Caruso e Tiberi: dal Catalunya ora puntano sul Giro

30.03.2024
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Dalla Volta a Catalunya la Baharain Victorious è uscita con una soddisfazione e un punto di domanda. La prima arriva dalla bella prestazione di Antonio Tiberi, che dopo una settimana solida ha chiuso la corsa all’ottavo posto nella classifica generale. Il punto di domanda riguarda invece Damiano Caruso. Il siciliano ha vissuto un inizio di stagione a rallentatore, con una Tirreno lontana da primi e un Catalunya in ripresa ma senza squilli.

Tiberi è uscito in crescendo dal Catalunya: una settimana di corsa che ha dato i suoi frutti
Tiberi è uscito in crescendo dal Catalunya: una settimana di corsa che ha dato i suoi frutti

Calendari modificati

Ne parliamo con Franco Pellizotti, diesse del team e alla guida dell’ammiraglia nella corsa spagnola. Il Giro d’Italia si avvicina, le strade sono delineate e si fanno i primi conti, anche se tutto è ancora da costruire. 

«Sia Tiberi che Caruso – racconta – non avevano in programma il Catalunya. Dovevano correre Andalucia e Tirreno, poi andare in altura. Alla fine la cancellazione della prima ha costretto entrambi ad esordire alla Tirreno-Adriatico, hanno sofferto un po’ e ci siamo convinti che fosse il caso di portarli al Catalunya. Antonio (Tiberi, ndr) è uscito bene dalla corsa dei due mari e ha fatto una bella prestazione in Spagna. Al primo arrivo in salita, dominato da Pogacar, è andato bene fino agli ultimi due chilometri, poi si è un po’ spento. Se avesse gestito al meglio la scalata, sarebbe entrato nella top 5. Nel complesso ha fatto un’ottima settimana di corsa, migliorando giorno dopo giorno.

«Caruso – continua – ha sofferto di più la cancellazione della Ruta del Sol, ma ci sta. Antonio ha 23 anni, è giovane e un cambio di programma non lo destabilizza più di tanto. Caruso, invece, che di anni ne ha 38, deve fare passaggi più mirati. L’ho visto comunque sereno e contento di quanto fatto, sono convinto che al Giro, come ogni anno, sarà competitivo».

Il miglior risultato è stato un terzo posto nella 3ª tappa dietro Pogacar e Landa
Il miglior risultato è stato un terzo posto nella 3ª tappa dietro Pogacar e Landa

Approccio al Giro

Il prossimo Giro d’Italia, che partirà da Torino, sarà il primo di Tiberi. Un esordio che incuriosisce parecchio, soprattutto perché avrà al suo fianco proprio Caruso, come già accaduto alla Vuelta nel 2023. Le strade dei due verso la corsa rosa si sono divise ora, ma si intrecceranno di nuovo a Torino. 

«Ora entrambi andranno a fare un periodo di altura – spiega Pellizotti – e poi correranno in vista del Giro. Tiberi al Tour of the Alps e Caruso al Giro di Romandia. Con Tiberi, prima di correre in Trentino, andremo a vedere la cronometro di Verona. Una volta finita la corsa, faremo la ricognizione di altre due o tre tappe: la cronometro di Perugia e la tappa di Prati di Tivo, se avremo tempo ne vedremo una terza.

«Caruso – continua il diesse – dopo l’altura andrà al Romandia perché è una gara che gli piace e da qualche anno la usa come preparazione per il Giro. Lo aiuta molto e gli dà una bella gamba».

Dopo l’annullamento della Ruta del Sol, Caruso ha corso Tirreno e Catalunya per migliorare il colpo di pedale
Dopo l’annullamento della Ruta del Sol, Caruso ha corso Tirreno e Catalunya per migliorare il colpo di pedale

Capitani insieme?

Nelle tre settimane di corsa al Giro d’Italia Tiberi e Caruso condivideranno i gradi di capitano? La Bahrain potrà contare sulla solidità del siciliano, mentre il giovane laziale ha dalla sua tanta forza e determinazione, che però è il momento di mettere in campo.

«Caruso e Tiberi – dichiara Pellizotti – sono una coppia sulla quale lavoriamo dalla Vuelta 2023. Erano in camera insieme, Damiano ha la giusta esperienza per guidare un ragazzo come Antonio e sa farsi voler bene. Ci siamo accorti che Tiberi ha preso Caruso come un riferimento, lo ascolta e impara tanto da lui. D’altro canto, Damiano sa che Tiberi è il futuro del nostro team e del ciclismo italiano

«Al prossimo Giro – continua ad analizzare – Damiano sarà tra i più forti e una certezza per noi. Antonio, invece, potrà giocarsi le sue carte e mostrare di cosa è capace. Già alla Vuelta dello scorso anno abbiamo visto che sulle tre settimane c’è, ha sistemato qualche problema e ora è pronto. Potrà misurarsi dall’inizio alla fine con i migliori e curare la classifica, vedremo dove potrà arrivare. Avere accanto un corridore solido come Caruso permetterà a Tiberi di correre con calma e tranquillità. Al contrario, avere al suo fianco un giovane in grado di fare bene potrà alleggerire Damiano dalle pressioni».

La condizione non è delle migliori, ma il siciliano ha l’esperienza per arrivare pronto al Giro
La condizione non è delle migliori, ma il siciliano ha l’esperienza per arrivare pronto al Giro

La voglia di Nibali

Di Tiberi si parla da tanti anni, fin da quando era alla Trek, ora con il team Bahrain Victorious sembra aver trovato un equilibrio. E’ giovane, considerando che tra poco compirà 23 anni, ma è il momento di tirare fuori tutte le sue qualità

«Antonio è giovane – conclude “Pelli” – ogni ragazzo ha i suoi tempi ed è giusto rispettarli, però siamo convinti che sia arrivato ad un buon punto di maturazione. Per un verso mi ricorda Nibali da giovane: ha tanta voglia di crescere e far vedere che c’è. Avere accanto un corridore come Caruso lo sprona a dimostrare di essere più forte, a migliorarsi. Questo aspetto può giocare a suo favore».

Villa chiede miglioramenti, Giaimi è pronto e risponde

30.03.2024
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Per Luca Giaimi la prima stagione fra i “grandi” finora è prevalentemente trascorsa su pista. Marco Villa ne ha fatto un pezzo pregiato del gruppo del quartetto, pensando già al futuro, al dopo Parigi quando si dovrà capire anche chi farà ancora parte del progetto olimpico fra i senatori. A Hong Kong, nella seconda prova di Nations Cup, i risultati non sono stati pari alle attese, Villa lo ha ammesso senza peli sulla lingua com’è solito fare. E lo stesso Giaimi, che già aveva assaggiato la nazionale anche agli europei correndo la prova individuale, non nasconde di essere rimasto deluso dal risultato.

«E’ stata la mia prima esperienza agonistica nell’inseguimento a squadra nella nazionale maggiore e sicuramente è molto diverso rispetto a quanto ho vissuto fino all’anno scorso, con gli juniores. Sono entrato in un gruppo con compagni diversi, alcuni già affiatati fra loro e altri più o meno nuovi. Diciamo che alla fine non avevamo ancora stabilito quel feeling, quegli automatismi necessari per poter tirare fuori il meglio e in gara si è visto».

Per Giaimi finora 3 gare su strada con la squadra maggiore. Pochi risultati ma tanta esperienza in più
Per Giaimi finora 3 gare su strada con la squadra maggiore. Pochi risultati ma tanta esperienza in più
Che cosa hai trovato di cambiato rispetto alle tue esperienze passate, ricordando che il quartetto juniores da te guidato è primatista mondiale?

Molto perché lì c’era un amalgama che si era cementato nel tempo. La distanza è la stessa, ma noi correvamo anche in 3’53”, a Hong Kong abbiamo fatto 3’56” e questo dimostra come i problemi siano stati legati proprio alla connessione ancora parziale fra di noi. Nell’inseguimento a squadre è molto legato agli automatismi: noi riuscivamo a tenere fino all’ultimo chilometro, poi sia in qualificazione che nel primo turno ci siamo sfaldati. Devo dire che a furia di provare già vedevo miglioramenti e credo che col passare delle settimane ci troveremo sempre meglio e scaleremo le classifiche.

Villa fa dell’abitudine al gesto il suo mantra. Era così anche per voi da juniores?

Sicuramente, abbiamo lavorato con grande assiduità da dicembre ad agosto, eravamo arrivati al punto che salivamo in pista con grande tranquillità sapendo che dovevamo solo ripetere quel che facevamo in allenamento, era quasi una formalità. Ma sono meccanismi che si acquisiscono con il tempo. Per questo sono ottimista.

Il ligure è arrivato alla Uae sull’onda di molti squilli internazionali. Qui al Watersley Junior Challenge (foto Instagram)
Il ligure è arrivato alla Uae sull’onda di molti squilli internazionali. Qui al Watersley Junior Challenge (foto Instagram)
Il cittì ha sottolineato dopo Hong Kong come vuole vedere da te miglioramenti dal punto di vista tecnico. A che cosa si riferisce?

Villa ha ragione, anch’io mi sono accorto che ci sono cose che devo migliorare, ad esempio la mia posizione durante la fila indiana per coprire meglio gli altri e prendere meno aria oppure il mio modo di muovermi dalla fila al momento del cambio. Sono piccole cose dalle quali però si può guadagnare molto in termini di tempo e rendere la prestazione più performante, ma sono automatismi che si acquisiscono solo girando insieme.

Come ti sei trovato a Hong Kong?

Io avevo l’esperienza dei mondiali juniores di Cali dello scorso anno dove c’era grande tifo. In Asia abbiamo sì trovato tanta gente, ma in un clima molto più asettico, senza troppa pressione neanche quando gareggiavano gli specialisti di casa nelle prove di velocità. Con il gruppo azzurro è stata comunque una bella esperienza, abbiamo legato molto.

Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Tu d’altronde ti eri già avvicinato al gruppo quest’inverno con il ritiro a Noto…

Sì, li ci eravamo conosciuti, era stato importante anche da questo punto di vista. Anche con Ganna e Milan. Anzi con Jonathan eravamo in camera insieme e avevamo legato molto, mi ha dato anche importanti consigli proprio a proposito del quartetto, è stato un punto di riferimento.

Con i ragazzi del devo team Uae invece ancora non hai avuto occasione di correre…

No, le uniche tre gare che ho fatto finora sono state con il team maggiore, fra Spagna e Belgio. Avrò occasione ora con le classiche italiane U23: Belvedere, Recioto e Piva, saranno importanti al di là del risultato proprio per approfondire la conoscenza e l’unione fra noi ragazzi. Abbiamo fatto il ritiro insieme a a dicembre dove avevo trovato in Guatibonza un amico, poi avevo ritrovato Staes che avevo conosciuto nelle cronometro da junior.

Il 19enne ora punta forte sulle classiche italiane U23, a cominciare dal Belvedere
Il 19enne ora punta forte sulle classiche italiane U23, a cominciare dal Belvedere
Fra le tre gare qual è quella che si adatta meglio alle tue caratteristiche?

Credo il Belvedere, è più accessibile e vorrei fare bene soprattutto lì anche perché è la prima, per vedere come sto a questo punto. Per me aprile è un mese molto importante, proprio per le gare italiane ma anche per cominciare a mettere qualche mattoncino nella mia stagione che avrà altri mesi topici a giugno con il Giro Next Gen e i tricolori e a settembre quando spero di essere convocato per i mondiali.

Ad aprile ci sarà anche la terza tappa di Nations Cup su pista a Milton…

Sì, è un mese importante anche per questo. Io sono convinto che potremo fare meglio che a Hong Kong, che i progressi di cui dicevo prima si vedranno. Io penso che una Top 5 sia nelle nostre corde. Poi ci sarà anche la Gand-Wevelgem di categoria a fine mese che mi incuriosisce e mi intriga molto.

Per Giaimi, qui in nazionale junior su strada nel 2023, una prima parte di stagione vissuta in azzurro
Per Giaimi, qui in nazionale junior su strada nel 2023, una prima parte di stagione vissuta in azzurro
Ti sei posto qualche obiettivo particolare?

Non voglio parlare di risultati. Se devo proprio dire, vorrei che si vedano progressi nei miei meccanismi di lavoro con i compagni. Alla pista credo moltissimo, nello stesso team incoraggiano la mia doppia attività che continuerò a fare per lungo tempo. Voglio dimostrarmi affidabile, che Villa veda i miei progressi tecnici. Ci tengo molto…

Come si batte VdP in volata? Ce lo spiega “killer” Colbrelli

30.03.2024
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Sapete cosa hanno in comune Sonny Colbrelli, Kasper Asgreen e Mads Pedersen? Sono riusciti a battere Mathieu Van der Poel in volata. E guarda caso ci sono riusciti tutti e tre utilizzando una tattica molto simile: la volata da velocità non troppo basse.

Proprio Colbrelli ci spiega quindi come si fa a battere il campione del mondo. In qualche modo lui ha aperto una breccia, in un “muro” altrimenti sin lì impenetrabile… Persino Wout Van Aert vi si è scontrato più volte. Memorabile la volata del mondiale di cross l’anno scorso. Il belga cadde nel tranello dell’olandese di lanciare lo sprint da velocità troppo bassa. Anche se lì c’era in ballo anche un discorso di rapporti, tra la monocorona di Wout e la doppia di Mathieu, ma il risultato non cambiò.

Alla vigilia del Giro delle Fiandre e di un possibile, quanto auspicabile (nulla contro VdP, ci mancherebbe, ma solo per lo spettacolo) arrivo in volata ristretta, l’attuale diesse della Bahrain-Victorious entra nel dettaglio tecnico di questi sprint contro Van der Poel. Tra l’altro sempre Sonny aveva fatto chinare il capo anche ad un altro imbattibile: Remco Evenepoel.

Sonny Colbrelli (classe 1990) è oggi uno dei diesse della Bahrain. Domani seguirà il Fiandre dall’ammiraglia
Sonny Colbrelli (classe 1990) è oggi uno dei diesse della Bahrain. Domani seguirà il Fiandre dall’ammiraglia
Sonny, come si batte quindi Van del Poel? Partiamo dalla volata della Parigi-Roubaix che hai vinto… 

Entrammo nel velodromo io, Van der Poel e Florian Vermeersch e fortunatamente non ero in testa. C’era VdP. Ricordo che la velocità, calava, calava… ci stava portando nel suo tranello. Ai 250 metri è partito lungo Vermeersch e a quel punto è partito lo sprint. 

Ce lo descrivi metro per metro?

Io volevo stare nel mezzo, per quanto basse le curve del velodromo di Roubaix ti danno sempre un po’ di spinta con la gravità e quando esci, oltre alla gravità sfrutti un po’ la scia. Quindi in questa posizione non ero in basso. Van der Poel era ancora più alto di me. Io però a quel punto guardavo solo Vermeersch. Anche perché era partito forte.

Cioè?

Ci aveva dato una bici e mezza. L’obiettivo era lui. Volevo e dovevo chiudere il gap. Ero concentrato solo su di lui e quando l’ho preso, tra scia e gravità l’ho passato bene. Avevo almeno 3-4 chilometri orari in più.

Fiandre 2021: forse per velocità questo è lo sprint che più somiglia a quello tra VdP e Colbrelli alla Roubaix
Fiandre 2021: forse per velocità questo è lo sprint che più somiglia a quello tra VdP e Colbrelli alla Roubaix
E Van der Poel invece anche se più alto aveva fatto più strada. In ogni caso lo sprint lungo di Vermeersch lo ha costretto a non partire da bassa velocità a non impostare lui la volata?

Esatto. Fossimo rimasti così fino ai 150 metri, sarebbe stato più complicato. Mathieu avrebbe sfruttato le sue doti di esplosività.

E queste gli arrivano dal cross?

Sicuramente dal cross, ma sono anche proprio doti sue.

Eri teso quel giorno?

Direi di no. Quel giorno non avevo chissà quali tattiche in mente. Ero già contento di essere salito sul podio alla mia prima Roubaix, quindi neanche avevo tutta questa pressione. 

Quando dici che la velocità stava scendendo troppo prima dello sprint sai dire a quanto andavate?

Oddio, non ricordo, ma a sensazione sui 35, massimo 38 all’ora.

Gand-Wevelgem 2024: Pedersen parte lungo e VdP china la testa, cosa che fa in tutte e tre queste volate
Gand-Wevelgem 2024: Pedersen parte lungo e VdP china la testa, cosa che fa in tutte e tre queste volate
Lo sprint per conto tuo è iniziato nel velodromo o prima?

Prima. Almeno 400 metri prima del velodromo. Come detto, non volevo entrare in testa. Avevo in mente tutte le Roubaix che avevo visto alla tv nel corso degli anni e i grandi campioni vincere. Mi ricordavo che negli sprint lì dentro non bisognava stare davanti. Ai 200 metri in ogni caso sarei partito.

E’ stata una volata di forza, potente, o come ha detto anche Philipsen alla Sanremo, una volata di resistenza?

E’ stata la volata dei morti! Tanta stanchezza. Non ricordo neanche in questo caso la punta di velocità, ma non credo fu troppo al di sopra dei 55 all’ora.

E dello sprint di Pedersen alla Gand cosa ne pensi? Ha influito questa tattica della velocità non troppo bassa e dello sprint lungo?

Di sicuro ha contato, ma quel giorno Pedersen aveva una gamba stratosferica. Bastava vedere quanto ha fatto soffrire Va der Poel sull’ultimo muro. Mathieu era a tutta, teso in volto, dava di spalle. In più lo avevano messo in mezzo come squadra. Però certamente Mads è stato bravo a fare la sua volata. Una volata intelligente e potente.

Fiandre, quale clima in casa Visma? «Siamo tristi ma lotteremo»

29.03.2024
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GENT (Belgio) – Tra pochi minuti andrà in scena la partita della “serie A” belga fra il KAA Gent e gli ospiti dello Standard Liegi, in una sorta di Fiandre contro Vallonia. Noi ciclisti diremmo Fiandre contro Ardenne. Ed è proprio qui, nella Ghelamco Arena, lo stadio che ospita questo match, che la Visma-Lease a Bike ha tenuto la conferenza stampa in vista del Giro delle Fiandre.

Marianne Vos sembra l’unico raggio di sole in questo momento per la Visma – Lease a Bike. Qui la sua vittoria alla Dwars door Vlaanderen
Vos sembra l’unico raggio di sole in questo momento per la Visma – Lease a Bike. Qui la sua vittoria a Waregem

Prima le donne

Tutto è molto maestoso. Ci si attendeva un clima ben più festoso, ma le fratture di Wout Van Aert hanno dannatamente appesantito tutto.

Non è però così per le donne, almeno sembra. Per fortuna Marianne Vos porta leggerezza e sorrisi. La campionessa olandese è tornata a ruggire come non si vedeva da un po’. Lei stessa ha parlato di un bel momento. E’ tornata sul discorso dell’operazione alle gambe che quasi poteva fermare la sua carriera e ha guardato avanti.

«Ho deciso – ha detto Marianne – da un momento dall’altro di riprendere, di buttarmi. Mi sento bene, non vedo l’ora che arrivi domenica. Il Fiandre è un obiettivo per molte. E’ chiaro però che rispetto alla Dwars door Vlaanderen è un’altra corsa».

Domenica Marianne potrebbe tornare a vincere la Ronde dopo 11 anni. Sarebbe un record. Al suo fianco c’era anche Fem Van Empel. Loro due sono l’osso duro della Visma in rosa.

Zeeman e Niermann durante la conferenza stampa presso lo stadio del KAA Gent
Zeeman e Niermann durante la conferenza stampa presso lo stadio del KAA Gent

Van Aert al centro

Qualche minuto dopo ecco entrare il capo dei tecnici dei gialloneri, Meerijn Zeeman. Si presenta in compagnia di un altro diesse, Grischa Niermann.

La domanda sostanzialmente è una: come cambierà la corsa della Visma – Lease a Bike senza Van Aert? Rispondere non è facile. Alla fine, gira che ti rigira si parla sempre di Van Aert, nonostante Matteo Jorgenson si sia portato a casa la Dwars door Vlaanderen, l’ultima corsa che precede la Ronde. Addirittura a Zeeman si chiede del Giro d’Italia: se Wout ci sarà o meno.

«Siamo tristi – ha detto Zeeman – ma già abbiamo vissuto momenti così. Ricordiamo quando Primoz Roglic cadde al Tour de France. In quel momento pensavamo fosse tutto finito e invece riuscimmo a portare a casa il secondo posto con Jonas Vingegaard. Io vedo sette ragazzi molto motivati per domenica.

«Abbiamo un mix di sentimenti. C’è il nostro capitano in ospedale ed altri ragazzi qui pronti a lottare. Cosa possiamo fare se non cercare di fare un buon piano per domenica e anche per la Roubaix. Ma come ho detto non è la prima volta che subiamo incidenti duri».

Zeeman non si sbilancia sul Giro. Ammette che onestamente è difficile, ma neanche si può tracciare un cammino in questo momento per poter stabilire il “piano B”, cioè il Tour.

«L’importante – prosegue – è che ora Wout si riprenda bene, che possa tornare a casa dalla famiglia. E’ stato operato e so che aveva molto dolore. Non sappiamo neanche quando tornerà in bici».

Dwars door Vlaanderen: la caduta che ha messo fuori gioco Van Aert (immagini Eurosport)
Dwars door Vlaanderen: la caduta che ha messo fuori gioco Van Aert (immagini Eurosport)

Nonostante Wout

Lo spettacolo deve andare avanti, come si dice in questi casi e il Giro delle Fiandre incombe. Con o senza Van Aert, c’è una corsa fantastica da godersi. Certo, la Visma-Lease a Bike, Jorgenson a parte, non se la passa bene. Malanni di stagione, nasi rotti, Van Aert in quel modo, cadute… Non ci saranno neanche Tratnik e Laporte.

«Noi cercheremo di fare il nostro meglio. Non era questa la squadra che immaginavamo di schierare a ottobre e novembre quando stiliamo i nostri piani, ma non abbiamo alternative. Combatteremo», ha aggiunto Niermann.

Qualche botta anche per Benoot dopo le ultime gare, ma il belga sembra tenere bene

Il Belgio sulle spalle

E combatteremo è anche il grido di battaglia di Tiesj Benoot. Il corridore all’improvviso si ritrova come la miglior speranza del Belgio. Senza Van Aert, ma anche senza Stuyven (per non contare Remco) e Philipsen che ha dato forfait, un giornalista belga ha definito la situazione come un dramma nazionale.

Lo stesso Benoot si tocca le botte quando, entrando nella sala della conferenza, parlotta con uno del suo staff.

«Non siamo i favoriti, ma lotteremo – dice il re della Strade Bianche 2018 – ho sentito Wout l’altro giorno ed era sotto morfina. E anche io ho diverse botte sul corpo. Almeno non toccherà a noi controllare la corsa, posto che con Jorgenson e gli altri ragazzi abbiamo giocato bene le nostre carte nelle ultime gare».

Girava voce, e Benoot stesso non nega, che fosse stato lui a innescare veramente la caduta del compagno Wout. Tiesj si sentiva molto in colpa. Poi in realtà la dinamica è stata diversa e lo stesso Benoot si dice ora più sereno. Almeno questo è un punto a suo favore.

«Wout farà il tifo per noi», ha concluso Benoot.

Matteo Jorgenson (classe 1999) è pronto a giocare un ruolo di jolly per questo Fiandre
Matteo Jorgenson (classe 1999) è pronto a giocare un ruolo di jolly per questo Fiandre

Jorgenson in agguato

Matteo Jorgenson appare più rilassato. Entra, si siede, attende che Benoot finisca la sua conferenza  e intanto si fa portare dell’acqua.

«Domenica – dice l’americano – preferisco una corsa dura. Credo sia più adatta a me. Sto bene. Ma più che l’io conta la squadra. Conta che uno di noi riesca a vincere. Certo, fa un certo effetto ritrovarsi all’improvviso tra i favorti per il Fiandre».

«La soluzione per battere Van der Poel? Una bella domanda! E’ impressionante. Super. Quando parte e va all’attacco, non è facile seguirlo. Serve una squadra e un buon piano. Il nostro staff ci lavora tutto il giorno. Però posso dire che con Tiesj mi trovo molto bene. In queste ultime settimane ci siamo avvicinati molto e anche l’altro giorno in gara mi ha dato un sacco di consigli. Mi diceva la corsa pezzetto per pezzetto. Mi aspetto una corsa che esploda presto».

Prima di congedarsi, un giornalista francese gli fa notare che mai nessun americano ha vinto il Fiandre. Jorgenson un po’ spaesato, ma non senza una celata ambizione, replica: «Non lo sapevo», sorride e va per la sua strada. Intanto i tifosi iniziano ad arrivare allo stadio. Domenica saranno sulle strade a tifare, magari proprio per Benoot.

Ballan presidente dell’U.C. Giorgione: il progetto tutto femminile

29.03.2024
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L’U.C. Giorgione è la squadra che ha dato il via alla carriera di Alessandro Ballan: la società, la più antica ancora in attività, ha però cambiato pelle. Il team è passato ad avere due formazioni femminili, esordienti e allieve. L’ex campione del mondo ha deciso di rimettersi in gioco, tornare alle origini e diventarne il presidente. 

«Una scelta – spiega Ballan una volta che lo abbiamo raggiunto al telefono – che è nata dopo che il Giorgione era stato in difficoltà per qualche anno. Questa squadra mi ha dato tanto, in primis la passione per il ciclismo. Mi sono sempre sentito in debito verso le persone che hanno lavorato al suo interno, ho voluto così ricambiare gli sforzi e i sacrifici che loro hanno fatto per me. Come? La risposta era davanti ai miei occhi da qualche anno, l’idea di diventarne il presidente non è così nuova».

La presentazione del team U.C Giorgione, due squadre femminili: esordienti e allieve
La presentazione del team U.C Giorgione, due squadre femminili: esordienti e allieve

Insieme ad un amico

Tornare nella società che ha dato il via alla carriera ciclistica è stato un gesto naturale. L’obiettivo però è stato creare una squadra giovanile femminile, composta da uno staff all’altezza e competente.

«Sono voluto tornare nel mondo del ciclismo giovanile – continua Ballan – perché lavorare con loro non è facile, pochi sono in grado di fare una bella attività. Questo ciclismo, quello dei bambini e dei ragazzi, è in difficoltà da anni. Sono morte tante società e non volevo che questa cosa accadesse anche all’U.C. Giorgione. Insieme ad un amico, Enrico Bonsembiante, ci siamo guardati e abbiamo colto al volo la sfida. Scegliere il ciclismo femminile è stata una scelta un po’ indirizzata anche dal fatto che a Castelfranco ci sia già una società giovanile maschile. Invece, all’interno della regione, il ciclismo femminile ha necessità di crescere ed evolversi».

Le allieve hanno esordito al trofeo “Terre Gaie” in provincia di Padova
Le allieve hanno esordito al trofeo “Terre Gaie” in provincia di Padova
Lo staff come si compone?

Ci tengo a precisare che la nostra società vuole mettere le ragazze in bici partendo però dalle basi, da quella che è una scuola di ciclismo. L’idea è di fare un percorso completo nel quale si insegna loro ad andare in strada in sicurezza. L’allenamento e la prestazione arrivano dopo. Per lo staff abbiamo selezionato due figure giovani e competenti, che sono Marco Benfatto e Alice Favarin. Entrambi copriranno il ruolo di diesse.

Una squadra giovane, nello staff e nelle atlete…

Volevamo trovare gente competente con la voglia di mettersi in gioco. Il ciclismo richiede tanti sacrifici ed è difficile avere una vita al di fuori di questo. Sia Benfatto che Favarin potranno gestirsi gli impegni e qualche volta scambiarsi o sostituirsi. Il ciclismo è sempre stato frequentato da gente più anziana, soprattutto negli anni passati, scegliere i giovani permette di avere una visione diversa, improntata al futuro

Avete un calendario sufficiente?

Siamo obbligati dalla Federazione, come tutti, a correre nel Triveneto (Trentino Alto-Adige, Veneto e Friuli Venezia Giuali, ndr). Possiamo uscire solo quando mancano le gare. Per fortuna l’80 per cento dell’attività la svolgeremo vicino casa. Andremo anche a tre prove di Coppa Italia, in Puglia, a Bergamo, una in Veneto. Poi ci saranno i campionati nazionali in Toscana. 

Al “Tre Terre” ha vinto Azzurra Ballan, figlia di Alessandro, dopo una corsa da protagonista
Al “Tre Terre” ha vinto Azzurra Ballan, figlia di Alessandro, dopo una corsa da protagonista
Intanto le gare sono già partite e in cima all’ordine d’arrivo si è letto il cognome Ballan, ma questa volta era tua figlia Azzurra. 

Mi posso considerare felice per la vittoria, perché un successo alla prima gara, dopo un inverno di rincorse per creare il team, dà tanta soddisfazione. Poi mi considero doppiamente felice perché è stata Azzurra a vincere. 

Da padre, vederla vincere cosa ti ha fatto provare?

Una soddisfazione unica, meglio di vincere un mondiale. Da genitore vederla impostare la gara, fare selezione e poi vincere allo sprint mi ha regalato un’emozione che è arrivata dal profondo del cuore. 

Che rapporto avete?

Bello e strano allo stesso tempo. Pedaliamo e parliamo spesso insieme, ma difficilmente mi ascolta e fa quello che dico. Ora ha capito che anche io ne capisco qualcosa di ciclismo (ride, ndr). Qualche volta le dico che se da giovane avessi avuto un padre campione del mondo, avrei vinto molto di più. Lei mi risponde che ho solo avuto due giornate fortunate in carriera, il Fiandre e il mondiale (ride ancora, ndr).

La vittoria di una figlia? Meglio di un mondiale, parola di Alessandro Ballan
La vittoria di una figlia? Meglio di un mondiale, parola di Alessandro Ballan
Come squadra avete già obiettivi futuri?

Vorremo provare ad aggiungere la categoria juniores, sempre femminile. E’ una cosa che semmai arriverà il prossimo anno, ma bisogna capire se riusciamo ad avere la struttura adeguata. Sarebbe importante, perché le società ci sono, vero, ma richiedono spostamenti importanti. Si tratta di fare anche due ore di macchina per allenarsi e farlo tutti i giorni diventa pensante. Le ragazze hanno la scuola e togliere tempo allo studio non fa bene. Vedremo in estate se riusciremo a organizzarci.

Allora ci sentiremo, intanto in bocca al lupo.

Viva il lupo!

Cronometro olimpica, Velo torna da Parigi con tante speranze

29.03.2024
5 min
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Velo è tornato da Parigi con nuove certezze. La trasferta con gli altri cittì per visionare i percorsi di gara, da un lato ha riconfermato le prime impressioni ricavate dopo l’ufficializzazione dei tracciati, dall’altro gli ha dato nuove consapevolezze sulle cronometro del 27 luglio e il tecnico azzurro non ha fatto mistero nelle sue prime dichiarazioni di essere entusiasta di quanto ha visto.

«Non abbiamo potuto girarlo proprio tutto – racconta appena tornato dalla capitale francese – perché alcune strade erano in senso contrario alla circolazione, ma si trattava di dettagli. Un conto poi è quando il percorso lo vedi su carta, un altro esserci sopra. E’ un tracciato per veri specialisti e dico finalmente, perché la gara più importante del quadriennio li metterà di fronte partendo alla pari. Ognuno potrà giocarsi le sue carte in base alle sue possibilità. E’ un percorso molto veloce, con poche curve dove bisogna azionare i freni, ma tutte ampie, per il resto si terranno sempre le mani sulle protesi e ci sarà da spingere. Io confido in una giornata positiva, non lo nascondo».

Ganna in azione alla Tirreno-Adriatico. Tutta la sua stagione è incentrata sull’appuntamento olimpico
Ganna in azione alla Tirreno-Adriatico. Tutta la sua stagione è incentrata sull’appuntamento olimpico
Appena visto il tracciato, hai detto di essere molto fiducioso sulle possibilità di Ganna, è un percorso adatto a lui?

Sicuramente, è ideale per le sue caratteristiche. Poi, è chiaro, all’appuntamento di Parigi bisogna arrivarci al massimo della condizione da ogni punto di vista, ma so che Filippo è uno che ama la responsabilità, che ha la testa sulle spalle e guarda da tempo a quelle due settimane, sia per la cronometro ma anche per la pista. Ha sempre detto che è questo l’obiettivo della sua stagione, vuole due medaglie pesanti ed è consapevole che dovrà essere al top per riuscirci.

Lo scorso anno, tornando da Glasgow, le tue sensazioni erano in netto contrasto con queste…

Io mi arrabbiai molto per il percorso della staffetta, che richiedeva ai corridori acrobazie per rimanere in piedi in curva, ma quello della crono individuale era nei canoni, anche se molto diverso da questo, con la sua salita finale che cambiava completamente le prospettive. Questo invece è un vero percorso da cronometro: come detto, qui si parte alla pari e non ci sono punti specifici dove fare la differenza in base alle proprie caratteristiche. Bisogna solo spingere il più possibile e chi ne ha di più vince.

Il percorso delle cronometro di Parigi, 33 chilometri con partenza e arrivo al Pont Alexandre III
Il percorso delle cronometro di Parigi, 33 chilometri con partenza e arrivo al Pont Alexandre III
Quindi non ci sono punti particolari, anche brevi strappi dove la situazione potrebbe ribaltarsi?

E’ una crono piatta, il dislivello è di 150 metri: non lunghissima, ma da veri passisti. Pippo ha il fisico ideale per quel tracciato, l’unico aspetto importante è che si parta tutti alla pari…

Dopo la crono mondiale 2023 si discusse molto su dove Ganna avrebbe potuto recuperare quei 12” di differenza con Evenepoel. Dove annullarli sul percorso parigino?

A me interessa che i due partano alla pari: a Glasgow non mi andò giù la protesi che Remco aveva sul busto. Le foto la ritraggono benissimo, è come avere una borraccia sul petto che fa vela. Parliamoci chiaro: su percorsi a cronometro dove ci si basa tantissimo sull’aerodinamicità, anche una piccola differenza può essere decisiva. La regola c’era, ma l’Uci non la fece rispettare, anche gli inglesi protestarono. Da allora so che le regole sono diventate più stringenti e non credo che a Parigi il belga potrà fare lo stesso, è chiaro comunque che saremo attentissimi a ogni particolare.

A Glasgow la carenatura anteriore (sul petto) di Evenepoel ha fatto molto discutere
A Glasgow la carenatura anteriore (sul petto) di Evenepoel ha fatto molto discutere
Un percorso simile secondo te a chi si adatta maggiormente?

Ai passisti puri, a gente abituata a prendere aria, quindi a corridori che hanno anche un certo fisico dalla loro, ma più che fisicamente io metterei l’accento sull’aspetto psicologico perché serve gente che sappia reggere la pressione. Chiaramente non so ancora chi affiancherà Ganna, dovrà comunque essere uno dei tre chiamati da Bennati a gareggiare nella successiva prova in linea.

E per quanto riguarda le ragazze? Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini della stupenda prestazione della Guazzini ai mondiali di Woollongong, quarta assoluta e prima U23, è un percorso che si adatta alle sue caratteristiche?

Sì, su Vittoria possiamo dire le stesse cose che abbiamo detto per Ganna. Anche lei ha grandi ambizioni per l’intera trasferta parigina: pensa fortemente alle possibilità del quartetto azzurro su pista ma vorrà farsi trovare pronta anche per la cronometro. La vedo molto motivata, ha messo finalmente da parte tutte le remore e le difficoltà della caduta dello scorso anno, si sta preparando come si deve e nelle gare disputate lo ha fatto vedere. Per le ragazze avremo purtroppo un solo posto a disposizione e Vittoria sa che deve guadagnarselo: la scelta sarà ancora più difficile.

Guazzini sul podio di Wollongong 2021. Quel risultato ha aperto scenari olimpici ricchi di speranze
Guazzini sul podio di Wollongong 2021. Quel risultato ha aperto scenari olimpici ricchi di speranze
Vedendo il tracciato di persona, ti sei fatto un’idea di che rapporti andranno usati?

Questo è un aspetto che poi si deciderà con i ragazzi al momento, dovremo valutare bene anche le condizioni del vento in quella data giornata, considerando anche che si tratta di un percorso classico di andata e ritorno. Io credo comunque che non ci di discosterà molto dall’utilizzo del 58.

Spezialetti e la squadra juniores, con il sogno della Liegi

29.03.2024
5 min
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La Fabio Aru Academy chiude il cerchio della carriera del campione: aprendo la sua scuola di ciclismo in Sardegna, Fabio ha iniziato a restituire al ciclismo ciò che ne ottenne quando era un ragazzo. All’estero è abbastanza frequente che degli ex atleti mettano il loro bagaglio a disposizione dei più giovani, in Italia ciò non accade così spesso. Per questo è interessante farsi raccontare da Alessandro Spezialetti il suo progetto abruzzese, il Team Mario De Cecco-Logistica Ambientale, che da quest’anno è salito di livello e lo vede accanto a una realtà che dagli esordienti arriva fino agli juniores. Il tecnico di Chieti al momento è in Francia per la Route Adelie, alla guida della Bingoal WB. Con lui c’è anche Marco Tizza, mentre il resto della squadra è in Belgio sulle strade del Nord.

«Non è una scuola come quella di Moreno Di Biase – inizia Spezialetti – ed è nata quando ho conosciuto Marco Caruso. Lui aveva già una squadretta, da lì è nata l’amicizia e dall’anno scorso abbiamo iniziato a collaborare. Quest’anno, con l’ingresso di alcuni sponsor abruzzesi come Mario De Cecco, una SPA che produce divise da lavoro, abbiamo deciso di fare anche una squadra con 8 juniores. In Abruzzo ci sono 3-4 squadre, mi vengono in mente Fantini e la Gulp, per cui avevamo voglia di offrire un altro sbocco a questi ragazzi».

Spezialetti, abruzzese di 49 anni, è da due stagioni un diesse della Bingoal WB
Spezialetti, abruzzese di 49 anni, è da due stagioni un diesse della Bingoal WB
Avete fatto gli juniores perché avevate degli allievi che sono cresciuti?

Un po’ per questo e un po’ prendendo qualche elemento promettente. Avevamo dei buoni allievi, in più è arrivato Attolini, che correva alla CPS Professional ed è un altro bel corridorino. E’ voluto venire con noi e così siamo partiti. Il nostro scopo innanzitutto è aiutare la categoria. E avendo un po’ di conoscenze, un po’ di amici che hanno aziende, cercheremo di dare una mano a questi ragazzi. L’idea è di portarli non tanto al professionismo, ma a fare un buon dilettantismo con lo spirito giusto. 

Quali sono le difficoltà di avere una squadra così?

La difficoltà è soprattutto reperire i fondi, anche perché per fare una squadra di juniores servono parecchi soldi. Quanti? Diciamo 70-80 mila euro, per andare alle corse e tutto il resto si spende così. Inizia a prendere le bici, fare le trasferte. Inizia ad andare negli hotel, pagare l’autostrada e il carburante e alla fine si spendono quelle cifre.

Le bici avete dovuto comprarle o avete trovato uno sponsor?

No, le ho comprate da De Rosa. Ho parlato con Cristiano e ci è venuto incontro con i pagamenti. Sempre grazie a qualche conoscenza, caschi e occhiali sono Salice e con l’aiuto di Moreno Nicoletti sono arrivate le scarpe Fizik. Il mio impegno nella quotidianità non può esserci, cerco di aiutare come posso nel reperire fondi e dare sempre il mio sostegno dove posso. Quest’anno ad esempio andiamo a fare anche la Liegi-Bastogne-Liegi.

La squadra juniores è composta da otto atleti
La squadra juniores è composta da otto atleti
Il focus maggiore è concentrato sugli juniores o alla pari sui più piccoli?

Oltre a Marco Caruso e al sottoscritto, abbiamo altri tecnici come Gildo Pagliaroli e anche altri. Ciascuno segue il suo settore, dai giovanissimi, agli juniores, passando per esordienti e allievi. Il referente centrale è Caruso e poi a volte facciamo delle riunioni tutti insieme.

Ti capita mai di parlare con questi ragazzi? La tua esperienza da pro’ in qualche modo potrebbe ispirarli.

Certo. Ogni venti giorni facciamo una videoconferenza e abbiamo anche preso un appartamento in affitto per tutto l’anno e lo usiamo come punto di ritrovo. Durante il ritiro questo inverno ci sono andato e ho parlato con loro. Quando sono a casa, mi faccio vedere.

Quali differenze vedi fra loro e lo Spezialetti junior? Anche tu eri un bel cagnaccio…

Prima differenza: la bici. Quella di “Spezia” junior pesava 11-12 chili, con questa siamo sui 7,5. Ed è vero che ero un cagnaccio, ma ce ne sono un paio che non scherzano. C’è chi parla poco al di fuori della bici e invece è cattivo agonisticamente. E c’è chi è estroverso e meno determinato. Abbiamo messo insieme un bel gruppetto, che ha in Attolini il punto di riferimento. L’anno scorso ha vinto tre gare, speriamo che da qui a qualche settimana si sblocchi.

Uno così, al secondo anno da junior, fa già vita da atleta al 100 per cento?

Come prima cosa va ancora a scuola, però fa il corridore in modo serio. Anche perché ha la possibilità di fare bene.

Selfie di Luca Attolini con Fabio Cannavaro, campione del mondo di calcio nel 2006
Selfie di Luca Attolini con Fabio Cannavaro, campione del mondo di calcio nel 2006
Il 6 maggio andrete alla Liegi: come gliela state raccontando?

Abbiamo cominciato a raccontargliela quest’inverno, quando è partita l’idea. Lavorando in una squadra belga, ho parlato con il mio capo, Christophe Brandt, e gli ho chiesto una mano per parlare con l’organizzatore. Abbiamo fatto la richiesta e quello è stato contentissimo di invitarci alla Liegi. Anche per loro, è bello avere una squadra straniera. Quando è stato ufficiale, abbiamo iniziato a parlarne in ritiro. E se riesco, andrò su anche io. Per questi ragazzi sarà certamente una bella esperienza.

Farete tanta attività fuori regione?

Per forza. Domenica siamo stati a Calenzano, si va dove serve. Quando le gare sono in casa, siamo contenti di non dover viaggiare, altrimenti sappiamo dove si prende l’autostrada. Chi corre nel Centro Italia oppure al Sud sa che c’è un solo percorso da seguire. Questo rispetto ai miei tempi non è cambiato davvero…

Dumoulin cosa cerchi dopo il professionismo? La normalità

29.03.2024
5 min
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TAICHUNG (Taiwan) – Pedalare al fianco di Tom Dumoulin non è cosa di tutti i giorni. Lo abbiamo incontrato, prima alla presentazione ufficiale della nuova Giant TCR, nei giorni seguenti siamo stati in bici con lui, chiacchierando sulla vita, diversa, che si presenta dopo il professionismo.

Gli ultimi chilometri che portano alla foresta dei Ginger e ad uno dei templi che dominano Taichung, sono duri, costantemente sopra il 10 per cento di pendenza. Cerchi di parlare con Dumoulin, mostrandoti lucido e all’altezza, il Garmin segna 320/330 watt, costanti. Lui ti guarda, si alza sui pedali, sorride e dice: «Ehi italiano, dai andiamo». Da li capisci la differenza, perché dove una persona normale finisce, un campione di questo calibro inizia, anche se non è più un professionista!

Sempre sorridente e pronto alla battuta (foto Le Cycle)
Sempre sorridente e pronto alla battuta (foto Le Cycle)
Rimpiangi la vita da professionista?

Assolutamente no. Non mi manca, anche se non posso dire che fosse un brutto vivere. Tuttavia avere un focus costante, degli obiettivi costanti che si susseguivano, uno dietro l’altro, sempre, tutto l’anno, in ogni periodo della vita… Chi non ha provato una cosa del genere non può capire!

Anche la ricerca di un limite sempre maggiore?

Quello era un obiettivo e anche uno stimolo, ma la sofferenza per raggiungerlo e superarlo, per poi averne un altro e un altro ancora, era un’altra cosa.

Quando apre il gas fa un altro sport (foto Sterling Lorence-Giant)
Quando apre il gas fa un altro sport (foto Sterling Lorence-Giant)
C’è qualcosa che ti manca di quei periodi?

Viaggiare. Andare in posti diversi dall’Olanda e dall’Europa in genere è una cosa che ora mi manca. Nonostante lo stress e le giornate tutte schedulate, riuscivo costantemente a ritagliarmi dei piccoli spazi per vedere il mondo oltre il professionismo. Ho ripreso a fare qualche trasferta nell’ultimo periodo grazie all’attività di ambassador di Giant ed i prossimi 10 giorni saranno intensi.

Farai attività di promozione?

Si, della nuova TCR. Giappone, Korea, Cina e altre parti dell’Asia. Una presentazione e un altro viaggio, una presentazione e un altro viaggio e così via. Poco in sella, ma non è un problema, vedrò gente nuova e questo mi piace.

Dumoulin durante la presentazione della nuova TCR (foto Sterling Lorence-Giant)
Dumoulin durante la presentazione della nuova TCR (foto Sterling Lorence-Giant)
Una cosa che invece ti portava quel senso di malessere?

Stare lontano da casa per lunghi periodi e quasi isolato, magari quando c’era da preparare un grande Giro, oppure un obiettivo più importante di altri. E poi il cibo. Mangiare le solite cose, non poter sgarrare e prendersi una piccola soddisfazione per il palato. Quello mi faceva impazzire.

Sei un mangione?

Non lo sono, non amo le grandi quantità, mi piacciono il gusto, la gratificazione e la soddisfazione che arriva quando mangi un buon piatto italiano, magari con un bicchiere di vino.

Sei rimasto magro e tirato!

Dici? Forse perché sono alto e ho le gambe lunghe. Da quando ho smesso ho preso 8 chili.

«Dopo le gare non mi sono più rasato le gambe», così ci ha risposto Dumoulin (foto Sterling Lorence-Giant)
«Dopo le gare non mi sono più rasato le gambe», così ci ha risposto Dumoulin (foto Sterling Lorence-Giant)
Non si direbbe!

Potrei arrivare anche a 10 chili in più, rispetto a quando avevo il picco di forma, ma è una cosa che non mi preoccupa, l’importante è stare bene ed essere a posto con me stesso. Sono tranquillo, sono sempre in attività e quando esco in bici, anche 4 o 5 volte a settimana, per me l’importante è farlo divertendomi, senza imposizioni. Ho voglia di dare un po’ di gas, lo faccio. Ho voglia di andare a spasso e prendere la bici per andare a prendere un caffè? Lo faccio. Se non ho voglia di andare in bici, resto fermo oppure faccio altro.

In quegli 8 chili ci sono anche i peli delle gambe!

Quando sei professionista – ci ha risposto dopo una risata di qualche secondo – ci sono tre buoni motivi per rasarsi le gambe. Il primo è legato all’aerodinamica. Il secondo è limitare le infezioni quando si cade. Il terzo sono i massaggi, che mi mancano. Per il resto mi tengo i peli sulle gambe e mi faccio prendere in giro dagli amici.

Al termine della mezza maratona di Amsterdam (foto Instagram)
Al termine della mezza maratona di Amsterdam (foto Instagram)
Cosa hai provato a fare altro?

Ho ricominciato a correre a piedi. Lo scorso ottobre mi sono tolto lo sfizio di fare la mezza maratona di Amsterdam, un’esperienza che mi è piaciuta e tutto sommato sono andato anche bene.

Quanto hai impiegato?

Un’ora e 10 minuti. Non mi sono alzato dal letto per i due giorni successivi e per due settimane ogni volta che provavo a camminare mi faceva male ovunque, ma alla fine è stato divertente.

Amstel Gold Race 2023, con Sam Oomen
Amstel Gold Race 2023, con Sam Oomen
Hai mantenuto le vecchie amicizie?

I miei amici sono quelli con i quali ho condiviso sofferenze e momenti di felicità. Sono corridori che hanno smesso come me e quelli che sono ancora di attività. La mia vita è stata quella. E’ vero, ho voltato pagina, ma non voglio dimenticare nulla di quello che è stato e che ho fatto.

Cosa è successo quel giorno prima del Passo Umbrail?

Avevo mangiato troppo, ma non è stata solo la combinazione dei gel e degli zuccheri come spesso si racconta, credo un insieme di cose. La tensione e l’emozione della maglia rosa che diventava sempre più una realtà, ma creava anche stress. Mangiare qualcosa in più ai pasti con l’ottica di avere benzina nel motore, ovviamente anche tanti zuccheri dall’assimilazione veloce. Il mix è stato esplosivo.

Ancora su Del Toro: stavolta parla Rodriguez, il suo mentore

28.03.2024
4 min
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Isaac Del Toro è la rivelazione di questo inizio di stagione. Anche Marino Amadori ce ne ha parlato l’altro ieri e prima di lui i tecnici che gli sono attorno, ma il discorso si può allargare ancora. E tra questi tecnici c’è anche Alejandro Rodriguez.

Rodriguez è il tecnico e lo scopritore di Del Toro. Segue il progetto giovani del Messico. Al contrario dei tecnici che in UAE Emirates ora gli sono vicini, lui Del Toro lo ha lasciato andare, un po’ come fa un padre quando vede che il figlio inizia a camminare da solo. «Giusto così – dice Rodriguez – è ora che Isaac faccia le sue esperienze. Tanto lui è un bravo ragazzo e non si scorda dei vecchi amici».

Dal Messico a San Marino

Rodriguez è in Italia. O meglio, a San Marino. E’ lì che porta avanti i suoi ragazzi. Nel pieno della stagione ciclistica, lasciano il Messico e vengono in Europa. I suoi atleti, come fu per Del Toro, corrono vestendo i colori del MoneX Pro Cycling Team.

«Siamo a San Marino già da 3-4 settimane – dice Rodriguez – il progetto va avanti e anzi siamo cresciuti. Abbiamo 12 under 23, 8 juniores e anche 9 donne, tutte under 23. Tanto che abbiamo preso due grandi case. In una ci vivono le ragazze e nell’altra i ragazzi». Anche Isaac faceva parte di questa schiera fino a pochi mesi fa. 

Tour Down Under: terzo giorno di gara tra i pro’ e prima vittoria nel WorldTour per Del Toro (classe 2003)
Tour Down Under: terzo giorno di gara tra i pro’ e prima vittoria nel WorldTour per Del Toro (classe 2003)

Stupore a metà

Ora la rivelazione della UAE Emirates vive sempre a San Marino, ma in una casa tutta sua. Ogni tanto esce ancora con i suoi vecchi compagni. E il rapporto con Rodriguez è rimasto forte.

«Qualche tempo fa – racconta Rodriguez – siamo andati a mangiare una pizza insieme. Ormai ha poco tempo per stare qui, tra Australia, Algarve, Tirreno… c’è stato davvero poco».

Rodriguez e Del Toro si sentono, ma Alejandro non è pressante. Non sta lì per ogni cosa. E’ consapevole che adesso Isaac è nelle mani di uno dei team più all’avanguardia e ha fatto un passo di lato. Ciò non toglie che continua a seguirlo.

«L’ho trovato e lo vedo molto motivato – racconta Rodriguez – se sono sorpreso dei suoi risultati? Non troppo visto come andava l’anno scorso. Sarà che lo conosco da più anni, ma queste sue prestazioni non mi hanno colpito del tutto. Semmai mi ha colpito più la rapidità con cui si è adattato. Ma come ho detto essendo motivato e forte, ci può stare».

«Quando facemmo i test da ragazzino si vedeva che aveva qualcosa in più. Gli altri finivano e lui ancora doveva iniziare a faticare. Uno come Isaac non lo trovi tutti i giorni».

Isaac con i giganti, il messicano è in terza ruota tra Vingegaard e Ayuso
Isaac con i giganti, il messicano è in terza ruota tra Vingegaard e Ayuso

Programma giusto

Rodriguez parla di un Del Toro in buone mani. La UAE Emirates non manca certo di bravi tecnici. Il tecnico messicano ha apprezzato l’approccio che hanno avuto e che continuano ad aver col suo pupillo.

«Okay la Sanremo, che Isaac non doveva fare, glielo hanno detto all’ultimo in sostituzione di McNulty, ma per il resto hanno un approccio di crescita graduale. In UAE lo fanno crescere bene, sia con i carichi di lavoro che con il programma. Lo scorso anno, Avenir a parte, Del Toro ha fatto  7-8 corse a tappe di 3-4 giorni, ora gli fanno fare quelle di una settimana. Condivido questo programma».

C’è però un aspetto che abbiamo notato in Del Toro. Alla Tirreno-Adriatico nelle due occasioni di salite lunghe, entrambe le volte le ha prese un po’ dietro. Si è persino staccato un po’, salvo poi rimontare ferocemente. Sembrava quasi si fosse fatto sorprendere, visto che poi nel corso della scalata era il più veloce, cedendo solo all’inarrivabile Vingegaard.

Qualcosa di simile era accaduto anche l’estate passata al Giro della Valle d’Aosta. Fu sorpreso dall’attacco di Rafferty salvo poi mangiargli 5′. E’ questo un punto da migliorare?

«Difficile – dice Rodriguez – dare una risposta precisa, ci sono molti aspetti in ballo. Bisogna anche vedere quali erano le indicazioni dei direttori sportivi. Sappiamo che Isaac ama andare di passo (è anche un ottimo cronoman, ndr) ma in gare di quel livello è tutto più difficile, specie per un giovane, anche solo mantenere un certo ritmo».