Velasco campione italiano, per favore non svegliatelo

24.06.2023
7 min
Salva

COMANO TERME – Le polemiche del dopo arrivo se ne sono andate come fili d’erba nell’acqua del Sarca che scroscia verso valle. Trentin si è allontanato dalla zona di arrivo preferendo non parlare, ma ha tagliato il traguardo fra varie maledizioni. Sbaragli ha parlato di scorrettezze in volata, ma riguardando lo sprint con cui ai 200 metri Simone Velasco ha vinto il campionato italiano, una deviazione c’è stata, ma non è stata la sua. Vittoria pulita, con lo sguardo incredulo fin dopo la riga. Ha dovuto arrivare a 27 anni perché tutti si accorgessero di lui e adesso non vorrebbe più scendere dal palco. I tifosi lo acclamano. Nadia e Diletta, la sua compagna e loro figlia (con lui sul podio, in apertura), lo mangiano con gli occhi

Maini commosso

Più commosso di lui è Orlando Maini, cui si rompe la voce e deve smettere di parlare. Bolognese come il fresco vincitore, lo ha visto crescere e negli ultimi due giorni lo ha osservato con attenzione.

«Questa vittoria – dice Maini, uno dei tecnici dell’Astana qui ai tricolori – è frutto anche di quanto è andato forte Battistella in un momento delicato della gara. L’altro giorno nella crono le qualità di Velasco mi avevano entusiasmato. Oggi è stato freddo. Simone ha il grande vantaggio che stanco contro stanco, lui diventa una bestia. Ha la forza interiore incredibile di un ragazzo che si è creato la sua piccola fortuna dal niente. E’ un bimbetto normale, un ragazzo qualsiasi che vedete lungo la strada durante la settimana. Uno cui piace stare con gli amici e con la famiglia, che lo segue con passione. Ma quando deve fare le cose sul serio, non sbaglia un colpo. Queste vittorie mi emozionano, perché io so cosa vuol dire soffrire».

Leonardo Basso ha tirato nei primi chilometri assieme a Mosca: lavoro invisibile, ma prezioso
Leonardo Basso ha tirato nei primi chilometri assieme a Mosca: lavoro invisibile, ma prezioso

Velasco arriva con gli occhi stralunati e la maglia tricolore che lo fascia stretto e lo fa sembrare anche più piccolo. Sorride. Ride. Ringrazia. Ha voglia di raccontare.

Sapevi di stare così bene?

Ero consapevole della buona forma e l’avevo visto nella crono di giovedì. Io non sono un cronoman, però venendo dalla mountain bike e dal ciclocross, sapevo che allenandomi un po’ potevo limitare i danni, ovviamente in una crono abbastanza adatta alle mie caratteristiche.

Dopo la crono infatti tutti parlavano di te…

Ma oggi era una pagina vuota, tutta da scrivere. Il percorso si addiceva abbastanza alle mie caratteristiche, andava bene per corridori di fondo, quindi ero fiducioso. Poi ovviamente il campionato italiano è un terno al lotto perché si corre in modo atipico rispetto alle altre corse. Tante volte mi è andata male nelle categorie giovanili. L’ho sognata mille e più volte e riuscire a vincerla da professionista davanti alla mia famiglia è un’emozione fortissima.

La squadra ti ha coperto benissimo, Battistella in fuga vi ha permesso di restare coperti.

Ci aspettavamo una fuga un po’ più numerosa in partenza. Abbiamo avuto da subito Basso che ha fatto come sempre un grandissimo lavoro e non è da sottovalutare, come tutti quei compagni che tante volte non vengono nominati per primi, ma che sono fondamentali. Dopo Basso, si è mosso bene Battistella e ci ha permesso di rimanere un po’ più sulle ruote. Io ho cercato di fare il finale, di non sprecare molte energie e farmi trovare pronto se c’era l’occasione. Ma non ero molto certo che li avremmo ripresi. Poi però ho deciso di osare, come c’è scritto nel mio tatuaggio: memento vivere semper…

Battistella in fuga con Rota e Magli ha permesso al resto dell’Astana dietro di restare al coperto fino alle fasi decisive
Battistella in fuga ha permesso al resto dell’Astana dietro di restare al coperto fino alle fasi decisive
Cosa ti ha detto Martinelli durante la corsa?

Martino non l’ho ancora visto, ma era sul percorso. E con il suo carattere sempre furente, a un certo punto mi ha detto: «Oh Velasco, adesso vai!». Io ci ho provato, magari più avanti di dove diceva lui. Sono stato più attendista del solito, però è andata bene.  

Dopo l’arrivo, Moscon ti ha dato un abbraccio lungo una vita.

Con Gianni siamo compagni e amici da anni, perché abbiamo corso insieme da under 23 alla Zalf Fior. Tante volte ci siamo ritrovati davanti nei finali di gara e abbiamo avuto appunto varie chance di giocarci le nostre carte. Abbiamo fatto il Giro insieme, quest’anno è uno dei corridori della squadra con cui ho corso di più ed è bello quando un compagno di squadra viene a dimostrarti la sua felicità. Sono veramente super contento di come i miei compagni mi hanno accolto e abbracciato all’arrivo. Abbiamo dimostrato di essere non solo compagni, ma anche amici.

Hai parlato del Giro, ma non è andato benissimo…

Purtroppo mi sono ammalato dopo la tappa di Viareggio, quindi è stata una guerra finirlo. Ho provato a dare un colpo di coda nella tappa di Bergamo, ma purtroppo sono arrivato sesto, non sono riuscito a fare di meglio. Per cui dopo il Giro ho dovuto recuperare un po’ e parlando con la squadra, abbiamo deciso di andare allo Svizzera per preparare l’italiano e poi staccare definitivamente.

L’abbraccio di Battistella è stato solo il primo: a breve arriveranno tutti i compagni
L’abbraccio di Battistella è stato solo il primo: a breve arriveranno tutti i compagni
E come è andata?

Negli ultimi due giorni, ho voltato la pagina. La condizione sembrava tornata più che decente, ho fatto un’ottima crono finale e da lì c’è venuta una mezza idea di fare la crono di giovedì. Quando non sei troppo stressato, le cose vengono meglio. Io sono venuto qua con zero stress e la cosa ha pagato.

Sai già quando vedremo per la prima volta questa maglia in gruppo?

Con la squadra e con Martinelli abbiamo parlato giusto dopo la crono. Io ora stacco e vado un po’ a rilassarmi all’Isola d’Elba. Un po’ di mare fa sempre bene. Dopo andrò in altura, una quindicina di giorni per rimettere su l’allenamento in vista della seconda parte di stagione. In primis avevamo pensato al Polonia, poi abbiamo pensato che le corse in Spagna sono più adatte a me. Se però Bennati vuole portarmi al mondiale, faccio anche quello. E poi faccio anche la Vuelta… (ride, ndr).

Pensavi di poter vincere così bene in volata?

Sulla carta, Trentin era senza dubbio il corridore più veloce. A me non ci pensano, ma anche io sono veloce. Le volate di gruppo non le faccio perché ho paura, però nei gruppetti ristretti posso dire la mia. Così mi sono detto di stare tranquillo e sono andato avanti senza paura. Ho guardato dove si posizionava Matteo e ho avuto la lucidità di vedere le cose 10 secondi prima che succedessero. Sono partito ai 200 metri e l’ho fatta tutta sulla destra, senza prendermi rischi e senza andare a infilarmi da nessuna parte. E alla fine è stata la scelta vincente.

Velasco ha ammesso di amare la maglia tricolore nella sua veste tradizionale: all’Astana lo accontenteranno?
Velasco ha ammesso di amare la maglia tricolore nella sua veste tradizionale: all’Astana lo accontenteranno?
La tua maglia sarà tricolore da cima a fondo?

Di come sarà disegnata la maglia parleremo con la squadra. Senza dubbio a me piace tanto e me la vorrei cucire addosso. Mi piacerebbe averla così, tradizionale. Poi non so, dobbiamo sempre un po’ battagliare, fra gli sponsor e le varie esigenze. Vedremo come sarà fatta.

Il solito dilemma: sei di Bologna o dell’Isola d’Elba?

Io sono di Bologna, perché alla fine Bologna mi ha dato i natali. Mia mamma è bolognese, però il mio cuore è da sempre sulla mia Isola, dove ho vissuto l’infanzia. E’ ovvio che ho un legame particolare con l’Isola d’Elba, ho tanti tifosi, sostenitori e amici. Ma allo stesso tempo non dimentico Bologna, dove sono nato e dove ho fatto il Tecnico Aeronautico. Diciamo che son un elbano di Bologna.

Hai pianto più oggi o quando è nata tua figlia?

Quando è nata mia figlia, ho pianto tanto, tanto, tanto. Però oggi è stato ugualmente toccante, perché era presente anche lei e quindi le ho fatto un bel regalo. Ma la nascita di una figlia forse è la cosa più bella che sia capitata in vita mia.

Non se ne va prima di aver ricordato il suo amico Giulio, scomparso da poco. Il suo massaggiatore Umberto Inselvini, che si prendeva cura dei suoi muscoli e del suo spirito. E anche Gino Mader, che non conosceva di persona, ma ha lasciato il vuoto di quando se ne va uno di loro. Poi arriva Martinelli. Si abbracciano. Il tecnico bresciano gli sussurra qualcosa e Velasco gli dice che aveva ragione. La serata più bella è appena cominciata, fuori le montagne, il verde e il fiume lo renderanno poetico come un bel quadro.