Delusioni superate, Chiara Consonni riparte dalla pista

02.08.2022
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Il ciclismo è una palestra di vita e l’esperienza la si fa anche nel saper metabolizzare le notizie meno piacevoli. Lo sa bene Chiara Consonni (in apertura foto Cavalli) che ha dovuto digerire l’esclusione last minute dal Tour Femmes a causa del covid.

L’ultima gara l’aveva chiusa con una vittoria – la decima ed ultima tappa del Giro Donne a Padova – però ora la ventitreenne velocista della Valcar Travel&Service è pronta per tornare in pista. Ed è proprio il caso di dirlo visto che l’abbiamo incontrata alla prima sera della Sei Giorni delle Rose di Fiorenzuola (con un brivido dovuto ad una caduta) prima delle rifiniture a Montichiari in vista delle imminenti trasferte.

L’abbiamo sentita per capire come ha gestito la sua mancata partecipazione in Francia e come si prepara ad affrontare la seconda parte di stagione.

Il colpo di reni di Chiara Consonni a Padova. Bruciate allo sprint Rachele Barbieri ed Emma Norsgaard
Il colpo di reni di Chiara Consonni a Padova. Bruciate allo sprint Rachele Barbieri ed Emma Norsgaard
Chiara raccontaci come sono andate le cose…

Dopo il Giro Donne ho fatto qualche giorno al mare in Liguria a casa di “Yaya” (Sanguineti, ndr) dove ci siamo anche allenate. Ma quando sono rientrata a casa mia non mi sono sentita troppo bene per due giorni. Ho capito che erano sintomi da Covid. Il tampone ha dato esito positivo a cinque giorni dall’inizio del Tour. E lì mi sono dovuta fermare.

Come hai reagito?

D’istinto, ho urlato (lo dice ridendoci su, ndr). Ero arrabbiatissima e al telefono con “Capo” Arzeni, (il team manager della Valcar, ndr) continuavo a dirgli di voler andare lo stesso perché sapevo che sarei tornata negativa presto. Giustamente lui diceva di no, ma io ci ho sperato fino alla fine. Facevo 2/3 tamponi al giorno e sono tornata negativa proprio il 24 luglio, il giorno della prima tappa. Avevo capito che non aveva senso andare, perché non ero in condizione. Alla fine sono andata in piscina con gli amici per staccare la mente e non pensarci.

Ti ha aiutata qualcuno in questo?

Sì, ho la fortuna di essere circondata da persone che mi fanno capire tante cose. Sia il Capo che il nostro presidente Valentino Villa mi hanno parlato e rincuorata. So che sono cose che fanno parte del gioco e ormai ho imparato a farmene una ragione, però non è mai semplice accettare notizie così.

Infatti non era la prima volta che vivevi una situazione simile.

No, esatto. Ho avuto la stessa sensazione proprio di un anno fa quando ho saputo che non sarei andata alle Olimpiadi. Ero stata malissimo. E mi era capitata una cosa uguale anche al mio secondo anno da junior. Era il 2017, dovevo andare al mondiale a Bergen, ma una settimana prima di partire ero caduta in allenamento facendomi male al ginocchio dove mi avevano messo dei punti di sutura. Ero stata male anche all’epoca. Sono cose che capitano che non piacciono mai. Ma guardando il lato positivo, sono esperienze che mi aiuteranno nel futuro, sperando che non succedano più (ride, ndr).

E cosa dici del Tour della tua squadra?

Capite perché ci tenevo tantissimo a partire lo stesso? Hanno fatto una grande corsa, con un super quinto posto di Silvia (Persico, ndr). Sapevo che avevamo una squadra forte che avrebbe potuto fare tanto bene, fin dal primo arrivo sui Campi Elisi, che era un po’ un mio obiettivo. Ci saranno altre occasioni per quanto mi riguarda.

Quali sono i tuoi programmi nelle prossime settimane?

Sto correndo le gare di contorno delle prime serate alla sei giorni di Fiorenzuola. Dopo di che andrò in Svezia per le due gare di Vargarda (6 e 7 agosto, ndr) e poi in Norvegia per il Tour of Scandinavia (dal 9 al 14 agosto, ndr). Poi ci sono gli europei in pista e su strada, che si accavallano con le ultime tappe. Ad oggi dovrei correrli entrambi, sono uno degli altri miei obiettivi. Infine tra fine agosto e inizio settembre farò il Simac Ladies Tour in Olanda e Challenge by La Vuelta in Spagna. Insomma ci sono ancora tantissimi appuntamenti in cui fare bene.

Finora com’è il bilancio generale della tua annata?

Molto buono. Ho conquistato quattro vittorie importanti e tanti buoni piazzamenti. Sapevo che avrei avuto tante responsabilità in più, anche per il solo fatto di non essere più U23. Mi sento molto cresciuta. Sono sempre più consapevole dei miei mezzi. Ho sempre tanta motivazione per fare bene e cercare di migliorare.

Valcar 2023: piano A o piano B? Rispondono Villa e Arzeni

19.07.2022
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Che la Valcar Travel&Service sia stata protagonista durante tutta la stagione e soprattutto al recente Giro Donne è un dato di fatto. La formazione blu-fucsia ha chiuso la corsa rosa con il successo di tappa di Chiara Consonni (a Padova) e il settimo posto nella generale di Silvia Persico. E grazie a loro due ha sempre centrato la top 10 in ogni frazione, fatta eccezione per la cronometro iniziale di Cagliari.

Per una squadra continental, all’interno di un WorldTour femminile sempre più in espansione, sono risultati di rilievo che nella fattispecie confermano la crescita esponenziale fatta dalla Valcar negli ultimi sei anni, ovvero da quando nel 2017 è sbarcata tra le elite. Tuttavia all’orizzonte c’è un ridimensionamento che incombe per una serie di motivi, non necessariamente economici.

La squadra di patron Valentino Villa e del team manager Davide Arzeni potrebbe essere alla fine di un ciclo. E che ciclo bisogna dire. Non è un mistero che molte delle loro ragazze siano sulla lista della spesa di altri team per il 2023 e che molte siano già certe di un trasferimento. Consonni, Gasparrini e Persico pare abbiano già un accordo con la UAE Team ADQ, così come Arzuffi, Carbonari e Sanguineti starebbero definendo la nuova destinazione. Il ciclo-mercato poi in questo periodo, si sa, è in fermento.

Proprio all’ultima tappa del Giro Donne avevamo scritto di un Arzeni commosso in compagnia del suo presidente Villa. A distanza di qualche giorno, prendendo spunto dalle parole dei due dirigenti, è venuto fuori un quadro un po’ più definito sul futuro della Valcar.

Lo spirito Valcar

«Questa squadra – inizia a raccontare “Capo” Arzeni, che secondo alcune voci potrebbe seguire qualche sua atleta in un team WorldTour – l’abbiamo fatta assieme noi due. Ed assieme abbiamo sempre scelto dicendoci che le atlete dovevano essere da Valcar. Devono avere dei requisiti. Ad esempio, la Carbonari non è venuta da noi perché aveva fatto la fuga al Giro del 2021. Bensì perché ha investito su se stessa venendo da noi ad agosto e chiedendoci di farle un test. Al di là dei valori, era stato importante l’incontro di persona per conoscerci meglio. Lei ha poi mostrato di essere da Valcar».

Nemo profeta in patria

Quindi come devono essere queste caratteristiche? «Le ragazze devono avere spirito di squadra – prosegue il team manager – sapendo lavorare per le compagne. Contemporaneamente devono saper sfruttare le possibilità quando gli vengono date. Non è un caso se finora abbiamo ottenuto undici vittorie con sette atlete diverse. Caratterialmente so che sono tutte brave ragazze, ma devono rientrare in quello che è lo spirito del presidente. Villa è la persona più corretta che ho trovato nel ciclismo, senza che si offenda nessuno. La Valcar è riconosciuta per questo aspetto nel mondo. Anzi…».

L’attimo di sospensione anticipa un discorso che si fa un po’ più riflessivo. «Pensate che quando andiamo al Nord a correre – ci confida Arzeni – tanti addetti ai lavori ci ripetono che vorrebbero che in Belgio esistessero più formazioni simili alla Valcar. Paradossalmente facciamo molta più fatica ad essere riconosciuti in Italia. Abbiamo una mentalità estera.

«Tutte le nostre ex ragazze che ora sono nel WorldTour devono ammettere che se non fossero state da noi non so se si sarebbero trovate bene fuori dal nostro Paese. Valentino ha sempre investito nel calendario al Nord. Abbiamo sempre ritenuto che correre in Belgio o Olanda fosse l’università del ciclismo ed era giusto che noi ci confrontassimo lassù. Se impari a correre là, impari a correre ovunque».

Le soluzioni per il 2023

L’anno prossimo pertanto che attività vedremo da parte della Valcar? Ridotta o incrementata? Attualmente nel loro vivaio c’è la promettente junior Francesca Pellegrini, che passerà elite senza dimenticare che ci sono altre giovani nel roster di quest’anno che stanno compiendo il proprio processo di crescita in modo adeguato.

«I rumors che sentite sono fondati – spiega il presidente Villa – perché proprio in questi giorni stiamo decidendo cosa fare del nostro futuro. Abbiamo atlete fortissime, sempre presenti negli ordini d’arrivo della gare più importanti. E’ normale che le vogliano le squadre più attrezzate di noi».

«A cavallo del Tour Femmes avremo e faremo più chiarezza continua – vedremo chi andrà e chi arriverà. Abbiamo ricevuto richieste di atlete straniere per venire da noi. Come diceva Davide prima, siamo riconosciuti nel mondo come una squadra che scopre i talenti e li lancia. Questa è la nostra forza. E poi la filosofia Valcar ti rimane dentro»

Il sogno WorldTour

Le considerazioni finali lasciano aperta la porta anche per un salto nel WorldTour insieme ad un’altra società che detiene già la licenza.

«E’ presto per fare i nomi del 2023 o dire che status avremo – ribadiscono all’unisono Villa e Arzeni, concludendo la nostra chiacchierata – abbiamo un piano A e un piano B. Riuscire a fare il WorldTour sarebbe bello, ma complicato. L’alternativa è portare l’orologio indietro di cinque anni e puntare ai talenti, italiani e esteri, ripartendo da zero con una squadra leggera e senza pressioni. Di sicuro possiamo dirvi che in qualsiasi fascia si posizionerà la Valcar, sarà al vertice che le compete. Se sarà una squadra di sviluppo, sarà la migliore in circolazione. Noi abbiamo attirato l’attenzione ovunque, tranne che in Italia. Le soluzioni ci sono e arrivano tutte dall’estero. Sapremo scegliere al meglio».

Ancora Balsamo allo sprint. E tanta Italia alle sue spalle

05.07.2022
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Balsamo, Kool, Vos, la volata al Giro d’Italia Donne è questione loro. A Reggio Emilia nella quinta frazione la campionessa del mondo in carica bissa il sigillo di Tortolì battendo le due olandesi mentre Consonni e Bastianelli completano la top five. Settima Rachele Barbieri e nona Emanuela Zanetti si segnalano in uno sprint particolarmente caotico.

Al triangolo rosso infatti una caduta coinvolge, fra le tante, Martina Fidanza, Vas, Zanardi, Longo Borghini e Norsgaard che sembra subito quella con le conseguenze più serie. La danese della Movistar passa il traguardo tenendosi costato e spalla destra con smorfie di dolore condite da grandi lacrime. In partenza al podio-firma ci aveva confidato, incrociando le dita, che sperava di fare risultato.

Le formazioni delle prime tre hanno preso in mano la situazione quando stavano lasciando troppo spazio alla fuga. Carbonari, Barnes, Vitillo, Monticolo e Bariani (ultima ad arrendersi e ripresa a 5 km dalla fine) hanno avuto fino a 5’20” a circa 40 km dalla fine. Sulle primissime colline reggiane il gruppo le ha messe nel mirino riducendo sensibilmente il margine e a quel punto bisognava concentrarsi solo su chi avrebbe preso in testa l’ultima curva secca a sinistra – a -200 metri – che portava al traguardo. Balsamo la imbocca davanti, il resto è storia nota.

Il bis di Elisa

«E’ un bilancio positivo finora – dice la 24enne della Trek-Segafredo che rafforza la propria leadership della maglia ciclamino – non posso che essere contenta. Oggi la mia squadra ha fatto nuovamente un grande lavoro. Domani sarà molto bello partire da casa a Sarnico. Sarà una frazione impegnativa che si presta molto alle fughe. Staremo a vedere. Per quanto riguarda la caduta, in radio ho sentito Elisa (Longo Borghini, ndr) che diceva che era rimasta coinvolta. Non vedendola arrivare mi sono preoccupata. Dopo il traguardo le ho detto che mi aveva fatto prendere un infarto. Spero che sia lei che tutte le altre ragazze stiano bene. Questa vittoria la dedico a tutta la mia squadra».

Felicità Guercilena

A due chilometri e mezzo dall’arrivo avevamo incontrato Luca Guercilena, team manager della Trek-Segafredo, che stava andando ad ispezionare quella famosa ultima curva per poi dare indicazioni all’ammiraglia.

«Ero comodo per venire a Reggio Emilia – ci ha detto – prima di raggiungere gli uomini al Tour de France. I nostri obiettivi qui al Giro Donne erano chiari puntando alle tappe. Finora ne abbiamo vinte due, abbiamo vestito la maglia rosa, stiamo indossando quella ciclamino. Siamo soddisfatti. Vedremo poi con Longo Borghini se ci sarà la possibilità di fare qualcosa o comunque restare agganciata alla top ten. Non sembra nulla di grave la sua caduta. Tutto ancora può succedere, ma la maglia rosa al momento ce l’ha una delle atlete più forti degli ultimi cinque anni per le gare a tappe. Quest’anno le ragazze hanno fatto e vinto tanto, dobbiamo gestirle al meglio visto che la stagione è ancora lunga».

Le domande di Chiara

Dietro alle solite tre, si affaccia la Consonni che ha scalato una posizione rispetto allo sprint di Tortolì. Dopo l’arrivo nella zona dei bus la intercettiamo poco prima di partire verso la prossima tappa. Accanto a lei c’è Davide “Capo” Arzeni e la chiacchierata con loro è un piacevole confronto.

«Cosa manca? Non so, cosa dici Capo?», chiede Chiara in modo scherzoso al suo diesse attento ad ascoltarla. «La grinta ce l’ho, ho voglia di fare risultato e intanto mi sto facendo vedere. Speriamo di fare un podio della fine. In volata ho preso l’ultima curva troppo indietro e non sono più riuscita a recuperare. Pensavo che il rettilineo fosse un po’ più lungo. C’è sempre tanto nervosismo. Non avendo treni troppo lunghi ma solo di 2/3 ragazze, una cerca di prendere la posizioni saltando da una ruota all’altra nei treni delle altre formazioni e si crea caos. Ci riproverò a Padova, anche se ho Bergamo nel cuore e domani vorrei fare qualcosa».

Chiara Consonni è alla ricerca del podio in uno sprint senza il suo solito treno
Chiara Consonni è alla ricerca del podio in uno sprint senza il suo solito treno

Le risposte del Capo

Il botta e risposta Valcar-Travel&Service continua sviscerando i temi della giornata.

«Mi fa piacere, devo dire che Chiara vede bene le cose in volata», ribatte Arzeni mentre la Consonni lo incalza ricordandogli che corre in gruppo tutti i giorni. «Qui non è come alla Gand-Wevelgem dove i team si presentano con sei velociste. Qui ci sono le squadre con le capitane per la generale ed anche se c’è la regola della neutralizzazione dei 3 chilometri per le cadute, tutte vogliono stare davanti lo stesso per tenere le posizioni migliori.

«Sono felicissimo per Elisa ma corre per un’altra squadra. Noi però, cronometro a parte, siamo sempre stati nelle prime dieci. Il bilancio è positivo, ma sarebbe potuto esserlo ancora di più se nella terza tappa non ci fosse stato l’infortunio di Olivia Baril (ventuno punti di sutura ad un ginocchio per una caduta appena dopo il via di Villasimius, ndr). Lei era la nostra atleta designata per la classifica, ma abbiamo dovuto cambiare un po’ in corsa i nostri piani. A Cesena la Persico si è fatta trovare prontissima. Viviamo alla giornata».

Elena Balsamo con Davide Arzeni dopo l’oro mondiale di Leuven
Elena Balsamo con Davide Arzeni

«Per gli sprint posso dire che Chiara è una delle prime tre velociste al mondo – conclude Arzeni la sua disamina – Corre per vincere, anche per battere Elisa. Ma anche Chiara ha fatto qualche errorino. Lei avverte la mancanza di una come la Sanguineti, che per me è la miglior pesce-pilota del mondo, però Chiara deve fare esperienza sapendosi arrangiare in queste situazioni in cui è sola. Ho fatto una scelta di portare ragazze più per la salita che per gli sprint anche per questo motivo».

La sesta tappa – Sarnico-Bergamo di 114,7 chilometri con 5 gpm di terza categoria e lo strappo secco della città alta a tre dalla fine – sembra tagliata apposta per corridori come Balsamo e Vos. Bisognerà vedere chi si inserirà accanto a loro.

Sanguineti, dal Belgio occhiolino a tricolore e Mediterraneo

13.06.2022
5 min
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«Se gira lei – così ripete Davide “Capo” Arzeni – gira tutta la squadra». Stavolta però lei, Ilaria Sanguineti, si è messa in proprio. Sabato 11 giugno in Belgio ha tagliato a braccia alzate il traguardo della Dwars door het Hageland regolando, nello sprint a due, la austriaca Christina Schweinberger della Plantur-Pura al termine di una fuga di cinque atlete evasa a 12 chilometri dalla fine.

Ieri poi la 28enne nativa di Sanremo – all’ottava vittoria in carriera, la prima in una classica delle pietre (di categoria 1.1) – è tornata ad essere decisiva per le sue compagne tirando la volata vincente a Chiara Consonni alla Spar Flanders Diamond Tour, per il terzo sigillo stagionale della bergamasca e nono di squadra.

Inevitabile quindi sentirla al termine delle due gare anche per capire il suo stato di forma e i suoi programmi a breve termine.

Yaya finalmente è arrivata la vittoria.

Sì, ci voleva. Non mi posso lamentare della mia stagione. Ero già felicissima, come se avessi vinto io, una settimana fa quando avevo tirato la volata a Chiara (Consonni, ndr) alla Dwars door de Westhoek. O come ogni volta che vince una mia compagna. Avevo vinto l’anno scorso a Tarzo (era il 25 luglio, ndr), ma era una gara open. Un successo UCI mi mancava dal 2016 dalla quarta tappa del Tour de Bretagne. Ormai non me la ricordavo più (ride, ndr).

Che valore ha questo successo?

Può essere un nuovo punto di partenza, quantomeno sotto l’aspetto morale. Sono una ragazza espansiva con tutti, ma su me stessa non lo sono, non ho molta autostima. Devo ancora convincermi dei miei mezzi mentre gli altri invece lo sono. Tuttavia sabato, considerando che il “Capo” mi aveva battezzata per fare la corsa, è stata la prima volta in stagione che mi sentivo davvero di poter vincere. Questa vittoria mi ha dato una bella percentuale di consapevolezza, anche perché…

Sanguineti è elite dal 2013. Quattro stagioni alla BePink e cinque alla Valcar
Sanguineti è elite dal 2013. Quattro stagioni alla BePink e cinque alla Valcar
Cosa?

Nell’ultima settimana avvertivo cattive sensazioni, non la muovevo proprio. Tant’è che ad Arzeni avevo detto che forse avrei dovuto saltare il Tour de Suisse (in programma dal 18 al 21 giugno, ndr) per recuperare in vista del campionato italiano. Invece dopo queste due gare in Belgio andrò in Svizzera con rinnovato ottimismo, anche perché se non corro perdo subito il ritmo gara. Quindi lassù cercherò di affinare la condizione e magari portare a casa una tappa.

Arriviamo al campionato italiano appunto dove hai già ottenuto due terzi posti, l’ultimo l’anno scorso. Quest’anno sei più libera per puntare alla maglia tricolore…

Sarà un terno al lotto quella gara. Ha un percorso piatto e paradossalmente si apre ad tante soluzioni. Fuga da lontano, colpo da finisseur o volata generale, con tante possibili vincitrici. Noi in Valcar non abbiamo una sprinter pura visto che Consonni correrà con le Fiamme Azzurre. La Gasparrini è quella più veloce di noi, mentre la Persico, le altre ed io potremmo giocarci le nostre carte in base a come andrà la gara. Non abbiamo ancora una tattica prestabilita, secondo me la vedremo direttamente in corsa.

Dopo l’italiano però non farai il Giro Donne. E’ stata una scelta sofferta?

Sì, molto difficile perché in ballo c’era la mia partecipazione ai Giochi del Mediterraneo con la nazionale. A me il Giro è sempre piaciuto e l’anno scorso ero andata molto bene. Poi ho pensato che ne ho già corsi 8 mentre la maglia azzurra non la indosso dal 2016, agli europei elite in Francia. Così ho deciso a cuore più leggero.

Ad Orano, in Algeria sede dei Giochi, con che ruolo correrai la gara del 2 luglio?

Innanzitutto sono contenta di essere stata convocata. Sono emozionata. Per me è un onore correre con la nazionale. Conservo anche un bel ricordo, quando nel 2015 avevo fatto seconda agli europei U23. Ancora non so che ruolo avrò, ma sarò totalmente votata alla causa.

Per la seconda parte di stagione hai già una bozza del calendario che farai?

Farò il Tour de France Femmes (dal 24 al 31 luglio, ndr) ma onestamente non so ancora cosa farò dopo. Dobbiamo decidere e vedere come starò ma so che ci saranno tante corse. Intanto l’intento è di mantenere la condizione fino al Tour. In Francia vorrei fare bene, essere la solita donna-squadra e vedere se salta fuori un’occasione per me. Insomma, vediamo come giro (ride di nuovo, ndr).

Gasparrini lavora per le compagne, ma è in rampa di lancio

05.05.2022
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In questa prima parte di 2022 ha già ventitré giorni di gare nelle gambe, poco più della metà di quelli messi insieme in tutto l’anno scorso. Dodici mesi fa c’era la maturità scolastica a condizionarla, ma questo dato è sinonimo di fiducia in lei da parte dei suoi tecnici. D’altronde Eleonora Camilla Gasparrini sta crescendo forte e in fretta nella Valcar Travel&Service.

La ventenne piemontese di None è alla seconda stagione con la formazione di Davide Arzeni, che per lei prevede, rispettando quasi una crono-tabella, un ruolo sempre più importante all’interno del suo gruppo. Non è un caso che dietro gli ultimi risultati ottenuti dalla Valcar ci sia tanto anche della Gasparrini e noi ne abbiamo approfittato per sentire come sta vivendo il momento.

Eleonora Gasparrini impegnata a Le Samyn dove è stata in appoggio a Consonni (2ª al traguardo)
Eleonora Gasparrini impegnata a Le Samyn in appoggio a Consonni (2ªa al traguardo)
Eleonora partiamo da quest’ultimo periodo ricco di soddisfazioni per voi.

Siamo molto contente per ciò che stiamo dimostrando con vittorie e piazzamenti. Siamo spesso nelle top ten e ci difendiamo bene ovunque, specialmente al Nord. Anzi, ormai attacchiamo e col nostro spirito competitivo non subiamo più la corsa. In Lussemburgo (al Ceratizit Festival Elsy Jacobs, ndr) abbiamo fatto vedere la nostra compattezza. Siamo state magistrali di fronte a squadroni come SD Worx, UAE Team Adq o altre del WorldTour. Avevamo Silvia Persico in maglia di leader e l’abbiamo difesa alla grande. Peccato perché nel finale dell’ultima tappa siamo rimaste attardate da una caduta di altre atlete e non siamo riuscite a ricucire tutto il gap. Silvia è arrivata terza nella generale (a 16” da Marta Bastianelli, ndr) ma ciò non toglie il valore del nostro lavoro.

Ci sembra di capire che tu ti sia inserita bene nella categoria.

Direi di sì, anche se sono solo al secondo anno. Per adesso sono felice di come sto correndo e interpretando le gare. Anche la gamba sta girando bene e questo, lo sapete, aiuta tanto. Sono nella squadra giusta e con compagne incredibili.

A proposito, la Sanguineti ci ha detto che sei la sua ombra in gara…

Ma anche fuori gara, è come se Yaya mi facesse da tutor (ride, ndr). Battute a parte, ho un bel rapporto con lei, per me è un punto di riferimento. E’ nato tutto per caso al Giro Donne dell’anno scorso. Arzeni le disse che avrebbe dovuto aiutarmi e a quel punto è nata questa sintonia. Lei mi ha insegnato molto e quando è sul pezzo gira tutta la squadra, come dice Arzeni.

Lo scorso ottobre hai chiuso la stagione con due bei terzi posti consecutivi in Olanda. Te lo aspettavi?

Onestamente no, perché è stata una stagione di ambientamento. Però questo finale in crescendo mi ha dato tanta consapevolezza nei miei mezzi. Il podio alla Ronde van Drenthe (dietro a Wiebes e Cecchini, ndr) mi riempie d’orgoglio perché è una gara World Tour.

Che effetto ti fa sapere che in alcune gare potresti già avere i gradi di capitana?

Sicuramente dopo le partenze di Elisa e Vittoria (rispettivamente Balsamo e Guazzini, ndr) abbiamo tutte un po’ più spazio. Consonni e Persico sono le prime punte ed i loro risultati confermano che siamo molto ben coperte. Personalmente sapere che potrebbero puntare su di me è sia una soddisfazione che una responsabilità. Qualcosa che mi stimola e non mi intimorisce.

Hai scoperto qualcosa di nuovo nelle tue caratteristiche in questi due anni?

Sì e no. Nei percorsi misti e vallonati mi sento piuttosto competitiva. Sugli strappi tengo bene. Sono veloce, ma solo nei gruppetti ristretti. Non ho ancora avuto modo di giocarmi una volata di gruppo però credo proprio di non esserne tagliata. Il punto debole per ora sono le lunghe salite, ma ci sto lavorando per superarle meglio.

Cos’hai imparato finora?

Innanzitutto che le vittorie ottenute da giovane, anche quelle importanti (Eleonora ha vinto tricolore junior strada e crono, europeo junior strada, mondiale ed europeo junior in pista, ndr), contano fino ad un certo punto quando fai il salto nelle elite. Devo migliorare a stare in gruppo, avere meno paura e cercare di stare più davanti. Sto lavorando per trovare una mia maturità psico-fisica. Anche col cibo in gara ho migliorato tanto. Sono più attenta a quando mangiare e bere. E poi anche nella guidabilità della bici ho imparato moltissimo. Le gare sul pavè ti insegnano tanto.

Obiettivi stagionali?

Non ne ho uno in particolare. Vorrei rifare una top ten in un’altra gara WT ma vedrò strada facendo. So che ho e avrò i miei spazi però per il momento mi sento appagata lavorando per le mie compagne. Se loro finalizzano io sono felice ed è come se avessi vinto io.

Prossime gare?

Farò il Tour de France Femmes. Avrei voluto correre il Giro Donne ma in quel periodo ci sono gli europei U23 in Portogallo. Ecco, in effetti questo con la nazionale è un obiettivo però, parlando col cittì Sangalli, so che ci sono delle gerarchie da rispettare. Zanardi e Guazzini sono le capitane, ma io voglio arrivare in forma a quell’appuntamento per aiutarle e farmi trovare pronta ad ogni evenienza.

Anche tu pensi di essere una delle prossime giovani italiane ad andare all’estero?

Attualmente non ci penso, è ancora troppo presto (ha un contratto con la Valcar-Travel&Service fino al 2023, ndr). Tuttavia credo che, visto come si sta evolvendo il ciclismo femminile, sarà una tappa obbligatoria per noi ragazze. Sempre ammesso che non cambi qualcosa qui in Italia e non tornino formazioni WorldTour.

Sanguineti, compleanno sul pavè della Roubaix

13.04.2022
5 min
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Più corre e meglio va. Se gira lei, come dice Davide “Capo” Arzeni, gira tutta la squadra. Ilaria Sanguineti è sempre più calata nella parte della regista della Valcar-Travel&Service. Ed il ruolo non le dispiace anche perché «venerdì 15 aprile – ci dice ridendo – ne faccio 28, ormai ho un’età importante per questo genere di cose».

Queste sono ore intense per la Sanguineti. Freccia del Brabante appena finita, poi immancabile (e benaugurante) brindisi di compleanno alla vigilia della Parigi-Roubaix Femmes di sabato 16 aprile.
Abbiamo sentito Yaya mentre era in viaggio tra Ath (Vallonia) ed Izegem (Fiandre), i due paesi che negli ultimi giorni hanno fatto da quartier generale alla Valcar, per parlarci proprio della gara con cui l’anno scorso ha avuto un impatto conflittuale.

Davide “Capo” Arzeni dice che se gira la Sanguineti, gira anche la Valcar-Travel&Service
Davide “Capo” Arzeni dice che se gira la Sanguineti, gira anche la Valcar-Travel&Service
Yaya come è stato l’avvicinamento alla Roubaix?

Buono direi. Ho fatto tutte le classiche delle “cobbles”, delle pietre. Quindi di pavè ne ho mangiato abbastanza. Anche come squadra siamo andate molto bene. Abbiamo vinto la Dwars door Vlaanderen con Chiara Consonni, che ha fatto anche seconda a Le Samyn, a Oetingen e Scheldeprijs, oltre a tanti altri piazzamenti. E’ andata forte anche Silvia Persico che ha fatto quattro top ten ed è arrivata 11ª al Fiandre. Ultimamente non partiamo più per piazzarci come capitava negli anni scorsi. Partiamo per vincere, perché sappiamo che possiamo farlo.

Come la affronterai?

Meglio dell’anno scorso, che era a fine stagione. Ero arrivata fuori tempo massimo. Stavolta ci arrivo con una condizione decisamente migliore. Da un lato sono più tranquilla proprio perché mi sento bene. Dall’altro sono un po’ tesa perché possiamo fare molto bene e quindi non vorrei deludere le mie compagne. Partiremo con una squadra attrezzata. Ad esempio Silvia è bravissima a guidare la bici e per me può fare risultato. Idem per Chiara. Comunque sarei ben contenta di andare ancora fuori tempo massimo, se vincesse una mia compagna.

In queste gare voi siete viste come una mina vagante dalle avversarie?

Sì, ormai non ci sottovalutano più. Lo abbiamo capito perché quando prova ad evadere una fuga con dentro una di noi, anche a tanti chilometri dal traguardo, vedi subito che le squadre più forti che non sono in quella azione lavorano per chiudere subito. Sanno che corriamo all’attacco, che abbiamo più frecce e che se ci lasciano spazio siamo pericolose. Ci siamo meritate il rispetto delle altre. E per noi è una bella soddisfazione. Ho capito che siamo considerate anche allo Scheldeprijs…

Questo è Stitch, il bulldog francese di Ilaria. Lei sostiene che sia la sua reincarnazione animale (foto Instagram)
Questo è Stitch, il bulldog francese di Ilaria. Lei sostiene che sia la sua reincarnazione animale (foto Instagram)
Da cosa?

Lì ha vinto bene la Wiebes e non si discute. Però lei stessa ad un certo punto ha mollato la ruota delle sue compagne per seguire il nostro treno. Venivamo su forte e ci siamo trovate subito di fianco al Team DSM e lei ci ha seguito. Per arrivare là davanti in poco tempo abbiamo fatto un vero e proprio numero negli ultimissimi chilometri passando in un pertugio prima di un restringimento con le transenne.

Che differenze ci sono tra le pietre belghe e quelle della Roubaix?

Tutti dicono che sono sempre pietre e quindi uguali, ma non è così. In Belgio il pavè è abbastanza regolare e principalmente in salita e questo lo rende ovviamente molto duro. Le pietre della Roubaix invece sono molto più disconnesse su strade a schiena d’asino. Se piove, diventano saponette. Rischi tantissimo, nelle Fiandre molto meno. Ho visto da vicino l’anno scorso la Guazzini che è volata via facendosi molto male. A parere mio quando piove alla Roubaix, possono anche non partire quelle che non sanno guidare bene la bici perché tra una curva e l’altra può diventare un massacro. Le stigmati alle mani mi sono venute solo alla Roubaix e mai nelle classiche fiamminghe.

Finora come sta andando la tua stagione?

Bene. Sono partita facendo subito seconda a Valencia, poi sono calata un po’ ed ora sono in ripresa. Di base però mi metto a disposizione delle compagne, soprattutto quando non ho una buona forma. So di essere anch’io una delle frecce della Valcar da scagliare ma io sono contenta ugualmente quando vince una mia compagna. Quando la “Conso” dopo l’arrivo di Waregem, dove ha vinto, o dopo lo Scheldeprijs, mi ha cercata con lo sguardo per ringraziarmi del lavoro fatto, per me è stata una grande soddisfazione.

Ilaria Sanguineti durante la ricognizione della Parigi-Roubaix ’21 (foto facebook)
Ilaria Sanguineti durante la ricognizione della Parigi-Roubaix ’21 (foto facebook)
Nel ruolo di regista come ti stai trovando?

Bene. Il “Capo” dice che sono un’ottima pesce pilota. E’ bello poter essere un esempio per qualcuna, come ad esempio per Gasparrini. L’anno scorso al Giro Donne, dov’ero io, c’era anche lei. Quest’anno uguale. Ora vivo bene questo ruolo, con meno agitazione e pressione rispetto a prima. Anche se talvolta ancora mi capita di fare i primi 30 chilometri di gara per riconnettermi col mondo e pensare ai fatti miei (ride, ndr).

Che regalo ti aspetti per il tuo compleanno?

Vincere la Roubaix sarebbe il massimo, ma sono realista sulle mie possibilità e dubito che possa succedere. Però possiamo vincerla come squadra e quello sarebbe un regalo fantastico. Fuori dal contesto agonistico invece, non saprei che regalo vorrei. Anzi sì. Una bella Ford Puma blu. Una roba esagerata.

La super Balsamo? Tanti motivi (più uno), parola di Arzeni

30.03.2022
5 min
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Qualche giorno fa, con Davide Arzeni, abbiamo parlato della Wiebes, come la velocista più forte del momento. Adesso però dopo le vittorie della sua ex atleta, Elisa Balsamo, siamo “costretti” a rivedere il tutto! 

Sia perché la campionessa del mondo sta vincendo in volata, sia perché in generale sta andando davvero forte. Come mai? Cosa è cambiato? Quanto influisce il minor lavoro in pista? Sentiamo il diesse della Valcar Travel & Service, ex direttore sportivo della stessa iridata e suo preparatore.

Elena Balsamo con Davide Arzeni, il diesse che ha cresciuto la cuneese
Elena Balsamo con Davide Arzeni, il diesse che ha cresciuto la cuneese
Davide ci eravamo lasciati con la Wiebes dominatrice in volata, ma Elisa…

Per me sono due atlete differenti. La Wiebes è una velocista pura. Elisa è un’atleta completa con lo spunto di una velocista. Se dovessi definirla direi che è appunto una ciclista completa, ma con la testa da velocista.

E com’è la testa da velocista?

E’ così perché lei vuole avere la testa da velocista. Le piacciono più le volate…

Ma questo significa che è rinunciataria su percorsi più duri, magari con delle salite?

No, è che come ho detto le piace di più fare le volate. Le piacciono i percorsi medi. Penso che non si sia ancora resa del tutto conto del suo potenziale, che debba ancora conoscersi al 100%. Come ho già detto in passato: non c’è una classica che non possa vincere. E il Trofeo Binda, in cui sono arrivate in 15, lo dimostra. La Wiebes, tanto per restare in tema, anche con tutta la squadra che le sta attorno a Cittiglio non vince, non ci arriva in volata. Elisa ha bisogno semmai più di una squadra che la porti fuori nel finale. Qui aveva la Sanguineti, la Consonni, lì ha Van Dijk e quando parte davanti poi sa come si fa.

La Wiebes è molto più “scomposta”, Elisa quando fa le volate sembra quasi non si alzi di sella. Dipende anche dalla pista?

Sì, è vero si alza poco. Credo sia una postura tutta sua, una postura perfetta. Ha classe anche nella pedalata.

Adesso però sta andando davvero forte. E’ cambiato qualcosa?

Ha 24 anni. C’è una crescita fisiologica, ha preso consapevolezza, è in una squadra fortissima, la Trek-Segafredo e comincia anche a conoscere gli arrivi. Faccio un esempio: lo scorso anno alla Gand con noi fece quarta perché sbagliò qualcosina nel rettilineo finale, quest’anno che lo conosceva ha vinto.

Con una volata magistrale, ben portata fuori dalla Van Dijk, la Balsamo ha vinto la Gand. Prima la guidava la Guazzini
Con una volata magistrale, ben portata fuori dalla Van Dijk, la Balsamo ha vinto la Gand. Prima la guidava la Guazzini
E negli allenamenti? La Balsamo va più forte perché è più concentrata sulla strada?

Elisa continua ad andare in pista. Almeno fino a 15 giorni fa, prima della campagna del Nord ci andava una volta a settimana. Si allena di più in salita, proprio perché l’obiettivo è fare bene nelle classiche. Prima si faceva di più in pista: un giorno di più in pista e uno in meno su strada. Ma resta comunque funzionale. Lo scorso anno era un continuo compromesso. Lei, come altre ragazze, le ho avute a mezzo servizio. Per dire, il giorno prima della Classic London le hanno detto che doveva assolutamente fare un allenamento in pista. Mentre gli uomini, Ganna, Consonni, Viviani hanno corso molto di più su strada.

Quindi il lavoro su pista incideva eccome…

Da quando ha lavorato di più su strada, e parlando solo di WorldTour, non è mai uscita dal podio, Roubaix esclusa che comunque è una corsa particolare. Ha vinto il mondiale, ha fatto un primo posto e due secondi al Women’s Tour. Quest’anno a Drenthe è stata seconda. E al Binda, a Depanne e Gand ha vinto. E lo ha fatto con una volata di gruppo, ristretta…

Se parliamo di volumi totali di lavoro, in percentuale che differenza c’è tra pista e strada rispetto alla passata stagione?

Quest’anno potremmo dire un 20% pista e 80% strada. Lo scorso anno era 50-50. Ma poi cambia anche il modo di lavorare.

Cioè?

Non voglio dire se sia giusto o sbagliato, ma lo scorso anno con le Olimpiadi era tutto più intenso, adesso invece coi mondiali su pista ad ottobre le sedute sono meno intense e ne risente meno anche la pedalata (fa una pausa Arzeni, ndr). E lo dice un fervente sostenitore dell’allenamento sul parquet: io ci porto dagli esordienti agli elite, uomini e donne, almeno una volta a settimana. Così come sono convinto che questo maggior lavoro su strada le tornerà utile anche in pista. 

Balsamo Roubaix 2021
Nel 2021 Elisa ha dedicato moltissimo tempo alla pista. Per Arzeni quest’anno ha ridotto al 20% il volume di lavoro sul parquet
Balsamo Roubaix 2021
Nel 2021 Elisa ha dedicato moltissimo tempo alla pista. Per Arzeni quest’anno ha ridotto al 20% il volume di lavoro sul parquet
Cosa intendi quando dici: ne risente meno la pedalata?

In pista pedali con altri rapporti, con determinate intensità e con la ruota fissa e questo lavoro ti resta almeno un paio di giorni nelle gambe. Con la ruota fissa spingi sia quando la gamba va avanti, sia quando la richiami. Tuttavia sei anche “costretto” ad andarci per non perdere l’abitudine. Lo scorso anno su 5 allenamenti, due e mezzo erano su pista e tutti al 100%. Chiara Consonni, per esempio, dopo che uscì dal discorso olimpico al Giro d’Italia faceva fatica a tenere le ruote in pianura. Capito? La Consonni fatica in pianura. E infatti poi finì fuori tempo massimo nella cronoscalata.

Un discorso complesso, ma chiaro…

Certo. Senza contare il discorso del peso. In pista quel chiletto in più ti fa anche bene, per la forza e l’esplosività, su strada non sempre. Di certo non va bene per una Gand o per un Fiandre.

Ultima e sfinita, orgoglio Carbonari per il battesimo sul pavé

28.02.2022
5 min
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Mentre in testa al gruppo Annemiek Van Vleuten sceglieva il modo per vincere la Omloop Het Nieuwsblad, alle sue spalle e già ultima nell’ordine di arrivo, Anastasia Carbonari portava a casa la fatica e la soddisfazione di essere arrivata in fondo.

La sua non è stata una resa da piegarsi sulle ginocchia, ma la conseguenza di una fuga andata via presto e ripresa a 40 chilometri dall’arrivo nella prima corsa di stagione e la prima sul pavé. Per la ragazza marchigiana, arrivata quest’anno alla Valcar-Travel&Service, una rapida scuola di tecnica e strada, suggerita da Davide “Capo” Arzeni.

Prima del via, con il giusto carico di ansia: per Carbonari, battesimo sul pavé (foto Twila F. Muzzi)
Prima del via, con il giusto carico di ansia: per Carbonari, battesimo sul pavé (foto Twila F. Muzzi)

Un ricordo da scacciare

Ci può essere soddisfazione nell’arrivare ultimi? C’è sempre soddisfazione nell’arrivare: se si è capaci di fare tesoro di ogni esperienza, anche la resa può insegnare qualcosa.

«Partiamo da come ho lasciato il Belgio due anni fa – racconta – quando non vedevo l’ora di andarmene. Ho fatto Liegi e Freccia e ovviamente erano andate malissimo. Neanche le avevo finite e da lì avevo iniziato a pensare che magari veramente il ciclismo non fosse fatto per me.

«Quindi tornare con la migliore squadra d’Italia, poter correre tra le big e riuscire a mettere la testa fuori andando anche in fuga, non nego che per me sia stata una soddisfazione grandissima. Non è niente, lo so. In confronto a piazzarsi o arrivare alla fine con le prime non è niente. Ma come inizio e per come mi ero lasciata con questi posti, dico che sono veramente soddisfatta».

Carbonari ha… assaggiato il pavé nella recon del venerdì (foto Twila F. Muzzi)
Carbonari ha… assaggiato il pavé nella recon del venerdì (foto Twila F. Muzzi)

Un nuovo nascere

Quel debutto nelle Ardenne porta la data del 2020. Qualche mese prima, alla fine di luglio 2019, Anastasia si era ritrovata sull’asfalto con una vertebra rotta per un’auto che le aveva tagliato la strada. L’arrivo nella squadra di Valentino Villa ha pertanto il sapore di un vero battesimo. E visto che la marchigiana era davvero digiuna di pavé, incontrato nel pomeriggio di vigilia, il diesse Arzeni ci aveva anticipato che l’avrebbe mandata in fuga. Per darle confidenza con le stradine e permetterle di credere di più in se stessa.

«Non avevo mai corso sul pavé – dice –  Liegi e Freccia sono tutte su asfalto, quindi anche provare quelle stradine nella ricognizione e riconoscere i posti in cui vedevo sempre i ciclisti professionisti in televisione, è stata un’emozione grandissima. Sono contenta di averla finita».

La presentazione nel velodromo di Gand dà il senso del grande evento (foto Twila F. Muzzi)
La presentazione nel velodromo di Gand dà il senso del grande evento (foto Twila F. Muzzi)
Che cosa significa averla finita?

Per me è un punto di partenza non indifferente. Sono molto contenta della fiducia che mi ha dato Capo, di portarmi qui e darmi la possibilità di farmi vedere e di crescere. Eravamo tutti consapevoli che fosse la mia prima volta sul pavé e che per fare queste corse serve molta esperienza. Sono contenta, è stata una grande emozione.

Come hai esorcizzato la paura del pavé?

Capo mi ha detto di andare in fuga, perché essendo la prima volta, l’impatto sarebbe potuto essere traumatico. Mi ha detto: «Vai davanti, così fai esperienza e prendi il pavé non in gruppo».

E tu?

E io sono andata in fuga. Alla fine mi ci sono trovata abbastanza bene e con un bel feeling. Negli ultimi muri mi sono staccata perché ero arrivata a cottura.

Bel piazzamento di Silvia Persico, tricolore di cross, 22ª nel gruppo dietro le prime tre (foto Twila F. Muzzi)
Bel piazzamento di Silvia Persico, tricolore di cross, 22ª nel gruppo dietro le prime tre (foto Twila F. Muzzi)
Una fatica diversa?

Io penso che più impari ad andarci e meno fatica fai. Quindi essendo la prima volta ed essendo del tutto inesperta, è ovvio che abbia penato più alle altre. Penso di avere una certa affinità per questo tipo di percorsi. La mia fortuna è che in bici non ho molta paura, so guidarla, mi sono trovata abbastanza bene.

Che cos’altro porti a casa?

La presentazione con tutte le luci, il fatto poter correre lassù. Sabato veramente ho realizzato che sono arrivata in questa squadra, che sono qui con le migliori atlete italiane e posso essere al loro fianco. Imparare da loro per me è una soddisfazione grandissima. Non vedo l’ora di continuare questa stagione e di crescere. Penso di essere nella squadra giusta.

La fuga di Carbonari suggerita da Capo Arzeni per prendere confidenza con il pavé (foto Twila F. Muzzi)
La fuga di Carbonari suggerita da Capo Arzeni per prendere confidenza con il pavé (foto Twila F. Muzzi)
E il pubblico?

Quella gente è stupenda. Passare tra gli odori di birra e patatine fritte e sentire nell’aria il profumo del Belgio. Sentire l’incitamento che ricevi anche nell’ultimo gruppo è qualcosa di stupendo… Mi hanno sempre detto che per capirlo devi provarlo, ora l’ho provato e posso dire che è veramente unico.

Prossime corse?

Strade Bianche, Freccia e Liegi. Voglio vedere come andrà questa volta.

Balsamo e Arzeni: prima i saluti, poi niente sconti

18.02.2022
5 min
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Alla partenza della tappa di ieri, a Tavernes de la Valldigna, Elisa Balsamo si è avvicinata all’ammiraglia della Valcar-Travel&Service. Per la campionessa del mondo era la prima corsa di stagione, la prima con la maglia della Trek-Segafredo. L’ultima volta con un numero sulla schiena, al Women’s Tour, la piemontese aveva ugualmente l’iride ma sul petto le insegne di sempre. E aveva vinto.

«E’ stato l’incontro fra vecchi amici – commenta Davide Arzeni – ieri hanno vinto due miei amici. Elisa e Covi. Sono contento per lei, vincerà dalle 10 alle 20 corse quest’anno. E’ venuta a salutare tutta la squadra, poi è andata in corsa e ha vinto. Sapevo che sarebbe venuta fuori una tappa così, è la quarta volta che la ripropongono. Sulla salita hanno scollinato Cavalli, Van Vleuten e Mavi Garcia, poi il gruppo è tornato sotto. Noi siamo stati un po’ distratti, ma ci stiamo preparando per il Belgio».

La maglia iridata al debutto sulle strade spagnole
La maglia iridata al debutto sulle strade spagnole

Da Elisa a Elisa

Elisa Balsamo ha vinto con la maglia iridata e il marchio della Trek-Segafredo dopo tutta la vita vestita di Valcar. A lanciarla verso il successo è stata l’altra Elisa, Longo Borghini, la stessa che a Leuven la prese per mano e la lanciò nella volata che valse il titolo mondiale.

«Firmare con Trek-Segafredo – racconta la campionessa del mondo – non è stata una decisione a scatola chiusa. Quando Luca Guercilena mi ha contattato in primavera, ho chiesto a Elisa Longo Borghini, con la quale ho una profonda amicizia e un rapporto di stima, di raccontarmi le sue sensazioni sulla squadra. Le sue parole hanno rispecchiato le mie aspettative e lo stesso è successo parlando con Giorgia Bronzini, allora tecnico del Team. E’ stata una scelta ponderata, perché avevo altre proposte, ma anche la migliore che potessi fare.

«Iniziare così bene è una spinta di fiducia, il modo migliore per fare il mio debutto, ma le mie prospettive sono ancora invariate. Devo tenere i piedi ben saldi per terra, siamo solo all’inizio e devo guardare avanti. Quello che va sottolineato e forse la cosa più importante, è il feeling che ho già con la squadra. L’immediatezza con cui sono stati creati determinati meccanismi e chimica è più che positiva».

Fra le ragazze Valcar, si è vista Elena Pirrone: all’attacco e poi ripresa
Fra le ragazze Valcar, si è vista Elena Pirrone: all’attacco e poi ripresa

La Valcar al Nord

Quando gli chiediamo che effetto gli abbia fatto vederla vincere a quel modo, Arzeni chiede la domanda di riserva. Abbiamo già parlato tanto con lui della Valcar-Travel&Service dopo la partenza di tante ragazze e a questo si aggrappa per lanciare la sfida alla pupilla di ieri.

«Proveremo a darle fastidio – dice – su percorsi più veloci o su quelli del Nord. Siamo tutti qua in Spagna. In un appartamento ci sono le ragazze che stanno correndo, nell’altro il gruppo Nord. Sono qua con Consonni, Sanguineti, Carbonari, Gasparrini. Oggi non potevamo competere con le scalatrici, ma in qualche gara si accorgeranno di noi. Partiremo per le prime corse fiamminghe la prossima settimana».

Le corse del Nord attirano Elisa Balsamo, sulla Roubaix (corsa nel 2021) però ha ancora qualche riserva
Le corse del Nord attirano Balsamo, sulla Roubaix (corsa nel 2021) ha ancora qualche riserva

Classiche iridate

L’aria del Nord risveglia anche l’interesse di Elisa Balsamo e viene da sorridere pensando a quando lo scorso anno piombammo nel loro ritiro e trovammo tutto il team in quella villa sperduta tra i campi, con la futura iridata che studiava per l’esame successivo.

«Andrò a Nord – dice – ed è il calendario dei miei sogni. Tra me e quelle pietre c’è una specie di amore e odio. Non vedo l’ora di correre in Belgio, ma appena sento la durezza del selciato, nel mio cuore mi chiedo chi me lo abbia fatto fare. Quello che mi fanno provare queste Classiche è comunque impareggiabile. L’adrenalina che provo davanti a un settore di pavé, la tensione che sento nel gruppo nei momenti chiave. La Roubaix è un’altra cosa. Ho ancora difficoltà a capire se fa per me. Di sicuro è una classica epica e affascinante. L’arrivo al velodromo, per una pistard come me, è un finale da sogno».

Nella prima tappa, in salita la selezione è stata fatta da Van Vleuten e Cavalli
Nella prima tappa, in salita la selezione è stata fatta da Van Vleuten e Cavalli

Giro, Tour e laurea

Elisa punta in alto. La laurea è ad un passo e ci aggiungerebbe volentieri un master, una tappa al Giro e una al Tour.

«Mi piace pianificare le mie giornate e i miei impegni – dice – mi fa sentire più serena nell’affrontare eventuali imprevisti. In questa squadra siamo circondati da così tanti esperti che non dobbiamo pensare ad altro che a correre per vincere. Sento di essere nelle condizioni ideali per raggiungere i miei obiettivi. 

«Mi mancano due esami alla laurea. Se tutto va bene, entro l’inizio dell’estate potrei laurearmi e poi potrei pensare di iscrivermi a un master. E’ una passione cui non voglio rinunciare. E poi studiare è un buon modo per distogliere la mente dal ciclismo, una forma di decompressione. In questa fase della mia vita, il ciclismo è la priorità, il mio più grande impegno, ma penso che sia importante anche avere una prospettiva a lungo termine».

Prima corsa e prima bottiglia da stappare: è super Balsamo
Prima corsa e prima bottiglia da stappare: è super Balsamo

La stessa fiducia

Arzeni resta zitto. Conosce esattamente il valore della ragazza e standole ancora vicino con i suoi consigli, non si è stupito certo delle sue prestazioni.

Quando una collaborazione ha radici così profonde e quando insieme si sono superati anche momenti drammatici come il post Tokyo, non sarà certo un cambio di maglia a modificare la fiducia.