Jai Hindley, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020

Jai e i suoi… fratellini terribili

29.10.2020
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Jai Hindley, 24 anni. Joao Almeida 22 anni. Tao Geoghegan Hart, 25 anni. Tadej Pogacar, 22 anni. Remco Evenepoel, 20 anni. Egan Bernal, 23 anni. Questi i nomi più in vista: sono i ragazzini che a vario titolo hanno monopolizzato il ciclismo mondiale negli ultimi due anni e che al Giro d’Italia e prima al Tour de France hanno scavato un solco rispetto alla vecchia guardia. Intendiamoci, la vecchia guardia non era al top, ma certo vedere la disinvoltura e la maturità con cui i giovani hanno gestito le situazioni più spinose ha sollevato il più banale degli interrogativi: dove sono i nostri?

Le teorie sono molteplici. Le società juniores hanno bisogno di essere ascoltate. E probabilmente il lavoro che oggi dovrebbe impostare la Federazione è proprio quello di raccoglierne le istanze per venire a capo della situazione. Noi un parere lo abbiamo chiesto a Michele Bartoli, che con i giovani spesso lavora.

E’ possibile che i talenti nascano soltanto all’estero?

Non credo che dipenda dalle mamme italiane, no. Invece dipende dal lavoro di base, che forse qui non viene fatto bene. Anche perché non sempre si parla di Paesi con più praticanti. A parte Hindley e l’Australia, intendo. Non so dire come lavorino nel dettaglio, ma dai contatti che ho è evidente che non si cerchi il risultato come da noi. Qua ogni categoria è un punto di arrivo, non c’è una visione d’insieme.

Tadej Pogacar, Planche des Belles Filles, Tour de France 2020
Tadej Pogacar, l’ultima crono del Tour senza strumenti… a bordo
Tadej Pogacar, Planche des Belles Filles, Tour de France 2020
Pogacar, l’ultima crono senza strumenti
Spiega meglio.

Un atleta ha il suo patrimonio fisico e psicologico. Se ogni anno lo spremi perché vinca e perché dimostri qualcosa, è come se in un bicchiere di vino cominciassi a mettere acqua. Alla fine, avrai più acqua che vino. Lo annacqui.

Corrono troppo?

Non è l’attività che fa male. Perché la fatica ti rovini, dovresti fare tre Giri d’Italia consecutivi. Il fisico se è stanco va in autoprotezione e recupera. Quella che fa male è l’iperattività mentale, che fa cambiare la percezione della fatica. Se cominci a vivere sotto stress a 16 anni, il cervello perde la percezione della fatica e di conseguenza perdi anche la capacità di fare la prestazione. E questo spiega anche un altro punto.

Quale?

Che questi fenomeni, tutti o quasi, sono arrivati al ciclismo tardi o da altri sport. Senza la trafila giovanile che logora. E’ lo stress che ti consuma. Almeida è arrivato al Giro senza pressione, Jai Hindley ci si è trovato, Geoghegan Hart lo stesso. Sono stati tranquilli e al momento giusto hanno lottato alla morte. La maglia non si regala, al momento giusto si combatte. Ma se fossero arrivati al Giro con l’obiettivo di vincere, non sarebbe andata allo stesso modo. Ha ragione Gilbert.

Su cosa?

Sul fatto che i giovani vanno forte perché imparano meglio e prima. Alcuni strumenti come il misuratore di potenza riducono i tempi, permettono di imparare prima. Da bambini le addizioni le fai con le dita, il misuratore è la penna con cui annotare il risultato.

Non è la calcolatrice con cui disimpari a far di conto?

Quella sarebbe semmai la bici elettrica, che toglie la fatica. Ma se impari a conoscerti a 16-17 anni, quando sei grande il misuratore non ti serve neanche più. Infatti Pogacar nell’ultima crono del Tour non aveva strumenti.

Quindi per te i nostri sono già logori mentalmente quando arrivano tra i pro’?

Io temo di sì, la testa guida tutto. Se ogni categoria è un punto di arrivo, l’eccesso di attività inizia a logorare già da bambini. Nel calcio dei bimbi ormai neanche guardano più il risultato, perché va bene che lo sport prevede il risultato e che per quello si lotti, ma da giovani lo si deve vivere con cautela.

Quindi escludi la teoria, di cui si parlava al Giro, per cui questi giovani dureranno meno?

E perché dovrebbero? Durano meno se perdono la testa, ma se continuano a stare con i piedi per terra e a lavorare nel modo giusto, vanno avanti finché vogliono.