La Spagna ci riconsegna un Pietrobon pronto per i pro’

28.12.2022
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Di ritorno dalla Spagna come Piganzoli, dopo quattro corse da stagista, nella Eolo-Kometa sta per debuttare anche Andrea Pietrobon. La faticosa storia del corridore di Pieve di Cadore l’avevamo già raccontata. Dal Cycling Team Friuli, sarebbe dovuto passare nella professional di Basso e Contador all’inizio del 2022. Era tutto pronto, ma dopo il Giro d’Italia U23 del 2021 la salute ha deciso di non sorreggerlo più.

«Ad agosto e settembre stavo malissimo – raccontava giorni fa nel ritiro di Oliva – e ho avuto problemi anche con gli allenamenti. E’ stato un periodo molto buio, quindi Zanatta e gli altri direttori sportivi hanno pensato che fosse meglio fare un anno più tranquillo. Così ho debuttato della Fundacion Contador U23 e da agosto invece ho fatto lo stagista. Mi hanno detto che avrei fatto meglio a partire con calma, perché con i problemi che ho avuto non sarebbe servito avere fretta».

All’inizio del 2022, Pietrobon è stato anche in testa alla Coppa di Spagna
All’inizio del 2022, Pietrobon è stato anche in testa alla Coppa di Spagna

Pietrobon ha 23 anni, è alto 1,91, pesa 72 chili e nel CT Friuli che aveva già lanciato Jonathan Milan e aveva visto passare Giovanni Aleotti, si erano appoggiati a lui per fare classifica al Giro d’Italia del 2021 dopo il terzo posto al Giro di Romagna per Dante Alighieri, vinto da Ayuso su Francesco Romano. La Eolo lo aveva già fatto firmare.

Avere il contratto fu una bella fortuna, diciamo…

Mi ha permesso di restare tranquillo e fare un anno in cui ho ripreso, ho provato cose nuove in allenamento per essere pronto al passaggio. Il periodo spagnolo mi è piaciuto molto. Oltre che in bici, anche la vita di là. Ho corso tantissimo in Spagna e sono riuscito a guardarmi intorno. L’ambiente è molto serio quando c’è da essere seri. Però è anche molto tranquillo, rilassato. Ho visto dei bei posti, ho conosciuto tante belle persone. Ho avuto nuovi stimoli con i preparatori e i nuovi direttori sportivi stranieri. Per me è stata una bella esperienza, andando fuori dall’Italia dopo quattro anni.

Nel 2019 al Giro d’Italia U23, Pietrobon è al secondo anno alla Zalf Fior (photors.it)
Nel 2019 al Giro d’Italia U23, Pietrobon è al secondo anno alla Zalf Fior (photors.it)
Oioli ha detto che il calendario spagnolo non lo ha soddisfatto.

Io dico che la differenza tra l’Italia e la Spagna è che purtroppo in Spagna non ci sono gare internazionali per under 23, che fanno la vera qualità del calendario italiano. Però alla fine è proprio una questione che non si pone, perché per il resto le gare nazionali e regionali spagnole sono uguali alle nostre. E se ci sono gare tipo Piva, Belvedere e Recioto, quelle le abbiamo fatte tutte. Al Giro d’Italia c’eravamo, come altre squadre da tutto il mondo. Abbiamo fatto un’attività importante, purtroppo però Oioli, avendo ancora la scuola, non l’ha fatto. Per esempio Piganzoli ha avuto un calendario bellissimo. Ha corso un po’ in Spagna e dopo ho fatto tutte le gare più belle in Italia.

Che cosa si può dire della tua maturazione, al momento di passare?

Ho passato due anni alla Zalf, che è una delle squadre migliori in Italia, quindi là ho imparato tanto. Negli anni al Friuli ho dato veramente la svolta alla mia carriera, penso perché sia una squadra fantastica. Oltre ad avermi fatto crescere come atleta, seguendomi con una preparazione stupenda come qua alla Eolo, mi hanno fatto crescere tanto come persona. Il tempo al Friuli mi è servito tantissimo e devo dire grazie a loro se sono passato. Mi sento pronto per farlo.

Alla Vicenza Bionde del 2021, Pietrobon secondo dietro il russo Syritsa (photors.it)
Alla Vicenza Bionde del 2021, Pietrobon secondo dietro il russo Syritsa (photors.it)
Perché non restare con loro, dovendo fare ancora un anno negli U23?

Perché alla Eolo-Kometa hanno detto di volermi seguire direttamente loro. Me l’hanno spiegata così e io ho detto subito di sì. Mi sento pronto per passare. Vedo tanti miei colleghi, che erano miei amici e sono passati al primo/secondo anno di under, che non sanno allenarsi, mangiare, recuperare. Quelle sono le cose che impari negli anni e un conto è che te le dicano, un altro è che le impari facendole. Ho ancora tanto da imparare, ma penso di essere già a un buon punto e adesso voglio imparare da questa squadra.

Che cosa stai imparando?

Ci sono molte cose nuove nel ciclismo, ad esempio nella preparazione, e queste fa sempre bene impararle anche dai preparatori con cui lavorerai. Non tutti ti dicono le cose allo stesso modo, qui sto vedendo cose diverse. La stagione è programmata in maniera diversa, si va più per obiettivi. Qui alla Eolo lavoro con Samuel Marangoni. Non è una figura come un capo, che ti dice quello che devi fare, ma più una persona con cui collaboro. Al Friuli era così. Con Fabio Baronti, alla fine c’era quasi un rapporto di amicizia e penso che sia il modo più produttivo. Ti fidi di più e hai la possibilità di valutare le cose insieme. In questi anni ho imparato che i migliori preparatori siamo noi stessi. Il preparatore non può leggerti dentro al cento per cento, puoi dargli tutte le informazioni, però alla fine sulla bici ci sei tu. 

Al Gran Piemonte, il giovane Pietrobon in fuga con Jorgenson, Tizza e Malecki
Al Gran Piemonte, il giovane Pietrobon in fuga con Jorgenson e Tizza
Che cosa significa lavorare con Basso e Contador?

Ivan lo conosco da un anno, l’ho sentito spesso. Mi sembra una persona molto brava. Mi piace perché crede veramente in questo progetto e questo motiva anche noi e lo staff. Con Alberto abbiamo fatto una riunione e ci ha parlato dell’importanza di avere degli obiettivi, di avere la determinazione. Sono cose che di base ti dicono tutte le persone, sono facili da dire. Però se te lo dice uno che certe cose le ha testate ed è veramente arrivato al top del ciclismo, allora è un’altra cosa. Allora ci credi davvero…

Esulta Buratti. La Bahrain adesso è realtà, ma dal 2024

22.11.2022
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Cinque minuti a mezzogiorno del 18 novembre. La Bahrain-Victorius cinguetta l’ingaggio di due ragazzi del Cycling Team Friuli, la sua formazione vivaio. Nicolò Buratti ed Alberto Bruttomesso passeranno pro’ a partire dal 2024 con un contratto biennale.

Una notizia nell’aria, ma non scontata benché si stia parlando di due tra i migliori talenti espressi dall’ultima annata tra i gli under 23. Il turno per parlare con Bruttomesso dell’argomento lo abbiamo avuto qualche giorno fa, ora tocca a Buratti vuotare il sacco delle emozioni. Se è vero che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere (di diventare professionista in questo caso), chissà come il 21enne udinese di Corno di Rosazzo avrà vissuto i giorni precedenti al tanto sperato annuncio.

Buratti sgrana gli occhi guardando il futuro che lo attende alla Bahrain-Victorius
Buratti sgrana gli occhi guardando il futuro che lo attende alla Bahrain-Victorius

Come avevamo anticipato più di una settimana fa, per il dominatore di Poggiana e Capodarco (due delle sue nove perle stagionali) le porte per il salto di categoria nel 2023 si erano chiuse in anticipo rispetto alle sue ultime ottime prestazioni. Invece no, come ci spiega Nicolò…

Moralmente come avevi preso il fatto che l’anno prossimo non c’era posto per te alla Bahrain?

Inizialmente devo confessarvi che ci sono rimasto male. Dopo la stagione che ho fatto ci speravo. C’erano i presupposti. Però forse ho inanellato i migliori risultati quasi troppo tardi. La Bahrain aveva già fatto e finito il mercato per il 2023, ma loro si sono impegnati con i dirigenti del CT Friuli di trovare una soluzione ottimale.

E moralmente come hai accolto questa notizia?

Beh, nemmeno da dire, alla grande (sorride, ndr). Diciamo che da quando mi hanno detto che non sarei passato nel 2023 a quando è arrivata la conferma dell’ingaggio sono trascorsi un po’ di giorni, ma nemmeno troppi. Quindi alla fine non avuto molto tempo per essere preoccupato o di cattivo umore.

Buratti nel 2023 vorrebbe essere un esempio per i suoi compagni più giovani del CT Friuli
Buratti nel 2023 vorrebbe essere un esempio per i suoi compagni più giovani del CT Friuli
Farai il 2023 nel Cycling Team Friuli. Pensi che sia quella soluzione ideale di cui parlavi prima?

Direi proprio di sì. Sarà la terza stagione con loro, in un ambiente che conosco e in cui sto bene. Il fatto che la squadra sia la development della Bahrain mi consentirà di avere un inserimento graduale tra i pro’. Sulla carta sono già in programma dei training camp e lo stage ad agosto. Naturalmente però bisognerà vedere che annata farò.

Ecco, come sarà ora che hai il contratto in tasca? Che motivazioni avrai?

Riconfermare i risultati di quest’anno credo che sia il miglior stimolo possibile. Non sarà facile, anche perché vorrei crescere ulteriormente attraverso un calendario più internazionale sia col mio team che con la maglia azzurra. Mi reputo un corridore da classiche e vorrei fare bene in quelle primaverili in Italia ma anche all’estero. Ad esempio, fare risultato alla Gand-Wevelgem con la nazionale è un obiettivo. Quest’anno l’ho corsa e non è andata benissimo. Voglio rifarmi. Ad oggi i presupposti ci sono. Il top sarebbe iniziare il 2023 così come ho finito il 2022.

Il podio di Capodarco. Buratti nel 2022 ha conquistato 9 vittorie e una lunga serie di top ten
Il podio di Capodarco. Buratti nel 2022 ha conquistato 9 vittorie e una lunga serie di top ten
Delle nove vittorie di quest’anno, sei le hai ottenute da agosto in avanti. Cosa ti è mancato all’inizio?

Non saprei, forse un mix di fortuna e cattiveria agonistica. Per la verità sono stato piuttosto costante per tutta la stagione. Ho vinto la prima gara alla seconda che ho fatto e ho vinto la mia ultima gara alla penultima. Nel mezzo però mi sono sbloccato mentalmente ed è cambiato tutto. Mi sono sentito più sereno ed in pace con me stesso e sono arrivati i successi.

Cosa o chi ha fatto scattare la molla?

La mia famiglia e la squadra mi hanno sempre supportato, come sempre ed in ogni momento. Gli allenamenti erano sempre quelli o comunque non li ho cambiati tanto. Fisicamente stavo bene. Però ad un certo punto, soprattutto ad agosto, ho iniziato a pensare che il professionismo me lo dovevo ancora guadagnare. Insomma, se quel qualcosa è venuto, credo che sia venuto tutto da me.

Foratura, cambio della ruota e poi ancora cambio bici. un giro per rientrare: questo il mondiale 2022 di Buratti
Foratura, cambio della ruota e poi ancora cambio bici. un giro per rientrare: questo il mondiale 2022 di Buratti
Avrai il ruolo di prima punta, ma cosa vorrebbe dare Buratti in più al CTF?

Mi piacerebbe essere una guida, un esempio per i nostri primi anni o per i più giovani di me. E’ vero che Alberto (Bruttomesso, ndr) ed io siamo a posto per il futuro, ma vorrei aiutare i miei compagni a svezzarsi nelle varie gare. Porto in dote la mia esperienza di quest’anno, specie quella morale per consigliare la squadra quando non arriveranno i risultati. Poi ovvio che anch’io, insieme a loro, vorrò fare un ulteriore step psico-fisico.

A proposito, ritornando sulla maglia azzurra. Forse non ci hai detto tutti i veri obiettivi…

Eh sì, l’anno prossimo puntiamo in alto (sorride, ndr). Il vero obiettivo sarà il mondiale di Glasgow ad agosto. Il percorso è adatto alle mie caratteristiche e voglio arrivarci pronto e preparato. E poi, dopo quello di quest’anno, ho un conto in sospeso da saldare…

Bruttomesso: nel 2024 alla Bahrain Victorious, ora il CTF

18.11.2022
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Il passaggio di Alberto Bruttomesso al Cycling Team Friuli aveva dietro uno scopo più grande. Il corridore vicentino, infatti, come il suo nuovo compagno di squadra Buratti, è promesso sposo della Bahrain Victorious, con la quale passerà professionista nel 2024. Il CTF da quest’anno è diventato team di sviluppo della Bahrain. Questa stagione in Friuli servirà a Bruttomesso per prendere le misure con un mondo che lo aspetta a braccia aperte e con la clessidra in mano. 

«A breve faremo il primo allenamento a Udine – racconta Bruttomesso – per iniziare a conoscerci, mentre a gennaio avremo il primo ritiro in preparazione alla stagione».

Il contatto con la Bahrain è arrivato prima del Giro d’Italia U23, dove Brutmesso ha conquistato la maglia rosa nella prima tappa
Il contatto con la Bahrain è arrivato pochi giorni prima del Giro d’Italia U23
Una notizia, quella del tuo passaggio al CTF, che ha dietro uno scopo più grande… 

Diciamo che questo è stato più un percorso intrapreso che mi porterà, alla fine del 2023, al passaggio nei professionisti con la Bahrain. Durante la stagione avrò modo di lavorare e di conoscere l’ambiente, a gennaio, per esempio, durante il ritiro di cui parlavo prima, ci sarà anche il team WorldTour. 

Quale sarà il più grande cambiamento per questa stagione?

Il programma prevederà delle gare all’estero, il Cycling Team Friuli è una delle squadre under 23 con il calendario più ampio. Tutti i passi che muoverò quest’anno serviranno per arrivare il più pronto possibile al salto con i professionisti. 

Chi ti ha contattato prima, la Bahrain o il CTF?

La Bahrain, mi hanno telefonato poco prima del Giro d’Italia Under 23 (dove ha vinto la prima tappa, ndr). L’argomento della telefonata era proprio il passaggio tra i professionisti nel 2024. 

Alberto Bruttomesso, classe 2003, al suo primo anno tra gli under 23 ha vinto 6 corse (foto Instagram)
Alberto Bruttomesso, classe 2003, al suo primo anno tra gli under 23 ha vinto 6 corse (foto Instagram)
E quando è arrivato il CTF?

La decisione di correre con loro la prossima stagione è stata presa i primi di settembre, è stata una proposta nata in virtù del fatto che sarebbero diventati team development della Bahrain. Ci ho pensato a lungo ed ho concluso che sarebbe stata una buona scelta. 

Hai già avuto modo di vedere il mondo che c’è dietro al CTF?

La prima settimana ho parlato con Alessio Mattiussi, il preparatore, ma non ci siamo detti nulla. Oggi l’ho incontrato per la prima volta. Così come ho visto un po’ di sfuggita il CTF Lab, solo per prendere la misura della bici.

L’unica tua esperienza all’estero è arrivata al Tour de l’Avenir, non è andata bene però…

E’ stata un’esperienza difficile, il mio obiettivo era imparare e mettere un mattoncino in più nella mia crescita. Purtroppo non sono stato neanche molto fortunato. Nella seconda tappa sono caduto e mi sono portato dietro un dolore al polso che mi ha limitato. Nella tappa precedente alla crono abbiamo preso tanta acqua, il giorno dopo ho pagato tutte queste cose, insieme ad una buona dose di inesperienza e mi sono ritirato. Però meglio che mi sia successo al primo anno piuttosto che più avanti. 

Ci avevi già detto che preferivi fare esperienza nella categoria e poi guardare più in alto, al professionismo…

Dell’anno fatto con la Zalf sono soddisfatto, alla fine il mio obiettivo primario era la maturità. Poi abbiamo partecipato a gare di alto livello: come il Giro d’Italia e il Giro del Friuli.

Bruttomesso ha partecipato in maglia azzurra al Tour de l’Avenir (foto Alexis Dancerelle/Direct Velo)
Bruttomesso ha partecipato in maglia azzurra al Tour de l’Avenir (foto Alexis Dancerelle/Direct Velo)
Confrontarsi però costantemente con altri percorsi e squadre differenti sarà un passo in più?

Sì, la proposta è quella di fare 3-4 corse all’estero, ma per il momento il calendario è un’incognita. Sicuramente di attività fuori confine ne faremo molta. Ci confronteremo con altre squadre development legate a team WorldTour e faremo anche più gare internazionali. Come detto, sarà tutto un lavoro di preparazione al professionismo.

Non siete l’unica squadra satellite della Bahrain, c’è anche il Cannibal Team.

L’affiliazione con il Cannibal Team è importante anche per noi, perché dovrebbe diventare il nostro appoggio in Belgio, così da ampliare il range di gare all’estero. 

Avere un contratto da professionista già firmato come ti fa approcciare alla nuova stagione?

Mi mette tranquillità, perché l’accordo (triennale, ndr) c’è già. Ovviamente quando sarò in corsa penserò solo a fare bene e dare il massimo, come al solito. Questo contratto mi porterà ad avere una maggiore serenità e lucidità in gruppo. 

Donegà, la Champions League dopo la delusione mondiale

16.11.2022
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La UCI Track Champions League, giunta al suo secondo anno, si è aperta il 12 novembre con la tappa inaugurale di Mallorca. Si concluderà, dopo 5 tappe, il 3 dicembre a Londra. Un format nuovo dedicato alla pista, per far crescere un movimento che negli ultimi anni ha regalato tanto spettacolo ed emozioni. Matteo Donegà, del Cycling Team Friuli, è stato selezionato tra i 18 corridori che partecipano alla sezione Endurance di questa manifestazione. Ed è il pistard classe 1998 che ci porta all’interno di questo nuovo mondo.

Come nasce la selezione per la Champions League?

L’UCI seleziona 18 corridori al mondo in base ai risultati dell’ultimo anno, ci sono quattro parametri: ranking, posizionamenti nelle varie tappe di Coppa del Mondo, mondiali, europei (nella foto di apertura la corsa a punti conclusa in quinta posizione). Io ho guadagnato la selezione grazie ad una buona posizione nel ranking, essendo quinto nella corsa a punti, e con la vittoria nella tappa di Coppa del Mondo di Cali

La prima tappa della UCI Champions League è stata Maiorca, una festa per tutti (foto UCI)
La prima tappa della UCI Champions League è stata Maiorca, una festa per tutti (foto UCI)
Vi contatta direttamente l’UCI o passate tramite la nazionale?

In questo evento non c’entra, noi rappresentiamo l’Italia, ma non siamo iscritti né come nazionale né come team. Corriamo con una maglia che ci fornisce l’UCI, sulla quale decidiamo noi 3 sponsor da inserire, in questo caso specifico li ho scelti con la squadra, il Cycling Team Friuli.

Nei criteri di selezione c’è anche il mondiale, al quale eri stato convocato poi escluso… 

Sì, rientravo tra i convocati di Villa, poi alla fine il cittì a due giorni dalla fine ha deciso di non portarmi. E’ stato un fulmine a ciel sereno, anche perché io avevo già tutto pronto, compreso trolley e bici. Questi due sono arrivati in Francia, io no. 

La motivazione?

Scelta tecnica, Villa mi ha detto che nella mia specialità – la corsa a punti – avrebbe fatto correre un altro. Mi aveva detto che avrebbe fatto correre Viviani, poi invece ha partecipato Scartezzini, anche perché Elia non aveva il minimo dei 250 punti per correre. Nonostante la mia posizione nel ranking fosse migliore, per un certo periodo sono stato anche primo. E’ stata una delusione, anche perché dopo l’ufficialità della convocazione mi avevano contattato alcuni giornalisti con i quali mi ero speso a parole dicendo che sarei andato ai mondiali. E non è tutto…

I corridori in corsa in questa Champions League sono 72 divisi in 4 categorie (foto UCI)
I corridori in corsa in questa Champions League sono 72 divisi in 4 categorie (foto UCI)
Ovvero?

Nei giorni che precedenti al mondiale avevo contattato l’UCI Champions League per confermare che sarei andato al mondiale. Ho rischiato di non essere convocato anche a quest’ultimo evento, perché correre i mondiali, come detto, è uno dei requisiti per partecipare alla Champions League. 

Invece ci sei andato comunque alla fine…

Questo grazie alla mia alta posizione nel ranking e alla vittoria di Cali. Però dall’organizzazione mi hanno chiamato chiedendomi come mai non fossi a Parigi a correre. Ho tenuto un colloquio telefonico spiegando che ero stato convocato e poi escluso, alla fine gli organizzatori mi hanno tranquillizzato dicendomi che un posto si sarebbe trovato, ed eccomi qui. 

Ora che sei entrato in questa Champions League come ti sembra?

Assomiglia molto ad una Sei Giorni ed io sono innamorato di quelle corse, sono anni che cerco di andare per il mondo a farle. Mi piace molto l’idea di dare spettacolo, di far divertire la gente. 

Quanti atleti partecipano?

Ci sono 4 categorie: uomini e donne velocità e uomini e donne endurance. Ogni categoria ha 18 corridori. Io corro nelle discipline endurance: disputiamo uno scratch di 5 chilometri ed una corsa a punti. Sono format più brevi e che punta sullo spettacolo. Personalmente questa prima tappa serviva per prendere le misure, a me piacciono le gare più lunghe

Come sono organizzato gli spostamenti e le corse?

Non avendo l’appoggio della nazionale, siamo in contatto diretto con l’UCI Champions League. Io ho prenotato tutto tramite l’agenzia che ci ha messo a disposizione l’organizzazione. Anche questa è un’esperienza in più, ti insegna qualcosa di nuovo, devi pensare a tutto tu.

L’esordio non è stato dei migliori per Donegà (sullo sfondo) che ha chiuso al 13° posto la prima tappa (foto UCI)
L’esordio non è stato dei migliori per Donegà (sullo sfondo) che ha chiuso al 13° posto la prima tappa (foto UCI)
Si corre in un periodo particolare, a fine stagione…

E’ un punto di vista, sicuramente i corridori che hanno fatto una stagione intensa su strada e pista hanno declinato l’invito. Elia (Viviani, ndr) era uno dei selezionati, ma ha detto di no perché doveva riposarsi per l’inizio della nuova stagione. Di atleti di spessore ce ne sono molti, il livello è alto, diciamo che forse ci sono più “specialisti” della pista. Ce ne sono molti, c’è gente forte da tutto il mondo, c’è un bel livello. O vogliono preparare la stagione. 

C’è un maggior ricambio, no?

Secondo me è meglio così, c’è spazio anche per altri ragazzi, c’è la possibilità di fare esperienza. Essere selezionato qui è stato un modo anche per superare la delusione del mondiale. Nella mia carriera non mi ha regalato mai nulla nessuno e penso che questa selezione alla Champions League me la sono meritata da solo. 

Rimane una bella vetrina anche per eventuali opportunità future?

Sì, io sono sempre in contatto con l’Esercito per entrare in un corpo militare, è da un po’ che cerco di entrare. Spero che la partecipazione alla Champions League mi aiuti anche da questo punto di vista. Un evento del genere è una bella occasione anche per un corpo militare. Una corsa del genere dà una certa immagine del corridore, diventa più facile anche essere invitati alle sei giorni. La pista è il mio ambiente, mi sento a casa e spero di poter continuare ancora a praticarla.

Olivo: «Bene crescere, ma il futuro va preso al volo»

10.11.2022
6 min
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Bryan Olivo ha appena ripreso ad allenarsi. Fino a due anni fa, questo per lui era il momento più divertente della stagione. Il cross era casa sua, la maglia DP66 e la bici Giant. Nel 2021 ha conquistato la maglia tricolore juniores a Lecce battendo Masciarelli. Poi, passato su strada, ha preso la bici da cross e l’ha messa in garage. Il 2022 è stato la prima stagione da stradista a tempo pieno con il CT Friuli.

Olivo ha partecipato al Tour of Szeklerland e al Giro di Slovacchia, mentre si è ritirato dopo la seconda tappa del Giro del Friuli. I risultati migliori sono venuti nelle crono. Terzo ai tricolori, secondo a Ponsacco. Con la nazionale ha corso gli europei crono, strada e pista (in apertura la crono di Anadia, foto UEC). Bryan compirà vent’anni a gennaio.

Tricolore di cross juniores, Olivo ha mollato il fuoristrada lo scorso inverno (foto Alessio Pederiva)
Tricolore di cross juniores, Olivo ha mollato il fuoristrada lo scorso inverno (foto Alessio Pederiva)
Finite le vacanze?

Ho appena ripreso a fare qualcosa. Sono stato fermo dal 12 ottobre fino ad ora, ci voleva. La stagione sinceramente non l’ho neanche sentita più di tanto, nel senso che ho iniziato ad andare forte alla fine, quindi non mi è pesata particolarmente. Ogni tanto però un po’ di riposo ci vuole lo stesso e adesso sono carico per ricominciare.

Che cosa ti pare dunque del mondo della strada?

Mi piace. Se si vuole emergere e passare professionisti, bisogna andare forte su strada e io mi sono trovato bene. In Slovacchia ho corso tra i professionisti, mi piace il loro modo di correre. Fra gli under 23, soprattutto in Italia, si parte ad attaccare dall’inizio alla fine. Non c’è una tattica di corsa ragionata. Invece ho notato che all’estero le corse sono più pensate e io mi trovo meglio. C’è anche molto più lavoro di squadra e alla fine sembra un po’ di fare le grandi corse, per come le vedi in tivù.

Hai mantenuto la pista, giusto?

Ho fatto l’europeo under 23 ad Anadia, in Portogallo, nell’inseguimento individuale (nella gara in cui Manlio Moro ha conquistato il bronzo, Bryan è stato 10°, ndr). La pista dovrei tenerla, a meno di cose eclatanti. L’idea mia e penso anche dei miei preparatori e dei direttori sportivi è di rincominciare dalla base di fine anno in cui sono andato forte, poi migliorare. Durante la stagione ci saranno vari obiettivi di cui parleremo. Però, l’idea per il 2023 è di andar forte e iniziare a vincere.

Ancora al Tour of Szeklerland, in fuga nei boschi della Romania (foto Instagram)
Ancora al Tour of Szeklerland, in fuga nei boschi della Romania (foto Instagram)
I risultati migliori sono venuti nelle crono.

Vedendo da quest’anno, le cronometro sono veramente il mio punto forte. E’ una cosa su cui si può lavorare bene e magari togliersi anche qualche bella soddisfazione. Ho visto che contro il tempo posso dare il mio vero potenziale al 100 per cento. Ovviamente bisognerà vincere anche le gare su strada, però il mio punto forte adesso sono le cronometro. E’ qualcosa che sento mio. Quando salgo su quella bici mi sento un’altra persona e quindi mi piace veramente tanto.

Hai parlato di strada, vedendoti e ricordando le tue doti nel cross, un occhio alle strade del Nord si potrebbe dare, no?

Direi di sì. Alla fine ho visto che in salita dopo i 3 chilometri inizio a fare fatica, mentre sugli strappi e sui percorsi mossi posso farmi vedere. Le classiche del Nord potrebbero andar bene, però è tutto da sperimentare. L’anno scorso non ho potuto confrontarmi con quei percorsi, però l’idea è quella di puntare sulle classiche e sui percorsi vallonati.

Veniamo alla nota dolente: Trentin dice che rinunciare presto al cross per intestardirsi sulla strada è un errore.

La mia idea è che se vuoi passare professionista e nel cross non sei un fenomeno assoluto, è meglio che ti concentri sulla strada al 100 per cento, così magari hai una possibilità. Fare tutte e due le cose, magari non fatte bene, secondo me compromette la possibilità di andare avanti. Io almeno la penso così.

Al Tour of Szeklerland, riunione con i ds Boscolo e Baronti (foto CT Friuli)
Al Tour of Szeklerland, riunione con i ds Boscolo e Baronti (foto CT Friuli)
Quando sei arrivato a questa consapevolezza?

Ho sempre detto di essere amante del ciclocross e che non lo avrei mai lasciato. Però, nel momento in cui vai a ragionare bene su quali possono essere i pro e i contro, soprattutto nel cross fatto in Italia… In Belgio e Olanda, sono due cose diverse. Ugualmente, dove sono i corridori belgi e olandesi che fanno cross e vanno forte su strada? A parte quei due o tre fenomeni, intendo. Io parlo di livello under 23 e juniores. Se si guardano i risultati, non trovi nessuno che va forte su strada e fa cross.

In teoria, si fa multidisciplina non per vincere da junior o U23, ma per avere una formazione più completa da pro’.

Diciamo però che adesso il ciclismo sta portando in una direzione in cui se non vai forte subito, non passerai mai più. Vediamo sempre più juniores che passano direttamente professionisti e under 23 che fanno sempre più fatica. Probabilmente è il movimento che ti porta ad andar forte da junior.

Secondo te, Buratti che non passa è un’occasione mancata o un anno in più gli farà bene? 

Non lo so, è una domanda cui non vorrei rispondere.

Al Giro del Friuli doveva lavorare per Buratti, ma il 2° giorno si è fermato per problemi fisici (foto Instagram)
Al Giro del Friuli doveva lavorare per Buratti, ma il 2° giorno si è fermato per problemi fisici (foto Instagram)
Seguendo il tuo ragionamento, sembra quasi che ci sia un solo treno…

Se hai il contratto in mano, un anno in più non fa niente, però se non hai il contratto in mano, ovviamente non passare è un’occasione sprecata. Dipende da che punto di vista lo vedi. Se gli fai fare il quarto anno e non hai il contratto, magari non hai motivazioni. Se invece ce l’hai già, un anno in più non cambia niente, perché sai che alla fine passerai.

Se adesso venisse qualcuno e ti offrisse di passare subito, dopo che hai detto di dover ancora crescere, cosa faresti?

Non posso mica non accettare, no? Sarebbe un’occasione. E’ come dire che il treno passa una volta e poi magari non passa più. Sono d’accordo che sia necessario crescere, però fai che durante quest’anno per crescere ti succede qualcosa, anche solo per pura sfortuna? Dopo come fai?

Allo stesso modo, metti che vai di là, non sei pronto e smetti di correre?

Certo, sono punti di vista alla fine. Però è giusto che un corridore deve crescere prima di passare, questo voglio dirlo.

Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni con Olivo: il cittì è stato il suo primo mentore nel cross e ha sperato di poterlo rivedere nella specialità (foto Billiani)
Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni con Olivo: il cittì è stato il suo mentore nel cross (foto Billiani)
Come riprende la preparazione adesso?

Con un po’ di palestra, soprattutto quella. Un paio di ore in bici 2-3 volte alla settimana e poi si aumenterà sempre di più. Per due settimane ancora da soli, poi ci troveremo quasi ogni sabato e domenica insieme in casetta. Qua la mattina e la sera fa freddo, ma durante il giorno si sta ancora bene. E’ perfetto per andare in bici all’orda di pranzo. Che di questi tempi non guasta. 

EDITORIALE / Buratti, il coraggio delle scelte intelligenti

07.11.2022
4 min
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Nicolò Buratti non passa professionista. Quando la notizia si è sparsa grazie all‘intervista con Franco Pellizotti pubblicata giovedì scorso su bici.PRO, lo stupore ha iniziato a circolare fra messaggi, telefonate e vari social.

Buratti, per chi non lo sapesse, è probabilmente l’under 23 italiano più forte del 2022, con 9 vittorie di peso fra cui Poggiana, Capodarco, il GP Colli Rovescalesi e il Del Rosso. Ed è anche quello che senza una serie di problemi meccanici da mani nei capelli, avrebbe lottato per la maglia iridata di categoria.

La notizia non è da lasciar correre e ci spinge a una riflessione più approfondita, distaccandoci per un momento dall’automatismo vittorie = passaggio, che negli ultimi anni ha condannato alla disoccupazione parecchi atleti che non erano pronti per il salto.

Una foratura e poi la ruota storta e il mondiale di Buratti è sfumato mestamente
Una foratura e poi la ruota storta e il mondiale di Buratti è sfumato mestamente

L’approccio frettoloso

Il primo impatto è stato lo stesso di coloro che hanno puntato il dito: se non passa Buratti, allora chi? Il ragazzo ha 21 anni e corre nel Cycling Team Friuli che da quest’anno è vivaio del Team Bahrain Victorious. Quale messaggio arriva ai corridori che volessero approdare nella squadra di Bressan e Boscolo, se persino i più forti non vengono fatti passare?

Parrebbe che il mancato debutto di Buratti fra i grandi dipenda dal fatto che il team WorldTour avesse già chiuso il budget 2023 ad agosto, poco prima che Buratti mettesse la quarta e iniziasse a volare. Miholjevic avrebbe cercato le risorse per tirarlo dentro, ma alla fine si sarebbe arreso.

Il tema è delicato e soltanto i dirigenti della squadra del Bahrain conoscono la situazione. Se infatti bastassero i conti della serva, si potrebbe pensare che grazie al risparmio di cinque mesi di stipendio di Dylan Teuns (passato alla Israel) ce ne sarebbe stato in abbondanza per il giovane italiano. Ma noi non siamo serve e ci concediamo una riflessione meno frettolosa.

Buratti rimarrà per un altro anno con il CT Friuli, con cui ha vinto il tricolore cronosquadre, con Olivo, Debiasi e Milan
Buratti rimarrà per un altro anno con il CT Friuli, con cui ha vinto il tricolore cronosquadre, con Olivo, Debiasi e Milan

L’approccio ragionato

Buratti ha bisogno di crescere ancora. Dov’era l’anno scorso di questi tempi? Aveva finito il secondo anno da U23 con il secondo posto al Trofeo Chianti Sensi di Lamporecchio (corsa di 134 chilometri) come miglior risultato. L’anno precedente, al debutto nella categoria, aveva portato a casa una vittoria con la maglia del Pedale Scaligero, dopo due anni fra gli juniores con una vittoria e due podi. Bastano le vittorie del 2022 per dire che Buratti sia pronto per il professionismo? Forse sì, ma forse anche no.

Il messaggio che dovrebbe passare, quindi, dovrebbe essere legato a un ragionamento tecnico tutto volto al suo interesse. E all’interesse di tutti i corridori che saltano subito sul treno, costi quel che costi.

Buratti potrebbe non essere pronto, come tanti alla sua età: deve confermare agli altri e soprattutto a se stesso che l’oro del 2022 non è stato per caso. Un team WorldTour non è il posto migliore per farlo, andate a leggere cosa ha detto su questo Matteo Trentin.

Avrebbe potuto puntare su una professional, tuttavia rinunciando alle occasioni che una squadra superiore potrà dargli quando sarà pronto. Parrebbe infatti che per lui si stia scrivendo un biennale 2024-2025 proprio con il team Bahrain.

Forte di vittorie come Capodarco, nel 2023 Buratti potrà alzare l’asticella e puntare al mondiale
Forte di vittorie come Capodarco, nel 2023 Buratti potrà alzare l’asticella e puntare al mondiale

Il ferro caldo

Una volta, quando i corridori facevano 4 anni al top fra gli under 23, si tiravano in ballo le motivazioni mancanti, ma probabilmente nel caso di Buratti c’è ancora tanto da scoprire e da costruire. Farà attività qualificata con la nazionale e con il suo team. E soprattutto, a causa di una situazione che non avrebbe sperato di vivere, avrà la possibilità di affrancarsi dalla ricerca spasmodica di nuovi fenomeni imberbi, come Evenepoel, Ayuso e Pogacar, che restano eccezioni.

Per cui ripartiamo dalla domanda d’esordio. Rimanere al CT Friuli potrebbe essere descritto come una scelta intelligente, anziché una disgrazia. E se non passa Buratti, forse non dovrebbero passare tanti altri meno solidi di lui, convinti in prima persona o da altre voci che il ferro vada battuto finché è caldo.

Stiano attenti. Il ferro caldo si plasma molto facilmente. Ma quando si raffredda e la forma non è quella che si sperava, poi raddrizzarlo è difficile. E niente sarà più come prima.

Buratti chiude oggi a San Daniele un super 2022. E poi?

04.10.2022
5 min
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La Coppa Città di San Daniele, che prenderà il via oggi alle 13,10 e che domenica ha visto la prima edizione dell’edizione Rosa, dovrebbe essere l’ultima corsa 2022 di Nicolò Buratti (apertura photors.it). Per la rivelazione della seconda parte di stagione, da Poggiana al campionato italiano cronsoquadre, passando per il mondiale australiano, se coda può esserci, al massimo riguarderà il Trofeo Del Rosso.

Sul traguardo del mondiale, aveva l’espressione sfatta e contrariata di chi ha visto passare il treno e non è riuscito a saltarci sopra: avremmo saputo infatti di lì a poco della foratura, del cambio della ruota e dei problemi successivi che l’hanno costretto a cambiare bici. Per questo alla fine anche Amadori rivedendo il film della corsa, si è reso conto di quale grande occasione abbia perduto l’Italia.

«C’è stata un po’ di sfortuna – dice – ma sono soddisfatto della mia gara. C’è mancato poco che rimanessi nel gruppetto dei migliori per giocarmi poi il podio allo sprint. Ma essere lì significa che sono in grado di lottare con i migliori».

Lavori in corso

Quando Amadori si è ritrovato a fare la squadra senza Germani, Frigo e Garofoli, appiedati da vari problemi di salute, ha prima guardato alla volta di Parisini. Poi si è reso presto conto che il percorso fosse troppo duro e ha strizzato l’occhio a Milesi e Buratti, che non si sono fatti pregare.

«Lo abbiamo preparato bene – dice – la condizione c’era. Anche all’europeo mi ero mosso bene, dimostrando che c’ero. E’ venuto il settimo posto, ma ero lì per dire la mia. In realtà mi sto scoprendo piano piano anche io. Magari avevo certe idee su me stesso, ma mi sto ricredendo. Pensavo di essere un passista che tiene su percorsi duri e poi dotato di un buono spunto veloce, adesso invece non so esattamente cosa sono. Ho vinto gare tutte diverse fra loro…».

Ultimo acuto

Uno così non te lo lasci scappare. Il Cycling Team Friuli è vivaio della Bahrain Victorious, ma al momento non si hanno notizie di accordi già firmati, come conferma anche il suo procuratore Raimondo Scimone, mentre è certo che sul ragazzo ci sia l’interesse anche di altre squadre..

«Lo confermo – sorride Buratti – non ho contratti firmati con nessuno, spero però che nei prossimi giorni verrà fuori qualcosa di ufficiale. Non sono state previste corse tipo stage con i pro’, per cui San Daniele diventa l’ultimo grande obiettivo di stagione. Poi, con la possibile variabile del Del Rosso, penso che avrò diritto a un po’ di riposo, sempre vedendo anche i piani della squadra. Cercherò di fare le cose che la bici tiene lontane, passerò un po’ di tempo con gli amici, cercherò di godermi la vita per quel che si può».

Sabato il Cycling Team Friuli ha vinto il tricolore cronosquadre, con Buratti, Olivo, Debiasi e Milan
Sabato il Cycling Team Friuli ha vinto il tricolore cronosquadre, con Buratti, Olivo, Debiasi e Milan

Mondiale U23

Ma la lingua torna a battere dove il dente duole, se non altro perché nei giorni scorsi i ragionamenti di Germani, Guercilena e Tiberi hanno aperto la porta sulla partecipazione dei corridori WorldTour ai mondiali U23. E se già aveva colpito il fatto che Fedorov abbia preparato la gara iridata correndo la Vuelta, vederlo al via del Piccolo Lombardia è parso ancora più strano.

«Penso che con i se e con i ma non si va da nessuna parte – ragiona Buratti – ma correre fra i pro’ facendo un determinato calendario come Fedorov e Kooij dia davvero una marcia in più, rispetto a corridori che come me non hanno accesso a quelle gare. Io ho preparato il mondiale facendo il Giro del Friuli e tre tappe in Puglia, diciamo al livello degli altri devo team, ma comunque avvicinamenti diversi. Perciò da una parte va bene che comandi l’età e non lo status professionale, però sarebbe più utile che comandasse il buon senso di non andare a correre in mezzo a chi ancora deve passare. L’anno prossimo sarò all’ultimo anno da U23, ma non so cosa farei se andassi in una WorldTour e mi convocassero per il mondiale…».

Così il 16 agosto, Buratti ha vinto il Gran Premio Capodarco
Così il 16 agosto, Buratti ha vinto il Gran Premio Capodarco

Sorpresa Capodarco

E se prima di salutarci, gli chiedi quale sia stato il giorno di questa stagione, in cui si sia sentito davvero il miglior Buratti di sempre, Nicolò strizza gli occhi e allarga le braccia.

«A Capodarco – dice – sono rimasto davvero senza parole. Proprio non me l’aspettavo. Venivo dalla vittoria di Poggiana di due giorni prima e la doppietta su quel muro così ripido è stata davvero qualcosa di importante».

CTF e Cannibal Team, una filiera per Bahrain Victorious

02.10.2022
4 min
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Dietro all’annuncio dato nelle scorse ore dalla Bahrain Victorious, che ha scelto Cycling Team Friuli e Cannibal Team come suoi team Development, c’è molto che sapevamo già, ma anche novità importanti. Il rapporto con il CTF era già in essere da tempo e avevamo avuto modo di parlarne, avendo nell’esperienza di Jonathan Milan, oggi colonna della squadra del Paese arabo, un esempio lampante.

Una delle principali novità è che questo rapporto viene ufficializzato, per certi versi istituzionalizzato. Renzo Boscolo, che del CTF è il responsabile tecnico, sottolinea però come dal punto di vista pratico poco cambi.

«E’ l’evoluzione naturale di un rapporto in essere da tempo – dice – e che sta dando buoni frutti. La nostra struttura non cambia, soprattutto perché noi principalmente continuiamo ad avere atleti di primo e secondo anno nella categoria, quindi impegnati ancora con la scuola. Questo significa che dobbiamo privilegiare, nella prima parte dell’anno, impegni regionali e nazionali. Poi si allargano i nostri orizzonti una volta che i ragazzi sono liberi dagli impegni di studio».

Boscolo con il suo ex allievo Jonathan Milan, esempio del rapporto con il Team Bahrain
Boscolo con il suo ex allievo Jonathan Milan, esempio del rapporto con il Team Bahrain

La filosofia non cambia

Il team sta infatti affrontando una serie di gare all’estero, ultimo il Giro di Slovacchia (in apertura i ragazzi del CTF a confronto dopo una tappa) e per la società friulana gare simili sono un passaggio obbligato.

«E’ il nostro modo di lavorare – spiega – ogni gara, ogni giornata di allenamento o impegno agonistico sono tasselli nella costruzione di quel puzzle che è l’atleta. Siamo contenti del lavoro fatto e andiamo avanti sulla stessa strada».

Il rapporto con il team Bahrain diventa però molto più strutturale e soprattutto va a coinvolgere anche un altro team, quella multinazionale chiamata Cannibal della quale avevamo già avuto modo di occuparci. Van Mechelen aveva annunciato grandi novità al riguardo. Queste non riguardavano solo l’approdo nell’orbita di team WorldTour come era logico fosse, ma anche l’inserimento in un discorso più ampio.

I ragazzi del Cannibal Team, provenienti da ben 17 Paesi. Ora lavoreranno in sinergia con il CTF
I ragazzi del Cannibal Team, provenienti da ben 17 Paesi. Ora lavoreranno in sinergia con il CTF

Filiera da junior a pro’

Non è un caso se la Bahrain Victorious ha annunciato il coinvolgimento dei due team in contemporanea.
Con loro si va a formare una vera e propria filiera. I migliori talenti del Cannibal Team (a meno che non abbiano deciso di percorrere nuove strade seguendo i dettami dei propri procuratori) andranno a proseguire la loro carriera nel CTF. Il team Bahrain Victorious avrà poi una prelazione sul loro passaggio al professionismo.

«E’ un ulteriore progresso – dice Boscolo – nel nostro rapporto con loro. Conosco bene il lavoro che ha fatto e fa Van Mechelen, la sua è una proposta interessante e innovativa. A livello junior c’è ad esempio l’Auto Eder che fa la stessa cosa per la Bora Hansgrohe».

Vero, ma la squadra tedesca ha un rapporto molto più stretto con quella madre e mantiene al suo interno uno zoccolo duro nazionale. Il Cannibal Team che Van Mechelen ha spiegato, nasce con intenti molto diversi, è forse più lontano come filosofia dal CTF di quanto sia la formazione teutonica.

«Il progetto di filiera – ragiona Boscolo – è qualcosa di nuovo, che andrà sviluppandosi nel tempo. Il nostro team diventerà più multinazionale e accoglieremo volentieri gli atleti che Van Mechelen o lo staff del team Bahrain ci indicheranno. Manterremo però una forte connotazione nazionale, ma direi anche regionale, visti i tanti talenti che escono dal Friuli».

Fran Miholjevic, protagonista nella stagione ha già staccato il biglietto per la Bahrain Victorious
Fran Miholjevic, protagonista nella stagione ha già staccato il biglietto per la Bahrain Victorious

Ai vertici nel ranking Uci

«Non solo: continueremo a lavorare anche con quei corridori che riteniamo capaci ma con una maturazione più lenta. Saranno eccezioni, ma nel nostro team ci saranno anche corridori che magari, scaduta l’appartenenza agli under 23, potranno fare un’ulteriore stagione nelle nostre fila per giocarsi le proprie carte».

L’idea del nuovo progetto piace molto a Boscolo. Mantiene da un lato quella parte di incognita che rende attraente il futuro. Dall’altro rappresenta la fiducia che il team si è guadagnato anche al cospetto di una realtà importante come quella araba, tesa a una grande crescita.

«Molti parlano in queste settimane – dice – della Groupama come di un esempio da seguire a livello giovanile. In Italia però ci si dimentica che siamo fra il secondo e il terzo posto nel ranking Uci fra quelli Development, qualcosa vorrà pur dire. La nostra è una filosofia vincente che si sta sempre più sviluppando. Poi non dimentichiamo che starà sempre al corridore riuscire a crescere e a guadagnarsi il suo spazio fra i pro’. Noi possiamo solo dargli gli strumenti per riuscirci».

Colpito, ma non affondato: vince Buratti, Verstrynge resta giallo 

04.09.2022
5 min
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L’ultimo round, il momento in cui si tirano le somme, insomma, le battute finali. I conti da fare non sono molti, i tempi della generale sono stretti. Tra Emiel Verstrynge (Alpecin-Deceuninck Development Team) e Nicolò Buratti (Cycling Team Friuli), ci sono appena due secondi di distacco. E tra il leader belga e il terzo classificato, Davide Toneatti (nazionale italiana ciclocross, ma atleta della Astana Development), alla partenza dell’ultima tappa del Giro della Regione Friuli Venezia Giulia, i secondi che intercorrono sono tre. Sembra il finale ideale di un grande Giro, dove tutti i giochi sono ancora aperti e si lotta non solo per la tappa, ma anche per l’intera corsa.

L’ultima tappa del Giro del Friuli è partita da Trieste alla volta di Udine
L’ultima tappa del Giro del Friuli è partita da Trieste alla volta di Udine

Il via da Trieste

E’ una domenica di vero ciclismo: a Trieste fa caldo, ma il panorama è mozzafiato. Il gruppo parte forte di 136 unità e si dirige alla volta di Udine, attraversando prima le colline friulane. Il gruppo è nervoso, le squadre sanno che ci sono chiari interessi e non si muovono, se non alle spalle di coloro che hanno intenzione di fare la corsa.

Devono passare oltre 60 chilometri perché la prima vera fuga prenda il largo: sono 9 le unità, che non riusciranno però a guadagnare più di mezzo minuto sul gruppo. Sono in tanti a crederci, fino all’ultimo, sia tra gli uomini di classifica che tra i velocisti. 

Seconda vittoria per Buratti al Giro del Friuli dopo la cronosquadre di apertura (foto Bolgan)
Seconda vittoria per Buratti al Giro del Friuli dopo la cronosquadre di apertura (foto Bolgan)

Un solo secondo

A Udine il gruppo arriva dopo appena tre ore e un quarto di corsa, con una media di oltre 47 km/h. E’ Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers) che rompe gli indugi nella città friulana e tenta l’allungo, tanto che per un attimo sembrava fatta. Ma al gruppo alle sue spalle non va bene. Arriva come un fulmine da dietro Nicolò Buratti, che sorpassa Bertazzo guadagnando metro dopo metro un discreto vantaggio. Al terzo posto si piazza Filippo Fortin (in apertura il podio di Udine).

E’ lui a vincere l’ultima del Giro del Friuli, ma non esulta, si guarda le spalle: saranno passati due secondi? Forse sì, lo credono tutti, anche la maglia gialla che sembra ormai accettare la sconfitta. I tempi per l’ordine d’arrivo ufficiale sembrano infiniti, ma il verdetto arriva: il friulano CTF è riuscito a guadagnare solo un secondo sul belga. E non prende la maglia gialla.

A Udine, Buratti ha preceduto Nicolas Gomez e Filippo Fortin
A Udine, Buratti ha preceduto Nicolas Gomez e Filippo Fortin

Da qui, uno schermo diviso in due: a sinistra, Verstrynge e tutta la Alpecin che esplodono in un grido di felicità, a destra il CTF che cerca di metabolizzare il secondo (un solo secondo!) che li divide dalla maglia gialla. 

Seconda vittoria

Fermiamo Nicolò prima che arrivi il verdetto della giuria e analizziamo insieme le cose, cercando di capire se ci sono o no questi due secondi.

«Conoscevamo il percorso – dice – abbiamo provato a far saltare il banco più volte, ma non è stato facile. Sapevamo dove avremmo dovuto attaccare e non avevamo alcun margine d’errore, considerato anche che non ci sono gli abbuoni».

Del resto però le cose oramai sono fatte, si cerca il lato positivo: per Nicolò Buratti e tutto il Cycling Team Friuli arriva la seconda vittoria al Giro di casa, dopo la cronosquadre iniziale e per il classe 2001 arriva anche la maglia azzurra, come leader della classifica a punti. 

Buratti non è riuscito a far saltare il banco della classifica per un solo secondo
Buratti non è riuscito a far saltare il banco della classifica per un solo secondo

La gialla e la bianca

Per Emiel Verstrynge invece maglia gialla e maglia bianca (riservata ai giovani): insomma, il migliore del Giro del Friuli, è lui. E’ contento, in fondo un po’ stenta a crederci.

«Sono molto contento di come sia andata la corsa – commenta – è una vittoria importante. Sono molto soddisfatto anche perché il livello di preparazione degli atleti belgi è molto alto, così come quello delle corse a cui partecipiamo come under 23. Questa vittoria mi dà molto morale, sono contento di esser riuscito a portare a casa la maglia gialla assieme a tutti i miei compagni, a cui devo molto».

Sul podio finale anche la maglia azzurra di Andrea Alfio Bruno, re dei GPM
Sul podio finale anche la maglia azzurra di Andrea Alfio Bruno, re dei GPM

Il sorriso di Bruno

Vi ricordate di Andrea Alfio Bruno, che avevamo lasciato sullo Zoncolan con un po’ di rammarico per la sua maglia verde? Ebbene, a Udine, torna a sorridere, perché grazie ai punti conquistati oggi, il leader dei GPM è nuovamente lui.

E’ stato un Giro friulano interessante. Osservare gli under 23, i giovani del ciclismo, è sempre una grande fortuna: hanno sì molto da imparare, ma anche e soprattutto tanto da insegnare. A Udine il sole sta tramontando dietro il castello, la giornata, l’ultima di corsa, sta finendo… e sapete ora che si fa? Si festeggia!