Mozzato: l’italiano più richiesto al Tour de France

22.07.2022
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Luca Mozzato sta correndo un Tour de France in prima linea, nelle tappe adatte a lui il corridore della B&B Hotels KTM ha centrato sempre la top 10. Un bel modo di presentarsi alla sua prima Grande Boucle, prestazioni che hanno acceso sopra la sua testa le luci dei media francesi, in particolare dell’Equipe. Il giornale sportivo di riferimento in territorio transalpino, che giornalmente dedica pagine ed approfondimenti al Tour. Chissà se un giorno il giornale rosa farà lo stesso in Italia. La speranza è l’ultima a morire. 

Il Tour di Mozzato si è aperto con il 175° posto della crono di Copenaghen, non il terreno adatto per il corridore veneto
Il Tour di Mozzato si è aperto con il 175° posto della crono di Copenaghen, non il terreno adatto per il corridore veneto

La stampa francese 

Se per Mozzato, prima di aver riscontro mediatico in Italia, si è dovuto aspettare qualche risultato incoraggiante, in Francia il nostro connazionale è stato sempre tenuto sotto “controllo”.

«La stampa francese è particolare  – racconta Luca –  c’è sempre qualcuno che prova a fare l’intervista diversa dal solito. Al posto di chiedermi della corsa mi chiede del mio passato per farsi un’idea di che persona sia. Parlo spesso con un inviato dell’Equipe, ha battezzato me ed altri due corridori: Geniets, lussemburghese della Groupama FDJ e Louvel, francese dell’Arkea. Ogni 2-3 giorni facciamo un’intervista dove ci confrontiamo sul punto della situazione. Ci chiede come va, le nostre aspettative, delusioni ed ambizioni. E’ diventato un po’ un appuntamento fisso che è bello avere soprattutto in una gara come il Tour».

Il miglior piazzamento per Luca è arrivato a Calais, sesta posizione per lui
Il miglior piazzamento per Luca è arrivato a Calais, sesta posizione per lui

Si lotta ovunque

Abbiamo visto Luca battagliare su ogni percorso nella prima settimana, dalle volate danesi fino al pavé del nord della Francia. Passando anche per gli strappi di Calais. Questo gli ha permesso di mettersi in mostra e di farsi notare da tutti, anche dal giornale più importante del Tour. 

«Arrivare al Tour e stare bene è una bella sensazione – ci dice Mozzato dall’hotel – nelle frazioni adatte alle mie caratteristiche ho fatto vedere cose buone. Se penso a quel che può mancarmi per passare dai piazzamenti alla vittoria, direi che non è facile rispondere. Nelle volate di gruppo mi manca un po’ di spunto veloce. Nei percorsi mossi riesco a tenere di più, ma sono in quel limbo dove per passare una salita o uno strappo faccio ancora un po’ troppa fatica. Il mio obiettivo momentaneamente è quello di lavorare a 360 gradi, sviluppando tutte le caratteristiche dette prima».

Mozzato è andato forte anche nella temutissima tappa del pavé, la numero cinque, decimo all’arrivo
Mozzato è andato forte anche nella temutissima tappa del pavé, la numero cinque, decimo all’arrivo

L’ostacolo Pirenei

Per Mozzato la condizione c’è e anche nelle tappe in cui si doveva “salvare” si è difeso a spada tratta. Ora sta affrontando l’ultimo ostacolo che lo separa da Parigi, i Pirenei. Salite che magari facevano meno paura delle Alpi, ma che dopo 16 tappe rappresentavano una grande incognita.

«Non avendo esperienze di altri grandi Giri – dice Mozzato – non posso parlare, ma la sensazione all’interno del gruppo è che non ci siano state tappe banali. Anche in Danimarca c’è sempre stata bagarre, tra vento e cadute può non sembrare ma abbiamo fatto le prime due settimane a mille. Nelle tappe alpine l’idea era di arrivare al traguardo risparmiando energie, ma si è fatto un ritmo altissimo, sempre».

«Ad esempio – riprende a raccontare – nella tappa dell’Alpe d’Huez con il Galibier, tutti i velocisti hanno tentato di rimanere attaccati il più possibile al gruppo, era un sali e scendi continuo con poca pianura. Abbiamo fatto solamente una quindicina di chilometri tra la Galibier e Croix de Fer). Ero un po’ preoccupato per quella frazione, perché al Delfinato ero andato a casa. I Pirenei magari sono stati più semplici ma pendeva su tutto il gruppo la grande incognita della terza settimana. Direi che mi sono difeso più che bene rimanendo sempre nel gruppetto prima di quello dei velocisti per avere un margine maggiore, guardate quel che è successo mercoledì a Jakobsen che si è salvato solo per 15 secondi. Ora si pensa alla Torre Eiffel».