Sulle cime che circondano Andorra i ragazzi del UAE Team Emirates lavorano per preparare il finale di stagione. Al loro fianco, per qualche giorno, c’è stato Giacomo Notari preparatore del devo team che ha portato la sua esperienza anche agli atleti del WorldTour. Andare in altura serve, tra le altre cose, per scappare dal caldo soffocante della pianura.
«Si stava parecchio bene a livello di clima – dice Notari che nel frattempo è tornato a casa – ad Andorra le temperature erano alte, superiori ai 30 gradi. Più in alto, dove dormivamo noi, si abbassavano parecchio. Il grosso vantaggio è che si riposa davvero molto bene. Io sono stato lì per i primi otto giorni, poi è arrivato un altro allenatore a darmi il cambio. Con me c’erano Baroncini, Del Toro e Ayuso, oltre al gruppo Vuelta».
Un puzzle da comporre
La Vuelta, terza ed ultima grande corsa a tappe della stagione, partirà tra poco più di una settimana: il 17 agosto. Comporre una squadra che possa arrivare pronta non è facile, i corridori sono stanchi e la stagione è stata lunga. Tra acciacchi e voglia di rivalsa la gara spagnola diventa l’ultimo grande banco di prova per gli uomini di classifica.
«Il primo gruppo che è salito ad Andorra – spiega Notari – è quello che non ha corso al Tour de France. A loro si è aggiunto Ayuso, che ha abbandonato la Grande Boucle per Covid, il quale però stava preparando le Olimpiadi di Parigi. Gli altri che saranno alla Vuelta: Yates, Almeida, Sivakov e Soler, non vengono in ritiro. Hanno la fortuna di abitare ad Andorra, quindi dormono a casa e si allenano con noi. Un buon compromesso per non stressarli e non tenerli troppo lontani dalle famiglie».
Gli otto giorni passati in altura ti hanno permesso di lavorare fianco a fianco a Del Toro, che cosa hai visto?
Che dire, si è presentato bene a inizio stagione. La vittoria al Tour Down Under e la Tirreno-Adriatico hanno dimostrato che il talento c’è. In parte donato da Madre Natura e in altra parte ben coltivato da chi lo allenava prima, ricordiamoci che ha vinto il Tour de l’Avenir nel 2023. Del Toro è uno scalatore molto forte, e questo lo si è visto, ma è anche tanto esplosivo. Ha una sparata incredibile con potenze elevate in brevi periodi. E’ il prototipo del corridore vincente, prendete tutto con le pinze ma un po’ ricorda Pogacar.
I primi passi del messicano nel vostro team come li hai visti?
E’ un ragazzo che parla volentieri, dal punto di vista atletico ha fatto prestazioni di livello e i dati lo dimostrano. Ha tanta voglia di imparare, il che lo aiuta a essere tanto curioso, però allo stesso tempo si fida di chi ha intorno. Chiaro che ci sono delle lacune, ma ben vengano, altrimenti non avrebbe i margini di miglioramento che ci prospettiamo.
Nel rapporto con lo staff com’è?
Si fida totalmente di tutti: dei preparatori, dei nutrizionisti, dei meccanici… E’ bello che un corridore così giovane abbia tutta questa fiducia. A volte i ragazzi si fanno mille domande e rischiano di consumare energie mentali che sarebbe meglio incanalare sulla bici. Del Toro invece chiede perché è curioso, ma poi esegue quel che gli viene detto.
Vi immaginavate potesse partire così forte?
Sicuramente nemmeno lui se lo sarebbe aspettato. L’esplosività però lo ha aiutato a subire meno il salto di categoria e poi le poche pressioni addosso gli hanno permesso di correre come avrebbe voluto.
Come mai dici che l’esplosività gli ha dato una mano?
E’ normale sia così. I giovani arrivano da un ciclismo diverso, dove non ci sono regole di gestione della gara, si va sempre a tutta. I professionisti, invece, hanno un copione. Tanti giovani con caratteristiche esplosive che passano tra i grandi hanno un vantaggio.
Dal punto di vista psicologico pensi sia consapevole del suo grande potenziale?
A volte ti viene da pensare che sia lui stesso a doverci credere di più, ma è una questione di indole. Giù dalla bici ha un carattere tranquillo e pacato, piacevole da avere intorno. Poi attacca il numero alla schiena e si trasforma, diventa più determinato e sa quel che deve fare e quel che vale.
Tanti lo danno già presente alla Vuelta, è così?
A gennaio l’idea era di non fargliela fare, poi hanno visto i risultati e si è deciso di mandarlo… in ottica futura. Sarà un’esperienza che lo aiuterà a crescere, d’altronde correrà con Soler, Yates, Almeida… Gente dalla quale puoi solo imparare.
Nessuna pressione?
Nemmeno una. Poi i giovani forti sono sempre un’incognita ma non ci sono aspettative di classifica o altro. Scenderà dall’altura l’8 agosto e correrà a San Sebastian, poi da lì diretto a Lisbona per iniziare la sua prima grande corsa a tappe della carriera.