«Dalla mia storia – dice Adriano Malori – ho imparato che la base della vita sono le motivazioni. Una settimana ero in Brasile a provare il percorso delle Olimpiadi, quella dopo ero steso in un letto d’ospedale più morto che vivo. Eppure quando ero lì e mi imboccavano, pensavo alla bici. Poi al lavoro e costruirmi una vita. I problemi, i pensieri e i dolori faranno sempre parte di me come l’aspetto fisico. Ma per come si era messa, le cose vanno oltre ogni più rosea aspettativa».
Sorriso e potenza
Un metro e 82, 68 chili. Salute, sorriso e potenza. Il mondiale crono da under 23 e l’argento a Richmond fra i grandi, negli anni in cui i commissari tecnici non sapevano dove metter mano e si affidavano (e si affidano ancora) a Marco Velo.
«Un giorno Bettini – Malori sorride – ebbe l’umiltà di entrare nella stanza che dividevo con Pinotti e chiese consiglio proprio a Marco, nominandolo scherzando tecnico federale sul campo. Ci chiese che cosa dovesse fare e lo raccontò anche ai giornali. Paolo era l’uomo giusto per la nazionale. Non aveva problemi ad ammettere pubblicamente che non sapeva molto di certe cose».
San Luis, il 22 gennaio
Ci sono storie che ti restano addosso più di altre. Quella di Adriano Malori è una ferita che ci portiamo dentro dal giorno di San Luis, quando ci ritrovammo in pochi fuori dal piccolo ospedale. Senza dire una parola.
Una buca, tutto stava per finire a causa di una stupida buca.
«Fu per colpa mia – dice – si vede che era arrivato il mio momento. Il destino. Con mia moglie siamo appassionati di motociclismo e parlavamo proprio di questo. Avete visto cosa è successo ad agosto nel Gp d’Austria, quando Morbidelli si è toccato con Zarco e la sua moto è volata davanti a Rossi? Non lo ha preso per pochi centimetri. Si vede che non era il suo giorno…».
Il suo venne invece il 22 gennaio del 2016, nel corso della quinta tappa del Tour de San Luis, da Renca a Juana Koslay. Una buca. Le mani non troppo salde sul manubrio. La caduta. E il coma. Ma come tutti i corridori, Adriano Malori da Traversetolo – Parma – trovò il modo di rialzarsi e ripartire. Prima da atleta e poi da uomo.
Due birre e stop
Il discorso va avanti a strappi, come succede quando non ci si sente da tempo e ogni frase diventa l’aggancio per domande spesso scollegate, che colmano buchi e sciolgono nodi. La sua piattaforma di preparazione 58×11 e il suo centro di Basilicanova sono diventati un riferimento nell’affollato mondo dei preparatori.
«Ero alla Vuelta Castilla y Leon – racconta Malori – dopo la prima tappa che non riuscii a finire. Mi sedetti a Ponferrada, bevvi un paio di birre e presi la decisione. Avrei smesso. Ero già stato un kamikaze a tornare. Il neurologo che mi aveva in cura a Pamplona disse che se fossi caduto ancora e avessi battuto la testa, probabilmente non mi sarei più ripreso. Chiamai Zabala, che ai tempi era il preparatori della Movistar e mi era già stato tanto vicino. Gli chiesi di insegnarmi il mestiere e grazie a lui andai a un congresso di preparatori a Dusseldorf. Poi lo raggiunsi per tre settimane ad Alicante per imparare l’aspetto pratico del lavoro. E decisi che avrei intrapreso quel tipo di percorso».
Grazie Movistar
A volte la realtà è più dura. La Federazione dichiarò che si sarebbe presa a cuore questo suo figlio sfortunato che aveva conquistato l’argento nella crono ai mondiali 2015, come non succedeva dal 1994. Qualcuno propose di coinvolgerlo nella struttura tecnica per seguire le crono e non sciupare l’enorme esperienza. Ma esaurita la fase dei riflettori, come spesso accade, la proposta si sgonfiò.
Campione del mondo U23 della crono a Varese 2008 Con Bettini e Pinotti ai mondiali di Valkenburg 2012 Al Giro d’Italia del 2014, ruzzolone nella Collecchio-Savona Alla Movistar gli vogliono bene: qui con Quintana nel 2015 Nello stesso anno vinse su Moser e Bennati il tricolore crono Ai mondiali di Richmond 2015 conquista l’argento Al Tour de San Luis 2015, il giorno prima della caduta Ore di attesa fuori dall’ospedale di San Luis
Adriano Malori iridato crono U23 a Varese 2008 Con Bettini e Pinotti a Valkenburg 2012 Giro 2014, ruzzolone nella Collecchio-Savona Movistar, con Nairo Quintana nel 2015 Nel 2015 tricolore crono su Moser e Bennati Conquista l’argento a Richmond 2015 Tour de San Luis 2016, giorno prima della caduta Ore di attesa fuori da quell’ospedale
«In tutta questa storia – dice – devo essere grato soprattutto alla Movistar, che mi è stata accanto sino all’ultimo senza pretendere neppure un titolo di giornale. Quando si trattò di riportarmi in Italia dall’Argentina, noleggiando un aereo medico, la squadra chiese un aiuto al Coni e alla Federazione. Costano caro quegli aerei. E solo quando capirono che dall’Italia non avrebbero ricevuto supporto, si mosse in prima persona lo sponsor Movistar, che sborsò 180 mila euro e diede l’ordine: “Riportiamo a casa quel ragazzo!”».
Silenzio azzurro
Per questo non si è più avvicinato all’ambiente e su certi argomenti fa fatica a restare obiettivo
«Ci fu un solo ritiro e le cose andarono così male – taglia corto Malori – che alla fine mi sentii in dovere di ringraziare i ragazzi, chiamare la Federazione e dire che io a quel modo non avrei voluto lavorare. La mia idea di nazionale sarebbe passata per coinvolgere Pinotti nel preparare una crono e magari Petacchi per un mondiale che finisce in volata, ma è un parco chiuso e l’ho capito. Sto alla larga dalle corse, non dagli amici. L’anno scorso sono stato al tricolore crono con De Marchi, Bettiol e Ganna. Sento spesso i ragazzi della Movistar, Bennati e Cataldo. E alla presentazione del mio libro sono venuti anche Capecchi, Bennati e Corioni».
E’ nata Elettra
Elettra è nata il 10 novembre, accompagnata dalla dedica di Adriano a sua moglie Giorgia: «Le gioie più grandi e importanti della mia vita me le hai regalate tu… Ma stavolta amore mio ti sei superata!».
Adesso la piccola è in sottofondo che piange, in una di quelle fasi dei primi mesi in cui non capisci se abbia fame oppure un dolorino e la guardi e non sa dirtelo. Benvenuto nel club dei papà…
«Siamo tutti giù di testa – sorride – ma tenerla in braccio mi fa stare bene. Il problema è che se non dormo, anche fisicamente non miglioro. Per quella caduta dovrò allenarmi per ogni giorno della mia vita. Non andrà mai a posto. Ho un danno permanente che migliora sempre più lentamente. Prima ero una Ferrari con un danno, adesso posso essere una Golf».
La sveglia alle 6
L’ematoma era molto esteso, spiega, e ha distrutto un numero altissimo di neuroni, che non si riformano.
«Per farla semplice – spiega Malori – se una persona sana ha 1.000 neuroni, io posso usarne 400. Qualsiasi funzione ne richieda troppi manda in crisi le altre. E per questo devo allenarmi. Un giorno braccia. Quello dopo gli addominali. Il terzo le gambe, con bici e rulli. La bici va bene anche per la ciclicità della pedalata che riporta l’equilibrio. Metto la sveglia alle 6, faccio gli esercizi e vado al lavoro. Gli esercizi un po’ aiutano. Dipende dalla forza delle braccia, più sono allenato e meglio è. Mia moglie scherza dicendo che anche a 50 anni avrà il marito con la tartaruga, ma non è facile. Adesso che è nata Elettra poi ho quasi paura ad andare in bici, per cui scelgo solo stradine secondarie».
Le cose belle
Le ferite peggiori sono quelle che hai dentro. E ad ascoltare i racconti, anche quelli che è meglio non scrivere per il poco che da essi traspare, senti crescere la rabbia e ti chiedi come Adriano riesca a farci quotidianamente i conti.
«Penso alle cose belle – dice anticipando la domanda – il rammarico di come è finita ci sarà sempre. E’ chiaro anche che la mia vita precedente e quella attuale si staccheranno sempre di più, ma a tenerle unite ci sarà sempre una bicicletta. Il ciclismo mi ha dato l’opportunità di vivere esperienze bellissime, conoscere persone importanti che sono state di ispirazione, girare il mondo. Quello che ho me l’ha dato la bici. Anche in questo periodo del Covid. Temevamo tutti la crisi nel lavoro, ma è andata benissimo. Prima del lockdown, la gente continuava a venire. Poi abbiamo lavorato solo su appuntamento e questo mi ha permesso anche di risparmiare sui costi. Infine, da luglio in avanti, ho avuto l’assalto. La parte online del lavoro tira tantissimo. Seguo ragazzi in Puglia, in Francia, dalla Spagna e dalla Slovenia. All’inizio venivano per il nome, avevo un’immagine forte. Non ho smesso perché ero senza squadra. Io ho fatto secondo al mondiale e poi ho avuto un incidente. Ora invece vengono perché si trovano bene. Se passate, fate uno squillo, così ci mangiamo insieme un piatto di tagliatelle e vi faccio vedere. Quanto ad Adriano, all’uomo che sono… Ho una donna bellissima con cui sto da Dio e una figlia. Volete che vi dica una cosa? La mia vita prima era da 4, adesso è da 9 e mezzo!».