GSG veste gli ex pro’ del “Cycling Stars Criterium”

26.05.2023
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E’ oramai tutto pronto per il via ufficiale dell’edizione 2023 del “Cycling Stars Criterium”, lo spettacolare evento in circuito in programma a Pieve di Soligo lunedì 29 maggio ad appena qualche… ora dalla conclusione a Roma del Giro d’Italia numero 106. E le maglie – di cui sveliamo il disegno e la grafica – che verranno indossate dai partecipanti alla speciale prova riservata agli ex professionisti saranno prodotte e fornite dal maglificio GSG di Simone Fraccaro.

Al Cycling Stars Criterium di quest’anno sarà presente il campione italiano Filippo Zana. Assieme a lui ci saranno anche Jonathan Milan, Damiano Caruso, Andrea Pasqualon e di Santiago Buitrago: tutti portacolori della Bahrain Victorius. Ai nastri di partenza anche Andrea Vendrame della formazione francese AG2R Citroen Team e Alberto Dainese, splendido vincitore della tappa di Caorle.

La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso
La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso

Ciclismo e buona cucina

Ma il Cycling Stars Criterium 2023 non “vivrà” di solo ciclismo… ma bensì anche di eccellenze enogastronomiche venete! La kermesse sarà difatti anche l’occasione per visitare lo speciale “truck” enogastronomico predisposto dalla Regione Veneto, assaggiare lo spiedo gigante, oltre alle famose polpette della Stanga. Non saranno dunque solamente alcuni grandi campioni a darsi battaglia sulle strade di Pieve di Soligo: il Cycling Stars Criterium sarà anche l’occasione per un viaggio nell’enogastronomia veneta. Non a caso, l’organizzazione – assieme agli attivissimi enti locali – si è difatti spesa per realizzare una serata indimenticabile anche per quanto riguarda il buon bere e il buon cibo: tutti ingredienti fondamentali di una grande festa… proprio come il Criterium!

Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG
Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG

Il grande “truck” della Regione Veneto dedicato alle eccellenze regionali arriverà nel pomeriggio: un mezzo che è in costante viaggio per l’Italia per promuovere la ricchissima offerta enogastronomica di un territorio premiato con ben nove siti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. E come anticipato, la proloco di Pieve di Soligo si occuperà dell’allestimento di un’altra eccellenza locale: lo spiedo gigante. Durante il pomeriggio sarà predisposto uno spiedo che garantirà a chi volesse di godere di una prelibatezza che in provincia di Treviso è un vero e proprio rito!

Il Cycling Stars Criterium ha sempre rappresentato una grande festa di ciclismo, e quest’anno sarà anche una indimenticabile festa per il… palato!

GSG

La corsa bloccata: è stata solo colpa del vento?

12.05.2023
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CAMPO IMPERATORE – Una spiegazione c’è e sta nel vento contro, anche se il gruppo ha corso in modo rinunciatario sin dall’inizio, lasciando andare la fuga in modo incontrollato. In una tappa così importante non avrebbero potuto provare anche altri team e altri uomini? Vedere poi il gruppo appallato lungo tutta la salita finale verso il traguardo non è stato lo spettacolo più avvincente. Sul traguardo e nei messaggi continuano ad arrivare note critiche. Il vento è gelido, l’albergo rosso è in ristrutturazione da anni, ma nelle stanze al pian terreno le squadre possono cambiarsi. Fuori si servono centinaia di arrosticini, mentre la gente comincia a sfollare.

«La salita come avete visto aveva tanto vento contro – dice Caruso con le labbra che tremano per il freddo – quindi fare un’andatura alta era difficile. Piuttosto non so perché chi poteva vincere oggi abbia lasciato tanto tempo a questa fuga. Qualcuno avrebbe potuto tirare, io no di sicuro. Se qualcuno si voleva prendere la briga di tirare per 220 chilometri per provare a vincere e non l’ha fatto, magari adesso si starà mangiando le mani.

«Domani c’è una tappa duretta – prosegue il siciliano della Bahrain Victorious cercando di spiegare il finale –  domenica una lunga crono piatta, dove sicuramente pagherò ancora un po’, poi cominciano le Alpi e da lì se ne vedranno delle belle. Mi piace come si punzecchiano Roglic ed Evenepoel, però è un peccato. Forse questa tappa meritava di più».

Caruso aspetta l’elicottero: i primi della classifica sono stati portati in basso in modo più rapido
Caruso aspetta l’elicottero: i primi della classifica sono stati portati in basso in modo più rapido

Vento e nuvole

Campo Imperatore è nuovamente inghiottito dalla nuvola, il vento è ostinato, per cui i corridori arrivano, si coprono, scambiano poche parole e poi prendono la discesa verso le ammiraglie. I big vanno in elicottero, gli altri in ammiraglia. Dipende chiaramente dai punti di vista, ma ricordando quel che quassù accadde nel 1999, quando Pantani scrisse un pezzetto della sua storia, la tattica rinunciataria del gruppo ha sconcertato chi a vario titolo li aspettava in cima.

«Ma è dipeso solo dal vento contrario – ammette Matteo Tosatto, che con la sua Ineos avrebbe provato ad attaccare nel finale – c’erano folate contrarie a 15-20 chilometri orari, a ruota si stava bene, mentre davanti si faceva una faticaccia. Avremmo provato di certo, non c’è altra spiegazione per lo spettacolo di questa tappa».

La condotta rinunciataria del gruppo è iniziata sin da subito, non solo per il vento
La condotta rinunciataria del gruppo è iniziata sin da subito, non solo per il vento

Remco soddisfatto

Le stesse parole le pronuncia Evenepoel, uno che non ha paura di prendere vento in faccia, ma che stavolta evidentemente ha dovuto alzare bandiera bianca.

«Il cessate il fuoco – spiega prima di avviarsi verso valle in elicottero – è stato dovuto principalmente al vento contrario. Non si poteva fare molto. Qual è stata la mia sensazione? Bene. Ho vinto lo sprint e sono rimasto fuori dai guai, da qualche buco. Fare primo è meglio che ultimo. Col senno di poi, è un peccato che quei tre fossero ancora avanti. E’ stata una lunga giornata, siamo stati in bici per sei ore. Ha fatto anche molto freddo in cima, ma è stata una giornata perfetta per noi».

Basso al settimo cielo

Ai piedi del podio c’è uno che il Giro l’ha vinto per due volte e che da un lato si gode la vittoria di Bais e dall’altro cerca di spiegare quel che si è visto.

«Non potevamo aspettarci un inizio di Giro migliore – dice Ivan Basso – veniamo da una settimana ricca di risultati. Albanese è stato fantastico, anche Fortunato ha dimostrato in salita di andare molto forte, quindi cercheremo di continuare a interpretarlo così. Ci lamentiamo che non ci sono squadre, non ci sono giovani… Noi cerchiamo di guardare invece quello che c’è. Una cosa voglio dirla: guai a chi tocca la mia squadra e i miei ragazzi. Questa vittoria vuol dire che lavoriamo bene, che è una squadra con una credibilità e un’identità e che è destinata a fare una strada molto lunga

Basso gongola per la vittoria di Bais: ossigeno per la squadra
Basso gongola per la vittoria di Bais: ossigeno per la squadra

«Bais arriva dal Ct Friuli – prosegue il manager della Eolo-Kometa – una delle migliori scuole di ciclismo per la categoria giovanile. Lo abbiamo preso e con il mio staff, che proviene per la maggior parte dalla Liquigas, abbiamo cercato di fare quello che abbiamo fatto a suo tempo con Sagan e con Nibali, con Viviani e con Caruso. Questo è quello che noi facciamo e continueremo a fare». 

Tattica prudente

Basso ha vinto per due volte il Giro, si diceva, ma la seconda volta, nel 2010, gli toccò sudarselo oltre ogni immaginazione, per una fuga bidone verso L’Aquila: che cosa gli è parso della tappa dei migliori e di questa fuga lasciata andare così a cuor leggero?

«Io ero molto concentrato sulla corsa – dice con la consueta diplomazia – non ho seguito la corsa del gruppo. Però è stata una settimana dura, con il brutto tempo. Domani ci sarà una tappa difficile, con un inizio complicato. Io credo che la cronometro metterà un po’ di ordine alla classifica e poi se la giocheranno in montagna. Ci sono state delle cadute e magari noi non sappiamo dall’esterno come stia chi è andato giù. Se magari Evenepoel ha ancora qualche fastidio e preferisce rinviare».

La discesa dal Gran Sasso è un continuo pigiarsi con i turisti sulla stessa funivia. Scambiamo due parole con Fabio Genovesi e con la famiglia di Domenico Pozzovivo: serve un’ora per andare giù. L’attesa per la prima tappa in salita è stata presa a schiaffi dal vento e dal gruppo. Le cose certe sono due: in quella fuga potevano e dovevano entrare ben altri corridori, mentre questo Giro non ha la foga degli ultimi anni, quando ogni traguardo parziale era il pretesto per duelli e attacchi. Sarà la normalizzazione dopo il Covid, sarà il vento, sarà la stanchezza. Comunque sia, la crono di Cesena inizierà un’altra storia.

Adam Yates, Caruso, Bernal: verdetti dal Romandia

30.04.2023
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Con una volata lunga, potente e intelligente Fernando Gaviria si è aggiudicato l’ultima tappa del Giro di Romandia. La corsa svizzera arrivava sulle sponde del Lago di Ginevra, dove il gigantesco zampillo schizzava nell’aria centinaia di litri di acqua al minuto. Una potenza pari a quella del colombiano che in questa stagione ha firmato così il suo secondo successo.

«E’ stata una giornata difficile – ha detto Gaviria – mi sono staccato sulle salite (molte nella parte centrale, ndr) ma la squadra mi è stata vicino. Nel finale però stavo bene. All’ultimo chilometro ero ben piazzato e sono partito lungo. Questo successo è molto importante per me in vista del Giro perché mi sono allenato tanto e bene».

Ma questa bella corsa nel nord ovest della Svizzera ci ha detto molto di più. Sono emersi verdetti interessanti sui quali è bene fare delle considerazioni, a partire dal vincitore della corsa, Adam Yates, e della sua squadra.

Prima però, tanto per restare in casa Movistar, un appunto di merito va a Matteo Jorgenson. Lo spilungone californiano è arrivato secondo nella generale. Continua ad essere costante nel rendimento e se oggi Gaviria ha potuto vincere, una grossa mano gliel’ha data lui. Nei chilometri finali è stato grazie alle sue trenate se il vantaggio della fuga è letteralmente crollato. Occhio dunque a questo classe 1999.

In casa UAE

Ma torniamo ad Adam Yates. La prima di queste riflessioni riguarda proprio la UAE Emirates. La squadra di Mauro Gianetti conferma il suo trend di crescita. In questa stagione Adam ha preso parte a tre corse a tappe da capitano, ne ha vinte due e in una è caduto.

Matxin – come sempre – era stato di parola: «Ayuso andrà al Romandia in supporto di Adam Yates. Ma se starà bene come fermarlo?». E ancora: «Juan sa aiutare i compagni». Dopo la prestazione a crono e la maglia di leader finita sulle spalle del giovane spagnolo si è verificato tutto alla lettera. Verso Thyon 2000 Ayuso ha capito di non essere al meglio e ha dato via libera a Yates. Morale: tappa, maglia e corsa ad Adam.

«Sono contento per me e per la squadra – ha detto Yates – era giusto ieri stare vicino ad Ayuso, perché lui è un talento. Ma poi non era al meglio e mi ha detto di andare. Oggi abbiamo controllato la gara con tranquillità. Siamo una squadra forte e compatta. E’ una vittoria di tutti noi».

Questo certifica che la UAE sta lavorando bene e che per questo ciclismo di livello siderale servono dei gregari di extra lusso. Adam Yates aveva questo spazio del Romandia per sé. Lo ha sfruttato al meglio e ora lavorerà in ottica Tour per Pogacar. E lo farà con convinzione nei propri mezzi, con la tranquillità di chi ha vinto e potrà così dare il 101 per cento per lo sloveno.

Capitolo Ayuso: siamo di fronte ad un nuovo fenomeno. Lo sapevamo, sì, ma stare lontano dalle corse per tanti mesi, rientrare mentre gli altri sono a pieno regime e ottenere un successo a crono, un secondo posto in un’altra tappa e dare una grossa mano ai compagni non è da tutti. Specie se hai appena 20 anni.

Al Romandia visto un ottimo Caruso. Bene in salita, ma bene anche a crono (sesto). Ottimi segnali in vista del Giro
Al Romandia visto un ottimo Caruso. Bene in salita, ma bene anche a crono (sesto). Ottimi segnali in vista del Giro

Caruso c’è

Damiano Caruso: zitto, zitto “Damianuzzo” esce sempre. Nel tappone di Thyon arriva terzo a 19” da un super Yates. E’ in forma Giro d’Italia. Al Giro di Sicilia era palesemente ingolfato dal tanto lavoro. Che sia ancora una volta lui il salvatore della Patria? E’ probabile.

Damiano non ama troppo sentir parlare di ruolo da capitano, leader, classifica… però è lì. Queste prestazioni danno consapevolezza. La salita di Thyon era una scalata vera. Lunga. Dura. Adesso il siciliano della Bahrain-Victorious sa che ha lavorato bene. E che si è scontrato con gente che faceva del Romandia un obiettivo primario.

«Conoscevo molto bene l’ultima salita” – ha detto Caruso – era lunga quindi era fondamentale gestire al meglio lo sforzo. E io l’ho gestito bene. Nel finale ho avuto la forza di aumentare e agguantare il terzo posto.

«Questo podio nella classifica generale mi dà soddisfazione perché dopo Il Giro di Sicilia volevo dimostrare che la mia condizione è buona. Inoltre mi dà morale e più fiducia in vista del Giro».

Ai 2090 metri di Thyon 2000 Bernal è giunto ottavo a 54″ da Adam Yates
Ai 2090 metri di Thyon 2000 Bernal è giunto ottavo a 54″ da Adam Yates

Toh, Bernal

Un altro corridore che può uscire col sorriso dalla Svizzera Romanda è Egan Bernal. Il colombiano della Ineos Grenadiers batte un colpo… non in terra, finalmente. Ottavo nell’arrivo in salita, ottavo nelle generale. Per la prima volta dall’inizio dell’anno, ma se vogliamo dal suo ritorno alle corse, Bernal riesce a concludere una gara senza intoppi

E questo è un bel segnale non solo per Egan, ma per il ciclismo intero che potrebbe ritrovare un altro protagonista sopraffino. In attesa di sfide epocali con Pogacar, Evenepoel, Vingegaard… le poche parole di Egan dicono tutto: «Non si tratta di numeri, ma di carattere. Una top dieci nella generale per me è una piccola grande vittoria. Ora torniamo a casa e continuiamo ad allenarci».

Parte il Giro di Sicilia: le maglie sono ancora Gobik!

11.04.2023
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Parte stamattina alle 11,15 da Marsala Il Giro di Sicilia Crédit Agricole edizione 2023, evento organizzato da RCS Sport in collaborazione con la Regione Sicilia. La gara si concluderà il 14 aprile a Giarre, dopo quattro tappe che toccheranno gran parte del territorio isolano.

Tra i nomi al via, il vincitore dell’edizione 2022, Damiano Caruso, che proverà a bissare il successo dello scorso anno, e poi Alexey Lutsenko, Louis Meintjes, Rafal Majka, Sébastien Reichenbach e George Bennett. Tra i velocisti focus su Elia Viviani, presente con la nazionale italiana di ciclismo su pista, Mark Cavendish, Juan Sebastian Molano, Matteo Malucelli, Niccolò Bonifazio, Filippo Fiorelli, Jhonatan Restrepo, Felix Engelhardt, Attilio Viviani, Giovanni Lonardi e Davide Persico. Folta anche la schiera dei cosiddetti cacciatori di tappe tra i quali vanno segnalati Vincenzo Albanese, Valerio Conti, Simone Petilli, Davide Gabburo, Alexis Guerin, Walter Calzoni, Simon Pellaud, Tsgabu Grmay e Antonio Nibali.

Tessuti SITIP

Così come è stato per lo scorso anno, le maglie dei leader di classifica del Giro di Sicilia Crédit Agricole sono disegnate e prodotte dal brand spagnolo Gobik mediante l’impiego di tessuti riciclati prodotti dalla italiana SITIP. Nello specifico, la maglia Giallo Rossa, indossata dal leader della classifica generale, è sponsorizzata dalla Regione Siciliana. Quella Ciclamino, sulle spalle del leader della classifica a punti, e “nominata” da Agenzia ICE con il brand Madeinitaly.gov.it La maglia Verde Pistacchio, riservata al miglior scalatore della corsa, è abbinata ad Enel Green Power, mentre quella Bianca che gratifica il leader della speciale classifica dei giovani (gli atleti nati dopo il 1° gennaio 1998) è sponsorizzata da Crédit Agricole.

Questo, invece, è il trofeo che andrà al vincitore del Giro di Sicilia
Questo, invece, è il trofeo che andrà al vincitore del Giro di Sicilia

«Il rapporto con la Regione Siciliana – ha affermato Paolo Bellino, Amministratore Delegato di Rcs Sport – è oramai a dir poco consolidato, e lo dimostrano proprio Il Giro di Sicilia e le altre iniziative organizzate di recente tra cui la Grande Partenza del Giro d’Italia del 2020 e la Palermo Sport Tourism Arena, manifestazione quest’ultima che ha avuto un grandissimo successo raccogliendo oltre 50.000 presenze al Foro Italico di Palermo nell’arco di appena tre giorni.

«Questi eventi hanno una ricaduta molto importante sul territorio, sia dal punto di vista turistico che dal punto di vista del ritorno d’immagine, in quanto questa bellissima regione, una terra straordinaria ricca di tradizione, storia e cultura, sarà visibile in tutto il mondo. Questo flusso crea sviluppo al turismo e diventa un volano per l’economia stessa del territorio che le ospita». 

Gobik

Caruso capitano al Giro? Sì, no, forse…

16.03.2023
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Quattordicesimo alla Tirreno-Adriatico, correndo in appoggio a Mikel Landa, secondo italiano nella generale, ancora una volta Damiano Caruso non ha lesinato la sua generosità. Ma il siciliano è stato protagonista dell’azione forse più bella di tutta la recente corsa dei Due Mari.

Caruso, infatti, prese gambe e coraggio, ha sfidato faccia a faccia le rampe di Sassotetto col vento contro. Le foglie scendevano verso valle e lui, potente ed elegante, saliva verso monte. Se non fosse stato per Ciccone e Mas, soprattutto, Damiano avrebbe alzato le braccia al cielo.

Caruso (classe 1987) nella mix zone: il siciliano è alla 15ª stagione da pro’
Caruso (classe 1987) nella mix zone: il siciliano è alla 15ª stagione da pro’

La gamba c’è

«Le sensazioni sono buone – ci ha detto il corridore della Bahrain Victorious in un’intervista durante la Tirreno – il livello è molto alto e oltre a me ci sono tanti altri corridori che hanno buone sensazioni. O migliori delle mie! Però non mi lamento, sto bene. L’importante in questa fase della stagione è avere un buon feeling generale quando sei sulla bici e riuscire a recuperare bene».

Prima di Sassotetto, Caruso ci aveva detto che avrebbero corso in funzione di Landa, come del resto avevano fatto anche verso Tortoreto. Quel giorno Caruso aveva perso 5”, ma il motivo era presto detto.

«Quel giorno Mikel è rimasto attardato dalla caduta di Pidcock e Van Aert. Quindi io, che ero nelle prime posizioni, mi sono lasciato sfilare per riportarlo sotto. Durante la salita ho rimontato, ma ho pagato lo sforzo nell’ultimo chilometro».

Alla Tirreno Damiano ha corso per Landa. Per il Giro ha fatto anche il nome di Buitrago (alla sua ruota) tra i possibili leader della Bahrain
Alla Tirreno, Damiano ha corso per Landa. Per il Giro ha fatto anche il nome di Buitrago (alla sua ruota) tra i possibili leader della Bahrain

Capitano? No, grazie

Rimontare in quei frangenti vuol dire molto. La gente si stacca, non recupera. Se recuperi è perché hai davvero un gran gamba. Una gamba che speriamo Caruso possa sfoggiare al meglio al Giro d’Italia. Damiano è stato secondo nel 2021, non ha partecipato a quello dell’anno scorso e nel prossimo Giro Landa non ci sarà. Potrà essere lui il capitano.

«Mah, capitano – spiega Caruso – ormai alla mia età fare il capitano non è facile. E poi è un ruolo che non mi ha mai stuzzicato più di tanto. Mi sono ritrovato leader in alcune gare per circostanze di situazioni particolari. Più che altro quello che penso e che sarà importante è riuscire a prepararlo bene questo Giro. Arrivarci con un’ottima condizione…

«In Bahrain abbiamo diverse carte da giocare. Anche Gino Mader sta andando molto forte. Santiago Buitrago non va male. E poi sì: ci sono anch’io. Ma vedremo strada facendo: in base a come si metterà la gara si prenderanno le decisioni opportune al momento. Ma ad oggi non mi sento di dire: “Andrò da capitano al Giro”. Anche perché non so ancora se mi cimenterò nella classifica.

«Vi dico la verità: mi piacerebbe ritornare a vincere una bella tappa, magari di montagna e rivivere le belle emozioni che ho vissuto nel 2021».

Una vittoria di tappa al Giro per rivivere le emozioni del 2021 sull’Alpe Motta: anche questo è un obiettivo per Caruso
Una vittoria di tappa al Giro per rivivere le emozioni del 2021 sull’Alpe Motta: anche questo è un obiettivo per Caruso

Ritmi vertiginosi

Anche per Caruso come per molti suoi colleghi, l’avvicinamento al Giro passa per poche corse (a tappe) e tanto allenamento a casa. Sin qui Damiano ha preso il via a tre corse a tappe e ne farà una quarta, il Romandia, a ridosso del Giro. Stop.

«Ormai è così – prosegue il ragusano – il livello è alto e non puoi andare alle corse per fare la preparazione e di conseguenza è cambiato anche il modo di allenarsi: si fa molta più intensità. Siamo costretti a farla, perché ormai una gara dove si va piano non esiste più. E in questo quadro correre troppo non fa neanche bene. Devi trovare il giusto bilanciamento tra gare, riposo e allenamento in l’altura.

«Dopo la Sanremo, andrò sul Teide. Lassù farò un blocco di due settimane,  poi un ultimo passaggio al Romandia. Tra l’altro è la prima e ultima altura di quest’anno, perché a differenza degli anni passati non ho fatto il training camp in quota di febbraio. Abbiamo visto che tutto sommato andava bene così».

Alla Tirreno abbiamo assistito a gare meno spettacolari rispetto a qualche anno fa. Pensiamo alle azioni di Van Aert, di Pogacar o di Van der Poel. Eppure il coro unanime è che sia sia andati fortissimo.

In occasione della prima e terza vittoria di Roglic è sembrato quasi che la volata sia stata fatta “piano”, corta. Che stentasse a partire. 

«Posso garantire che siamo andati fortissimo. Nel giorno di Tortoreto per esempio quando ha attaccato Alaphilippe, in salita, non ho avuto il coraggio di guardare i dati sul computerino: né watt, né velocità, né sensazioni… anche perché tanto non avrebbe avuto senso. Tutte le salite della Tirreno le abbiamo affrontate davvero forte».

Caruso verso Sassotetto. Un’azione di forza e coraggio, sfumata a poche centinaia di metri dal traguardo appenninico
Caruso verso Sassotetto. Un’azione di forza e coraggio, sfumata a poche centinaia di metri dal traguardo appenninico

Prove generali a Sassotetto

Sassotetto è stata la salita più lunga che Caruso, ma anche molti altri corridori, affronteranno prima del Giro d’Italia. Visto che si è parlato di preparazioni ci è sembrato curioso capire se una scalata simile dà feedback utili anche per il resto degli allenamenti.

«Ai fini del lavoro non è poi così importante – conclude Caruso – i nostri parametri li conosciamo già e anche bene. Semmai è più importante per il confronto con i diretti avversari, per capire un po’ come si muovono e come stanno. Ma anche quello è relativo.

«Poi nel mio caso so già che farò un blocco in altura che mi servirà anche per abituare il fisico alle salite lunghe. Sassottetto pertanto è stato un test sì, ma non definitivo».

Uno stop a Palermo e Caruso si lancia sul Giro

11.12.2022
6 min
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Qualcosa che è parso un voto da mantenere, poi Damiano Caruso ha chiuso la prima valigia della nuova stagione ed è volato in Spagna con la squadra. In quei 271 chilometri da Ragusa a Palermo, fino al Santuario di Santa Rosalia, Damiano avrà avuto anche il modo di pensare alle sfide che lo attendono e che venerdì ha raccontato alla stampa, rispondendo alle domande attraverso l’occhio di una telecamera. E annunciando, come aveva fatto in confidenza alla fine di ottobre, la sua partecipazione al Giro d’Italia.

«Il mio programma per il prossimo anno – ha spiegato – bene o male rimane lo stesso. Nella prima parte farò la Valenciana, proseguirò con la Ruta del Sol, passando per la Tirreno Adriatico fino alla Milano-Sanremo. Poi nel mese di aprile, dopo un training camp in montagna, farò di nuovo il Giro di Romandia e poi penso quasi sicuramente di partecipare al Giro d’Italia».

Per fare cosa?

Gli obiettivi sicuramente sono sempre gli stessi. Intanto quello di ben figurare, chiaramente. Ci presenteremo con una squadra molto attrezzata per far bene, sia nelle tappe che nella classifica generale. Personalmente il mio obiettivo è quello di tornare a vincere una tappa e poi vedere strada facendo come sarà la condizione. Supporterò gli eventuali leader della squadra (anche se Landa andrà al Tour, ndr) oppure magari provare a fare la classifica generale in prima persona. In questo momento è un po’ prematuro dirlo. Vedremo come starò nelle settimane prima, a che punto sarò con la preparazione o come mi sentirò. L’unica cosa che voglio fare è preparare questi obiettivi con il massimo impegno e la dedizione che ci ho sempre messo.

L’idea del Giro dà morale?

Tornare al Giro significa tanto, perché lì ho vissuto le migliori esperienze della mia carriera. Non vedo l’ora di riassaporare il calore della gente sulla strada, che è stata veramente avvolgente. Mi piacerebbe regalarle magari qualche emozione, come sono riuscito a fare nel 2021.

Perché non lo hai fatto lo scorso anno, visto che arrivavi dal secondo posto del 2021?

Mi sarebbe piaciuto esserci, però chiaramente non sempre si può fare quello che ci piace, specialmente quando si è in grandi team come questo. Si devono anche assecondare le esigenze della squadra e poi tutti sappiamo come com’è andata.

Nonostante le speranze, il Tour de France 2022 di Caruso si è risolto in un insuccesso da dimenticare
Nonostante le speranze, il Tour de France 2022 di Caruso si è risolto in un insuccesso da dimenticare
Il Tour non è andato esattamente bene…

Ho avuto problemi all’inizio. Tutti lo sanno e questo mi ha deconcentrato (il riferimento è alle perquisizioni che ancora una volta hanno interessato il Team Bahrain Victorious, ndr). Durante la corsa non sono stato mai bene e alla fine della seconda settimana ho avuto un tampone positivo. Quella è stata la fine della mia stagione. Mi sono fermato per due settimane dopo il Tour e poi è stato duro trovare un altro picco di condizione.

Nel 2022 hai vinto il Giro di Sicilia: che effetto ti ha fatto?

L’ho vissuto intensamente perché non avevo avuto molte occasioni di correre in Sicilia. Anche se il Giro d’Italia c’è passato diverse volte, io non ero mai riuscito a far coincidere le due cose, quindi l’ho visto come una grande possibilità di farmi vedere dai tifosi di casa. Insomma, Damiano in azione dal vivo. E’ stato un obiettivo che ho preparato con estrema dedizione e con tanta voglia di ben figurare. Sono andato due settimane in montagna da solo per prepararmi, per isolarmi, per cercare di fare tutto al meglio. E mi sono allenato sulle stesse strade che poi avrei affrontato in corsa.

Come è stato?

Non nascondo che vincere lì, davanti ai miei tifosi e alla mia famiglia (c’erano i miei figli) ha avuto tanto valore. Paradossalmente può sembrare anche un po’ banale, ma mi ha gratificato, così come vincere al Giro d’Italia

La vittoria del Giro di Sicilia è stato un momento molto bello per Caruso, qui con Nibali, che si è allenato sull’Etna
La vittoria del Giro di Sicilia è stato un momento molto bello per Caruso, qui con Nibali, che si è allenato sull’Etna
Al Giro verrà Evenepoel: corsa chiusa?

E’ uno dei migliori al mondo e adesso penso che sarà anche più forte. Avrà più fiducia, è più forte di testa. Penso che al momento sia il favorito per il Giro, ma se guardiamo l’Evenepoel di quest’anno, secondo me gli si addice qualsiasi tipo di percorso. Poi ci saranno tanti altri corridori, si parla di altri campioni che saranno al Giro. E’ vero, c’è tanta crono, ma nell’ultima settimana poi c’è anche tanta salita.

Una corsa per cronoman?

E’ un Giro d’Italia con tantissimi metri di dislivello. Sappiamo tutti benissimo che ci sono tante incognite come il meteo, che può variare in maniera drastica nell’arco delle tre settimane. Quindi non diamo troppo per scontato che vinca il più quotato. E questa secondo me è proprio la bellezza del Giro, perché lascia la gara aperta fino all’ultima settimana. Gli scalatori puri faranno magari un po’ più fatica, perché chiaramente ci sono tre cronometro, però una mi sembra che sia una cronoscalata. Quindi alla fine sarà tutto più bilanciato.

Quale sarà il tuo ruolo?

Sinceramente non sento la pressione, perché non reputo mio il ruolo di favorito. Non mi posso paragonare a Nibali, perché Nibali da campione ha scritto delle pagine importanti di questo. Io sono stato bravo a sfruttare al massimo le mie capacità in determinate circostanze. Non ho mai creduto di essere il suo erede, anche per l’età che ormai ho. Il problema è che adesso in Italia non abbiamo il nuovo Nibali, ma credo che si debba avere solo un po’ di pazienza e prima o poi lo avremo di nuovo anche noi.

Un bel Romandia per Caruso quest’anno; la corsa Svizzera sarà il lancio per il Giro d’Italia
Un bel Romandia per Caruso quest’anno; la corsa Svizzera sarà il lancio per il Giro d’Italia
Un altro ciclista vittima della strada…

Personalmente non conoscevo tanto Rebellin. Chiaramente l’ho sempre visto come un atleta di riferimento, un uomo con tantissime esperienza. Quello che sicuramente gli invidiavo era la sua passione per questo sport, perché ne faceva una ragione di vita. L’effetto che mi ha fatto la sua morte penso sia quello che ha fatto a tutti. Sapere che ancora una volta un ciclista possa perdere la vita in questo modo, fa davvero male. E non nascondo che mi mette anche un po’ di paura, perché sai che può succedere a chiunque. Stare sulle strade comincia a essere veramente pericoloso.

Artuso, il futuro alla Bora, il cuore con Colbrelli e Milan

02.11.2022
6 min
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Paolo Artuso ha cambiato numero. Ha restituito quello della Bahrain Victorious e in attesa di riceverne uno dalla Bora-Hansgrohe terrà buono quello di sempre. Il passaggio è avvenuto sotto traccia, perché di solito fa più notizia il mercato dei corridori, tuttavia non è passato inosservato il contratto triennale offerto al preparatore dal team tedesco, che si è già riunito fra Germania e Austria, per visite mediche e un team building a Soelden.

Paolo Artuso (classe 1984) è stato nel gruppo Bahrain sin dalla fondazione, quando c’era il gruppo Nibali
Paolo Artuso (classe 1984) è stato nel gruppo Bahrain sin dalla fondazione, quando c’era il gruppo Nibali

«Ogni tot anni è anche giusto cambiare – sorride Artuso – per avere stimoli diversi e crescere ancora. Ero in Bahrain da sei, praticamente dall’inizio e ho visto cambiare la filosofia della squadra. I primi tre anni c’era il gruppo di Nibali. Poi dal quarto anno è arrivato Rod Ellingworth con la McLaren e ha stravolto la squadra a livello di protocolli. Ha portato l’esperienza di Sky, però è rimasto solamente un anno. Per cui negli ultimi due abbiamo fatto una via di mezzo tra la filosofia iniziale della squadra e quella di Rod, prendendo quello che ci sembrava migliore».

E Bora?

Abbiamo fatto una chiacchierata e quello che mi hanno detto mi è piaciuto tanto. Il progetto che hanno soprattutto per le corse a tappe è importante. Hanno dei giovani molto forti. C’è Hindley, poi Konrad, Schachmann, Buchmann, Higuita, Cjan Uijtdebroeks che non so ancora come pronunciarlo. Poi c’è Vlasov, cioè… La squadra è veramente competitiva e c’è anche Aleotti, che non sappiamo ancora fin dove possa arrivare.

Fra i corridori di Artuso c’è anche Schachmann, reduce da un 2022 a corrente alternata
Fra i corridori di Artuso c’è anche Schachmann, reduce da un 2022 a corrente alternata
Perché hai deciso di accettare?

Mi hanno voluto fortemente e quando vai in un posto in cui ti vogliono così tanto, parti con il piede giusto. Il progetto è a lungo termine, il contratto triennale per un membro dello staff vuol dire fiducia e che a livello economico la squadra è stabile. Così ho deciso di fare il salto, passando dal Bahrain che ha una forte impronta italiana a un team totalmente tedesco. Ci sono degli italiani, ma la base non è latina e mi incuriosisce. 

Ti hanno già assegnato degli atleti da seguire?

Ne ho cinque. Buchmann, che ha fatto quarto al Tour del 2019. Poi Patrick Konrad, che secondo me è un corridore vincente perché tiene in salita ed è anche veloce (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr). Schachmann, che arriva da un anno sfortunato, ma ha comunque vinto due volte la Parigi-Nizza. Quindi Sam Bennett, che vince le volate perché ci arriva più fresco e non è solo un velocista. Infine Jungels, che si è operato all’arteria iliaca e ha fatto una bella seconda parte di 2022 dopo la vittoria al Tour e nel palmares ha la Liegi.

Inizia dalla vittoria di Amilly alla Parigi-Nizza 2017 la scalata di Colbrelli al successo. Artuso c’era già
Inizia dalla vittoria di Amilly alla Parigi-Nizza 2017 la scalata di Colbrelli al successo. Artuso c’era già
Colbrelli smette e tu con Sonny hai lavorato tanto…

Abbiamo lavorato insieme sin da quando arrivò al Bahrain. Con lui ho dei bei ricordi, come la prima vittoria alla Parigi-Nizza nel 2017, la prima gara WorldTour della squadra. Ogni anno è cresciuto un po’, fino alla grande stagione 2021. Mi dispiace anche aver lasciato Matej Mohoric, che venne da noi al secondo anno di Bahrain e abbiamo subito instaurato un ottimo rapporto. Tra alti e bassi, insomma, anche con lui siamo riusciti ad azzeccarne qualcuna di buona. E poi c’è Caruso, che mi mancherà a livello umano. Mi mancheranno in tanti, anche Jonathan Milan che è un altro fenomeno.

Proprio Milan: secondo te può diventare un velocista fortissimo come ha detto Caruso?

Che sia forte, è forte. Di fatto è veloce, perché ha numeri fuori dal normale. Però c’è anche una base aerobica buona, come si è visto in Croazia. Quindi secondo me può fare il velocista e l’uomo da classiche. E’ ancora giovane, ha 22 anni ed è ancora tutto da scoprire. Ha già ottenuto tanti risultati. E’ campione del mondo e anche Olimpionico su pista. Su strada si è allenato poco eppure vince già. Dovrebbe lavorare di più e con maggiore continuità, rispetto a quella che ha avuto per vari problemi fisici.

Jonathan Milan non si allena ancora a pieno regime, eppure vince su pista e anche su strada
Jonathan Milan non si allena ancora a pieno regime, eppure vince su pista e anche su strada
Secondo te Colbrelli avrebbe fatto un altro anno alla grande?

Di sicuro ne aveva altri 2-3 al top. L’inverno scorso non è stato perfetto, fra i mille impegni. Però uno che ti vince così e che ha fatto una stagione del genere vuol dire che si era sbloccato e correva con un obiettivo chiaro, anche da parte della squadra. Non doveva più guadagnarsi il ruolo di capitano, avrebbe avuto un approccio completamente differente.

E Caruso?

Secondo me ha ancora i mezzi per andar forte. In ogni corsa cui ha partecipato è stato competitivo. Dall’Andalusia dove ha lavorato per Poels che ha vinto, alla Tirreno in cui ha fatto settimo in classifica, con il quinto posto nel tappone del Carpegna. Alla Sanremo ha lavorato e al Giro di Sicilia ha vinto due tappe e la classifica. Il Romandia era un obiettivo, ma ha avuto problemi con la catena nell’arrivo in salita, ha perso tempo e alla fine è arrivato sesto a 50″ dal podio. Al Delfinato ha fatto quarto e dal Tour se ne è andato con il Covid. Secondo me ha fatto una signora stagione.

Il 2022 di Caruso è partito bene, ma il Tour non è stato il suo miglior passaggio anche per problemi di salute
Il 2022 di Caruso è partito bene, ma il Tour non è stato il suo miglior passaggio anche per problemi di salute
Quando il preparatore cambia squadra, lascia le consegne a chi rimane?

Al Bahrain, come pure alla Bora, si utilizza la piattaforma Today’s Plan. I file di allenamento sono dei corridori e restano a loro. Per il resto, ci sono due account sullo stesso server. Di conseguenza, nel momento in cui vai via, i file rimangono dove sono, semplicemente io non ho più accesso alla piattaforma. I file di allenamento li ho sempre visti come un veicolo per fare meno errori e programmare la preparazione. Il test vero e proprio andrebbe fatto in laboratorio in ambiente controllato e con lo stesso ergometro. I test che usiamo di solito servono per calibrare i ritmi di allenamento, capire dove l’atleta è più carente, dove lavorare. Mi resta il bagaglio di esperienza. E tutto il lavoro che devo cominciare a fare con i miei nuovi atleti.

Mezz’ora con Caruso: il Giro, i giovani, Milan e Ciccone

23.10.2022
8 min
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Con i suoi 35 anni, Damiano Caruso è l’ultimo italiano ad essere salito sul podio del Giro d’Italia e se quest’anno non ha difeso il piazzamento del 2021 è stato perché la squadra l’ha spedito in Francia. Punto. Lo ha detto anche Cassani, che venerdì l’ha inserito fra gli italiani più concreti per il prossimo Giro. Ma è ancora presto per dire se il prossimo anno sarà diverso e non è neppure questo il motivo per cui l’abbiamo chiamato.

Ci incuriosisce infatti sapere che cosa pensi del percorso del Giro e soprattutto, guardandosi intorno, se abbia visto fra gli italiani giovani qualcuno che in futuro possa puntare a un buon piazzamento. E se, rivedendo la sua esperienza, avere una WorldTour italiana cambierebbe davvero le cose.

Con questa vittoria a Monte Spluga, al Giro 2021 Carusò blindò il secondo posto dietro Bernal
Con questa vittoria a Monte Spluga, al Giro 2021 Carusò blindò il secondo posto dietro Bernal

Un Giro da fughe

«Tre tappe con 5.000 metri di dislivello – dice – due da 4.000. Parecchie sul filo dei 200 chilometri e anche più lunghe. Poi le tre crono, la seconda di 33 chilometri e mezzo. E’ un Giro particolare. Dopo quattro giorni c’è il primo arrivo in salita e dopo altri tre si va a Campo Imperatore, che è bella dura.

«E’ nello stile del Giro fare tapponi duri e lunghi e secondo me è un po’ in controtendenza. Perché alla fine si è visto che le azioni più spettacolari sono venute nelle tappe da 140-150 chilometri. Ce ne sono due di 218 chilometri. Quella di Campo Imperatore sono sei ore di bici con 4.000 metri di dislivello.

«Vedo tante tappe da fuga. Quella di Crans Montana (13ª tappa, ndr) ha l’ultima salita lontana dal San Bernardo e nella valle, che si fa al Romandia, decide tutto il vento che al mattino tira in un verso, il pomeriggio nell’altro. Sono lunghe e non puoi inseguire tutto il giorno. Chi tira? Sarà un Giro per gente che va forte in salita, ma deve andare forte per forza anche a cronometro».

Due tappe vinte per Caruso quest’anno al Giro di Sicilia, corso con la nazionale: a Caltanissetta e sull’Etna
Due tappe vinte per Caruso quest’anno al Giro di Sicilia, corso con la nazionale: a Caltanissetta e sull’Etna
Dicono Evenepoel…

Da lui c’è da aspettarsi di tutto. Se davvero verrà, avrà un bagaglio di esperienza superiore, un anno in più di maturazione e il morale altissimo. Sicuramente sarà uno dei favoriti. Questo ragazzo secondo me è ancora da scoprire, neanche lui conosce i suoi veri limiti. Alla Vuelta grandi cali non ne ho visti. Nelle varie occasioni si è gestito con intelligenza ed è arrivato in fondo in scioltezza. Alla fine l’unico che poteva impensierirlo in salita era Roglic, ma si è autoeliminato.

Si parla anche di lui e di Mas.

Se confermano questi tre nomi, abbiamo già il podio. Se vengono loro, ci saranno tre squadre attrezzate per supportare tre capitani, quindi il Giro comincia a diventare più complicato. Non sarà il classico Giro. Il vero problema secondo me è ostinarsi a voler assomigliare al Tour. Non si deve snaturare, il Giro deve vivere di luce propria. Non devi sempre cercare di fare qualcosa per attirare questo o quel corridore. I corridori a un certo punto capiranno che solo pochi possono vincere il Tour. Se io fossi un corridore di classifica, intanto comincerei a vincere il Giro. Il problema viene dalle squadre, perché purtroppo per loro il Tour vale di più e il ragionamento smette di essere tecnico.

Evenepoel viene al Giro? Secondo Caruso (i due insieme alla scorsa Liegi), troverà un percorso perfetto per lui
Se Evenepoel viene al Giro (i due insieme alla scorsa Liegi) troverà un percorso perfetto per lui
Parliamo un po’ di italiani?

Per adesso non vedo tanti che possano ambire all’alta classifica, però mi piacerebbe cominciare a vederne qualcuno che prova a entrare nei 10. C’è Fortunato, per cui la vittoria sullo Zoncolan è diventata molto pesante. Per i grandi Giri non siamo attrezzatissimi, mentre per le gare di un giorno e i traguardi di tappa secondo me non siamo messi male.

Dopo Nibali sarebbe toccato ad Aru, ma ha smesso anche prima.

Di sicuro non abbiamo l’erede di Nibali, speriamo almeno in un corridore che abbia la voglia di cimentarsi per provare a fare classifica. Noi abbiamo Zambanini, che nel 2022 ha fatto vedere che può tranquillamente fare questo mestiere e farlo bene. Ha bisogno di crescere, non è Pogacar, ma lavora per migliorare. Dobbiamo prendere i buoni corridori che abbiamo e dargli il tempo di maturare. Zambanini secondo me è ha talento e, se farà un percorso di crescita adeguato alle sue potenzialità, un giorno potrà arrivare anche ad ottenere dei risultati sopra la media.

Zambanini è uno di quei corridori che ha bisogno del suo tempo per emergere, ma ha qualità e talento
Zambanini è uno di quei corridori che ha bisogno del suo tempo per emergere, ma ha qualità e talento
Cosa pensi di Ciccone?

“Cicco” è uno di quelli su cui ci sono grandi attese, però forse non è un corridore da Giri. Lui lo pensa perché glielo hanno inculcato dall’inizio. Prendete Formolo: dicevano che fosse un corridore da corse a tappe, il nuovo Ivan Basso. Ti fanno crescere con un determinato obiettivo e ti fanno credere che la strada è quella. Poi in corso d’opera riprogrammarsi non è semplice.

La tua storia in fondo è simile a quella di Ciccone, no?

Non tanto, io mi sono semplicemente disabituato. La mia generazione è stata l’ultima cui dissero, lo ricordo ancora bene: «Tutto quello che hai fatto da dilettante lo devi dimenticare, qui si ricomincia da zero. C’è da fare la gavetta e portare le borracce. E poi, pian piano, se dimostri che hai talento, ti diamo spazio». Invece forse questo è stato deleterio, perché mi sono adagiato sul ruolo che mi avevano assegnato.

Ciccone fa bene a insistere sui grandi Giri? Caruso ormai ha più di un dubbio: «Ma Giulio è fortissimo»
Ciccone fa bene a insistere sui grandi Giri? Caruso ormai ha più di un dubbio: «Ma Giulio è fortissimo»
Avevi davanti Basso e Nibali…

Quando sono arrivato alla Liquigas, per me già era un sogno poter fare il Giro d’Italia con Ivan Basso. Figuratevi se pensavo di fare il leader. La prima volta che mi è stata data l’opportunità di fare classifica fu alla Vuelta del 2014, quando feci nono. Ma non mi fu detto che sarei partito da leader. L’anno dopo invece arrivai ottavo al Giro e partii dall’inizio con quell’obiettivo.

Al Giro del 2012 ci fu un momento chiave.

Forse la svolta di tutta la mia carriera. Il penultimo giorno ero in fuga con Cunego e De Gendt. Eravamo rimasti soli sul Mortirolo, dovevamo scendere e fare lo Stelvio su cui c’era l’arrivo. Invece in fondo al Mortirolo mi fermai letteralmente per aspettare Basso, che era con un gruppetto dietro. Eppure in quel momento ero super contento, perché mi sembrava tantissimo staccarmi per aspettare Ivan che doveva provare a vincere il Giro. Col senno di poi, se quel giorno non mi avessero fermato, magari non avrei vinto la tappa, però si sarebbe aperto un altro scenario.

Quello che succede ad altri italiani in giro per il mondo…

Come fai a valorizzare un talento italiano se va nelle altre squadre, dove ci sono altri grandi campioni? Se ti vuoi inserire nel gruppo, devi fare quello che la squadra ti chiede. O sei un talentuoso e allora già a 22-23 anni dici al vecchietto di andare a tirare per te, altrimenti fai quello che ti dicono. Se vuoi lavorare in questo mondo è così. Prima o poi nascerà un altro Pantani, ma intanto valorizziamo quel che abbiamo. Siamo bravi a buttarci giù, intanto però abbiamo un po’ di certezze come Ganna e anche tanti giovani promettenti a cominciare da Milan.

Forte, Johnny…

Secondo me ancora non ha fatto vedere neanche il 60 per cento della sua forza. Jonathan è una… bestia. Quest’anno al Giro di Croazia mi ha stupito in maniera assurda ed ha ancora margine. Deve ancora cominciare ad allenarsi da professionista, perché per un motivo o per l’altro finora ha giocato e ha avuto un po’ di infortuni.

Alla partenza de lLombardia con Alessandro De Marchi, compagno di Caruso alla BMC
Alla partenza de lLombardia con Alessandro De Marchi, compagno di Caruso alla BMC
Cosa può fare?

Se arriva in condizione ad un grande Giro e soprattutto riesce a controllare la sua foga, con un po’ di esperienza entro 2-3 anni diventerà uno dei velocisti più forti del mondo. Ma può andare bene anche al Fiandre e alla Roubaix, Jonathan secondo me ha dei margini notevoli, è forza bruta. Questo, è un toro.

E ha solo 22 anni

Non ditelo a me. Al Giro di Croazia ero il più vecchio seduto a tavola e un giorno abbiamo festeggiato il compleanno di Santiago Buitrago che faceva 23 anni, poi il suo che ne compiva 22. E io ero frustrato pensando che la settimana dopo a casa ne avrei compiuti 35. 

Milan secondo Caruso non conosce i suoi limiti. Potrebbe davvero diventare uno dei velocisti più forti?
Milan secondo Caruso non conosce i suoi limiti. Potrebbe davvero diventare uno dei velocisti più forti?
Programmi?

Adesso siamo a riposo tranquilli e poi a dicembre si farà il classico ritiro ad Altea e poi un altro a gennaio. Ci sarà il gruppo che torna in Australia, ma io credo che comincerò in Spagna fine febbraio. Comunque in Europa, a noi vecchietti certe trasferte le evitano, con tutti quegli sbalzi di temperatura. Poi vedremo che programma fare, io ho fatto una richiesta, vedremo se sarà accolta. Per ora me ne sto a casa con la famiglia. Oggi ho fatto un giretto sul tardi, qui fa un bel caldo. Giù al mare fanno ancora il bagno.

Velasco, riflessioni del primo italiano al Tour

07.08.2022
4 min
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C’è un particolare elenco che da un paio di settimane, al fianco di campioni come Coppi, Gimondi, Pantani comprende anche Simone Velasco. Ed è l’elenco dei primi italiani classificati al Tour de France. Intendiamoci: è solo un puro dato statistico.

E’ chiaro che c’è una bella differenza se si parla di campionissimi che hanno vinto la Grande Boucle o di un corridore arrivato 31° e Velasco lo sa bene. Ma è pur sempre qualcosa, considerando anche che l’elbano era partito per la Francia certamente non per fare classifica. Il compito era lavorare per gli altri, nella fattispecie Lutsenko.

Velasco ci risponde dall’Elba, dove è approdato dopo la classica di San Sebastian per qualche giorno di meritato riposo con la famiglia.

«E’ un caso che sia risultato il miglior italiano – dice – certamente non correvo con questo obiettivo. E’ venuto dopo ritiri importanti, come quello di Caruso. Io sono soddisfatto a prescindere, dovevo aiutare Lutsenko, poi entrando in qualche fuga ho anche migliorato la mia classifica. A dir la verità è più il rammarico per come sono andate le cose proprio in un paio di occasioni».

Velasco Tour
Velasco, 27 anni il prossimo 2 dicembre, ha chiuso 31° un Tour molto regolare
Velasco Tour
Velasco, 27 anni il prossimo 2 dicembre, ha chiuso 31° un Tour molto regolare
Che cosa è successo?

Io volevo il risultato di tappa, ma dal secondo giorno di riposo ho cominciato ad avere bronchite e raffreddore e me li sono portati dietro per tutto il Tour. Comincio a stare meglio ora, dopo qualche giorno di mare e aria aperta.

Per te è stato il primo Tour?

Non solo, è stato il primo grande Giro… E’ stata un’esperienza enorme, il Tour è più che stressante: mai tranquillo, devi stare sul pezzo ogni singolo metro, con il caldo che ti soffoca e l’asfalto che si scioglie sotto le ruote. Ma è bellissimo, quando passi in mezzo alla gente. Sentire quel tifo enorme è un’emozione indimenticabile.

Velasco tifosi
Simone è rimasto sorpreso dal calore del pubblico lungo le salite. Un’esperienza unica…
Velasco tifosi
Simone è rimasto sorpreso dal calore del pubblico lungo le salite. Un’esperienza unica…
Pur dando a quel piazzamento il giusto valore, è anche la conferma che comunque sei un corridore da corse a tappe come si diceva da tempo…

Le caratteristiche sono quelle e sono contento che anche una corsa così particolare, affrontata in questo modo, le abbia confermate. Io penso che nelle brevi corse a tappe posso dire la mia perché in salita mi difendo e a cronometro non sono certo fermo. Ma per emergere serve essere sempre al massimo. La differenza fra chi vince e chi arriva dietro è quella: i primi non hanno mai cedimenti.

Che cosa ti aspetta adesso?

L’emozione più grande della mia vita! Sto per diventare papà di una bella bimba, dovrebbe arrivare intorno al periodo del Lombardia. Il programma della stagione prevede una bella serie di classiche, di gare d’un giorno. In squadra sanno però che appena arrivano le avvisaglie stacco tutto e raggiungo mia moglie per vivere quel momento insieme.

Velasco Caruso 2022
Velasco al fianco di Damiano Caruso, costretto al ritiro per Covid quand’era ancora il miglior italiano
Velasco Caruso 2022
Velasco al fianco di Damiano Caruso, costretto al ritiro per Covid quand’era ancora il miglior italiano
Dopo l’Elba che cosa farai?

Un paio di settimane di altura, in Val di Fassa. Poi riprenderò con le due classiche del WorldTour in Canada. A seguire il Pantani e per il resto si vedrà.

Torniamo al Tour, com’è stato giudicato in squadra?

Abbastanza positivamente. Dovevamo portare Lutsenko nella Top 10 e lo abbiamo fatto in una corsa decisamente non facile. Ci è mancato forse qualche risultato di tappa in più, ma va bene così.

Lutsenko Tour 2022
Per l’Astana l’obiettivo di portare Lutsenko nella top 10 è stato centrato: 9° a 22’56” da Vingegaard
Lutsenko Tour 2022
Per l’Astana l’obiettivo di portare Lutsenko nella top 10 è stato centrato: 9° a 22’56” da Vingegaard
Il fatto che il tuo risultato abbia avuto un tale clamore fa anche capire qual è lo stato del ciclismo italiano nei grandi giri, decisamente non positivo.

Io penso che molto sia casuale. Caruso era partito con grandi ambizioni, ma se non sei al top c’è poco da fare contro simili campioni. Altri che avrebbero potuto far bene avevano un altro calendario. E’ difficile essere competitivi, ma penso che presto torneremo a farci vedere. Il movimento c’è, in questo momento sembra che vada tutto male ma gli aspetti positivi ci sono. A volte basta anche un pizzico di fortuna in più e quest’anno obiettivamente al nostro ciclismo è andato tutto male…

Tu che vivi una realtà come l’Astana, che ha sì uno zoccolo duro italiano ma che resta una squadra straniera come tutte le altre del WorldTour, che cosa ne pensi dell’assenza di un team di vertice tutto italiano?

Che ci penalizza e molto. Devo però dire che nell’Astana non ci sono preclusioni né preferenze in base alla nazionalità e così credo avvenga anche negli altri team. Alla squadra interessa che si facciano risultati, che si vinca: i corridori vengono valutati in base a gambe e condizione atletica, certamente non per il passaporto.