso bisognerà rimotivare i ragazzi e partire per vincere le tappe, cambiare le strategie. Non pensavo – quasi ci ripensa – che Lopez stesse male così. La tendinite… E’ così dai, non possiamo farci niente».

Anche Martinelli prende atto del ritiro, ma forse si sarebbe aspettato che Lopez provasse di più?
Anche Martinelli prende atto del ritiro, ma forse si sarebbe aspettato che Lopez provasse di più?

Martinelli rimugina

Martinelli s’è fatto il giro dei corridori, come è giusto che sia prima di parlare. Nel 2020 proprio nella tappa che arrivava qua in alto, la Ineos Grenadiers perse Thomas e si riorganizzò con la maglia rosa e un piccolo record di tappe vinte. Anche loro erano venuti per fare classifica. E come l’Astana si ritrovarono con un pugno di mosche.

«Se non ce la fa, non ce la fa – dice il diesse dell’Astana – ma in un Giro prima di mollare, si muore. Stamattina eravamo anche abbastanza sereni, perché sembrava che fosse meno di quello che si pensava. Proprio dopo aver fatto l’ecografia, non a caso. Invece appena è partito, già durante il trasferimento ha detto che non ce la faceva. Si è fermato subito. Non avevamo la seconda ammiraglia per caricarlo, altrimenti non avrebbe fatto neanche un chilometro. Abbiamo provato a convincerlo, ha provato anche Vino a dirgli di tenere duro, ma se non ce la fai, non ce la fai. Il muscolo è il muscolo…

«Dopo cala tutto – prosegue – non dico il morale perché sono tutti professionisti. Ma cala il fattore che tiene in piedi un po’ tutto».

La corsa di Nibali

Di Nibali si ha quasi pudore a parlare, perché non doveva fare classifica, ma ha provato a tenere duro e invece prima dei meno 5 ha dovuto rialzarsi, cedendo quasi un minuto a chilometro da lì al traguardo.

«Da Vincenzo – dice Martinelli – mi aspettavo una difesa come quella che è stata. Se ci fosse stato un minuto meno, sarebbe stato molto meglio, ma non è che dalla mattina alla sera si possono cambiare certe cose. Davanti sono rimasti tutti i migliori, perciò… Lui ha detto che da star bene a staccarsi è passato niente. Un momento prima stava lì e poi ha ceduto. Ha tenuto duro. Magari se fosse riuscito a stare con loro fino allo stradone, poi stava a ruota. Ma noi sapevamo di essere venuti al Giro con un leader che era Lopez, non ci siamo improvvisati».

Il mantello del santo

E di colpo nel tono delle sue parole sembra di riconoscere le motivazioni che ci hanno spinto ieri a scrivere l’editoriale sull’attaccarsi al mantello del santo, sperando nel miracolo. Con lo stesso Nibali che in mattinata s’è trovato a rispondere su un social a chi gli ha attribuito una dichiarazione roboante sulle sue intenzioni per questa tappa.

«Io voglio che Vincenzo faccia questo – dice Martinelli – che ci provi. Oggi ha tenuto duro. E’ andato bene, ma non benissimo. E’ questo il mio Vincenzo, capito? Io non ho mai pensato di fare classifica. Poi magari oggi ci pensi, perché corri in casa, sei sull’Etna, non puoi mica fare gruppetto. Ma piuttosto che arrivare 11° o 13° a Verona, meglio che vinca una tappa. E’ quello che io voglio, che vorrei. E’ ancora troppo vicino per entrare nelle fughe, ma lui è abituato a correre, non devo spiegargli troppe cose.

«Ora però la squadra va rimotivata. Quando perdi un leader, sicuramente devi reinventarti tutto e abbiamo gli uomini per poterlo fare. Scalatori ne abbiamo. Certo, bisogna motivare, essere certi di quello che si fa. Non è che puoi dire: voltiamo pagina e un attaccante lo metti in difesa e viceversa. Siamo l’Astana, non dimentichiamolo».

Yates ferito

Mentre camminiamo verso la sala stampa per raccontare tutto questo, dall’ambulanza scende Simon Yates con una contusione al ginocchio. Per sicurezza gli hanno appena fatto una radiografia che ha escluso complicazioni al di fuori del dolore.

Per essere che l’Etna non doveva provocare grossi sconquassi, il Giro stasera va a dormire con la classifica riscritta. Kamna ha vinto la tappa, il Lopez della Trek ha preso la maglia rosa. Quello dell’Astana è andato a casa e Dumoulin s’è portato via oltre 9 minuti di ritardo. E’ andata meglio a Fortunato, arrivato con Nibali. Nel gruppetto dei migliori tirato da Carapaz, è rimasto Ciccone.

Nel dettaglio la Wilier Zero SLR di “Superman” Lopez

25.04.2022
3 min
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Al Tour of the Alps i corridori del Team Astana-Qazaqstan hanno utilizzato le Wilier 0 SLR. Andiamo a vedere nel dettaglio quella del vincitore della tappa con arrivo a Kals am Grossglockner, Miguel Angel Lopez.

Manubrio full carbon Wilier
Manubrio full carbon Wilier

Una Wilier taglia xs

Piccola e compatta, leggera ed aggressiva, quattro aggettivi che rispecchiano anche il carattere competitivo dell’atleta colombiano. La Wilier 0 SLR utilizzata da Lopez è una misura xs, quella più piccola disponibile, con un manubrio integrato full carbon, sempre di casa Wilier. Tra lo stem e lo sterzo ci sono i due spessori base, necessari in presenza di sistema integrato. I due manettini del cambio sono vistosamente curvati verso l’interno del manubrio. Uno spacer è presente anche sopra lo stem, soluzione che lascia margine nel caso il corridore richieda una variazione di setting. Superman Lopez utilizza una sella corta, la Prologo Scratch M5 PAS, con foro centrale e telaio in carbonio.

53-39 e 11-34

La trasmissione Dura Ace di Shimano è un blend. La guarnitura ed il power meter sono della generazione precedente, con la doppia corona 53/39. I pignoni sono con scala 11/34 e il bilanciere del cambio è CeramicSpeed, CS che è presente anche nel movimento centrale. I pedali sono i Look Keo Blade Ceramic, con lama di carbonio “rossa”, quella da 18.

Corima senza i raggi in carbonio

Sono le Corima WS con cerchio full carbon da 47 millimetri e con la predisposizione al tubolare. Questo prodotto ha i raggi in acciaio, profilati della Sapim. Con tutta probabilità il corridore colombiano non usa la versione MCC per non scendere al di sotto del peso consentito. I tubolari sono Vittoria Corsa da 26.

Sul Grossglockner risorge Lopez, che bastona Pinot

21.04.2022
5 min
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Finalmente è tornato a dare segni di vita con una vittoria strepitosa Miguel Angel Lopez. E finalmente è tornato a guidare la sua ammiraglia Alexandre Shefer. Il diesse kazako è un totem dell’Astana Qazaqstan. Lui c’è sempre stato e dopo un periodo di allontanamento forzato, Alex ha ripreso il suo posto.

Lo abbiamo incontrato al via del Tour of the Alps. E al nostro bentornato il diesse, quasi italiano – vive nel reggiano – sorride: «Sì – dice – finalmente riprendo la mia ammiraglia. E sarò anche al Giro d’Italia. Fa piacere anche a me essere qui». 

Tra Val Pusteria e Osttirol, monti innevati e qualche nuvola. L’attesa pioggia non c’è stata (per fortuna)
Tra Val Pusteria e Osttirol, monti innevati e qualche nuvola. L’attesa pioggia non c’è stata (per fortuna)

Attacco perfetto

Verso Kals am Grossglockner Superman, questo il soprannome di Lopez, è stato autore di un finale magistrale. Magistrale per gambe e spunto tattico. Ai mille metri dall’arrivo ha rintuzzato un bravissimo Thibaut Pinot. 

Il francese aveva un ventina di secondi di vantaggio, ma come la strada ha mollato la pendenza di forza pura è uscito Lopez. Il colombiano ha guadagnato secondi su secondi. E soprattutto vedeva Pinot. Era il suo punto di appoggio. Il francese invece doveva voltarsi. Sentiva la pressione e perdeva tempo. 

In un tratto di pianura. Pinot si è girato, ha mollato quel paio di pedalate convinto che il colombiano si accodasse. E Lopez invece ha fatto finta di prendergli la ruota. Ha scartato sul lato opposto della strada ed è scattato. Mancavano mille metri.

«C’era poco da pensare – racconta Lopez – lui era davanti. Io dovevo recuperare. Risalivo forte e avrei preferito evitare lo sprint».

Sull’arrivo il suo urlo è stato liberatorio, prima di mettersi il pollice in bocca. 

Lopez e l’Astana

Miguel Angel Lopez è tornato a braccia aperte all’Astana. Sembrava tutto rose e fiori, invece qualcosa si era inceppato. Miguel proprio non c’era. 

Già alla Tirreno-Adriatico aveva fatto inquietare non poco Giuseppe Martinelli, per aver mollato anzitempo sulla salita del Carpegna. E anche in queste prime frazioni aveva accumulato un distacco importante. Un distacco che non si confà a chi punta alla maglia rosa.

«Ma no – getta acqua sul fuoco Shefer che intanto festeggia con Cenghialta tra i bus – non stava male, sappiamo che Miguel non era ancora al top. E’ venuto al Tour of the Alps direttamente dal Teide. Potevamo fare meglio, ma siamo contenti. Se penso a corridori malati, al Covid, alle cadute… Da adesso in poi speriamo di raccogliere di più. Mai vissuta una stagione così in tanti anni carriera».

«Anche nel giorno del Rolle ci ha provato. Volevo ribaltare un po’ la classifica. E’ una corsa un po’ strana quest’anno. Si gioca molto sugli abbuoni. C’era un solo arrivo in salita (quello di oggi sul Grossglockner, ndr), ma non era un vero arrivo in quota. E così il giorno del Rolle ci abbiamo provato e quando ha visto che non ce la faceva a tenere il ritmo di Sivakov ha mollato. Poi lui quando si stacca… si stacca. Ma è anche giusto, doveva risparmiare energie in vista delle frazioni successive».

E infatti oggi ha siglato un vero numero. Un numero alla Superman. 

Ai bus finalmente si torna a sorridere in casa a Astana Qazaqstan con Sherfer (a destra) e Cenghialta
Ai bus finalmente si torna a sorridere in casa a Astana Qazaqstan con Sherfer (a destra) e Cenghialta

E ora il Giro

Lopez dal canto suo è sempre rimasto tranquillo. Anche a cena con i compagni lo abbiamo visto sereno. Scherzava con loro. Non dava l’idea di essere preoccupato. E aveva ragione, sapeva quale fosse la sua condizione.

«L’Astana per me è una seconda famiglia – ha detto Lopez – Sono stato contento di tornare, così come sono stato contento di aver vinto. Non ho mai dubitato del lavoro fatto sin qui».

«Questa gara – riprende Shefer – gli serve per mettere un po’ di ritmo nelle gambe in vista del Giro. Dopo il Tour of the Alps, andrà a casa ad Andorra, in altura, e da lì direttamente in Ungheria. Sappiamo che ha avuto queste difficoltà, ma per la corsa rosa sarà del tutto pronto. Noi puntiamo tutto sul Giro e provare ad arrivare al podio, almeno…».

Nibali (classe 1984) e Lopez (classe 1994) avevano già corso insieme nell’Astana nel 2015-2016
Nibali (classe 1984) e Lopez (classe 1994) avevano già corso insieme nell’Astana nel 2015-2016

Superman e Squalo…

Al Giro Lopez avrà al suo fianco Vincenzo Nibali. Non uno qualsiasi. Se lo Squalo potrebbe non essere il capitano per la classifica (ed è tutto da vedere), è di certo quello che oggi è chiamato il “road capitan”. Cioè il capitano in corsa, il referente del diesse.

«Di sicuro – riprende Shefer – uno come Vincenzo sarà un grande aiuto per Lopez. Ha esperienza ed è un corridore importante. Al Giro insieme potranno fare bene. Tante volte quest’anno non ha gestito bene la sua corsa tatticamente, e quando certe cose te le dice uno come Nibali hanno un certo peso. A volte più di quelle di un diesse».

«Quest’anno il Giro è un po’ strano. O ci sono grandi montagne o pianura. Poche o nessuna tappa intermedia. Secondo me si decide tutto nell’ultima settimana.

«La squadra? Al 99% è fatta. I sicuri sono Lopez, Nibali, Pronsky (anche ieri bravissimo), Dombrowsky, Tejada, Felline e credo Conti, ma vediamo come andrà al Romandia».

Comincia il Tour of the Alps: cinque tappe tiratissime

18.04.2022
5 min
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Si ragiona ancora sulla Parigi-Roubaix, ma intanto è tempo di guardare avanti. Già da oggi infatti sarà la volta del Tour of the Alps. L’ex Giro del Trentino è sempre più una corsa che brilla di luce propria. Fra Trentino, Alto Adige e Tirolo, non ci sono solo atleti che puntano al Giro d’Italia.

Alcuni arrivano al “Tota” per puntare… al Tota. E non sono pochi. Su tutti i francesi Romain Bardet e Thibaut Pinot, ma anche Chris Froome. E poi lo abbiamo detto tante volte: già le cose erano cambiate, ma dopo il Covid si corre sempre col coltello fra i denti. Che sia il Tour de France, il Trofeo Laigueglia o una qualsiasi altra corsa. Prepariamoci quindi ad un grande spettacolo.

Cinque tappe

Spettacolo che sarà garantito anche da un super percorso. Il Tour of the Alps nel complesso non è impossibile (attenzione è comunque molto duro), ma che forse proprio per questo motivo lascia più spazio ad iniziative fuori dagli schemi, colpi di mano, attacchi a sorpresa.

Anche il finale della quarta tappa sul mitico Grossglockner, per esempio, non prevede la sola erta finale. E anche questa non è per il suo intero: essendo più corta consentirà iniziative più briose. Ci sono salite lunghe, come il Rolle in avvio della seconda frazione. Ma la più dura è senza dubbio il Furcia, nella terza tappa: 7,9 chilometri al 7,6% di pendenza media, ma con gli ultimi 4 chilometri sempre attorno al 10%.

Anche la frazione che conduce a Lana, la seconda. Per assurdo questa è la più facile, ma le stradine che dalla Val d’Ultimo conducono verso la più ampia Val Venosta sono tutt’altro che facili. Attaccare qui significherebbe creare problemi alle squadre. Organizzare un eventuale inseguimento non è facile. E poi di velocisti puri in gara, Nizzolo a parte, non ce ne sono tanti.

Dominio Bahrain

E veniamo ai protagonisti. Senza dubbio lo spagnolo è la lingua predominante al Tour of the Alps. La Bahrain Victorious è la squadra da battere. Si presenta con due super leader: Mikel Landa e Pello Bilbao, entrambi attesi al Giro d’Italia.

Così come è atteso al Giro Miguel Angel Lopez, dell’Astana Qazaqstan. Il colombiano dopo una brutta Tirreno è tornato a casa per prepararsi. Il team turchese lo attende e non è disposto ad aspettare troppo a lungo. Anche perché nella squadra di Vinokourov c’è assoluta esigenza di voltare pagina dall’immensa sfortuna: malanni, postivi al Covid, virus e non ultima la caduta di Battistella con perdita di conoscenza. Ne hanno avute abbastanza.

Outsider di lusso

Segue poi una lunga compagine di outsider. Ma di spessore. E’ davvero interessante la squadra della EF Education-Easypost con Chaves, Carthy e Caicedo. Tutti scalatori temibili, che amano attaccare. Stesso discorso vale per la Bora-Hansgrohe, che orfana di Kelderman, propone Kamna e Palzer. E anche Matteo Fabbro. Ecco, per il friulano questa potrebbe essere la grande occasione visto che al Giro dovrà molto probabilmente lavorare per Buchmann, Hindley e appunto Kelderman.

E poi vogliamo vedere Attila Valter. Sarà il capitano della Groupama-FDJ, gradi che condividerà col vecchio Pinot. E la Ineos Grenadiers. Non ci sarà Tao Geoghegan Hart, ma al suo posto non mancherà la qualità. E’ stato inserito infatti Amador. Mentre il capitano sarà Richie Porte.

C’è spazio poi per le squadre non WorldTour. Pensiamo ai ragazzi della Bardiani Csf Faizanè che cercano un posto al Giro, a quelli della Drone Hopper-Androni e della Eolo-Kometa. Ma anche a quelli della Tirol KTM Cycling Team che giocano in casa. Tutti loro contribuiranno a fare spettacolo.

Noi ci saremo…

Martinelli: «Lopez? Si vedrà se è carne o pesce»

21.02.2022
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Non solo Vincenzo Nibali, l’Astana Qazaqstan quest’anno ha visto un altro grande ritorno, quello di Miguel Angel Lopez. E il colombiano, per tutti Superman, è un corridore mica da poco. Adesso è uno degli scalatori più forti in gruppo, in grado di sfiorare il podio al Tour e di salire su quello del Giro e della Vuelta.

Di questo ritorno avvenuto, forse un po’ in sordina, parliamo con Giuseppe Martinelli, il “diesse dei diesse” in casa Astana.

Giuseppe Martinelli è il direttore sportivo dell’Astana Qazaqstan dall’ormai lontano 2010
Giuseppe Martinelli è il direttore sportivo dell’Astana Qazaqstan dall’ormai lontano 2010
“Martino”, il figliol prodigo è tornato a casa…

La verità è che Miguel non sarebbe voluto andare via. Fu una scelta economica, perché noi per il 2021 avevamo un budget ridotto e togliendo lui ci siamo “aiutati”. Ma, ripeto, non c’era l’intenzione di mandarlo via. Non a caso Miguel all’inizio aveva firmato un contratto di un solo anno con la Movistar, poi durante il Tour de France lo estese ulteriormente di una stagione.

Fino a quella scenata della Vuelta, con la telefonata a bordo strada ripresa dalla tv…

Quello fu un caso loro in Movistar, ma quando Vinokourov ha capito che c’era la possibilità di riprenderlo è partito subito visto che lì gli equilibri si erano rotti. Non so se si sarebbe potuto rimediare, ma Vino ha preso la palla al balzo: una telefonata con Giovanni Lombardi (il procuratore di Lopez, ndr) e in quattro e quattr’otto è stata cosa fatta.

Dopo questo lasso di tempo lontano da voi, è cambiato?

Devo dire di sì. L’ho visto molto motivato. Prima che lasciasse l’Astana, da noi era un po’ cullato. Era arrivato nel nostro gruppo da piccolo colombiano, uno dei tanti scoperti quasi per caso. Lo andammo a vedere Vinokourov ed io al Tour dell’Avenir, che poi vinse. Io dissi a Vinokourov di “parcheggiarlo” in qualche continental, ma lui, per fortuna, lo volle subito coi professionisti. Essendo molto giovane, è stato coccolato, riverito… Quando voleva andare a casa in Colombia gli dicevamo: vai. Invece cambiando ambiente è cresciuto. Se sia stato bravo lui o la squadra questo non lo so, ma di certo è più grande di quando è andato via.

Lopez (al centro) nel giorno dell’abbandono della Vuelta 2021 e la conseguente rottura con la Movistar
Lopez (al centro) nel giorno dell’abbandono della Vuelta 2021 e la conseguente rottura con la Movistar
Insomma questa esperienza alla Movistar gli ha fatto bene…

Io lo dico sempre ai miei corridori: passare tanti anni in una squadra è bello, significa che stai bene, ma serve anche fare esperienze al di fuori del proprio orticello.

E fisicamente è migliorato ancora?

I numeri Miguel ce li ha sempre avuti. La sua è stata un’escalation nella quale è andato sempre a migliorare, poi ad un certo punto si è stabilizzato. Quest’anno mi aspetto il massimo da lui. A dicembre, quando gli ho dato i suoi programmi, gli ho detto subito che sarebbe stato il capitano al Giro d’Italia. Ma gli ho detto anche che vogliamo che vinca qualcosa prima. Che non pensasse solo al Giro. Deve arrivare alla corsa rosa con qualcosa in tasca. E devo dire che è partito bene. A Murcia ha attaccato, e in questi giorni alla Ruta del Sol sta facendo bene (ha concluso terzo nella generale, ndr). Ha finito delle tappe con i crampi, questo significa che ha spinto, che ha dato tutto.

Ha capito il messaggio…

Ha capito che vogliamo il risultato “senza se e senza ma”. Al Giro avrà una squadra a disposizione. Deve arrivare alle gare con la condizione giusta per lottare, per vincere. Non è più il tempo di crescere, di stare tranquillo, di andare al Giro per vincere una tappa. No, ha 28 anni ed è arrivato il momento per lui di dimostrare se è carne o pesce.

E secondo te Lopez come l’ha presa? Come ha reagito di fronte a questa responsabilità?

Per me ha reagito bene. Come ho detto prima, mi sembra più responsabile. Nel team abbiamo gente come Nibali, Moscon, De La Cruz, ma tocca anche a lui tirare fuori le castagne dal fuoco. A volte saranno “cavoli” suoi tirarsi fuori dai momenti difficili. Credo lo abbia capito… Sa che non ci accontentiamo, sa che deve vincere.

Lopez e Nibali hanno già corso insieme e si sono ben integrati
Lopez e Nibali hanno già corso insieme e si sono ben integrati
Dici questo perché lo hai visto da come si è comportato in ritiro?

Dico questo perché adesso ha l’età giusta e tutte le potenzialità per fare il massimo. Prima c’era sempre qualcosa che lo limitava. Lui i numeri li ha davvero.

Quando dici “qualcosa che lo limitava” intendi qualche caduta di troppo, un buco preso in gruppo, qualche distrazione?

Esatto, gli errori che non fa chi vince oggi. Le corse non si vincono a caso e nulla è lasciato al caso. Se andiamo a vedere, negli ultimi tre anni chiunque abbia messo il sedere sulla sella in gara lo ha fatto per competere, non più per prepararsi come si faceva una volta.

Martino, andrete a vedere qualche tappa del Giro. Magari gli hai raccontato di qualche aneddoto col Panta sul Fedaia?

E’ sempre più difficile fare delle ricognizioni, siamo sempre in giro, tra alture, ritiri, corse. Non c’è tempo. Del Fedaia non gli ho detto nulla, per ora abbiamo degli obiettivi e al Giro ci penseremo al momento giusto.

Giro 2018: Lopez è sul podio alle spalle di Froome e Dumoulin. Stavolta Martinelli sa che può ottenere di più
Giro 2018: Lopez è sul podio alle spalle di Froome e Dumoulin. Stavolta Martinelli sa che può ottenere di più
Che programma farà Lopez?

La sua prima parte di stagione arriva fino alla Tirreno-Adriatico. Poi andrà a casa in Colombia e tornerà per il Tour of the Alps.

Ma in generale senza tanta crono ti sembra un Giro adatto a lui?

Bisogna stare attenti, altroché. Già in Ungheria ci sono tappe che sulla carta sono facili ma, come sapete bene, l’insidia è sempre dietro l’angolo. C’è chi vuole attaccare, tutti sono freschi… Sono tanti anni che sono nel ciclismo e al di là della tecnologia, lo vedo da me che tutti vanno forte. Oggi un corridore che si stacca è perché ha finito di fare il suo lavoro, perché nei giorni successivi deve svolgere altri compiti e si risparmia. Non si stacca perché non ce la fa. Se tutti andassero al 100% si andrebbe ancora più forte. 

C’è un uomo di riferimento che affiancherà Lopez?

Harold Tejada. Lui è un po’ un incompiuto, ma ha i numeri per essere forte in salita. Quest’anno è importante anche per lui per capire davvero chi è. Per ora mi sembra stia andando meglio. E’ colombiano come Lopez, stargli vicino magari sarà uno stimolo anche per lui. 

E invece con Nibali e con gli altri big, come si troverà Lopez?

No, no… Vanno d’accordo. Non dimentichiamo che con Vincenzo si conoscevano già. Erano entrambi in Astana. Lopez è un bravissimo ragazzo. Magari da fuori può sembrare “spigoloso”, ma in realtà è molto tranquillo.

Giro senza i “tre tenori”. Occasione super per tanti corridori

31.10.2021
6 min
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Egan Bernal, Tadej Pogacar e Primoz Roglic quasi certamente non saranno al Giro d’Italia. Per loro c’è il Tour de France. Questi “tre tenori” sono certamente i più forti interpreti attuali dei grandi Giri. La loro presenza in Francia potrebbe subito far pensare ad un Giro in tono minore. In realtà c’è un’amplissima pletora di corridori davvero forti per i quali il Giro può diventare una super occasione. E regalarci una grande corsa.

Parliamo di Almeida, Carapaz, Mas. Ma anche Vlasov, Geoghegan Hart, Landa, Bilbao, Yates, Foss, Schachmann, Vingegaard, Quintana, Haig..

Occasione rosa

Anche per Stefano Garzelli il Giro è una grande occasione per tutti loro. Primo perché puntare tutto su una corsa è molto rischioso (ammesso che tutto vada bene due di quei tre non vinceranno il Tour) e poi perché il Giro resta sempre una grande corsa.

«Questi tre grandi non puntano però solo sul Tour – spiega Garzelli – Ad inizio stagione vanno forte anche in corse come Parigi-Nizza, Tirreno-Adriatico e le classiche delle Ardenne, soprattutto per i due sloveni. Poi staccano un po’ e pensano al Tour.

«Avete detto bene: c’è un’ampia fascia di atleti che sono molto forti, ma che magari vanno meno bene a crono o sono meno performanti in certe situazioni, per i quali è un’occasione unica venire al Giro senza quei tre. La forza di Bernal, Pogacar e Roglic sta nella loro costanza di rendimento nell’arco delle tre settimane. Io lo dico sempre: un grande Giro non lo vinci nella tappa in cui vai forte, ma in quella in cui hai la crisi. E loro la superano meglio di chiunque altro. Si salvano. Ed è lì che fanno la differenza».

Un Giro senza i tre tenori, potrebbe e dovrebbe far gola a molti. Si ha l’occasione di vincere una grandissima corsa e di mettersi in mostra.

«Io non so se sono i corridori o le squadre a non comprendere bene l’importanza della corsa rosa. Tante volte si sente dire: vado al Tour e poi se va male punto alla Vuelta. Non è così. Se non eri competitivo al Tour poi non andavi neanche alla Vuelta. Se io fossi un corridore ci punterei. 

«Anche le squadre sanno bene che è molto difficile andarsi a scontrare con quei corridori e con i loro team. Senza contare che alla fine vincono quasi sempre gli stessi».

Carapaz ha già vinto il Giro. E’ stato sul podio del Tour e della Vuelta. Col percorso del Tour potrebbe far fatica quest’anno
Carapaz ha già vinto il Giro. E’ stato sul podio del Tour e della Vuelta. Col percorso del Tour potrebbe far fatica quest’anno

Carapaz per il bis?

E allora passiamo in rassegna questi forti corridori a cominciare da Richard Carapaz. Il campione olimpico forse si pone in una posizione intermedia fra i tre tenori e questi altri ottimi atleti.

«Carapaz è già salito sul podio dei tre grandi Giri – dice Garzelli – E’ molto grintoso e attaccando ottiene anche più di quel che può a volte. Per me la Ineos dovrebbe farlo capitano unico, senza contare che sa come comportarsi con la pressione. Dico capitano unico perché deve sentire la fiducia.

«Sarà che io vengo dalla scuola di Pantani e Martinelli in cui si correva per un uomo solo. Quando io restavo dietro, restavano dietro tutti i miei compagni, no tre dietro, tre davanti, uno in mezzo. Un leader non può pensare che un suo compagno, possibile capitano, possa tirargli all’80%. Si creano delle tensioni. Magari da fuori non si vede, ma vi assicuro che è così. Se il leader sa che c’è un compagno pronto a sfruttare una sua defaillance non è tranquillo».

 

«E poi che senso avrebbe portare un Carapaz al Tour con tutta quella pianura, il pavé e il vento nelle fasi iniziali? Bernal si ritroverebbe con un uomo in meno o peggio ancora con un co-capitano. E si sa quanto siano importanti certi uomini specifici per quelle tappe. Al Tour più che mai quest’anno serve un capitano unico, tanto più che si corre in otto e non in nove come in passato».

Lopez è tornato all’Astana. Il Giro potrebbe essere l’occasione della sua carriera
Lopez è tornato all’Astana. Il Giro potrebbe essere l’occasione della sua carriera

“Martino” porta Superman

Dalla scuola Martinelli si parla così di Miguel Angel Lopez, tornato in Astana

«Non mi è piaciuto come si è ritirato dalla Vuelta l’anno scorso. Doveva finirla, se non altro per rispetto dei compagni che avevano tirato, preso caldo, pioggia e rischi per lui. Il giorno prima aveva vinto davanti all’amministratore delegato di Movistar e poi si è fermato. Mah… Lopez ha un bel caratterino».

«L’Astana – riprende Stefano – ha messo su una bella squadra e conoscendo “Martino”, Lopez lo porterà al Giro. Non si lascerà sfuggire questa occasione. In più c’è Nibali che potrebbe essere l’ago della bilancia per Miguel».

Joao Almeida, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Al Giro del 2020 Joao Almeida si rivelò al grande pubblico. Fu in rosa per ben 15 giorni
Joao Almeida, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Al Giro del 2020 Joao Almeida si rivelò al grande pubblico. Fu in rosa per ben 15 giorni

Almeida e Mas

Forse con Carapaz, Joao Almeida (in apertura con Simon Yates) e Enric Mas sono i più forti. Sono giovani ed entrambi molto forti e ambiziosi.

«Almeida mi piace moltissimo – dice Garzelli – E’ veloce, va forte a crono, tiene in salita. Piuttosto bisognerà vedere che piani ha la UAE per lui. Sarà solo una spalla per Pogacar?

«Sembra sia stato preso per il Giro? Farebbe bene a puntarci. Su di lui però c’è l’incognita Deceuninck. Tanti corridori che hanno lasciato quella squadra poi non sempre sono andati tanto forte».

«Mas invece in salita è fortissimo. Gli manca qualcosa però in generale e non solo a crono. Ma sulla sua presenza credo meno: chi poterebbe poi la Movistar al Tour?».

Pello Bilbao e Mikel Landa: i due baschi sono anche amici, bravissimi ma “poco” finalizzatori
Pello Bilbao e Mikel Landa: i due baschi sono anche amici, bravissimi ma “poco” finalizzatori

Landa, Bilbao e…

«Loro sono bravissimi, ma gli manca sempre qualcosa. Pello Bilbao ha superato i 30 anni e se non ha vinto un motivo deve esserci, non ce lo vedo che inizia a vincere adesso. E Mikel Landa ha fatto prestazioni super in salita, ma poi spesso cade e anche quando non cade e sembra possa andargli bene gli capita una giornata no. Però in Bahrain con due corridori così potrebbero avere due capitani. Sono due corridori che non danno garanzie, come Carapaz. Potrebbero giocare di sponda. Senza contare che vorrei conoscere le intenzioni di Caruso».

«E poi c’è Vingegaard: ecco lui potrebbe anche vincerlo il Giro». 

«Se fossi un diesse e avessi un corridore che sta bene io lo porterei al Giro come capitano e gli farei la squadra intorno, almeno se devo ragionare in termini di risultato sportivo e tecnico. Ma nel ciclismo moderno invece ci sta anche che ai team interessi il piazzamento. Non so cosa chiedono gli sponsor».

Miguel Angel Lopez, un sassolino tira l’altro

21.10.2021
6 min
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Lopez ha tante cose da dire. E anche se parrebbe aver firmato un accordo con la Movistar per non parlare più di alcune, sulle altre vuole fare le sue precisazioni. Il contratto con l’Astana ha il sapore del ritorno a casa, ma sul passato con la Movistar restano domande, dubbi e ombre. Il ritiro dal Tour e quello ancor più eclatante dalla Vuelta, seguiti dalla rottura del contratto, restano punti dolenti. Il collegamento video con la Colombia è una delle poche eredità utili del Covid e il discorso entra subito nel vivo.

Il suo arrivo alla Movistar era stato salutato come se si fosse trovato l’erede di Quintana, ma non ha funzionato
Il suo arrivo alla Movistar era stato salutato come se si fosse trovato l’erede di Quintana
Che stagione è stata?

Sono arrivato al Tour non troppo bene. Il 2021 è cominciato tardi per il Covid e a maggio praticamente ho corso tutti i giorni per recuperare il terreno perso. Sono arrivato in Francia stanco. Nella prima settimana sono rimasto in mezzo a qualche caduta e sentivo di non brillare, così mi sono messo a disposizione di Mas. Ero stanco, non recuperavo. Nella terza settimana ho cominciato a stare meglio, ma a quel punto mi è stato detto di ritirarmi.

Perché?

Ha stupito anche me. Mi sono chiesto perché Eusebio (Unzue, team manager della Movistar, ndr) e i direttori mi abbiano spinto a lasciare. Io volevo arrivare a Parigi a testa alta e lo stavo facendo con la passione che mi caratterizza. Così il giorno dopo la vittoria di Pogacar al Col du Portet, sono andato a casa (Lopez in realtà aveva chiuso quella tappa a quasi 12′ di distacco, ndr).

Quali motivazioni ti sono state date?

Che dovevo prepararmi bene per la Vuelta.

A giugno 2021, preparando il Tour, Lopez ha vinto la Mont Ventoux Denivele Challenge
A giugno 2021, preparando il Tour, Lopezha vinto la Mont Ventoux Denivele Challenge
Per questo stesso motivo non sei andato alle Olimpiadi?

Tutti gli sportivi sognano di parteciparvi, soprattutto per noi scalatori Tokyo era una grande occasione e io sapevo di essere nei programmi del selezionatore colombiano, perché alcuni erano infortunati e altri messi male. Io stavo bene, in crescita. Ma ancora Unzue ha detto che sarebbe stato uno sbattimento eccessivo e non mi ha permesso di andare. Avrei dovuto lottare per vincere la Vuelta o stare con i migliori.

Invece ti sei ritirato…

La riflessione che mi viene da fare è che nella vita bisognerebbe scegliere di stare in un ambiente in cui ti trovi bene e ti senti rispettato. E’ difficile ricordare nel dettaglio cosa è successo nella tappa in cui mi sono ritirato. La gente l’ha letto come una mancanza di rispetto, è facile parlare. Io so come stavo e quanto avevo lavorato. Nessuno mi ha mai regalato niente, ho voltato pagina e mi sto impegnando per tornare al livello dei migliori.

E’ vero che hai firmato una clausola per non parlare più di queste vicende?

Al momento di rompere il contratto che mi legava a Movistar per i prossimi due anni, ne ho firmato uno che includeva delle clausole. E’ meglio non parlare più del passato e guardare avanti.

Come procede la preparazione?

Ho fatto lo stop più lungo da quando corro, recuperando energie e traendone di veramente super stando a casa con la famiglia. Ho morale. So che alla Vuelta di quest’anno, almeno in salita sono stato vicino a Roglic più che mai in precedenza. Dovrò certo lavorare meglio per la crono, ma sto seguendo la giusta tabella.

Come mai l’Astana?

Non ho avuto alcuna difficoltà a trovare la squadra. Ma a questo punto è meglio sapere dove vai e come funziona il nuovo ambiente. Il giorno dopo il ritiro dalla Vuelta ero già in trattativa con loro. Mi conoscono da quando ero un neopro’, ho lasciato casa per correre con loro. Credono in me. In questi due anni con la Movistar, non mancavo mai di passare vicino al pullman dell’Astana per salutare direttori e meccanici. Il rapporto è sempre rimasto buono.

E allora perché cambiare?

Nella vita si fanno delle scelte, senza sapere se andranno bene o male. Esperienze che ti insegnano come stare al mondo. Con Movistar ho avuto una buona stagione, con 4 vittorie. Ho rinnovato il contratto per due anni prima del Tour, prima di sapere che mi avrebbero spinto a ritirarmi, che non mi avrebbero mandato a Tokyo e prima della Vuelta. Da un giorno all’altro nel ciclismo le cose possono cambiare. Per cui ringrazio Unzue per avermi fatto entrare per due anni nella loro famiglia. Ringrazio i gregari per il lavoro straordinario che hanno fatto e che non viene mai ripagato abbastanza. Ma andare via di lì è stato la cosa migliore che potesse capitarmi. Non mi ritirerei di nuovo, questo no. Ma è successo e si deve accettare. Potevo salire sul podio della Vuelta, avevo il motore e la qualità per lottare sino alla fine.

Pensi che nel prossimo reality di Netflix sulla Movistar si racconterà la tua storia?

Non so se stiano lavorando alla terza serie, sono fuori da più di un mese. Ma non mi riguarda.

All’Astana troverai Nibali…

Ho corso con lui nei primi due anni da professionista, è un grande corridore e un grande atleta. E’ molto esperto, non avrò problemi di convivenza. Come molto esperto è anche Henao e Moscon è fortissimo. Tanti corridori sono usciti, tanti cambi hanno rinforzato la squadra. Ci saranno gli uomini che servono per i grandi Giri.

Il Giro o il Tour?

Il Giro bisognerà vederlo, il Tour ha belle montagne, ma anche tappe a rischio ventagli, il pavé e 60 chilometri a cronometro. Mi piacerebbe, ma ci sarà da parlare con i direttori. Quello che conta è ritrovare le gambe e l’amore di sempre, degli obiettivi si parlerà poi.

Vuelta, il ritiro di Lopez ora si tinge di giallo

08.09.2021
4 min
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Secondo L’Equipe, il Movistar Team starebbe valutando l’ipotesi di interrompere il contratto con Miguel Angel Lopez dopo il plateale ritiro del colombiano dalla Vuelta, lungo la salita dell’Alto de Prado nella 20ª tappa. Le immagini hanno chiaramente dimostrato che il colombiano potrebbe aver avuto un crollo nervoso, ma perché? La vicenda inizialmente chiara, si va tingendo di giallo.

Prima Lopez si è lasciato sfilare dal gruppo. Quindi si è fermato e con lui il compagno Imanol Erviti. All’arrivo dell’ammiraglia di Patxi Vila è iniziata la lunga… trattativa fra il tecnico e il colombiano, culminata con una telefonata. Facile immaginare che all’altro capo del telefono ci fosse Eusebio Unzue, che appena pochi giorni prima aveva dipinto la soddisfazione per il podio e la tappa vinta da Lopez. E quando anche la telefonata non ha sortito l’effetto sperato, Lopez è salito in ammiraglia completando così il mesto ritiro. Eppure all’altro capo del telefono poteva non esserci Unzue. Andiamo a vedere…

Ventesima tappa, il gruppo è già rotto. Lopez è dietro a inseguire con Rojas
Ventesima tappa, il gruppo è già rotto. Lopez è dietro a inseguire con Rojas

Silenzio radio

Sabato sera, i dirigenti del team hanno preferito un più ragionevole silenzio al tentativo di dare una spiegazione. Uomini del team, così ha raccontato Contador, gli avrebbero parlato di crollo nervoso e frustrazione nel non poter rispondere all’attacco del Team Bahrain Victorious, lanciato verso la conquista del podio con Haig. Mentre nelle ore successive la voce sulla possibilità di lasciare libero il colombiano ha iniziato a circolare con maggiore insistenza.

«E’ una delle opzioni, è chiaro – ha dichiarato Unzue – volevamo fare un passo indietro dopo i fatti e tra pochi giorni prenderemo una decisione definitiva».

Ma perché Lopez non ha risposto agli attacchi e si è fermato? Problema di gambe o altro?

Lopez al telefono. Con Unzue o qualcun altro? Una vicenda che si tinge di giallo (immagini Eurosport)
Lopez al telefono. Con Unzue o qualcun altro? Una vicenda che si tinge di giallo (immagini Eurosport)

Scuse social

Nel frattempo al colombiano è stata chiesta una dichiarazione di scuse, pubblicata prontamente sui social della squadra.

«Come molti di voi hanno visto – ha detto – il momento in cui il gruppo si è spaccato è stata una situazione difficile da risolvere. Ci siamo ritrovati in una posizione difficile quando alcuni dei migliori della classifica generale ci hanno preceduto. Il Bahrain ha giocato bene le sue carte, ed è difficile colmare un gap del genere, anche se piccolo, a questo punto della Vuelta.

«Le gambe sono stanche, il livello è alto e ovviamente, nessuno ci avrebbe aiutato. C’è voluto molto tempo per reagire. C’erano così tanti fattori di cui tenere conto e, alla fine, è triste vedere la mia Vuelta finire in questo modo.

«Voglio scusarmi con i miei compagni di squadra. Siamo un gruppo ridotto, solo cinque rimasti in gara, con solo tre di loro concentrati sui compiti di squadra, e dato il cuore per noi, dando il 100 per cento».

Parla il suocero

Nel frattempo però dalla Colombia è arrivata la voce di Rafael Acevedo, ex professionista, suocero e allenatore di Lopez, secondo cui all’altro capo del telefono non c’era Unzue, bensì sua figlia. Lo ha raccontato in una intervista al colombiano El Espectador.

«Non penso che in quel momento la minaccia fosse Egan – ha detto – era più pericoloso che nella crono Miguel Angel prendesse il secondo posto di Mas, ma potrei anche sbagliare. Miguel ha chiamato mia figlia piangendo sul cellulare del preparatore atletico che era in ammiraglia. Ha detto che piangeva di desolazione, disperazione e sapendo che dopo tre settimane non avrebbe raggiunto il suo obiettivo di essere sul podio per un loro ordine. 

«Quello che mi dice mia figlia è che nel momento in cui Miguel Angel ha iniziato a inseguire Bernal, gli è stato detto di non inseguire. Lo stesso Eusebio Unzué è passato in macchina e ha cominciato a urlargli contro… e questo ha fatto traboccare il bicchiere.

«Penso che avesse le gambe per rientrare, ma sfortunatamente non era sulla ruota giusta. Se il capo gli dice di non farlo, il ragazzo reagisce e dopo l’alterco con Unzué ha mollato. Ha detto che se non lo volevano sul podio, non lo volevano in gara».

La vittoria all’Altu d’El Gamoniteiru era stata la perla nella Vuelta della Movistar
La vittoria all’Altu d’El Gamoniteiru era stata la perla nella Vuelta della Movistar

Gran finale

E qui dunque la situazione si tinge di giallo. Favorire Haig per non perdere, per mano di Lopez, il podio con Mas? Una tesi che corre sul filo sottile della dietrologia. Non è un mistero tuttavia che la Movistar abbia sempre guardato di miglior occhio i corridori spagnoli. Se ne accorse anche Quintana quando si trovò a dividere la responsabilità con Valverde e Landa. Sapremo presto come stanno le cose, se davvero arriverà a breve un comunicato della squadra.

Juniores, chi gli insegna il ciclismo? Punto dal cuore della corsa

03.09.2021
5 min
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Questi ragazzi vanno forte. La salita di Fosdinovo ha fatto differenze, ma l’hanno affrontata ad un passo importante. E stamattina la semitappa di Marinella di Sarzana di 48,3 chilometri, pur piatta, l’hanno volata in un’ora. Il Giro della Lunigiana juniores decolla. E qualcuno in aggiunta dice che il livello quest’anno non sia particolarmente elevato…

Ai tempi del Polar

Oioli a Fosdinovo è seduto per terra e respira a pieni polmoni la vittoria e guardandolo non sembra neppure uno di quelli tiratissimi e già pronti per i pro’. Nessuno di loro lo sarebbe ancora, ma qualcuno farà il grande salto.

«Ci vorrebbe un po’ di pazienza – diceva alla partenza Marcello Massini, tecnico pur vecchio dei dilettanti, ma di realismo fin troppo moderno – perché se gli si impedisce di finire il processo di crescita con carichi di lavoro eccessivi, andranno pur forte, ma durano poco. E quando arriva più un altro Nibali?».

Nella semitappa del mattino, vittoria di Alberto Bruttomesso del Veneto (foto Roberto Fruzzetti)
Nella semitappa del mattino, vittoria di Alberto Bruttomesso del Veneto

Accanto a lui annuiva Carlo Franceschi, che Nibali accolse in casa sua all’arrivo dalla Sicilia e ricorda esattamente la gradualità di ogni fase.

«Quando eravamo juniores Vincenzo ed io – diceva alla partenza Valerio Agnoli, al Lunigiana con il Comitato Regionale del Lazio – si andava alle corse a dir tanto con il Polar. Oggi hanno tutti il misuratore di potenza, mangiano da professionisti e sono così tirati che fai fatica a vederne i margini».

Oioli con Basso

Oioli s’è rialzato e ha smesso di ingurgitare aria. Il cuore ha ripreso un battito decente e ad ogni arrivo di un compagno di squadra, ha dispensato abbracci e grida. E’ piemontese come Ganna e Sobrero, Elisa Longo Borghini, Elisa Balsamo e anche come Francesca Barale…

Carlo Sciortino, talendo siciliano, all’arrivo con 1’16”
Carlo Sciortino, talendo siciliano, all’arrivo con 1’16”

«E’ stato un anno difficile – dice – e questa vittoria me la merito. Nelle gare junior ho imparato che non vince chi attende. Non sono gare pro’. Ho visto un’occasione e mi sono buttato. Avevo tanta fame ed è andata bene. Non sapevo che dietro fosse partito il francese, pensavo solo a spingere a tutta. Nell’ultimo chilometro mi sono girato davvero tante volte. Sono venuto qua puntando ad andare forte. Avevo un occhio per la classifica, oggi ho recuperato bene. Farò l’europeo probabilmente e, visto che la gamba c’è, spero di fare bene. Aiuterò la squadra se servirà o correrò per me, l’importante è andare forte. E poi spero nella convocazione per i mondiali».

Il prossimo anno correrà con la Eolo-Kometa degli under 23, mentre il cittì De Candido se lo coccola con lo sguardo e fa notare però che ieri lui è uno di quelli che ha dormito. Ma che ha imparato la lezione.

Oioli felicissimo e stremato sull’asfalto dopo il traguardo: «Nelle gare juniores non si aspetta: ho visto il varco e sono partito»
Oioli felicissimo e stremato sull’asfalto dopo il traguardo: «Nelle gare juniores non si aspetta: ho visto il varco e sono partito»

Bruttomesso con Faresin

Al mattino ha vinto Alberto Bruttomesso, vecchia conoscenza di bici.PRO, che nella volata a capo della velocissima… tappetta del mattino, si è lasciato dietro tutte le ruote veloci.

«Vincere una tappa al Lunigiana – dice – è molto prestigioso. Prima dell’inizio della corsa, sapevo che questa era adatta a me. Ho una condizione ottima. Per noi juniores italiani, questo Giro è come quello d’Italia per un professionista. Già partecipare è bello, ma vincere è meglio».

Bruttomesso è un altro di quelli che potremmo vedere al mondiale del Belgio, meno velocista del compagno Ursella, capace di reggere su salite di due chilometri: un corridore su cui costruire. Che il prossimo anno passerà under 23 con la Zalf, mentre il compagno Pinarello, anche lui junior si secondo anno, passerà professionista con la Bardiani.

La proposta di Geremia

Questi ragazzi vanno forte, ma forse gli manca qualcosa. Gianluca Geremia, ex Zalf e poi professionista per due anni alla Ceramica Flaminia, guida da quest’anno gli juniores del Veneto.

«Li vedi che vanno forte – dice – ma gli mancano le basi. Stamattina abbiamo fatto il treno, ma solo perché lo abbiamo provato. Non sanno cosa sia. Non sanno cosa sia una doppia fila e a volte anche prendere le borracce al rifornimento è un problema. Sanno allenarsi con tutte le accortezze tecniche, ma gli mancano le basi. Il saper leggere e scrivere che ti insegnano alle elementari. Qui ci sono ragazzi forti che andranno all’università del ciclismo senza avere i fondamentali. Per questo come tecnico regionale non mi dispiacerebbe organizzare dei ritiri in cui fare formazione. Certo, servirà avere l’autorizzazione dall’alto e anche l’appoggio delle società, ma credo non ci voglia tanto per capire che alla fine ne avranno tutti vantaggio».

Titanic? No, grazie

Questi ragazzi vanno forte, ma tutto poggia su idee, strutture e concezioni vecchie di anni. Si punta tutto sul motore e zero sul cervello. E va anche bene che i tempi sono cambiati e ci si deve rassegnare al fatto che passino sempre più giovani, la diciamoci la verità. Per paura che glieli soffino le WorldTour, i signori dei pro’ si affrettano a puntare sui più giovani con l’appoggio dei procuratori, che vanno a intercettarli sempre più piccoli. Ma se lo scopo è formare talenti che durino nel tempo e trovare in gruppo il rimpiazzo per Nibali, allora forse c’è bisogno di dare una frenata. Sennò si potrebbe consigliare a tutti l’ascolto di una vecchia canzone di Francesco De Gregori. Parla di una grande nave in viaggio dalla Gran Bretagna verso New York: «C’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole – dice l’ultima strofa – andiamo avanti tranquillamente…».