Un assaggio di buona condizione alla Valenciana, poi al Gran Camiño Davide Piganzoli ha sollevato il capo e messo nel mirino la testa del gruppo. Sono arrivati il secondo posto nella cronometro, il terzo in una tappa di montagna e il secondo posto finale alle spalle di Derek Gee. Abbiamo avuto la sensazione che il valtellinese sia partito da un livello più alto, quasi che il podio al Giro dell’Emilia lo abbia lanciato verso un inverno di nuove certezze. Allo stesso modo in cui quello del Lombardia ha motivato Ciccone a fare sempre di più.
Per questo, ricordando l’intervista di fine ottobre in cui l’allenatore Giuseppe De Maria ci aveva parlato dei progressi di “Piga”, siamo tornati da lui strappandolo a un pomeriggio a dir poco impegnato. Oltre a seguire la preparazione dei suoi atleti, il varesino sta infatti lanciando l’app per la gestione dell’allenamento su cui sta lavorando da qualche anno.
«Nel tempo ho creato dei calcoli automatici – racconta – che in base al profilo di potenza dell’atleta gestiscono il carico allenante. Si chiama rightride.app e definisce per ognuno quanto si deve allenare in kilojoule e poi lo distribuisce nel tempo, facendogli fare dei periodi di carico e dei periodi di scarico. Dando quindi un valore individuale di gestione di quanto ci si alleni, che non è così scontato. Sto lavorando da cinque anni con i programmatori per portarla a termine e adesso chi si occupa della comunicazione ha fatto il primo post sui social e stiamo partendo».
Parlando di condizione, facciamo il punto su Piganzoli? Dicesti che l’inverno non sarebbe stato diverso se non nella quantità e che per diventare un corridore forte non doveva aver paura di lavorare di più. E’ andata così?
E’ andata esattamente così. Siamo partiti in maniera tranquilla a metà novembre, poi c’è stata una progressione logica di carico. Da metà dicembre, col primo ritiro, si è iniziato a lavorare in maniera importante. Ha fatto più lavoro di accumulo, tant’è che alla Valenciana è andato forte, ma non era al suo top. Infatti aspettavo il Gran Camiño con curiosità, perché teoricamente avrebbe dovuto fare uno step in più. Ha avuto due settimane di tempo per riposare e abbassare il volume totale, quindi avrebbe potuto performare meglio. Così è andata e ne siamo contenti.
Non essendo al meglio, alla Valenciana è comunque andato bene. Vuol dire che il livello di partenza è più alto dell’anno scorso?
Assolutamente, però le performance della Valenciana non corrispondevano ai numeri che avevamo visto a gennaio. Era un po’ indietro rispetto a ciò che poteva fare, ma è accaduto perché avevamo da poco finito il ritiro nel quale, come previsto, ci eravamo allenati tanto. Non avevamo puntato alla Valenciana, arrivarci bene era un passaggio, ma sapevamo che avevamo del carico di lavoro da smaltire. Quando poi è arrivato al Gran Camiño, le prestazioni sono andate anche un filino oltre le aspettative.
La differenza alla fine la fanno le motivazioni: quanto è più convinto Piga rispetto a un anno fa?
Davide ha una testa fortissima, è estremamente determinato nella sua serenità. Molla più tardi rispetto agli altri corridori, questo l’ha sempre avuto e l’ha sempre portato dentro di sé. Non è mai andato alle corse per dire: «Sono giovane, faccio quindicesimo e va bene». No, è sempre stato estremamente ambizioso. Quello che ha fatto lo scorso anno dal Lussemburgo all’Emilia ha dato la consapevolezza di poter arrivare sul podio e questa l’ha portato qualche volta a correre in maniera diversa. Come deve fare un corridore che fa risultato e non uno che cerca di salvarsi. Quando deve prendere una salita, magari adesso non si accontenta più di prenderla in venticinquesima posizione e quindi c’è un’evoluzione anche dal punto di vista della consapevolezza.
Si diceva l’anno scorso che anche la crono fosse nel mirino. Avete cambiato qualcosa nella posizione durante l’inverno?
L’estate scorsa abbiamo cambiato le pedivelle. Non prima, perché eravamo già troppo vicini al Giro. La posizione è rimasta più o meno la stessa con qualche piccolo aggiustamento. Abbiamo cambiato il manubrio, adesso c’è quello integrato fatto da Deda. E’ un cambiamento non trascurabile, perché oggi qualsiasi piccola miglioria a crono porta un vantaggio. Ma sicuramente è cambiata la sua consapevolezza, il non aver paura di fare un determinato wattaggio e di conseguenza la performance continua a migliorare. La crono del Gran Camiño è un altro importante step in avanti.
Il cambio delle pedivelle, parliamone: uguali su strada e crono?
No sono diverse: 165 per la crono, 170 su strada. Potremmo accorciare anche quelle sulla bici da strada, ma il processo richiede di fare dei test, avere delle risposte e poi andare in quella direzione. Non seguiamo le mode perché lo fanno tutti, però intanto siamo già passati da 172 a 170. Cerchiamo di arrivare a fine maggio, poi magari si può affrontare il discorso, però in maniera pragmatica, non lanciandoci nel buio sperando che portino un vantaggio.
Avevi parlato di lavorare in palestra, è un proposito che avete mantenuto?
Sì certo, su quella abbiamo mantenuto più o meno lo stesso lavoro. Abbiamo fatto degli aggiustamenti, più che altro per quel che riguarda il tema posturale, per equilibrare la muscolatura dove ne aveva bisogno, ma la logica del lavoro è sempre rimasta la stessa. In palestra abbiamo anche lavorato sulla forza, più che sulla bici. Facciamo certe cose abbastanza lontano dalle competizioni.
In attesa di sapere se arriverà la WildCard del Giro, si può dire quali saranno gli obiettivi di Piganzoli fino a maggio?
Adesso innanzitutto c’è la Tirreno. Poi ci sarà il Tour of the Alps, comunque è chiaro che l’idea è di fare un bel mese maggio, che sia al Giro o da qualche altra parte. Alla Tirreno potrebbe essere allo stesso livello del Gran Camiño, forse superiore, perché la corsa a tappe è stata un carico di lavoro. Sta facendo una bella settimana di recupero, ma vedendo com’è stata la sua evoluzione, dopo un carico di lavoro il suo corpo ha risposto sempre portandolo un centimetro più avanti. Per cui potrebbe arrivare alla Tirreno più avanti, ma sarei contento che ripetesse le prestazioni fatte in Spagna.
La crono di partenza della Tirreno misura 9,9 chilometri ed è totalmente piatta: come potrebbe trovarsi Piganzoli?
Si difenderà molto bene, farà sicuramente un bel lavoro. Quando ha vinto il campionato italiano under 23 erano 38 chilometri piatti con uno strappo di un chilometro e mezzo. E’ chiaro che quando parliamo della Tirreno, non c’è neanche da fare paragoni, però la crono è nelle sue corde. Anche questa volta sono curioso. Andrò giù in Toscana proprio per seguirlo.