Search

Marcato e le capacità di adattamento di Vine

30.01.2023
4 min
Salva

Jay Vine non smette di stupire e di vincere. E’ già una storia il suo passaggio avvenuto non dalle categorie, ma tramite Zwift. Sono ancora fresche le sue imprese alla Vuelta. Ma quel che colpisce è come si pone di fronte alle novità. Jay viene, osserva, vince. Cambia squadra e alla prima gara… vince di nuovo.

Marco Marcato, diesse della UAE Emirates, ha guidato l’australiano al Tour Down Under e ci aiuta a scavare questa caratteristica di Vine, la sua capacità di adattamento e, chiaramente, le sue qualità.

Marco Marcato (classe 1984) è un direttore sportivo della UAE Emirates dallo scorso anno
Marco Marcato (classe 1984) è un direttore sportivo della UAE Emirates dallo scorso anno
Marco, dicevamo delle capacità di adattamento di Vine. Cosa ne pensi?

E’ stata una piacevole sorpresa. Sapevamo delle sue qualità ma da qui a pensare che potesse vincere subito una gara WorldTour con la nuova squadra ce ne vuole. Tanto più su un percorso così filante come quello del Down Under. C’erano salite brevi, mentre lui è più da salite lunghe. Ripeto: è stata una piacevole sorpresa.

Segno ulteriore che Vine si sa adattare e anche che stava bene…

Quello sicuro. Jay ha passato l’inverno in Australia al caldo. Era abituato dunque a certe temperature e rispetto agli altri corridori non ha dovuto adattarsi o far fronte al fuso orario. Sapevamo che poteva fare bene.

E non a caso lo avete messo in testa alla lista. Lui aveva il numero 1 finale sul dorso, quello che di solito spetta al capitano…

Beh, correva in casa, aveva appena vinto il titolo nazionale a crono, aveva buone sensazioni e così abbiamo deciso di puntare su di lui. Anche se Hirschi e Covi potevano fare bene. Ma Alessandro è caduto nel prologo ed è subito uscito di classifica. Poi quando nel finale della tappa decisiva davanti c’era anche lo svizzero, abbiamo deciso il tutto e per tutto puntando su lui.

Secondo Marcato, Vine (classe 1995) ha mostrato grande sicurezza anche nelle interviste
Secondo Marcato, Vine (classe 1995) ha mostrato grande sicurezza anche nelle interviste
Come ti è sembrato con le responsabilità da leader? 

Conoscevamo le sue qualità come detto. Sapevamo i suoi numeri, ma una corsa in bici non è fatta solo di valori fisici, ci sono altri fattori. Molti altri fattori. Lui è stato bravo ad integrarsi subito e a sfruttare al massimo le possibilità che si sono create strada facendo. Poi magari lo ha aiutato il fatto di correre in casa. Senza un Tadej (Pogacar, ndr) o un Almeida ci stava che potesse essere il leader. Io sono convinto che adesso prenderà più consapevolezza e correrà ancora di più da protagonista.

Marco, hai detto giustamente che in corsa non ci sono solo i numeri del fisico, ma anche altri fattori: ebbene, come si muove Vine tra questi “altri fattori”?

Lo conosco da poco. La prima volta che l’ho avuto tra le mani è stato a dicembre, ma da quel che ho visto mi è sembrato un ragazzo metodico, professionale al massimo. Per esempio, mi ha chiesto di vedere il finale della tappa di Campbelltown. L’ha visionata quattro volte. E non tanto per la salita, quanto per la discesa. E questo approccio mi è piaciuto parecchio. Essere professionali al 100% nel ciclismo moderno è importante. Fa la differenza fra l’arrivare davanti e il vincere. Il ragazzo ha testa.

Quindi il leader lo sa fare?

Sì, ha carisma. Ringrazia sempre, si è mosso da leader. E anche nelle interviste rilasciate mi è sembrato consapevole di questo suo ruolo, senza mai mettere in secondo piano la squadra. Sa che ne ha bisogno.

L’australiano non è un grande limatore (complice anche il suo passato) ma si fida dei compagni
L’australiano non è un grande limatore (complice anche il suo passato) ma si fida dei compagni
Vine è uno scalatore o c’è di più? Al netto che ha vinto il campionato australiano a crono…

Si sta scoprendo. Non ha tantissima esperienza e forse neanche lui conosce i suoi limiti. Per esempio proprio a cronometro con noi è migliorato tantissimo nella posizione. Ha dimostrato anche in questo caso che sa evolversi, che sa adattarsi. In gruppo invece spreca ancora un bel po’.

E gli avevi affidato un uomo?

Un uomo specifico no, ma la squadra gli è stata vicino e lui si è fidato della squadra. Covi e Bax, i più limatori che avevamo in Australia, li seguiva da vicino. E non è così scontato. Ci sono molti ragazzi che non sono limatori, ma non si fidano dei compagni più scaltri. Jay si fida e questo è un vantaggio per lui.

Alla luce di queste prestazioni cambierà il suo calendario?

Non cambiamo programma (Vine dovrebbe fare il Giro, ndr). E’ importante rispettare le direttrici e i calendari, anche perché se poi lo cambi ad uno, per forza devi intervenire anche su quello di altri. Se poi ci sono delle necessità diverse, degli infortuni… è un altro discorso. Ma seguire e fidarsi di una programmazione a lungo termine è importante.