Indietro di condizione? Benfatto spiega come si rimedia

03.02.2023
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I social, se ben utilizzati, possono essere fonte di idee e spunti per degli articoli. Ecco che guardando sul profilo Instagram di Fabio Felline, abbiamo notato una storia che ci ha colpiti. Il corridore dell’Astana Qazaqstan si stava allenando in palestra e la foto recitava: “alla ricerca dei watt mancanti”. Così partendo da questo spunto, e con l’aiuto di Marco Benfatto, vogliamo capire come lavora un corridore che si accorge di essere indietro di preparazione. 

Benfatto, qui a destra, dopo aver concluso la carriera nel 2020 si è laureato in scienze motorie ed è diventato preparatore
Benfatto, qui a destra, dopo aver concluso la carriera nel 2020 si è laureato in scienze motorie ed è diventato preparatore
Ciao Marco, innanzitutto, da quali fattori può nascere un ritardo di preparazione?

Ce ne sono molti – spiega il preparatore – però sono tutti legati a fattori esterni, come un’influenza. Capita spesso che nel ritorno dai ritiri in Spagna di dicembre, dove ci si allena a maniche corte e in pantaloncini, si subisca il cambio di clima. Uscire i primi giorni con il freddo può portare ad ammalarsi e perdere giorni di allenamento. 

Altri fattori magari legati più strettamente all’attività in bici?

Un infortunio che capita abbastanza spesso è l’infiammazione al ginocchio. I corridori fanno determinati lavori di potenziamento, ma con il freddo diventa meno vantaggioso di non farli. Perché lavorare con grandi sforzi a basse temperature può portare ad un’infiammazione appunto, ed anche in questo caso si perdono giorni di lavoro. 

E’ possibile sbagliare la preparazione?

Ormai non più, la tecnologia dà una grossa mano a noi preparatori. Grazie ai dati come watt o frequenza cardiaca, ma anche i vari software sono una grande aiuto. Il migliore è Training Peaks, con il quale si possono calibrare i carichi di allenamento in maniera ottimale. La cosa più importante per un corridore, nonostante tutto, rimangono i test di dicembre e gennaio. Con quelli si riesce a capire il tipo di preparazione e se si può spingere o bisogna aspettare. 

Per Benfatto la palestra va alleggerita una volta che inizia la stagione
Per Benfatto la palestra va alleggerita una volta che inizia la stagione
Abbiamo visto Felline lavorare in palestra, è utile?

Dipende, se ci si accorge che manca un po’ di forza allora sì, con dei lavori a secco si può recuperare. La palestra, tuttavia, una volta iniziata la stagione è meglio “alleggerirla”, si fanno dei richiami, ma il lavoro vero passa dalla bici attraverso il gesto specifico. 

Allora che cosa bisogna fare quando ci si accorge di essere indietro di condizione?

Si deve rimanere calmi, sembra banale ma è importante non “andare fuori di testa”. I corridori a volte vorrebbero fare lavori più intensi ma questo non serve. Il rischio è di arrivare sì in condizione, ma non avere poi una base e quindi il picco di forma dura poco. Meglio pazientare e arrivare al livello desiderato un po’ dopo. 

Dipende anche dalle esigenze di calendario?

Certo. Se un atleta parte a gennaio con l’intento di vincere subito, avrà meno tempo per sbagliare. Il calendario, comunque, è un problema ormai per preparatori e corridori. I ragazzi smettono di correre a ottobre e ripartono a gennaio, il tempo per riposare è davvero poco, e le condizioni climatiche non aiutano. Gli europei si allenano spesso al freddo e arrivare al top della condizione in gare dall’altra parte del mondo, dove per di più è estate non è semplice. E’ un po’ il cane che si morde la coda.

Ci si può accorgere di un ritardo nella preparazione solamente dopo la prima corsa?

Sì, la prima gara rappresenta una linea rossa dalla quale si parte a valutare il lavoro fatto. E’ vero che abbiamo tanti dati e molta tecnologia ma le sensazioni in corsa giocano ancora una parte fondamentale.  

Si è parlato di palestra, ma in bici che tipo di lavori fa un corridore indietro con la condizione?

Bisogna recuperare il ritmo gara, quindi si preferisce fare dietro moto o dietro macchina. Ed a questo si aggiungono altri lavori fatti ad alta intensità come fuori soglia. Per fare un esempio: se un velocista si accorge che non ha il picco di potenza che si aspettava, è meglio che cerchi di recuperare tramite allenamenti in bici. Lavorare troppo in palestra farebbe venir meno una base di lavoro importante.

Guardando al calendario un corridore da classiche o un velocista hanno meno tempo per rimediare?

Per i corridori da classiche è doppiamente difficile: primo perché stai lavorando su una gara secca. Secondo perché il calendario è “corto” e rincorrere non è mai semplice. D’altro canto, però, i corridori con quelle caratteristiche iniziano ad alzare i giri del motore già dal ritiro di dicembre. 

Per gli scalatori c’è più tempo per entrare in condizione
Per gli scalatori c’è più tempo per entrare in condizione
Per gli scalatori, invece?

Con loro per arrivare pronti agli appuntamenti importanti, si fa un dietro moto su salite da venti minuti. Il ritmo deve essere quello della corsa, quindi medio e soglia, con delle variazioni di ritmo. Chi prepara il Giro d’Italia lavora solo per quello, si parte un po’ prima ma le corse in mezzo come la Vuelta a la Comunitat Valenciana o la Tirreno-Adriatico, servono come allenamento.  

La ricetta è tanta pazienza e lavorare al meglio…

A mio avviso non si deve stravolgere il programma di lavoro, ormai la frittata è fatta e bisogna seguire la strada intrapresa. La stagione è lunga e c’è tempo per rimettere le cose in ordine.