Nella polvere con Zoccarato. La differenza fra strada e gravel

22.09.2022
6 min
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Cavarsela da soli. E’ forse questo l’aspetto che più affascina di una prova gravel, almeno dal punto di vista agonistico. Nel gravel da avventura subentrano aspetti come quello della guida sul tecnico o del pedalare in natura. Ma vedere un Samuele Zoccarato che da solo scatta, si alimenta, supera i crampi e deve gestire gli imprevisti è stata una bella emozione.

Il corridore della Bardiani Csf Faizanè ha vinto il primo tricolore gravel della storia. Con lui facciamo un paragone con la strada.

Zoccarato (classe 1998) taglia il traguardo tricolore di Argenta. Nel finale per lui anche i crampi (foto @atphotography)
Zoccarato (classe 1998) taglia il traguardo tricolore di Argenta. Nel finale per lui anche i crampi (foto @atphotography)
Samuele, in passato hai fatto anche un po’ di cross, quanto ti ha aiutato?

Mi ha aiutato a leggere il terreno. Per esempio come affrontare una curva sulla ghiaia. Nel cross si cerca l’erba, perché la gomma tiene di più, quindi o la fai tutta all’interno o tutta fuori, dove di ghiaia ce n’è di meno. Oppure continuare a pedalare in curva: così il posteriore ha più tenuta. O ancora a bilanciare il peso. Su strada si è più statici, nell’offroad ci si sposta avanti o indietro. Nelle curve ti muovi al contrario. Su asfalto ti butti e cerchi di tenere la bici dritta. Fuori strada cerchi di piegare la bici per far aderire la parte laterale della gomma dove i tasselli sono più marcati e penetrano meglio nel terreno. 

Alimentazione: come ti sei gestito?

Ho preso 300 grammi di carbo, 100 l’ora. Li ho presi con 2 borracce di maltodestrine e un po’ di fruttosio, tre barrette e 6-7 gel.

Nelle uscite di curva le distanze si allungano molto più che su strada (foto @mario.pierguidi)…
Nelle uscite di curva le distanze si allungano molto più che su strada (foto @mario.pierguidi)…
Se dovessi paragonare la gara gravel di Argenta (120 chilometri “piatti”) con una gara su strada, a che tipo di corsa la paragoneresti?

Ad una corsa nervosa, con strade strette e brevi strappi. Una gara in cui è importante stare davanti, perché sulle stradine all’uscita della curva il gruppo si allunga e prendi la frustata. In una corsa piatta su strada come quella di Argenta puoi anche stare tutta la corsa a ruota e risparmiare energie.

Perché? 

Perché in entrata e in uscita di curva c’è sempre quello meno bravo che rallenta un po’ di più. E poi la distanza nello stare a ruota è maggiore. Su strada pochi centimetri, nel gravel un metro. Prima di andare in fuga avevo visto che all’uscita di ogni curva dopo la frustata si staccava qualcuno. Tra il ventesimo e il primo c’erano già 100 metri.

Quanto conta il gioco di squadra?

Conta meno che su strada. L’idea del capitano in coda a sette uomini non è fattibile. Quando ne hai uno o due che ti proteggono nei momenti che contano sei apposto.

Qui una situazione simile alla foto precedente, ma su asfalto. Gli spazi sono molto più stretti
Qui una situazione simile alla foto precedente, ma su asfalto. Gli spazi sono molto più stretti
Come è stato restare da solo per tanti chilometri?

Non difficilissimo. Sono abituato a questi sforzi. Spesso in allenamento faccio lavori specifici di 40′, un’ora, da solo a ritmi ben al di sopra del medio. E poi con il tempo ho imparato anche a dissociarmi mentalmente: guardare il paesaggio o i tuoi piedi che girano… Se inizi a pensare che sei solo, che vorresti un cambio, si fa dura.

Non avevi il potenziometro, ma che tipo di sforzo è stato? Hai parlato di tre ore a tutta…

Avevo la fascia cardio. Nei primi 50 chilometri c’era il vento a favore per andare via avrei dovuto fare i 55 all’ora. Quando il vento è diventato contro sono scappato a 40 all’ora. Appena scattato sono andato a tutta, oltre la soglia, almeno fino a che non ho avuto un margine di sicurezza. Poi mi sono gestito, comunque ero sempre sulla soglia. Anche per questo alla fine ho avuto i crampi. Magari con il potenziometro non li avrei avuti.

Però magari con il potenziometro avresti mollato. Non è che certe volte questo strumento si trasforma in un limitatore?

Con il potenziometro sai che valori puoi tenere. Se vai oltre non riesci ad arrivare in fondo. E’ “matematica”. Semmai questo discorso può valere su qualche strappo o una breve salita, in cui provi a tenere un po’ di più. Credo che controllare i watt sia importante.

Passiamo ai rapporti… 

Avevo il 50-34 anteriore e l’11-28 posteriore: erano perfetti. Viste le velocità ci poteva stare bene anche un monocorona da 46, ma poi non sarebbe stato lo stesso con la scala posteriore: troppa differenza tra un dente e l’altro.

Ma il 34 lo hai usato?

No.

E allora perché non montare un monocorona da 50 denti?

Essendo piatta si poteva fare. Pensavo anche a qualche salita. Un 50×28 è comunque duro e con un monocorona devi usare una scala 11-40/42: i salti tra sono ampi, anche di 5 denti.

Il 50×11 del gravel corrisponde al 53×11 della strada?

Non servono i rapportoni. Con un 46×11 a 90 rpm vai comunque a 45 all’ora. Ma è vero che su un rettilineo in asfalto andavo a 48. Quindi ad Argenta come ripeto il 50 era ideale. La differenza di velocità credo sia 5 chilometri orari.

Ti è piaciuto il fatto di pedalare in autonomia?

Sì molto, specie per il tipo di corridore che sono. A me piace prendere aria. Magari un velocista si sarebbe spaventato. Io invece non ho avuto paura di prendere vento in faccia. Ho spinto e fino a che non ho avuto i crampi ho guadagnato. Poi mi sono dovuto gestire.

Quindi nessuna sensazione di essere “solo nell’oceano”…

No, però devo ammettere che c’era un guasto meccanico, che mi preoccupava: la rottura della catena. Per il resto avevo tutto l’occorrente per intervenire sulla bici. Semmai sono stato ingenuo a non prendere la borraccia dopo il primo rifornimento e mi sono trovato senza acqua. E comunque in situazioni di bagarre, succede anche su strada nonostante l’ammiraglia al seguito. Un errore così nel gravel si avverte di più.

L’approccio mentale com’è stato? Si dice che i chilometri nel fuori strada passino più lentamente…

Per me invece passano più velocemente, perché sei sempre impegnato nella guida. Su strada a volte non sai come far passare il tempo.

Zoccarato preferisce il manubrio da strada per questioni di feeling di guida e di aerodinamica
Zoccarato preferisce il manubrio da strada per questioni di feeling di guida e di aerodinamica
Chi è il “gravelista” ideale per Zoccarato?

Chi sa guidare bene la bici. Rispetto ad un crossista deve avere picchi di potenza più alti nel lungo periodo. Non deve aver paura di stare al vento e fare fatica. Un corridore che per performare non deve limare.

Riguardo alla bici, cambieresti qualcosa?

No, okay così. Arretramento e altezza sella erano identici a quella da strada. L’unica differenza era il manubrio un po’ più alto. Anche la distanza sella-manubrio era uguale. Rispetto al cx non si deve accorciare molto: la componente aero conta. Nel cross è prioritaria la maneggevolezza di guida.

Altri dettagli? Magari il doppio nastro. Oppure la piega specifica per il gravel?

Il doppio nastro non mi piace. Per le vibrazioni già bastano le geometrie delle bici e le gomme più larghe. Preferisco il manubrio da strada, voglio la piega stretta.