Da Vingegaard a Ciccone, rivelazioni e delusioni del 2021

17.10.2021
7 min
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Quante volte ai tempi della scuola abbiamo temuto le pagelle? Il più classico dei «è bravo ma non si applica» funziona anche per i ciclisti? No, non siamo professori, sappiamo bene che tutti si applicano molto bene. Chi con fatica, chi senza. Alla fine di una stagione tuttavia non ci sono promossi né bocciati. Vogliamo solo fare un piccolo rendiconto della stagione 2021 tra le sorprese e le delusioni, analizzandone tre per parte.

Capiamo quanto una selezione di questo tipo possa far alzare il dito ricordando nomi come Van Aert, Ganna, Van der Poel, Cavendish, Alaphilippe… chi manca? Ma restringiamo il campo a sei casi specifici. Perché si sa, la ruota gira e se le sorprese saranno chiamate a riconfermarsi nelle prossime annate, le cosiddette delusioni avranno uno stimolo in più per rilanciarsi.

Il Vingegaard che nessuno si aspettava ha messo alla frusta Pogacar sulle salite del Tour: qui sul Mont Ventoux
Il Vingegaard che nessuno si aspettava ha messo alla frusta Pogacar sulle salite del Tour: qui sul Mont Ventoux

Sorpresa Vingegaard

La nostra disamina parte dalla Danimarca, patria di Jonas Vingegaard, scalatore che va molto forte anche a cronometro (foto in apertura). Il giovane talento della Jumbo-Visma – compirà 25 anni il prossimo 10 dicembre – è stato senza dubbio la sorpresa principale del 2021 grazie al secondo posto al Tour de France dietro a re Pogacar (a 5’20”) e davanti al futuro oro olimpico Carapaz. Già nel 2019 e quasi nell’indifferenza generale, il ragazzo di Hillerslev aveva conquistato una tappa al Tour de Pologne, perdendo la maglia di leader all’ultimo giorno per una crisi in montagna.

Quest’anno ha disputato una primavera da protagonista. Vittoria nella quinta tappa del UAE Tour in cima a Jebel Jais (davanti, guarda un po’, a Pogacar), poi due frazioni e classifica generale alla Coppi e Bartali ed infine seconda piazza al Giro dei Paesi Baschi dietro al suo compagno Roglic. Dopo il Delfinato (secondo all’ultima tappa), si è schierato al via del Tour come gregario di Roglic e ne ha preso il posto dopo la caduta, essendo già arrivato al quinto posto dopo a Le Grand Bornard. Tenendo conto che nel 2022 il Tour partirà dalla Danimarca (con tre tappe), chissà se Vingegaard vorrà confermarsi (e migliorarsi) o se correrà come luogotenente. Però il Giro per lui potrebbe essere un bel banco di prova per un ulteriore salto di qualità.

Il vincitore del Giro 2020 ha corso un Lombardia anonimo, chiudendo così la stagione
Il vincitore del Giro 2020 ha corso un Lombardia anonimo, chiudendo così la stagione

Delusione Tao

Per le note negative partiamo dal trionfatore del Giro dell’anno passato, Tao Geoghagan Hart. Classe 1995, quest’anno il corridore della Ineos Grenadiers ha steccato, come se avesse pagato più del dovuto la fatica e la vittoria della corsa rosa, posticipata causa Covid proprio a dodici mesi fa. Difficile capire cosa abbia condizionato la stagione del londinese. I secondi posti di tappa rispettivamente al Tour des Alpes Maritimes (a febbraio) e al Delfinato (a giugno) sono gli unici suoi squilli. Troppo poco per un ragazzo che ha i numeri per fare di più. Molto di più.

Dalla vittoria di San Giacomo al Giro, per Mader è iniziata una grandissima stagione: il talento non tradisce
Dalla vittoria di San Giacomo al Giro, per Mader è iniziata una grandissima stagione

Rivelazione Mader

La seconda sorpresa è rappresentata dallo svizzero Gino Mader. Il 24enne della Bahrain-Victorius doveva solo rispettare le aspettative che c’erano su di lui fin da under 23 (nel 2018 terzo posto all’Avenir con due tappe e quarta piazza al mondiale). E in questo 2021 ci è riuscito ampiamente.

A metà marzo suo malgrado sale agli onori della cronaca per essere stato cannibalizzato da Roglic a 30 metri dall’arrivo nella penultima tappa della Parigi-Nizza (conclusa in decima posizione). Il 13 maggio però, a distanza di due mesi, si prende una rivincita personale trionfando nella sesta tappa del Giro d’Italia in vetta a San Giacomo (la montagna che sovrasta Ascoli Piceno) al termine di una lunghissima fuga. Gino si prende la maglia azzurra di miglior scalatore e diventa così il secondo corridore della storia con questo nome di battesimo – dopo Bartali – a vincere una frazione alla corsa rosa. Lascia il Giro per la caduta di Montalcino, ma trenta giorni dopo il successo ascolano domina ad Andermatt, nell’ultima tappa del Tour de Suisse.

Mader mette i titoli di coda alla propria stagione destando impressione alla Vuelta, chiusa al quinto posto nella generale. Piazzamento che vale doppio considerando che ha corso la gara spagnola in appoggio a Jack Haig. Il talentuoso elvetico ora sa che può ritagliarsi un ruolo di guastafeste nei grandi Giri. Lo aspettiamo.

Landa, un ottimo inizio di Giro (qui nel giorno di Sestola), poi dalla caduta il suo 2021 è stato un lungo inseguire
Landa, un ottimo inizio di Giro (qui nel giorno di Sestola), poi dalla caduta il suo 2021 è stato un lungo inseguire

Landa al buio

Restando in casa Bahrain Victorious, ci concentriamo su Mikel Landa, che ha vissuto l’ennesima annata di pochi alti e tanti bassi, con una bella dose di sfortuna. Il suo obiettivo primario era il Giro d’Italia, con premesse nulla affatto malvagie. Sesto posto a Laigueglia, terzo a Larciano, terzo nella generale della Tirreno-Adriatico e ottavo al Paesi Baschi, dietro gente di peso che preparava il Tour. Ma alla quinta tappa del Giro, a 5 chilometri dal traguardo di Cattolica, cade rovinosamente ed è obbligato ad abbandonare la corsa. Prepara la seconda parte di stagione, Vuelta in primis, vincendo la generale di Burgos davanti ad Aru. 

La prima settimana della grande corsa spagnola sembra benaugurante, ma la condizione è un fuoco fatuo. Ogni giorno perde posizioni e minuti fino a ritirarsi alla 17ª frazione. Anonima la partecipazione al Giro di Croazia a cavallo di europeo e Lombardia, entrambi non conclusi. Al netto degli imprevisti, nel 2022 dovrà rispondere “presente” all’appello dei grandi Giri. Non può farsi trovare impreparato. 

La vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale, tappa del Giro, ha aperto il grande 2021 della Intermarchè
intermarche
La vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale, tappa del Giro, ha aperto il grande 2021 della Intermarchè

Intermarché dilagante

La terza ed ultima palma di rivelazione stagionale l’assegniamo ad una formazione intera: la Intermarchè-Wanty-Gobert. Il team belga ha una importante colonia italiana (Riccardo Minali, Lorenzo Rota, Andrea Pasqualon, Simone Petilli) e ha esordito quest’anno nel WorldTour.

Ha mantenuto fede allo spirito battagliero che l’aveva contraddistinta nelle annate precedenti, specialmente nelle gare del Nord. Nove successi totali, fra cui brillano le perle di Taco Van der Hoorn (terza tappa al Giro d’Italia e al Benelux Tour) e di Rein Taaramae (terza frazione alla Vuelta). Proprio nella corsa spagnola l’esperto estone ed il suo compagno norvegese Odd Christian Eiking (che passerà alla EF Education Nippo) hanno vestito la maglia rossa di leader in due momenti diversi rispettivamente per due e sette giorni.

Merita una doverosa menzione anche il 21enne Biniam Ghirmay Hailu, che ad agosto è arrivato dalla Delko per arricchire il roster a disposizione di Valerio Piva. Il fenomeno eritreo a settembre ha mostrato il suo valore prima con i colori sociali vincendo la Classic Grand Besancon Doubs e poi con quelli della sua nazionale conquistando la medaglia d’argento ai mondiali U23 alle spalle dell’azzurro Baroncini.

Nel 2022 la squadra belga cercherà di ripetersi e crediamo che alcune gioie potrebbero arrivare dall’ormai veterano Andrea Pasqualon (33 anni, da cinque alla Intermarchè) e dal ventiseienne Lorenzo Rota, quest’anno entrambi autori di ottime prestazioni e tante top ten. Il cerchio rosso su alcune gare ce lo hanno già fatto.

Giro 2021 sfortunato, caduta nella tappa di Sega di Ala al Giro e poi la stagione di Ciccone non è più decollata
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Ciccone, sfortuna nera

Lo stesso discorso fatto in precedenza per Landa si può fare per Giulio Ciccone. Anche lui non ha mantenuto le attese per un motivo o l’altro, ma con la sfortuna sempre fra i piedi. Dopo un 2019 magico (vittoria a Ponte di Legno al Giro, maglia azzurra di miglior scalatore e poi due giorni in maglia gialla al Tour) e il 2020 limitato dal coronavirus, dallo scalatore della Trek-Segafredo ci si aspettava uno step successivo. Così non è stato.

Va detto per la verità che quest’anno l’abruzzese per metà ha dovuto inseguire la condizione migliore e per l’altra metà combattere con la sfortuna: un loop dal quale è difficile uscire. Lui ci ha provato. Al Giro d’Italia non era al top ma quando sembrava aver trovato la forma giusta (In generale era distante 50” dal podio), è arrivata la caduta giù dal Passo San Valentino alla 17a tappa (con arrivo a Sega di Ala) che ha compromesso tutto. Il campionato italiano di Imola ne è stato la riprova. Quando si si sono mossi Colbrelli e Masnada per rientrare sulla fuga, Giulio era dietro di pochi secondi, ma non è riuscito a saltarci dentro.

A Tokyo non ha lasciato il segno. In vista della Vuelta, alla quale è partito con i gradi di capitano, ha provato nuovamente ad uscire da quel circolo vizioso. La top ten nella generale sarebbe stata alla sua portata ma ad inizio della 16ª tappa (dopo che aveva fatto 5° il giorno prima) ha saggiato ancora la durezza dell’asfalto ed è stato costretto a ritirarsi. Escluse fratture, la ripresa ha richiesto e ancora richiede applicazioni e terapie, per cui l’abruzzese ha dovuto chiudere la stagione in anticipo. La speranza ovviamente è quello di ritrovarlo presto con la solita grinta e più forte del 2019.