Cavendish all’Astana, come lavora verso Giro e Tour?

17.03.2023
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Mark Cavendish è sempre Mark Cavendish. L’ex campione del mondo da quest’anno è approdato all’Astana Qazaqstan e ci è arrivato molto tardi. Mancavano pochi giorni a gennaio e forse anche per questo ancora non lo abbiamo visto super in palla.

Stefano Zanini, uno dei diesse della squadra kazaka, ci aveva detto di aver trovato un corridore volenteroso, ben disposto verso i compagni e soprattutto un vero leader. Ma dal punto di vista atletico e della preparazione come sta Cav? Come ci si dovrà lavorare? Ne abbiamo parlato con Maurizio Mazzoleni, che del team turchese, è invece il preparatore.

Maurizio Mazzoleni coach dell’Astana Qazaqstan, ci ha spiegato come sta lavorando con Cav
Maurizio Mazzoleni coach dell’Astana Qazaqstan, ci ha spiegato come sta lavorando con Cav
Maurizio, come hai trovato Cavendish? Quali sono state le prime impressioni?

Prima di tutto ho trovato un grande uomo, l’atleta già lo si conosceva. E se Mark in carriera ha raggiunto certi risultati è perché ha costruito tanto sotto ogni punto di vista e tutto ciò si percepisce in squadra. Lo emana sul bus quando, per esempio, parla di come ci si avvicina ad una volata. Anche a San Benedetto del Tronto ha dato dei consigli importantissimi al nostro velocista più giovane, Syritsa. Quando parla traspare una cosa, una cosa che dico sempre ai giovani.

Di che si tratta?

Della passione per questo sport. Il ciclismo è uno sport di fatica e senza il filo conduttore della passione nell’arco di tutta una carriera difficilmente si può raggiungere il tipo di risultati che ha raccolto Mark. Quello della passione pertanto è il primo aspetto che mi ha colpito di lui. Poi chiaramente vogliamo ottenere dei risultati sportivi.

E tu preparatore come ti stai organizzando per coglierli?

C’è un percorso che stiamo intraprendendo. Diciamo che siamo partiti con “i lavori in corso”, visto che Mark è entrato nel team a fine dicembre, ma abbiamo ben in mente come fare il nostro avvicinamento al periodo clou, che potrà essere anche il Giro d’Italia e non solo il Tour de France. Tornare a vincere e nelle grandi corse a tappe è il primo obiettivo e poi c’è chiaramente quello particolare del record di tappe al Tour de France.

Cavendish (classe 1985) è arrivato in Astana quest’anno. Punta al record assoluto di vittorie al Tour
Cavendish (classe 1985) è arrivato in Astana quest’anno. Punta al record assoluto di vittorie al Tour
Cavendish è pro’ da oltre 15 anni, ha un bagaglio enorme di esperienza, ma un preparatore che come te si ritrova in questa situazione come fa? Va a riprendere tutta la sua “cartella clinica” del passato, tutto ciò che faceva? Perché immaginiamo che con un atleta di quasi 38 anni non si possa partire ex novo…

Siamo molto attenti nel cercare di capire come questo atleta, già di alto livello, lavorava in passato. L’allenatore deve fare un passo indietro. E’ lui che deve capire come l’atleta ha lavorato e come ha ottenuto quei successi. In tal senso c’è stata molta condivisone di queste informazioni. Abbiamo parlato parecchio. Ma soprattutto abbiamo cercato di condividere il programma d’allenamento con l’atleta stesso. Si valuta tutto e si prosegue su una strada condivisa, andando ad apportare quello che secondo noi può dargli dei benefici a questo punto della sua carriera.

Anche l’allenatore dunque “impara” qualcosa?

Sicuro! L’allenatore dovrebbe sempre avere questa tipologia di approccio con un atleta. C’è sempre da imparare. Bisognerebbe applicare le nuove metodologie con i metodi di lavoro che sono stati affinati nel corso degli ultimi anni.

Andiamo più sul tecnico: state lavorando anche sull’intensità?

In questo momento no, anche perché Mark è in una fase particolare. Siamo nel bel mezzo di molte corse: Oman, UAE, Tirreno Adriatico, Milano-Torino e poi Sanremo, le classiche del Belgio. In tutto ciò le dinamiche di lavoro devono combaciare con le corse e con le fasi di recupero… che tanti sottovalutano, ma sono un pilastro dell’allenamento. 

Cavendish a tutta sui muri di Osimo, uno sforzo che sapeva molto di “fuorigiri programmato”
Cavendish a tutta sui muri di Osimo, uno sforzo che sapeva molto di “fuorigiri programmato”
Nella tappa dei muri, sul penultimo passaggio abbiamo visto Cavendish veramente a tutta: a bocca aperta e in punta di sella. Aveva tenuto molto più di altri velocisti che invece si erano già staccati. Chiaramente era anche un “allenamento”, tanto più che il giorno dopo a San Benedetto c’era un arrivo adatto a lui…

Abbiamo cercato di gestire al meglio la parte di salita. Sono dinamiche che i velocisti più esperti come lui sanno interpretare: a volte per finire la tappa nel tempo massimo, altre per calibrare lo sforzo in vista di obiettivi futuri.

Siamo in piena fase di gare, ma da quando è con te ed è casa, ha cambiato per esempio il numero degli sprint da fare? Magari prima ne faceva 10 a settimana, ora ne fa di più? Di meno?

Non si tratta di numero di volate, ma di intensità di lavori che possono essere variati continuamente in base alla situazione che si vuole andare a ricercare. Non c’è un numero fisso di sprint. Tante volte si pensa a tabelle pre-impostate o pre-organizzate, ma il futuro – e il presente direi – delle tabelle di allenamento del ciclismo moderno sono la modulazione in base alla quotidianità. 

Un ultima domanda sul peso: in apparenza non sembra tiratissimo. E’ così o è una sensazione?

E’ una sensazione. In base ai parametri che abbiamo, Mark è in linea con il suo peso. E poi il peso del velocista non va considerato in base alla percentuale di massa grassa come per lo scalatore, che se non raggiunge quelle determinate percentuali è meno prestativo. Semmai si valuta la sua forza. Ma ripeto, conoscendo lo storico della dell’atleta, non ci sono particolari problemi dal punto di vista del peso.

Zanini al lavoro: nasce il treno Astana per Cavendish

21.02.2023
4 min
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«Era la prima volta che lavoravo con “Cav” e ho avuto un’ottima impressione. L’ho visto davvero come un leader». Stefano Zanini, storico direttore sportivo dell’Astana Qazaqstan entra subito nel merito parlando di Mark Cavendish.

Il grandissimo sprinter inglese, tra l’altro campione nazionale in carica, è approdato quest’anno al team kazako. Team che non ha mai avuto un velocista così importante nel peso della squadra stessa. Senza Lopez e senza Nibali, un corridore così rischia di delineare i connotati della squadra stessa.

L’obiettivo principale, oltre che correre e fare bene, è prendersi il record assoluto di tappe vinte al Tour de France, che al momento condivide con Eddy Merckx: 34 vittorie.

Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi storici dell’Astana Qazaqstan: è col team kazako dal 2013
Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi storici dell’Astana: è col team kazako dal 2013
Stefano, cosa ti è sembrato di Cavendish all’Astana?

Come detto è la prima volta che ci lavoro. Ho trovato un leader nei modi, nel modo di rapportarsi con i compagni. Si è subito integrato. In ritiro l’ho visto effettivamente poco, giusto un paio di giorni, ma in Oman ci sono stato di più. Mark ti coinvolge.

Sa fare squadra, dunque.

Sì, sì, parla… Per esempio nella prima tappa dell’Oman ha raccolto la squadra e ha spiegato ai ragazzi come fare per lo sprint, cosa voleva. «Facciamo così, facciamo “colà”»… E in effetti non avevo mai visto un’Astana così unita ai 200 metri dall’arrivo. Bello! E l’ho visto coinvolto anche in altre tappe: ha dato il suo contributo per Lutsenko e Tejada.

Descriviamo meglio quel “così, colà”.

In Oman aveva stabili due uomini per il suo “treno”, chiamiamolo così: Fedorov e Laas. Gli ha detto che gli dovevano essere vicini per davvero e gli ha spiegato come dovevano comportarsi nel finale. Per esempio: se diceva destra una volta, si dovevano spostare a destra di un metro. Se lo diceva due volte, di due metri… E la cosa bella è che loro lo hanno fatto e lui gli ha dato fiducia. Mark si fidava, li seguiva. In riunione gli diceva: «Tu fai così che io ti seguo».

Cav si è ben ambientato. Eccolo scherzare con Tejada, uno dei leader per la generale in Oman (foto Instagram)
Cav si è ben ambientato. Eccolo scherzare con Tejada, uno dei leader per la generale in Oman (foto Instagram)
Beh, in effetti è bello! Sono tecnicismi che da fuori non si vedono…

E poi sai, se lo dice un campione come lui, cosa fai: non lo ascolti? Il palmares conta.

Ieri è iniziato il UAE Tour e prima eravate stati in Oman, avete lavorato sul treno magari prima dell’Oman?

No, non c’è stato modo. Abbiamo soprattutto parlato. E sono rimasto stupito di come poi sia andata in corsa. Da quel che ho visto è uno stimolo per i ragazzi. Per chi deve svolgere un certo lavoro ha una determinata motivazione.

E quindi come sarà il treno che vedremo? Avete un’idea?

Al UAE Tour ci sono Bol, Gruzdev e Martinelli che vanno ad aggiungersi a Laas e Fedorov, presenti invece in Oman.  E sono già cinque nomi. Fedorov è colui che allunga il gruppo: ha una “trenata” davvero importante. Poi ci sono anche Gidich e Syritsa, il ragazzo nuovo che abbiamo preso – ha una potenza impressionante – che sono veloci e potrebbero fare l’ultimo uomo.

Siete voi che decidete la posizione dei corridori nel treno o è Cavendish?

Lo si farà insieme man mano che passeranno le corse da qui al Tour (a tal proposito ieri Vinokourov ha lasciato una porta aperta anche per il Giro, ndr). L’importante è fare delle prove ogni volta che ce ne sarà occasione, anche sbagliando. E al UAE Tour ci sono già occasioni importanti (Ieri Cavendish è entrato assieme a Cees Bol nel ventaglio che ha deciso la corsa, piazzandosi terzo in volata, ndr).

Cees Bol porta fuori Cavendish nel finale della tappa di ieri al UAE Tour. Secondo Zanini, anche Fedorov può svolgere bene questo ruolo
Bol porta fuori Cavendish nel finale della tappa di ieri al UAE Tour. Secondo Zanini, anche Fedorov può svolgere bene questo ruolo
Stefano Zanini è stato un ottimo velocista e un grandioso apripista: gli sarebbe piaciuta una situazione così, scortare un campione quale Cav?

Eh, mi sarebbe piaciuto. E lo dico perché, ripeto, ho notato un’Astana ma vista prima. Avrei avuto belle possibilità con lui. Io ho lavorato con Minali, Steels, Boonen e qualcosa anche con McEwen e loro si sono sempre fidati di me. Per chi ricopre questo ruolo è uno stimolo importante per fare bene il tuo mestiere e dare tutto in gara. In diverse interviste Steels ha detto: «Quando sono in volata con Zazà, chiudo gli occhi e mi lascio portare da lui».

E secondo te Cavendish conosce il passato del suo direttore sportivo?

Boh, credo di sì! Però io non gliel’ho detto. Se posso do un consiglio, ma non sto lì a dire: «Io facevo così, o così».

Qual è quindi il segreto per un buon treno?

La fiducia, soprattutto nell’ultimo uomo. E per questo ho detto che è importante lavorare insieme. Il capitano, il velocista non deve avere mai l’intenzione di saltare su qualche altra ruota.

Modolo: la nuova vita e i ricordi di una carriera

05.02.2023
8 min
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Quando qualcosa finisce, lascia un senso di vuoto dentro di noi. Ci si ritrova un po’ spaesati davanti a situazioni che prima non avremmo immaginato. Se la tua vita è sempre ruotata intorno alla bici e due pedali, quando te li tolgono fai fatica a ricalibrare il tempo. Sacha Modolo si è trovato in questa situazione: l’ultima gara è stato il Giro del Veneto e poi da lì è iniziata una nuova vita. 

«Devo ancora abituarmi ai nuovi ritmi – ci racconta – sono cambiati e parecchio. La vita dello sportivo aveva un obiettivo, ti alzavi per allenarti e tutte le mattine andavi a guardare il meteo fuori dalla finestra per capire se potevi uscire in bici o meno. Avevo una spinta motivazionale, ora ne sto cercando una nuova. La mattina non ho più la bici, ma porto la bambina all’asilo. Poi torno e do una mano a mia moglie in casa».

Il trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionisti
Il trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionisti

Hobby e passioni

In questi primi giorni di febbraio, dove la primavera ha fatto incursione riscaldando le giornate, si respira un clima diverso, quasi investiti da un’inaspettata vitalità. Nel frattempo Modolo cerca di ritagliarsi il suo spazio in questo mondo senza bici. 

«Ho un piccolo garage, dove tengo delle Lambrette e delle Vespe d’epoca – mentre Modolo parla sua figlia sotto si fa sentire – ogni tanto mi metto al lavoro su qualche motore. Il mio migliore amico, che è anche il mio testimone di nozze, ha già un’attività avviata e pensavamo di fare qualcosa insieme con le moto e le auto d’epoca. E’ un mercato che ha tanta richiesta, soprattutto all’estero. Per il momento, però, collaboro con Marco Piccioli e Massimiliano Mori, i miei due procuratori. Mi hanno fatto una proposta e ho deciso di provare. Mi sono dato un anno di tempo per capire se questo mondo mi interessa, anche se, devo ammettere che mi piacerebbe fare qualcosa legato ai giovani ciclisti della mia zona (Conegliano, ndr). 

«Nel ciclismo moderno ci sono poche squadre italiane e i giovani fanno fatica a entrare nel mondo dei professionisti. Le WorldTour sono tutte straniere e tendono a premiare i corridori locali, come da noi ai tempi facevano Lampre e Liquigas. Pensate che nel 2010 nella sola zona di Treviso eravamo 15 professionisti, tra i quali Ballan, ultimo campione del mondo. Ora sono tre: Vendrame, Cimolai e Gandin, arrivato quest’anno in Corratec».

Nuova vita

Il ciclismo per Modolo ha rappresentato gran parte della sua vita e ora che non c’è più il trevigiano ha più tempo per dedicarsi ad altro. La passione per le due ruote rimane, anche se motorizzate.

«L’ultima uscita in bici – ci confida – l’ho fatta alla vigilia di Natale, dopo un mese che non la toccavo. E’ stata dura mentalmente, dopo una vita dedicata al professionismo mi mancava la motivazione. Si è trattata di una passeggiata praticamente. Sono uscito anche sabato scorso, ma ho fatto due orette con dei amici amatori. Siamo andati a prendere un caffè al bar. Continuo a coltivare, anche con maggiore impegno, la passione per le moto. Se ho qualche ora libera preferisco passarla così, questa passione mi ha aiutato a staccare la spina appena smesso con il ciclismo.

«Avevo una mia visione del ciclismo, quasi non vedevo l’ora di smettere, ma quando arriva il momento pensi che uno o due anni in più li avresti fatti volentieri. Sono parte di un gruppo di enduristi e mi diverto molto, dopo una vita a spingere due ruote ora sono loro che spingono me. Abbiamo in mente anche qualche gita, magari in Umbria, vedremo. L’enduro è bello, mi ritrovo a percorrere parte dei sentieri che facevo in mtb, fare qualche salita sterrata senza fars è divertente». 

Il podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra Gatto
Il podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra Gatto

Un viaggio nei ricordi

Sacha ultimamente sta rivivendo tramite foto alcune delle sue vittorie, il trevigiano è passato professionista nel 2010. Di acqua sotto i ponti ne è passata ed in tredici anni di carriera di cose ne sono successe, così Modolo ci guida nei suoi ricordi. 

«La prima vittoria me la ricordo benissimo – dice – ero in Cina, è quella che mi ha sbloccato ed è arrivata al secondo anno di professionismo. Da lì in poi in quella stagione ho vinto altre nove corse. Nel mio primo anno da corridore ero arrivato quarto alla Milano-Sanremo ed ero finito sotto i riflettori. Non ero abituato ed ho fatto un anno senza vincere, quel successo in Cina è stato davvero molto importante.

«In quella stagione (2011, ndr) ho vinto la Coppa Agostoni – continua – forse la corsa più importante che ho portato a casa quell’anno. Il percorso era molto duro con il Ghisallo e tenere su quelle rampe è stato difficile. La volata nel gruppetto me la ricordo bene: non riuscivo a trovare spazio così mi sono appoggiato ad Oscar Gatto. Secondo arrivò Simone Ponzi con il quale ho corso due anni alla Zalf. E’ bello quando cresci insieme tra i dilettanti e poi ti ritrovi a battagliare in una corsa professionistica».

Le battaglie con i big

Sacha Modolo ha avuto tra i suoi rivali grandi corridori del calibro di Cavendish e Sagan e qualche volta è riuscito a mettergli le ruote davanti. Un motivo di grande orgoglio e soddisfazione per lui che è sempre rimasto con i piedi per terra. 

«La corsa era il Tour de San Luis – ricorda Sacha – e la prima tappa arrivai secondo alle spalle di Cavendish, alla seconda volata sono riuscito ad impormi. Era uno dei primi anni che lavoravo con Rossato, mi sono trovato subito bene con lui. Quell’inverno, ricordo che andavamo due volte a settimana in pista e avevo sentito subito la differenza. La vittoria in Argentina ne è una grande testimonianza, perché mettersi dietro Cavendish ai quei tempi era difficile. Lui a fine anno era sempre in doppia cifra abbondante con le vittorie.

«La stagione successiva (il 2014, ndr) iniziai di nuovo forte con due primi posti in Spagna e una tappa alla Volta Ao Algarve. Uno dei successi più belli della stagione è arrivato alla Tre Giorni di De Panne, alla seconda tappa riuscì a battere in volata Demare e Kristoff. Mentre la vittoria più bella di quell’anno è arrivata al Giro di Svizzera, nella quinta tappa, che finiva in cima ad uno strappetto, ad esterno curva ho passato Sagan. Mi sentivo molto bene e uno degli obiettivi della stagione era provare a prendere la maglia gialla al Tour. La prima tappa, ad Harrogate, era prevista una volata. Purtroppo arrivai in Inghilterra, si partiva da lì quell’anno, con la febbre. Feci di tutto per recuperare ma al secondo giorno dovetti andare a casa».

Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017
Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017

La vittoria di “casa”

Nel palmares di Modolo si contano anche due tappe al Giro d’Italia, entrambe raccolte nel 2015. La prima al Lido di Jesolo e la seconda a Lugano. 

«L’emozione più bella – dice con una lieve flessione della voce – è quella del Lido di Jesolo (in foto di apertura, ndr). Correvo in casa e volevo fare bene, solo che la mattina mi sveglio e piove, per di più le temperature non erano nemmeno troppo bonarie. Mi ricordo che ero parecchio infastidito, io con freddo e pioggia facevo prima a rimanere in pullman – ride – però quel giorno pescai una grande prestazione. Avevo la fortuna di trovarmi nel treno due uomini come Ferrari e Richeze che mi hanno pilotato benissimo. E’ la vittoria che tutti da queste parti si ricordano. Ogni tanto quando sono in giro, qualcuno la menziona ancora».

Modolo Vuelta Espana 2021
Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin
Modolo Vuelta Espana 2021
Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin

Il grande cambiamento

Non è un caso che le vittorie raccontate dallo stesso Modolo siano arrivate tutte nello stesso periodo. Il ciclismo era molto diverso, nelle ultime stagioni c’è stato un bel cambiamento ed anche il trevigiano dice la sua

«Era un ciclismo più abbordabile – replica – avevamo molto meno stress, lo ha detto anche lo stesso Sagan pochi giorni fa quando ha annunciato il ritiro. La stagione finiva ad ottobre e per un paio di mesi potevi rimanere tranquillo. Quando sentivamo che alcune squadre facevano già i ritiri a dicembre si rimaneva un po’ perplessi. Ora è la normalità. Ricordo che nell’inverno nel quale sono passato professionista era caduta una grande nevicata e per una settimana non ero riuscito ad allenarmi. Andavo a passeggiare lungo il Piave con altri corridori, ma vivevamo la cosa senza tensione. Adesso appena fa due giorni di pioggia, i corridori prenotano per le Canarie e ci rimangono due mesi tra ritiri individuali e di squadra. Il ciclismo è cambiato, ma è anche giusto che sia così. Solo che è successo tutto quando ero già over 30 ed è difficile poi adattarsi. Noi della generazione nata tra il 1987 e il 1990 abbiamo subito tanto questa cosa.

«Personalmente mi sono accorto di questo cambiamento quando ero in Alpecin, non ero abituato ad essere monitorato tutto il giorno. I risultati arrivano perché è un metodo più efficace, ma anche molto stressante. Non mi va di fare la parte del vecchio – ride – ma qualche anno fa se ti ritiravi in corsa non lo veniva a sapere nessuno. Adesso si ha una lente puntata addosso, costantemente, e i social non aiutano. I giovani sono abituati e, a mio modo di vedere, anche per questo sono avvantaggiati. E’ un ciclismo più veloce».

La Wilier Filante SLR di Cavendish nel dettaglio

25.01.2023
5 min
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Mark Cavendish e Astana Qazaqstan Team: un binomio che è diventato ufficiale qualche giorno fa e che abbraccia in modo importante anche Wilier. Per il campione britannico c’è una Filante SLR “quasi” pronta per gareggiare.

Abbiamo chiesto al suo meccanico, Gabriele Tosello, di argomentarci le scelte tecniche del corridore e di entrare nei dettagli della bici di Cav.

Durante il ritiro in Spagna con i compagni (@Team Astana-Wilier)
Durante il ritiro in Spagna con i compagni (@Team Astana-Wilier)
Come si è approcciato con voi meccanici?

Decisamente molto tranquillo ed è stato parecchio tempo con noi per capire le particolarità dei materiali a disposizione. Un atleta del genere lo assecondi e lo ascolti.

Per Cavendish ci sarà la Filante?

Si, ci sarà una Wilier Filante SLR, anche se arrivando all’ultimo secondo l’ufficialità dell’ingaggio di Cavendish, al corridore è stata fornita anche una Zero SLR. Per noi è stata una scelta obbligata, ma anche strategica, perché era fondamentale che iniziasse a far la gamba su una bici Wilier. Durante il secondo ritiro spagnolo, quello che è iniziato dopo le feste, gli è stata fornita una Filante SLR standard, nella taglia small e con il manubrio integrato che abbiamo noi in Astana, che poi è quello Wilier full carbon: 130 millimetri di lunghezza e 40 di larghezza.

Ruote Corima e trasmissione Dura-Ace (foto Team Astana-Wilier)
Ruote Corima e trasmissione Dura-Ace (foto Team Astana-Wilier)
Ha avanzato delle richieste particolari?

Da subito il comando sprinter da velocista per la trasmissione elettronica, quello che viene inserito alle spalle dello shifter e nella piega del manubrio. Mi ha colpito inoltre una sua richiesta, che potrei definire in controtendenza, ovvero un manubrio con la larghezza maggiore, rispetto a quella attuale, di 42 centimetri. Oggi i corridori vogliono delle pieghe sempre più strette. E poi la sua posizione in bici, molto racing e molto caricata in avanti.

Gabriele Tosello all’opera con la preparazione di una bici da crono (foto Team Astana)
Gabriele Tosello all’opera con la preparazione di una bici da crono (foto Team Astana)
Ce la puoi descrivere?

E’ un setting quasi da triatleta. Dopo alcune prove, l’ultimo setting richiesto ha una sella molto avanzata e con il corpo completamente caricato sul movimento centrale. Ci siamo confrontati con Cavendish, ho voluto sapere, per regolarmi in primis e per capire quello che potrebbe chiedermi in futuro. Al di là delle abitudini del corridore e una posizione che usa da diverse stagioni, l’atleta ha le gambe corte e il busto allungato. Ovviamente si tratta di un campione e i risultati parlano da soli, quindi, un Cavendish deve essere accontentato nelle sue scelte e richieste.

Si nota la nuova livrea “marmorizzata” delle nuove Wilier (foto Team Astana-Wilier)
Si nota la nuova livrea “marmorizzata” delle nuove Wilier (foto Team Astana-Wilier)
Erano note le sue richieste per i telai super rigidi. Ci puoi dire qualcosa?

Direttamente non ha espresso richieste del genere. Questo non esclude il fatto che collabori a stretto contatto con Wilier per altre soluzioni delle quali non sono a conoscenza in questo momento.

Gli altri componenti della bici?

Le sue dotazioni complessive rispecchiano quelle degli altri corridori del team. Le ruote Corima di diverse altezze, prodotto che ci obbliga ad usare i tubolari. Noi abbiamo Vittoria con delle larghezze di 26 millimetri. Le pressioni che normalmente vengono utilizzate sono comprese tra le 7 e 8 atmosfere. Per le bici da gara abbiamo le trasmissioni Shimano Dura Ace complete, con il doppio plateau 54-40 anteriore. Per questa stagione avremo in dotazione bilanciere posteriore SLF Motion.

Lui viene da più stagioni con i tubeless. Ha fatto notare questo particolare?

Ne abbiamo parlato in maniera approfondita, anche a livello personale ero curioso di ascoltare il parere di un corridore di questo calibro. Si è trovato particolarmente bene con i tubeless, ma non ha espresso richieste che vanno oltre la dotazione standard del team.

Il volta spalle di Cavendish e Richeze dimenticato

20.01.2023
5 min
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«Come corridore, Mark è un campione. Però come persona mi ha deluso». Maxi Richeze parla in modo netto, con lo sguardo dritto di chi non ha cose da nascondere. Il garage dell’Hotel Del Bono di San Juan è in penombra e umido da morire, fuori c’è un vento che ti porta via. Ieri c’erano 38 gradi, oggi va un po’ meglio. Le squadre della Vuelta a San Juan sono tutte in Argentina, ieri siamo arrivati anche noi giornalisti e da oggi in avanti ogni incontro diventa lo spunto per una storia da raccontare.

Il disastro B&B Hotels

Richeze lo avevamo intercettato a metà ottobre, quando avevamo saputo che Mark Cavendish gli aveva chiesto di accompagnarlo al Tour per la sfida finale al record di Merckx. La B&B Hotels aveva fatto l’offerta giusta e attorno al campione dell’Isola di Man stava nascendo un treno per la Grande Boucle. Richeze sarebbe stato il suo ultimo uomo, Mozzato sarebbe stato uno degli uomini interessati.

Poi di colpo si è fermato tutto. La squadra si è persa nelle sue vicende finanziarie e il manager Pineau a un certo punto ha alzato le armi e liberato tutti i corridori. Un bel disastro in terra di Francia, da cui Cavendish e il suo manager Martijn Berkhout si sono messi in cerca d’altro.

Acqua prima dell’allenamento: ci sono 36 gradi, il sole picchia sodo
Acqua prima dell’allenamento: ci sono 36 gradi, il sole picchia sodo
Ci siamo lasciati che stavi andando alla B&B, mancava solo di firmare…

In realtà abbiamo firmato e fatto un primo ritiro a ottobre. Quando hanno rinviato la presentazione per la prima volta e hanno smesso di arrivare messaggi, ho pensato che forse c’era qualcosa di strano. Poi però hanno mandato l’email per fare il ritiro di dicembre e ho detto: «Vabbè, si sta sistemando». Invece è saltato tutto.

Come erano a quel punto i rapporti con Cavendish?

Erano buoni. Non ci parlavo troppo spesso, perché sapevo che era un po’ sotto stress. Gli dicevo che io c’ero e di chiamarmi quando avesse notizie. Lui mi ha sempre tenuto al corrente delle varie squadre che sentiva. Io ero ancora in Europa, sono arrivato qua prima di Natale, dopo aver visto la finale del mondiale di calcio in Qatar.

Quindi eri in Europa quando è venuta fuori la pista Astana?

Esatto. Mark mi aveva parlato dell’Astana e di una professional americana. Il giovedì ho parlato con gli americani, il venerdì sera invece mi hanno scritto sia lui sia il suo procuratore, dicendo che l’Astana tornava in prima posizione e che il giorno dopo si sarebbero messi a posto. Da lì non ho avuto più notizie, era il 16 dicembre. Mi ha scritto che mi avrebbe fatto sapere il giorno dopo, ma più niente. Lui neanche vede più i miei messaggi, il suo procuratore li vede, ma non risponde.

L’Hotel Del Bono pullula di campioni e tifosi. Evenepoel è arrivato il 12 gennaio
L’Hotel Del Bono pullula di campioni e tifosi. Evenepoel è arrivato il 12 gennaio
Erano i giorni in cui l’Astana era a Calpe. C’eravamo anche noi…

Esatto. Venerdì sera abbiamo parlato e loro domenica avevano già firmato. Erano lì e hanno smesso di darmi risposte.

Come te lo spieghi?

Non lo so. Alla fine se lui doveva andare e non riusciva a portarmi, si poteva anche capire. Me lo dici, mi dispiace, ma non sono un bambino. Avrei capito. Eravamo già a dicembre, un periodo un po’ tirato e ci stava anche che fosse preso con le sue cose, però almeno avrei voluto una chiamata. E se non aveva il coraggio per una chiamata, almeno un messaggio. Non che non mi rispondi più al telefono e neanche ai messaggi. Sono deluso…

Anche perché per questa opportunità, avevi ricominciato ad allenarti…

Sì, io avevo già deciso di smettere. E’ stato lui a motivarmi perché facessi un altro anno e per quello ho continuato ad allenarmi. 

Alla presentazione della Vuelta San Juan 2019, Richeze fra Sagan e Cavendish
Alla presentazione della Vuelta San Juan 2019, Richeze fra Sagan e Cavendish
A questo punto hai deciso che San Juan sarà la tua ultima corsa?

Visto che praticamente non rispondevano più al telefono, ho capito e sinceramente non sono neanche andato in cerca di altre squadre. Come avevo detto anche a Mark, avevo bisogno di motivazioni forti per fare un altro anno. Quella di andare con lui al Tour de France era una bella sfida, una cosa buona. Quando è sfumata, ho deciso di smettere, non volevo forzare il destino. Già era saltato il discorso con B&B. Dopo è successo questo problema con lui. Io credo nel destino, vuol dire che il Signore non voleva che continuassi a correre. Quindi, cuore in pace.

Come sei rimasto quando hai visto che l’Astana ha preso Cees Bol?

Ripeto, io non discuto la scelta tecnica. Bol è un corridore dello stesso procuratore di Mark, ma capisco Vino che magari ha voluto un velocista più giovane che può fargli risultato. La scelta ci sta, il silenzio mi è dispiaciuto.

Riuscirai a vivere questa ultima corsa serenamente?

Sereno, un po’ contento, un po’ malinconico. Perché, sai, ti passano tante cose per la testa. Tutta la vita in bicicletta, 17 anni da professionista, quindi è dura. Dici che smetti, ma quando arriva il momento… Però cercheremo di goderci questo momento con tanti amici. Ho parlato anche con il Governatore e con il Ministro dello Sport, qui dove ho iniziato la mia carriera di ciclista e dove la voglio finire. L’ho sempre detto che ci tenevo che fosse qui. C’è gente mi ha dato tanto, sia a livello affettivo come anche sportivo. Per me era importante arrivare fin qui.

Richeze ha 39 anni, è passato nel 2006 con la Bardiani. Ha vinto 38 corse ed è stato ultimo uomo dei velocisti più forti
Richeze ha 39 anni, è passato nel 2006 con la Bardiani. Ha vinto 38 corse ed è stato ultimo uomo dei velocisti più forti
Il futuro sarà qui o in Europa?

Non lo so, ancora non ho deciso. Io ho un’azienda qui, poi abbiamo anche l’azienda di famiglia, quindi voglio lavorare un po’ su quello. Mi piacerebbe molto lavorare qui, con i ragazzini in Argentina o anche qui a San Juan, visto che c’è anche il velodromo nuovo. Quello aiuterà tanto. Quindi il futuro è ancora da decidere. Per ora la bimba è in Italia con mia moglie. L’ultima volta che sono venute con me, a scuola l’hanno caricata di compiti e mia moglie ha sclerato…

Ti alleni da solo oggi?

Oggi sì. Ho un terreno a 40 chilometri da qui e vado a controllare come vanno le cose, poi mi sposto all’hotel dell’Argentina, sennò mi ammazzano (ride, ndr). Ho fatto qualche giorno in questo delle WorldTour perché mi hanno invitato, ma ora torno dai miei.

Jakobsen è davvero l’uomo più veloce del mondo?

08.01.2023
5 min
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«Se penso di essere l’uomo più veloce del mondo? Se guardi alla punta massima di velocità – dice Jakobsen – non tanti riescono a passarmi quando parto. E’ quello per cui mi alleno e per questo posso dire che hai ragione. Per contro, magari non sono il velocista più forte del mondo, visto che devo sempre lottare col tempo massimo. Funziona così: se vuoi essere il più veloce, devi soffrire in salita. E al Tour sono tutti così al massimo che ogni cosa è amplificata. Ma io sono fatto così e non voglio cambiare. Non per ora, almeno…».

Jakobsen è nato il 31 agosto 1996 a Heukelen, in Olanda. E’ pro’ dal 2018. E’ alto 1,81 e pesa 78 chili
Jakobsen è nato il 31 agosto 1996 a Heukelen, in Olanda. E’ pro’ dal 2018. E’ alto 1,81 e pesa 78 chili

Dieci anni in uno solo

E’ il pomeriggio della presentazione della Soudal-Quick Step. Il campione europeo si racconta alla vigilia del debutto alla Vuelta San Juan, in cui Evenepoel ha detto che si metterà al suo servizio.

«Per me sarebbe difficile fare il contrario – sorride – ma siccome c’è una tappa anche per lui, quel giorno saremo tutti per lui e la classifica sarà a posto».

I segni della caduta del Polonia sono ancora sul suo viso, ma la sensazione è che si possa finalmente voltare la pagina e parlare d’altro. Anche se quell’episodio continuerà a pesare per sempre sulla sua carriera, rinata lo scorso anno con 13 vittorie fra cui una tappa al Tour e l’europeo di Monaco.

«A 26 anni non sono vecchio – ammette – ma sono invecchiato di dieci anni in uno solo e ho cambiato il mio modo di vedere la vita. Il ciclismo è importante, ma gli equilibri da quel giorno sono cambiati. La mia vita, la famiglia e gli amici sono più importanti. Qualcuno con un punto di vista molto positivo, mi ha chiesto se mi sia servita. Io francamente ne avrei fatto a meno».

Il campione del mondo e il campione d’Europa affiancati sulle strade di Calpe (foto Specialized)
Il campione del mondo e il campione d’Europa affiancati sulle strade di Calpe (foto Specialized)
Tredici vittorie nel 2022, quale sarà il tuo programma?

Sarà simile all’ultimo anno. Farò la Tirreno-Adriatico invece della Parigi-Nizza, ma tutto sommato si somigliano. Dopo la Tirreno sarò nella lunga lista di tutte le corse del calendario, in attesa che si facciano le selezioni definitive. Sono anche nella lista del Fiandre, ma per quello sono in fondo.

La Sanremo?

Anche quella è una possibilità, oltre a essere un sogno, ma l’anno scorso mi è parsa troppo dura (chiuse 86° a 6’01” da Mohoric, ndr). Anche se ho avuto i migliori valori di sempre, sono stato comunque staccato. Spero di essere cresciuto ancora un po’. In questa squadra devi sempre dimostrare di essere in forma e tutto sommato penso che sia il modo più onesto di fare le cose».

Tredici a quattro: questo il bilancio di vittorie 2022 fra Jakobsen e Merlier, che da quest’anno corre con lui
Tredici a quattro: questo il bilancio di vittorie 2022 fra Jakobsen e Merlier, che da quest’anno corre con lui
Quasi tutti i velocisti in circolazione hanno un migliore rapporto con le salite… 

Per stare con i 26 che vanno via sulla Cipressa come nel 2021, dovrei trasformarmi, ma non è questa la mia priorità. Penso che il mio obiettivo resterà sempre rimanere un velocista puro. Ci sono molti esempi in passato di corridori che hanno provato a cambiare. Sono migliorati in salita, ma hanno perso velocità. Voglio puntare a corse come la Gand-Wevelgem, posso semmai lavorare per tenere su quei muri. Ma per il resto, ci sono tanti che fanno le volate e per batterli bisogna essere soprattutto veloci. Penso a Philipsen, allo stesso Van Aert, a Caleb Ewan che tornerà forte e anche a Tim Merlier, che da quest’anno corre con noi…

Un’altra convivenza difficile come quella con Cavendish l’anno scorso? Mark non prese bene l’esclusione dal Tour…

Ho capito che ha reagito così perché se guardavi solo il suo palmares e le quattro vittorie dell’anno precedente, era logico che pensasse di meritare quel posto. Ma in questa squadra, una selezione finale viene fatta solo una settimana e mezza prima del Tour. Col senno di poi, non avremmo dovuto fare quell’annuncio a gennaio. Quest’anno sapremo chi sarà il velocista numero uno dopo il primo trimestre di corse, così ha detto Patrick (Lefevere, ndr). Sia io che Tim faremo del nostro meglio in primavera. E poi ci saranno le gare che portano alla partenza del Tour. Io sono nella lista, ma non metterò la mano sul tavolo dicendo che voglio essere il primo velocista.

Secondo Jakobsen, Lefevere sbagliò a dire sin da gennaio che fosse lui il primo per il Tour al posto di Cavendish
Secondo Jakobsen, Lefevere sbagliò a dire sin da gennaio che fosse lui il primo per il Tour al posto di Cavendish
Avere accanto un ultimo uomo come Morkov è un valore aggiunto?

In realtà serve tutta la squadra. Ho fatto tanti sprint da solo, ma non lo raccomando a nessuno. Avere una squadra che ti porta al posto giusto è una sicurezza, quasi la garanzia di vincere. Ci alleniamo provando treni su treni, così che quando Morkov prende in mano la corsa, il grosso del lavoro è già fatto.

La volata perfetta?

Rettilineo largo di 400-500 metri e la squadra accanto. In realtà non è detto che sia la soluzione più sicura, perché c’è spazio per tutti e per le loro squadre, per cui è un continuo rimescolarsi. La volata perfetta è la volata sicura. Vincere è bello, ma non voglio finire ancora sull’asfalto per una vittoria.

Morkov è il migliore al mondo nel ruolo di ultimo uomo: fa spesso la differenza
Morkov è il migliore al mondo nel ruolo di ultimo uomo: fa spesso la differenza
E’ giusto avere paura?

La paura c’è sempre, se non ne hai sei avventato o stupido. Avere paura ti aiuta a restare in sella nei momenti di massima tensione.

Il via da San Juan. La Tirreno. La Sanremo. Le corse del pavé, con un occhio alla Roubaix in cui dice che gli piacerebbe aiutare i compagni. Il Tour, cercando di vincere una tappa più dello scorso anno. E poi, se la condizione sarà all’altezza, ammette che un pensierino al mondiale l’ha fatto e ne sta già parlando con i tecnici della nazionale. E’ la difesa strenua di una specializzazione quasi estinta, con la convinzione non confessata che correndo e maturando riuscirà naturalmente a perdere qualche chilo e a digerire meglio le odiate salite. E’ un libro ancora da scrivere. Te lo dice con lo sguardo limpido e la voglia di fare.

Petacchi su Cavendish: «Giusto puntare su Jakobsen»

01.11.2022
5 min
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Per Petacchi non ci sono dubbi, Cavendish è ancora un campione e chi lo dava per finito tre anni fa sbagliava di grosso. La partecipazione al Tour de France 2021 è stato un colpo di fortuna che però il britannico ha saputo sfruttare, conquistandosi il record e azzittendo parecchie persone. La sua assenza di quest’anno alla Grande Boucle è stata secondo Alejet più che giusta, mettendosi nei panni di Patrick Lefevere, ha compreso lo spazio dato al ben pagato e giovane Fabio Jakobsen

Con un 2023 fuori dall’orbita della futura Soudal-Quick Step, il bivio sul cosa fare al termine della prossima stagione sembra avvicinarsi sempre di più. Petacchi ha visto un modo totalmente diverso di interpretare le volate «Parte prima e ci prova, una volta aspettava fino all’ultimo». Se si vuole leggere tra le righe questo modus operandi di Cannonball ha tutta l’aria di essere oltre che un adattamento al fisico, un atteggiamento di chi sa che di occasioni ce ne saranno sempre meno

Alessandro Petacchi e Mark Cavendish hanno condiviso duelli e volate per anni, da compagni e avversari
Alessandro Petacchi e Mark Cavendish hanno condiviso duelli e volate per anni, da compagni e avversari
Che 2021 è stato per il tuo ex rivale Mark Cavendish?

L’anno scorso è andato al Tour perché si era ammalato Sam Bennett. La Quick Step aveva fatto questa scelta. Era stato preso dopo un 2020 in cui sembrava dovesse smettere di correre. Ha trovato questo accordo con Lefevere e secondo me ha fatto la scelta migliore. Finche è girato tutto bene. Ha avuto un 2021 motivato dove è riuscito a raccogliere grandi risultati. Si è fatto trovare pronto in buona forma e ha fatto un’ottima corsa.

Le motivazioni non gli mancavano…

E’ chiaro che lui andasse alla ricerca del record di vittorie però fondamentalmente la decisione di Lefevere si è basata su altre motivazioni e non era quello che gli interessava.

Come commenti la sua assenza al Tour di quest’anno?

Giustamente credo che una squadra che investe su un giovane che paga parecchio come Fabio Jakobsen abbia la priorità di spingerlo al massimo. Purtroppo è una ruota che gira ed è toccato a Mark rimanere a casa. Poi non so se siano lasciati in brutti rapporti o se sia stata una scelta sua o della squadra di non riconfermarlo.

L’unica vittoria di Mark Cavendish al Giro d’Italia 2022
L’unica vittoria di Mark Cavendish al Giro d’Italia 2022
Nel 2023 lo vedi ancora al Tour?

Forse vuole fare un anno per chiudere al Tour che ci può stare, perché è la gara che gli ha dato di più ed è forse probabile che finisca lì. Tutto può succedere, se dovesse andarci può voler dire anche vincere ancora. Chiaro è che oggigiorno la squadra conta molto. Il fatto di essersene andato può essere uno svantaggio in più. 

A livello mentale può averlo penalizzato il non essere presente alla Gran Boucle?

Lui spesso si fa un po’ condizionare da queste situazioni che lo demoralizzano. E magari non ha avuto la motivazione giusta per allenarsi in alcuni frangenti della stagione. E’ vero che ha vinto la metà delle corse, ma bisogna contare che nel 2021 ha vinto quattro tappe al Tour. 

Dopo un 2021 dove aveva messo a tacere ogni critica, il 2022 ha convinto di meno…

Quest’anno ha vinto cinque gare e una sola tappa al Giro d’Italia e sinceramente mi aspettavo facesse di più per come era partito. C’è da dire che è stato bravo a finirlo. L’ho incontrato al termine di una tappa e mi disse che era un Giro duro e che andavano fortissimo. Tutto sommato ha dato prova di saper resistere ancora. Era già in procinto di smettere, ma ha vinto quattro tappe al Tour e una maglia verde che lo hanno rivitalizzato. Dovrà capire cosa fare. 

Un altra poderosa vittoria di Cavendish alla Milano-Torino 2022
Un altra poderosa vittoria di Cavendish alla Milano-Torino 2022
Fisicamente come lo hai visto quest’anno?

Lo davano per finito tre anni fa, poi abbiamo visto tutti cosa è stato in grado di fare. A mio avviso quest’anno stava bene fisicamente. Ha fatto un anno più o meno sulla falsariga di quelli precedenti al 2021 in cui ha avuto qualche difficoltà più mentale.

Tu che lo hai affrontato al massimo della sua condizione, hai notato differenze nel suo modo di interpretare le volate?

Sì, addirittura mi è sembrato che partisse molto prima rispetto ai suoi standard. Una volta aspettava tanto. Invece ora magari parte anche lungo rischiando di essere rimontato. Però giustamente meglio farla e magari perderla piuttosto che non riuscire nemmeno a disputarla perché hai aspettato troppo e sei rimasto chiuso. Da quel punto di vista mi ha sorpreso. Anche nella prima tappa del Giro che ha vinto era partito lungo e ci è riuscito. Poi ci ha riprovato in qualche altra occasione ed è stato rimontato.

Nel 2014 il treno di Mark aveva un Alejet d’eccezione che tirava le volate
Nel 2014 il treno di Mark aveva un Alejet d’eccezione che tirava le volate
Pensi che sia dovuto anche ad una perdita di esplosività dovuta all’età?

Con l’età si diventa più resistenti e magari un velocista può perdere un po’ di spunto. Però diciamo che un mese di brillantezza durante l’anno lo si può trovare. Se lo trovi nel periodo giusto, si può vincere tanto. Magari vinci meno durante l’anno perché quella condizione non è sostenibile troppo a lungo. Se sei abbastanza giovane è più facile e bisogna stare anche più attenti a dosarsi. A questa età che si hanno alti e bassi, si può puntare a tornare ai massimi livelli anche per un breve periodo. 

Guai a definirlo “finito” un’altra volta…

Non posso e non dirò mai che un corridore è finito. Io avrei corso un altro anno. Quindi nella squadra giusta e con il ruolo giusto, si può fare di tutto. Io potevo anche mettermi a tirare le volate perché come caratteristiche era un ruolo che potevo fare. Lui no e secondo me è una cosa che sicuramente non farà mai, vorrà sempre correre da leader. Però è chiaro che se si accorgerà che non riesce a centrare nemmeno una volata, anche lui lo capirà. 

Arriva Cavendish e Mozzato aggiusta il tiro

20.10.2022
5 min
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Ancora poche ore e finalmente domani Luca Mozzato partirà per Capo Verde, assieme alla sua compagna Giorgia. Con loro anche Alexander Konychev e la sua Giulia per l’amicizia nata ai tempi della Dimension Data Continental guidata da Chicchi.

Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)
Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)

Mezzo e mezzo

Il 2022 che il vicentino (foto Instagram in apertura) ha appena messo in bacheca ha tanti colori vivaci e qualche sfumatura che non gli è piaciuta, dato che a inizio stagione si era riproposto di vincere e la vittoria invece gli è sfuggita. In compenso non sono mancati i piazzamenti, anche in tappe del Tour de France, sebbene fosse al debutto e non abbia mai avuto un vero treno.

«Quei piazzamenti hanno un peso – dice – ma nella mia testa l’idea era quella di vincere. Per cui l’anno è stato positivo, ma non sono riuscito a centrare l’obiettivo di partenza. Se avessi fatto il passettino che mi è riuscito sul fronte delle prestazioni, magari sarei più contento. Il fatto di essermi mosso bene in certe mischie, è perché sono le mie caratteristiche. In certe situazioni mi destreggio bene».

Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Anche tu fai fatica a definirti un velocista, giusto?

Sicuramente negli arrivi di gruppo compatto non posso giocarmela coi velocisti puri, a meno che non abbiano qualche problemino o facciano la volata poco pulita. Ma se l’arrivo è meno banale, allora io ci sono e per il prossimo anno ho già capito di dover lavorare sullo spunto e sul passare meglio le salite.

Continuerai a lavorare in pista?

Per gli uomini veloci è sicuramente un toccasana. Ti abitui a grandi velocità con rapporti diversi dai soliti e fai lavori di forza in bici che su strada non sarebbero possibili. Penso proprio che tornerò a girare, senza l’obiettivo di fare gare. E se Montichiari dovesse essere ancora chiusa, speriamo di salvarci con un meteo favorevole per trovare una pista all’aperto, oppure si valuterà di andare in trasferta.

Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Anche se manca l’annuncio ufficiale nel 2023 arriva Cavendish, che effetto ti fa?

Sicuramente ci sarà da imparare. L’aria che si respirava in squadra nella riunione che abbiamo fatto dopo la Parigi-Tours è che Mark ha un obiettivo importante. E se io sono furbo, dovrò riuscire a prendere da lui tutto quello che posso. Qualcosa potrà darmi o dirmi lui direttamente, altro starà a me capirlo, perché è uno dei corridori del gruppo col maggior bagaglio professionale. E va ancora forte, altrimenti non avrebbe vinto il campionato nazionale da solo.

Per te cambia qualcosa?

Le possibilità personali, se sarò nuovamente al Tour, sono consapevole che saranno meno. Se gli arrivi di gruppo saranno per Mark e il suo treno, io dovrò essere bravo a farmi trovare pronto nelle tappe a me più congeniali. Quindi nel prossimo Tour, ma stiamo parlando di niente visto che manca ancora tanto tempo, probabilmente farò meno piazzamenti.

Far parte di quel treno è un’opportunità?

E’ certamente un’occasione e come tale andrà vissuta. Non si può storcere il naso prima di partire, non si lavorerebbe bene. Sono dell’idea che quando si prende una decisione, si debba lavorare al 100 per cento nella stessa direzione. E questo faremo. Lavorare al 100 per cento per provare a vincere, anche se in alcune occasioni non sarò io il terminale dell’azione.

Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Che cosa rappresenta per te un corridore come Mark?

I primi ricordi che ho di lui sono del 2010-2011 quando era alla HTC. Avevo 11-12 anni, era il periodo in cui iniziavo a seguire e vivere il ciclismo. Avevo in casa giornali in cui guardavo le sue foto, per guardare la posizione e il suo stile.

In squadra dovrebbe esserci anche un tuo vicino di casa…

Ho sentito che dovrebbe esserci anche lui (sorride, ndr). La cosa strana è che sebbene io abiti nel basso Vicentino e lui quando è in Italia stia dalle parti di Marostica e Bassano, con Richeze non mi è mai capitato di allenarmi. Invece abbiamo fatto un paio di uscite d’estate a Livigno e ci siamo conosciuti un po’ meglio.

Farete un ritiro a dicembre?

Non so ancora le date, ma sì. Saranno 10 giorni a metà del mese e poi altri 10 a gennaio. E a quel punto, valuteremo in base al meteo se si potrà restare ad allenarsi a casa o sarà meglio tornare al caldo.

Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Sai già quale sarà il tuo calendario?

Ho chiesto, poi vedremo. Vorrei ripetere lo stesso di quest’anno, perché mi sono trovato bene. Un calendario di livello, restando in Europa per le prime corse. Quindi Mallorca, Valenciana, una fra Besseges e Provence. Poi le classiche e il Tour. E a quel punto si vedrà se nelle gambe è rimasto ancora qualcosa…

Mentre Mozzato finisce di chiudere la valigia e si gode il riposo, sereno anche per il contratto esteso fino al 2025, nel quadro degli scenari possibili, la B&B Hotels potrebbe avere come sponsor la città di Parigi. Dovrebbe passare dalle bici KTM alle BMC e nel treno di Cavendish, oltre a Richeze si parla dell’arrivo di uomini di esperienza dalla Groupama-FDJ e dalla Bike Exchange-Jayco. Come ha raccontato il team manager Pineau, l’ingaggio di Mark è come quello di un calciatore di gran nome. Forse per questo nel quartier generale del team da un po’ di tempo non si fa che lavorare, lavorare, lavorare…

Richeze riparte. Dove va? Non si può dire…

18.10.2022
5 min
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Maxi Richeze non farà il prossimo Giro d’Italia, ma molto probabilmente lo vedremo al Tour. E così l’argentino, che pareva avviato al ritiro, torna in gruppo per rispondere alla richiesta di un amico velocista, che in Francia vuole andarci a tutti i costi. Per orgoglio e per battere un record uguagliato l’anno scorso. E visto che a Richeze non è consentito parlare della nuova squadra fino alla prossima settimana, resteremo nel vago. Anche il post su Instagram del suo futuro capitano è stato rimosso alla svelta.

Ripescato grazie all’intervento di Matxin, al Tour of Oman 2022 aiuta Gaviria a vincere due tappe
Ripescato grazie all’intervento di Matxin, al Tour of Oman 2022 aiuta Gaviria a vincere due tappe

Pensione anticipata

A giugno la UAE Emirates lo ha mandato in pensione. A dire il vero, se non fosse stato per l’insistenza di Matxin, il contratto di Richeze non sarebbe stato rinnovato neppure per quei pochi mesi. Di fatto l’ultima corsa porta la data del 12 giugno: Elfstedenronde Brugge (in apertura il saluto di Keisse). Nel team degli Emirati, Maxi faceva l’ultimo uomo di Fernando Gaviria.

«Avrei smesso per una decisione non mia – dice – e questo un po’ mi scocciava. A metà 2021, Mauro (Gianetti, ndr) mi disse che non mi avrebbe tenuto, anche se Matxin diceva che sarei servito. Per questo non sono andato al primo ritiro. A novembre la conferma: decisione presa. Dove vado? Ho pensato che la mia carriera l’avevo già fatta e sono andato in Argentina, restando però in contatto con Matxin, con cui c’è una bella amicizia. E lui a un certo punto del nuovo anno, mi chiese se mi stessi allenando ancora, perché c’era bisogno di me». 

E’ stato Gaviria a volerlo con sé quando ha lasciato la Deceuninck-Quick Step nel 2020
E’ stato Gaviria a volerlo con sé quando ha lasciato la Deceuninck-Quick Step nel 2020

Ultimo uomo deluxe

Richeze ha 39 anni compiuti a marzo ed è professionista dal 2006, pistard lanciato da Reverberi nella allora Ceramiche Panaria. Ha vinto una decina di corse, fra cui due tappe al Giro e una allo Svizzera, ma la sua vera rivelazione è stata nei panni di ultimo uomo di velocisti come Viviani, Kittel, il giovane Jakobsen e Gaviria, che lo volle con sé quando lasciò la Quick Step per passare alla UAE.

«Così a inizio 2022 – riprende – ho firmato un contratto fino al Giro. Fernando ha vinto in Oman. Ho lavorato per Pogacar quando è servito. C’era tutto per continuare sino a fine anno. Invece a due tappe dalla fine del Giro mi hanno fatto una proposta che non ho trovato giusta. Avevano i loro motivi, non discuto, ma ho deciso di non accettare».

Alla Vuelta del 2019 ha lanciato Jakobsen alla prima vittoria di tappa a El Puig
Alla Vuelta del 2019 ha lanciato Jakobsen alla prima vittoria di tappa a El Puig
E così a giugno ti sei ritrovato a piedi. Cosa hai fatto?

Sono andato in Argentina e ho continuato ad allenarmi, facendo però anche altri sport che mi piacciono come la corsa a piedi e il nuoto. Anche perché non sapevo cosa rispondere a tutti gli amici che mi chiedevano. A luglio ho fatto un po’ di vacanze, finché è arrivata la chiamata di questo amico corridore. Sono stato contento. Per avere la possibilità di chiudere a modo mio e perché, messo tutto sulla bilancia, so di poter andare ancora forte. E così ho preso la decisione.

Come mai ha chiamato te?

Era un bel po’ che parlavamo. Abbiamo sempre corso contro, ma vedeva il mio lavoro. E finalmente adesso correremo insieme. Comunque l’anno l’ho finito con 56 corse in 5 mesi, che non sono poche. Ero un po’ stanco e questo periodo di stacco ci stava bene.

Alla presentazione della Vuelta San Juan 2019, fra Sagan e Cavendish
Alla presentazione della Vuelta San Juan 2019, fra Sagan e Cavendish
Questo corridore misterioso ha a sua volta una grande voglia di riscatto, che inverno ti aspetta per essere all’altezza?

Un inverno più intenso. Ho già iniziato da due settimane. Palestra e poca bici. La preparazione fisica va fatta bene e non voglio esagerare pedalando per trovare poi il giusto entusiasmo. Anche se devo dire che quelle settimane a pedalare senza stress in Argentina me le sono proprio godute. Non escludo di tornare a fare qualcosa in pista, per trovare il colpo di pedale e la condizione senza spremermi troppo.

Motivazioni?

Tante. Ho voglia di riscatto. Questo obiettivo mi carica molto e alla mia età ho bisogno di motivazioni forti. Far parte di questo progetto con l’obiettivo del Tour mi motiva molto.

Nella squadra in cui il corridore misterioso ha già detto di andare corre un giovane velocista italiano, che ha fatto un ottimo 2022…

Lui è forte davvero e qualche volta farà parte del nostro gruppo. Ma stanno costruendo un treno. E’ stato il mio amico a scegliere i corridori, il personale e gli allenatori. In un’intervista, il team manager ha detto che la trattativa è stata come quella per prendere un calciatore. Lui ha tanta voglia di tornare in Francia. Non gli è andato giù non esserci andato quest’anno. Abbiamo entrambi qualcosa da dimostrare.

Alla Tirreno, tirando per Pogacar. L’apporto di Richeze alla squadra non è mai venuto meno
Alla Tirreno, tirando per Pogacar. L’apporto di Richeze alla squadra non è mai venuto meno
Hai pensato a cosa farai quando dovrai appendere la bici al chiodo?

Resterò sicuramente in Europa. Ho dei progetti per lavorare con i giovani in Argentina, per poi portarli qua. Sono arrivato tanti anni fa, il vero ciclismo è in Europa. Ho faticato tanto, perché non sapevo niente. Sembrava quasi che non avessi mai corso. Abbiamo grande potenziale, serve qualcuno che apra la strada. E sono coinvolto anche nel progetto per l’inaugurazione del nuovo velodromo a San Juan, dove si faranno i mondiali del 2025. Non ci arriverò come corridore, ma sono contento di poter aiutare a organizzarli.