La UAE punta la licenza Alé per sbarcare fra le donne

10.10.2021
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Un’accelerazione netta e il UAE Team Emirates compra la licenza WorldTour della Alé-BTC Ljubljana, anche se manca ancora l’ufficialità. Gianetti aveva preannunciato l’intenzione della squadra araba di entrare nel ciclismo femminile, ma aveva spostato tutto al 2023. Poi, su richiesta della proprietà, c’è stata un’accelerazione. Fra i motivi si può imaginare il prestigio di correre il primo Tour de France Femmes (di cui Marion Rousse è fresco direttore) con una squadra di donne.

Come vi spiegheremo nell’intervista che uscirà domattina, il primo sondaggio ha riguardato la Valcar-Travel&Service. La trattativa si è fermata davanti al fatto che il team di patron Villa non sia WorldTour e abbia poche ragazze straniere.

Gianetti ha vinto con Pogacar gli ultimi due Tour: con al sua UAE punta anche al femminile?
Gianetti ha vinto con Pogacar gli ultimi due Tour: con al sua UAE punta anche al femminile?

Passi veloci

Non sono molte le licenze WorldTour a disposizione e tutto sommato l’Uci sarebbe stata ben contenta che uno squadrone così grande provasse a guadagnarsela sul campo. La regola è chiara: chi opera già fra le donne parte avvantaggiato. Se ad esempio la Valcar-Travel&Service volesse o potesse (come voleva) entrare nel WorldTour, potrebbe accedere direttamente alla licenza. Se una squadra WorldTour maschile, che non ha mai svolto attività nel ciclismo femminile, volesse ottenerla, dovrebbe correre per un anno tra le continental. Come farà ad esempio nel 2022 la Cofidis. E solo allora, fatta la necessaria esperienza, potrebbe avere la sua licenza per la massima categoria. Evidentemente la UAE, poco avvezza a partire dal basso, non ha voluto aspettare e si è rivolta alla squadra di Alessia Piccolo, il cui mantenimento in vita è assicurato dalla sponsorizzazione di patron Zecchetto.

Contratti e mercato

La notizia girava nell’ambiente da un po’ e l’ha anticipata ieri Cyclingnews. In seguito a quella pubblicazione, tutti i membri della squadra hanno ricevuto un messaggio dalla manager Alessia Piccolo. Li avvertiva del fatto che non ci fosse ancora niente di ufficiale, che le trattative sono in fase avanzata e che saranno loro i primi a saperne qualcosa.

Le cose invece sarebbero piuttosto avanti. UAE ha chiesto di visionare tutti i contratti del team veronese e ha fatto sapere che almeno per il primo anno la struttura della squadra rimarrebbe quella attuale, con Fortunato Lacquaniti al timone e la necessità di definire un parco atlete all’altezza del nome che sta scendendo in campo.

E’ infatti da ridefinire il contratto di Marta Bastianelli, rientrata ieri dalla Gran Bretagna: il vero pezzo forte del mercato. E’ in arrivo Sofia Bertizzolo. Confermata Mavi Garcia (foto di apertura dopo la vittoria all’Emilia), che potrebbe essere l’asso della manica del team: una delle poche in grado di contrastare Annemiek Van Vleuten nel primo Tour de France Femmes. Mentre Marlen Reusser, argento nella crono a Tokyo e campionessa europea di specialità, è passata alla SD Worx.

Bastianelli, qui vincente al Women’s Tour, è in fase di rinnovo del contratto
Bastianelli, qui vincente al Women’s Tour, è in fase di rinnovo del contratto

Colnago e DMT

Se l’assetto tecnico della squadra parrebbe dunque identico all’attuale, poiché nessuno all’interno del team maschile ha esperienza di ciclismo femminile, nulla vieta di pensare che dal 2023 Gianetti possa darle l’impronta voluta, dopo averla osservata per un anno.

Quel che appare ormai certo è che cambierà il nome e cambieranno le divise, la cui grafica è già pronta. La squadra non correrà più su bici MCipollini passando a Colnago, mentre resterebbero fedeli all’attuale gestione le calzature DMT, di proprietà dello stesso Zecchetto.

Il movimento femminile cresce ancora, l’Italia – se ogni cosa sarà confermata – perderà la sua unica squadra WorldTour. L’incartamento è sui tavoli dell’Uci, tutto sembra avviato nella giusta direzione. Allo stesso modo in cui un semplice cavillo potrebbe complicare il discorso. Resta la grande professionalità del gruppo veneto, autentico riferimento nella produzione di abbigliamento, calzature e bici, cui attingono squadre professionistiche e federazioni internazionali. Non dimentichiamo infatti che Alaphilippe ha vinto il mondiale vestito con capi Alé e Pogacar anche ieri al Lombardia continuava a spingere sulle sue scarpe DMT.

Pogacar, un solo colpo, ma giusto per vincere il Lombardia

09.10.2021
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Doveva solo decidere dove e quando, anche se non tutti pensavano che stavolta fosse forte abbastanza. Nell’anno dei vincitori debuttanti, dopo Colbrelli alla Roubaix, Tadej Pogacar si porta a casa il Giro di Lombardia con un’azione delle sue. Tutti aspettavano Roglic dopo le prove all’Emilia e al Gran Piemonte, ma forse a fine stagione si fa meglio a dosare le forse per giocarsi tutto sul bersaglio grande.

«Non so lui – dice il giovane sloveno – nel mio caso non direi che in quelle corse ho cercato di risparmiarmi. Semplicemente i brutti giorni possono capitare. Io ho sempre cercato di fare il massimo. Non sapevo cosa sarebbe successo qui oggi…».

Dopo l’arrivo è crollato sull’asfalto, sfinito e incredulo
Dopo l’arrivo è crollato sull’asfalto, sfinito e incredulo

Da Como a Bergamo

Il Lombardia da Como a Bergamo è sempre un boccone faticoso da masticare, pur riconoscendo il valore di tornare con una simile festa nella Bergamo straziata dal Covid. Sapevamo che sarebbe stato bello, ma forse la corsa avrebbe diritto ad un’identità più precisa, che renda possibile comparazioni e racconti incrociati. Non è forse vero che fra tutte le prove monumento, questa sia la sola che cambia spesso percorso e salite?

Ci arrivi a fine stagione, come quando alla fine di un lungo viaggio vai a sederti nella trattoria di sempre. Solo che invece di trovare i piatti e i sapori che rendono classico quell’appuntamento a tavola, un giorno scopri un menù totalmente diverso. Il cuoco è bravo, non mangerai male. Ma è innegabile che per un po’ dovrai convivere con la sorpresa.

Davvero strano il Ghisallo in partenza e percorso al contrario…
Davvero strano il Ghisallo in partenza e percorso al contrario…

Un bel momento

Mancavano 36 chilometri all’arrivo, quando Pogacar ha colto l’ispirazione ed è partito. In quei frangenti è questione di attimi. E se dal gruppetto di testa sul passo Ganda va via Pogacar, uno come Alaphilippe deve seguirlo: non fare calcoli o pensare che si rialzerà. Pogacar non attacca mai a vanvera. Invece il campione del mondo ha esitato, forse non avendo le gambe per fare diversamente. E così nella scia dello sloveno si è lanciato Fausto Masnada, che le strade qui intorno le conosce molto bene, visto che ci è nato.

«Era già da un po’ – racconta Pogacar – che Formolo e Majka venivano a chiedermi cosa avremmo fatto, ma onestamente fino all’ultima salita non ne avevo idea. In quel momento invece mi è venuta l’idea di capire come stessero gli altri e ho provato. E’ stato un bel momento. Sapevo dov’ero e cosa stavo facendo.

«E anche quando Masnada ha smesso di tirare, ho capito che non potevo costringerlo. Alla radio sentivo i vantaggi, sapevo di dover andare il più regolare possibile e poi fare la salita finale al massimo. Mentre allo sprint… Poteva anche rimontarmi, ma sapevo che potevo giocarmela».

Nel 2022 un altro Tour

I paragoni si rincorrono e tutto sommato viene da chiedersi a cosa serva chiedere e cosa ci si aspetta che risponda quando gli dici che solo Coppi e Merckx prima di lui hanno vinto nello stesso anno il Tour e due prove monumento. Nel suo caso la Liegi e il Lombardia.

Le misteriose gomme azzurre della Jumbo? Ce le spiega Vittoria
Le misteriose gomme azzurre della Jumbo? Ce le spiega Vittoria

«Mi piace correre – dice col massimo candore – mi piacciono le classiche e le corse a tappe, che per certi versi sono più interessanti. Fare paragoni è difficile. Alla storia francamente non ci penso. Quello che mi piace fare è andare sulla mia bici, godermi il momento e non pensare a cosa farò da grande. Il mio sogno è godermi il ciclismo più che posso. E quando tutto questo finirà, cercherò altri obiettivi. Ma non è ancora il momento.

«Presto si parlerà di programmi per il prossimo anno e sarà composto da grandi corse, ma non dal Giro. Mi piacerebbe fare Giro, Tour e Vuelta. Ma è impossibile fare tutto e l’anno prossimo l’obiettivo principale sarà nuovamente il Tour».

Pensiero a Peiper

Chi sperava di vederlo al Giro, avrà ora un brutto colpo. La sensazione è che l’italianità supposta della Uae, in cui ci ostiniamo a vedere le vestigia della Lampre, sia ormai tramontata da un pezzo. Per cui il fascino immenso del Giro, che da italiani sentiamo forte e a suo modo sacro, non attacca in un corridore che non preoccupandosi (giustamente) di entrare nella storia, forse non sa neanche troppo bene chi sia quel Coppi cui ci si ostina a paragonarlo. Ma l’ultimo pensiero per Allan Peiper è pieno di delicatezza.

«Lo conobbi anni fa – dice – alla corsa di Cadel Evans in Australia. Poi abbiamo iniziato a collaborare e abbiamo vinto insieme il Tour. Gli auguro tutto il meglio e di portare avanti la sua lotta».

Il tecnico australiano del UAE Team Emirates sta lottando contro un cancro e le sue apparizioni nel ciclismo sono sempre più rare. Nel parlare di lui, il pacifico Tadej Pogacar è parso commuoversi.

Pogacar, le gambe e la testa per vincere il Lombardia

06.10.2021
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Il problema è la testa, diceva ieri Pogacar sorridendo. La Tre Valli Varesine gli ha ridato morale, in una ripresa dopo le Olimpiadi che, fatto salvo il quinto posto agli europei, lo ha visto faticare più del solito. E ci sta, il mito degli uomini inscalfibili e sempre al massimo richiede di una revisione quanto mai necessaria.

«La gamba è buona – ha spiegato lo sloveno – e la condizione cresce, ma in certi giorni la mente va girando nei campi lungo le strade e le giornate possono essere molto buone o davvero pessime. Il Giro dell’Emilia, (vinto dall’amico Roglic, ndr) è capitato in una giornata bruttissima. Ieri, nella Tre Valli Varesine di De Marchi, le cose sono andate decisamente meglio. Alla fine di una stagione così lunga, sono cose che possono succedere».

Alla partenza dagli stabilimenti Eolo di Busto Arsizio, con la voglia di fare la corsa
Alla partenza dagli stabilimenti Eolo, con la voglia di fare la corsa

Corsa d’attacco

A Varese lo sloveno ha attaccato, ci ha messo la faccia anche se la giornata era pessima. Forse per abituarsi a un clima di fine stagione che non promette grossi miglioramenti.

«E’ stata una giornata davvero dura – ha commentato dopo l’arrivo e dopo essersi infilato nei panni finalmente asciutti – ha piovuto per tutto il giorno e come squadra abbiamo cercato di renderla dura. Avevamo Formolo davanti, abbiamo fatto secondo e terzo. Ma per come è andata la corsa, possiamo essere soddisfatti».

Al Giro dell’Emilia le gambe c’erano, non così la testa. Per Pogacar, corsa da dimenticare
Al Giro dell’Emilia le gambe c’erano, non così la testa. Corsa da dimenticare

Test a fondo

L’autunno in arrivo sta mettendo a dura prova i ragazzi fenomenali della primavera e dell’estate. Lo stesso Pogacar, come Van Aert e Van der Poel, inizia a pagare la fatica, ma come loro non tira i remi in barca. Quello che colpisce di lui, al di là dei modi gentili di cui ha parlato nei giorni scorsi Gilbert, sono la lungimiranza e la professionalità.

La prima messa in mostra ad esempio con la partecipazione ai mondiali della crono: non perché avesse velleità di vittoria, al netto del sensazionalismo, ma per mettere a punto le fasi di un esercizio che gli tornerà utile nelle corse a tappe. La seconda messa in mostra anche ieri, con un correre senza risparmiarsi.

«Ci siamo messi alla prova – dice riferendosi a tutto il team – ho dato il meglio, sapendo di avere davanti ancora la Milano-Torino e poi il Giro di Lombardia. Sabato spero di stare bene e che sia una giornata buona. Dovrò concentrarmi perché la testa sia al suo posto. Davvero ci sono giorni che va per i fatti suoi. La stagione è stata impegnativa, è più difficile tenere la concentrazione che la condizione».

Meglio in fuga

Anche lui si è accorto, essendo peraltro uno dei principali artefici di tanti attacchi, che le corse si decidono sempre più spesso con azioni da lontano.

«In parte è vero – ha detto Pogacar prima di andare – anche se sulle strade di ieri alla Tre Valli, piene di su e giù e tante curve e soprattutto col bagnato, era più sicuro stare in fuga che restare in gruppo a sentire freddo e correre rischi. In ogni caso la tendenza ad attaccare da lontano c’è ed è molto interessante».

Difficile immaginare come correrà al Lombardia, che con il nuovo percorso strizza effettivamente l’occhio ad attacchi garibaldini. Si può essere certi che se quel giorno la testa sarà forte al pari delle gambe, prima di andare in vacanza, Tadej un ultimo colpo proverà a darlo.

Da professore ad alunno. Covi a lezione da Valverde

30.09.2021
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Dal dare lezione alla Nove Colli, al prenderla da Valverde al Giro di Sicilia: è la strana settimana di Alessandro Covi, che in questo intermezzo ha anche compiuto gli anni. Il simpaticissimo corridore della Uae, a Caronia, terza frazione della corsa siciliana, è arrivato secondo ad un passo dall’eterno spagnolo.

Alejandro Valverde in testa al gruppo: appena 40 giorni fa il murciano si fratturava la clavicola destra alla Vuelta
Alejandro Valverde in testa al gruppo: appena 40 giorni fa il murciano si fratturava la clavicola destra alla Vuelta

A lezione da Valverde

«Alla fine Valverde è un campione – ha commentato Covi – si sa…. E’ quasi un onore arrivare secondi dietro di lui, ma io voglio il mio primo successo da professionista e mi spiace essere arrivato ancora secondo. Magari ci riesco da qui a fine stagione».

Alessandro è già alla terza piazza d’onore dopo quella della tappa di Montalcino al Giro e quella del Giro dell’Appennino. Ma lui non molla, non perde grinta e sorriso. E almeno si può consolare con la maglia di miglior giovane.

«Io ero designato per fare la volata, nonostante l’ultima salita fosse difficile. Avrei dovuto risparmiare energie. Mi hanno detto di stare a ruota di Valverde e… ho rispettato le consegne fino alla fine. Non l’ho passato neanche sull’arrivo!».

Il Giro di Sicilia sta attraversando paesaggi unici
Il Giro di Sicilia sta attraversando paesaggi unici

Niente scuse

«Il discorso – riprende Covi – è che nel finale c’erano molte curve e questo stando dietro non mi ha agevolato nella rimonta. Valverde è partito lungo ed è stata la cosa giusta da fare. Io non sono riuscito a spingere al massimo per rimontare. Sapevo che c’erano delle curve, certo non conoscevo esattamente il percorso, ma neanche Alejandro lo conosceva. E’ stato più bravo. Peccato perché la gamba c’era».

Covi parla di una buona condizione psicofisica. Dice che da dopo il Giro la sua forma non è mai calata. Ha avuto qualche occasione per cogliere un risultato personale e altre in cui ha lavorato per il team. Ma dice anche che di testa c’è eccome.

«Sì la testa c’è, per me fino all’ultima gara è come se fosse la prima. Correre non mi pesa, non sono stanco. Finito il Giro di Sicilia farò: Bernocchi, Tre Valli, Gran Piemonte e le due gare in Veneto».

Un pro’… “prof”

Ma prima di chiudere torniamo sulla Nove Colli. Davvero in qualche modo Covi lì ha dato, seppur indirettamente, lezione. Era con il gruppo di testa e mentre loro erano lì a scornarsi lui faceva i video e le storie per i social.

«Facevo i video ma faticavo! Devo dire che i primi andavano forte. Differenze? Beh, non sono abilissimi nell’andare in bici, ma a livello di potenza non solo così lontani. Diciamo che il primo degli amatori in salita può tenere un velocista.

«Cosa mi ha colpito della Nove Colli? Una bella festa: 11.000 e passa persone, basta questo a farti capire di che cosa si tratta. Io mi sono divertito!».

Valerio Conti: «Il Matteotti? Non bisogna attendere»

18.09.2021
4 min
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Pensate, domani il Trofeo Matteotti festeggia la sua edizione numero 74. E’ un’altra delle classiche storiche del nostro Paese. Si corre nel cuore dell’Abruzzo, a Pescara, un lungo “ping-pong” tra mare e colline. Un circuito non facile.

«E quando c’è di mezzo la parola circuito non è facile a prescindere. Basta un po’ di salita e un po’ di discesa per renderli complicati», ci dice il campione uscente, Valerio Conti. E proprio con il laziale andiamo a “scoprire” questa gara, che quest’anno vedrà davvero un bel parterre. Al via infatti ci sarà gente del calibro di Sonny Colbrelli e Diego Ulissi.

Conti vince l’anno scorso precedendo Rubio e Savini
Conti vince l’anno scorso precedendo Rubio e Savini

Serve intelligenza

«Il Matteotti è una grande classica italiana. E prima lo era ancora di più – spiega Conti – Oggi purtroppo ha perso qualcosa come tutte le altre nostre gare di un giorno, ad eccezione di Sanremo e Lombardia. E proprio l’anno scorso venne fuori una corsa tosta, perché si fece in piena estate e faceva caldissimo. Quest’anno dovrebbe essere un po’ più agevole, almeno da questo punto di vista. Non è una gara per velocisti, anche se su carta non è durissima. E’ adatta ai colpi di mano e ogni momento può essere decisivo. Serve intelligenza. Devi capire il momento giusto per partire.

«Per me non puoi attendere. Ci sono tanti scatti e ognuno potrebbe essere quello buono, quindi meglio stare davanti, sempre davanti… che dover rincorrere. Io l’anno scorso per esempio ho giocato d’intelligenza. In un tratto in discesa, mentre nessuno si sarebbe mosso perché si aspettava la salita finale, sono scattato. Ho anticipato. Poi sono stato bravo a tenere in salita».

Il circuito pescarese misura 15 chilometri e sarà da ripetere 13 volte
Il circuito pescarese misura 15 chilometri e sarà da ripetere 13 volte

Circuito nervoso

Il percorso misurerà 195 chilometri per 1.950 metri di dislivello. E’ il classico circuito di Montesilvano, quindi due “strappate” in successione e planata su Pescara.

«Non c’è una salita vera e propria – riprende Conti – sostanzialmente c’è uno strappo di un paio di chilometri seguito da una breve discesa, ma davvero corta. Poi altri 500 metri di salita con un tornante a destra molto impegnativo. Se fosse una tappa di un Giro, magari con i team che controllano e un certo modo di correre, si potrebbe anche pensare ad un arrivo in volata, ma in una gara di un giorno e senza squadre che hanno lo stesso obiettivo, la vedo dura. Di solito si creano tanti gruppetti ed è una di quelle poche corse in cui il team non è così fondamentale, ma sei tu che devi stare attento. La corsa si può decidere già a 50 chilometri dall’arrivo».

I gruppetti di cui parlava Conti…
I gruppetti di cui parlava Conti…

Tra passato e futuro

Mentre parlavamo, Conti si trovava al Giro del Lussemburgo. Ieri aveva finito da poco la sua cronometro e buttava un occhio su quel succedeva. Per esempio ci aveva raccontato in diretta della caduta di Mollema.

«Se penso all’albo d’oro di chi ha vinto il Matteotti è incredibile – conclude il romano – Lo vincevano i più forti, anche stranieri. E’ una corsa che conoscevo molto, anche per nome. Anche più di un Pantani o di una Coppa Sabatini e sono stato molto contento di averci preso parte e di averla vinta».

E a proposito di storia e di passato, queste sono le ultime gare di Conti con la maglia della UAE. A fine stagione infatti lascerà questo team con il quale di fatto ha militato sin dal suo passaggio tra i pro’, nel 2014, quando il sodalizio si chiamava ancora Lampre. Ma Valerio è comunque sorridente, perché ha già un contratto in tasca e resterà nel WorldTour. La sua destinazione sarà svelata ai primi di ottobre.

Manta Mips, il casco di Met dedicato alla velocità

16.09.2021
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Met presenta il suo casco, il Manta Mips, pensato per l’utilizzo su strada, triathlon e per l’inverno. L’azienda, ormai da anni insieme al UAE TEAM Emirates e guidata dai consigli dei suoi atleti, ha prodotto un modello adatto a tutti i ciclisti. Le aree di interesse sono molteplici: aerodinamica, sicurezza, vestibilità ed ultimo, ma non meno importante, lo stile.

Dettaglio del casco Manta nella versione nera con sfumature rosse, le aperture posteriori sono studiate per evitare l’effetto drag
Dettaglio del casco Manta nella versione nera con sfumature rosse, le aperture posteriori sono studiate per evitare l’effetto drag

Sicurezza maggiore

Il casco è il primo accessorio a cui si pensa quando si nomina la parola sicurezza e Met lo sa bene. Infatti, il Manta Mips è dotato dei migliori sistemi di protezione per il ciclista. La Mips-C2 è una tecnologia che permette al casco di scivolare in caso di caduta reindirizzando la forza di rotazione, principale causa dei traumi cranici. Infatti, l’atleta non rotolerà, esponendo la parte della testa non protetta dal casco, ma scivolerà via sull’asfalto.

Solamente due aperture anteriori per avere il miglior coefficiente di penetrazione alare possibile.
Solamente due aperture anteriori per avere il miglior coefficiente di penetrazione alare possibile.

Aerodinamica all’avanguardia

Il Manta Mips è un casco molto più estremo dei predecessori in quanto è studiato per avere un taglio molto aerodinamico. Ha pochissime prese d’aria ma estremamente funzionali, soprattutto quelle frontali che sono chiamate a fendere l’aria. Infatti se ne contano solamente due frontali e una superiore che serve per mantenere stabile la temperatura interna del casco.

Il disegno del casco è molto lineare poiché delle geometrie troppo aggressive aumenterebbero l’effetto drag: un disturbo aerodinamico derivante dalle correnti d’aria che, se tagliate in maniera troppo netta, creano dei vortici producendo così un maggiore attrito.

Pratico e comodo

Il casco di Met ha una chiusura migliorata con un cinturino a 360 gradi che toglie punti di pressione dal cranio prolungando l’indossabilità. Inoltre, dispone di una fibbia metallica per facilitare l’allacciatura e due fori per facilitare il posizionamento degli occhiali.

La colorazione di lancio è un rosso metallizzato ispirato alla livrea del UAE Team Emirates. Disponibile in altre cinque colorazioni: nero con inserti rosso lucido, nero con inserti gialli e nero con inserti blu, bianco con inserti neri e total black.

met-helmets.com

Marcato 2021

Marcato chiude dopo 17 anni, ma ha molto da dire

05.09.2021
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Il 2021 di Marco Marcato è stato davvero un calvario. Io suo ruolino di marcia dice che aveva iniziato anche in maniera sostenuta, con ben 6 gare nel periodo delle classiche del Nord, poi è arrivato il Tour of the Alps e dopo del corridore di San Donà di Piave si sono perse le tracce, fino a ritrovarlo al Giro di Polonia. Era giusto capirci qualcosa, ma le parole che Marco ci ha confidato vanno oltre quello che ci aspettavamo…

«Ad aprile ho avuto un episodio di aritmia e mi sono dovuto sottoporre a un piccolo intervento di ablazione per fibrillazione atriale – racconta Marcato – sono rimasto fermo oltre un mese per poi riprendere piano piano, alla fine ero tornato a “riveder le stelle” in Polonia ma ho avuto un altro caso e d’accordo con medico e società abbiamo deciso di chiudere la stagione e conseguentemente la carriera».

Marcato Nord 2021
Marcato alla Bredene Koksijde Classic 2021, chiusa al 27° posto. In Belgio il trevigiano vanta il posto d’onore al Giro di Vallonia 2010
Marcato Nord 2021
Marcato alla Bredene Koksijde Classic 2021, chiusa al 27° posto. In Belgio il trevigiano vanta il posto d’onore al Giro di Vallonia 2010
Quindi non ti vedremo più in giro?

Non come ciclista professionista, ma non è una decisione causata dai problemi fisici, avevo già detto a inizio stagione che sarebbe stata l’ultima, ho fatto 17 anni di professionismo e credo possano bastare… certamente non avrei voluto chiudere così, non era il finale che mi aspettavo, ma bisogna anche saper accettare quel che arriva, la salute viene prima di tutto, solo che avrei voluto chiudere bene, magari partecipando al Giro del Veneto che passava sotto casa mia. Lo guarderò…

Il problema che hai avuto al cuore che conseguenze ha nella vita di tutto i giorni?

Nessuna ed anzi vorrei ringraziare il Dott.Alessandro Zorzi e tutto lo staff dell’Ospedale di Padova per tutto l’appoggio che mi hanno dato. E’ frutto dello stress psicofisico della mia attività, abbassando i livelli tutto torna alla normalità. Anche adesso non è che ho smesso di andare in bici, ma fatto in tranquillità.

E ora, che cosa succede nella vita di Marco Marcato?

Continuerete a vedermi in giro, questo è sicuro… Sono già d’accordo con il team (la Uae Team Emirates, ndr) che mi ha supportato in tutto e per tutto e che mi ha offerto di continuare a lavorare nella struttura. Si apre un altro capitolo, tutto da scoprire.

Marcato Uae 2021
Alla Uae dal 2017, Marcato resterà nello staff della squadra in un ruolo da definire
Marcato Uae 2021
Alla Uae dal 2017, Marcato resterà nello staff della squadra in un ruolo da definire
Che cosa vorresti fare?

Mi piacerebbe molto lavorare con i giovani: ho visto negli ultimi anni come la mia esperienza sia stata sempre fonte di consigli da parte dei ragazzi, degli ultimi arrivati in squadra e vorrei continuare su questa strada, rendermi utile per agevolare chi fa il passaggio di categoria che non è sempre facile.

Dovendo fare un consuntivo di 17 anni di attività?

Posso ritenermi più che soddisfatto, avendo preso tanto da questo mondo al quale spero di aver restituito. Ho iniziato con tante aspettative, correndo anche da leader e prendendomi le mie soddisfazioni, soprattutto nelle corse del Nord che esaltavano le mie caratteristiche, poi ho capito che potevo ritagliarmi un ruolo più stabile stando nell’ombra e alla fine devo dire che chiudo in ampio attivo.

Quanto è cambiato il ciclismo in questi 17 anni?

Enormemente, due mondi completamente differenti. Io passai che non sapevo neanche che cosa fossero cardiofrequenzimetro e watt, oggi invece vedi ventenni che arrivano subito al top, lavorano come professionisti. Io posso dire di aver trovato la vera maturazione intorno ai 27-28 anni, adesso i tempi sono enormemente abbreviati. Si va sempre di più verso un ciclismo specialistico nel quale si va sempre a tutta, tanto che ci si comincia ad allenare già a metà ottobre quand’io cominciavo a metà dicembre…

Marcato Tours 2012
La vittoria più prestigiosa di Marcato, la Parigi-Tours 2012. L’anno prima era giunto secondo
Marcato Tours 2012
La vittoria più prestigiosa di Marcato, la Parigi-Tours 2012. L’anno prima era giunto secondo
Malori parlava di vietare il consulto dei watt in corsa, per rendere le gare un po’ più soggette all’inventiva. Sei d’accordo?

E’ come con l’introduzione dell’elettronica nella Formula 1. Dà grossi vantaggi, ma viene meno l’istinto del campione, è così anche nel ciclismo, ma non solo per i watt, anche per le radioline, che sicuramente sono utili per la sicurezza, ma appiattiscono un po’ le corse. Io sarei per togliere i potenzimetri e utilizzare le radio solo su un canale a disposizione dell’organizzazione per comunicazioni legate alla sicurezza. Credo che così ci sarebbe molto spettacolo in più e si vedrebbero azioni diverse.

Qual è stato il momento più bello della tua carriera?

Dal punto di vista personale la vittoria alla Parigi-Tours del 2012, iscrivere il mio nome in un albo d’oro così prestigioso è stato qualcosa di magico, ma come emozioni, quello che mi è rimasto nel cuore è stato l’arrivo ai Campi Elisi dello scorso anno, con Pogacar in maglia gialla. Per com’era arrivata, per tutto il lavoro che avevamo sostenuto in squadra, l’abbiamo sentita tutti un po’ nostra, mi sono sentito parte di quell’impresa.

Trentin, l’ultima imboscata prima degli europei

01.09.2021
5 min
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Forse per fare un regalo a Jakobsen che compiva 25 anni, ieri quasi tutte le squadre si sono rassegnate all’arrivo in volata. Non che le alternative fossero infinite, ma quando il UAE Team Emirates ha aperto il gas, si poteva provare a dargli una mano. Una bella imboscata e via. La Deceuninck-Quick Step era rimasta indietro e con un po’ di collaborazione si poteva se non altro appesantire le gambe del velocista più forte del gruppo.

Trentin ci ha provato ed è per questo che in serata non aveva poi troppi rimpianti, se non quello per la vittoria che ancora non arriva e che alla vigilia degli appuntamenti più caldi come europei e mondiali, gli darebbe le sicurezze necessarie. 

Terzo nella volata di ieri e tanti auguri a Jakobsen che compiva 25 anni. L’imboscata nel finale è andata male
Terzo nella volata di ieri e tanti auguri a Jakobsen che compiva 25 anni. L’imboscata nel finale è andata male
Stai facendo delle prove generali o volevi davvero battere Jakobsen in un testa a testa?

Bè dai, se riuscivo a batterlo non era male. E’ ovvio che se lo porti di in volata, poi diventa difficile. Stiamo parlando di uno di quelli che hanno più watt in assoluto. Ho preso la ruota di Meeus, ma più di un terzo posto non si poteva fare. Ci ha lasciati lì…

Forse si poteva provare ad anticiparlo…

Infatti siamo l’unica squadra che ci ha provato (quasi ringhia nel dirlo, ndr), gli altri se ne sono un po’ fregati. Abbiamo dovuto muoverci da lontano perché era l’unico punto dove si poteva fare. Poi però quando il vento è girato e ce lo siamo trovato in faccia, nessuno ci ha dato una mano. Magari si poteva fare qualcosa, lo si poteva stancare un po’. E infatti lui su quell’imboscata era rimasto indietro.

Come stai?

Sono stanco, ovvio, ma sto bene. Manca sempre la vittoria, però vedo che comunque sia di gambe che anche mentalmente sto sempre meglio. Vediamo il bicchiere quasi pieno, insomma…

Cassani ha dato i nomi per gli europei ed è chiaro che da te si aspetti qualcosa…

Vediamo, perché sicuramente a Trento la corsa viene molto dura, quindi bisognerà correre bene e riuscire a fare le cose come Dio comanda. E’ impegnativa per il circuito e perché prima c’è il Bondone, non ho mica capito qual era l’intenzione, però fa lo stesso. E c’è un sacco di salita prima, quindi comunque in generale verrà dura… 

Con Cimolai prima che si ritirasse: il friulano poteva essere un’ottima spalla per gli europei
Con Cimolai prima che si ritirasse: il friulano poteva essere un’ottima spalla per gli europei
Troppo dura per te, oppure per un buon Trentin è possibile fare bene?

Posso fare bene. Il circuito si farà sentire, perché la salita dura intorno agli 8 minuti, qualcosina meno. E poi ne hai altri 23-24 per fare il giro, quindi comunque ogni 20 minuti sei sotto e ricominci a salire. Sicuramente si farà sentire. La discesa è da spingere, quindi in realtà se stai a ruota recuperi…

Hai in testa più gli europei o il mondiale?

Il mondiale è molto più adatto a me e non a uno scalatore. Mentre all’europeo uno scalatore un po’ scaltro può far bene. Uno come Pogacar non aspetterà la volata, poco ma sicuro. Va sempre forte, ma a Plouay ha un po’ picchettato anche lui.

Siete compagni di squadra, vi allenate mai insieme a Monaco?

No, perché lui esce troppo tardi. Può permetterselo, non ha figli.

Il fatto di correre in casa cambia qualcosa, accende qualche lampadina in più?

Non lo so, ci tengo di sicuro. La salita la conosco parecchio bene, visto che era la strada che facevo due volte al giorno in pullman per andare a scuola. Quindi essendo vicino a casa, fa sempre piacere.

A Glasgow nel 2018, Matteo vince l’europeo con volata tirata da Cimolai, che finisce quinto
A Glasgow nel 2018, Matteo vince l’europeo con volata tirata da Cimolai, che finisce quinto
Ci sono altre tappe possibili alla Vuelta?

Adesso arrivano solo tapponi, domani e dopodomani (oggi e domani per chi legge, ndr) la vedo proprio dura. Poi c’è venerdì, una tappa in cui però dovrebbero allinearsi i pianeti in maniera importante. Diciamo che non la tiro fuori del tutto, ci provo. Poi se va, bene. Sennò pazienza. E’ stata la Vuelta con più volate in assoluto degli ultimi tempi e con più tappe piatte. Se togliamo quella che ha vinto Cort Nielsen, che siamo arrivati in pochi davanti, non ci sono state tante tappe da pensare che arriva il gruppetto. 

Nei prossimi giorni si lavora per la squadra o si salva la gamba?

Vediamo un pochino com’è la situazione. E’ ovvio che adesso parte un’altra Vuelta, perché nei prossimi 4-5 giorni c’è più salita che nelle due settimane precedenti. Tolti quelli di classifica, bisogna vedere che tipo di corridore sei e come stai. A me per esempio fa anche bene tenere duro sulle salite. E’ ovvio che non devo esagerare, bisogna sapere quel che si sta facendo, bisogna conoscersi. Non è detto neanche che faccia davvero bene stare sempre nel gruppetto per tutta la settimana, perché qua il tempo massimo è infinito e quindi il rischio è che fai anche poca fatica. Dipende da quello che stai cercando. Se sei messo come un aratro, è bene mollare prima. Altrimenti si può sempre pensare di migliorare.

A fine settembre, sul percorso dei mondiali, ritroverà invece strade che gli si addicono di più
A fine settembre, sul percorso dei mondiali, ritroverà invece strade che gli si addicono di più
Tu cosa cerchi?

Adesso come adesso sto bene, quindi mi serve tenere il fisico un po’ impegnato.

Dopo la Vuelta, vai diretto in Trentino o ti fermi a Monaco?

No, vado a casa, fatemi vedere i bambini qualche volta (ride, ndr). Si poteva pensare di portarli dai nonni, ma lunedì cominciano le scuole e il grande va alle elementari. Sono curioso, gli piace quando gli spiegano le cose. Fa la scuola in francese e lo parla già meglio di me.

Com’è il tuo francese?

Lo parlo abbastanza. Diciamo che mi capiscono tutti a parte francesi, che come sempre ti rispondono storcendo il naso finché non gli dai la pronuncia perfetta. Adesso vado a riposarmi un po’, avete visto il profilo della prossima tappa?

Pogacar riaccende il motore, ma a Plouay è una faticaccia

30.08.2021
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Il bimbo d’oro ha riattaccato il numero sulla schiena ed è tornato a giocare con la sua Colnago. Lo ha fatto a Plouay con il sorriso sulle labbra e le gambe dure dopo un mese senza correre. Vedere Pogacar chiudere una classica come quella a sei minuti dai primi potrebbe suonare strano, ma il bello dei suoi 22 anni sta soprattutto nella schiettezza con cui spiega le cose.

«Sapevo di non poter avere una grande condizione – ha detto lo sloveno (in apertura alla partenza della gara di Plouay) – perché a casa ho festeggiato il Tour. Ho mollato la bici per una settimana, quindi ho ripreso ad allenarmi gradualmente. Un po’ ho pedalato e un po’ mi sono goduto l’estate».

Ha conquistato il secondo Tour a 22 anni, questa volta dominandolo per due settimane
Ha conquistato il secondo Tour a 22 anni, questa volta dominandolo per due settimane

Alla larga dalla fama

In questa sua dimensione di Re Mida che rende d’oro ogni corsa che tocchi, si percepiscono lo stupore e il desiderio di normalità, probabilmente l’unica difesa da una fama che gli è arrivata addosso come un treno.

«La gente mi riconosce – ha detto sabato durante una videoconferenza – ma io non mi ritengo una star dello sport, sono solo un corridore. Sto vivendo il mio sogno, che è fare quello che amo. Corro in bici e mi riesce bene. Ho un grande sostegno dalla mia ragazza, la mia famiglia e i miei amici. Abbiamo trascorso un bel periodo insieme e dopo le corse, è solo questo ciò di cui ho bisogno».

Prima di Plouay, l’ultima corsa erano state le Olimpiadi, corsa senza freni a disco. Alle sue spalle, Damiano Caruso
Prima di Plouay, l’ultima corsa erano state le Olimpiadi, corsa senza freni a disco

Obiettivo Giro e Vuelta

La squadra lo ha tolto dal mercato per i prossimi cinque anni, offrendogli un rinnovo principesco fino al 2027 con una clausola rescissoria così alta da provocare le vertigini. In questo panorama di pochi atleti capaci di vincere i grandi Giri, aver messo in cassaforte il talento di Pogacar permetterà a Gianetti e Matxin di costruire un UAE Team Emirates al limite dell’invincibile, se non altro nelle corse in cui potranno schierare il team migliore. Pogacar da parte sua vive tutto con la spensieratezza del ventenne e un esaltante senso di libertà.

«Per mia fortuna – ha detto – posso essere competitivo in tante corse diverse, alcune che ancora non ho mai provato. Voglio mettermi alla prova. Di sicuro mi piacerebbe vincere gli altri grandi Giri, specialmente il Giro e la Vuelta. Mentre per il resto della stagione, staremo a vedere. Andremo avanti di corsa in corsa, cercando di fare bene e di tirare fuori il meglio ogni volta».

Ha ripreso ad allenarsi poco prima di rientrare a Plouay, puntando a un bel finale (foto Instagram)
Ha ripreso ad allenarsi poco prima di rientrare a Plouay, puntando a un bel finale (foto Instagram)

Da Trento al Belgio?

Dopo Plouay, il suo programma prevede la partecipazione agli europei di Trento, il cui circuito in salita potrebbe strizzargli l’occhio. Invece non è dato di sapere se Pogacar faccia parte del contingente sloveno per il mondiale, su di un percorso che forse non gli si addice molto. In attesa che la federazione slovena comunichi il nome del nuovo selezionatore (che a detta del nuovo presidente Mardonovic potrebbe essere ancora il dimissionario Hauptman), è difficile pensare che un Pogacar in forma venga lasciato a casa.

«Mi piacerebbe correre i mondiali – fa sapere il diretto interessato – perché indossare la maglia della nazionale è sempre un privilegio».

Ha corso i mondiali di Imola in supporto di Roglic, ma la sua fuga ha fatto tremare il gruppo
Ha corso i mondiali di Imola in supporto di Roglic, ma la sua fuga ha fatto tremare il gruppo

L’anno scorso arrivò a Imola, su un percorso certamente più duro, per favorire Roglic (e forse sdebitarsi moralmente dopo la beffa del Tour) e per poco non gli riuscì il colpo a sorpresa. Il tracciato di Leuven non è così tenero, se è vero che tra i favoriti vanno inseriti gli uomini del Fiandre. Dipende tutto da lui. Se trova la gamba, anche quel giorno sarà un brutto cliente per Van Aert e compagnia.