Camilo Ardila, i buoni propositi per tornare a volare

05.09.2022
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Sono passati tre anni da quando Andrés Camilo Ardila illuminò il Giro d’Italia 23. La sua vittoria, l’ultima per un colombiano, non lasciava dubbi. Solo tante certezze per il modo in cui l’aveva ottenuta e per il predominio travolgente del giovane scalatore di Tolima, vincitore di due tappe e leader indiscusso di quella squadra colombiana, che riuscì a portare sul podio anche Juan Diego Alba di Boyacá.

L’infortunio al ginocchio

Tutto intorno ad Ardila era di buon auspicio. Tuttavia, nel bel mezzo della consacrazione ci fu un dettaglio fino ad allora poco noto. Camilo finì il Giro con un infortunio al ginocchio, che inizialmente lo escluse dal Tour de L’Avenir e che poi, dopo diverse prove sotto l’osservazione di Gustavo Castro (ortopedico incaricato di risolvere le gravi ferite di Esteban Chaves e Miguel Ángel López), lo lasciò senza correre per un periodo di sei mesi.

Nel 2022 ha corso finora per 38 giorni: qui al Tour of the Alps, al via da Bressanone
Nel 2022 ha corso finora per 38 giorni: qui al Tour of the Alps, al via da Bressanone

Voleva ritirarsi

Fu l’inizio di una serie di alti e bassi sportivi e psicologici che influirono non solo sul suo stato d’animo, ma anche sull’idillio di diventare uno dei ciclisti chiamati a fare la differenza nel gruppo internazionale. Pensò addirittura di ritirarsi. Si sentiva inutile per il ciclismo di alto livello. Non voleva continuare a lottare nonostante avesse firmato un contratto quadriennale con una delle migliori squadre del mondo.

«E’ stato abbastanza difficile – ha confessto il tolimese, 23 anni – devo essere realista. Il primo anno ha portato molte aspettative e ho pregato Dio perché fosse uno degli anni migliori nel ciclismo professionistico, ma non è stato così. Arrivare qui e non raggiungere gli obiettivi e gli scopi che avevo è stato molto difficile, molto complicato. Mentalmente stavano arrivando molte cose che non andavano bene e che hanno danneggiato il mio primo anno in squadra. Ho anche pensato di ritirarmi, pensavo che pedalare qui (l’Europa) non facesse per me».

Scalatore puro e di piccola taglia (1,70 per 59 chili), qui in fuga con Fabbro al Delfinato
Scalatore puro e di piccola taglia (1,70 per 59 chili), qui in fuga con Fabbro al Delfinato

Padre di famiglia

Ma ora, con un’aria nuova nella sua vita personale di padre di famiglia, lo scalatore nato a Mariquita (il comune da cui inizia la salita fino al mitico Alto de Letras, il passo più lungo del con i suoi 82 chilometri) è riuscito a resettare il suo modo di pensare. E ha così rivalutato il suo ultimo anno di contratto con la struttura diretta da Joxean Fernández ‘Matxin’.

«Sono tornato a casa – dice – per ritrovare concentrazione e ricaricare le batterie con la mia famiglia. Mi hanno dato tante energie e tanto supporto per superare il momento difficile che stavo attraversando. Mi chiedevo: perché se ho saputo vincere il Giro contro molti di quelli che stanno facendo bene oggi, non posso farlo di nuovo? Ma poi ho analizzato le cose e ho anche visto che loro, come ad esempio il mio compagno Alessandro Covi, hanno avuto un percorso più lungo di me nel ciclismo europeo. E questo in un certo senso è un vantaggio. Quando sono arrivato non avevo abbastanza conoscenze di allenamento con i watt. In Colombia l’ho sempre fatto con le sensazioni e qui tecnologia e numeri sono molto importanti per imparare a conoscersi».

Alla Coppi e Bartali, per Ardila le prestazioni migliori di questo 2022
Alla Coppi e Bartali, per Ardila le prestazioni migliori di questo 2022

Un anno in crescita

«Diciamo che il secondo anno per me è stato ottimo, stavo già finendo le gare, ero più vicino (ai favoriti) e aiutavo la squadra. E’ stato gratificante, ma non mi bastava, non era quello che cercavo», dice Camilo, che sta ancora cercando la formula per decollare con la regia di Díaz Navarro, l’allenatore incaricato della sua preparazione. Il terzo in tre anni, dopo il colombiano Jhon Jaime González (attuale allenatore della pista colombiano) e lo spagnolo Yeyo Corral (oggi allenatore dell’Astana).

«Questa è stata la chiave – racconta – per migliorare giorno dopo giorno, perché lui  crede molto in me e nel tipo di corridore che sono. Alla fine ho preso il bello, non potevo accontentarmi solo del brutto. Solo così sarei potuto potuto uscire dai brutti momenti. Quest’anno ho visto che sono stato molto più competitivo, che sono stato più utile per la squadra, che faccio quello che mi chiedono e penso che da questo si può iniziare a cercare e trovare quel Camilo che può dare grandi cose.

«Volevo debuttare in un Giro, spero di farlo nel 2023. Ci ho pensato molto perché mi sentivo pronto. Ho parlato con la squadra per andare alla Vuelta, non per vincere, sarebbe mentire, ma per essere utile alla squadra e nel frattempo imparare a gestire un grande Giro e fare esperienza».

Ardila con Matxin al suo debutto con la Uae, nel 2020 alla Vuelta a Colombia
Ardila con Matxin al suo debutto con la Uae, nel 2020 alla Vuelta a Colombia

Rientro in Lussembrurgo

In questa stagione il colombiano ha accumulato 38 giorni di gare, con la Coppi e Bartali come la gara con il miglior risultato. Ha concluso 18° assoluto e ha mostrato alcuni scorci delle sue condizioni.

«L’Italia è un Paese che mi porta bei ricordi – dice – e dove mi piace molto correre. Ero vicino alla vittoria, ma non è successo. Mi sono sentito molto bene. La Coppi e Bartali è la gara in cui si è potuto vedere qualcosa di quel Camilo che tutti si aspettano.

«Sono in una delle migliori squadre al e ho persone molto professionali che mi hanno aiutato a crescere ogni anno. Mi motivano sempre a fare le cose bene e perché in ogni gara il risultato sia il migliore», ringrazia il colombiano che si prepara sulle strade di Andorra per affrontare il suo ritorno al Giro del Lussemburgo (13-17 settembre). Ha anche fatto una delle sue uscite giornaliere con Nairo Quintana, con il quale ha completato 5 ore e mezza con 4.800 metri di dislivello.

«Penso molto a quella gara, sono a disposizione della squadra per qualsiasi cosa abbia bisogno, ma mi sto anche preparando a dimostrare che posso essere in lotta».