SILLIAN (Austria) – Damiano Caruso scende le scalette del pullman della Bahrain Victorious con addosso due strati di vestiti e una giacca primaverile aperta. Con il proseguire dell’intervista il siciliano chiuderà la zip, in Austria il freddo punge ancora le guance e tutto il corpo. Siamo a fine aprile e il Tour of the Alps ha chiuso il periodo di preparazione al Giro d’Italia, da qui in poi si potrà riposare e caricare le batterie per la Corsa Rosa. Il team guidato da Franco Pellizotti ha perso Antonio Tiberi al secondo giorno di gara, non una bella notizia. Non ci si deve aprire nemmeno a grandi sconforti, a volte meglio tirare i remi in barca per qualche giorno ricalibrando gli sforzi in vista del futuro.
Ancora margine
Caruso intanto si appoggia all’ammiraglia della EF Education EasyPost, vicina di parcheggio in questa mattina austriaca, e parla di sé e del Giro.
«Sto bene dai – ci dice dopo averci salutato con un sorriso invitante e una stretta di mano – tutto sommato le sensazioni sono buone. Queste tappe al Tour of the Alps lo hanno confermato. Sapevo di venire a correre dopo un bel blocco di lavoro in altura, quindi ero alla ricerca di qualche risposta in gara e penso siano arrivate. Non sono ancora al 100 per cento ma mi sta bene, il mio obiettivo è il Giro e conto di essere pronto per quelle tre settimane. Al momento posso dire che sono esattamente dove volevo essere».
Il ritiro in altura com’è andato?
Abbiamo lavorato in maniera tranquilla, non ci sono stati intoppi. Il programma è stato svolto nel migliore dei modi. L’ambiente intorno alla squadra e tra noi corridori è rimasto sempre sereno. Si è trattato dell’avvicinamento ideale. Purtroppo il rallentamento è arrivato nei giorni scorsi con lo stop di Antonio (Tiberi, ndr), ma ci può stare. Siamo tutti esseri umani. Magari per lui cambierà qualcosa in questi giorni ma in linea di massima siamo in tabella.
Con quali sensazioni arrivi al Giro?
Diciamo che la squadra si presenta ben attrezzata per fare un Giro di alto livello. La mentalità con la quale ci affacciamo alle gare ci porta a cercare il massimo risultato possibile. Non è un segreto che con Tiberi si punti al podio. Il mio ruolo sarà di restargli accanto durante questa scalata. Non vi nego che mi piacerebbe anche togliermi qualche soddisfazione personale. Ad essere totalmente onesto mi piacerebbe anche vincere una tappa. Il mio obiettivo principale è correre un Giro nel quale possa divertirmi e dare il meglio tutti i giorni.
Come si diverte Caruso?
In tanti modi: provando a vincere una tappa, lottando nel finale con i migliori e aiutando il tuo leader mettendo in difficoltà gli avversari. Ci sono tante dinamiche all’interno di tre settimane di gara che a volte dall’esterno non si vedono ma che rappresentano tante piccole soddisfazioni. Perché ti danno la consapevolezza di aver fatto bene il tuo lavoro.
Hai già visto una tappa che ti piace?
Tra quelle di cui ho fatto la ricognizione c’è la numero undici con arrivo a Castelnovo ne’ Monti. Poi mi sono messo anche a studiare l’ultima settimana e se si hanno le giuste gambe si può fare qualcosa. Non serve nemmeno molta tattica, ma solamente raccogliere quel poco di energia rimasta in corpo.
Tu hai parlato di podio, Tiberi non ha nascosto l’ambizione di voler vincere…
Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi campioni e l’atteggiamento è proprio questo: partire per vincere. Sembra che anche Tiberi abbia questa attitudine, lo deve dimostrare. Però l’atteggiamento è giusto. Io sono sempre stato più modesto, non che lui sia arrogante perché non è così. Mi riferisco all’obiettivo, per me il podio è davvero abbordabile se poi Tiberi riuscirà a stupire tutti ben venga. Gli ho sempre detto una cosa.
Dicci…
Io non ho mai vinto un Grande Giro insieme a un capitano, quindi se riesce a farmi questo regalo prima di smettere gli ho promesso una statua.
Quanti anni ha ancora per provarci?
Vediamo, è una decisione che ho rimandato a dopo il Giro.
Allora ci farai sapere, intanto in bocca la lupo.
Crepi!