Crono col caldo e senza borraccia. Malori spiega come si fa

30.07.2023
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Si è detto tanto della crono di Combloux all’ultimo Tour de France. Dalla super prestazione di Vingegaard che ha aperto la crepa nella condizione di Pogacar, al cambio di bici, fino alla media oraria finale (oltre i 41 chilometri all’ora) considerando la salita conclusiva che portava al traguardo. Tanto, ma non abbastanza o tutto. Un particolare saltato subito all’occhio è che quasi tutti l’hanno disputata senza borraccia (in apertura Van Aert).

La prova contro il tempo misurava poco più di 22 chilometri, ovvero poco più di mezz’ora di sforzo. Tenendo conto che la classica “canicule” francese non ha mai mollato la morsa del caldo, come si può correre la crono decisiva del Tour senza avere nulla da bere? Qual è il limite che può raggiungere un atleta in gare simili senza borraccia? Queste e altre domande le abbiamo rivolte ad Adriano Malori, uno che di crono se ne intende. E come sempre, quando si parla con lui, arrivano tante risposte e considerazioni.

Malori preparava le crono bevendo tanto tra sali, zuccheri e acqua. Un litro e mezzo al mattino poi due borracce nel riscaldamento
Malori preparava le crono bevendo tanto tra sali, zuccheri e acqua. Un litro e mezzo al mattino poi due borracce nel riscaldamento

Conoscere se stessi

«Innanzitutto – premette Malori – il corridore, anzi il cronoman in questo caso, deve imparare a conoscersi. Lo fai prova dopo prova, prendendo dei riferimenti. Quando inizi a capire che atleta sei, allora riesci a capire quale sia la tua autonomia. Anzi, lo devi sapere per forza quando sei ad alto livello. Fra le tante cose che il cronoman deve sapere, ci deve essere anche quella della idratazione pre-gara. E’ una delle componenti che si somma ai watt espressi o da tenere, al restare concentrati o alla posizione.

«Vingegaard, Pogacar, Van Aert, i gemelli Yates, per citare i protagonisti del Tour, ma anche tanti altri, ormai sono abituati a fare crono senza borraccia e il suo supporto. Non lo fanno per una questione aerodinamica perché è stato provato che la presenza di una borraccia anche vuota è sempre più aerodinamica del solo porta borracce. Infatti, se ci fate caso, quando la finiscono non la buttano mai. Diciamo che non la mettono perché sanno che sarebbe una “perdita” di tempo se così possiamo dire. Quando sei in posizione e in trance agonistica, bere può farti perdere il ritmo. Ma ci sono delle distinzioni da fare».

In stagione Vingegaard ha corso quattro crono. L’unica fatta con borraccia è quella al Delfinato
In stagione Vingegaard ha corso quattro crono. L’unica fatta con borraccia è quella al Delfinato

Idratazione e adattamento

La lunghezza delle crono è un segno del tempo che passa. E quindi delle abitudini o delle predisposizioni dello specialista. Nel 2010 al primo anno da pro’, Malori ha fatto crono da 50 chilometri abbondanti sia al Delfinato che al Tour. Vingegaard e Pogacar finora si sono confrontati con crono di circa 10 chilometri in meno, tuttavia alcune cose non sono cambiate.

«Fare una crono senza borraccia – spiega il 35enne vicecampione del mondo della specialità nel 2015 – si può fare benissimo. Lo facevo spesso anch’io: non c’è un vero e proprio limite. In primavera si possono fare anche 50 minuti senza bere. Però devi averlo fatto in modo abbondante sia nei giorni precedenti sia nel giorno della crono. Devi averlo già provato nei mesi prima, non puoi improvvisare. Si sa che nelle gare a tappe il muscolo ben idratato sviluppa più potenza. Solitamente io bevevo un litro e mezzo al mattino tra acqua, sali, zuccheri e bicarbonato per prevenire i crampi. Poi due borracce un’ora e mezza prima del via durante il warm-up sui rulli: una di sali e una di acqua. I team investono molto sull’idratazione, ma succedeva anche prima. Forse adesso c’è una cassa di risonanza maggiore attraverso i social, anche perché questi sono veramente dei grandissimi campioni».

Crono “a blocco” senza borraccia. Van Aert, terzo all’arrivo e stremato, recupera subito bevendo acqua fresca
Crono “a blocco” senza borraccia. Van Aert, terzo all’arrivo e stremato, recupera subito bevendo acqua fresca

«Possiamo aggiungere altri dettagli non trascurabili», prosegue Malori. «Una delle abitudini del cronoman è il sapersi adattare a vari fattori esterni. Quello che dicevo prima vale al netto delle condizioni meteorologiche. Ovvio che bisogna vedere se fa molto caldo o che temperature ci sono state prima. Oppure se sudi molto durante il riscaldamento. Attenzione però: non bisogna esagerare con i liquidi perché poi c’è il rischio di gonfiarsi troppo. E a quel punto arriva il bisogno fisiologico. Magari ti scappa proprio quando sei già in gara e cosa fai? Oppure c’è una giornata ventosa e ti finisce in bocca un moscerino. Avere una borraccia può aiutarti a sciacquarti. Insomma bisogna vedere tante situazioni».

Crono di Combloux. Per Malori, Pogacar poteva fare la salita finale con la bici da crono evitando di perdere tempo nel cambio
Crono di Combloux. Per Malori, Pogacar poteva fare la salita finale con la bici da crono evitando di perdere tempo nel cambio

Risultato giusto

Il verdetto della crono per Malori è comunque stato giusto. Lui lo aveva previsto. E l’idratazione conta fino a un certo punto.

«Vingegaard ha vinto meritatamente – conclude – e si è certamente adattato meglio di Pogacar alle condizioni pre-crono. Quando ho visto la foto dello sloveno nel giorno di riposo che aveva un principio di herpes, ho capito che non avrebbe potuto competere con la maglia gialla. Vingegaard è più specialista di Pogacar, soprattutto tra gli scalatori. Inoltre c’è stato anche il cambio di bici, non paragonabile a quello che abbiamo visto al Monte Lussari al Giro, che aveva un percorso totalmente diverso. Pogacar è stato l’unico a farlo tra i primi della classifica. Quando fai operazioni del genere, in crono di quel tipo, perdi il ritmo, la tua muscolatura si deve riadattare ad un’altra posizione. La salita finale non era troppo lunga e dura, figuratevi se campioni come loro non sanno farla con una bici da crono. Pogacar avrebbe perso lo stesso, ma lo avrebbe fatto in un altro modo».