Zanatta: «Maestri esempio di dedizione e umiltà»

14.02.2025
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La carriera di Mirco Maestri nel ciclismo professionistico si è affiancata a quella di Stefano Zanatta in ammiraglia. L’anno in cui il corridore reggiano è entrato alla Bardiani-CSF era il 2016 e sulla macchina del team di Bruno e Roberto Reverberi c’era appunto Stefano Zanatta. Delle dieci stagioni che sono passate da allora i due ne hanno condivise nove. I due, Zanatta e Maestri, si sono separati solamente per la stagione 2021, quando il primo finì sull’ammiraglia della Eolo-Kometa e il secondo lo raggiunse l’anno successivo. Il cammino di Mirco Maestri è stato lungo, ma finalmente vede riconoscersi l’impegno e la determinazione che ha sempre messo sui pedali. 

«Mirco (Maestri, ndr) è sempre stato una garanzia – dice Zanatta – quando mette il numero sulla schiena sai che c’è. E così è stato anche alla Volta a la Comunitat Valenciana, prima corsa a tappe di questa stagione».

Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF
Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF

Mettersi in discussione

Le strade di Maestri e Zanatta si sono incontrate nel 2016, ma era da tempo che il diesse aveva gli occhi sul ragazzo di Guastalla. 

«Lo seguivo da quando era dilettante – racconta Zanatta – si parla del 2015. Era un corridore sempre presente alle corse e otteneva buoni risultati ogni anno. La stagione successiva ero entrato nello staff della Bardiani, e quando Reverberi mi ha detto che avrebbero voluto prendere quel corridore emiliano ho dato subito la mia approvazione. Quello che mi ha sempre colpito di Maestri è la forza di mettersi in discussione, anno dopo anno. Ogni volta che c’è una mezza carta da giocarsi lui ci si butta a capofitto. Al primo anno da professionista alla Sanremo è entrato subito nella fuga, cosa che ha fatto spesso poi nel corso delle stagioni».

Nel 2016 la prima di tante fughe alla Milano-Sanremo per Mirco Maestri
Mirco Maestri, Milano-Sanremo 2016
Hai un ricordo di quella sua prima Sanremo?

Sì. Riuscì a resistere fino ai piedi della Cipressa. La corsa si accese e noi con l’ammiraglia superaravamo i gruppetti che piano piano si staccavano, solo che in questi non vedevo mai Maestri. L’ho ritrovato sul traguardo di Via Roma e gli ho chiesto: «Dove hai tagliato?». Lui mi rispose che aveva tenuto duro arrivando a tre minuti dai primi. Lì capii che eravamo davanti a un corridore con un motore notevole e una grande sopportazione della fatica. 

Dal lato umano che impressioni ti fece?

Subito positiva. E’ un ragazzo che sa stare con tutti e molto umile, ma ha una cattiveria agonistica impareggiabile. Umanamente ha un carattere buono, quando dice una cosa cerca sempre di farla. Ama questo lavoro e si vede, è arrivato tardi al professionismo ma potrebbe meritare anche di stare in squadre WorldTour. Però ce lo teniamo volentieri qui (ride, ndr). 

Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Parlarci è semplice?

E’ uno che ascolta e mette in pratica. Io quando parlo con i corridori cerco di avere sempre lo stesso atteggiamento. Però mi accorgo che quando parlo con Maestri lui pone tanta attenzione su quello che si dice. I primi anni alla Bardiani gli dissi che se avesse voluto migliorare in salita avrebbe dovuto fare allenamenti più impegnativi. Così lui da casa sua, abitava nel mantovano, prendeva la macchina per allenarsi sul lago di Garda e fare tanto dislivello. 

La sua dedizione da cosa si capisce?

Un anno, era il 2017, gli dissi che secondo me poteva conquistare la maglia a punti alla Tirreno-Adriatico. Sarebbe bastato andare in fuga tre tappe sulle sette a disposizione, lui ci andò per tutte le prime cinque frazioni. Perse la maglia nei confronti di Sagan per due soli punti. Quello rimase un cruccio e due anni dopo riuscì a vincere la maglia a punti alla Tirreno. 

La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
Il vostro è un rapporto che si è costruito subito?

Non c’è stato un giorno, ma uno scambio continuo di fiducia, prima in Bardiani e ora in Polti. 

Che corridore hai ritrovato alla Eolo-Kometa, ora Polti VisitMalta?

E’ sempre stato uno che quando c’è qualcosa che non va cerca di capire il perché. Nelle ultime due stagioni, da quando ci siamo ritrovati, sta lavorando per obiettivi. Uno di questi sono state le cronometro, nel 2024 ci siamo concentrati parecchio su questo aspetto. Tanto che è arrivato un grande passo in avanti e la convocazione per gli europei, sia per il mixed team relay che per la prova su strada. Un ragazzo che a 32 anni decide di sposare una nuova idea e di lavorarci su è un segnale. In tanti a questa età si accontentano del compitino e portano a casa lo stipendio. Maestri invece vuole dimostrare di meritarsi il posto.

Cosa hai pensato quando ha vinto la medaglia d’oro?

Ero veramente felice. Mi ha chiamato Velo chiedendomi se Maestri fosse pronto per una prova del genere. Ho garantito di sì, anche se c’era da sostituire una figura come quella di Ganna. Mirco è stato bravo e vederlo vincere è stata la gioia più grande, come la fine di un lavoro. 

Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Ti saresti aspettato questa sua crescita anche per quanto riguarda la leadership all’interno della squadra?

La stagione in cui ha corso con Gavazzi gli è stata utile da questo punto di vista, da lui ha imparato molto su questo ruolo. Però Maestri è sempre stato uno con l’atteggiamento corretto. Si mette in discussione per primo ed è l’ultimo a mollare. Non è un leader che fa sentire la voce, ma che mostra la via agli altri. Con i giovani questo modo di fare funziona, infatti ci siamo spesso affidati a lui in gara. 

Ad esempio?

Alla Valenciana, che si è appena conclusa, era l’ultimo a rimanere con Piganzoli in salita ed ha aiutato Lonardi nella volata della tappa finale. E’ davvero bello avere un corridore così in squadra, e poi ha sempre il sorriso, non è uno che rimprovera i compagni o alza la voce. Ma dimostra, mettendo il peso prima sulle sue spalle.

Pellizzari riavvolge il nastro e sogna il Giro… dei grandi

17.12.2023
6 min
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BENIDORM (Spagna) – Volto, atteggiamento, entusiasmo e persino i brufoli sono quelli di un ragazzo come tanti. E forse Giulio Pellizzari lo è anche, solo che ha anche il pregio di andare forte in bici. Molto forte. Il gioiellino della Green Project-Bardiani, che dal primo gennaio diventerà VF Group-Bardiani-Faizanè, è con la sua squadra in Spagna. Anche loro sono nel pieno del ritiro. Vogliono fare le cose ancora meglio. 

Parliamo con il marchigiano mentre affida i suoi muscoli alle mani di Emanuele Cosentino. La stagione che si appresta ad arrivare si presenta davvero come un bel trampolino di lancio per Pellizzari. Dopo la bella annata, in tanti, a partire da lui stesso, si aspettano belle cose da Giulio.

Il “quadro”: Pellizzari diventa pro’ a 18 anni, dagli juniores viene inserito direttamente nel gruppo dei giovani guidato da Mirko Rossato nel 2022. Giulio viene gestito alla perfezione dalla famiglia Reverberi e da chi gli è intorno: 5.671 chilometri in 42 giorni di gara nella prima stagione, 7.936 chilometri in 58 giorni di corsa in quest’ultima. Un buon 35 per cento in più. Una crescita graduale, ma senza stare troppo alla finestra. I tempi non lo permettono più.

A parte un po’ di raffreddore che sappiamo hai avuto nei primi giorni di ritiro, come vanno le cose, Giulio?

Direi benone, siamo qua con la squadra. Ci alleniamo bene.

Sei giovanissimo, ma sei quasi un “vecchietto” ormai in questa squadra. Alla fine sei al terzo ritiro invernale…

Eh già! Però comunque sono sempre considerato uno dei giovani, quindi finché sono considerato così direi che va bene. Rispetto al primo ritiro mi sento più maturo. E dal punto di vista fisico sopporto molti più carichi di lavoro. Ma come ambiente è sempre lo stesso: tranquillo, familiare ma con uno staff preparatissimo.

Cosa hai messo dunque nella valigia per venire qui?

La consapevolezza, sai quello che ti aspetta. Mentre nel concreto la valigia è sempre la stessa. Avevo molta più voglia di venire rispetto ad altre volte. Diciamo che quando parto da casa mi dispiace sempre, però questa volta non vedevo l’ora di venire qui perché sto bene con i compagni, quindi non mi serve chissà cosa per ammazzare il tempo. Ci sono loro: ridiamo, scherziamo…

Cosa ti aspetti per la prossima stagione?

È ancora presto per dire quello che sarà. Volendo potrei ancora fare il Giro Next Gen, ma ci sono davvero molte corse sul piatto, tra cui il Giro d’Italia, quello vero. E il sogno sarebbe quello. Penso che non sarà facile. Bruno (Reverberi, ndr) mi ha detto che se me lo merito mi porta. 

Giulio Pellizzari (classe 2003) sta per iniziare la sua terza stagione da pro’. Eccolo in ritiro in Spagna (foto Gabriele Reverberi)
Giulio Pellizzari (classe 2003) sta per iniziare la sua terza stagione da pro’. Eccolo in ritiro in Spagna (foto Gabriele Reverberi)
Tutto sommato ci sta, dopo una stagione tanto corposa e un Avenir che ti ha visto secondo e protagonista perché non esserci? Ormai siamo nell’era in cui a 22 anni non compiuti, si è vinto il Tour de France… Perché Giulio Pellizzari non può provare a fare il Giro?

E’ tutto un altro mondo rispetto all’Avenir. Quello è un terzo del Giro d’Italia. Comunque sia non andrei a far classifica. Sarebbe più un test e questo mi consentirebbe di viverlo in modo più tranquillo. Quando devi fare classifica un grande Giro diventa molto duro di gambe, ma anche di testa perché devi sempre limare, stare attento a tutto per tre settimane.

Hai chiesto qualcosa in merito alla corsa rosa ai tuoi compagni più esperti, magari a Covili che ci prova a fare classifica?

Sì, sì. Per esempio ne ho parlato con Marcellusi. Gli ho detto: «Martin immagino quanto sia duro». E lui: «No, non te lo puoi immaginare se non lo hai fatto!». Una botta di fiducia! In generale siamo una squadra che punta più alle tappe che non alla classifica, quindi alla fine l’obiettivo è quello metterci in risalto per le fughe.

Una stagione che ti chiama ad un ulteriore salto e che vede il tuo sviluppo fisico, 20 anni compiuti da una manciata di giorni, cambierà qualcosa nella tua preparazione? Ne hai già parlato con chi ti segue (Leonardo Piepoli) di aumentare i carichi?

Leonardo l’ho visto qui in ritiro giusto qualche giorno fa, era di passaggio. Riguardo alla preparazione chiaramente ruota tutto intorno all’eventuale presenza al Giro. Se dovessi farlo la stagione sarebbe improntata su quello, quindi più altura rispetto rispetto agli altri anni, carichi di lavoro differenti. In più riguardo ai cambiamenti, da quest’anno sono seguito da una nutrizionista esterna, Erica Lombardi.

Tour of the Alps: il momento in cui Pellizzari “diventa grande”. Va in fuga e la gente lo acclama
Tour of the Alps: il momento in cui Pellizzari “diventa grande”. Va in fuga e la gente lo acclama
Però Pellizzari nella passata stagione non ha fatto bene solo nelle classifiche generali delle corse a tappe. Hai vinto il Giro del Medio Brenta, sei stato secondo al Recioto e hai ottenuto altre vittorie nelle tappe delle varie stage race. Alle corse di un giorno ci pensi? Magari anche quelle U23, oppure si è definitivamente voltato pagina con questa categoria? Insomma di quale gruppo fai parte: pro’ o under 23?

Quest’anno ero un po’ una via di mezzo, anche se comunque ho corso tanto con i professionisti. L’anno prossimo spero di fare ancora più corse con i professionisti. Diciamo che questo 2023 è stato più un esame. Certo, non sono passato con 30 e lode, direi con un 27 che mi prendo e mi porto a casa!

Cosa butteresti via dell’anno appena concluso? E cosa invece terresti stretto e emoziona ancora pensarci?

Butterei il Giro d’Italia under 23, sicuro. Neanche è andato male… non è andato proprio! Non sono partito perché stavo male. Ed è stato un peccato perché ci avevo lavorato tanto. Il miglior momento invece – Giulio fa una pausa –  boh, forse l’Avenir. La vittoria dell’ultima tappa? No, no, no… Il terzo posto nella quarta tappa del Tour of the Alps. Quello è stato il momento più emozionante.

Perché?

Perché è stato un primo grande palcoscenico. Sì, qualche corsa con i pro’ già l’avevo fatta, ma quella era la prima volta che mi giocavo una gara, una gara importante. Una gara che avevo sempre visto in televisione ed ora ero lì anche io. E poi non scorderò mai la gente che in salita diceva il mio nome. E’ stato ancora più emozionante.

In Turchia, Pellizzari si è trovato spesso davanti con i big delle WorldTour
In Turchia, Pellizzari si è trovato spesso davanti con i big delle WorldTour

Siparietto turco

Dietro di noi ci sono un paio di compagni di Pellizzari. Dopo quest’ultima domanda gli fanno notare che un’altra buona prestazione è stata quella al Giro di Turchia a fine stagione.

«Caspita, Giulio – dicono in coro – anche al Turchia, nella tappa in salita. Sei andato forte. C’era la UAE Emirates a tirare. Erano convinti di aver staccato tutti. Poi si sono girati e ti hanno visto lì. Gli è crollato il mondo addosso». Allora Pellizzari risponde: «Sì, lì è andata bene. Ma il livello del Tour of the Alps era ben diverso». Un siparietto, simpatico, che però denota anche la consapevolezza del corridore.

Il pubblico italiano aspetta senza pressioni. Con la speranza che questo atleta, questo ragazzo, non perda mai la sua semplicità naturale, marchigiana, genuina. E la sua forza chiaramente.

El Gouzi, anno nero alle spalle. Parola sua e di Mario Chiesa

17.01.2023
4 min
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Il primo anno tra i professionisti non è mai semplice, soprattutto quando si arriva da un inverno difficile. Omar El Gouzi in questo momento si trova in Spagna ad allenarsi, per iniziare al meglio il 2023. La prima stagione tra i grandi l’ha corsa con la Green Project Bardiani CSF Faizané, non è andata molto bene e con lui cerchiamo di capire cosa ha funzionato e cosa no. 

El Gouzi si appresta ad iniziare la sua seconda stagione da professionista con la maglia della Bardiani
El Gouzi si appresta ad iniziare la sua seconda stagione da professionista con la maglia della Bardiani
Com’è andato il primo anno da professionista?

Sono contento per il passaggio e lo sono altrettanto per aver disputato delle belle corse di grande valore come la Milano-Sanremo ed il Giro di Lombardia. L’unica cosa è che dal punto di vista prestazionale mi sono un po’ perso. Ero partito bene, ma poi ho avuto un calo per buona parte dell’anno. Mi sono ripreso solo a settembre. 

Qual è stato il problema?

La preparazione invernale, arrivavo da un brutto infortunio subito nell’estate del 2021, che mi ha tenuto fermo per 4 mesi. Una volta recuperato però mi sono trovato ad inseguire la condizione, perché non ho fatto palestra ed ho avuto degli scompensi. 

Hai avuto tanti buchi di calendario, collezionando solo 38 giorni di corsa nel 2022…

La squadra aveva un calendario pieno di corse nei primi mesi della stagione e fino al Tour of the Alps ho corso con buona continuità. Poi la squadra aveva in programma il Giro d’Italia ed il Giro U23, io il secondo non potevo correrlo mentre per il primo, giustamente, non sono stato selezionato. Nella seconda parte di stagione ho corso di più ritrovando continuità tra agosto ed ottobre.

Nel 2022 ha disputato solamente 38 giorni di corsa, con ben due monumento: la Sanremo e Il Lombardia (in foto)
Nel 2022 ha disputato solamente 38 giorni di corsa, con ben due monumento: la Sanremo e Il Lombardia (in foto)
Questo ti ha influenzato negativamente?

Non è stato un problema, lavorando con un preparatore è più semplice programmare i momenti di forma. Sicuramente dovrò migliorare, ma già da dicembre sto lavorando molto per fare il salto di qualità. 

E’ difficile adattarsi al mondo dei professionisti?

Si tratta di qualcosa di nuovo, da dilettante sei abituato ad essere più seguito, qui ti reputano autonomo. Però, allo stesso tempo, hai i compagni di squadra più grandi che possono seguirti e darti dei consigli preziosi

Con chi ti sei confrontato maggiormente?

Con Visconti e Battaglin. Purtroppo Giovanni ci ha “abbandonato” presto, i suoi consigli mi sono mancati, sarebbero stati preziosi. 

Mario Chiesa (qui con Roberto Petito) è stato diesse di El Gouzi alla Iseo Rime Carnovali
Mario Chiesa (qui con Roberto Petito) è stato diesse di El Gouzi alla Iseo Rime

I consigli di Chiesa

Mario Chiesa è stato diesse di El Gouzi quando il ragazzo correva alla Iseo Rime Carnovali. Chi meglio di lui può inquadrare il giovane Omar e aiutarci a capire che tipo di ragazzo e corridore può essere?

«Quando seguo un corridore – inizia a spiegare Chiesa – mi piace fare una “radiografia” di quello che è stato. El Gouzi già da juniores ha fatto vedere grandi cose, nel 2017 è arrivato sesto al Giro della Lunigiana (in quell’edizione vinse Andrea Innocenti e fece quinto un certo Andrea Bagioli, ndr). L’anno successivo, il suo primo da under 23, arrivò decimo a Capodarco e nel 2019 corse il Giro d’Austria (una gara professionistica 2.1 ndr,) e finì secondo nella classifica dedicata ai giovani».

Omar ha un fisico molto esile, da scalatore puro, questo lo rende predisposto per le corse a tappe
Omar ha un fisico molto esile, da scalatore puro, questo lo rende predisposto per le corse a tappe

Bisogna attendere

«I numeri – riprende Chiesa – li ha sempre avuti, chiaramente non è un vincente, ma un corridore da corse a tappe. Una cosa da non sottovalutare assolutamente è il fatto che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 è stato fermo quattro mesi per la frattura di due vertebre. Una cosa non da poco se a questo si aggiungono le difficoltà del primo anno tra i professionisti. El Gouzi, tuttavia non è esente da colpe, lui fa fatica a fidarsi, e questo lo limita. Deve imparare ad ascoltare chi lo circonda e seguire una linea, senza cambiare a metà (il riferimento è anche al cambio di preparatore fatto dallo stesso El Gouzi a metà 2022, in piena stagione, ndr)».

«Omar – conclude – è un ragazzo da attendere, in questo ciclismo moderno è sempre più difficile, ma è anche nell’interesse della Bardiani. Lui può crescere molto, sicuramente può fare meglio di quanto fatto vedere nella passata stagione e questo inverno si è potuto allenare senza intoppi. Non resta che guardare cosa succederà quando attaccherà il numero sulla schiena».

G.STL Iridium: il nuovo tocco di classe di Gaerne

17.01.2023
2 min
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Gaerne rinnova le sue scarpe top di gamma: le G.STL. Un prodotto nato e sviluppato grazie all’esperienza accumulata in 60 anni, dotato di un comfort superiore ed il massimo trasferimento di potenza. Le G.STL sono diventate nel tempo delle scarpe di alto livello grazie anche alla collaborazione con i professionisti: in particolare i corridori della Green Project Bardiani CSF Faizanè. Il marchio veneto ha portato una novità: la colorazione Iridium.

Gaerne nel suo 60° anniversario ha rinnovato la collaborazione con la Green Project Bardiani CSF Faizanè
Gaerne nel suo 60° anniversario ha rinnovato la collaborazione con la Green Project Bardiani

Tomaia unica

La tomaia di queste scarpe è realizzata partendo da un solo pezzo di microfibra. Leggera e traspirante grazie alla foratura a laser che garantisce il continuo ricambio d’aria. La parte del tallone è studiata e progettata con la tecnologia Anatomic Heel Cup 1.0 che conferisce una forma avvolgente. La posizione del piede sarà sempre perfetta, anche dopo tante ore di allenamento, questo perché le G.STL godono del Tarsal Support System 1.0. Si tratta di un sistema che permette al ciclista di poter scaricare sui pedali tutta la potenza della pedalata. 

E’ possibile arretrare la posizione della tacchetta di 9 mm rispetto allo standard precedente
E’ possibile arretrare la posizione della tacchetta di 9 mm rispetto allo standard precedente

Massima rigidità

Per una prestazione ai massimi livelli la rigidità della suola è una delle caratteristiche da curare al meglio. La suola usata da Gaerne per le scarpe G.STL è in fibra di carbonio intrecciato: leggera e rigida allo stesso tempo. L’indice di rigidità della suola pari a 12. La stabilità del piede è data dalla forma dell’arco plantare, mentre quattro prese d’aria permettono un continuo ricambio evitando il surriscaldamento del piede. E’ possibile arretrare la posizione della tacchetta di 9 millimetri rispetto allo standard precedente. Una scala di allineamento stampata sulla suola consente di memorizzare la posizione della tacchetta.

La chiusura è data dal rotore BOA Li2, il migliore della casa, un prodotto che permette anche le più minime regolazioni, anche mentre si è in sella

Gaerne

L’App e gli esercizi per il diaframma: quando l’osteopata è hi-tech

22.12.2022
5 min
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“Nulla è lasciato al caso”. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Quante volte lo abbiamo scritto? Migliaia forse… Questa volta però lo abbiamo toccato con mano. E lo abbiamo fatto con Emanuele Cosentino, osteopata della Bardiani Csf Faizanè che dal prossimo anno sarà Green Project-Bardiani CSF.

Nei giorni del ritiro dei “green boys” al Cicalino, in Toscana, abbiamo assistito anche ad una seduta di gruppo, nella quale venivano eseguiti degli esercizi posturali. Postura: quindi colonna vertebrale, ma anche diaframma, il più importante muscolo respiratorio. 

Emanuele Cosentino è l’osteopata che segue i ragazzi di Reverberi
Emanuele Cosentino è l’osteopata che segue i ragazzi di Reverberi
Emanuele, cosa stavano facendo i ragazzi quando erano tutti insieme con i tappetini nella sala grande?

Stavano facendo stretching sulla mobilità articolare, visto che sono professionisti dobbiamo curarli a 360°. Bisogna prestare attenzione non solo alla nutrizione o alla preparazione in bici, ma anche a livello articolare, motorio e di elasticità muscolare. Purtroppo alcuni corridori non hanno ancora questa mentalità dello stretching. Vorrei dare loro, tanto più che molti sono giovani, questa cultura del benessere posturale. Che sia una base per la loro carriera.

A cosa serve questo tipo di stretching?

E’ un percorso che aiuta ad evitare contratture o future problematiche nei momenti più importanti della stagione. Quando poi gli atleti passano nelle mani dei massaggiatori e non stanno bene, questi fanno più fatica a massaggiarli. E alla lunga possono crearsi problemi più profondi.

Come stai lavorando con i tuoi ragazzi?

Durante il ritiro cogliamo l’occasione per partire dalla base. Valutiamo i ragazzi dal momento dello stacco: dove c’è da migliorare o dove siamo riusciti a migliorare. Il mio ruolo è quello di aiutarli a trovare una buona postura. Non in bicicletta, quello è “territorio” dei biomeccanici, ma per avere una buona postura fuori dalla bici durante la giornata.

Abbiamo visto che utilizzavi un’App. Dagli smartphone si vedeva una sorta di “uomo vitruviano” con tante info intorno: di cosa si tratta?

Questa App mi dà la possibilità di essere molto più preciso. E’ uno screening dell’atleta. E posso capire subito che problemi hanno, le manualità articolari o dei thrust che noi facciamo sempre come osteopati o massoterapisti di cui hanno bisogno.

Esercizi posturali, ideali per rilassarsi e per il benessere
Esercizi posturali, ideali per rilassarsi e per il benessere
Perdonaci, cosa sono i thrust?

I thrust sono sono quelle manipolazioni con le quali vai a fare quel suono, quel “crack”, tra le ossa, tra la colonna vertebrale e il collo. Ci sono diversi passaggi che non sono solo ossei, per dirla in modo semplice, ma che coinvolgono anche le viscere, il craniosacrale… Questa App mi aiuta a individuare i problemi. Accelera il mio lavoro con gli atleti. Mi dice a che punto erano e come evolvono dopo i trattamenti e gli esercizi.

Cosa riguardavano gli esercizi che abbiamo visto fargli fare quando erano tutti insieme?

Ad aprire il pettorale, visto che i corridori sono sempre chiusi sul manubrio. Ma anche a risolvere le problematica ai polsi, dove viene scaricata gran parte del peso. Attraverso gli esercizi di stretching cerchiamo di alleviare anche il dolore della schiena: dalla zona cervicale a quella lombare, fino ai glutei… Sono tante cose che messe insieme portano ad avere un successo di squadra. 

Quali sono i punti nevralgici del ciclista sui quali si crea la maggior parte delle patologie, se così possiamo chiamarle?

I polsi sono uno di questi punti. A volte questo loro dolore è causato da una posizione errata in bici. Il peso già è tanto, ma viene aumentato. C’è il rischio che a volte gli si addormentino le dita. Oppure le spalle sono troppo inarcate e di conseguenza il collo fa una curva elevata e che può causare problemi alla cervicale o alle scapole. Un altro dolore che emerge spesso è quello alle ginocchia. Oppure alla zona lombare, quindi l’ileo-psoas: il bacino potrebbe essere retroverso. Io devo raddrizzarli e dargli la possibilità di migliorare.

I dolori delle ginocchia in questo periodo emergono sempre un po’ di più…

Esatto. Non si tratta solo degli sforzi, ma anche dei materiali nuovi. Magari hanno cambiato scarpe. Scarpe e bici. Hanno rivisto la posizione delle tacchette. Io devo farli arrivare alla prima gara al 100%.

Lo sblocco del diaframma incide su moltissimi aspetti, non solo sulla prestazione
Lo sblocco del diaframma incide su moltissimi aspetti, non solo sulla prestazione
E anche a casa devono fare questi esercizi?

L’ideale sarebbe fare una ginnastica a basso impatto appena svegli. Una ginnastica veramente leggera, movimenti morbidi per dare risveglio immediato al muscolo in vista di una buona colazione e un buon allenamento. E poi andrebbero rifatti la sera o prima di andare a letto. In questo caso è molto importante eseguire un buon lavoro di respirazione diaframmatica. Su questo aspetto sto insistendo molto, perché il diaframma è la chiave della postura, delle problematiche alla schiena. Quindi attraverso il respiro diaframmatico si va anche a letto più sereni, perché il diaframma è un po’ una “centralina” e si tolgono le tensioni che si accumulano durante la giornata. Spesso lo stress porta a bloccarlo. E questo blocco porta anche difficoltà nella bicicletta. 

Tipo?

Respiro corto, si entra in acido lattico molto prima… E’ uno stress che è fondamentale evitare. E si può evitare non solo con una manipolazione, ma anche attraverso esercizi di meditazione: per esempio stare seduti con le gambe “a farfalla”, chiudere gli occhi e respirare col diaframma. 

Quali sono gli esercizi per lo sblocco del diaframma oltre stare seduti a farfalla?

L’esercizio più semplice è stare sdraiati con una mano sulla sulla pancia e spingere in alto l’ombelico. L’obiettivo è quello di inspirare, incamerare tutta l’aria portando l’ombelico verso il cielo mantenendo le spalle bene a terra. Non bisogna gonfiare il petto ma solo la pancia, l’addome. E quindi poi bisogna espirare. Questo movimento aiuta a far scendere il diaframma. In questo modo si va anche a massaggiare la bocca dello stomaco. Se una persona è stitica, respirare col diaframma, agevola l’evacuazione delle feci. Non solo, aiuta il cuore a distendersi: si aumenta l’efficienza del battito cardiaco. I polmoni scendono si dilatano meglio e aumenta l’ossigenazione. Poi dopo ci sono anche esercizi di livello maggiore, in cui si gonfia sia il diaframma che i polmoni, ma sono più complessi e il 70% degli atleti, non solo ciclisti, non li sanno fare.

Edoardo Zardini saluta. Ma prima la sua storia

21.12.2022
5 min
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Edoardo Zardini ha appeso la bici al chiodo dopo dieci stagioni da professionista e tutto sommato lo ha fatto che è ancora giovane. Il veronese infatti ha solo 33 anni.

Ma i progetti e il da fare non mancano a Zardini. Lo aspetta infatti l’azienda di famiglia, un etichettificio tra i più importanti del Nord Est. La passione per la bici resta, anche quella per lo sci che faceva da bambino, tanta grinta, ma era arrivato il momento di dire basta.

Edoardo Zardini (classe 1989) ha esordito tra i pro’ nel 2013. Ora eccolo nell’azienda di famiglia
Edoardo Zardini (classe 1989) ha esordito tra i pro’ nel 2013. Ora eccolo nell’azienda di famiglia

Dalla bici alla scrivania

Con Edoardo si parte dalla fine, vale a dire dal suo ritiro. Ritiro che è stato incentivato anche dal fatto che la Drone Hopper-Androni ha chiuso i battenti. Ma tutto sommato, come ci ha detto anche Capecchi, quando si ha già il “piano B”, smettere è più facile.

«L’idea di smettere – ha detto Zardini – ce l’avevo già. E poi il fatto che ha chiuso la squadra un po’ ha influito. Qui c’era un’azienda ben avviata che mi ha fatto prendere questa decisione. Però ammetto che ci avevo già pensato.

«Sapere che quando smetterai hai un’alternativa ti dà tranquillità durante la carriera. Il lavoro è molto importante. Poi non è che durante la carriera, pensavo: “Vado a lavorare nell’azienda di famiglia”. No, facevo il corridore al meglio. Ma ultimamente sapevo che questa opzione era sempre più prossima. Ho cominciato a pensare che forse sarebbe stato meglio capire come funziona l’azienda. Sì, avrei potuto fare qualche altro anno, ma sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato».

Le giornate di Zardini all’improvviso sono più cadenzate come dice lui. Non c’è lo sforzo fisico, ma gli orari sono più precisi. Prima non cambiava niente se usciva in bici alle 9 o alle 11. L’importante era fare il programma.

Ottimo dilettante Zardini ha corso con la Colpack. Sin da giovane andava forte in salita
Ottimo dilettante Zardini ha corso con la Colpack. Sin da giovane andava forte in salita

Dieci anni pro’

Zardini è passato pro’ nel 2013 con l’allora Bardiani-CSF. Di quella squadra facevano parte giovani rampanti come lui, Colbrelli, Pasqualon, BattaglinRagazzi figli di un altro ciclismo, un ciclismo che di lì a poco sarebbe cambiato.

«Eh sì – va avanti Zardini – è cambiato parecchio e per tanti punti di vista. Secondo me le squadre World Tour hanno impresso la svolta, un gap netto tra queste e le professional, almeno quelle italiane. Vedo che però adesso stanno cercando di adattarsi altrimenti è impossibile competere con le World Tour.

«Lo scalino c’è stato dopo lockdown. Lì c’è stato un cambio di marcia. Il gap è aumentato sempre di più. Nel 2014 con la Bardiani abbiamo vinto tre tappe al Giro, oggi è impensabile».

Nel 2014 due vittorie, tra cui quella al Giro del Trentino. «La mia vittoria più bella, quasi a casa»
Nel 2014 due vittorie, tra cui quella al Giro del Trentino. «La mia vittoria più bella, quasi a casa»

Sliding doors?

Due vittorie nel 2014, la convocazione in nazionale nel 2014 a Ponferrada, Edoardo sembrava in rampa di lancio. Un corridore giovane, attaccante, buon scalatore… è destinato a traguardi più importanti. Ma ecco che il destino ci mette lo zampino.

A febbraio 2016, un bruttissimo incidente al Gp Lugano. Tempo da lupi, Zardini finisce in un dirupo e batte violentemente la schiena. Passa diversi giorni in ospedale. E da quel giorno qualcosa si inceppa. Senza quell’incidente avremmo visto un altro ragazzo?

«Di certo – dice Zardini – da lì è cambiato un po’ tutto. Mi dissero che era meglio rompersi una gamba piuttosto che danneggiare le vertebre in quel modo. Si andava oltre l’aspetto meccanico e tanti nervi passano lì, erano coinvolti anche gli organi del corpo. Si inceppa un po’ tutto il meccanismo ed è difficile ritornare a una prestazione come in precedenza.

«Una volta ripresomi, non è che sentissi dolori o avessi impedimenti, però mi sono reso conto che qualcosa nel fisico era cambiato. Non ho più raggiunto certe prestazioni. Mancava sempre qualcosa, magari vai a prendere il 3-4% e quello ti portava alla vittoria».

Nel 2014 Cassani lo porta a Ponferrada. Eccolo in testa al gruppo con Formolo e, appena dietro, c’è Nibali
Nel 2014 Cassani lo porta a Ponferrada. Eccolo in testa con Formolo, appena dietro Nibali

Cambio generazionale

«Il discorso della chioccia vale ancora? Oggi – va avanti Zardini – ai ragazzini non gliene frega niente. Sanno molto. Vanno forte, alcuni sono già pronti, quindi dicono: “Ma cosa vuoi da me? Vado più forte di te, non devo ascoltarti”. La gavetta non c’è più, magari sull’atteggiamento fuori dalla bici puoi dirgli qualcosa. Ma poi conta quanto si va forte.

«Io ricordo che al primo giorno da professionista, ero… spaventato perché non sapevo cosa mi aspettasse. Io poi non avevo fatto degli stage. Né avevo corso con i pro’ come capita oggi ai ragazzi delle continental.

«Il ciclismo è cambiato, ma le difficoltà nel fare questo mestiere sono sempre le stesse. Oggi i corridori sono robot, però è così… Anche l’estro è più controllato. Oggi se non ti pesi un giorno, ti vengono subito a chiedere perché non lo hai caricato sulla piattaforma. Insomma ti senti trattato come uno junior, anche se hai 30 anni. Ma è così, magari loro che ci sono cresciuti lo percepiscono in altro modo. Però tutto è livellato verso l’alto, si va sempre più forte e magari è giusto così».

Questa estate dopo il Giro, Zardini si è sposato con Serena (foto Instagram)
Questa estate dopo il Giro, Zardini si è sposato con Serena (foto Instagram)

Campioni educati

L’estro è più domato, okay, ma quelli forti ci hanno regalato grandi emozioni. Certo, Zardini era abituato ad altri corridori. Corridori come Contador.

«Ne ho visti tanti – racconta Zardini – ma Contador… Bello da vedere in corsa, in tv, attaccante… Lo ricordo al Giro 2015, quando lo attaccarono prima del Mortirolo dopo la foratura. Io ero in fuga e mi riprese nella prima parte della salita. Andava ad una velocità pazzesca.

«Ma la cosa bella di quei campioni, quelli forti, forti, intendo è che sono tutti super educati. In gruppo non fanno mai i fenomeni. Evans, Valverde, il povero Rebellin… mai una parola fuori posto. Mai un atteggiamento da gradasso».

Il progetto giovani della Bardiani. Un anno dopo con Rossato…

20.12.2022
4 min
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Un anno fa prese vita il “progetto giovani” della Bardiani Csf Faizanè. Un’iniziativa ambiziosa, che in qualche modo equiparava quanto già fanno molte squadre all’estero. Un filo diretto tra il gruppo dei grandi e quello degli under 23.

Mirko Rossato è stato ed è il direttore sportivo di riferimento per questa decina di atleti. E con lui tracciamo un primo bilancio. Quattro vittorie, una buona costanza di rendimento ma soprattutto tanto ottimismo in prospettiva.

I ragazzi di Rossato durante il ritiro presso il Cicalino, in Toscana…
I ragazzi di Rossato durante il ritiro presso il Cicalino, in Toscana…
Mirko è passato un anno da questo progetto giovani: che feedback hai avuto sin qui?

Dico che il progetto è valido, sono ancora più convinto che sia una via da seguire. Nel giro di 2-3 anni i risultati arriveranno, anche se abbiamo già visto corridori di qualità che si stanno esprimendo bene anche nei professionisti. Ripartiamo con una buona squadra, abbiamo avuto degli innesti interessanti come Scott, Magli, Paletti, Scalco e Conforti. Tra l’altro erano corridori che cercavo per le caratteristiche delle gare che andremo ad affrontare.

Parliamo dell’attività: che gare farete?

Cercheremo di fare un’attività ancora di alto livello, soprattutto all’estero. Abbiamo fatto delle richieste per partecipare ai grandi eventi tipo la Liegi-Bastogne-Liegi, il Circuito delle Ardenne… che credo presentino il livello ideale per poter crescere in modo giusto. E’ importante fare delle esperienze con corridori di tutta Europa e non gareggiare esclusivamente in Italia. Anche se comunque le gare in Italia, tutte quelle più importanti, le faremo. E non sono gare da poco.

Cosa ti aspetti dai tuoi ragazzi?

Abbiamo dei corridori come Alessio Martinelli da cui mi aspetto grandi cose. Gli altri, bene o male, sono tutti “ragazzini”, giovanissimi di qualità e piano, piano arriveranno.

La scorsa stagione Martinelli ha vinto tre corse, la prima in Turchia ad Alanya (foto Yucelcakiroglu/Velo Alanya)
La scorsa stagione Martinelli ha vinto tre corse, la prima in Turchia ad Alanya (foto Yucelcakiroglu/Velo Alanya)
Prima Mirko, hai detto: “Ho cercato corridori ideali per le corse che vogliamo fare”. Li hai seguiti direttamente durante il loro percorso tra gli juniores?

Le gare juniores adesso le seguo bene, visto che lavoro con gli under, ma io cerco di guardare qualsiasi corridore interessante. Poi è logico, l’acquisto non dipende da me. Io ne parlo con i Reverberi, che sono i titolari del team, e con loro si vede se si riesce a prenderli oppure no. Ci si confronta. Comunque è interesse nostro prendere quelli che hanno più qualità. Tantopiù per noi che facciamo gare sempre dure o medio-dure, pertanto abbiamo bisogno di gente con specifiche caratteristiche. Gente che vada bene in salita, che è forte sul passo, che è veloce, che attacca…

Chiaro…

E non gente che affronta le corse di rimessa. Sono tutte piccole cose che si guardano al momento di scegliere un atleta. E per questo si cerca di guardarli nell’arco della stagione e non solo in una o due corse. Abbiamo bisogno di corridori che vadano bene in salita, ma non necessariamente di uno scalatore puro, perché non esiste più, ma di gente scaltra, veloce… Perché puoi anche arrivare davanti in salita, ma se poi non hai spunto veloce nel ciclismo di oggi non vinci.

Bello questo discorso: “Voglio questo, perché faccio questo”. Significa che si ha bene in mente l’obiettivo…

Noi abbiamo avuto tante richieste di ragazzini che volevano venire qua. Dovevamo fare delle scelte, anche perché non possiamo prenderne dieci. Quando ne prendiamo 3-4 ogni anno va bene. Anche perché l’obiettivo è quello di creare un gruppo di 10-12 elementi che entro tre anni siano pronti e siano “fatti in casa”. A quel punto di questi atleti sappiamo tutto, conosciamo effettivamente il loro valore. E potremmo sapere se fra quattro anni otterranno risultati… a livello professionistico.

Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari (a destra): due “esperti” del gruppo giovani della Bardiani
Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari (a destra): due “esperti” del gruppo giovani della Bardiani
Quando si parla di giovani, tantopiù in un contesto di squadra, fare i nomi non è super bello, però prima hai citato Martinelli…

Lui è il nome che spunta un po’. Da Martinelli ci si aspettava molto già in questa stagione, anche per il Giro d’Italia under 23, ma ha avuto 3.000 sfortune. Però è maturato. Io ho fiducia in lui. E’ un ragazzo fragilino dal punto di vista fisico, ma con gli anni diventerà più uomo e si ammalerà meno. Al Giro d’Italia under 23 puntava tantissimo.

Poi ebbe quel super crampo divenuto contrattura

E’ arrivato nel momento clou della sua stagione che stava benissimo e con il nono posto all’Appennino l’aveva dimostrato. Era tutto perfetto e proprio lì ci è mancato. Nonostante tutto ha vinto tre corse. Spero farà una bella annata. E non nascondo che comunque Alessio si alternerà con le gare dei pro’, anzi sarà più propenso all’attività con i grandi.

Ma se Martinelli è l’uomo per le corse a tappe, diciamo così, chi è l’uomo per le classiche?

Alessandro Pinarello di per sé sarebbe uomo da classiche. Giulio Pellizzari invece sarebbe più per le corse impegnative, corse a tappe però. C’è poi Alessio Nieri: lui è uno scalatore. E’ un po’ timidino, osa poco. Vorrei facesse un saltino di qualità perché le qualità le ha. E poi ci sono i nuovi italiani e anche Jared Scott, statunitense, e Iker Bonillo, spagnolo. Abbiamo investito molto su di loro.

Petrucci alla Bardiani: l’anno in più da U23 è servito?

17.12.2022
5 min
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Tra i volti nuovi che si affacciano nel mondo del professionismo c’è quello di Mattia Petrucci, ragazzo veronese che indosserà la maglia della Bardiani CSF Faizanè. Il suo arrivo nella squadra dei Reverberi, che in questo momento si trova in Toscana per la preparazione invernale, va evidenziato. Petrucci, alla fine del 2021 ha deciso di attendere prima di fare il grande salto tra i professionisti. E’ rimasto un’altra stagione tra gli under 23 con la Colpack. Una scelta ponderata che in un mondo sempre più veloce, è quanto meno da sottolineare. 

Petrucci (in maglia Colpack) a fine 2021 ha deciso di prolungare la sua esperienza tra gli under 23
Petrucci (in maglia Colpack) a fine 2021 ha deciso di prolungare la sua esperienza tra gli under 23
Come mai quella decisione lo scorso anno?

Alla fine del 2021 avevo parlato con un po’ di squadre, tra cui anche la Bardiani, ma non si era arrivati a nulla di concreto. Così ho deciso di provare a raccogliere di più tra gli under 23. 

Il 2022 che anno è stato?

Non è andato secondo le aspettative a causa delle diverse problematiche che ho avuto nei mesi centrali dell’anno. Mi sono fermato parecchie volte, una anche al campionato europeo, al quale avrei dovuto partecipare. E’ stato davvero difficile ripartire da capo. 

A fine stagione sono arrivati dei buoni piazzamenti…

Sono risultati che sono riuscito a conquistare grazie alla mia esperienza e all’orgoglio.

Il debutto stagionale di Petrucci è arrivato al Trofeo Laigueglia, un primo assaggio di professionismo (foto Scanferla)
Il debutto stagionale di Petrucci è arrivato al Laigueglia, un primo assaggio di professionismo (foto Scanferla)
Hai avuto paura che questa scelta ti si potesse ritorcere contro? 

Con il senno di poi diventa troppo facile, sinceramente non ci ho pensato. Anche perché alla fine della passata stagione qualche colloquio con delle squadre professional l’avevo già fatto. Quest’anno ho “riallacciato” il filo con i Reverberi e dopo un bel colloquio abbiamo trovato l’accordo. Sono consapevole di ciò che ho fatto e fa tutto parte di un bagaglio di esperienza che mi porto dietro.

Che differenze vedi ora che sei all’interno?

Principalmente strutturali. Arrivo da una squadra che era ben organizzata, ma qui si vede una gestione completamente differente. Si scende parecchio nei dettagli per evitare errori, ci alleniamo bene e siamo seguiti sotto tutti gli aspetti. 

In questi giorni Mattia si trova nel ritiro della Bardiani sui colli toscani
In questi giorni Petrucci si trova nel ritiro della Bardiani sui colli toscani
La Bardiani ha un suo progetto dedicato ai giovani, tu che sei appena uscito dagli under 23, come lo vedi?

E’ molto interessante, soprattutto perché questi ragazzi sono trattati come dei professionisti, ma hanno la possibilità di correre tra gli under. Ormai la categoria under 23 sta diventando sempre più di passaggio, un mezzo trampolino di lancio. Dico mezzo perché il vero trampolino di lancio sono gli juniores. Se uno dimostra già da giovane di andare forte merita di fare un percorso ed un programma di crescita differente. 

L’anno scorso ci avevi detto che dovevi trovare appieno la tua dimensione come corridore, ora l’hai trovata?

Devo migliorare molto in salita, questo senza dubbio. Una mia caratteristica è di saper tenere in salita e giocarmi gli arrivi ristretti, insomma un buon cacciatore di tappe o di corse di un giorno.

Un profilo adatto ad una squadra come la Bardiani, no?

Assolutamente, queste mie qualità mi danno la possibilità di mettermi in gioco. La nostra squadra non parte con un capitano designato e quindi in ogni corsa c’è la possibilità di provarci. Chiaramente essendo uno degli ultimi arrivati, non pretendo di giocarmi le mie carte fin dalle prime gare. Però in questa squadra se sei serio e lavori bene le possibilità poi ti vengono date. 

Pochi giorni fa siamo stati insieme alla Bardiani per vedere come Reverberi ed il suo staff preparano la stagione
Pochi giorni fa siamo stati insieme alla Bardiani per vedere come Reverberi ed il suo staff preparano la stagione
Sai già dove e quando debutterai?

Sì, correrò alla Vuelta a San Juan, in Argentina. Manca solamente un mese ed è importante arrivare preparato. Non si ha più modo di arrivare alle corse con la preparazione ancora in costruzione. 

Un inizio oltreoceano, sarà doppiamente tosto…

Ora sono concentrato sul lavorare al meglio sulla preparazione senza perdermi in troppi pensieri. Poi però dovrò anche concentrarmi sull’acclimatamento, io sono uno che guarda molto ai dettagli. Proprio in questi giorni di ritiro stiamo lavorando su tanti particolari e ci sono studi che dimostrano che un cambio di clima può comportare dei problemi nella prestazione atletica se non si è abbastanza preparati. 

Qualche altro ragazzo quest’anno ha avuto la tua stessa idea di fare un anno in più tra gli under, che ne pensi?

Ovviamente ognuno di noi è diverso e fa le cose che ritiene giuste per sé. Guardandomi indietro dopo un anno non mi sento di dare giudizi. Una cosa fondamentale è avere intorno persone fidate che ti consigliano. Se si ha la possibilità, tuttavia, è forse meglio coglierla, con la consapevolezza che se si fa un salto troppo grande c’è il rischio di rimbalzare indietro, e se succede poi non torni più…

Selle SMP rinnova: altri due anni assieme ai Reverberi

09.12.2022
4 min
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Le settimane che portano alle festività natalizie sono sempre molto frenetiche per i team. I giorni passano veloci tra ritiri da programmare e materiale da consegnare, soprattutto se siamo di fronte all’ingresso di nuovi partner tecnici. Restando in tema, per la Bardiani-CSF Faizanè (che dal primo gennaio cambierà nome in Green Project Bardiani-CSF Faizanè) il 2023 si appresta ad essere un anno davvero importante. Dal prossimo anno la formazione diretta da Bruno e Roberto Reverberi correrà su biciclette De Rosa. Stiamo parlando dei modelli Merak e SK Pininfarina. Se cambia il fornitore tecnico della bicicletta, resta però confermato il partner delle selle, che per il terzo anno saranno Selle SMP.

Nei giorni scorsi l’azienda di Casalserugo, in provincia di Padova, ha rinnovato per altri due anni la collaborazione con la formazione diretta in ammiraglia da Roberto Reverberi.

Maurizio e Franco Schiavon con al centro il padre Martino, fondatore di Selle SMP
Maurizio e Franco Schiavon con al centro il padre Martino, fondatore di Selle SMP

Obiettivi comuni

Alla base di una collaborazione che dura già da tre anni e che è destinata a proseguire almeno fino alla fine del 2024 c’è sicuramente la condivisione di obiettivi che si vogliono raggiungere. A confermarlo sono Maurizio e Franco Schiavon, fratelli e titolari dell’azienda Selle SMP.

«Quando una partnership si fonda sul rispetto reciproco e sulla condivisione dell’obiettivo comune – raccontano – la meta è già raggiunta. Ma per mantenere alti gli obiettivi, bisogna sempre pedalare con convinzione e sguardo rivolto al futuro. Rinnoviamo con fiducia la collaborazione con la Bardiani-CSF Faizanè, perché la nostra azienda ha fatto propri i valori del ciclismo: sacrificio, fatica, dedizione, resilienza, onestà e correttezza. Se manca anche solo uno di questi valori non si vince».

Alle parole dell’azienda fanno seguito quelle del team attraverso il team manager Roberto Reverberi.

«Siamo felici – dice – che Selle SMP prosegua con questa partnership per le stagioni 2023-2024, tutti gli atleti del roster 2022 hanno utilizzato i loro prodotti trovandosi davvero bene. Abbiamo attuato una importante rivoluzione sportiva inserendo 7 nuovi atleti giovani nel nostro team. La rivoluzione c’è stata anche a livello di sponsor tecnici, con l’arrivo di De Rosa. Selle SMP rimane un’ottima costante in questo cambiamento, ci siamo sempre trovati bene. Pensiamo di avere allestito una squadra competitiva, speriamo di raccogliere insieme ai nostri partner delle belle soddisfazioni e di ottenere ottimi risultati. La stagione 2023 per noi sarà fondamentale. Un ringraziamento particolare alla famiglia Schiavon per la costante e proficua collaborazione».

Ampia disponibilità

Così come avvenuto in passato, gli atleti della Green Project Bardiani-CSF Faizanè saranno seguiti per tutta la stagione dallo staff di Selle SMP con il preciso obiettivo di trovare fin da subito la sella ideale. I modelli a disposizione del team saranno i seguenti: Composit, Evolution, F20/F20C, F30C, VT20/VT20C e VT30C.

Alcuni atleti presenti in squadra la scorsa stagione non hanno mancato di esprimere le loro sensazioni sui modelli appena provati. In alcuni casi si tratta di conferme visti gli ottimi riscontri avuti.

Filippo Fiorelli ha scelto il modello VT20C: «Ho voluto provare questa sella – dichiara – perché è più imbottita e comoda, ho sentito diversi benefici in questi giorni, al primo impatto è davvero ottima, ringrazio Selle SMP che mi ha guidato nella scelta».

Luca Covili, ha optato per il modello Composit: «Il 2023 – conferma – sarà il terzo anno consecutivo con questa sella. L’ho scelta fin da subito perché l’avevo già usata da under 23 quando correvo alla Palazzago e mi trovai bene fin da subito. Quando mi hanno chiesto quale volessi utilizzare, non ho avuto dubbi».

Samuele Zoccarato, campione italiano gravel, ha scelto invece il modello VT30C: «Una sella corta che aiuta a distendersi sulla bici e non ha punti scomodi sulla parte anteriore, quando si va in presa bassa. Per la mia conformazione fisica è l’ideale».

Selle SMP