Piganzoli è di Morbegno, più valtellinese non si può. Eppure quando lo senti parlare, ti rendi conto che l’anno alla Fundacion Contador gli ha lasciato addosso la cantilena spagnola e pensi a uno di là che parli molto bene l’italiano.
I ragazzi del 2002
Il “Piga” passa professionista alla Eolo-Kometa e, come disse Ivan Basso, è il primo assieme a Tercero ad aver sposato e creduto ancora nel progetto della squadra italo/spagnola. Assieme a Milesi, Garofoli e Germani, Piganzoli è uno di quelli da seguire con curiosità, per quel che ha fatto già vedere e l’atteggiamento con cui si affaccia al professionismo.
«Siamo sempre stati rivali in corsa – sorride – ma alla fine siamo anche tanto amici. Abbiamo condiviso bellissime gare e bei momenti. In gara però non si fanno sconti. Nel senso che si prova sempre a staccare tutti. Sapere di essere attesi non la vivo come una responsabilità. Si fanno le cose nel modo giusto, l’importante è lavorare bene e puntare agli obiettivi. Se vengono, bene. Se non vengono, ci sarà da imparare e migliorare».
«Qualche giorno fa – prosegue Piganzoli – abbiamo fatto una riunione con Alberto Contador. Diceva che si va alle gare per vincere, ognuno deve avere dentro questa cattiveria agonistica. La capacità di dire: “Vado a questa gara e voglio vincere, non solo partecipare”. Voglio arrivare alle corse sapendo di aver fatto tutto in modo perfetto per provare a vincere. Poi ovviamente si corre in 180 e vince solo uno, però si punta a essere quello lì».
Un bel salto
Piganzoli è nato nel 2002, è alto 1,74 e pesa 61 chili. Numeri da scalatore, ma nel 2022 ha vinto anche il campionato italiano a cronometro. Dopo la generale della Bidasoa Itzulia, il quinto posto al Tour de l’Avenir è stato il miglior risultato di fine stagione, con l’arrivo in salita di Saint Francois Longchamps in cui è risalito dalla decima alla quarta posizione, essendo stato il solo ad opporsi al solito Uijtdebroeks, salvo cedere una posizione nell’ultima tappa, nel giorno della vittoria dell’amico Milesi in maglia DSM.
«Mi sento pronto – dice – ho parlato con tutti gli allenatori. E’ un bel salto, però vogliamo provare a farlo tutti assieme. Ci stiamo preparando bene. Finora ho fatto un buon inverno, anche a casa. Il tempo è stato bruttino, era freddo, ma diciamo che mi sono salvato perché nel momento peggiore siamo venuti in Spagna. E qui abbiamo fatto tanti chilometri, facendo anche tanto gruppo. Il gruppo è affiatato e questo è importante».
Cuore spagnolo
Lo abbiamo incontrato nel primo ritiro della Eolo-Kometa, nel bar un po’ chiassoso dell’Oliva Nova Beach & Golf Resort, dove questa sua parlata spagnola è stata evidente.
«Me l’hanno detto in tanti – sorride – ho imparato la lingua, la parlo abbastanza bene. Credo di avere ormai una parte spagnola, perché mi hanno trattato bene, mi hanno insegnato molto. Ho fatto un bel calendario con loro, in Spagna e in giro per l’Europa. Avevamo cerchiato gli obiettivi a inizio anno. Le classiche italiane e poi il Giro, poi un probabile Tour de l’Avenir alla fine. Le classiche italiane sono andate bene, il Giro un po’ meno di quello che ci aspettavamo, ma solo perché abbiamo trovato qualcuno che andava più forte di noi. Poi abbiamo provato a fare per la prima volta l’altura a Sestriere con la nazionale e i risultati si sono visti. Sia col secondo posto a La Maurienne in Francia (corsa vinta il 6 agosto da Dinham, con 31” sull’azzurro, ndr), sia col quinto all’Avenir».
La novità altura
L’assist è eccellente. Nell’eterno discorso sui margini di crescita, vedere che un corridore ormai professionista non aveva mai lavorato in altura fa pensare a quanto si possa ancora costruire.
«Ci sono tanti italiani – dice – che fanno ritiri molto lunghi in altura, per avere i vantaggi che di sicuro ci sono. Però alla fine, parlando anche con la squadra, se questi vantaggi possiamo spostarli un pochino più avanti, a quando sarò professionista, alla fine sarà un vantaggio per tutti. Ho creduto nel progetto dall’inizio, ho avuto diverse offerte, però alla fine ho deciso di rimanere qua perché conosco la squadra. Conosco il progetto che hanno e so quanto credono in me, quindi ho deciso di premiarli. Allo stesso modo in cui loro hanno deciso di premiare me, permettendomi di rimanere».
«Adesso si ricomincia da capo – riprende Piganzoli – quello che è passato non vale più. D’ora in avanti è tutto un nuovo mondo, ma di certo la voglia di farmi vedere c’è. Punterò forte sulla strada, ma cercherò ugualmente di preparare la crono. Mi piacerebbe diventare un corridore da corse a tappe. Ho visto che ho un buon recupero, mi piacciono tanto le salite lunghe e andare bene a cronometro potrebbe essere un punto a favore».