Moreno Di Biase, Lorenzo Di Camillo

Ricordate Di Biase? Era veloce, ora è grande

22.11.2020
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Di Biase andava veloce e adesso lo insegna ai suoi bambini. Dieci vittorie in sette anni da pro’. Cinque Giri e un Tour, quando al Tour andavano le professional. E lui in quel 1999 correva con la Cantina Tollo di Mondini, che poi vinse a Futuroscope.

Dopo aver smesso nel 2005 rimase per dieci anni fuori dal gruppo. Finché nel 2015 ha aperto la Asd Moreno Di Biase, che in cinque anni è diventata una delle scuole di ciclismo più belle d’Abruzzo. Moreno è sposato con Moira, nominata Presidente della società, e ha un figlio di 8 anni che si chiama Mattia. Nella foto di apertura invece è con Lorenzo Camilli, che ancora oggi continua ad allenare.

«La settimana scorsa – dice Di Biase – abbiamo finito il corso per bambini di 5-12 anni prima di chiudere la stagione. Anzi, abbiamo anche accelerato i tempi per scongiurare eventuali chiusure regionale e abbiamo dato i brevetti di primo livello».

Moreno Di Biase, scuola di ciclismo
Conclusi da poco i corsi per il primo livello. Poi l’Abruzzo in zona rossa…
Moreno Di Biase, scuola di ciclismo
Dopo i corsi di 1° livello, la zona rossa

Non sono tanti gli ex corridori che si dedicano con questa generosità al loro sport e a ben guardare nelle dichiarazioni dei candidati alla presidenza federale, in quelle di Daniela Isetti e soprattutto in quelle di Martinello, il coinvolgimento degli ex atleti nella promozione dovrebbe essere un punto cruciale.

Come è nata l’idea?

Volevo fare una scuola di ciclismo, ma nel promozionale. Non pensavo alle categorie agonistiche. Poi col passare del tempo i bambini sono cresciuti. Alcuni hanno avuto la voglia di correre e li ho portati fra gli esordienti e gli allievi. E così il prossimo anno ne avrò 20 fino alla categoria juniores. Però tutti arrivati attraverso la mia scuola, dopo aver fatto ogni anno 15 lezioni con me a Fossacesia o Lanciano.

Grande! E riesci a seguirli?

Organizzandomi bene, ma ci riesco. Fino al 2019 avevo solo esordienti e non era un problema. Quest’anno sarei stato nei guai, perché esordienti e allievi spesso corrono in località diverse. Invece dopo il lockdown sono ricominciate solo le gare in fuoristrada e sulla mountain bike partivano insieme ed è stato tutto più semplice.

Moreno, va bene che sei veloce, ma come fai?

Ho lasciato un lavoro per fare questo. Mantengo assieme a mia moglie l’ingrosso di abbigliamento per bambini, ma siccome siamo chiusi al pubblico e riceviamo solo per appuntamenti, riesco a scavarmi parecchio tempo libero. Detto questo, la scuola mi impegna durante la settimana. Due giorni a Lanciano, due a Fossacesia. Poi nei weekend si va alle gare. E quando non si corre, organizzo dei piccoli raduni per far allenare i ragazzi da fuori regione.

Leggendo i commenti sui social, con il ciclismo sei entrato in profondità nel tessuto sociale…

Il ciclismo è entrato, non Moreno. Ci sono genitori che mi scrivono e mi ringraziano. Nell’ultimo corso, ho tolto le rotelle a tre bambini ed è stato bellissimo, più di una vittoria, perché per loro ha significato essere diventati grandi. A volte siamo in giro e mi abbracciano per strada

E qualcuno, dicevi, diventa corridore?

Alcuni hanno cominciato a correre in pista senza mai essere usciti su strada. Si parla tanto di pista e federazione, ma se non siamo noi dirigenti a portare i ragazzi, come fai? Noi andiamo a Lanciano una volta a settimana.

Quanti siete a lavorarci?

Vuoi la verità? Sono da solo.

E come fai a sostenere tanti costi?

Mi danno una mano le famiglie. Intanto hanno accettato il fatto di pagare una quota annuale, cosa che va bene in tutti gli sport, ma nel ciclismo fanno davvero in pochi. E’ impostata come una scuola, io offro un servizio. Ma pensate che cosa significa fare l’abbigliamento da gara e da riposo per 20 ragazzi? Le bici invece le comprano da soli, ognuno quella che vuole e può permettersi. Va bene anche quella usata da 300 euro, ma se nel periodo in cui viviamo, lo stesso condizionamento che c’è per i cellulari vale per le bici. Se non è in carbonio e leggerissima, non va bene. Ognuno compra quella che può permettersi, io gli ricordo che ho cominciato su un pezzo di ferro e ho fatto ugualmente la mia strada.

Tutto questo per il ciclismo abruzzese?

E’ un po’ in calo. Ci sono Ciccone e Cataldo e per il resto poche squadre. Danno la colpa alla federazione, ma la federazione non ci dava niente neanche prima, quando correvo io. Le cose devi fartele da solo. Per questo adesso che siamo in zona rossa, seguo al telefono i miei ragazzi che si allenano nei loro Comuni. Io in bici ci vado poco, solo quando non siamo in circuito, perché quando sono tanti li copro meglio con l’ammiraglia.

Perché lo fai?

Volevo creare un’area giochi per tutti i bambini che vogliono scoprire i segreti della bicicletta. II mio obiettivo è sempre stato il bene dei ragazzi. Da noi si divertono e crescono prima come uomini e donne e poi come ciclisti.