Sagan a fine 2023 via dalla strada e Parigi in MTB

27.01.2023
7 min
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Sono le 22,01 del giorno del suo compleanno, quando Peter Sagan prende il microfono e subito capiamo che non è qui per un brindisi. Jan Valach ha gli occhi lucidi. Viviani nelle retrovie ha la faccia di chi sapeva tutto. Loro sapevano tutto, il resto del mondo è qui appeso alle sue parole.

Alle spalle della tenda suonano le note di La Beriso e la sua band, concerto per 15mila persone. Peter va avanti.

«Il momento è arrivato. Ho deciso che questa stagione – dice – è l’ultima nelle corse WorldTour. Non è facile dire che me ne vado dal ciclismo. Vorrei continuare a prepararmi per le Olimpiadi in mountain bike. Farò ancora corse su strada, non al livello più alto, ma per preparare le corse di mountain bike. In questo momento vorrei ringraziare tutti gli amici attorno a me per tutta la carriera, come Marosz e “Bodi”. E poi Lombardi, con Giovanni è cominciato tutto. Anche Daniel Oss, che ha preso un momento di pausa e si è separato da me solo per un po’ (il riferimento è agli anni del trentino alla BMC, ndr). Gabriele Uboldi, che è il mio custode. E vorrei dire grazie a tutti i miei sponsor e i miei dirigenti. La Liquigas. La Tinkoff. La Bora. E adesso la Total Energies…».

L’intervista del mattino

Lo avevamo intervistato al mattino e adesso tutto suona insieme beffardo e profetico. Chissà quanta fatica anche lui nel tenersi tutto dentro. Le sue parole, rilette ore dopo, suonano però come una sorta di testamento attraverso cui si colgono le sfumature della scelta.

Sono stati incerti se dirlo fino all’ultimo, in attesa che la Total Energies desse il benestare. Ma adesso che tutto sembra definitivo, quelli che sapevano possono lasciarsi andare.

«Trentatré anni, quelli di Cristo…», gli avevamo detto ridendo, augurandogli buon compleanno.

«Mi restano ancora sei o sette mesi per la croce», aveva riso a sua volta e questa risposta che più di tutte, letta ora, apriva uno spiraglio sul vero futuro.

Nel pomeriggio del suo compleanno, Sagan ha partecipato alla Vuelta Inclusiva per atleti disabili
Nel pomeriggio del suo compleanno, Sagan ha partecipato alla Vuelta Inclusiva per atleti disabili
Come va?

Bene, dai. Non cambia niente fra 32 e 33. Sveglia con 100 messaggi e solite cose. Cambia da 20 a 30, oppure da 30 a 40 e da 40 a 50. Quando avrai 50 anni, gli altri ti sembreranno più giovani.

Peter, ne ho 54!

Allora quando ne avrai 60… (ridendo, ndr). Volevo farti un complimento, li porti bene (ridendo ancora, ndr).

Ti senti un po’ speciale? Non sei mai stato uno da routine sempre uguale…

Abbiamo fatto anche noi delle lunghe giornate tutte uguali di colazione, allenamento, hotel, colazione, allenamento, hotel… Però è vero che ho fatto anche altre cose. La bici mi ha dato tanto. Con i risultati ho potuto fare delle cose che per altri non sono stati possibili e questo è bello.

Il sole argentino non fa sconti: prima del via i corridori abbondano con la protezione
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E’ cambiato tanto questo mondo da 12 anni fa?

Abbastanza. Non so se si possa dire che è più professionale o più serio. I nuovi ragazzi sono così concentrati… Si va a tutta da gennaio a ottobre, non ci sono più le gare di preparazione. Mi ricordo che quando venivamo in Argentina al Tour de San Luis, la sera si andava anche fuori, adesso non esce più nessuno. Se facevi un anno con buoni risultati, magari arrivavi alla Vuelta e potevi divertirti con i tuoi compagni o gli amici di altre squadre. Ora non succede più.

Il tuo tatuaggio è sempre più attuale, insomma…

Why so serious, proprio così.

Esiste ancora il Peter che compra l’Harley nuova e guida sotto la pioggia fino in Slovacchia?

Esiste, ma lo tengo nascosto. Scherzo, da quando è nato mio figlio, anche se la passione per le Harley Davidson e il motocross c’è sempre, non ho più toccato una moto. Sei anni. Preferisco passare il mio tempo con lui ed è presto per portarlo in giro sulla moto. Per esempio adesso prendo un camper in affitto e ce ne andiamo a dormire nella foresta. Cambiano le priorità, ma per qualche scherzo ci sono sempre. Intendiamoci, non dico che quando lui cresce, io torno sulle vecchie rotaie… (ride, ndr).

Sagan ha iniziato la stagione più tirato degli anni scorsi e già pimpante: qui secondo a Barreal
Sagan ha iniziato la stagione più tirato degli anni scorsi e già pimpante: qui secondo a Barreal
Dodici anni di professionismo, come si fa a restare sul pezzo? Aru, Moser e Dumoulin hanno smesso presto…

Dipende da cosa vuoi fare. Ad esempio con l’età ho scoperto che mi piace più allenarmi che correre, mentre prima era l’esatto contrario. Però in volata mi butto e rischio. In discesa, mi butto e rischio. Dipende da quello che vuoi dalla vita. Mi ricordo che in quei primi anni dicevo che sarei arrivato a 30 anni e avrei smesso. Oggi ne ho 33 e sono ancora qui. Nel frattempo il gruppo è cambiato, non è come prima (questo stesso concetto lo ha ribadito nell’annunciare la sua decisione, ndr).

Quanto è importante aver radunato attorno a te un gruppo di lavoro che ti segue dovunque?

Fondamentale, negli anni mi sono abituato a loro. Anche se l’anno scorso non abbiamo sempre corso insieme, perché io avevo problemi di salute, sapere di avere intorno persone di cui mi fido è importante. Avrei potuto circondarmi di corridori più forti, ma a me piace avere persone leali. Del gruppo ha fatto parte anche mio fratello Juray, che ha smesso a fine anno.

Ti dispiace non averlo più intorno?

Sono contento che abbia potuto deciderlo lui e non che lo abbiano lasciato a piedi. Andare avanti negli anni significa sforzare corpo e mente, lui evidentemente ha avuto dal ciclismo quello che poteva e ha smesso sapendo cosa fare nel futuro.

Il periodo degli acciacchi è alle spalle?

Spero che non torni più (facendo i necessari scongiuri, ndr). E’ stato un brutto periodo. Per due anni di seguito ho avuto Covid e Post Covid nel periodo invernale, in cui si costruisce la base della stagione. Per due anni sono andato alle corse partendo da zero. Non ero pronto, il metabolismo non era pronto. Soffrivo in bici, non riuscivo a fare le cose più facili. Soffrivo per qualcosa che non conoscevo e per cui neppure i medici mi davano spiegazioni, perché non lo sapevano neanche loro. Dicevano post Covid, ma non sapevano cosa significasse e come curarlo.

Campionati del mondo 2022 a Wollongong, Peter con Juraj: l’ultima corsa del fratellone
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Non deve essere stato facile…

Tanti parlano, io di solito non ascolto. Però montare in bici e avere ogni volta un dolore che non hai mai avuto è come quando hai sempre una gocciolina sul naso. Ho pensato anche che non sarei potuto andare avanti a quel modo, ma il tempo guarisce tutte le ferite e adesso mi sembra di stare bene. Devo dire che per tutto il tempo, la squadra mi è stata molto vicina, non mi hanno mai fatto pressioni.

Ti trovi bene?

Sono molto sorpreso di come si sta e aggiungo che non mi dispiacerebbe finire con loro la mia carriera (sul 2024 di Peter ci sarà da parlare proprio con Total Energies: se rimarranno Specialized e Sportful, suoi sponsor personali, non ci sono ragioni per cui lo slovacco non possa continuare e poi chiudere con la squadra francese, ndr).

A fine serata, foto ricordo con gli ex Liquigas: Viviani, Oss, Marangoni, Amadio, Sagan, Mirko Sut, Cornacchione, Marosz Hlad
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E poi c’è la squadra nella squadra, quella di Lombardi…

Visto? Sul podio l’altro giorno eravamo in tre, con Fernando e Ganna. Abbiamo un bel rapporto, scherziamo. Anche la conferenza stampa è stata da ridere, ci facevamo battute fra noi. Ci siamo guardati e abbiamo detto: che bel podio siamo…

Adesso tutto questo suona tremendamente strano. Abbiamo ancora una stagione di classiche e poi il Tour e il mondiale per vederlo all’opera. Il 2024 appare lontanissimo, avremo tutto il tempo per farci l’abitudine.