Rota a terra, la sua grinta no. Lorenzo quarto a San Sebastian

01.08.2021
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Anche l’ultima salita è alle spalle. Scappano in quattro verso San Sebastian ed hanno oltre un minuto di vantaggio sul gruppo. Piove, c’è nebbia… una tipica giornata basca. La discesa sta per finire, un’ultima curva a destra e due sagome schizzano via. C’è Honoré e…. nooo: Lorenzo Rota. Gli altri due Mohoric e Pawless vanno via. Il danese risale in sella come un gatto e riacciuffa i primi due. Lorenzo ci mette qualche secondo di più. Non si potrà giocare lo sprint. Arriverà 30″ dopo guardandosi il gomito sanguinante.

In tanti aspettavano un attacco di Alaphilippe, ma la Deceuninck aveva in fuga Honoré
In tanti aspettavano un attacco di Alaphilippe, ma la Deceuninck aveva in fuga Honoré

Maledetta curva

Che peccato per il corridore della Intermarché Wanty Gobert. E’ tutta la stagione che lotta come un leone, contro cadute e un recente passato non facile. Per di più al primo anno nel WorldTour. E alla fine emerge sempre.

A San Sebastian poteva davvero esserci il momento del suo riscatto. Quel colpo che manca, ma che si sente, è lì a portata di mano. E quando poi vedi che la bici di un tuo collega ti falcia magari ti crolla il mondo addosso.

«Eh – sbuffa Rota – cosa mi è passato per la testa in quel momento… non lo so, sinceramente. Eravamo tutti a tutta. Con Honoré non ho parlato, non dico che siamo amici ma ho un bel rapporto, non ho nulla da dirgli. Sono cose che succedono. Ho rivisto la scivolata e cosa dire? Sfortuna piena, una bici mi è rimbalzata addosso.

«Ho fatto il Tour e ho sofferto tanto per la caduta nella prima tappa, il problema alle costole mi ha distrutto. Almeno in Francia sono riuscito a riprendermi nell’ultima settimana e infatti sono entrato due volte nella top ten e non è facile a quel livello. Di buono c’è che essendo stato costretto a risparmiare qualcosa nei primi giorni, non sto male, ho risparmiato qualche energia e infatti adesso voglio fare bene al Giro di Polonia».

L’arrivo a tre: (da sinistra) Honoré, terzo. Powless, primo. Mohoric, secondo
L’arrivo a tre: (da sinistra) Honoré, terzo. Powless, primo. Mohoric, secondo

Costanza e picchi

L’inverno di Rota è stato costellato da qualche problemino che si portava dietro dall’anno precedente, però una volta che ha iniziato a carburare è sempre andato forte. Lo ricordiamo in fuga tutto il giorno alla Liegi (passò in testa sulla Redoute), le belle prestazioni al Giro di Svizzera. Per lui essere andato forte, comunque è arrivato quarto, non è stata un sorpresa.

«Stavo bene. Vengo da un periodo buono come un po’ tutta la stagione. Alla Sanremo ho fatto un errore. Ho preso male una rotatoria prima del Poggio, una rotatoria che tra l’altro sapevo ci fosse, la Classicissima l’ho fatta tante volte, fatto sta che dopo una buona Cipressa, dopo quella svolta dalla testa del gruppetto mi sono ritrovato in coda. E mancavano 600 metri all’attacco del Poggio. Ho rimontato, ma ormai la frittata era fatta. Poi ho fatto diversi piazzamenti tra i 15-20 e a volte è anche questione di un pizzico di fortuna in più. Mi manca un risultato ed ecco che cambia tutto. Alla fine ieri sono andato forte. Ma voglio restare concentrato. La strada buona è questa e quello di ieri voglio sia solo un punto di partenza».

Rota, pochi chilometri prima di attaccare. Era sempre stato guardingo nelle prime posizioni
Rota, pochi chilometri prima di attaccare. Era sempre stato guardingo nelle prime posizioni

Squadra compatta

Rota parla sempre, come già aveva fatto in passato, anche della squadra. Del fatto che la sua Wanty sia al primo anno nel WorldTour, che non stanno sfigurando, che piano piano crescono. 

«Ieri abbiamo dimostrato di esserci. Era una gara WorldTour e ne abbiamo messi due nei primi dieci. Abbiamo lavorato benissimo. Non siamo stati passivi.

«L’ordine era di non aspettare l’ultima salita perché bisogna essere realisti: un Alaphilippe ti stacca al 100%, poi tutto può succedere ma di base è così. Ho visto dei movimenti nella penultima salita e ho attaccato anche io. E siamo andati via di forza, credetemi l’avevamo fatta a tutta. Ce la siamo guadagnata a colpi di pedale. E lo dimostra il fatto che abbiamo continuato a guadagnare anche dopo la salita. 

«C’era Piva in ammiraglia. Cosa mi ha detto? Che sfortuna…».

Per Rota una buona stagione, adesso ci vuole l’acuto
Per Rota una buona stagione, adesso ci vuole l’acuto

Un pensierino all’Europeo

Dicevamo Giro di Polonia nell’immediato futuro di Lorenzo Rota. Ci va con convinzione e condizione.

«Sì, dai. Alla fine ho solo un gomito un po’ gonfio. Un paio di giorni e dovrebbe passare tutto. Sono  fiducioso. L’importante è che non si sia rotto niente. Sì, adesso vado in Polonia e poi quando rientro ci sono gli Europei. Non nego che mi piacerebbe molto essere preso in considerazione per questo evento. Se non altro perché io abito a Rovereto, si corre sulle sulle strade di casa mia. Il percorso lo conosco benissimo. Ci tengo molto».

Se a parole Rota non lancia messaggi alla nazionale, potrà farlo a colpi di pedale sulle strade polacche. E sinceramente ne saremmo felici. Seguiamo questo ragazzo dai tempi degli Under 23. Era il 2015. Vinse il Giro delle Pesche Nettarine all’ultima tappa, quando tutto sembrava definito. Lui attaccò contro ogni pronostico ed ebbe la meglio. Quello spirito c’è ancora…