La “prima” della Magnaldi. Col permesso della “Longo”

27.04.2025
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L’ha atteso a lungo, quel momento, quando ha potuto alzare le braccia come liberandosi da un fardello. Erica Magnaldi aveva già iniziato tardi la sua carriera ciclistica, provenendo dal mondo amatoriale, aveva fatto la trafila, era approdata nel WorldTour alla UAE nel 2022. Ci era andata tante volte vicina, ma solo a Chambery ha finalmente assaporato il gusto della vittoria, sette anni dopo la tappa del Tour de l’Ardeche, quando tutto stava praticamente iniziando.

La fuga vincente a Chambery, dov’era stata seconda nel ’23 e terza nel ’24 (foto Vaucolour)
La fuga vincente a Chambery, dov’era stata seconda nel ’23 e terza nel ’24 (foto Vaucolour)

Non è un caso se la vittoria è arrivata proprio a Chambery, tanto è vero che la cuneese aveva segnato in rosso la data della classica transalpina: «E’ una prova che mi si attaglia perfettamente, tanto è vero che nelle altre due volte che ho partecipato sono sempre andata sul podio, diciamo anzi che con questa vittoria ho completato la collezione… Era un obiettivo, uno dei tanti posti in questa stagione, contenta che sia stato centrato».

Come ti sei avvicinata, anche dal punto di vista psicologico visto che ritenevi la gara un passaggio nodale nella tua stagione?

Ero molto fiduciosa perché avevo visto nelle prove precedenti che le gambe giravano bene, che la condizione c’era. Ho vissuto una buona preparazione invernale che comincia a dare i suoi frutti. Alla vigilia il team aveva posto me come leader della squadra insieme a Greta Marturano e la corsa si è messa bene. Abbiamo controllato la gara nella prima parte e quando si è fatta più dura la naturale selezione ha portato a rimanere davanti in 5, tra cui sia io che Greta. Era la situazione tattica ideale e devo dirle grazie perché è stata fondamentale nella gestione della corsa fino al mio attacco, che mi ha permesso di arrivare da sola.

Il podio della classica francese con la cuneese fra Mitterwallner e Curinier (foto Vaucolour)
Il podio della classica francese con la cuneese fra Mitterwallner e Curinier (foto Vaucolour)
Prima dell’inizio della stagione si parlava molto del tuo ruolo in squadra come principale aiutante di Elisa Longo Borghini e da quel che si è visto, il ruolo ti ha calzato a pennello…

Lavorare per Elisa è un onore, ma devo dire che è lei stessa che ci tiene che tutte le compagne abbiano il loro spazio ed è la prima a dire che non sono solo il suo luogotenente. Questo vale per tutte, bisogna essere pronte a lavorare per lei che è il nostro capitano e una delle più forti al mondo, ma anche saper prendersi la propria responsabilità quando lei non c’è. E’ chiaro che la gara di Chambery aveva un livello più basso rispetto alle prove WorldTour, ma sono stata contenta di provarci e ancor più di riuscirci. Ho ripagato la fiducia.

Ora si prospetta per te la lunga trasferta in Spagna a cominciare dalla Vuelta. Con che ruolo andrai?

Dipende molto dalle scelte della squadra e dall’eventuale presenza di Elisa, che inizialmente non aveva in programma la Vuelta anche perché è attesa da Giro e Tour, ma potrebbe essere chiamata a farla perché abbiamo alcune compagne infortunate. Nel caso ci sia dipenderà da che cosa vorrà fare, ma per quanto mi riguarda, anche se mancasse Elisa non penso che punterò alla classifica, preferirei avere più libertà di movimento e poter correre in maniera aggressiva, cercando una vittoria di tappa. Magari cercare una fuga com’è avvenuto al Giro dello scorso anno.

La collaborazione con la Longo Borghini (qui dopo la Freccia Vallone) è solidissima e fondamentale per entrambe
La collaborazione con la Longo Borghini (qui dopo la Freccia Vallone) è solidissima e fondamentale per entrambe
Poi avrai l’Itzulia e la Vuelta a Burgos, più brevi…

Mi piacciono molto. La gara basca l’affronto con curiosità non avendola mai corsa prima ma sapendo che è molto dura, proprio come piace a me. Alla Vuelta a Burgos spero di ripetere le prestazioni di due anni fa, quando finii seconda nella tappa finale di Lagunas de Neila, traguardo che tra l’altro sarà quest’anno alla Vuelta Espana. Vedremo con quale condizione ci arriverò dopo la dura campagna delle Ardenne. I ruoli verranno stabiliti di volta in volta.

Magnaldi è ora attesa dal maggio iberico, a cominciare dalla Vuelta con un ruolo da scoprire via via
Magnaldi è ora attesa dal maggio iberico, a cominciare dalla Vuelta con un ruolo da scoprire via via
Gli appuntamenti con la nazionale sono ancora lontani nel tempo, ma è chiaro che non capita spesso che sia europei che mondiali propongano percorsi durissimi, tipici per scalatori. Senti il richiamo?

Mi piacerebbe essere in azzurro, questo è chiaro, per dare una mano a Elisa che sarebbe la capitana e una delle candidate alla vittoria considerando i tracciati. Il nostro feeling che si va costruendo in squadra sarebbe utilissimo. Ma parliamo di eventi ancora lontani, con il cittì non ho avuto modo di parlarne anche perché è ancora presto. Vedremo in che forma sarò per quel periodo, che cosa avverrà in estate. Per ora lascio tutto nel cassetto, insieme agli altri sogni…

Uno da tirarne fuori?

Mah, mi piacerebbe riassaporare quella gioia provata a Chambery, si dice sempre che quando riesci a sbloccarti, poi diventa tutto più facile. Vediamo intanto di far capitare l’occasione, ovunque sia…