Nell’epoca in cui tutti comunicano in modo digital-social, spesso a sproposito e talvolta usando solo le emoji, c’è ancora chi utilizza una lettera di carta spedita per posta o consegnata a mano per presentarsi. Una maniera desueta ed originale al tempo stesso quella utilizzata dal VPT WhySport, neonata formazione elite/U23, per farsi conoscere nella categoria.
L’acronimo VPT significa Veneto Project Team e il suo staff a dire il vero è composto da gente che nel ciclismo c’è già da diverso tempo con altri ruoli. Insomma la materia la conoscono bene, però è la loro nuova realtà che merita di essere approfondita, anche alla luce degli ultimi risultati. O forse è meglio dire del primo risultato ottenuto. Lo scorso weekend infatti a Castello Roganzuolo, nel trevigiano, Manuel Loss ha regalato un bel secondo posto al VPT al termine di una fuga ristretta. Abbiamo quindi colto l’occasione per farci raccontare tutto da Paolo Santello, patron del team.
Paolo per lei è un ritorno al passato, giusto?
Sì esatto, anche se con sostanziali differenze. Sono un preparatore atletico e nel 2014 con il mio studio SP Training curavo i programmi dell’Area Zero, un team continental. In quella squadra c’erano tre attuali pro’: Carboni, Pasqualon e Petilli. Sono contento e onorato di aver lavorato con loro, così come mi è capitato con Marcato e Busatto, l’ultimo in ordine temporale.
Come nasce l’idea di aprire una nuova squadra?
Nel mio studio abbiamo sempre seguito tanti ciclisti. Dall’appassionato che vuole perdere qualche chilo all’amatore, fino all’agonista puro come possono essere pro’, elite e U23. D’altronde lo slogan del nostro centro è “il sarto del ciclista”, perché abbiamo sempre fatto tabelle su misura come un abito. Ci capitava a fine stagione che tanti dei nostri atleti non trovassero squadra. Fino all’anno scorso alcuni di loro riuscivamo a consigliarli ad altre squadre, altri di loro invece erano costretti a smettere.
Quindi avete deciso di mettervi in proprio?
Proprio così. I miei figli Andrea e Matteo, che mi aiutano da sempre in studio, erano dispiaciuti che qualcuno non potesse continuare a correre. Mi hanno così proposto di creare una squadra che desse un’occasione a questi ragazzi che non voleva nessuno per tanti motivi. Ci siamo messi al lavoro ad ottobre con i ragazzi e col nostro staff, ma abbiamo potuto costituire la società solo a gennaio. Infatti per ora stiamo un po’ rincorrendo gli inviti per le corse di marzo perché non abbiamo tutti i weekend impegnati. Non tutti ci conoscono ancora, ma lo avevamo messo in preventivo.
Ed ecco la lettera di presentazione, che ha avuto ottimi riscontri dai vostri colleghi. Com’è venuta questa bella e singolare iniziativa?
Tante volte in passato si sono scoperte alcune squadre nuove solo dopo qualche corsa. Nessuno le conosce e magari iniziano le malelingue. Noi invece una settimana prima della San Geo, non appena abbiamo avuto la conferma di partecipare, abbiamo pensato di preparare questa lettera accompagnata da una bottiglia di vino delle nostre terre. Il nostro team manager Gianluca Mengardo, che è stato un mio atleta nell’Area Zero, le ha consegnate a mano ad ogni diesse di tutte le altre formazioni in gara alla San Geo. E devo dire che hanno apprezzato il nostro gesto. D’altra parte entriamo in punta di piedi in questa categoria.
Com’è composto il VPT?
La nostra sede è a Cazzago, frazione di Pianiga in provincia di Venezia, a pochi chilometri da Padova. Abbiamo dieci ragazzi. Un elite e nove U23, di cui tre ragazzi che arrivano dagli juniores. Oltre a me, i miei figli e Mengardo, abbiamo tre diesse. Sono Damiano Albertin, Aldo Borgato (padre di Giada, la commentatrice di Rai Sport, ndr) e Andrea Caco. Anche loro li abbiamo rispolverati perché lo facevano tempo fa e li abbiamo coinvolti tutti e tre perché in base ai loro impegni lavorativi e personali si alterneranno alle corse.
Invece dal punto di vista tecnico come siete messi?
Nel nostro ritiro fatto sui Colli Euganei abbiamo avuto un’idea delle caratteristiche dei nostri ragazzi. Credo però che si capiscano meglio gara dopo gara. Posso dire che si sono impegnati tanto da subito. Diciamo che sia loro come noi, con i mezzi e tutto il materiale, siamo partiti da zero.
Intanto però il 2 marzo è arrivato un secondo posto che dà morale. Che giornata avete vissuto?
Sono onesto nel riconoscere che non c’era un grande lotto di partecipanti, però le gare vanno corse e onorate perché nessuno ti regala nulla. Il secondo posto di Loss è stato inaspettato e lui è stato davvero bravissimo. Era dentro ad una fuga di otto e pensate che io ero già contento se avesse fatto ottavo. Risultato a parte, la grossa soddisfazione è per come abbiamo corso, entrando sempre nei vari tentativi di fuga, fino a quella decisiva.
Paolo Santello si è prefissato degli obiettivi con il Veneto Project Team?
Per il momento prendiamo quello che viene senza creare aspettative. Ad esempio abbiamo finito una gara dura e di livello come la San Geo con 3 ragazzi su sei. Quella è stata come una vittoria. E se facessimo un quinto posto al mese, stapperei sempre lo spumante. Vorremmo che il connubio della mia esperienza unita alla giovinezza dei miei collaboratori e della loro voglia di fare creasse dei frutti quest’anno e per i prossimi anni.