Con la schiena non si scherza: Fondriest lo sa bene. E Vdp?

28.01.2022
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Un bel mistero avvolge la ripresa di Van der Poel che ha lasciato il ciclocross per recuperare e dirigersi verso la stagione su strada. Non è stata ancora fissata alcuna data per il debutto. Mathieu ha subìto un intervento al ginocchio, per la conseguenza di una caduta in allenamento, e adesso sta facendo i suoi esercizi per rinforzare la schiena. Il pasticcio, se di pasticcio si è trattato, si è innescato probabilmente al momento di riprendere dopo la caduta di Tokyo.

Anche Van der Poel a Tokyo ha battuto il coccige: è mistero sul suo ritorno
Anche Van der Poel a Tokyo ha battuto il coccige: è mistero sul suo ritorno

L’esperienza di Fondriest

La schiena è una cosa seria. E così… masticando la storia dell’olandese della Alpecin-Fenix, siamo arrivati alla porta di Maurizio Fondriest (in apertura nell’inverno da campione del mondo), cui la schiena non trattata a dovere ha condizionato la carriera e che è per giunta anche un uomo immagine di Alpecin. Sono altri tempi e altre sono le conoscenze in materia, ma la schiena resta sempre una cosa seria.

«E’ davvero una cosa seria – sottolinea il trentino – che si innesca su eventuali predisposizioni dei singoli. Io ad esempio anche da piccolo avevo dei dolorini. Da militare facevo fatica a stare tanto in piedi. Diciamo che la schiena era la parte debole del mio corpo, ma i guai cominciarono nel 1988 quando caddi al Giro del Trentino e battei il coccige. Vai giù, batti forte, ci sta che il coccige faccia male. Ma ripartii e quell’anno vinsi anche il mondiale. Eppure l’anno dopo cominciarono i problemi, con un dolore fisso nella zona lombare. Sono cose che ricostruisci dopo, perché quando ci sei dentro non te ne rendi conto. Erano anche anni in cui non si faceva un gran lavoro su addominali e dorsali come oggi. Io andavo in bici d’estate e sciavo d’inverno. Mi era sempre bastato, per questo oggi ai miei ragazzi raccomando di lavorare bene in palestra…».

Mathieu, viene da chiedersi, lavora tanto in palestra oppure preferisce lavorare solo sulle sue bici da strada, da cross e sulla mountain bike? Il discorso va avanti, il ricordo prosegue.

Che cosa successe?

Nell’inverno del 1990 ero in vacanza in Messico e a saltare nelle onde presi il colpo della strega. Tornai in Italia piegato e iniziai la preparazione con la schiena in crisi. Pedalavo con un chiodo conficcato nel gluteo. Facevo stretching, mi allungavo, ma il dolore non diminuiva. Cavoli, mi dicevo, ho appena firmato con la Panasonic, non posso dirgli che sono malato. Ma proprio gli olandesi mi portarono da un osteopata.

Per fortuna…

Infatti le cose un po’ migliorarono. Poi andai da un fisioterapista in Belgio e quello trattò il gluteo e mi fece saltare dal dolore e si raccomandò che andassi regolarmente in palestra. E qui commisi l’errore fatale, ora posso dirlo.

Vale a dire?

Feci due giorni di esercizi e poi dissi basta. Non credetti che con quel lavoro specifico avrei risolto i miei problemi e sbagliai. Se il mal di schiena discende da un problema scheletrico, lavorando sui muscoli puoi rinforzare la zona. Oggi faccio 4 giorni a settimana di lavoro specifico, allora ero giovane e forte e pensai che ne sarebbero bastati due in tutto. Fu un errore, ma non c’era minimamente in giro la stessa competenza di oggi.

Van der Poel è rientrato nel cross senza aver sanato il problema alla schiena e ha dovuto fermarsi del tutto
Van der Poel è rientrato senza aver sanato il problema alla schiena e ora è fermo del tutto
A Mathieu può essere successa la stessa cosa?

Ho sentito in Alpecin, ma sono super abbottonati. Non so bene le origini del problema. Magari si tratta di altro. Però una cosa che vedo ancora spesso lavorando a contatto con gli atleti è voler riprendere subito dopo un incidente. Lui è ripartito subito su strada e poi nel cross, ma non è più stato lo stesso. Quando nel 1994 fui operato per un’ernia, sui giornali si parlò di recupero record, ma a cosa servì alla fine? Feci altri risultati per il mio carattere, ma continuai a fare danni al mio corpo.

Effettivamente la voglia di rientrare lo ha portato a correre nel cross e forse poteva farne a meno…

La foga di tornare si ritorce contro. Quando la schiena fa male, perdi anche forza nelle gambe. E poi mettiamoci che per il suo modo di correre, sempre così prepotente, se hai un minimo cedimento, rischi di pagarlo caro. Questi ragazzi, come Mathieu e lo stesso Van Aert, hanno un superfisico, ma a forza di insistere potrebbero pagarla. E’ bene che abbiano deciso di fermarlo per curare a dovere il recupero.

«Il modo per batterli è non avere paura»: la ricetta di Asgreen

19.01.2022
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Ci sono quelli che dopo un po’, restando sempre dietro ai vincitori, si convincono di aver trovato il loro posto. E poi ci sono quelli come Kasper Asgreen che continuano a cercare il modo per passargli avanti e alla fine ci riescono. E’ questa, per sommissimi capi, la storia del danese che l’anno scorso ha vinto Harelbeke e Fiandre (in apertura con Van Aert e Van der Poel nelle fasi decisive) e che nel 2017 si era annunciato al grande gruppo vincendo la crono agli europei U23 di Herning, corsi a un’ora d’auto dalla sua casa di Kolding nella regione danese di Syddanmark.

Foto e interviste

Asgreen, classe 1995, è passato professionista a vent’anni nel 2015 e solo dal primo aprile del 2018 è passato nella allora Quick Step Floors, dando il suo contributo nelle vittorie della cronosquadre alla Adriatica Ionica Race e poi al mondiale di Innsbruck. Ma la vera rivelazione, si diceva, è avvenuta al Fiandre, con il secondo posto del 2019 dietro Bettiol e finalmente la vittoria del 2021 nella volata a due contro Mathieu Van der Poel. Alzi la mano chi quel giorno avrebbe scommesso un euro sulla vittoria del danese…

«Se da quel giorno – chiede – il mio ruolo in squadra è cambiato? Faccio più interviste e mi scattano più foto, sono finito sui manifesti, ma per il resto i rapporti e il rispetto sono gli stessi di prima. Mi piace vincere corse e provo a farlo».

Ai mondiali di Bruges, Asgreeen ha ottenuto il 4° posto nella crono alle spalle di Ganna, Van Aert ed Evenepoel
Ai mondiali di Bruges, Asgreen ha ottenuto il 4° posto nella crono

Obiettivo maglia gialla

Sta seduto di tre quarti su un divanetto bianco, con la mascherina a coprire la barba. Difficilmente guarda negli occhi, spesso distoglie lo sguardo come a inseguire il filo del discorso.

«Ho ricominciato con lo stesso copione di sempre – risponde – con le classiche, il Tour e i mondiali. Era da un po’ che il Tour non cominciava con una crono e questa si svolgerà addirittura in Danimarca, il mio Paese. Il livello sarà altissimo, chiaramente, e la prima maglia gialla sarà l’obiettivo di tutti i cronoman più forti. Ma questo non cambia le mie motivazioni. Sarà più bello. Il percorso sarà veloce per 8-9 chilometri, poi ci sarà una sezione tecnica che richiederà tanta potenza. Il tempo speriamo che sarà decente, con temperature fra 24 e 25 gradi. Non mi piace la pioggia…».

Al ritiro della Quick Step a Calpe c’erano troupe venute per Asgreen dalla Danimaraca
Al ritiro della Quick Step a Calpe c’erano troupe venute per lui dalla Danimaraca

Il contratto più lungo

Lo scorso inverno, anche lui è volato in California con Cattaneo ed Evenepoel per migliorare la posizione sulla bici da crono nella galleria del vento di Specialized, avendo alle spalle il titolo nazionale, il sesto e il secondo posto nelle due crono del Tour e il quarto ai mondiali, dietro Ganna, Van Aert e lo stesso Evenepoel.

«La crono è un discorso individuale – dice – e tutti in questo ciclismo vogliono due maglie: la gialla e quella iridata. La seconda mi è sfuggita per 46 secondi che non sono pochi, sulla prima sto lavorando, ma non sto troppo tempo a pensarci. Però per questo partirò più tardi rispetto alle scorse stagioni, per tenere la forma più a lungo nell’anno. In più debutterò all’Amstel Gold Race. Questo fatto di aggiungere elementi al programma mi piace e avere il contratto fino al 2024 mi dà la tranquillità di provare senza l’ansia di non riuscire. E’ un bello stato mentale».

Al Fiandre 2021, Asgreen ha gestito con freddezza (e freschezza) il duello con Van der Poel
Al Fiandre ha gestito con freddezza il duello con Van der Poel

L’età di Van der Poel

Se però vuoi mettere alla prova qualcuno per capire se la grande vittoria sia stata conseguenza del lavoro o un colpo di fortuna (in realtà parlare di fortuna dopo 254 chilometri sui muri delle Fiandre è un bell’ardire), l’unica cosa da fare è metterla in dubbio. Come hai fatto a uscire vivo dal duello con Van Aert e Van der Poel?

«Ci sono in giro – risponde questa volta fissando dritto – quattro o cinque corridori difficili da battere, il meglio di questa generazione. Io ero fra loro, ho la stessa età di Mathieu e lo conosco bene, e un anno in meno di Van Aert. Ci siamo sfidati più volte e osservandoli, ho capito che è possibile vincere, non bisogna averne paura. Anche se non sono solito farlo, ho riguardato la corsa, non tutta ma il finale. Ero lì, mi sentivo bene, avevo intorno i miei compagni. Sapevo che se hai buone sensazioni dopo così tanti chilometri, puoi davvero farcela. Ci ho creduto. Non sai mai come può finire, ma devi credere di poterlo fare. E allora a volte succede».

Sulla schiena di Van der Poel, lo sguardo del fisioterapista

07.01.2022
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Quando c’è di mezzo un fuoriclasse come Mathieu Van der Poel ogni notizia ha un’eco sconfinata. Figuriamoci se poi lui, campione in carica uscente, annuncia che non parteciperà al mondiale di ciclocross di Fayetteville negli Stati Uniti il prossimo 30 gennaio.

Il mal di schiena causato dalla clamorosa caduta all’inizio della prova olimpica di Mtb il 26 luglio non gli dà tregua. Da quel giorno è stato fermo fino al 12 settembre rientrando alla Antwerp Port Epic (vincendo) e disputando, non senza fastidio, altre quattro gare, chiuse il 3 ottobre col secondo posto alla Roubaix dietro Colbrelli. Poi altro lungo periodo di stop (forzato?) e ritorno in gara il 26 dicembre nella prova di coppa del mondo di ciclocross a Dendermonde concludendo secondo dietro Van Aert. Ventiquattro ore dopo, a Zolder nel Superprestige, il ritiro a metà gara e nuovi interrogativi sul suo stato di salute.

Nel finale di stagione Van der Poel è stato protagonista alla Roubaix, ammettendo di aver avuto mal di schiena
Nel finale di stagione Van der Poel è stato protagonista alla Roubaix

In questo lasso di tempo tutti si sono scatenati sulle sue condizioni, sulle relative diagnosi e cure per rivederlo senza più dolori. Noi abbiamo voluto sentire Maurizio Radi, fisioterapista e titolare della FisioRadi Medical Center di Pesaro (in cui è stato sviluppato il programma specifico “Scienza e Salute del ciclista”), che tra cestisti, calciatori e sciatori ha trattato tanti casi di infortuni. Gli abbiamo sottoposto le istantanee della caduta di Van der Poel per provare a capirne di più.

Maurizio, data la tua lunga esperienza ed osservando queste foto, che tipo di trauma potrebbe aver subìto?

A prima vista sembra una problema nella zona dorso-lombare o lombo-sacrale. In una botta così forte però bisogna considerare cosa avviene nella caduta come stress, se per un colpo diretto o in torsione. Il rachide può subire un trauma in compressione o in distorsione. Poi bisogna vedere se la bici ha fatto leva sul suo corpo. Comunque penso che quello che ad oggi gli dia fastidio sia una sofferenza discale, data per un’ernia o una protusione.  

Rivedendo la scena, Van der Poel pensava di trovare la pedana e invece nel salto sembra che finisca nel vuoto a corpo morto. Nelle conseguenze fisiche, può aver inciso essere stato impreparato mentalmente alla caduta?

Sicuramente sì. Se tu pensi di affrontare un tratto di percorso sapendo già cosa ti attende (VdP aveva fatto la ricognizione il giorno prima in cui c’era la passerella, ndr) ed invece ti viene a mancare il terreno sotto i piedi è normale che ti possa fare ancora più male. A lui è successo questo, non era pronto all’impatto. E’ atterrato senza poter fare nulla, anche se era obiettivamente difficile fare qualcosa per restare in piedi o cadere meglio. E’ ovvio che da un campione del genere non ti aspetteresti una distrazione simile ma può capitare anche ai migliori.

Il momento del drop, in cui Van der Poel si rende conto che la passerella non c’è
Il momento del drop, in cui Van der Poel si rende conto che la passerella non c’è
Dolore a parte e sempre dal punto di vista mentale, il suo recupero può essere rallentato proprio da questo aspetto?

Certo, è proprio un discorso che stavo per fare. Van der Poel è un grande atleta, ha vinto tanto, non gli è mai successo nulla di grave prima ma questo è il suo primo vero problema fisico. Il suo recupero non è più legato solamente all’infortunio, ma anche al lato emotivo. Adesso lui non deve allenarsi per vincere ma per tornare a star bene. Fisiologia e biologia vogliono il loro tempo, che permetta ai tessuti di recuperare, specialmente per un atleta di così alto livello che fa tante discipline.

Appunto, tra gli impegni di strada, Mtb e ciclocross e pressioni di sponsor, squadra o tifosi, immaginiamo che Van der Poel non abbia potuto svolgere un normale recupero…

Intanto va detto che lui ha corso su discipline in cui produce tre sforzi diversi, con sollecitazioni diverse che non gli hanno fatto bene. Senza contare anche le tre posizioni diverse sulle relative bici. Forse poteva evitare di preparare la stagione del cross. Hanno corso un rischio, ma tra i professionisti il rischio fa parte del mestiere. Non c’è una soluzione assoluta, difficile dire se abbiano fatto bene o male a farlo correre. Gli atleti di alto livello hanno tempi di recupero migliori di una persona normale e talvolta te ne accorgi solo quando vanno sul campo di gara sotto sforzo. In tutto questo però vorrei aggiungere una cosa.

La caduta è rovinosa e senza possibilità di proteggersi in alcun modo
La caduta è rovinosa e senza possibilità di proteggersi in alcun modo
Certo, quale?

Nella cassa di risonanza che ha avuto questa notizia, io sono più per sostenere ciò che ha fatto Van der Poel piuttosto che criticarlo come hanno fatto in tanti. Senza entrare nel merito, credo che il suo staff medico abbia seguito le strategie corrette, poi l’intoppo sta sempre dietro l’angolo.

Chiudendo Maurizio, ora lui cosa dovrebbe fare?

Non voglio dare terapie. Da appassionati di ciclismo ci dobbiamo aspettare solo che lui guarisca e che rientri solo quando starà veramente bene. La fretta spesso ti porta ad inseguire e sprecare più tempo del previsto. Van der Poel è ancora giovane, ha davanti a sé ancora dieci anni di attività. Meglio che perda qualche mese adesso piuttosto che compromettere la carriera.

Sbaragli, già a tutta, ci dice di VdP: «Fermato dal team»

06.01.2022
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Anche ieri Kristian Sbaragli si è sciroppato le sue buone cinque ore di allenamento, con tanto di lavori. Testa e gambe sono già in piena stagione. «Le sensazioni sono buone – dice il toscano – Sono riuscito a non inciampare nel Covid e per il momento è stato un inverno senza grossi intoppi. Tra qualche giorno ripartirò per il ritiro in Spagna con il team».

E con questo “senza grossi intoppi”, Kristian introduce l’argomento dell’articolo: lo stop di Mathieu Van der Poel. L’asso olandese della Alpecin-Fenix ha alzato bandiera bianca per i problemi alla schiena derivanti con ogni probabilità dalla caduta nella gara in mountain bike alle Olimpiadi, per colpa di una rampa in corrispondenza di un drop.

L’ormai celebre immagine che immortala VdP l’istante dopo la caduta nella gara olimpica di Mtb. Mathieu si toccò subito la schiena
L’immagine che immortala VdP dopo la caduta nella gara olimpica di Mtb
Kristian, dopo i giochi di Tokyo Van der Poel non aveva dato segnali di tali problemi?

Problemi alla schiena in modo esplicito direi di no, perché comunque dopo Tokyo ha continuato a lavorare molto. Si era a stagione iniziata e con la sua classe e la super condizione che aveva, non ha avvertito eventuali problematiche. In più lui stava puntando a gare di un giorno, come il mondiale e la Roubaix, in cui è andato molto forte e non ha fatto corse a tappe dopo i Giochi.

E’ cambiato tutto dopo…

Quando ha ripreso la stagione del cross evidentemente si è presentato questo problema che non aveva risolto del tutto. All’inizio magari non gli ha dato fastidio, ma poi aumentando gli allenamenti e iniziando le gare è esploso. Meglio sacrificare comunque una stagione di ciclocross, che il resto della stagione su strada e forse della carriera.

Eppure, dal vostro primo ritiro, ci giungevano voci di un Van der Poel pimpante, anche pronto a far volate in allenamento coi compagni…

Io penso che Mathieu sia molto estroverso. Gli piace divertirsi in bici, pertanto, anzi sono sicuro, che la decisione di fermarsi gli sia stata imposta dalla squadra. Che sia stata più una scelta del team che non sua. Non ci ho ancora parlato in modo diretto, anche perché credo sia un momento poco felice per lui, ma conoscendolo soffrirà per non poter difendere il titolo mondiale nel cross. Se lo staff medico lo ha fermato è perché bisognava fare così. Lui avrebbe dato il 110% per provare a difendere il titolo e magari avrebbe fatto peggio.

Quindi anche in Spagna non ha dato nessun segnale che potesse far pensare ad un problema in corso…

Nessun problema, ma l’allenamento è una cosa e le gare sono un’altra. Oggi il livello anche nel cross è molto alto, soprattutto con un Van Aert in questa condizione.

Nel ritiro della Alpecin a Mallorca, Van der Poel è sembrato pimpante e anche Sbaragli è dello stesso avviso (foto Alpecin)
Ritiro Alpecin Fenix Mallorca, Mathieu Van der Poel (foto Alpecin)
In Spagna Mathieu ha lavorato solo con la bici da strada?

No, anche con altre bici. Eravamo divisi, anche per il discorso delle bolle anticovid, in tre gruppi. Mathieu era in quello in cui c’erano anche i crossisti e i biker. Loro alcune volte facevano le uscite su strada, delle doppie uscite strada e cross, altre volte si allenavano con la bici da cross sulla spiaggia ed altre ancora correvano a piedi. E correvano soprattutto coloro che sono meno specialisti, che approfittano dell’inverno per riprendere un po’ l’attitudine con la corsa a piedi, visto che nel resto della stagione questa viene un po’ abbandonata.

E per te non potrebbe aver accusato anche questo passaggio?

No – replica Sbaragli con tono deciso – questa nuova generazione di atleti non ha problemi a passare da una disciplina all’altra. Penso a Mathieu ma anche a Pidcock, per esempio. Per loro è naturale, sono cresciuti così. Siamo noi della “vecchia scuola” che non abbiamo questa mentalità per concepire tutto ciò. Semmai, lui aveva già questo infortunio e il dolore è venuto fuori in questa nuova situazione di allenamento. E’ emerso 3-4 mesi dopo.

Sbaragli lavora sodo. Il toscano tiene bene anche in salita. lo stop di VdP potrebbe concedergli più spazio ad inizio stagione
Sbaragli lavora sodo. Il toscano tiene bene anche in salita. lo stop di VdP potrebbe concedergli più spazio ad inizio stagione
Cosa succede adesso nel team?

Credo che il morale sia basso in generale. Il ciclocrossa è una parte fondamentale per la nostra squadra, ma sono convinto che questa decisione darà i suoi frutti fra due mesi, quando la stagione della strada entrerà nel vivo.

E per te, Kristian, cambierà qualcosa con l’assenza di Van der Poel o con un suo ritardo di condizione? In fin dei conti sei un velocista sui generis, visto che tieni molto di più della media in salita. Potresti esserne il sostituto…

Bisogna vedere come sarà impostata la stagione e se cambieranno i programmi del team. Io ho il mio ruolo, magari ci saranno situazioni in cui sarò più libero, ma per me l’importante è andare forte per essere al fianco di Mathieu. Quello è il mio obiettivo principale: essere di supporto a lui nei finali di gara. Ripeto, se senza di lui cambieranno le carte in tavola vedremo, ma da parte mia la prima cosa a cui penso è al suo ritorno. E credo che lo stop sia stato deciso per tutelare la stagione su strada al 100% ed essere pronti per la Sanremo.

Tu quando esordirai?

Intanto speriamo che non accada come l’anno scorso che saltino le gare all’ultimo minuto. Un anno fa dovevo esordire alla Valenciana e fu cancellata a quarantotto ore dal via. Se tutto è confermato quest’anno dovrei iniziare al Saudi Tour dall’1 al 5 febbraio.

Van der Poel ai box. Mondiali a rischio e gruppo in fermento

29.12.2021
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Non poteva essere solo per il mal di gambe. Infatti dopo la battuta d’arresto di Van der Poel nel Superprestige di lunedì, ecco giungere puntuale la comunicazione della Alpecin-Fenix. L’olandese ha ancora mal di schiena e domani non sarà all’Azencross di Loenhout. Il dannato dolore derivante dalla caduta di Tokyo continua a seguirlo come una maledizione.

«E’ frustrante – dice l’olandese – ma è quello che è. Il problema esiste da un po’ di tempo e sono parzialmente sollevato dal fatto che ci sia una causa identificabile che può essere risolta con riposo e trattamento extra. Tutti sanno che i mondiali negli Stati Uniti sono il primo grande traguardo del 2022, ma non sono certo l’unico né l’ultimo. Sono il primo a voler recuperare, ma senza la pressione del tempo, in modo da poter giocare tutte le mie possibilità. Riprenderò quindi le gare solo quando sarò completamente pronto. Se arrivo ai mondiali, è meglio. In caso contrario, non vedo l’ora che cominci la stagione primaverile su strada».

Vermiglio è stato il terzo cross di Van Aert, rientrato già vincente ai primi di dicembre
Vermiglio è stato il terzo cross di Van Aert, rientrato già vincente ai primi di dicembre

Rodaggio rapido

La schiena preoccupa e per la prima volta da quando lo si conosce ad alto livello, dovendo scegliere Mathieu ha anteposto la strada al cross. Se a questo si unisce la perplessità di Van Aert sulla trasferta iridata per il rischio di quarantene, lo scenario attorno al mondiale di Fayetteville riapre la porta agli specialisti del cross che si stavano già rassegnando alle briciole

Se infatti fino allo scorso anno Van Aert, Van der Poel e Pidcock avevano avuto bisogno di qualche gara di adattamento, quest’anno la fase di rodaggio è parsa ben più rapida e la cosa non ha mancato di suscitare riflessioni fra i colleghi, che pure gareggiavano già da due mesi. Da quando la stagione su strada era ancora in corso: il 10 ottobre si è corsa la prima Coppa del mondo negli Stati Unici, mentre Tadej Pogacar vinceva il Lombardia, una settimana dopo la vittoria di Colbrelli a Roubaix. Se a ciò si aggiunge che, proprio per aver iniziato così presto, le Feste di fine anno coincidono con un calo degli specialisti, ecco spiegata la frustrazione dell’ambiente.

Adrie Van der Poel (qui ai mondiali 1988) ha parlato della poca attività estiva dei crossisti
Adrie Van der Poel (qui ai mondiali 1988) ha parlato della poca attività estiva dei crossisti

Provocazione Van der Poel

Al danno si è aggiunta di recente la beffa, almeno dal loro punto di vista. Sposando un parere che aveva già trovato cittadinanza su bici.PRO dopo la gara di Vermiglio, Adrie Van der Poel, padre di Mathieu, ha parlato dell’attività degli specialisti del cross.

«Dovrebbero avere un programma su strada più consistente in estate – ha detto – per migliorare contro Wout e Mathieu nel ciclocross. Non è misurandosi contro i dilettanti su strada ad agosto che potranno gareggiare in inverno contro questi due».

I crossisti puri si dedicano quasi esclusivamente alla loro disciplina per sei mesi all’anno, tra settembre e febbraio. Raramente compaiono nelle gare su strada in estate. Corrono tutti con squadre continentali, il cui budget è quasi interamente dedicato al ciclocross e il cui calendario è evidentemente limitato.

Iserbyt è realista: sbagliato cercare lo scontro diretto
Iserbyt è realista: sbagliato cercare lo scontro diretto

La risposta di Iserbyt

Letto il parere di VdP senior, Iserbyt ha voluto rispondere, sentendosi forse preso di mira.

«Basterebbe che Adrie Van der Poel – ha detto – guardasse l’altro suo figlio (David, ndr) che si sta godendo un buon programma su strada con la Alpecin-Fenix, senza avere lo stesso livello di Wout e Mathieu. Devi sapere dove sei nella gerarchia. Non ho aspettato che Wout o Mathieu raccogliessero vittorie, altrimenti oggi il mio bilancio sarebbe a zero. Conosco il loro livello, è ben al di sopra di quello di Nys o Stybar ai loro tempi. All’inizio della mia carriera il mio sogno era batterli, ma ora ho capito che non aveva senso. Meglio vincere cinque gare senza di loro che due contro di loro. L’ho fatto due volte la scorsa stagione e anche Aerts ha battuto Mathieu, ma tutti si sono dimenticati di lui. Sappiamo tutti che quando tornano al ciclocross, inizia un’altra stagione. Se mi metto a seguirli, rischio di esplodere. Tanto vale riuscire a conquistare un posto d’onore per continuare a prendere punti in Coppa del mondo».

Nys Thibau Sven
Sven Nys con suo figlio Thibau, campione europeo U23 a Trento 2021
Nys Thibau Sven
Sven Nys con suo figlio Thibau, campione europeo U23 a Trento 2021

Nys rassegnato

E’ infatti innegabile che, al netto di ogni possibile osservazione, a fare la differenza sia il talento naturale di Van Aert e Van der Poel, con Pidcock in rapida ascesa. Per anni campioni come Sven Nys, Niels Albert o Erwin Vervecken sono rimasti padroni dell’inverno, oggi la tendenza si è completamente invertita. Forse solo il tre volte campione del mondo Zdenek Stybar era riuscito prima di loro ad avere un buon livello anche su strada, perdendo però le sue potenzialità nel cross. E la conferma viene proprio da Sven Nys, campione di tre mondiali, 13 Superprestige e tre Coppe del mondo e ora tecnico di Aerts e Van der Haar.

«Hanno raggiunto una tale perfezione – ha ammesso – da costringere gli altri a porsi obiettivi realistici. Se corrono come Wout durante i suoi primi due ciclocross, rischiamo di vivere un periodo natalizio senza vittorie».

Bart Wellens, vincitore di due mondiali, parla di motori evidentemente più potenti
Bart Wellens, vincitore di due mondiali, parla di motori evidentemente più potenti

Più cavalli e gomme nuove

Alla frustrazione sportiva, par di capire che si sommi anche quella finanziaria. Se infatti i tre stradisti ottengono rimborsi a quattro zeri, i ciclocrossisti puri sono costretti a mettere in fila quasi tutte le prove del calendario per ottenere un reddito accettabile. Per questo la comunicazione dello stop di Van der Poel ha spento i suoi tifosi, ma ha ridato il sorriso ai protagonisti della scena invernale.

«E’ come in Formula Uno – ha detto Bart Wellens, ex star del cross a Het Nieuwsblad – se arriva qualcuno con cinque cavalli in più e le gomme nuove. Non serve essere grandi esperti di automobilismo per capire che avrà un enorme vantaggio».

Ma a volte anche le monoposto più veloci si inceppano. Al ritmo di impegni e prestazioni cui si sottopongono quei due, c’è da augurarsi che siano sempre in salute. Altrimenti anche il recupero dal più banale infortunio diventa un calvario.

Vdp Heusden Zolder

VDP affonda a Heusden-Zolder: giornataccia o peggio?

28.12.2021
4 min
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Se la vittoria a Dendermonde aveva esaltato i tifosi di Van Aert, quella di Heusden-Zolder nella tappa del Superprestige li ha estasiati. In Coppa del mondo Van der Poel aveva incassato 49” di ritardo, ma almeno per oltre metà gara era rimasto al suo livello. Nella sfida dell’autodromo (dove lo scorso anno l’olandese aveva rifilato al rivale una sonora sconfitta), il confronto è durato appena due giri, poi Van Aert ha aperto il gas e la gara è diventata per lui una cronometro, per l’acerrimo rivale un calvario.

Le telecamere (la gara era senza pubblico per le disposizioni anti-Covid, quindi l’apporto televisivo era essenziale) si sono soffermate più sull’olandese, che nel finale del terzo giro ha impostato male una salita perdendo di colpo il treno dei principali inseguitori, da Pidcock a Iserbyt, da Van Kessel a Hermans. Da lì in poi Van der Poel è andato alla deriva, perdendo manciate di secondi a ogni tornata, finché alla fine del 6° dei 9 giri previsti ha deciso di averne abbastanza. Un rapido dietrofront, veloce cambio di abiti al camper e via verso casa, non parlando con nessuno, neanche della sua squadra.

Zolder Van der Poel 2021
Van der Poel con la maglia sporcata dal fango: una scivolata frutto della stanchezza fisica e mentale?
Zolder Van der Poel 2021
Van der Poel con la maglia sporcata dal fango: una scivolata frutto della stanchezza fisica e mentale?

Il mistero della (eventuale) caduta

L’Alpecin Fenix ha naturalmente cercato di gettare acqua sul fuoco: «Semplicemente una giornata storta» hanno scritto sui social e parlando con chi gli è più vicino si è avuta la sensazione di dichiarazioni più di circostanza che altro: «Mathieu era partito con tutta la voglia di far bene – ha spiegato il suo manager Christoph Roodhooft – forse è caduto in quella salita, ma era già lontano da Van Aert, ha ripreso ma poi non l’ho visto più».

Dal padre Adrie si è saputo qualcosa in più: «Non credo sia caduto, almeno guardando la maglia non sembrava che quelle macchie fossero frutto di uno scivolone. Il ginocchio sta meglio, la schiena si fa ancora sentire, io credo che vista la situazione non abbia voluto correre rischi. Mancano 5 settimane al mondiale, c’è tutto il tempo per raddrizzare il timone e arrivare in porto, intanto giovedì a Loenhout sarà un’altra gara e un’altra storia».

Van Aert Zolder 2021
Quinta vittoria stagionale per Van Aert, che ha preceduto Pidcock e Iserbyt di 1’04”
Van Aert Zolder 2021
Quinta vittoria stagionale per Van Aert, che ha preceduto Pidcock e Iserbyt di 1’04”

VDP e le difficoltà nella corsa

Una giornata storta ci sta, ma guardando la gara qualcosa emerge. Van der Poel continua a soffrire soprattutto nei tratti a piedi, sulle salite con gradoni (che saranno un elemento importantissimo a Fayetteville) non perde solo da Van Aert ma anche dagli altri, segno di una pesantezza figlia di una condizione ancora approssimativa. Questo lo porta anche a sbagliare, come avvenuto sulla salita che gli è costata il treno degli inseguitori. Dopo Dendermonde VDP aveva detto di aver bisogno di gareggiare, forse dopo tre giorni di reset fisico ma soprattutto mentale ne sapremo di più.

Finora non abbiamo parlato del dominatore di giornata, Wout Van Aert alla sua quinta vittoria in 5 gare disputate sui prati. A fine gara il belga era davvero soddisfatto.

«Dopo il successo in Val di Sole ho continuato a lavorare bene – ha dichiarato a Het Laatste Nieuws – e questi sono gli effetti. Miglior livello di sempre? Difficile fare paragoni, anche perché prima ero più focalizzato sul ciclocross, poi ho saltato una stagione intera (il 2019, ndr) e lo scorso anno non avevo ancora ben recuperato. Credo di andar meglio ora, credo che la scelta di tirare avanti sulla linea della strada sia stata quella giusta, mettendo però di mezzo un fondamentale momento di stacco».

Pidcock Zolder 2021
Al contrario di VDP, Pidcock è sembrato rigenerato rispetto a Dendermonde, finendo secondo
Pidcock Zolder 2021
Al contrario di VDP, Pidcock è sembrato rigenerato rispetto a Dendermonde, finendo secondo

Van Aert ai mondiali, sì o no?

Sul suo rivale, Van Aert ha preferito non esprimersi: «Non posso dire che cosa gli è successo, non l’ho visto. Credo comunque che abbia bisogno di qualche altra gara per raggiungere il top».

Intanto però anche a Heusden Zolder si è continuato a parlare della sua ventilata possibilità di disertare i mondiali. «Non ho ancora deciso niente, dopo i campionati nazionali faremo il punto della situazione», ha tagliato corto il campione della Jumbo Visma. Chiaramente con una condizione simile sarebbe il favorito, con la possibilità di tornare a impattare il suo grande rivale VDP come numero di titoli Elite vinti (attualmente 4-3 per l’arancione), ma i suoi timori legati alle difficoltà di spostamento sono molto alti. A Fayetteville si dovrebbe gareggiare in presenza di pubblico, ma c’è il rischio concreto che si debba anticipare notevolmente la trasferta per esigenze sanitarie, affrontare una breve quarantena appena toccato il suolo statunitense e questo a Van Aert decisamente non va. Visto il Van Aert attuale, sarebbe davvero una beffa.

Van Aert scaccia l’incubo, ma Van der Poel è vicino

27.12.2021
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Sfogliando i giornali, stamattina Van Aert avrà la sensazione di aver scacciato un incubo. Uno a zero per lui e palla al centro. Il rientro di Van der Poel nel cross di Dendermonde per i primi giri lo ha fatto tremare, poi il primo confronto fra i due ha tenuto fede alla logica. E anche se l’olandese per mezz’ora ha corso al ritmo dell’eterno rivale, alla lunga la sua poca preparazione e la grande condizione del belga sono venute a galla. Non succedeva dal 22 novembre del 2015 che Mathieu non vincesse il cross di esordio.

Per quasi metà gara, Van der Poel ha tenuto il passo di Van Aert
Per quasi metà gara, Van der Poel ha tenuto il passo di Van Aert

«Queste statistiche sono belle – ha detto il campione del mondo – ma ovviamente prima o poi dovevano finire. Ho dovuto lasciare che l’infiammazione al ginocchio guarisse. Era proprio necessario posticipare il mio ritorno e sono felice di averlo fatto. Ed è stato necessario ricominciare più tardi, perché avevo bisogno di recuperare dopo la stagione su strada. Mi manca la resistenza. Potevo andare a un bel ritmo, ma non tenerlo sino in fondo. Nelle ultime settimane, Van Aert è stato fortissimo. Sono felice di essere riuscito a resistere così a lungo su questo percorso. Non ero male sulle parti pedalate, ma c’è ancora da lavorare».

Il gatto col topo

Di nuovo senza pubblico per il Covid e nel fango, con il solito Van der Poel minaccioso. Un incubo. Il campione belga, appena tornato dal ritiro di Girona con la Jumbo-Visma, si aspettava che il grande rivale fosse già vincente.

«Sospettavo che Mathieu sarebbe stato il mio più grande concorrente – ha raccontato – ho provato ad accelerare una prima volta e a farlo andare fuori giri, ma non ha funzionato. Allora ho rallentato un po’ e ho provato una seconda volta. Ha funzionato ed è stato divertente. Nell’ultimo quarto di gara sono stato il più forte. Curva dopo curva ho controllato il mio vantaggio. Ogni volta diventava più grande. Alla fine ho potuto prendermela comoda e non ho dovuto correre altri rischi. Ma comunque è stata una vittoria combattuta».

A testa alta

Van der Poel è schizzato avanti dalla terza fila, mentre Toon Aerts è stato il primo a forzare il ritmo. L’allievo di Sven Nys non si è voltato indietro e ha provato a fare subito corsa dura. Quando Van der Poel ha preso la sua ruota, Van Aert si è reso conto del pericolo e dopo il primo giro si è messo a spingere e ha rapidamente chiuso il buco. E per il resto della gara ha continuato a darci dentro, prendendo subito un grande vantaggio. Per fare un esempio, dopo tre giri Pidcock aveva già perso un minuto.

Poker Van Aert

Nel frattempo e per la goduria degli appassionati di lassù, è andato in scena lo sperato duello Van Aert-Van der Poel. Toon Aerts ha dovuto gradualmente piegarsi e scavare nelle riserve per stare al passo con i due, mentre alla lunga anche l’iridato è stato costretto a piegarsi.

A tre giri dalla fine il podio era già fatto. Van Aert ha potuto iniziare a festeggiare da lontano la sua quarta vittoria di stagione. Mentre Van der Poel, buono, ma non ancora eccezionale, non ha vinto al debutto per la prima volta dopo sei anni.

Subito rivincita

«Si può vedere che si è allenato duramente nelle ultime settimane» ha detto Van Aert commentando comunque la prova dell’avversario, che ha chiuso a 49 secondi e già oggi nel Superprestige di Heusden-Zolder potrebbe prendersi la rivincita. Secondo i bookmakers di lassù infatti la quinta vittoria di Van Aert non è affatto scontata, mentre l’olandese in maglia iridata, che già nella conferenza di qualche giorno fa era parso piuttosto fiducioso, guarda avanti senza ansia apparente.

«Non c’è bisogno di andare in panico – dice – sto ancora crescendo e prima dei mondiali ci sarà ancora un ritiro di preparazione. Dopo il periodo natalizio e dopo questo il periodo di lavoro, la differenza sarà grande. A Fayetteville ci sarò completamente».

Qualcuno pensa che la differenza sarà grande anche oggi. Van Aert ha raccontato ai giornalisti di lassù di non aver più spinto a tutta negli ultimi tre giri. Vedremo se oggi gli servirà dare fondo a più energie.

Ultimate Disc Young Hero, la junior ispirata dai pro’

22.12.2021
4 min
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Canyon approfondisce la sua gamma con il modello Ultimate Disc Young Hero. La bici da corsa ideata appositamente per i giovani, prende ispirazione dal Team Alpecin-Fenix di Mathieu Van der Poel. L’azienda tedesca ha infatti voluto creare un telaio specifico con misure ridotte in due taglie 3XS e XS rispettivamente per U11 e U13. Gli accorgimenti specifici sono oltre alle ruote di misura ridotta nel primo caso con le 650B, pedivelle più corte e un manubrio più stretto. Il peso è di poco sotto i 9 chili, per una bici divertente da guidare indipendentemente dal modo in cui venga usata: con la famiglia, gli amici e anche a livello competitivo.

Telaio ad hoc

Con stature più piccole, gli aspiranti ciclisti necessitano di misure che siano ad hoc per praticare in maniera sicura e serena. Il telaio in alluminio utilizzato è il modello Endurance che offre maneggevolezza e divertimento alla guida. La taglia 3XS ha un altezza consigliata per l’utilizzatore che va da 151 cm a 158 cm e monta un set di ruote da 650B. Mentre la XS ha un altezza consigliata di 158 cm a 164 cm e scorre su ruote da 700C. La Ultimate Young Hero si ispira ai professionisti anche nel suo design che riprende i colori del Team Alpecin-Fenix e il tubo orizzontale con i motivi tipici dello stile della squadra di Mathieu van der Poel.

Componenti ergonomici e performanti

Entrambe le misure sono dotate di una trasmissione Shimano Tiagra a 10 velocità con freni a disco idraulici abbinati. Il cambio utilizzato è riconosciuto per semplicità, ergonomia e facilità d’uso. Il roll-out del cambio omologato junior (5,66 m massimo) è fornito con una cassetta 18-30T e una pedivella 46/34T, entrambe di Miche. La bici monta cerchi in lega Fulcrum Racing 900 DB con copertoncini Continental GP5000 da gara con una larghezza di 28 mm. Il set di ruote garantisce un ottima reattività al mezzo anche grazie al cerchio posteriore asimmetrico che ne migliora la rigità laterale e torsionale.

Il manubrio è il Canyon H17 Ergo AL, leggero e con un design ottimizzato dal punto di vista dell’ergonomia. L’attacco manubrio abbinato è il V15, ideale per maneggevolezza e stabilità di guida. Infine la seduta è la Selle Italia Model X, leggera e confortevole per ogni terreno e distanza, abbinata al reggisela Iridium One AL

Il prezzo consultabile sul sito è di 1.199 euro. 

Canyon

Van der Poel: paura, impennate e rientro a Santo Stefano

22.12.2021
4 min
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Il ritorno di Mathieu Van der Poel nel cross avverrà domenica 26 dicembre a Dendermonde senza nessun passaggio intermedio: sarà subito la sfida a tre, contro Van Aert e Pidcock. Si salvi chi può! Il debutto previsto per sabato scorso a Rucphen è stato rinviato per la scivolata dello scorso 25 novembre a causa della quale è saltato fuori un dolore al ginocchio che gli ha impedito di svolgere la necessaria preparazione.

«Il ginocchio non fa più male – racconta l’olandese in un incontro che si è svolto ieri su Zoom – la schiena invece è ancora lì che dà fastidio e dovrò conviverci. Dopo la Roubaix sono andato un po’ in vacanza e quello stupido problema al ginocchio non ci voleva. Ero in bici con un amico nel bosco, nemmeno un allenamento, piuttosto una girata. In un tratto scivoloso a ruota davanti mi è andata via e sono caduto battendo il ginocchio sulla ghiaia. Hanno pulito la pelle e tolto alcuni lembi e ho perso subito 4 giorni di allenamento. Poi sono ripartito, per ritrovare la forma, ma dopo 5-6 giorni ho dovuto fermarmi di nuovo. Ammetto di aver avuto paura. La mia stagione di cross quest’anno sarà già breve, poteva saltare del tutto, invece adesso sembra che vada tutto bene».

Il ritorno di Van der Poel, iridato nel 2021 sulla sabbia di Ostenda, avverrà il 26 dicembre a Dendermonde (foto Alpecin)
Il ritorno di Van der Poel, iridato nel 2021 sulla sabbia di Ostenda, avverrà il 26 dicembre a Dendermonde (foto Alpecin)

Volata e impennata

Tre giorni al Natale, il ragazzino con il cappello della Alpecin in testa ha l’aspetto quasi intimidito davanti all’inconveniente, ma in alcuni bagliori dello sguardo si intuisce che non veda l’ora di rilanciarsi. I giorni del ritiro hanno portato nella Alpecin il clima giusto e c’è stato anche il tempo per giocare, come quella volata vagamente… irriverente chiusa con un’impennata (foto di apertura) per battere i ragazzi della Zwift Academy che si sono allenati con la squadra.

«Volevo giocare – ride – in realtà sono veri atleti, ciascuno con le sue caratteristiche. Sono forti in salita e comunque sono stati giorni utili per allenarsi. Ma a dire la verità, non so in che modo potrò rientrare. Io parto sempre per vincere e credo di poter seguire il livello di quelli dietro Van Aert. Lui sembra per il momento molto superiore e non penso di avere le gambe per seguirlo, anche se mi piacerebbe stupirmi di me stesso…».

Voglia di stupire

La sensazione, a guardarlo negli occhi a distanza di 1.500 chilometri, è che la sua idea sia esattamente quella di rientrare in modo prepotente, mentre dopo la neve di Vermiglio Wout si sta allenando in Spagna e Pidcock, vittorioso nella prima prova di Coppa in carriera, arriva alla sfida con la giusta ispirazione. La differenza potrebbe farla il tracciato. Lo scorso anno Dendermonde, paesone fra Gand e Bruxelles, incoronò Van Aert in un giorno di acqua e fango. Quest’anno invece il meteo parrebbe meno ostile.

«In questo caso – dice Mathieu – le cose potrebbero andare bene anche a me. Non dovrebbe essere così duro, ma i percorsi cambiano. Potrebbero aver deciso di renderlo meno veloce e più scorbutico, ma se potessi scegliere io al momento lo preferirei pedalabile e con dei tratti tecnici. In Belgio ultimamente li disegnano con troppe curve che impediscono di fare velocità. Ma chiaramente è la mia opinione. Ho visto in televisione la gara di Besançon in Francia e mi è parsa molto bella, mentre da noi la migliore finora è stata Koksijde. La sabbia è il fondo che più mi si addice».

Al ritiro di Mallorca era presente anche l’ultimo acquisto Mareczko, qui al test del lattato (foto Alpecin)
Al ritiro di Mallorca era presente anche l’ultimo acquisto Mareczko, qui al test del lattato (foto Alpecin)

Mondiali a sorpresa

E così, dopo aver lanciato l’evidente guanto di sfida, che in parte sortirà anche l’effetto di aumentare l’incertezza tra i rivali, Van der Poel ha salutato con un cenno ai mondiali di fine gennaio a Fayetteville, negli Stati Uniti, che rappresentano il piatto forte della sua breve stagione offroad.

«I percorsi americani – annota – sono diversi dai nostri». I compagni di nazionale gli hanno raccontato che cosa hanno visto nella prima trasferta di Coppa, tuttavia l’olandese fa fatica a trovare un termine di paragone. Al momento il suo sguardo da killer è fisso sulla gara di domenica. Per le altre ci sarà tempo poi.