Alexander Konychev: «Sono ancora tutto da scoprire»

12.06.2021
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Alexander Konychev è al Giro di Slovenia. Il corridore del Team BikeExchange si sta lentamente ritrovando dopo un inizio di stagione a dir poco complicato. Lui fa infatti fa parte di quella ristretta schiera di coloro che il Covid lo ha preso due volte. E la seconda volta non è stata una passeggiata.

Era fine dicembre. Usciva in allenamento e non si sentiva bene. Le prime volte immaginava fosse stanchezza. Il che ci stava. Un pro’ riprende a darci sotto proprio in quel periodo, ma poi il figlio d’arte (papà Dimitri ex pro’ degli anni ’90-2000) ha capito che non era stanchezza. A quel punto è stato fermo per quasi un mese.

Konychev (classe 1998) in testa al gruppo per i suoi compagni
Konychev (classe 1998) in testa al gruppo per i suoi compagni
Alexander, partiamo dalla fine, stai correndo in Slovenia: come sta andando?

Nella prima tappa ero ero in fuga. Direi che va… Fisicamente mi sento bene. Nell’arrivo in volata della prima tappa sono stato un po’ sfortunato, ma sapete che le professional e soprattutto con le continental, che si ritrovano a correre con le WorldTour, qualcuno di loro rischia più del dovuto per mettersi in mostra e cogliere il risultato.

Cosa prevede la tua estate?

Dopo lo Slovenia farò il campionato italiano e poi andrò al Gp Lugano. Staccherò qualche giorno e salirò in altura per preparare il Polonia o la Vuelta, i programmi non sono ancora ben definiti.

E invece quest’inverno come è andata? Raccontaci di questo doppio Covid…

Ho avuto un inizio difficoltoso. Il mio obiettivo era di puntare a far bene nelle classiche di marzo. Hanno annullato anche delle gare in Spagna tra fine gennaio e febbraio che mi sarebbero state utili, ma alla fine con il Covid mi sarebbe cambiato poco. Poi sono andato alla Parigi-Nizza. E per fortuna che è stata un’edizione anomala senza freddo, senza vento, ma lì e nelle corse poi in Belgio ho sofferto molto perché per quelle gare devi essere al top e io non lo ero.

E poi hai staccato?

Poi a maggio sono stato parecchio tempo su a Livigno. Negli ultimi giorni sono arrivati anche quelli del Giro, come Nibali e Brambilla. Adesso sto meglio. Ma c’è tanto da lavorare.

Il veronese ha disputato la crono iridata U23 nel 2019 ed europea elite nel 2020
Il veronese ha disputato la crono iridata U23 nel 2019 ed europea elite nel 2020
Tanto da lavorare…

Devo capire che corridore posso essere. Mi piacciono i finali veloci e in un gruppo ridotto, posso stare in mezzo al gruppo e aiutare gli altri, posso aiutare gli sprinter come Mezgec o portare gli scalatori davanti in salita e magari tirare per loro nella prima parte.

In pratica Alexander Konyshev è un “cantiere aperto”?

Sì, per ora sono molto versatile. Come detto posso andare in fuga, aiutare gli altri. Mi devo scoprire, però una cosa di buono ce l’ho e cioè che vedo bene la corsa, guardo bene cosa accade davanti al gruppo e questo mi può aiutare. Continuerò a cercare le fughe e con un po’ di fortuna magari arriva un buon risultato.

Tu sei anche un buon cronoman stai portando avanti questa specialità?

Eh quest’anno sinceramente ci ho lavorato poco. Ho fatto i mondiali e gli europei con la maglia azzurra, ma in questa stagione di cronometro nel mio calendario ce n’erano poche. Però questo è un aspetto che mi piace e che voglio portare avanti. Magari concentrami bene sui prologhi, sulle brevi crono. In squadra abbiamo la fortuna di avere Marco Pinotti, che è ha davvero tanta esperienza.

Un piccolissimo Alexander sulle spalle di papà Dimitri durante la premiazione di un vecchio Giro
Un piccolissimo Alexander sulle spalle di papà Dimitri durante la premiazione di un vecchio Giro
A proposito di esperienza e di consigli, tu hai tuo padre…

Sì, a casa parliamo spesso di ciclismo, mi dà consigli, mi sta vicino. Ed è bello come qui allo Slovenia che siamo venuti insieme (Dimitri è uno dei diesse della Gazprom-RusVelo, anch’essa impegnata allo Slovenia ndr).

Che analogie ci sono tra te e tuo padre?

Fisicamente siamo simili. Lui per me è un grande esempio. Diciamo che fare quello che ha fatto lui sarebbe tanto. Portare questo cognome sulle spalle mi motiva.

Domanda secca: una caratteristica che vorresti ereditare da tuo padre corridore?

La classe. Anzi no, la furbizia e la scaltrezza che aveva in corsa.