Per raccontare lo spirito con cui Daniele Bennati ha vissuto il sopralluogo sul percorso di Parigi, basti sapere che finite le prove sulle strade olimpiche, il cittì della nazionale ha salutato Velo e Sangalli, con cui ha compiuto il viaggio, ed è andato a pedalare sul circuito dei Campi Elisi che nel Tour del 2007 gli regalò la gloria sportiva.
«Devo dire – ammette il toscano – che all’inizio ero un po’ preoccupato di girare in bici col traffico aperto. Invece, nonostante questo, Parigi offre la possibilità di farlo. Tanta gente pedala e sul bordo delle vie c’è sempre una piccola pista ciclabile che puoi fare in ogni direzione. Devi stare attento, però puoi andare in bici ed è veramente spettacolare. E a me ha fatto un effetto bello, ma strano. A Parigi sono tornato altre volte, però mai avrei pensato di pedalarci ancora. Così martedì quando abbiamo finito le ricognizioni ho detto ai ragazzi che sarei tornato sul circuito degli Champs Elysées. L’ho fatto da me, tranquillo. Mi sono anche emozionato, mi sono sentito quasi uno scemo, però è veramente bello, bello, bello».
Tre tecnici alla scoperta dei percorsi delle prossime Olimpiadi: lunedì, martedì e mercoledì e oggi si rientra. Marco Velo per le crono (che si correranno il 27 luglio), Bennati e Sangalli per le prove su strada degli uomini e delle donne (in programma rispettivamente il 3 e 4 agosto). Se ne parlava da tempo, si sono fatti ragionamenti su nomi e attitudini: adesso almeno ci sono dati oggettivi su cui ragionare. Bennati racconta, è notte fonda.
Come si è svolto il sopralluogo?
Abbiamo fatto le cose al contrario. Prima siamo andati a vedere le crono con Marco Velo, mentre l’indomani abbiamo fatto il circuito finale, con i due tratti di innesto nel circuito e poi il pezzettino che porta all’arrivo. Ho fatto due giri del percorso e dal punto di vista paesaggistico fare per due volte Montmartre è abbastanza complicato, però bello e veramente emozionante. L’arrivo sul Pont d’Iena è spettacolare. Alzi lo sguardo e hai davanti la Tour Eiffel.
Invece dal punto di vista tecnico?
Martedì abbiamo visto il circuito finale, mentre ieri siamo andati sui tratti in linea e diciamo che non è stato semplice, visto che sono 225 chilometri. Non li abbiamo fatti tutti, abbiamo tagliato qualche passaggio, però sono andato a vedere tutte le cotés. Diciamo che non sono impossibili e le strade sono prevalentemente buone. E’ chiaro che in 225 chilometri, ogni tanto si passa in qualche paesino, con strade un po’ più strette. E’ la classica pianura francese, ci sono delle salite e altre che magari non sono segnalate, ma la strada sale ugualmente.
Se il tratto in linea è lungo 225 chilometri, vuole dire che la maggior parte della corsa non sarà in circuito…
Se ci pensi, 225 chilometri in linea sono tanti. Quando poi arrivi a Parigi, fai per due volte questo circuito con tre volte la salita di Montmartre e altri due “zampellotti”. Uno è quasi un “chilometrino” al 5-6 per cento e l’altro è un po’ più breve. Insomma, dal punto di vista altimetrico non è una corsa impossibile, però neanche la Sanremo lo è e si sa come va a finire. Sicuramente la differenza verrà dal chilometraggio e dal fatto che per le Olimpiadi partono in 80, quindi come gara sarà completamente diversa da una classica.
In quei 225 chilometri iniziali e solo pochi corridori in gara, rischi che se non c’è qualcuno che prova a tenere il gruppo cucito, dopo un po’ saranno tutti sparpagliati.
Infatti da metà percorso in poi, potrebbe diventare una corsa individuale. E’ quasi incontrollabile, difficile da interpretare. Noi saremo in tre, ma gli altri ne hanno quattro, mica 12… Sinceramente, per come interpretano le gare in questo ciclismo, se c’è Pogacar o Van der Poel, scommetto quello che volete che all’ultimo giro non arrivano 20 corridori. Non lo so, si dovrebbe venire a creare una situazione che magari due o tre nazionali decidono di controllare la corsa, ma fino a quando possono farlo? Fino a Parigi? Dovrebbero esserci tre corridori che tirano per 225 chilometri, la vedo un po’ surreale. Significherebbe che correndo in quattro, dovrebbero esserci nazioni che portano un uomo solo per fare quel tipo di lavoro.
E’ da escludere?
Sarà una gara difficile da interpretare. E’ sicuramente una gara estenuante, perché se dopo metà o anche prima ne rimangono 30-35, non so come si gestiscono 280 chilometri. Visto come sono come interpretano le gare adesso, allacciamoci le cinture…
E se a Parigi arrivano in pochi, si finisce allo sprint oppure la salitella di Montmartre può essere un trampolino per arrivare da soli?
Non è un muro di Grammmont o almeno è un muro di Grammont molto più dolce, diciamo come la prima parte fino all’inizio del tratto veramente duro, che a Parigi non c’è. Sono 900 metri con pendenza massima del 9 per cento. Però l’ultima volta lo fai dopo 270 chilometri e una fiammata di quei corridori più forti farebbe male. Con 5-6-7 secondi, si può pensare di arrivare. Non dovrebbe essere tanto caldo. Per le statistiche che ci ha fornito il CONI e che ho guardato, ad agosto la temperatura di Parigi può variare da 18 e 33 gradi, quindi è molto variabile. In questi giorni era particolarmente caldo, per esempio. Sono arrivato in certe tappe di fine Tour che non era caldo come ieri.
Che effetto fa a pensare di essere al lavoro per preparare le Olimpiadi?
Fa effetto! Io non sono mai riuscito a farle da corridore, quindi poterle fare da tecnico e guidare la nazionale italiana già da adesso è una grande emozione. Solo il fatto di aver preparato la valigia, averci messo la maglia, la bici, le telecamere, la GoPro e partire con gli altri tecnici… Mi sento già nel clima olimpico, anche se non l’ho mai vissuto in prima persona. Con gli stradisti non saremo al Villaggio, ain un hotel dalle parti di Versailles. Al Villaggio andranno i cronoman.
A Bennati corridore questo percorso sarebbe piaciuto?
Sarebbe stato un percorso veramente molto adatto alle mie caratteristiche, è molto veloce. Per fare un confronto con il mondiale di Glasgow dello scorso anno, che era tutto un rilanciare, qui nel finale lo fai davvero poco. Diventa un percorso fatto ad altissime velocità e la regola è sempre la solita: ci vogliono grandi gambe e grande condizione. Credo che le ultime Olimpiadi abbiano confermato il fatto che se un grande corridore esce bene dal Tour, diventa difficile da battere. Però ad esempio Van Aert e Alaphilippe faranno il Giro ed è pensabile che arriveranno comunque bene. Ci sono questi tre nomi da trovare, diciamo che adesso ho le idee un po’ più chiare.