Van Vleuten, selfie in giallo. E’ doppietta Giro-Tour

31.07.2022
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Il suo album si arricchisce di un’altra immagine da incorniciare. La sua bacheca si allarga per fare spazio ad un nuovo trofeo. E diventa infinita la lista degli aggettivi per descriverla. Annemiek Van Vleuten domina anche a La Super Planche des Belles Filles trionfando in maglia gialla nella ottava ed ultima tappa del Tour Femmes.

Sulle tremende rampe al ventiquattro per cento della montagna dei Vosgi, la trentanovenne olandese precede di 30” la sua connazionale Vollering (seconda nella generale) e di 1’43” una sempre più sorprendente Persico (quinta in classifica) che a sua volta anticipa di qualche metro Niewiadoma, terza sul podio finale. Sesta al traguardo (e nella generale) Longo Borghini.

Con la conquista del Tour Femmes la leader della Movistar entra definitivamente nella leggenda del ciclismo femminile. E’ la quarta atleta a completare l’accoppiata col Giro d’Italia Donne (vinto lo scorso 10 luglio) nella stessa stagione. Ma attenzione, potrebbe non essere finita qua. Dal 7 all’11 settembre è in programma in Spagna la Challenge by La Vuelta e la tripla corona è nel suo mirino.

La supremazia oranje è stata piuttosto marcata. Oltre ai sei successi di tappa, due a testa per Wiebes, Vos e Van Vleuten, anche tutte le altre classifiche di specialità sono andate alle olandesi. A Vollering la maglia a pois, a Vos quella verde e a Van Anrooij la bianca.

Marta Cavalli, uscita troppo presto dalla contesa per una brutta caduta, avrebbe potuto contrastare questo predominio, quanto meno per la generale? Sappiamo benissimo che con i se e con i ma non si fa la storia, però abbiamo voluto sentire le impressioni di chi all’ultimo Giro ha provato a far saltare il banco.

Partiamo dalle tue condizioni, Marta. Come stai?

Non ci sono particolari novità rispetto a quello che si sa già. Tutto procede normalmente, mi sento meglio fisicamente anche se non sono super. Moralmente sto meglio. Inizialmente ero arrabbiata per aver abbandonato. Poi considerando la caduta, a distanza di giorni vedo il bicchiere mezzo pieno. E’ andata bene che non mi sia rotta nulla. Al momento non sono ancora risalita in bici e non so quando lo farò. Nei prossimi giorni però farò altre visite di controllo e capirò meglio i tempi di recupero. Sono motivata, punto a rientrare per il finale di stagione.

Purtroppo ti sei trovata a guardare il Tour da casa. La corsa è andata come te la saresti aspettata?

Naturalmente l’ho seguito ma non vi so dire dove e come mi sarei vista. Troppo difficile da prevedere. Rispetto alla tappa di ieri e a quella di oggi posso dire che sono andate come dovevano andare. Forse sarei stata lì ma la mia caduta ha condizionato un po’ di cose.

Spiegati meglio…

Ora io sono dovuta tornare a casa e ancora mi spiace davvero tanto non esserci stata. Però se io avessi continuato dopo quella botta, come avrei corso, come avrebbe corso la mia squadra? Saremmo stati condizionati. E forse la mia squadra di fatto lo è stata davvero. Forse la mia caduta ha condizionato anche tattiche di squadre e personali. Credo che rimarrà un punto interrogativo di questo Tour.

Silvia Persico e Elisa Longo Borghini, rispettivamente quinta e sesta della generale al Tour Femmes
Elisa Longo Borghini e Silvia, rispettivamente sesta e quinta della generale
Il tuo team ha saputo riprendersi molto bene dopo il tuo ritiro.

Devo dire che hanno corso bene. Vi posso dire che le mie compagne alla sera sul pullman sono rimaste scioccate rivedendo la mia caduta. Una botta che mette i brividi e loro non erano molto convinte di ributtarsi nella mischia il giorno dopo. Quando perdi una atleta in quel modo, tanto più se è una delle due capitane, non è facile pensare alla corsa. So che non è stato semplice per le ragazze e per i nostri tecnici trovare motivazioni. Poi però Cecilie (Ludwig, ndr) ha vinto proprio il giorno dopo ed ha svoltato il suo Tour e quello di tutta la squadra. E sono molto contenta. Anche se dovessimo finire qui la stagione saremmo felici e abbiamo tratto grandi indicazioni per l’anno prossimo.

Anche la Guazzini ha fatto un grande Tour.

Per Vittoria sono davvero felice. Sono sempre stata convinta che lei potesse correre all’estero e nel WorldTour. Glielo dicevo sempre. Prima che venisse alla Fdj, le avevo chiarito dei dubbi e l’avevo stimolata ad accettare la proposta. E’ una ragazza tuttofare che va fortissimo, un pozzo senza fondo di forza e generosità. I nostri tecnici le hanno fatto fare una prima parte di stagione conservativa per conoscerla meglio ed ora hanno visto chi è. Mi sento di dire che è una scommessa vinta da me e dal nostro team.

Tu hai combattuto con Van Vleuten al Giro ma lei vince sempre. Come si batte?

A me fa piacere che Annemiek abbia vinto anche in Francia perché è un riferimento per noi che vogliamo batterla. Inoltre la sua vittoria mi fa capire il livello delle altre atlete. Non so se rispetto al Giro fosse più avanti o indietro di condizione, però so che lei anche quando è al top è attaccabile e battibile (la Cavalli ha vinto Amstel e Freccia Vallone staccando la Van Vleuten, ndr). E poi stanno crescendo nuove leve. E ci sono belle scoperte come Persico, che ha dimostrato di andare forte non solo nel ciclocross ma anche su salite lunghe e dure.

Nel 2023 sarà ancora Van Vleuten quella da battere nelle gare a tappe?

Credo proprio di sì. Non penso che farà la sua ultima stagione sottotono. Oggi ha raggiunto 95 vittorie in carriera, se non raggiunge la tripla cifra prima, lo vorrà fare l’anno prossimo. E sarà da tenere d’occhio al mondiale, che è duro. Secondo me non le dispiacerebbe correre il 2023 con la maglia iridata. Anche se noi italiane le daremo filo da torcere.

Van Vleuten a mani basse: tappa e maglia a Le Markstein

30.07.2022
5 min
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Ottantacinque chilometri di fuga sulle montagne per ipotecare il Tour Femmes. Annemiek Van Vleuten sbaraglia la concorrenza nella settima e penultima tappa di 127,1 chilometri trionfando a Le Markstein e prendendosi la maglia gialla. La trentanovenne della Movistar ripropone con lo stesso esito finale la stessa lunga cavalcata solitaria che aveva inscenato al mondiale in Yorkshire nel 2019. Un’azione per far esplodere il gruppo e poi amministrare, anzi incrementare il vantaggio fino al traguardo.

Come un toro di Pamplona – la città della sua squadra – che vede rosso, la Van Vleuten quando vede una salita si scatena. E pensare che aveva destato sorpresa il fatto che fosse arrivata attardata nella seconda e terza frazione dove erano presenti degli strappi. Ma come un motore ingolfato, forse aveva bisogno di carburare nuovamente per sprigionare tutta la potenza. E dietro di lei volano minuti su minuti per le dirette avversarie.

Van Vleuten in maglia gialla. La deve difendere nell’ultima tappa poi avrà realizzato la doppietta Giro-Tour nello stesso anno.
Van Vleuten in maglia gialla. La deve difendere nell’ultima tappa poi avrà realizzato la doppietta Giro-Tour nello stesso anno.

Esperte di doppiette

L’altra olandese Vollering è seconda all’arrivo (e nella generale) ad oltre 3′, dopo aver provato a tenere il passo della sua connazionale. La danese Ludwig completa il podio di giornata a più di 5′ davanti a Labous e Niewiadoma, ora terza in classifica. Alle loro spalle a quasi 7′ Silvia Persico ed Elisa Longo Borghini, rispettivamente sesta e settima nella generale.

E così, mentre Annemiek mette nel mirino la doppietta Giro-Tour femminili (sarebbe la prima a riuscirci dopo Joane Sommariba nel 2000), noi abbiamo voluto sentire ancora Fabiana Luperini, una che quelle accoppiate le ha realizzate tre volte di fila dal ’95 al ’97, sfiorando un clamoroso poker nel ’98.

Fabiana Luperini e Joanne Sommariba sono due delle tre atlete riuscite nella doppietta
Fabiana Luperini e Joanne Sommariba sono due delle tre atlete riuscite nella doppietta
Fabiana te lo richiediamo. Come si ferma la Van Vleuten?

C’è poco da fermarla (dice sorridendo, ndr). Ha una condizione invidiabile, fa allenamenti mostruosi e le piace fare queste fatiche. Ha quasi quarant’anni ma non li sente. E’ vero che nello sport l’età conta ma finché il fisico e la voglia la sosterranno, credo che nel 2023 andrà forte uguale.

Lanciamo una mezza provocazione. Ad una come lei non devi nemmeno dare una tattica o una squadra. Fa tutto da sola…

Quando trovi atlete come lei o come la Vos o la Van der Breggen, a chiunque le guidi in ammiraglia diventa tutto più facile. Con questo non voglio non riconoscere il giusto merito ai direttori sportivi perché senz’altro avranno dovuto ripeterle di gestire lo sforzo, di non farsi prendere la mano o di non rischiare inutilmente in discesa, ad esempio.

E con le compagne invece?

La Van Vleuten per come la vediamo noi sembra essere umile e non avere un carattere molto estroverso. Non è mai sopra le righe. Però io credo che le compagne la apprezzino anche se non lo fanno vedere pubblicamente. All’interno della loro squadra di sicuro ci saranno degli equilibri e delle direttive da rispettare ma penso che lei le ringrazi per queste vittorie.

In questa tappa hanno pagato atlete che avevano fatto il Giro Donne e chi no. Come spieghi questa cosa?

Non c’è una regola precisa. La Van Vleuten è uscita bene dalla corsa rosa e probabilmente ha recuperato meglio, ad esempio, di Longo Borghini che pure aveva finito in crescendo il Giro Donne.

Ecco, Longo Borghini e Persico possono arrivare al podio? Hanno circa 1’40” da recuperare.

Non saprei, potrebbe essere difficile per entrambe. Elisa oggi ha pagato sull’ultima salita i tanti chilometri da sola ad inseguire Vollering e Van Vleuten, che per un po’ hanno viaggiato assieme dandosi i cambi. Non sembra ma conta tanto. Infatti Niewiadoma, che era in un gruppetto, ha fatto il ritmo nel finale e le ha staccate.

Quindi è possibile vincere Giro e Tour nello stesso anno. Ma addirittura per tre volte di seguito come te?

Il ciclismo attuale è cambiato. Direi che sarebbe impensabile. Al momento non saprei chi potrebbe farlo. O meglio, chi dopo la Van Vleuten, perché non credo che lei voglia continuare a correre anche dopo il 2023, la sua ultima stagione. Ci vuole l’atleta giusta. Io li ho vinti che ero molto giovane ma crescendo con l’età ciò che perdi in brillantezza lo guadagni in esperienza. Posso dire però che sono state sensazioni bellissime e quando le vivi una volta trovi la forza e lo stimolo per riviverle ancora.

Domani ultima tappa con arrivo a La Super Planche des Belles Filles. Ci può ancora essere un ribaltone?

Nel ciclismo mai dire mai, ma penso proprio di no. Se fossi nella Van Vleuten andrei a prendermi la vittoria in maglia gialla. Lo farei principalmente per la squadra e le compagne, pensando oltretutto che c’è un bel montepremi da dividere con loro. E poi perché è sempre un bel ricordo vincere in maglia gialla.

La Passione conquista il Giro donne e guarda al Tour

22.07.2022
3 min
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Annemiek Van Vleuten ha avuto davvero poco tempo per godersi la soddisfazione di aver conquistato il Giro d’Italia Donne. La fuoriclasse olandese ha infatti nel mirino il Tour de France Femmes, pronto a scattare domenica prossima da Parigi, in una sorta di passaggio del testimone con la gara maschile. Se per l’olandese del Movistar Team il Giro d’Italia di quest’anno ha rappresentato il terzo sigillo nella corsa rosa, per La Passione, partner tecnico della squadra spagnola, è stato un debutto assoluto, ma soprattutto un debutto vincente.

Per i pochi che ancora non conoscono il marchio, ricordiamo che La Passione è un Digital-Native-Vertical-Brand nato nel 2015 dal sogno di Giuliano Ragazzi e Yurika Marchetti. L’azienda pone particolare attenzione a valori imprescindibili come manifattura artigianale italiana di alta qualità, al servizio di un capo d’abbigliamento per il ciclismo contemporaneo, raffinato, elegante e funzionale.

Annemiek Van Vleuten ha vinto il suo terzo Giro Donne, il primo per La Passione
Annemiek Van Vleuten ha vinto il suo terzo Giro Donne, il primo per La Passione

Battesimo rosa

Pur essendo un marchio estremamente giovane, in soli sette anni La Passione ha saputo fare passi da gigante. Da questa stagione è sponsor tecnico del Movistar Team, uomini e donne, e proprio con la formazione femminile è arrivato il primo successo di prestigio. 

Giuliano Ragazzi, CEO e Founder di La Passione, non ha voluto nascondere la sua gioia per un successo così importante.

«Per La Passione è un orgoglio vincere una corsa prestigiosa come questa – ha detto – con un’atleta simbolo del ciclismo femminile internazionale che incarna perfettamente il “Worth The Effort” del brand. Annemiek ha dato il tutto per tutto per raggiungere l’obiettivo, facendo contare ogni singolo secondo passato all’attacco.

«Partecipare ai successi delle squadre e degli atleti sponsorizzati – continua – sapere che hanno avuto a disposizione tutto quanto era in nostro potere fornir loro e vedere le nostre collezioni sul podio, soprattutto la Ultralight dato il grande caldo, ci riempie di gioia. E’ anche un ulteriore stimolo per continuare a migliorare i nostri capi insieme ai campioni. Prodotti che poi saranno disponibili per i nostri clienti».

Yurika Marchetti e Giuliano Ragazzi, fondatori di La Passione
Yurika Marchetti e Giuliano Ragazzi, fondatori di La Passione

Da Livigno al Tour

Annemiek Van Vleuten ha avuto poco tempo tempo per festeggiare il trionfo al Giro. Al termine dell’ultima tappa di Padova ha deciso di restare in Italia e di spostarsi a Livigno per preparare l’assalto alla maglia gialla.

Il ricordo del Giro d’Italia Donne appena conquistato è comunque ancora molto forte nella fuoriclasse olandese. E’ lei stessa a raccontarlo: «Tutte le vittorie sono sempre speciali e hanno un significato diverso. Dopo aver vinto nel 2018 e nel 2019, tornare in rosa a distanza di tre anni è una grande gioia e mi fa sentire molto orgogliosa di ciò che stiamo realizzando assieme al Movistar Team».

Sono stati tanti i momenti che resteranno scolpiti nella mente della Van Vleuten, a cominciare dalla tappa di Cesena che le ha permesso di indossare la maglia rosa. Il simbolo del primato da quel momento è stato sempre sulle spalle della campionessa olandese che ha saputo resistere agli attacchi prima della spagnola Mavi Garcia e poi della nostra Marta Cavalli. Entrambe le atlete hanno completato il podio finale di Padova che ha consacrato per la terza volta nella sua carriera la Van Vleuten come regina del Giro d’Italia Donne.

Chiudiamo con il commento della stessa Van Vleuten che fa un bilancio finale della corsa rosa: «Mi sono divertita molto, sia in salita, dove ho lasciato alle spalle tutte le rivali, sia in discesa, perché nonostante la caduta dovuta a un eccesso di velocità in curva, mi sono ripresa velocemente, sapevo che avrei vinto. Mi sentivo sicura e ho portato a termine l’obiettivo».

La Passione

Consonni brucia tutte e mette il punto per la Valcar

10.07.2022
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E’ finita tra docce di spumante e lacrime. L’atto finale del Giro d’Italia Donne a Padova viene dominato da un gran colpo di reni di Chiara Consonni, che fa riecheggiare il suo urlo liberatorio in tutta Prato della Valle. La 23enne bergamasca regala alla Valcar-Travel&Service il primo successo della sua storia nella corsa, battendo allo sprint Rachele Barbieri ed Emma Norsgaard.

I bagni di spumante sono quelli sul podio di tutte le ragazze della Movistar che festeggiano in modo esuberante il terzo trionfo al Giro di Annemiek Van Vleuten, dopo quelli del 2018 e 2019. Dietro di lei una splendida Marta Cavalli (a 1’52”, celebrata anch’essa alla stessa maniera dalle sue compagne durante la premiazione del miglior team) ed una tenace Mavi Garcia (a 6’45”).

Sul podio di Padova, Van Vleuten ottimamente scortata da Cavalli e “Mavi” Garcia

«La mia terza vittoria al Giro quest’anno – dichiara la 39enne olandese che si porta a casa anche la maglia ciclamino oltre a quella rosa – ha un gusto differente perché sono in un nuovo team, la Movistar. E’ bello indossare nuovamente questa maglia dopo aver abbandonato nel 2020 per la rottura di un polso a due tappe dalla fine quando ero in testa.

«Il rosa non è il mio colore preferito – chiude Van Vleuten – ma lo è nel Giro e qui in Italia da voi rappresenta la maglia più importante. E’ bello sentirlo di dire dalle persone. Ed è bello portare a casa la maglia rosa. Il Giro Donne per me è sempre speciale. Non era scontato che lo vincessi, come dicevano tutti. A Cesena ho voluto forzare i tempi per stare più serena nelle tappe successive. Infatti nelle ultime due ho avuto paura di perdere la corsa. Prima per la caduta, il giorno dopo per l’attacco in discesa di Marta. Ora penserò al Tour de France Femmes. Avremo un roster simile e so che la concorrenza delle rivali sarà molto alta.”

Energia Chiara

Ti contagia la Consonni. La sua felicità è la stessa di tantissima gente, anche quelli che sono arrivati a vedere la tappa e che non conoscono nulla del ciclismo.

«E’ una grande soddisfazione anche solo per aver portato a termine il Giro Donne», esordisce Chiara alla quarta vittoria stagionale. «Sono senza parole – prosegue – devo ringraziare tutte le mie compagne, così come la mia squadra che ci ha supportato e sopportato per dieci giorni. E vi assicuro che non è semplice. Però è sempre una grande emozione che spero di aver regalato loro».

Barbieri, Consonni e Norsgaard: il sorriso di Chiara non lascia spazio a dubbi su chi abbia vinto
Barbieri, Consonni e Norsgaard: il sorriso di Chiara non lascia spazio a dubbi su chi abbia vinto

Senza il solito treno

A Reggio Emilia aveva avuto un simpatico siparietto con Arzeni, di cui eravamo stati testimoni esclusivi. Il suo diesse le diceva che si può vincere senza le solite apripista.

«Non avevo le due solite ragazze – racconta – che di solito mi tirano la volata. In questo sprint però ci abbiamo provato ed è andata alla grande. Con le volate di oggi è sempre più importante avere il proprio treno. Però in questi dieci giorni io mi sono fidato di loro e loro di me. Qui a Padova dai meno 10 dall’arrivo, si sono messe a tirare. Anche Silvia (Persico, ndr), pur essendo in classifica e magari rischiando di perdere secondi preziosi nel finale. Le ringrazio tutte, una ad una».

Tricolore amaro

Dopo il campionato italiano l’abbiamo vista piangere dalla delusione per il quarto posto al fotofinish. Una rarità vederla così, però Chiara ha saputo trovare il lato positivo già dal mattino successivo, anche perché c’era un Giro da affrontare con tutt’altro piglio.

«Era solo una questione di credere nei propri mezzi – dice – e stamattina mi sono svegliata con una carica assurda. Silvia mi ha chiesto come facessi ad avere ancora questa energia dopo dieci giorni intensi. Ma io ci credevo, volevo fare bene e finire questo Giro in bellezza. Credo di esserci riuscita, meglio di così non poteva andare. Preparerò il Tour ,anche se so che le ultime tappe sono molto dure. Ora penso a festeggiare e recuperare. I prossimi obiettivi sono gli europei in pista ed anche quelli su strada».

Una nuova strada

Il 2022 tuttavia sarà probabilmente l’ultimo anno di Chiara in Valcar-Travel&Service. I soliti rumors – che da agosto potrebbero trovare conferme – dicono che abbia già firmato per un team WorldTour. Il nome della nuova squadra per la verità è già certo, ma preferiamo non nominarlo. Con lei invece lo facciamo e lei ne parla con serenità.

«Passare elite è stato un sogno realizzato – dice – che qui in Valcar è arrivato nel punto più alto in cui poteva arrivare. Cambiare squadra sarà una motivazione in più per me, per imparare nuove cose dalle atlete più esperte. Sono davvero pronta a tuffarmi nel mondo del WT. So che devo ancora crescere perché sono ancora piccola.

«Però ho già fatto vedere di avere la grinta giusta, anche perché le cicliste sono un po’ tutte pazze. Ed oggi penso che sia stata una vittoria da WorldTour per come è arrivata (è il suo secondo successo in una gara di tale status, il primo lo ottenne nel 2019 al Boels Ladies Tour, ndr). Nel futuro mi piacerebbe diventare un corridore da classiche. Come riferimento ho sempre preso la Bastianelli e vorrei diventare come lei. Spero di imparare da lei in Fiamme Azzurre».

«Devo tanto a Davide (Arzeni, ndr) – conclude Consonni – è sempre stata la mia persona di fiducia. Ci conosciamo da quando ero davvero giovanissima, da tanto tempo. Mi ha aiutata tantissimo a crescere. E’ la persona che ha creduto di più in me. Sono contentissima di averlo incontrato anche se ha i suoi momenti, come tutti del resto. Devo tanto a lui, è davvero speciale.

«Sembra una frase fatta, ma la Valcar è una famiglia. Abbiamo condiviso tantissimo in questi sei anni, anche Vittoria ed Elisa (rispettivamente Guazzini e Balsamo). E naturalmente sono felicissima di avere conosciuto un’altra grande persona come Valentino (il presidente Villa, ndr) e tutto lo staff».

Le lacrime del Capo

Sembra quasi un passo d’addio il successo della Consonni. Sia per lei che per la stessa Valcar. Davide Arzeni sotto il podio vive un turbinio di emozioni.

«E’ vero, un po’ mi sono commosso – confida il tecnico – questa è la ciliegina sulla torta, ci mancava solo la vittoria anche se non sono sorpreso. Continuavo a dirle che a Padova avrebbe vinto. Ieri le ho messo accanto due compagne per sostenerla moralmente. Ha tenuto duro e oggi ha vinto. Lo ripeto, per me è una delle prime tre velociste al mondo. Vedremo il futuro, comunque andranno le cose, la Valcar è per sempre. Però ora è giusto godersi il momento».

Cavalli le prova tutte, stacca la Van Vleuten ma non basta

09.07.2022
6 min
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Ci ha provato in tutti in modi, ma non le è riuscita la rivoluzione. A San Lorenzo Dorsino, sede della nona tappa del Giro d’Italia Donne, Marta Cavalli stacca nel finale Van Vleuten ma non le basta e chiude ancora seconda, stavolta dietro alla vincitrice Kristen Faulkner, in fuga dai primissimi chilometri.

La maglia rosa (quarta al traguardo) cede solamente 15” sfruttando le menate di Longo Borghini (davanti a lei) che stava sensibilmente mettendo nel mirino il terzo posto nella generale, complice un’altra giornata infelice di Mavi Garcia. Ottima prova ancora di Gaia Realini, in avanscoperta inizialmente con l’americana della BikeExchange-Jayco e alla fine quinta all’arrivo.

«L’anno scorso ero sempre in fondo – spiega in mixed zone la Faulkner, che vincendo tutti e tre i gpm di giornata ha conquistato ufficialmente la maglia verde – quest’anno invece è stato molto speciale con finora due vittorie. Volevo dare il massimo non solo per la gloria personale, ma soprattutto per la squadra che fa un lavoro eccezionale. Dopo la fuga di ieri volevo continuare. Mi sentivo bene e sono riuscita stavolta a mantenere a distanza le avversarie dando spettacolo. Difficile chiedere di più. Domani a Padova proverò a dare una mano alle compagne più adatte alla volata».

Una battuta con Delcourt

Anche se salirà sul secondo gradino del podio finale, Cavalli non esce minimamente ridimensionata da questo Giro. Mentre vanno le vestizioni delle maglie di classifica, scambiamo due chiacchiere col general manager della FDJ Nouvelle Aquitaine, Stephen Delcourt. Lo avevamo sentito prima della Liegi, cosa ha portato di nuovo questo Giro?

Ci parla di un grande risultato, benché dopo i trionfi ad Amstel e Freccia l’unico obiettivo fosse la vittoria della corsa rosa. Forse un’eccessiva pressione. Ed ecco spiegato perché nelle ultime due frazioni le riunioni tattiche siano durate più del dovuto. Ed ecco perché solo alla partenza di stamattina ci aveva concesso a denti stretti di fare una breve intervista con la sua capitana. Il fatto che dopo l’arrivo il tecnico francese fosse tanto sereno da parlare più liberamente e ringraziarci per aver compreso la situazione, è il segnale che probabilmente qualcosa si può gestire con meno tensione.

Stephen Delcourt, general manager della Fdj Nouvelle Aquitaine, soddisfatto per il Giro della Cavalli
Stephen Delcourt, general manager della Fdj Nouvelle Aquitaine, soddisfatto per il Giro della Cavalli

Un’altra Marta

Quando la Cavalli – alla nostra richiesta di una foto con mamma Romina e la sorella Irene – si gira verso di loro facendo una scherzosa boccaccia, abbiamo la netta impressione che per la cremonese sia un senso di liberazione. E la conferma ce l’abbiamo qualche minuto dopo, quando sul podio per l’ultima premiazione di giornata (quella della maglia azzurra di miglior italiana), stappa la magnum di spumante direzionando il getto con energia sempre verso mamma, sorella e amici.

Rispetto alla presentazione dei team dieci giorni fa a Cagliari, la 24enne della Fdj Nouvelle Aquitaine è un’altra persona. Più rilassata. Ma anche un’altra atleta. Più consapevole. Non che si mettesse in dubbio la sua stagione o il suo valore, solo che ora la Cavalli è una certezza per il presente e per il futuro, specie per le gare a tappe.

Cavalli prova il forcing nel finale. Staccherà Longo Borghini, Van Vleuten e Realini.
Cavalli prova il forcing nel finale. Staccherà Longo Borghini, Van Vleuten e Realini.

«Avevo tante ambizioni per questo Giro Donne – commenta Marta, al secondo posto parziale consecutivo – ed è andata come speravamo, sono stata all’altezza. Purtroppo oggi ho sfiorato la vittoria e mi è spiaciuto un sacco. Però sì, ora sono un’altra persona perché la soddisfazione ha preso il posto della pressione. Non è una soddisfazione al 100 per cento, ma al 99,9 periodico. Sicuramente non ho rammarichi. Sono partita un po’ in ombra e probabilmente era dovuto al fatto che dovevo entrare nel mood della corsa. Adesso invece si sta concludendo nel verso giusto, ovvero quello che tutti ci aspettavamo.

«Il mio obiettivo – prosegue – non era quello di un risultato in particolare, quanto di dare spettacolo e di animare la corsa. Ho fatto il possibile. Spero che chi ha guardato e chi è venuto a tifarmi a bordo strada abbia apprezzato. Non posso che essere contenta. Devo soprattutto ringraziare la squadra che mi ha messo a disposizione le cinque migliori compagne in questo momento, che si spendono per me dalla mattina quando si parte fino alla sera. E questo vale anche per lo staff. Siamo veramente un bel gruppo che lavora in sintonia. Non potevo chiedere di meglio».

Negli ultimi due giorni ci ha provato in tutti i modi, soprattutto nel tappone odierno. «Sì sì, dovevo farlo – analizza la Cavalli – anche se il margine era ampio non volevo dare l’idea di accontentarmi. Volevo far vedere che avevo il carattere per provarci e di rischiare pur di guadagnare un solo secondo. Sono contenta. Avevamo pianificato stamattina come muoverci per tutta la tappa. Ho cercato di rispettare gli ordini e spingere più che potevo».

Nell’ultima discesa, memore di quello che era accaduto a Van Vleuten ventiquattro ore prima, Marta attacca in discesa e guadagna subito 20”. Chissà se ci ha creduto come tutto il pubblico al traguardo.

«Sì, per un momento abbiamo pensato di chiudere su Faulkner – spiega – se l’avessimo raggiunta e se fossimo arrivate in un gruppetto con Longo Borghini e Van Vleuten, la vittoria sarebbe spettata a me secondo i nostri accordi, perché loro due si sarebbero accontentate rispettivamente del terzo podio nella generale e l’altra della maglia rosa. Avrei avuto il via libera per la tappa. Mi sarebbe piaciuto sinceramente perché tanta gente era venuta fino qui per vedermi e volevo coronare questo Giro. Ma va bene così».

Il futuro è suo

La Luperini ieri ce lo aveva sentenziato: il futuro è della Cavalli. Ma per vincere i prossimi Giri cosa le manca?

«Ci sono tanti marginal gains – conclude – come posizionamento o maturità fisica, che ancora mi manca sulle lunghe distanze. Poi esperienza dopo esperienza. Avere quella solidità che ti permette di tenere sotto controllo ogni tipo di situazione e gestirla mentalmente al meglio. Sto bene e farò il Tour, ma in Francia vedrete una Marta gregaria».

Al Giro Donne non manca che la decima ed l’ultima frazione, da Abano Terme a Padova per un totale di 90,5 chilometri. In palio c’è l’ultima volata e la maglia ciclamino. Balsamo, che ha solo dieci punti di distacco da Van Vleuten, vuole fare tris, ma la concorrenza è agguerrita.

Van Vleuten indistruttibile, ma per Cavalli i consigli della Luperini

08.07.2022
6 min
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Più forte delle avversarie, più forte delle avversità. Annemiek Van Vleuten vince ad Aldeno l’ottava tappa del Giro d’Italia Donne, nonostante una caduta in discesa a 85 chilometri l’ora quando ne mancavano 5 al traguardo. Per merito e fortuna sua, non ne approfitta Marta Cavalli, lanciata al suo inseguimento, che finisce dietro alla maglia rosa della Movistar di 59” mentre completa il podio di giornata una sempre più combattiva Longo Borghini. La cremonese della FDJ Nouvelle Aquitaine ora è seconda nella generale a 2’13” dopo la crisi di Mavi Garcia (sesta all’arrivo a 3′) che scala alle sue spalle.

Al tredicesimo sigillo nella corsa rosa, la Van Vleuten si è presa un rischio pazzesco che per un attimo le ha riproposto gli spettri di Rio 2016 quando per un episodio simile perse le Olimpiadi rischiando la vita.

«E’ stata una tappa dura – commenta la 35enne olandese che ha riportato solo dei graffi sul braccio destro – oggi volevo fare ancora di più la differenza. Avevo un buon vantaggio sulla Cavalli che era diventato anche più grande prima di fare uno stupido errore in discesa. Non era necessario affrontarla così al limite. Sono un po’ delusa per questo e chiedo scusa a mia mamma che a casa si sarà presa un bello spavento. Comunque sto bene, sono felice anche per aver rafforzato la mia maglia rosa. Non vedo l’ora di affrontare la tappa regina di questo Giro Donne. Sarà molto bella».

Parla Luperini

Contando la frazione finale di Padova come ultima occasione per le velociste, per la Cavalli c’è ancora la giornata di domani per provare a fare saltare il banco. Suo padre Alberto la sorregge e la conforta appena dopo l’arrivo (foto di apertura). Dopo una grintosa rimonta, le sono mancati cinquanta metri nel finale dell’ultimo gpm per prendere la ruota della Van Vleuten e poi provare a tentare qualcosa. Papà Alberto dice che l’olandese bisogna batterla sul campo, nel testa a testa, e non per una caduta. Di questo stesso avviso è anche Fabiana Luperini, che aveva premiato la 24enne di Cremona alla Freccia Vallone.

Freccia Vallone Donne 2022, Cavalli premiata da Luperini che l’ha vinta nel ’98, 2001 e 2002
Freccia Vallone Donne 2022, Cavalli premiata da Luperini che l’ha vinta nel ’98, 2001 e 2002

«Ha ragione suo padre – esordisce la 48 enne ex vincitrice di 5 Giri e 3 Tour con tre doppiette consecutive dal ’95 al ’97 – non è mai bello campare sulle disgrazie altrui. Era capitato anche a me ad una corsa a tappe. Non volli indossare la maglia. Detto questo al momento Van Vleuten è superiore a tutte le altre anche se non è più al livello di prima. Sembra sempre al limite ma ci sta, va per i 40 anni. Anzi, avercene di atlete di quell’età che vanno così forte. Adesso se fossi in lei controllerei le avversarie senza rischiare nulla, specie dopo oggi. Però se non si sente ancora sicura, state certi che attaccherà ancora per evitare di essere attaccata in discesa visto che si sa che non è un drago a guidare la bici».

La caduta dell’olandese potrebbe influire sulla sua serenità. «A livello psicologico – prosegue la “Pantanina”, come veniva chiamata Fabiana – può risentirne visto che è stato un capitombolo banale benché non troppo rovinoso. Le è andata bene ma potrebbe aver azzardato così tanto perché per me sta già pensando al Tour de France Femmes. Ed è un attimo rovinare tutto se non resti concentrata. In ogni caso il Giro è suo a meno di un suo crollo clamoroso».

Nei panni di Marta

A questo punto la Luperini se fosse la Cavalli come avrebbe preso la giornata di oggi?

«Marta non deve preoccuparsi di nulla – ci confida – perché ha già fatto una stagione straordinaria. Comunque vada lei è al top, è giovane ed il futuro è dalla sua parte. D’altronde deve pensare che Van Vleuten smetterà l’anno prossimo e lei è la sua erede. Chiudere sul podio al Giro è una bella soddisfazione considerando che il livello si è alzato tanto e che sono andate forte con un clima difficile».

Giro d’Italia del 1998. Quarto successo per Luperini su Linda Jackson e Barbara Heeb
Giro d’Italia del 1998. Quarto successo per Luperini su Linda Jackson e Barbara Heeb

E cosa farebbe la Luperini se fosse seconda nelle generale a più di due minuti con ancora una frazione di montagna da sfruttare?

«Bisogna vedere innanzitutto – analizza – come recuperano sia Marta che Van Vleuten. Ma al netto di questo, per come sono fatta, io punterei alla vittoria di tappa. Annemiek è forte ma è una signora, non un cannibale. Secondo me se dovessero arrivare assieme lascerebbe il successo a Marta.

«E’ anche vero in ogni caso che solo in gara vedi come stai tu e la tua rivale. A quel punto se la Cavalli dovesse intuire problemi dell’olandese sono sicura che proverebbe il tutto per tutto, grazie al supporto di una squadra decisamente superiore a quella della Movistar. Sarà difficile staccare l’olandese ma non è impossibile».

Longo Borghini si disseta. Per lei un bel terzo posto ed una condizione in crescita
Longo Borghini si disseta. Per lei un bel terzo posto ed una condizione in crescita

L’appoggio della Longo

Magari la Cavalli potrebbe collaborare con Longo Borghini che oltre ad avere una condizione in crescita vuole portare a casa una tappa.

«Potrebbe nascere un’alleanza fra loro due – chiude il suo pensiero la Luperini – anche se non so che rapporti abbiano. Però hanno interessi comuni e già nella prima discesa di oggi la Trek-Segafredo aveva fatto il vuoto e la Van Vleuten era staccata. Sarebbe bello vedere la vittoria di Elisa e Marta che magari conquista la maglia rosa. Difficile onestamente, ma non impossibile».

La nona e penultima tappa del Giro Donne andrà da San Michele all’Adige a San Lorenzo Dorsino, per 112,8 chilometri di gara. Solo salita e discesa con tre gpm ufficiali (Fai della Paganella, Passo Duron e Passo Daone) ed un totale di 3500 metri di dislivello. Chi ha gambe e coraggio non può più nascondersi.

Labous si porta a casa il Maniva, ma in cima si rivede Realini

07.07.2022
5 min
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Fare il pronti-via e arrivare fino in fondo, in cima in questo caso. Ci riesce Juliette Labous che conquista la settima tappa del Giro d’Italia Donne con arrivo in cima a Passo Maniva, al termine di una fuga di più di cento chilometri. La 23enne francese del Team DSM è stata l’ultima superstite di un’azione scattata appena dopo il via da Prevalle insieme ad altre tredici atlete prima che il gruppo delle migliori le fagocitasse tutte.

A 1’37” chiude Van Vleuten che rosicchia qualche altro secondo a Mavi Garcia e Cavalli, finite nell’ordine e che ora sono rispettivamente a 31” e 1’10” in classifica. Quinta Longo Borghini che ha ceduto nel finale e settima una rediviva Gaia Realini, brava a restare con le big fino a pochi metri dal traguardo.

Paura sconfitta

La Labous ha ottenuto la quinta vittoria della carriera, l’ultima è stata la generale della Vuelta a Burgos verso fine maggio. Sulla montagna della Val Trompia la francese ha rafforzato il suo feeling con la corsa rosa. L’anno scorso aveva chiuso settima nella generale mentre nel 2019 aveva conquistato la maglia bianca.

«E’ stato davvero difficile – racconta una raggiante Juliette, nata in Borgogna in un paesino di duemila abitanti – ero un po’ spaventata da questa salita finale. Ma alla fine sono riuscita a resistere. Quando siamo rimaste in poche, ho deciso di prendere il mio passo e salire regolare. Le prossime tappe sono da scalatrici, e forse domani sarò un po’ stanca dopo le fatiche di oggi, ma sono felice di aver potuto dire la mia».

Gaia c’è

In vetta al Passo Maniva si assiste ad una sequenza di volti. Dal sorriso di Labous a quelli quasi trasfigurati delle atlete arrivate dietro di lei. Chi mostra di meno la fatica, chi di più. In mezzo a loro fa capolino la Realini che giunge al traguardo affaticata ma, ne siamo certi, col morale molto alto. La 21enne abruzzese col piazzamento odierno ha fatto un balzo in classifica di quasi venti posizioni ed ora è diciottesima a 14′. Non ha la condizione dell’anno scorso ma l’undicesimo posto finale (a quasi 11′ da Van der Breggen) del 2021 non sembra così lontano.

L’avevamo intercettata dopo il podio-firma e ci aveva confidato che avvertiva buone sensazioni, benché non si aspettasse nulla di particolare dalla giornata. Nel post tappa invece la ritroviamo che, dopo essersi cambiata sul pullmino della squadra, sta raggiungendo in fretta la sua ammiraglia sotto una pioggia battente. Sale davanti sul sedile del passeggero mentre aspetta di ripartire. La vediamo soddisfatta.

«E’ stata una tappa non semplice – spiega la scalatrice della Isolmant Premac Vittoria – con un inizio molto nervoso dovuto ai tre giri del circuito di Prevalle in cui c’era da stare molto attenti a rotonde, strettoie e spartitraffico. Poi una volta imboccata la vallata che portava al traguardo, le squadre che volevano fare la gara per le loro capitane hanno iniziato a menare forte. Negli ultimi 25/30 chilometri nessuna si è più guardata più in faccia. E’ stato un tana libera tutti, chi più ne aveva stava davanti. Il ritmo è salito ulteriormente quando la fuga ha accumulato fino a 10′ di vantaggio e le migliori volevano andarle a riprendere per giocarsi la tappa».

Assaggio di World Tour

Per la pescarese che nei prossimi due anni correrà con la Trek-Segafredo, quello di oggi, dopo il sesto posto di un anno fa nella frazione di Prato Nevoso, è stato un altro assaggio di WorldTour.

«Sicuramente arrivare proprio lì con la maglia rosa – continua Realini – è stato per me un grande onore. E dal punto di vista morale è stato anche un riscatto perché mi sono ripresa dopo la tappa di Cesena in cui avevo accusato molto il caldo. Ero stata male, ma oggi sono contenta.

«Oggi ho fatto la salita del mio passo – conclude – hanno attaccato Van Vleuten, Mavi Garcia e Cavalli poi io con Longo Borghini e Fisher-Black siamo rientrate. E’ andata così un altro paio di volte ma ero sempre lì col mio passo. Ci siamo giocati il secondo posto fino alla fine però mi fanno piacere le sensazioni che ho avuto. Questa è la strada giusta. Domani e sabato ci sono tante altre salite, ma non ci penso. Adesso mi godo le giornate così come vengono, come oggi, dando tutta me stessa».

Domani prima delle due frazioni trentine. L’ottava propone la Rovereto-Aldeno di 104,7 chilometri con i gpm di Passo Bordala e Lago di Cei con trenta chilometri totali di salita negli ultimi sessanta. Chi vuole attaccare la Van Vleuten e stravolgere le gerarchie ha sempre meno tempo per farlo.

Van Vleuten domina. “Mavi” e Cavalli resistono, dietro crollano

04.07.2022
5 min
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«La miglior difesa è l’attacco, come diceva un grande ex giocatore del Barcellona e mio connazionale, Johan Cruyff». Congedandosi dalla mixed zone con questa citazione, nella quarta frazione del Giro Donne, Annemiek Van Vleuten spiana le salite attorno a Cesena prendendosi pure il primato della corsa. Nella sua scia finisce Mavi Garcia e in terza piazza a 43” chiude Marta Cavalli, vittima del ritmo inferto dall’olandese della Movistar sulla Carpineta, l’ultima severa asperità di giornata.

Sono loro tre ad infiammare la corsa dal gpm del Barbotto (a 50 chilometri dalla fine) mettendo praticamente i titoli di coda alla tappa e forse anche al Giro. Se ieri dicevamo che in Romagna iniziava un’altra corsa, forse è già finita. Sono sempre loro infatti a comandare nell’ordine la classifica generale: alle spalle della nuova maglia rosa, c’è la spagnola dell’UAE Team ADQ a 25” e l’italiana della Fdj Nouvelle Aquitaine a 57”.

Distacchi alla mano ed eccetto clamorosi colpi di scena, il podio si giocherà fra queste tre. Già perché dietro si è aperta una voragine piena zeppa di minuti. Longo Borghini (sesta al traguardo) ora è quarta in classifica a 5′, seguita da Ludwig, Spratt, Chabbey, Fisher-Black, Persico (che ha concluso quarta di tappa regolando il gruppetto delle inseguitrici) e Magnaldi, che chiude la top ten a 6’10”.

Il ritorno di Annemiek

«E’ bello essere tornati – racconta tra un sospiro e l’altro la Van Vleuten, al suo dodicesimo successo parziale al Giro Donne – perché l’anno scorso non ero potuta venire per preparare le Olimpiadi di Tokyo (dove conquistò l’oro a crono e l’argento in linea, ndr). Questa è una nuova sfida per me e per questo penso che questa vittoria sia bellissima visto che oltretutto è la prima con la Movistar. Ora vedremo giorno dopo giorno. Meglio non fare programmi da qui alla fine. Pensavo solo ad oggi. Sapevo di poter fare un grande risultato dopo la ricognizione di ieri. Avevo visto le discese due volte e oggi non volevo essere messa sotto pressione. Ecco perché ho attaccato. Ed è andata bene».

Mavi protagonista

Alla partenza avevamo notato quanto la Garcia fosse tirata più degli altri anni. Prima dei titoli nazionali in linea e a crono aveva vinto in solitaria alla Vuelta Burgos una tappa che strizzava l’occhio alle ruote veloci. Sinonimo che la condizione c’era, come conferma la leadership nei gran premi della montagna.

«No, non mi aspettavo una tappa del genere», spiega Mavi Garcia mentre le chiedono di che taglia voglia la maglia verde. «In questo inizio mi sentivo bene, ma non sapevo a che punto fossi perché erano tappe piatte. A Sierra Nevada ho fatto un allenamento molto buono, ma non credevo di stare così tanto bene.

«Mancano ancora tante tappe – prosegue la 38enne di Palma di Maiorca – ma vivrò alla giornata tenendo gli occhi bene aperti. Al momento sono molto contenta. Ho avuto il Covid ad inizio maggio ma non sono stata troppo male. Non ho perso giorni di lavoro. Adesso devo recuperare e sperare che domani non succeda nulla. Nella tappa di Olbia, in quel finale così complicato, ho preso un buco di 6” perché abbiamo preso una rotonda dalla parte più lunga. Abbiamo dovuto fare 3 chilometri a full gas senza riuscire a ricucire il gap. Ho recuperato oggi e va benissimo così. Il Giro non è chiuso. Da qua alla fine tutte possono trovare la giornata giusta o quella sbagliata.»

Marta rilancia

Quando ad un chilometro dello scollinamento del Carpineta la Cavalli ha perso contatto dalle sue due compagne di fuga, a Cesena c’è stato un borbottio di disapprovazione da parte del pubblico che seguiva la gara tra maxi-schermi e speaker. E quando ha tagliato il traguardo le hanno tributato applausi e incitamenti. Lei infatti non demorde.

«Nel finale dell’ultima salita – ci rivela la 24enne cremonese – mi è mancato un po’ di feeling con questo tipo di sforzi. In questi giorni non abbiamo fatto intensità e quindi ho perso qualcosina, anche perché il caldo non ha aiutato. Non mi scoraggio perché so che col passare dei giorni e con l’aumentare della fatica riesco a recuperare meglio. Sono un filino indietro di condizione ma posso rimontare posizioni e va bene così».

«Ora siamo racchiuse in un minuto – termina la Cavalli – salvo crisi estreme su qualche salita impegnativa potremmo giocarcelo noi tre. Bisogna recuperare nella frazione di Reggio Emilia poi ci aspettano quattro giorni duri. Sinceramente non credevo ad una tappa del genere. Pensavo che saremmo arrivate in una ventina invece no. Alla fine meglio che una giornata così sia successa adesso, almeno le gerarchie sono stabilite. Adesso la tensione è davvero sparita del tutto e ce la giochiamo».

Ci aspettavamo certo una tappa nervosa, ma sotto il caldo torrido di Cesena è arrivato un cataclisma. Il Giro Donne appare chiuso, un affare a tre. Ora bisognerà vedere chi recupererà meglio. Da qui a Padova c’è terreno per una rivoluzione. Davanti o dietro. Sarà interessante vedere chi si inventerà qualcosa.

Cavalli, tensione alle spalle. Inizia un altro Giro

03.07.2022
4 min
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C’è un termine in inglese – hectic – che abbiamo sentito molto in queste prime tre giornate del Giro Donne. Significa frenetico, ma quando lo pronunciano le atlete, anche le italiane, specie a fine tappa, sembra che assuma un contesto ancora più teatrale. Alla vigilia della quarta frazione, Marta Cavalli (in apertura foto Thomas Maheux) sembra quasi benedire il sopraggiungere dell’impegnativo percorso che si snoderà attorno a Cesena.

Per la 24enne della Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope – attualmente tredicesima nella generale a 27” dalla maglia rosa Elisa Balsamo – è stato un pomeriggio tranquillo.

«Sì, ho fatto una sgambata di circa due ore scarse sul mezzogiorno – dice – sia per defaticare e non perdere il ritmo, sia per non perdere nemmeno l’abitudine a pedalare a quell’ora».

Cavalli è capitana al Giro Donne. Al Tour dovrebbe essere la spalla di Ludwig
Cavalli è capitana al Giro Donne. Al Tour dovrebbe essere la spalla di Ludwig

Direzione Romagna

Già, perché la domenica del Giro Donne non è un giorno di riposo, quanto più di trasferimento. Il rientro dalla Sardegna è diviso in due modalità. Volo charter da Olbia a Forlì al sabato sera per le atlete, traghetto notturno su Livorno o Genova per i mezzi delle 24 formazioni. Non appena ci si ricompatta in hotel (a Brisighella nel caso della Cavalli), ecco che si esce per fare il classico sciogli-gamba.

Da domani sostanzialmente è come se iniziasse un’altra corsa. Giornate facili non ce ne sono state nemmeno in Sardegna – ne leggerete il motivo – ma dalla Romagna in poi si farà ancora più serio. Con la Cavalli abbiamo voluto guardare avanti e capire cosa dovremo aspettarci.

Marta innanzitutto come va?

Bene direi. Ho stemperato un po’ di tensione, anche se ne avrò dell’altra nei prossimi giorni. In Sardegna avevo chiesto di non dire nulla di ufficiale perché volevo restare un po’ più serena fino all’ultimo e restare concentrata sulle prime tappe. Così è stato, grazie. Ora mi sento meglio e sono pronta per le prossime tappe.

Per Cavalli ora iniziano le tappe con salita, dove si sente più a suo agio (foto Thomas Maheux)
Per Cavalli ora iniziano le tappe con salita, dove si sente più a suo agio (foto Thomas Maheux)
Com’è stato questo inizio di Giro Donne?

Difficile, è stata una partenza critica per una serie di motivi. A crono volevo limitare i danni e sono riuscita nel mio intento, malgrado sia partita nel secondo blocco quando il vento ha cambiato direzione, ma non intensità. Ho preso 10” da Longo Borghini e Van Vleuten (che erano partite nel primo blocco, ndr) che è un distacco ancora soddisfacente, visto che a cronometro sono meno forte di loro. Poi le due tappe in linea erano piatte ma molto ventose, quindi poteva essere facile prendere altri secondi se si fosse spaccato il gruppo.

Come hai gestito queste situazioni?

Gli arrivi di Tortolì ed Olbia erano caotici. Mi sono dovuta buttare in volata in entrambe le circostanze, proprio per non restare troppo dietro e magari finire attardata per colpa dei ventagli. E’ vero, vento ne ho preso tanto sul Ventoux, ma in salita, dove si è anche soli, è diverso che su strade con 140 ragazze che vogliono stare davanti. Comunque con la squadra abbiamo lavorato bene nonostante questo stress. Ci avrebbe fatto piacere centrare una vittoria ma va bene così per il momento.

A questo punto potremmo dire: meno male che arriva la tappa di Cesena…

Sì, non mi dispiace essere tornata in Continente dove possiamo conoscere meglio certe insidie, come caldo e vento. E come i percorsi più vallonati in cui mi sento più a mio agio. C’è ancora un po’ di pressione perché arrivano le tappe difficili, però domani credo che sulle prime salite mi sentirò un po’ più leggera. In ogni caso la quarta tappa non deciderà tanto ma, almeno a me, darà delle indicazioni.

Dopo l’arrivo di Reggio Emilia ci saranno quattro giorni senza respiro.

La tappa di Bergamo non è da sottovalutare, ma non credo possa creare scossoni. Il giorno dopo al Passo Maniva secondo me ci sarà un primo solco sensibile per la classifica. Poi le tappe trentine definiranno le varie posizioni della generale.

In questi giorni in Sardegna chi delle tue rivali ti è sembrata più in forma?

Annemiek (la Van Vleuten, ndr) l’ho vista più magra del solito ed anche lei, come me, per non perdere secondi si è buttata negli sprint. Longo Borghini ha una buona condizione. Ha lavorato tanto per la Balsamo, ma la sua forma è compatibile per fare classifica. Poi ci sono alcune gerarchie da definire. Fisher-Black e Vas della SD Worx possono fare bene così come la Faulkner, che potrebbe anche riprendersi la maglia rosa. Vanno tutte tenute d’occhio, io sono pronta.