Da Nibali e Pellizotti a Caruso e Tiberi. Quali analogie?

11.02.2024
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L’esperto e il giovane: è un leit motiv del ciclismo. Vincenzo Nibali ci ha raccontato di quando da neopro’ si ispirava a Franco Pellizotti o Ivan Basso. Di come in allenamento fosse in perenne battaglia con Danilo Di Luca… Oggi anche questo aspetto si è evoluto e la famosa chioccia si fa in altro modo. Tuttavia certe basi sono le stesse e permettono ai giovani che crescono accanto a grandi campioni di imparare più in fretta e di acquisire in breve sicurezze che per gli altri arrivano col contagocce.

Proprio Franco Pellizotti è l’anello di congiunzione del tema che stiamo per affrontare. Il friulano fu, come detto, un riferimento per Nibali e oggi alla Bahrain-Victorious si ritrova a dirigere la coppia italiana più rappresentativa in fatto di chioccia e allievo, vale a dire Damiano Caruso e Antonio Tiberi.

Franco, partiamo da quel Nibali di un tempo. Com’era?

Vincenzo era molto giovane. Ricordo quei primi ritiri sul Teide in cui per esempio a tavola mangiava esattamente come era abituato da ragazzino a casa. La pasta, il secondo, il dolce… Poi mi guardava e mi chiedeva perché magari non avessi mangiato il dolce. Faceva di testa sua, ma guardava. Rubava con gli occhi.

E in allenamento?

Tante volte quando facevamo la salita per ritornare in quota, lui andava via a tutta. Mentre noi salivamo del nostro passo o facevamo i lavori specifici. Allora gli dicevamo: «Vince, siamo qui per costruire, non per fare le gare. Siamo qui per fare una base». Col tempo anche lui ha capito. Ha seguito quest’onda e ha messo tutto in pratica.

Ma con i suoi tempi…

Esatto. Con quel pizzico di orgoglio… da vero siciliano! Capiva che magari non aveva ragione, ma non voleva ammetterlo sul momento. Però poi ci rifletteva su, si vedeva.

Chioccia e allievo oggi. Pochi giorni fa Covi, che vecchio non è, raccontava di come i giovani passino e già sappiano tutto su alimentazione e allenamenti…

In effetti è cambiato molto. I giovani, che spesso sono degli juniores, sono già mentalizzati e impostati con la vita del ciclista moderno. E anche per questo riescono subito a mostrare il loro valore. Tutto ciò li agevola in qualche modo. Io ricordo gli ultimi anni da professionista quando arrivò il nutrizionista. Okay, io ero sempre sul pezzo e mi piaceva ascoltare nuovi parerei, ma cambiare certi abitudini mi risultava difficile. Sembrava di rompere equilibri che davano certezze.

Caruso e Tiberi in ritiro in Spagna. Rispetto al passato in allenamento il giovane è meno esuberante e più ligio alle tabelle che in passato (foto @charlylopez)
Caruso e Tiberi in ritiro in Spagna. Rispetto al passato in allenamento il giovane è meno esuberante e più ligio alle tabelle che in passato (foto @charlylopez)
Era come se ci fosse un barriera?

Sì. Mi ricordo di Caruso al primo anno in cui anche lui ebbe a che fare col nutrizionista. Diceva: «No, io ho le mie modalità. So che la pasta in questo preciso momento mi fa bene…». Poi però, facendo delle prove, vedeva che in effetti c’erano dei miglioramenti. Si faceva delle domande e si dava delle risposte. Per un giovane questo scalino non c’è. Però magari peccano in altro, ma per quanto riguarda regole di vita da atleti e aspetti scientifici sono avvantaggiati.

Da Nibali e Pellizotti a Caruso e Tiberi: quali analogie ci sono?

Appena Tiberi è arrivato in Bahrain, lo abbiamo affiancato a Caruso, perché il ciclista non è solo mangiare e allenarsi bene. Ci sono tante altre cose. Magari prima di addormentarsi è meglio usare meno il cellulare e stare un po’ più su un libro. Saper recuperare meglio dopo una corsa. O il modo di stare in gruppo… 

Insomma quando prima dicevi che magari sbagliano altre cose…

Esatto. Magari in gruppo sprecano più energie perché sono nella posizione sbagliata, perché risalgono nel momento meno opportuno o non sfruttano gli altri corridori. Sono meno conservativi. E oggi questo serve ancora di più visto che, come detto, i ragazzi vengono direttamente dagli juniores o hanno un solo anno di under 23 sulle spalle, categorie dove comunque il modo di correre e di fare il ciclista è diverso.

Cosa intendi?

Che in quelle categorie corri due, tre, volte a settimana. Tra i pro’, specie per uno come Tiberi che predilige le corse a tappe, la cosa è differente. Va alla Ruta del Sol, poi sta a casa tre settimane e va alla Tirreno. E’ in quei periodi che deve imparare a gestirsi. Il recupero dopo la gara. La fase di allenamento, quella di avvicinamento alla corsa successiva. E anche se oggi sono seguiti a stretto giro dai coach, gli può mancare qualcosa in questo intermezzo. Ecco dunque che il vecchio in camera è fondamentale. Per un Tiberi avere un Caruso o un Poels come riferimento vuol dire molto, anche in allenamento. Ti fanno alzare l’asticella.

Damiano Caruso oggi può aiutare Tiberi, mostrando la sua esperienza e il modo di vivere con calma anche i momenti di maggior stress
Damiano Caruso oggi può aiutare Tiberi, mostrando la sua esperienza e il modo di vivere con calma anche i momenti di maggior stress
Asticella. A anche di questo abbiamo parlato. Nella pista italiana si crea un circolo virtuoso per esempio. Ganna fa da punto di riferimento a Milan. Milan a Moro… Che poi è Nibali che si confronta con Pellizotti. Serve dunque l’asticella in allenamento?

Serve l’asticella alta. Serve nella vita normale anche per chi va in ufficio. Se tu vuoi diventare il migliore o vuoi restare il migliore, quando qualcuno ti arriva vicino cerchi di fare di più e questo ti porta a crescere. Poi se sei in un ambiente il cui livello è medio, sarai un leader medio. Il confronto con i più forti ce l’hai, ma alle corse e a quel punto la frittata è fatta. Per questo è importante avere gente forte intorno, gente che tiene l’asticella alta. Il bello delle corse e dell’agonismo è questo: non è tanto la corsa in sé, ma prepararla giorno dopo giorno.

Però, Franco, è anche vero che per le chiocce non è facile tenere l’asticella alta. Oggi, e lo abbiamo detto, i ragazzini vanno forte come e più degli esperti. Tu all’inizio andavi più forte di Nibali, oggi Caruso come fa a mettere Tiberi alle corde?

Vero, età e recupero sono dalla parte di Antonio che magari su una salita secca è anche più forte di Damiano, ma poi c’è tutta la gestione dell’insieme e della corsa, specie se è a tappe. E capita spesso che il giovane non ottenga i risultati che potrebbe. Questo perché corre in modo più esuberante, risale il gruppo quando non dovrebbe, è più teso… Col passare dei giorni spreca energie, anche nervose, che poi magari non ha nel finale, mentre l’esperto sì.

Insomma, il ruolo di chioccia diventa ancora più “mistico”, più prezioso. E’ quasi un sapere nascosto?

E’ lo sporco lavoro che non si vede: sì, in qualche modo è così. Ma serve. E’ fondamentale. Pensiamo a Remco che spesso s’innervosisce, spreca energie e anche se è il più forte non vince.