Cimolai ritrova grinta alla Movistar, ma ha una cena da pagare

25.12.2023
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CALPE (Spagna) – Cimolai aveva annunciato la fine della carriera, invece adesso ha un nuovo preparatore e prospettive che non avrebbe neppure immaginato. Nessuno intorno l’aveva presa bene, soltanto lui aveva raggiunto la serenità per dirlo e farsene una ragione. Aveva perso entusiasmo e la voglia di andare in bici. Non si divertiva più. L’ultimo periodo era stato pesante, a capo di due stagioni difficili. Soltanto Alessia, la sua compagna, non ci aveva mai creduto e chissà se adesso che Davide ha ritrovato la voglia e una maglia, per prenderlo in giro continuerà a rinfacciarglielo.

Abbiamo incontrato Cimolai nell’hotel del Movistar Team con vista sul Peñon de Ifach, l’imponente spuntone di roccia che domina la baia di Calpe (foto di apertura). La nuova maglia non poteva ancora usarla, la bici invece sì, pur col divieto di mostrarcisi sopra. 

Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Che cosa è successo nelle ultime due stagioni alla Cofidis?

Il primo è stato complicato dal punto di vista fisico. Ho avuto un picco di condizione alla Tirreno e sono passato da un quarto posto al fotofinish dell’ultima volata. Il giorno dopo mi è arrivata una bronchite assurda, che mi ha messo kappaò per due settimane e ha condizionato il rendimento al Giro. Ci sono arrivato un po’ indietro e ho trovato la condizione con il passare delle tappe, invece subito dopo ho preso il Covid e mi sono fermato un’altra volta. L’unica gara che ho fatto ad alto livello è stata la Vuelta e mi sono messo a disposizione di Coquard. Abbiamo ottenuto un secondo e un terzo posto.

Invece il 2023?

Grossi rimpianti non li ho avuti. Mi ero messo in testa di fare l’apripista e credo di aver lavorato bene. Coquard è stato contento, tutta la squadra alla fine è stata contenta. Ero convinto di rimanere, quando alla Vuelta ho annusato la situazione, ho capito che non mi avrebbero confermato e ho cominciato a perdere la voglia di continuare.

Lo avevi accettato con serenità o con rassegnazione?

Ho alle spalle 14 anni di carriera. Insomma, sono soddisfatto. Ho parlato con Manuel (Quinziato, il suo agente, ndr) e gli ho detto: «Guarda, è inutile che vai a propormi a squadre più piccole. La mia carriera l’ho fatta, sono veramente contento, chiudiamola qui». L’unica cosa che mi dispiaceva sarebbe stato concludere in questa maniera. Avrei sognato un addio un po’ più glorioso. Mi sarebbe piaciuto salutare in una corsa in Italia, con i miei parenti e gli amici. Però alla fine me ne ero fatto una ragione.

Al Region Pays de la Loire Tour 2023, Coquard vince la 3ª tappa, Cimolai esulta
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E cosa hai fatto?

Correvo a piedi, tutte le cose che pensavo avrei fatto una volta che avessi smesso. Ero sereno. A Manuel avevo detto: «Se arriva una squadra in cui ritrovo l’entusiasmo, allora torno. E ovviamente lo faccio al 110 per cento, perché ormai in questo ciclismo bisogna essere veramente pronti. Altrimenti, va bene così». E alla fine, quando si è aperta la porta della Movistar, non ho potuto dire di no, perché era proprio l’ambiente che cercavo. Quindi adesso sono contento come un neopro’, mi è tornato l’entusiasmo. E’ un ambiente meraviglioso, non è estremo come altri. Se devi riallacciare dei fili, ci vuole proprio questo.

Avevi mai avuto un team manager come Eusebio Unzue?

Mai avuto un rapporto così diretto. Quando mi ha chiamato il giorno prima di firmare, anche se eravamo d’accordo su tutto, ha voluto spiegarmi la situazione e dirmi certe cose a livello contrattuale che non è da tutti. Ci ha tenuto a dirmi che sono arrivato all’ultimo momento e non poteva darmi il mio valore, ne era consapevole. Io gli ho risposto che lo sapevo e che sono venuto nella sua squadra per ritrovare l’entusiasmo. Invece lui, tra virgolette, si è quasi scusato. L’ho trovato una forma di rispetto. Abbiamo fatto una chiacchierata di quasi un’ora. La cosa che mi piace in questa squadra è il rispetto verso tutti e l’atteggiamento che hanno avuto nei miei confronti. Porte spalancate come se ci fossi sempre stato.

Sarai l’ultimo uomo di Gaviria, in cosa si vedrà il tuo impegno al 110 per cento?

Provo il piacere di stare in bicicletta e con i compagni. Un insieme di cose, il bello della mentalità spagnola è che si ride, si scherza e si vive senza stress. Ugualmente l’impegno non manca, si lavora di fino anche sul fronte dell’alimentazione. Però ad esempio negli allenamenti ci si ferma al bar, una cosa che in Cofidis capitava forse nel giorno di riposo. Ieri abbiamo fatto sei ore e dopo le prima quattro ci siamo fermati e poi siamo ripartiti con più grinta. Magari ti alleni anche di più, non è la sosta di quei 15 minuti al bar che ti cambia la giornata.

Duello in volata al Giro 2021: tappa di Foligno, Cimolai a ruota di Gaviria e Sagan
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Che rapporto c’è fra te e Fernando?

I primi anni, era un po’ freddo. Poi mi sono fatto l’idea che “Maxi” Richeze, con cui ho corso alla Lampre e che è stato per anni il suo apripista, gli abbia detto che sono una buona persona. Allora ha cominciato ad aprirsi. Non abbiamo mai avuto uno screzio in volata, anzi parliamo spesso. Ed è questo che mi ha consentito di venire a correre con lui.

Ti ha accettato subito?

Quando sono arrivato, anche Fernando voleva capire perché fossi qua e gli ho detto subito che sono venuto a lavorare per lui. Per me è una sfida: ritornare ad altissimo livello e farlo vincere. Anche perché dai suoi risultati dipenderà il mio futuro (in realtà non è da escludersi che nelle prime corse, Cimolai dovrà fare da sé. Gaviria infatti ha qualche acciacco e non riesce ad allenarsi per più di due ore, ndr).

Arrivi qui a 34 anni, cambia qualcosa nella preparazione?

Sto imparando molto, anche per quanto riguarda la palestra. Mi sono reso conto che sbagliavo delle cose nella velocità di esecuzione dell’esercizio. Ogni volta che andavo in palestra, chiedevo al preparatore di non mettermi lavori specifici il giorno dopo, perché avevo le gambe quadrate. Questo era controproducente, ma l’ho imparato adesso. La Cofidis ha voluto che fossi seguito dai preparatori interni, per questo avevo lasciato il centro 4performance. Adesso invece mi allena Piepoli, perché anche qui si deve lavorare con preparatori interni, e vedendo come mi sono allenato negli ultimi due anni, ha detto parole che mi hanno colpito.

Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Che cosa?

Mi fa: «Hai 34 anni, ma secondo me hai notevoli immagini di miglioramento». La cosa positiva è che non sono mai stato sfruttato al 100 per cento. Negli ultimi due anni alla Cofidis, facevo grossi lavori a bassa velocità, invece adesso lavoro con carichi minori e più velocità. Tanto che il giorno dopo, riesco ad andare in bici. Secondo “Leo”, sono ancora ben lontano dai volumi che posso sostenere. Sto lavorando con molta più progressività. L’anno scorso, già dopo una settimana, cominciavo a fare partenze da fermo e anche Sfr. Invece adesso sono tornato alla filosofica classica di fare una discreta base, per poi iniziare a fare sul serio più avanti.

Cosa ha detto Alessia quando hai firmato?

Era pacifica e serena, era certa che avrei continuato a correre. E adesso dovrò pagarle una cena, avevamo fatto una scommessa…