Tirreno show: brindano Wout e Tadej, cede Ganna

16.03.2021
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Eravamo tutti pronti a brindare con Filippo Ganna, invece la Tirreno-Adriatico ha mostrato ancora una volta il suo volto più duro. E dopo una settimana che più severa non poteva essere, anche il gigante di Verbania ha dovuto arrendersi alla condizione certamente notevole di Van Aert e alla qualità di Kung, che ha dovuto lavorare certo meno di lui nelle tappe dure. Dopo di loro, sul traguardo di San Benedetto è sfilato Tadej Pogacar, a dimostrare che quella a La Planche des Belles Filles, ancorché in salita, non fu una crono figlia del caso. Il giovane sloveno si porta così a casa la Corsa dei Due Mari, davanti a Van Aert e Landa (foto di apertura), avendo mostrato in almeno tre occasioni freddezza e padronanza da veterano. A Prati di Tivo, dove ha vinto staccando tutti. A Castelfidardo, dove ha ugualmente staccato tutti mancando solo Van der Poel. E nell’ultima crono, dove si è messo ancora alla prova arrivando quarto.

Terzo al traguardo, Ganna ha sicuramente pagato gli sforzi dei giorni scorsi
Terzo al traguardo, Ganna ha sicuramente pagato gli sforzi dei giorni scorsi

Ganna provato

Per amor di bandiera, iniziamo il nostro racconto da Ganna, che sui rulli dopo l’arrivo è parso davvero stremato, riparato con una coperta mentre girava le gambe in cerca di sollievo.

«In questa corsa – dice – ho preferito fare il mio lavoro di squadra, che è stato impegnativo. Sapevo che non sarebbe stato facile ricavare dello spazio per me, ma va bene così. Ci siamo impegnati al 100 per cento e siamo soddisfatti di quello che è venuto. Se uno dà il massimo, ha poco da recriminare».

Sceso dall’ammiraglia, Dario Cioni lo ha osservato e ha poi spiegato il perché di una giornata storta, ammesso che un terzo posto possa essere definito un risultato storto.

«La prestazione – dice – è stata comunque di alto livello. E poi la crono dopo una settimana di corsa così dura non è la prova secca. Pippo ha lavorato per la squadra, ha tirato in montagna ed è andato in fuga a Castefidardo. Sono rischi che poi si pagano, a fronte di avversari fortissimi. Kung è il campione europeo, Van Aert aveva già dimostrato la sua condizione. Era inevitabile che prima o poi la serie di vittorie finisse. Perciò ora ci riposiamo e poi andiamo alla Sanremo. Se Pippo starà bene, potrebbe fare qualcosa. Anche se, volendo anticipare, bisognerà fare i conti con questi qui che attaccano abitualmente a 50 chilometri dall’arrivo…».

Pogacar ha concluso con il 4° tempo nella crono, a 1″ dal podio. La Tirreno è sua
Per Pogacar il 4° tempo nella crono: la Tirreno è sua

Van Aert vola

La crono l’ha vinta Van Aert. Dopo Castelfidardo, il belga aveva detto di avere davanti altre due giornate in cui darsi da fare, ma quando ieri verso Lido di Fermo si è reso conto che per riprendere la fuga avrebbe dovuto dare fondo alle energie, si è messo in modalità risparmio energetico pensando alla crono.

«Questa vittoria – dice – mi dà grande fiducia per le crono dell’estate. Adesso nel mio orizzonte c’era soprattutto la Roubaix e visto che nell’inverno abbiamo cambiato materiali e bici, la mia testa era nella messa a punto della bici per il pavé. Adesso so che si può lavorare bene anche per le crono. Comunque sono molto soddisfatto. Ero venuto per mettermi alla prova e contro un Pogacar di questo livello c’era poco da fare. Mi è piaciuto molto avere la maglia di leader nei primi giorni, per cui stasera ci sarà da festeggiare. Ogni tanto è bello guardare indietro e abbiamo vissuto davvero una bella settimana. Perciò brinderemo, cercheremo di recuperare e già giovedì saremo sulla strada per la Milano-Sanremo».

Van Aert ha dimostrato la sua grande condizione vincendo la crono a 54,595 di media
Van Aert ha dimostrato la sua grande condizione vincendo la crono a 54,595 di media

Pogacar e la pressione

Pogacar con il suo aspetto da bimbo felice ha trovato il modo migliore per festeggiare il 57 esimo compleanno del suo capo Mauro Gianetti. Dice che dopo il debutto al Uae Tour, questa corsa era un altro grande obiettivo, ma che ora non gli dispiace saltare la Sanremo, perché il suo calendario è molto fitto e un po’ di tempo per recuperare ci sta bene.

«E’ così giovane. Diceva al mattino proprio Gianetti – che sarebbe troppo portarlo anche alla Sanremo. Per fare cosa, un attacco sul Poggio? I nostri obiettivi sono più avanti e lui stupisce per la lucidità con cui vede la corsa».

«Davanti a me – conferma Tadej – ci sono altre classiche, vale a dire la Freccia Vallone e poi la Liegi. Ho cominciato la stagione sperando di fare bene al Uae Tour, qui sono arrivato in buona forma e in effetti un po’ di pressione l’ho sentita. Quella dell’ambiente e quella che mi metto da solo. La vittoria di Prati di Tivo è stata bellissima, perché è stato un giorno perfetto, in un posto bellissimo e con una grande risposta delle mie gambe. E anche la crono di oggi mi rende super felice, perché era corta e veloce. Non mi stupisce che abbia vinto Van Aert e non mi stupisce che sia andato così forte per tutta la settimana. Penso che sia un grande corridore e possa essere un ottimo avversario per queste corse di una settimana».

Sesto all’arrivo, Bettiol ha disputato un’ottima cronometro
Sesto all’arrivo, Bettiol ha disputato un’ottima cronometro

Obiettivo Sanremo

Ora che la carovana della Tirreno si va disperdendo verso il Nord, le attenzioni di tutti si spostano verso la Sanremo. Il meteo annuncia il rischio di maltempo, si parla persino di neve. La Rai trasmetterà la corsa in diretta integrale, ma lo spettacolo inizierà già da giovedì, con i sopralluoghi dei team sul percorso. Sabato la stagione vivrà il primo Monumento, ma non si può certo dire che anche questa Tirreno non sia stata altrettanto monumentale.

Top Ganna Fan Club, quelli del Cinghiale

13.03.2021
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Mentre Filippo Ganna porta avanti la sua fatica alla Tirreno-Adriatico in vista della crono di San Benedetto del Tronto, i tifosi del Cinghiale nel loro idilliaco angolo di Piemonte al confine con la Svizzera fremono per poter in qualche modo tornare ad applaudirlo. Anche se l’ultima… mano di colore sull’Italia fa pensare che la vita per tutti i supporter del ciclismo sarà piuttosto dura.

Loro animatrice è Carlotta, sorella di Pippo, studi di Ingegneria e Architettura a Milano, la passione per la fotografia e un compagno che si chiama Matteo Sobrero, impegnato a sua volta alla Parigi-Nizza con la maglia Astana. Nella foto di apertura, ad abbracciare Filippo dopo la crono di Imola, c’è anche lei…

«Fino all’anno scorso – racconta Carlotta – era tutto molto bello. L’ultima trasferta prima del lockdown furono i mondiali in pista di Berlino. Io non andai, ma c’erano i miei genitori Marco e Daniela e un bel gruppo di amici. Prendemmo i voli e l’hotel e si partì, anche se del Covid si parlava già tanto. Insomma, finché si poteva, si andava. Alla Bernocchi e all’Agostoni, si facevano delle vere e proprie feste. La salita della Bernocchi era piena delle nostre bandiere. E poi alla festa di fine anno, c’erano tutti i tifosi che conoscono Filippo da quando era bambino…».

Le cose sono cambiate, ma l’associazione va avanti?

Deve andare avanti, anche se in modalità diversa. La cena di fine anno, ad esempio, era il modo di mettere all’asta le divise indossate da Filippo durante la stagione. Quelle più belle venivano venduti a prezzi più importanti e il ricavato andava al reparto di Oncologia dell’Ospedale di Verbania.

Quest’anno avete rinfrescato il merchandising, giusto?

Ci sono arrivati gli scatoloni con felpe e mascherine. E poi ci sarà un completo da bici, prodotto da Castelli, che però viene realizzato solo su ordinazione, per evitare che poi ci restino in casa taglie che nessuno vuole. Si può preordinare fino al 15 marzo, lunedì. Si possono ordinare sul nostro account Facebook, oppure anche mandando una mail all’indirizzo del Top Ganna Fan Club. In caso di pre ordine, il completo costa 150 euro invece di 190 (acconto di 50 euro) e con l’acquisto ci si garantisce anche l’iscrizione al club.

Quanta parte ha Filippo in questa organizzazione?

Dal punto di vista pratico, non tantissimo, anche perché lo vediamo davvero poco. Però condivide tutte le nostre iniziative con i suoi social. E il risultato è che abbiamo richieste di iscrizione persino dal Messico. Voi lo vedete un ciclista in Messico che pedala con un cinghiale sulla schiena? E poi c’è il belga delle cartoline…

Famosissimo! Chi è il belga delle cartoline?

Un tale che vuole le cartoline firmate da Filippo ogni volta che vengono fatte. Non chiede una spedizione all’anno, ne vuole una ogni volta che esce un nuovo set di cartoline e lui le firma.

Adesso che si è messo a correre alla garibaldina quanto aumenteranno i suoi fan?

Si sta divertendo. Come a Camigliatello. Laggiù corse come quando era allievo, che partiva e lasciava tutti lì. E nostra mamma era meno preoccupata, perché almeno non stava in gruppo…

Ganna, siluro tra il deserto e i grattacieli dell’UAE Tour

22.02.2021
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Nella pianura più totale degli Emirati Arabi Uniti, Filippo Ganna mette a segno la terza vittoria stagionale e l’ottava cronometro di fila.

La sua maglia di campione del mondo è sfrecciata tra dune e grattacieli, rispettando così i pronostici e mettendo tutti in riga nei 13 chilometri dell’anello di Hudayriyat Island.

I ventagli nella prima tappa dell’UAE Tour 2021
I ventagli nella prima tappa dell’UAE Tour 2021

Fuori dai ventagli

Ieri il vento l’aveva fatta da padrone assoluto, caratterizzando la corsa sin dal chilometro zero. Il vento e la sabbia sferzavano il gruppo che per alcune fasi di corsa era diviso in ben cinque drappelli. I migliori, quasi tutti, erano in quello di testa. Poi dietro si sono ricompattati, ma quei 22 davanti sono riusciti a scappare e a guadagnare quasi 8’30” sul resto del plotone.

E in questo “resto” oltre a Froome e Nibali c’era anche Filippo Ganna. E vista come è andata oggi viene persino un po’ di rammarico per non essere riuscito a prendere il ventaglio migliore: oggi sarebbe stato anche leader della generale. Ma quando scappa… scappa! Ganna si era fermato per motivi fisiologici, come lui stesso ha ammesso.

Copertoncini e 58×11

Oggi le condizioni erano decisamente migliori. Dal vento teso della prima tappa si è passati ad una brezza man mano sempre più forte, ma non così forte da influenzare le scelte tecniche. Pertanto, tutti hanno optato per gli assetti più tradizionali: lenticolare dietro e profilo alto davanti.

«Confermo – dice Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos-Grenadiers – che Filippo ha utilizzato una bici pressoché identica a quella della passata stagione. Cambiava solo la colorazione. I due unici modelli dorati della Bolide li custodiscono gelosamente Fausto Pinarello e Pippo stesso. Il rapporto utilizzato oggi è stato il 58×11, il 60 non avrebbe avuto senso anche perché il vento non mancava. Le gomme? Erano copertoncini: 25 millimetri al posteriore e 23 all’anteriore».

Tadej Pogacar in rosso un anno dopo…
Tadej Pogacar in rosso un anno dopo…

Un metronomo

Ganna non ha mai messo in discussione la sua vittoria. Dopo la ricognizione del mattino, Pippo ha curato i dettagli. Body Castelli con apertura interna per mettere il numero sulla schiena senza che questo prendesse aria (soluzione adottata anche in pista), copriscarpa aderenti, casco Kask Bambino con coda aero e i colori dell’iride.

Già dopo il primo intermedio, posto esattamente a metà percorso, Pippo vantava 7” sullo svizzero Stefan Bissegger. Il piemontese era un metronomo e continuava a guadagnare anche dopo il “giro di boa”. Al traguardo i secondi sullo svizzero (bravissimo anche lui) erano 14”, mentre si dilatavano i distacchi sugli altri.

Chi teneva nella prima parte, con vento più contrario, pagava nella seconda, dove invece era anche un po’ a favore. Pensate che la media finale di Ganna è stata di 55,981, ma all’intermedio era di 51,885, il che significa che nella seconda parte Pippo ha pedalato ben oltre i 60 all’ora (530 i watt medi della tappa).

Cattaneo è terzo nella generale dopo due tappe
Cattaneo è terzo nella generale dopo due tappe

E Cattaneo c’è…

«Non è mai facile vincere una cronometro – ha detto Ganna a fine tappa – anche se la fai con buone gambe e grande concentrazione. Per fortuna oggi il mio corpo era pronto per questo sforzo. È un risultato fantastico per me e per il team. Era la mia prima crono all’UAE Tour ed è stato un po’ strano guidare nel deserto, senza contare che farlo a 56 all’ora non era facile. Ma oggi sono davvero felice».

Se l’iridato della Ineos-Grenadiers sorride non è da meno il folletto “di casa”, Tadej Pogacar. Il portacolori della Uae, infatti, si prende la maglia rossa di leader della classifica generale. Lo sloveno tutto sommato si difende alla grande contro Pippo e rifila 5” ad Almeida. Il duello tra i due si fa così subito interessante, tanto più in vista dell’arrivo in salita di domani, verso Jebel Hafeet. Su questo traguardo l’anno scorso si arrivò due volte. Nella prima vinse Adam Yates (davanti a Pogacar) e nella seconda trionfò proprio Tadej.

Oltre a Ganna, un’altra nota positiva per noi italiani è l’undicesima piazza di Mattia Cattaneo, che è anche terzo nella generale e la tappa di domani a lui potrebbe sorridere.

Simone Consonni casco Kask

Kask, gli… elmetti magici dei quartetti azzurri

17.02.2021
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Nella recente visita al velodromo di Montichiari abbiamo notato l’attenzione che riservano ai loro caschi i ragazzi della nazionale italiana su pista. Per capire come nascano e vengano sviluppati questi tipi di caschi abbiamo parlato con Luca Viano, Direttore prodotto di Kask. Il marchio italiano è fornitore ufficiale della nazionale italiana su pista.

Si parte dal meglio

Progettare e sviluppare dei caschi che devono fornire la massima efficienza aerodinamica richiede una serie di studi molto approfonditi e complessi.
«La storia di Kask è un po’ particolare – esordisce così Luca Viano – sin dall’inizio abbiamo sempre collaborato con quello che era il Team Sky e che oggi è l’Ineos. Questo per noi ha voluto dire collaborare con i corridori e anche con i partner tecnici della squadra, che sono stati molti. A partire da British Cycling per poi passare a Jaguar fino a oggi con Mercedes. Detto questo, per sviluppare un casco da cronometro o da pista si parte dallo studiare cosa di meglio c’è sul mercato o a livello di prototipi e si vanno a cercare i punti da migliorare».

Elia Viviani con casco Kask bambino Pro Evo
Elia Viviani mentre indossa il Kask Bambino Pro Evo
Elia Viviani con casco Kask bambino Pro Evo
Elia Viviani mentre indossa il Kask Bambino Pro Evo con la coda lunga

In galleria del vento

La collaborazione con una squadra di primissimo livello come la Ineos Grenadiers ha certamente portato una seri di vantaggi.
«Negli ultimi anni abbiamo sempre sviluppato insieme a ogni singolo atleta – ci spiega Viano – utilizzando la galleria del vento e la scansione completa del corridore mentre è in bicicletta».

Il lavoro in galleria del vento risulta sempre molto importante: «Facciamo delle simulazioni con il vento che proviene da diverse direzioni e con l’atleta che assume diverse posizioni in bici. Ovviamente ci sono quelli che stanno più in una posizione e altri che si muovono maggiormente e anche questo fattore deve essere considerato ai fini dell’efficienza aerodinamica. Alla fine, tutte le variabili vengono bilanciate e si va capire quanto può essere diminuito il drag per quel singolo corridore».

Kask Bambino Pro
Il casco Bambino Pro con la coda corta
Kask Bambino Pro
Il casco Bambino Pro con la coda corta, nato dalle caratteristiche di Froome

Coda lunga o corta?

Le caratteristiche fisiche e la tenuta in posizione di ogni atleta vanno ad influire sulle scelte tecniche da prendere per sviluppare un casco.
«I ragazzi della nazionale italiana su pista hanno delle caratteristiche diverse – ci dice Luca Viano – per capire meglio quanto le peculiarità di ogni atleta influiscano sullo sviluppo di un casco faccio l’esempio di Froome. Lui è uno che durante le cronometro guarda molto verso il basso e muove la testa. Da queste sue caratteristiche è nato il casco Bambino Pro con una coda tronca, perché una coda lunga avrebbe fatto da freno. Invece Thomas e Ganna, che vengono dalla pista e hanno una posizione più stabile e duratura, conviene che usino il Bambino Pro Evo con la coda più lunga».

Ma quanto incide la lunghezza del casco sull’aerodinamica?

«La coda più lunga aiuta ad attaccare il flusso d’aria il più possibile alla schiena e questo migliora l’aerodinamica, ma se si muove molto la testa mentre si pedala agisce come un freno».

Attenzione ai dettagli

Entrando nello specifico dei caschi usati dagli atleti della nazionale italiana Luca Viano ci ha detto che: «I ragazzi usano il Bambino Pro Evo, quello con la coda più lunga, che offre il profilo alare migliore ed è più vantaggioso. Bisogna pensare che le prove in pista durano pochi minuti e quindi gli atleti stanno stabilmente in posizione aerodinamica».

E poi ci sono i marginal gains.
«I caschi che vengono usati in pista sono gli stessi usati nelle cronometro su strada o nel triathlon – ci dice – però, per ricercare la massima prestazione, vengono rimossi i fori frontali di ventilazione, che a livello aerodinamico portano qualche disturbo. Ovviamente questa operazione non viene fatta per le prove su strada dove il corridore deve affrontare sforzi più lunghi».

Kask Mistral
Il Mistral ha una larghezza maggiore
Kask Mistral
Il Mistral ha una larghezza maggiore che si sposa meglio con i corridori con le spalle larghe

Un casco per gli australiani

Kask collabora anche con la nazionale australiana su pista e anche da questa partnership è nato un casco specifico.
«Il casco Mistral è nato dal fatto che gli atleti australiani hanno mediamente delle spalle più larghe – ci spiega Viano – questo vuol dire che hanno un impatto con l’aria differente. Questa caratteristica ci ha portato a sviluppare un casco che ha una parte frontale più larga e permette di creare un corpo unico con il profilo dell’atleta. In questo modo si è reso più lineare il flusso d’aria. Il Mistral è adatto anche alle prove di triathlon meno tortuose, anche perché spesso i triatleti hanno una larghezza delle spalle maggiore rispetto ai ciclisti»

Ganna guida il quartetto azzurro
Filippo Ganna guida il trenino azzurro
Ganna guida il quartetto azzurro
Filippo Ganna guida il trenino azzurro. Tutti i componenti usano lo stesso casco

Prove diverse, stesso casco

Per finire abbiamo chiesto se c’è differenza fra il casco usato nel quartetto da quello dell’inseguimento individuale.
«In realtà non ci sono differenze, nel senso che usano lo stesso casco in entrambe le prove. Nel quartetto sono molto importanti l’ordine e i tempi delle tirate e si cerca di lavorare molto sulle caratteristiche delle persone per fare in modo che siano il più omogenee possibile. D’altronde quando Ganna è davanti a tirare, dovrebbe avere un tipo di casco, mentre quando sta in scia dovrebbe averne un altro. Ma questo non è possibile, quindi lui utilizza lo stesso della prova individuale con cui ha il massimo vantaggio aerodinamico».

Malori studia Ganna: prendiamo appunti…

11.02.2021
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Da un fuoriclasse della crono all’altro, immaginiamo di sfogliare le foto di Ganna con Adriano Malori, che di cronometro e posizionamento in sella ne sa ormai parecchio (il suo 58×11.it è ormai un riferimento). E qualche giorno fa ha mandato al campione del mondo un messaggio, dopo la vittoria nella cronometro all’Etoile de Besseges, il cui contenuto sveleremo poi…

La testa incassata nelle spalle chiude il buco fra le mani e la faccia
La testa incassata nelle spalle chiude il buco fra le mani e la faccia
Cosa si può dire dell’assetto di Ganna sulla Bolide?

E’ una posizione che conosco a memoria. E’ lampante il fatto che la bici sia costruita sul suo fisico e non viceversa. Ha un bel fuorisella, il telaio è compatto e confortevole, si vede che il manubrio è su misura. La distanza tra i gomiti non è troppo larga e i tubi delle protesi corrono lungo gli avambracci. Da applausi.

La bici costruita su di lui?

Il tronco è parallelo alla strada e fra il tricipite e il busto c’è un angolo retto, perfetto per comfort e aerodinamica. Si vede che le misure della bici sono state riportate sulle sue. Io avevo materiale diverso, con attacco e manubrio standard cui dovevo adattarmi. Il manubrio di Pippo guarda in su e quasi chiude lo spazio frontale. Fu un’intuizione di Rohan Dennis.

Quale?

Tenere le protesi verso l’alto, per chiudere il buco tra le mani e la faccia. La posizione di Ullrich, che aveva gli avambracci orizzontali e gli appoggi in basso, non rende più. L’aerodinamica cambia come le metodiche di allenamento. Migliorano le gallerie del vento, migliorano i sensori e migliorano quelli che ci lavorano.

Cos’è quella polvere bianche che ha sulle mani?

Una sostanza tipo gesso, che impedisce alle mani di scivolare quando sono sudate. Come vedete, Ganna non usa i guanti e nemmeno il nastro manubrio.

La posizione del collo è perfetta ed è certamente frutto di lavoro specifico
La posizione del collo è certamente frutto di lavoro specifico
Sulla bici da crono si deve essere comodi?

Nel 2014 andai a Silverstone, nella galleria del vento di Mercedes Amg, quella in cui testano i modellini. Lì lavora Simon Smart, l’ingegnere che ha progettato le ruote Enve. In quel posto erano passati tutti i più forti di allora, per cui avevano un bel quadro d’insieme. E lui mi ha alzato le protesi e sistemato gli appoggi in modo che riuscissi a tenere la testa più incassata. Poi mi disse la famosa frase per cui «in aerodinamica conta essere stretti, non bassi». E aggiunse che il miglioramento in galleria sarebbe stato minimo, ma che messo così ero in una posizione più confortevole e sarei riuscito a spingere meglio.

Ebbe ragione lui?

Dopo una settimana vinsi la crono della Tirreno a San Benedetto del Tronto, battendo Cancellara, Wiggins, Martin, Dumoulin e Dowsett.

Bici costruita su di lui, ma lo stesso per starci comodi serve una bella elasticità, giusto?

Soprattutto della schiena. Io ad esempio iniziai a fare stretching, che fu una parte importante della mia crescita. Sempre per i consigli di Smart, dovevo allenarmi a stare in posizione ogni volta che salivo sulla bici da crono, anche se andavo piano. In questo modo in gara ti viene automatico incassare la testa nelle spalle e non sprechi energie pensando alla posizione. In una crono ci sono milioni di fattori da tenere in considerazione. Le curve. Le buche. Il vento. Quanto spingi. Non devi avere anche il pensiero di mantenere l’assetto. Ma Filippo su queste cose lavora da sempre, lo vedi che si è costruito per tenere quella posizione sin da ragazzino, sin dalla pista.

Senza guanti e senza nastro sul manubrio realizzato su misura
Senza guanti e senza nastro sul manubrio su misura
Esatto, diciamo che non è un lavoro di pochi mesi…

Faccio l’esempio di Hamilton in Formula Uno. E’ il migliore in mano ai migliori. Si deve riconoscere gran parte del merito al gruppo di lavoro di Sky, oggi Ineos. Da quando è andato lì c’è stato un cambio di motore. Anche per il mio secondo posto di Richmond nel 2015 una grossa componente la si deve alla squadra, la Movistar.

Tornando alle foto, è davvero bello vedere come un atleta così grande abbia una simile efficienza aerodinamica…

In pianura o comunque ad alta velocità, il peso non è influente come in salita. Un cronoman piccolo, come ad esempio Castroviejo, può essere il più aerodinamico al mondo, ma non avrà mai la potenza di Ganna. Non esiste posizione che possa colmare una differenza di 80 watt. Però a questo punto mi piacerebbe fare una precisazione…

Secondo Malori, va bene che ci sia qualche salita nella crono, ma non che si debba cambiare bici
Va bene qualche salita, ma non da cambiare bici
Si accomodi…

Va bene che in una crono ci sia qualche salita. Ma vedere il ciclista che cambia la bici perché c’è l’arrivo in salita, per me è una boiata. Detto questo, il vero specialista deve abituarsi a usare la bici da crono anche in salita, perché è comunque dimostrabile che se non scendi sotto i 36 di media, hai ancora vantaggi a usarla. Se il percorso è veloce, la bici aerodinamica ti garantisce un aumento della velocità esponenziale rispetto ai vantaggi di una bici leggera in salita.

La foto laterale di Pippo fa sembrare sciolta anche la posizione del collo.

Riesce a tenere il busto parallelo alla strada e il collo è incassato a guardare in avanti. Ovvio che si tratti di una posizione innaturale, ma anche quello si allena, con i giusti esercizi di stretching. Al riguardo credo che anche il casco sia fatto su misura, come già Kask fece per Wiggins. C’è solo un difetto nel Ganna a crono di quest’anno, lo so che sembra brutto dirlo, ma nessuno è perfetto e ho dovuto proprio scrivergli quel messaggio…

Che cosa gli hai scritto?

Che la bici dorata del Giro era bellissima, mentre quella nera non gli si addice. A me piacciono i colori… ignoranti e quell’oro era splendido. Pippo si merita una fuoriserie. E’ grandissimo, ma è sempre rimasto umile. E spero davvero che rimanga così.

Una risata di cuore, l’appuntamento alla prossima volta. E la sensazione di un’esperienza vastissima che meriterebbe ben altra valorizzazione.

Un giorno da Ganna su strade da Liegi

07.02.2021
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«Con i miei occhiali – sembra dirgli Puccio nella foto di apertura, dopo la tappa che sembrava una Liegi – ti vengono i superpoteri, forse dovrei farteli pagare».

Li tengo ancora per un giorno, pensa invece Ganna, guardando il libro della corsa: oggi c’è la crono. E se non ci pensa lui, di sicuro l’avrà fatto Matteo Tosatto, che guida il team Ineos Grenadiers all’Etoile de Besseges e la sua mano si vede. Le coincidenze non esistono, basta rileggere la storia recente della squadra, dal Giro in avanti. Basta leggere le parole di Tosatto e poi quelle di Moscon. E basta sentire Ganna…

«L’obiettivo era stare vicino a Kwiatkowski e aiutarlo – ha detto Pippo – ma abbiamo visto che c’era la possibilità di andare in fuga e Kwiato ha detto: “Ok, senza problemi”. Ho mantenuto la motivazione per arrivare al traguardo e negli ultimi 10 chilometri ho preferito andare da solo per non dover rispondere a tutti quegli scatti. Al traguardo ero davvero contento».

Perché tirare? Meglio andare via. E infatti Ganna si infila nella fuga. Un’altra borraccia e via
E infatti Ganna si infila nella fuga. Un’altra borraccia e via

Occhiali bianchi

Bastava guardarlo in faccia. In realtà sarebbe bastato guardarlo in faccia al mattino, con il ghigno da furbino dietro gli occhiali bianchi rubati all’amico Puccio. Li aveva usati anche al Giro nelle tappe in cui c’era da far fatica, dai Laghi di Cancano fino anche a Sestriere, come se guardando il mondo con gli occhi del gregario più forte, anche la fatica fosse meno scomoda. Su quel percorso da piccola Liegi sarebbero serviti.

La guerra degli scatti lo snerva, meglio andarsene
La guerra degli scatti lo snerva, meglio andarsene

Nibali cresce

Il raduno di partenza a Rousson aveva tinte diverse. Quella opaca della Bora-Hansgrohe che aveva appena ricevuto la notizia di Sagan positivo al Covid. E quella di un timido ottimismo alla Trek-Segafredo, con Nibali in crescita giorno dopo giorno.

«La tappa di ieri – diceva andando alla partenza – era l’ideale per una fuga. Ho fatto un paio di allunghi per portare via la fuga, anche se poi non ci siamo riusciti. E’ la prima corsa della stagione, c’è sempre il dubbio di come potrai stare, ma finora le mie condizioni sono buone e sento che sto diventando più forte giorno dopo giorno».

Da solo al traguardo: Ganna a Saint Siffret, come a Camigliatello Silano
Ganna da solo, come a Camigliatello Silano

Il tocco del Toso

La tappa che avrebbe portato a Saint Siffret era una piccola Liegi, senza neanche un metro di pianura. E quando un tecnico esperto come Tosatto vede simili altimetrie, avendone incontrate certamente tante in vita sua, sa che la cosa migliore è lasciar lavorare gli altri. Del resto, Kwiatkowski non aveva niente da difendere, se non un quarto posto in classifica a 48 secondi da Wellens. E allora piuttosto che tenergli attorno la squadra, se qualcuno avesse avuto la chance di andarsene, avrebbero lasciato volentieri ad altri il compito di tirare.

Pippo, sembrava la Liegi, guarda che bel lavoretto hai fatto: «Bello, no?»
Pippo, guarda che bel lavoretto hai fatto: «Bello, no?»

Strana crono

Oggi, con la crono dallo strano arrivo in salita, il gioco sarà diverso. Kwiato, se ne avrà, potrà lottare per vincere e recuperare il gap da Wellens. Mentre Ganna potrà mettere alla prova le sue attitudini da cronoman e l’amicizia non certo nuova con la salita. Chi lo ha seguito nei primi anni, di certi dettagli si era già accorto.

I complimenti di Thomas: al Giro non aveva potuto farglieli
I complimenti di Thomas: al Giro non aveva potuto farglieli

«In classifica sono a quasi 3 minuti – ha detto – va bene. La tappa è stata super, vedremo se con la crono riuscirò ad arrivare più vicino ai primi e se in futuro la classifica potrà essere un obiettivo, magari in una corsa con meno salite. Per il momento voglio finire bene qui».

La crono finale parte e arriva ad Ales, con percorso cittadino. Sono 10,7 chilometri con l’arrivo in salita: si sale negli ultimi 2,5 chilometri. Dislivello di 236 metri, con il tratto più duro tra il 9° e il 10° chilometro

Gilberto Simoni, Giro d'Italia 2001

Facciamo con Simoni il gioco delle parti

27.12.2020
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Prendi Simoni, mettilo seduto, assicurati che sia concentrato e chiedigli che cosa farebbe nei panni di qualcun altro. E’ un vecchio giochino giornalistico, che funziona soltanto se hai davanti l’interlocutore giusto. E Gibì è sicuramente uno dei migliori. Anche perché pur essendosi tirato fuori dal frullatore del ciclismo, dedicandosi spesso ad altro, il trentino osserva tutto. Al Giro d’Italia ha corso fra quelli delle bici elettriche, anche se a un certo punto hanno dovuto rimandarli a casa per la positività dei 17 poliziotti in moto. E così, alla vigilia dei vent’anni del suo primo Giro d’Italia (foto di apertura), gli abbiamo chiesto di giocare con noi.

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Se fossi Nibali

Che cosa faresti se fossi Nibali, a 36 anni, nella stagione in cui si ritroverà fra i piedi i ragazzini che l’hanno… schiaffeggiato al Giro?

«Difficile da dire – comincia Simoni – ma la prima cosa è che a quell’età non devi preoccuparti degli altri e puntare su te stesso. Così starei tranquillo e mi giocherei sapendo che non sarò io l’uomo faro della corsa. Tornerei a puntare sull’effetto sorpresa come quando ero giovane. Anche sul fronte della preparazione forse farei una riflessione, perché quello che andava bene a 30 anni magari adesso non vale più. Voglia di vincere ne avrei ancora tanta, ma se lo facessi vedere mi passerebbero sopra. Meglio stare accorti. Sarei sempre un riferimento, consapevole del fatto che quei ragazzini magari hanno cominciato sognando di diventare come me. Non correrei mai contro qualcuno, se non contro me stesso per superare qualche limite».

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Tadej Pogacar, un Tour vinto molto presto: il difficile inizia adesso
Tadej Pogacar, Parigi, Tour de France 2020
Pogacar, Tour a 21 anni: il difficile viene adesso

Se fossi Pogacar

Hai vinto il Tour a 21 anni e adesso che ne hai 22 sono tutti lì ad aspettarti. Cosa fai, ci credi o te la fai sotto?

«E’ un problema essere giovani adesso – dice – perché hanno cominciato ad andare forte troppo presto. Belle le soddisfazioni, belli i soldi, ma non è tutto rose e fiori. Da dilettante può anche essere divertente essere sotto i riflettori, ma ora cominci a renderti conto che non hai contro solo degli avversari, ma intere squadre, direttori sportivi che vogliono farti perdere. Nel professionismo ci sono tante invidie, meglio capirlo presto. Fra un po’ si accorgerà che qualche amico diventerà avversario. Allora se fossi in lui, mi troverei due corridori tutti miei. Compagni di squadra, di stanza, di allenamento, compagni di avventura. Gente trattata bene, che mi tenga al riparo. Finché sei ragazzo, tutti ti aiutano. Poi devi saperti gestire, perché altra gente vuole partecipare alle tue vittorie».

Chris Froome, Vuelta 2020
Froome, vita nuova alla Israel Start-Up Nation o buco nell’acqua?
Chris Froome, Vuelta 2020
Froome, ci sarà rilancio nel 2021?

Se fossi Froome

Ti sei appena ripreso da un infortunio e scopri che la tua squadra ti preferisce le forze più fresche, cosa fai?

«Bel dilemma – dice Simoni – perché Froome si è sempre chiuso in se stesso, senza lasciare capire molto di sé e sfinendosi in allenamento. Se fossi vissuto tanti anni in quella squadra, avrei addosso l’ansia dei miei compagni che sono anche i miei avversari. Saprei di aver sempre vinto essendo capitano a metà, perché al primo intoppo ne saltava fuori un altro. Secondo me tutto questo gli ha tolto tranquillità. Io non ci credo che ancora abbia tanti strascichi dell’infortunio, secondo me come tanti della sua età ha sbagliato la preparazione durante e dopo il lockdown. Comunque bisognerà vedere quali conclusioni ha tratto dalle esperienze precedenti. Se insiste a voler correre come ha fatto finora, temo che alla Israel Sart-Up Nation farà un buco nell’acqua. Se invece prova a cambiare, allora magari tira fuori qualcosa».

Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
La Federazione si occupa solo delle medaglie o sta costruendo il futuro?
Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
La Fci pensa alle medaglie o anche al futuro?

Se fossi il Presidente

Se fossi uno di quelli che si candida alla Presidenza della Federazione, che cosa faresti?

Questa volta, la prima dall’inizio del gioco, la risposta non arriva subito. Ci pensa. Il silenzio dura qualche secondo.

«Mi auguro che cambi qualcosa – parte dritto Simoni – ma qua tutti vogliono i numeri, le vittorie, le medaglie che sono il gran segreto della Federazione. Anche Cassani si preoccupa troppo delle medaglie. Ne abbiamo di forti, che andrebbero forte anche senza la Federazione. Ma dietro non c’è niente. La Fci dovrebbe eliminare la burocrazia e riscrivere certe regole, che sono più vecchie di me. Siamo allineati con gli altri sport. Nel calcio e nello sci si parla di talenti di 10 anni che quando arrivano a 15 non li ricorda più nessuno. Bisognerebbe che il Coni ci mettesse mano, lasciando che fino alle medie lo sport lo gestissero le scuole. E poi l’Uci, cui basta che paghi e puoi correre anche nelle gare WorldTour. Hanno tolto il gusto del successo per molti sponsor. Come se una squadra di prima categoria nel calcio si svegliasse un giorno e potesse giocare in serie A solo perché ha trovato lo sponsor. Tanto ormai si paga per passare e per correre, si paga per tutto. E poi basta con queste categorie. Via i dilettanti, gli under 23, le continental. Facciamo gli juniores fino alla scuola e poi tutti professionisti. Che senso ha il mondiale under 23 cui partecipano i professionisti? Se fosse ancora vivo Dante Alighieri, farebbe il girone del ciclismo, non dei ciclisti. Una bolgia in cui c’è il peggio del peggio di questo sport bellissimo. Cosa farei se fossi il presidente della federazione? Anche Roma ha dovuto bruciare perché la ricostruissero».

Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020
Ganna, come Boardman, potrebbe conquistare con i prologhi le maglia di tutti i Giri
Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020
Ganna per Simoni punti su crono, prologhi e Ora

Se fossi Ganna

Hai vinto tutte le crono e un arrivo in salita e adesso sono tutti a tirarti per la manica perché punti al Giro. Sei d’accordo?

«Se fossi Ganna – dice Simoni – andrei a leggermi la storia di Boardman e quella di Olano. Anche se Olano ha vinto una Vuelta, che poi magari… vabbè! Se fossi Ganna andrei a leggermi la storia di Chris Boardman che ha la collezione delle maglie di leader di tutte le corse a tappe. Forse gli manca quella del Giro e avrebbe dovuto provarci. Come Boardman, mi porterei a casa tutte quelle cronometro, magari come lui punterei al record dell’Ora e vedrai che prima o poi salta fuori pure un mondiale su strada adatto alle sue caratteristiche. Puntare alla classifica di un Giro? Secondo me è presto. E’ vero che ha vinto a Camigliatello, ma con una fuga da lontano. La stessa salita con il peso di una maglia addosso sarebbe un’altra cosa».

Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020

Ma per Ganna, Camigliatello vale più di Imola

22.12.2020
3 min
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Maglie, tappe, premi, le crono del Giro, Camigliatello e Imola: quest’anno Filippo Ganna non si ferma più e fa incetta di tutto quello che trova sulla sua strada o in pista. Ieri pomeriggio, il ventiquattrenne della Ineos Grenadiers ha ricevuto virtualmente (in attesa della cerimonia “reale” nella primavera del 2021) anche il premio di atleta piemontese dell’anno 2020 dal gruppo dei giornalisti sportivi dell’Ussi subalpina. Rientrato in Italia dopo il ritiro alle Canarie, il campione verbanese è tornato sulla stagione magica che l’ha visto tingersi d’iride e di rosa, oltre a contribuire da gregario alla conquista del Giro d’Italia da parte del compagno Tao Geoghegan Hart.

Una fuga magica

Tra i tanti successi ottenuti, quello scelto da Filippo però, ha un sapore speciale: «La vittoria più bella per me è stata quella di Camigliatello Silano, perché è stata la prima gara in linea che ho conquistato in carriera». Con buona pace dell’iride. Certo, a casa ne aveva già tre di maglie con quelle belle strisce, tutte arrivate dalle rassegne in pista, ma vestirne altre due ha sempre un fascino speciale, dato che trasudano storia. 

«Ovviamente, non sputo sopra alle due maglie di campione del mondo conquistate quest’anno che, da atleta piemontese, mi hanno avvicinato a un mito come Fausto Coppi – precisa immediatamente Filippo, che nella foto di apertura è proprio lanciato verso il traguardo di Camigliatello – adesso spero di continuare così anche per il 2021, sperando di toglierci altre belle soddisfazioni come queste».

Filippo Ganna, Marco Selleri, crono iridata, Imola 2020
Ganna con Marco Selleri sul podio dei mondiali di Imola
Filippo Ganna, Marco Selleri, crono iridata, Imola 2020
Per Ganna a Imola il primo iride italiano della crono

Forte di testa

Il 2020 non poteva proprio andare meglio di così. L’unico neo è stato il Covid-19 in autunno, che l’ha obbligato a saltare gli europei su pista in Bulgaria, ma Filippo preferisce pensare positivo, parola che di questi tempi ormai ha connotati quantomai ambigui.

«A livello sportivo mi do un bel 10 e lode perché più di così non saprei cosa avrei potuto fare. A livello personale, invece, devo ammettere che è stata una stagione davvero dura, perché ho dovuto rinunciare a tanti incontri con la famiglia o con la mia fidanzata. Speriamo di essere forti di testa e di andare avanti così».

Tokyo al top

L’anno che verrà, pandemia permettendo, sarà a cinque cerchi. Le date dei Giochi di Tokyo, slittate di 365 giorni, sono già segnate in rosso sul calendario.

«Sarà di sicuro un appuntamento importante – ha detto – punterò veramente forte sull’Olimpiade di Tokyo, sperando che si possa svolgere con tutti i protocolli di sicurezza. Abbiamo visto che, se si rispettano i parametri con le varie bolle che ci sono state nel ciclismo, nel calcio, nel tennis e nel volley, per esempio, gli eventi sportivi si possono fare senza intoppi. Dovremo essere resilienti e rispettosi delle regole, per riuscire a disputare le manifestazioni nel miglior modo possibile».

E poi si penserà alle medaglie: Pippo ha nelle sue corde sia quella in pista nell’inseguimento a squadre, sia quella su strada nella prova contro il tempo, sulla scia del trionfo di Imola.

Ora: sì, no, forse…

Per il record dell’Ora l’appuntamento è rimandato. O forse no. «Vedremo in futuro. Il 2021 sarà già di per sé abbastanza pieno, per cui al momento non è in programma. Se poi dovesse venire fuori come exploit estemporaneo, lo saprete a fine stagione».

Un altro sogno per il Ganna del futuro sono le classiche. «A me piacciono un po’ tutte. A partire dalla Milano-Sanremo che viene prima, passando poi alla Parigi-Roubaix. Vedremo come crescerò e come riuscirò ad approcciarmi a queste competizioni».

I tifosi azzurri già si fregano le mani.