«Siamo venuti negli Emirati per vincere una tappa – sorride dopo l’arrivo Caleb Ewan – e ne era rimasta solo una. Avevo un po’ di pressione addosso, perciò quando ho tagliato il traguardo mi sono sentito sollevato. In tutta la mia carriera, non ero mai arrivato così avanti nell’anno senza vittorie, ma è anche vero che questa era la mia prima corsa. Ho grandi progetti per quest’anno e la vittoria mi aiuterà a costruire la mia fiducia in vista delle prossime gare in Europa».
Il piccolo folletto australiano della Lotto Soudal ha vinto la 7ª tappa dello Uae Tour, che per i velocisti era diventata l’ultima spiaggia, piegando quel Sam Bennett che ne aveva già vinte due.
Settimana di fuoco
Finisce così in archivio il terzo Uae Tour, dopo una tappa niente affatto banale a causa dei ventagli e di qualche caduta di troppo, a capo di una settimana che ne ha viste di tutte i colori. La partenza sprint di Mathieu Van der Poel, che non ha fatto in tempo ad abbassare le braccia, che la sua squadra è stata fermata per una positività al Covid. Poi la cronometro, con la grande prestazione di Ganna e la caduta rovinosa di Antonio Tiberi, costretto al ritiro. I duelli in salita fra Yates e Pogacar, con il primo mai stato in grado di staccare il secondo, pur avendolo messo a dura prova. Gli scatti di Nibali al secondo arrivo in salita. I segnali di Nizzolo e Viviani, ciascuno dei due in ripresa da stop imprevisti ed entrambi arresi a Sam Bennett. Infine la volata di Caleb Ewan.
Pogacar crescerà
«C’è stato un momento di nervosismo – racconta Pogacar, parlando dei ventagli e delle cadute di giornata – in cui il gruppo si è rotto, ma io avevo attorno la mia squadra e sono riuscito a controllare e per fortuna quel tentativo non è andato all’arrivo. Quando è caduto Yates ci siamo rialzati, è nella nostra natura di ciclisti farlo. E’ stata davvero una brutta caduta, era giusto aspettarlo. A nessuno piace cadere.
«Questo è davvero un grande risultato – aggiunge Pogacar – era il mio primo obiettivo della stagione e la mia prima vittoria nella gara di casa, quindi è stato davvero importante e sono felicissimo. La mia squadra e i miei compagni di squadra hanno fatto un ottimo lavoro e abbiamo vinto. Questo è uno dei nostri migliori risultati. Tornerò di sicuro negli Emirati Arabi Uniti, ma ora pensao a fare del mio meglio nelle prossimee corse, a partire da Strade Bianche».
Il giovane vincitore, già re dell’ultimo Tour de France, ha corso ancora una volta con grande astuzia. Quello che colpisce, cercando di osservarlo meglio, è quanto sia davvero ancora in pieno sviluppo. Lui come pure Evenepoel. Entrambi lontani dalla benché minima definizione muscolare, lasciando trasparire margini ancora importanti che nessuno al momento ha voglia di raggiungere.
Almeida e i ventagli
Come era già successo il primo giorno, nell’ultima tappa il gruppo si è rotto a 50 chilometri dall’arrivo e questa volta nella parte posteriore è rimasto il terzo della classifica, lo stesso Joao Almeida che aveva stupito al Giro d’Italia. Ma il bello di avere al proprio fianco una squadra come la Deceuninck-Quick Step è che tanto sono forti a complicare la vita per gli altri, quanto lo sono per rivolvere le situazioni spinose. Il team infatti si è messo davanti e ha dato vita a un frenetico inseguimento che si è concluso dopo una decina di chilometri.
«Iniziare la stagione con il piede giusto – dice Almeida – è sempre bello, qualcosa che ogni corridore desidera. Sono davvero soddisfatto del risultato e della gara che abbiamo fatto. Due vittorie di tappa con Bennett e tre di noi nella top 10 è fantastico. E oggi devo ringraziarli ancora tutti per tutto il loro aiuto e lavoro. Finire terzo in una corsa di questo livello è un risultato che solleva il morale, che porterò nelle gare di marzo».