Faizanè, un sogno chiamato Tour de France

04.04.2022
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«A Tonelli devo fare un monumento! Sette ore di diretta televisiva, 285 chilometri di fuga alla Milano-Sanremo col nostro marchio sempre ben in vista. Per noi vale più di una vittoria». Musica e parole di Martino Dal Santo (in apertura con Zana, Modolo, Visconti e Fiorelli), patron della Faizanè, azienda vicentina di Zanè che opera nella rivendita di articoli industriali e nella lavorazione di materie plastiche e gomme. Nonché sponsor (e terzo nome) della Bardiani-Csf-Faizanè, appunto.

La ditta veneta è nata nel 1968 ed ha legato il proprio nome al mondo dello sport a partire dal 1980, quando Pietro Dal Santo, il fondatore e padre di Martino, ha iniziato a sponsorizzare il Veloce Club Schio (società ciclistica nata ad inizio del Novecento). L’accordo è durato circa dieci anni, dopo di che la Faizanè (che in origine si chiamava solo F.A.I. come acronimo di Forniture Articoli Industriali) ha collaborato con società di volley, atletica, hockey su pista e calcio prima di tornare in modo graduale nel ciclismo.

Tonelli alla Milano-Sanremo è stato in fuga per 285 chilometri
Tonelli alla Milano-Sanremo è stato in fuga per 285 chilometri

Nel mondo del web

Le lunghe fughe, portate a termine o meno, hanno sempre fatto la storia del ciclismo, ma anche dei marchi degli sponsor. Figurarsi ora poi che il modo di comunicare e mostrarsi al mondo si è allargato con l’avvento di internet, social network ed altre piattaforme. Per questo motivo con Martino Dal Santo abbiamo voluto trattare l’argomento.

Come mai siete tornati al ciclismo?

Piccola premessa. Nel 2017 eravamo sponsor nel retro delle maglie del Vicenza Calcio in serie B. A fine stagione sono retrocessi in C, ma noi volevamo fare qualcosa in grande nel 2018 per i cinquant’anni di attività della azienda e la categoria non ci soddisfaceva. Così, visto che qui in Veneto il ciclismo è pane quotidiano ed io sono molto appassionato, siamo entrati in contatto con la Nippo-Vini Fantini. Abbiamo messo solo il nostro marchio sulle divise. Siccome che ci eravamo trovati bene, abbiamo aumentato il budget l’anno successivo, diventando il terzo nome della squadra. L’incredibile vittoria di Damiano Cima al Giro a Santa Maria di Sala, praticamente vicino a casa nostra, ci aveva ripagato subito.

Nel 2020 siete passati con la Bardiani-Csf.

Sì, siamo stati costretti perché la Nippo ha chiuso. Peccato, c’erano dei progetti. Ma non è stato un problema. Mi sono fatto avanti con i Reverberi, con i quali mi trovo benissimo, e abbiamo trovato l’accordo. Abbiamo anche modificato i colori delle maglie per dare un tocco di rinnovamento. Fino al 2023 saremo con loro, ma da quest’anno abbiamo una collaborazione in più.

Di cosa si tratta?

Abbiamo siglato una sponsorizzazione col Sandrigo Bike Sport Team, formazione che fa attività dai giovanissimi agli junior. Sono molto orgoglioso di questo accordo perché il ciclismo giovanile è fondamentale ed è bello poterlo sostenere. Organizzeremo anche una gara per giovanissimi.

Dopo il 2023 che propositi avete? Potremmo vedervi nell’orbita del WorldTour?

Ho due obiettivi. Il primo è che la nostra azienda cresca e aumenti il fatturato, come normale che sia per un titolare. Infatti stiamo già operando un ampliamento. Il secondo è che voglio fare il Tour de France. Non nascondo che vorrei entrare nella massima serie del ciclismo professionistico, ma capendo prima come procedere. Già nel 2020 avevo avuto un ammiccamento con una squadra WT, ma decisi di non andare fino in fondo. Mi è spiaciuto, forse magari ho fatto un errore però in quel momento dovevo guardare ciò che conveniva di più alla mia azienda.

Quanto vi sta aiutando il ciclismo in termini di visibilità?

Tantissimo. Per la verità dovremmo vincere un po’ di più o comunque fare più risultati. Però con le fughe ci guadagniamo sempre tanto spazio in televisione. Abbiamo un’agenzia di marketing e comunicazione di Torino che ne capisce di ciclismo e ci aiuta a realizzare contenuti sui nostri canali social per ogni gara che facciamo. E’ importante avere un ufficio che sappia ottimizzare il tutto anche quando vinci poco. Ed in questo devo rendere merito e grazie a Francesco Pelosi (ex general manager della Nippo, ndr) che con la sua agenzia ci aveva fatto fare il salto di qualità, ridisegnando anche la grafica del nostro logo.

E’ convinto di aver scelto lo sport giusto con la sua azienda?

Assolutamente sì. Anzi lo suggerisco sempre anche ad amici o colleghi che vogliono investire nello sport con la loro attività. Il ciclismo può dare tanto. Guardate ad esempio Mapei o Lampre, che prima di entrare nel ciclismo le conoscevano in pochi e poi hanno unito il loro nome a grandi successi, sia sportivi che aziendali.

Nei mesi scorsi si vociferava che Cassani e i Reverberi volessero fare una WorldTour italiana. Ci sareste anche voi dietro quel progetto?

C’è stata qualche chiacchierata fra loro, ma io non ho mai partecipato. Personalmente ritengo che fare il salto diretto nel World Tour così presto sia ancora prematuro. L’ideale sarebbe seguire l’esempio della Alpecin-Fenix. Restare professional con un paio di corridori forti che ti garantiscano sempre la partecipazione. Non è semplice da realizzare questa cosa, ma anche così potrei andare al Tour.