Longo Borghini: il sesto titolo arriva col brivido

28.06.2025
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DARFO BOARIO TERME – Questa mattina vedere Elisa Longo Borghini senza il tricolore addosso ci ha fatto quasi strano. La campionessa della UAE ADQ ha rimesso le cose in chiaro a trenta chilometri dall’arrivo quando con un’azione che è sembrata semplice ha spazzato via Eleonora Ciabocco e Monica Trinca Colonel. Per Elisa Longo Borghini è arrivato così il terzo titolo italiano consecutivo, il sesto in carriera. Nemmeno la foratura nel finale l’ha fatta tremare. 

«Quella foratura – racconta con un sorriso dopo l’arrivo di nuovo vestita con il tricolore – ha fatto più paura al meccanico che a me. Devo ancora sincerarmi delle sue condizioni dopo il volo che ha fatto per scendere di corsa dall’ammiraglia. Speriamo stia bene!». 

«Indossare il questa maglia oggi – continua subito – è un’emozione nuova e diversa perché è la prima conquistata con la UAE ADQ. In generale sono molto affezionata a questo simbolo e al campionato italiano in sé. Penso sia una corsa da rispettare e da correre sempre, al netto di problemi fisici o di salute. Quando parto per questa gara cerco sempre di dare il meglio di me perché vestire il tricolore un anno intero è una cosa bellissima e un grande onore». 

Una vittoria di tutte

Il UAE team ADQ questa mattina nella piazza dove si è tenuta la presentazione delle squadre, e poi la premiazione finale, era l’unica squadra ad avere il pullman. La formazione emiratina è arrivata con la consapevolezza di avere l’atleta più forte in gruppo e una squadra di altrettanto valore pronta a darle sostegno. La corsa è sempre stata nelle loro mani, complice la superiorità numerica, e quando è arrivato il momento di fare selezione Longo Borghini ha fatto quello che le riesce meglio, terminare il lavoro con una vittoria. 

«Sinceramente credo che sia stata una vera vittoria di squadra – spiega sorridente – non è mai semplice partire da favoriti, però oggi non abbiamo avuto paura di ricoprire questo ruolo. Dal primo momento la squadra ha preso in mano la corsa grazie al lavoro svolto da Pellegrini e Venturelli, le quali hanno mantenuto il ritmo alto fin da subito. A loro due vanno i miei complimenti perché sono delle ragazze promettenti e molto giovani che in futuro vedremo spesso». 

Il forcing sulla salita di Colle Maddalena ha dato il colpo di grazia…

Si sono messe all’opera Magnaldi, Marturano, Persico e Gasparrini che aveva il compito di rimanere sempre insieme a Elisa Balsamo. Il ritmo imposto è stato talmente elevato che alla fine ci siamo ritrovate in tre (Ciabocco, Trinca Colonel e Elisa Longo Borghini, ndr) e ho cercato di “sfruttare” la presenza delle altre due fino al primo dei tre passaggi sullo strappo finale. 

Era previsto che rimanessi da sola già dai trenta chilometri dall’arrivo?

In realtà no, l’obiettivo era far soffrire la Balsamo e creare un gruppetto ristretto. Alla fine, nell’arco di pochi chilometri mi sono ritrovata da sola.

Il piano del UEA Team ADQ era di mettere in difficoltà Elisa Balsamo facendo un ritmo alto sulla salita più impegnativa di giornata
Il piano del UEA Team ADQ era di mettere in difficoltà Elisa Balsamo facendo un ritmo alto sulla salita più impegnativa di giornata
Cosa hai pensato in quei venticinque chilometri?

A quello che è stato il lavoro fatto in queste settimane e alle incertezze che accompagnano sempre un’atleta una volta che ritorna a gareggiare. Devo un enorme grazie, oltre a quello per le mie compagne, al mio preparatore Paolo Slongo perché ha creduto in me anche quando io ho avuto dei piccoli dubbi. 

Il cambio bici non ti ha preoccupata?

Era qualche chilometro che sentivo di avere una perdita di pressione, infatti vedevo il copertone sempre più quadrato (dice ancora con un sorriso, ndr). Non mi sono fermata subito perché volevo mettere la distanza sufficiente per far arrivare l’ammiraglia alle mie spalle e fare il cambio con la massima serenità.

Marco Velo, cittì della nazionale femminile si confronta con le ragazze del UAE Team ADQ sotto al podio
Marco Velo, cittì della nazionale femminile si confronta con le ragazze del UAE Team ADQ sotto al podio
I risultati di queste due prove tricolore, cronometro e gara in linea, sono i risultati che ti aspettavi in vista dei prossimi obiettivi?

sono delle buone risposte in vista del Giro d’Italia Women, chiaro che troverò un altro livello ancora ma credo che come atlete italiane avremo un ottima condizione.

Arriverai alla partenza della cronometro di Bergamo con addosso ancora il tricolore e per difendere la maglia rosa?

Certo, le motivazioni saranno altissime. E’ sempre difficile andare a un appuntamento del genere per riconfermarsi, preferisco resettare e ripartire come se fosse l’anno zero. Andrò per vedere cosa riuscirò a fare. 

Scalatore che scappa o velocista che tiene? Voliamo a Gorizia

27.06.2025
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Se ieri è stato il giorno di Filippo Ganna nella cronometro, oggi il pensiero va al campionato italiano su strada. Il Friuli Venezia Giulia è pronto ad accogliere una sfida che si preannuncia entusiasmante, tanto più con un tracciato che apre la corsa a numerose interpretazioni.

Lo sostiene anche il cittì Marco Villa, alla sua prima volta da tecnico azzurro in un tricolore su strada. E’ con lui che analizziamo il percorso, da Trieste a Gorizia, valido anche per la Coppa Italia delle Regioni 2025, nuova iniziativa lanciata dalla Lega del Ciclismo Professionistico insieme alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, come avevamo visto per il tricolore donne.

E a proposito di Trieste, il cambio di partenza ufficializzato qualche giorno fa da San Vito al Tagliamento al capoluogo friulano, ha un po’ colto di sorpresa in molti. In parte anche il cittì stesso che si aspettava una prima parte in linea diversa. Ma alla fine la politica ha voluto che l’italiano del Friuli Venezia Giulia partisse dal suo capoluogo e… bene così.

Villa, tecnico di enorme esperienza su pista, si appresta a vivere il primo tricolore su strada
Villa, tecnico di enorme esperienza su pista, si appresta a vivere il primo tricolore su strada
Marco, di campionati italiani ne avrai visti centinaia, ma questo è il primo da cittì su strada. Come lo stai vivendo?

L’ho vissuto già qualche settimana fa, quando mi hanno chiamato per vedere il percorso. Domenica lo guarderò con occhi diversi. Ho sempre seguito con attenzione anche prima: tanti degli atleti che avevo in pista arrivavano da qui. L’emozione sappiamo gestirla…

Il percorso l’hai disegnato tu o lo hai trovato già pronto?

Mi hanno interpellato e sono venuto a vederlo. Avrei comunque dato un’occhiata. C’è un bando, chi lo vince propone anche il tracciato. Secondo me è un bel percorso, aperto a tante interpretazioni: ognuno può provare a metterci qualcosa del suo. C’è pianura, c’è salita… C’era in ballo la decisione sui giri finali. A me hanno chiesto un parere: non tanto sul tracciato, ma se farlo con tre o quattro giri.

E tu hai scelto per i tre giri, giusto?

Sì, perché a mio modo così è più equilibrato per tutti. Bisogna anche considerare che tanti corridori sono senza squadra o con pochi gregari perché militano in team stranieri. Chi parte da solo ha già un handicap. Un tracciato troppo duro avrebbe escluso qualche velocista che magari pensa al Tour de France. Io ho suggerito tre giri invece di quattro e la mia opinione è stata accolta. Poi le difficoltà organizzative le conoscono meglio loro. Io ho trovato un circuito interessante: c’è una salita con un versante che può stimolare anche gli scalatori. Ma allo stesso tempo un velocista con una buona gamba può provare a tenere fino alla fine.

Una volta il tricolore rispecchiava il Mondiale. Quest’anno il percorso del Mondiale in Ruanda sarà duro, mentre Gorizia è più veloce…

Mi ricordo il Trittico come selezione per il Mondiale, ma il campionato italiano è tre mesi prima del mondiale. Con un tracciato da 5.500 metri come quello del Ruanda non so quanti sarebbero partiti domenica. Poi ci sono le dinamiche di squadra: alcune sono più organizzate, altre meno. E’ difficile pensare a un tricolore su misura del Mondiale. Abbiamo tante gare per valutare le caratteristiche degli atleti che andranno alla corsa iridata.

Chiaro…

Poi tornando al Mondiale, io ho già un’idea delle caratteristiche che servono per il Ruanda. Dopo settembre valuteremo la condizione. Se un atleta ha fatto Giro e Tour e arriva scarico, devo cambiare. Ho una rosa allargata, ho già parlato con i team, i direttori, i preparatori. Il mio auspicio è fare un bel settembre di avvicinamento al Mondiale, senza penalizzare le esigenze delle squadre. Se si riesce a costruire un percorso condiviso, è già un modo per facilitare le scelte. Ribadisco, un tricolore modellato sul Mondiale avrebbe escluso una categoria di atleti troppo ampia.

Non puoi fare nomi, ma qual è la caratteristica giusta per questo tracciato?

I 230 chilometri sono già selettivi. La salita finisce a 9-10 chilometri dall’arrivo, può essere il trampolino ideale per uno scalatore. Ma anche un velocista in forma, magari con una squadra organizzata o trovando alleati, può chiudere su chi attacca. La discesa e i chilometri successivi possono aiutare a ricucire il gap. Un velocista resistente e con gamba può arrivare a giocarsela in una volata ristretta.

Questa salita è stata affrontata anche durante la 14ª tappa dell’ultimo Giro. Si trova proprio sul confine con la Slovenia
Questa salita è stata affrontata anche durante la 14ª tappa dell’ultimo Giro. Si trova proprio sul confine con la Slovenia
La discesa è tecnica?

Qualche curva impegnativa c’è, ma la strada è larga e l’asfalto buono. Un discesista può fare la differenza. Anche uno scalatore bravo in discesa può non perdere nulla. E un velocista abile può invece rientrare.

Hai parlato spesso di squadre: team come VF Group-Bardiani e Polti-Kometa correranno in tanti. La squadra conterà anche qui?

Sì, anche la squadra può fare la differenza. VF Group e Polti investono molto nel ciclismo italiano ed è giusto che abbiano occasioni così. Magari hanno meno individualità, ma possono compensare con il gioco di squadra. Un campionato aperto a tanti corridori e squadre che investono, a me non dispiace affatto.

Le crono si sono corse col caldo: inciderà anche sulla gara in linea?

Io penso che i ciclisti siano abituati. Il caldo fa parte del tricolore, lo è sempre stato. Gli atleti sanno ormai correre con ogni condizione, con i giusti accorgimenti. Noi come nazionale mettiamo a disposizione due ammiraglie per chi non ne ha. Le guideremo Scirea ed io. E’ un modo per non lasciare nessuno senza supporto.

Chi firmerà il prossimo tricolore? Andiamo sui percorsi toscani

06.06.2024
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Toscana protagonista dei campionati italiani di quest’anno, saranno ben 25 i titoli messi in palio fra strada, pista e offroad nel corso dell’estate. E infatti il tutto è stato ribattezzato “Toscana Tricolore 2024”.

Giusto oggi a Firenze, a Palazzo Vecchio, è stato presentato il tricolore dei professionisti, che di base ricalcherà le strade della Per Sempre Alfredo, in onore al grande Alfredo Martini, ex ciclista e storico cittì azzurro. Oggi sulla “sua ammiraglia” siede Daniele Bennati, il quale a sua volta ci presenta il percorso del prossimo 23 giugno più nel dettaglio.

Il cittì Bennati sul palco della Per Sempre Alfredo di un paio di anni fa
Il cittì Bennati sul palco della Per Sempre Alfredo di un paio di anni fa

Nel segno di Alfredo

Come detto, il percorso tricolore ricalca per grande, grandissima parte quello della Per Sempre Alfredo, ciò che cambia principalmente è la distanza: 230 chilometri per il tricolore, circa 180 per la Per Sempre Alfredo

Se il primo centinaio di chilometri è pressoché identico tra le due corse, varia un po’ l’anello che va verso il Mugello, in particolare verso le località di Scarperia e Sant’Agata. Questo anello è unico ma un po’ più ampio, nel senso che si evita il secondo anello che passava per Barberino del Mugello. Questo fa sì che la prima vera scalata del percorso tricolore è quella delle Croci di Calenzano.

Quel che cambia di più è il finale. La salita della Collina (via Baroncoli) si affronterà per cinque volte e non per tre come nella Per Sempre Alfredo. Si percorreranno quindi 4 giri di 19 chilometri ciascuno con questa dura salita tra Calenzano e Sesto, dove è previsto l’arrivo.

«Avevo già visionato, o meglio scelto, questo percorso a febbraio – ci confida l’erede di Martini, Daniele Bennati – lo avevo osservato e avevo fatto le mie richieste, come quella di allungarlo. Che dire: è un percorso abbastanza impegnativo. La scalata finale va su a strappi, spesso anche in doppia cifra. La strada quindi è tecnica, anche perché è stretta. E lo stesso vale per la discesa. Dalla cima all’arrivo quindi non c’è tanto respiro e si potrebbe scappare via anche con pochi secondi».

Uno scatto della salita finale da ripetere 5 volte. Anche il caldo potrà incidere (foto Instagram)
Uno scatto della salita finale da ripetere 5 volte. Anche il caldo potrà incidere (foto Instagram)

Percorso per molti

Si parte da Firenze dunque, capitale del ciclismo visto che una settimana dopo vedrà la partenza del Tour de France. Il percorso scelto dall’UC Larcianese, la società organizzatrice, è tipico da classiche, ondulato e nervoso. Non è un caso che a vincere la Per Sempre Alfredo sia stata gente come Marc Hirschi, tanto per dirne uno.

«Questo percorso – va avanti Bennati – non ricalca né quello Olimpico, la cui salita più lunga è di un chilometro, né di quello dei mondiali. E poi stabilire da questo percorso, da questa gara, che si tiene a giugno, chi dovrà essere competitivo a settembre sarebbe complicato. 

«Tanti atleti ci arrivano per vie diverse: chi esce dal Giro d’Italia e ha tenuto duro, e chi invece è pronto per il Tour ma magari ha corso meno. Quindi conciliare il picco tricolore con quello del mondiale è dura».

Bennati insiste sul discorso che in qualche modo bisognava anche “adattarsi” a quelle che erano le possibilità offerte dal territorio. E in Toscana, si sa, questo è ondulato. Ma il cittì dice anche che è giusto offrire un tracciato aperto a tanti corridori. Un percorso che non sia troppo duro, così da favorire solo gli scalatori, né piatto che esalti i soli sprinter.

Filippo Ganna in azione con la sua maglia tricolore. A Grosseto tanta pianura per i cronoman (foto Fci)
Filippo Ganna in azione con la sua maglia tricolore. A Grosseto tanta pianura per i cronoman (foto Fci)

Parola a Velo

E le crono? Sempre la Toscana ospiterà qualche giorno prima (19-20 giugno) le prove a cronometro. E la crono ha invece una valore diverso in relazione ai due appuntamenti estivi: Olimpiadi e Mondiali. 

«Ho cercato – ha detto Marco Velo, responsabile della crono – un tracciato che fosse il più simile possibile a quello delle gare contro il tempo di Parigi, il cui percorso è pianeggiante. Ho chiesto io questo chilometraggio: 35 chilometri per gli uomini e 25 per donne e Under 23».

Crono nel grossetano dunque, nessuna difficoltà altimetrica, né tecnica Ma il vento, visto che siamo vicini alla costa, come sarà?

«Di fatto – riprende Velo – la planimetria è come un grande quadrato: una volta il vento sarà a favore, una volta contro e una di lato. Quindi in qualche modo si annulla. Spero solo che non vari troppo nel corso della gara. Però non siamo in un grande Giro in cui il primo parte magari prima di pranzo e l’ultimo a pomeriggio inoltrato. Qui nell’arco di mezz’ora sono tutti in corsa».

Gualdi lascia il nido: pronta per lui una maglia in Belgio

10.07.2023
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Il titolo italiano juniores di Simone Gualdi, vinto a Pieve del Grappa, ha chiuso il periodo dedicato al tricolore (in apertura con un commosso Beppe Maffeis, presidente onorario e fondatore della Scuola Ciclismo Cene). Si tratta del secondo tricolore vinto da un ragazzo con la valigia in mano, Gualdi infatti è promesso sposo della Circus-ReUz, team development della Intermarché-Circus-Wanty. L’anno scorso era toccato a Belletta, poi passato al team development della Jumbo-Visma. Il corridore bergamasco ha trascorso i suoi ultimi quattro anni alla Scuola Ciclismo Cene, a due passi da casa. Cresciuto sotto l’occhio vigile di Marco Valoti e dello staff. 

Simone Gualdi, al centro, con Andrea Bessega a sinistra ed Enea Sambinello a completare il podio
Simone Gualdi, al centro, con Andrea Bessega a sinistra ed Enea Sambinello a completare il podio

Tutti in trasferta

Gualdi a Pieve del Grappa ha messo a segno un piccolo grande capolavoro, con un’azione che ha fatto vedere le qualità del ragazzo. Un corridore cresciuto enormemente nei quattro anni a Cene, grazie anche al bastone ed alla carota utilizzata da Valoti. 

«Erano in quattro i nostri ragazzi al campionato italiano – racconta Valoti – Simone ha corso con la rappresentativa della Lombardia. Ho accompagnato i miei ragazzi venerdì all’hotel ed abbiamo provato il percorso tutti insieme. Sono ritornato sabato per salutarlo e l’ho visto poco prima della partenza domenica, gli ho dato qualche piccolo consiglio e poi è partito.

Una trasferta in massa per i ragazzi di Cene, la vittoria era nell’aria
Una trasferta in massa per i ragazzi di Cene, la vittoria era nell’aria
Cosa gli hai detto?

Di non fare il matto come al suo solito – ride – la gara era lunga, ben 137 chilometri, in più faceva davvero caldo. Alla gara di domenica sono venuti su anche i ragazzi che non hanno corso e ci siamo piazzati lungo il percorso per dare supporto. Avevamo il presentimento che potesse andare bene.

Così è stato, vista la vittoria e la festa conseguente.

Gualdi per noi è stato il primo in tante cose – racconta con orgoglio – è stato il primo campione italiano ed il primo a partecipare ad un mondiale, quello di Wollongong dello scorso anno. Sono piccole cose che sommate fanno un piacere immenso, soprattutto a chi dà tanto per questa squadra. A Pieve del Grappa c’erano anche presidente e vice presidente Maffeis e tutto lo staff. Non è scontato avere così tante persone al seguito e che ci diano una mano. 

Gualdi è cresciuto da voi per quattro anni, che maturazione hai visto?

Gli ultimi due anni ha fatto un cambio di mentalità importante, da ragazzino vinceva spesso e faceva un po’ come voleva, d’altronde aveva una marcia in più. Da allievo ha avuto le prime titubanze e io gli sono stato molto dietro. Gli ho sempre detto che non lo facevo per me, ma per lui. 

E Simone ha capito l’antifona?

Sì, tant’è che poi ha fatto quello che avete visto tutti in questi due anni da juniores. Lui stesso me lo ha detto più volte: «Grazie per avermi fatto capire tante cose».

Da sinistra Eddy Maffeis vice presidente, Simone Gualdi e Marco Valoti
Come carattere com’è?
Da sinistra Eddy Maffeis vice presidente, Simone Gualdi e Marco Valoti

Un bravissimo ragazzo. A causa del lavoro non ho molto tempo per curare l’attività, ma lui mi chiama tutti i giorni e ci confrontiamo spesso. Dopo l’italiano è partito per Barcellona con degli amici, era il suo regalo per i 18 anni. Di ritorno mi ha chiamato per chiedermi qualcosa sugli allenamenti ed è passato a salutarmi in ufficio. Lui è fatto così, ha una grande umanità. 

In queste categorie il diesse è spesso tecnico e genitore. 

Vero, ma ne vale la pena se poi le soddisfazioni sono queste. Non serve essere un supereroe per fare bene, bisogna avere la mentalità giusta. Si deve parlare con i ragazzi e farli crescere senza stress, spiegando loro il perché di tutte le scelte. In queste categorie sai che non tutti faranno i ciclisti, quello che vogliamo fare noi è dare la giusta mentalità per crescere. 

Gualdi però il prossimo anno farà un salto importante, passando alla Circus-ReUz, andrà in un ambiente tanto diverso dal vostro. 

In Italia aveva tante offerte ma lui ha deciso così. Però parlando con i vari corridori e meccanici abbiamo capito che non è troppo diverso. Avrebbe il modo di ambientarsi e capire tante cose. Anche alla Circus-ReUz fanno crescere i ragazzi con calma. Poi devo ammettere che ora come ora ha la mentalità giusta per affrontare un cambio del genere. 

Chiudiamo con una domanda da “genitore”: il momento più bello con Simone?

Mentirei se non dicessi il titolo italiano, ma anche il mondiale delle scorso anno è stata una grande emozione. Insieme alla squadra abbiamo organizzato una serata all’oratorio di Nembro per vedere la gara. Abbiamo cenato lì ed abbiamo guardato la corsa sul maxi schermo. La cosa più bella? La videochiamata di Simone un’ora prima della gara, si è ricordato di noi. L’ho detto che ha una grande umanità.

Asciugaci le lacrime, quello dove ti ha fatto girare le scatole?

In questi due anni da junior non ce ne sono stati. Ne ricordo uno da allievo, ma non ve lo dico. Simone lo sa di cosa sto parlando e quando leggerà l’intervista gli verrà in mente. 

Germani, Piganzoli e una video chiamata tricolore

30.07.2022
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La nazionale under 23, guidata dal cittì Marino Amadori, si trova da ormai quasi due settimane in ritiro a Sestriere. Un periodo di lavoro che serve a preparare gli impegni di fine stagione che, tra Tour de l’Avenir e mondiali, sono i più attesi del calendario. Tra i ragazzi che si allenano sotto lo sguardo vigile del cittì ci sono anche i due corridori che avranno l’onere e l’onore di indossare la maglia tricolore a crono e per le prove in linea: Piganzoli e Germani. Entrambi corrono in squadre straniere. Piganzoli alla Fundacion Contador, spagnola. Germani alla Fdj Groupama continental, francese.

Davide e Lorenzo si conoscono bene ed in questi giorni di allenamento hanno anche modo di passare del tempo insieme. Godendosi anche le loro nuove maglie, tra divertimento e qualche fuori programma.

La nazionale U23 è in ritiro al Sestriere dal 18 luglio, i ragazzi torneranno a casa domenica, dopo due settimane di lavoro
La nazionale U23 è in ritiro al Sestriere dal 18 luglio, i ragazzi torneranno a casa domenica, dopo due settimane di lavoro

Un pericolo di troppo

GERMANI: «Sabato eravamo in doppia fila, stavamo percorrendo la strada principale, quando all’improvviso una macchina non ha rispettato lo stop e ci ha travolti. Diciamo che lo spavento è stato tanto, e le parole che gli abbiamo dedicato non erano delle più gentili. Però per come sarebbe potuta andare direi che è andata di lusso».

PIGANZOLI: «E’ andata davvero bene, però c’è anche da mantenere una maggiore attenzione per chi ci circonda. Comunque lo spavento è stato grande, noi ora ci ridiamo su perché è andata bene…»

Milesi e Piganzoli insieme in cima al col de l’Iseran, il ritiro serve anche per fortificare il gruppo
Milesi e Piganzoli insieme in cima al col de l’Iseran, il ritiro serve anche per fortificare il gruppo

Risate tra amici

GERMANI: «Stiamo passando dei bei momenti insieme, i ritiri servono anche a questo. Allenarsi sì, ma anche fare gruppo. Ci stiamo allenando molto e divertendo altrettanto. Nel nostro hotel ci sono delle ragazzine che fanno ginnastica artistica e ieri era il compleanno di una di loro, così quando si sono spente le luci mi è venuto istintivo di cantare “Tanti Auguri” (dice ridendo, ndr)».

PIGANZOLI: «Ci siamo visti talmente tanto Lorenzo ed io, che sono quasi stanco di averlo affianco – dice ridendo guardando il compagno di allenamenti – tra gare e ritiri siamo stati vicini parecchio. Stiamo bene insieme, ci divertiamo molto, poi adesso ci accomuna anche la maglia tricolore». Nel frattempo alla porta-finestra della stanza bussa Lorenzo Milesi che entra e si siede ad ascoltare i due amici.

Germani ha già avuto modo di indossare la sua maglia tricolore e vincere la seconda tappa del Giro della Valle d’Aosta (foto Instagram)
Germani ha già avuto modo di indossare la sua maglia tricolore e vincere la seconda tappa del Giro della Valle d’Aosta (foto Instagram)

Il tricolore 

BICI.PRO: «Cosa avete pensato alla conquista delle vostre maglie tricolore?».

GERMANI: «Durante la prova a cronometro – intanto guarda Davide e scoppia a ridere – la prima cosa che ho pensato guardando l’ordine di arrivo è stata: “ma Milesi dov’è?” poi mi ha chiamato Amadori e mi ha detto che Milesi è caduto a causa della pioggia. Alla fine sono contento che abbia vinto Davide, l’anno scorso è arrivato terzo, l’anno prima ancora terzo, insomma è sempre andato bene a crono, poi posso dire che ha vinto un amico».

PIGANZOLI: «Quando Lorenzo è uscito dal gruppo – racconta anche lui ridendo – a meno 70 chilometri dall’arrivo “ma questo è scemo” è la cosa più gentile che mi è passata di mente! Però alla fine ha avuto ragione lui e possiamo dire che ha fatto davvero una bella azione. Poi lui ha avuto la fortuna di indossare la maglia e di vincerci anche, io non ancora, mi toccherà aspettare la prima crono, alla Chrono des Nations potrebbe essere la prima volta».

GERMANI: «C’è da aggiungere una cosa: sono stato contento che abbia vinto Davide perché una delle prima cose che ho pensato è stata: “Ha vinto uno che corre in una squadra straniera” noi che lo facciamo siamo spesso criticati. E’ stata un po’ una rivincita».

PIGANZOLI: «Io ancora mezzo e mezzo, alla fine nella mia squadra ci sono molti italiani tra staff e compagni. Tu invece – dice rivolto a Germani con un sorriso – sei francese a tutti gli effetti, vivi anche a Besançon!».

Piganzoli non ha ancora avuto modo di gareggiare con la maglia tricolore, la prima occasione potrebbe essere la “Crono delle Nazioni”
Piganzoli non ha ancora gareggiato con il tricolore, la prima occasione potrebbe essere la “Crono delle Nazioni”

Il resto della stagione

GERMANI: «Il 14 correrò al Poggiana, poi vedremo se rientreremo nei programmi del mondiale. Possiamo dire di essere nella pre selezione per il Tour de l’Avenir, ma manca ancora un po’ e la conferma da parte di Marino arriverà più avanti. Per il momento ci alleniamo, domenica si torna a casa e si pensa alle gare».

PIGANZOLI: «Io sabato prossimo correrò una gran fondo – dice scherzando – 140 chilometri e 4.700 metri di dislivello, dopo l’altura non sarà facile ma almeno mi rimetto a ritmo!».

GERMANI: «Sì! Si mette la borsetta davanti e si ferma ai rifornimenti in cima ad ogni salita – lo canzonano subito Germani e Milesi – si porta dietro la mantellina, telefono e via! Rapporti 34 e 34, una pedalata al secondo».

PIGANZOLI: «Ora ride, ma quando provavamo la cronometro a squadre non tanto! Ero davanti e stavo facendo il ritmo, e dietro mi urlavano “meno!”. Io invece ho capito “mena” ed ho accelerato e tutti subito ad urlarmi dietro. Lorenzo ed io ci ritroveremo alla Ronde de l’Isard, non faccio in tempo a dimenticare la sua faccia che me lo ritrovo davanti».

Ehi cittì, cosa ti ha detto il campionato italiano?

29.06.2022
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Prima di archiviarlo del tutto, torniamo ancora sul campionato italiano di Alberobello e soprattutto cosa ha detto questa corsa al cittì, Daniele Bennati. Una gara bella, tirata, che i presenti, hanno onorato al massimo. Dai 200 chilometri di fuga di Marcellusi, il primo a partire e l’ultimo ad essere ripreso, ai tentativi di attaccanti e contrattaccanti fino al vincitore Filippo Zana.

Una corsa fortemente condizionata dal caldo, ma anche dal covid e dall’imminente Tour de France: questi due punti tra l’altro sono concatenati tra loro.

Bennati (a destra) con Zana e il presidente federale, Dagnoni
Bennati (a destra) con Zana e il presidente federale, Dagnoni
Daniele, cosa ti ha detto realmente questo campionato italiano, con il percorso ispirato al mondiale di Wollongong? Al netto che diversi nomi importanti mancavano all’appello…

Un po’ di gente mancava, è vero. Penso a Ganna, Bettiol, Moscon nomi importanti che potevano essere tra i favoriti. Però credo sia stata comunque una bella gara. Su un percorso non troppo difficile, che in qualche modo era aperto a tanti corridori.

Quello sì, abbiamo visto atleti di differenti caratteristiche tecniche provarci…

Il campionato italiano è un po’ così. E’ una corsa strana, difficile da gestire anche per i nomi importanti del WorldTour che avevano pochi compagni o nessuno. E non a caso l’azione decisiva c’è stata a 40-50 chilometri dall’arrivo. Gente veloce come un Nizzolo o un Viviani, senza compagni a disposizione potevano fare poco. In situazione “normale” sarebbe potuta andare diversamente. E poi merito a quelli che sono arrivati davanti.

Zana, Piccolo, Rota, Battistella e anche Tizza che è stato a lungo con loro…

Io ho seguito parte della gara dalla moto e i primi quattro sono andati veramente forte, dall’inizio alla fine della fuga. Sapevano che sarebbe bastata una minima indecisione e da dietro, soprattutto dopo che si sono mossi Fiorelli e Baroncini, sarebbero rientrati.

Era la prima volta che seguivi una gara in moto? 

Sì e mi è piaciuto tantissimo. E’ stato come tornare in bici, come tornare in gruppo, ma senza fare fatica. Io sono ancora “fresco di corridore” e mi piace guardarli in faccia i ragazzi, studiarne il gesto tecnico, la pedalata. Dalla moto riesci ad avere veramente la percezione di ciò che succede e di chi sta bene.

Gli “stranieri” che hanno corso da soli: Bonifazio (in foto), Affini, Mozzato, Verre, Conca e Sbaragli
Gli “stranieri” che hanno corso da soli: Bonifazio (in foto), Affini, Mozzato, Verre, Conca e Sbaragli
Per gli assenti c’è stata una “tirata d’orecchie”?

Ulissi, Bettiol erano già stati positivi al covid. Venivano dalla situazione delicata che si era creata al Giro di Svizzera… tanto per fare un esempio. Non sono super felice, ma non mi sento di dire che non sono d’accordo con loro. Vivono con l’ombra del covid. Nibali ha detto: “Non capisco chi snobba il campionato italiano”. Ha ragione, ma stavolta mi sento di chiudere un occhio. Provo a mettermi nei panni di corridori e squadre che vengono da due anni difficili. A volte i team fanno fatica a fare le formazioni e c’è un appuntamento importante come il Tour all’orizzonte.

E allora, cittì, partiamo da chi c’era. Che non è stato comunque poco. Zana ha vinto, lui però è uno scalatore e immaginarlo al mondiale che si annuncia veloce risulta difficile. Di contro, neanche si può ignorare il campione nazionale…

I quattro che sono arrivati davanti hanno tutti meritato ciò che hanno fatto, non solo Zana. Poi è chiaro che il mondiale è tutta un’altra storia. Ma lasciatemi dire che in Australia ci sarà più dislivello, quindi per assurdo potrebbe essere più adatto il mondiale che l’italiano per Zana. Adesso Filippo tirerà il fiato, perché ha corso molto e avrà tempo di prepararsi. E comunque da sempre il campione nazionale va preso in considerazione. Dal Tour fino a metà settembre avrò il tempo di valutare che tipo di squadra portare. Individuare per prima cosa il capitano, poi l’alternativa e da lì tutto il resto.

E’ stato bello invece vedere come gli “stranieri” si siano dati da fare per venire a correre sino in Puglia. Pensiamo a Tizza, a Mozzato…

E questo gli fa onore. E non erano i soli. Anche Bonifazio, Affini… Per di più diversi di loro hanno corso da soli. E’ un atto di riconoscenza verso il movimento italiano. E’ attaccamento verso il tricolore. Ed è un messaggio che deve essere compreso, che deve arrivare a tutti. Di chi non è venuto per non compromettere il resto di questa stagione lo abbiamo detto, ma per gli anni futuri devono essere un esempio.

Baroncini è stato autore di un ottimo finale con Fiorelli (a destra)
Baroncini è stato autore di un ottimo finale con Fiorelli
C’è qualcuno o qualcosa che ti ha colpito, Daniele?

E’ sempre complicato fare un nome piuttosto che un altro, ma ritengo che Filippo Baroncini sia un ragazzo di grandi speranze. Mi piace moltissimo come corridore. Ha un grande talento. E lo ha dimostrato come ha vinto il mondiale under 23 lo scorso anno. Il giorno dopo il tricolore ci siamo presi un caffè ad Alberobello e mi ha confidato che voleva ripetere l’azione con cui aveva vinto il titolo iridato. Io ero in moto. Ad un certo punto mi sono fermato. Ho lasciato la fuga e ho aspettato lui e Fiorelli.

E cosa hai notato?

Gli ho visto dare delle menate pazzesche. Non solo, ma ha vinto la volata contro Fiorelli che è molto veloce. Di Baroncini sono contento. Lo sto conoscendo. Mi dicono, e vedo, che ha la testa attaccata alle spalle e che è professionale. Un ragazzo su cui fare affidamento per i prossimi mondiali e per le Olimpiadi, visto che avranno tutti caratteristiche simili.

Un bell’assist…

Sì, ma anche altri sono stati bravi. Battistella è un talento che va aggiunto nella lista. Rota, è stato fortissimo e da quel che ho visto poteva tranquillamente vincerlo lui. O Piccolo, alla prima gara dopo tanti mesi di assenza. 

Tutte contro Balsamo e Balsamo contro tutte? Italiano da capire

25.06.2022
6 min
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Un tavolo da biliardo. Il percorso di domani del campionato italiano donne elite – organizzato da ExtraGiro e che si snoderà nella bassa modenese – sarà completamente piatto. L’epilogo più scontato potrebbe essere l’arrivo di una volata generale (che manca da tanti anni), ma il gran caldo di questo periodo ed il fatto che si corra anche con le maglie dei corpi militari potrebbero riservare qualche sorpresa.

Partenza da Piazza Garibaldi a Medolla alle 13,20, trasferimento di quasi 5 chilometri e poi il via ufficiale. Prima parte (per un totale di 94 chilometri) composta da due circuiti molto larghi che toccheranno i paesi di Finale Emilia, Camposanto, San Prospero, Cavezzo, San Possidonio, Concordia e Mirandola fino al primo passaggio sotto il traguardo di San Felice sul Panaro.

A quel punto si dovrà ripetere per due volte un circuito di 26,8 chilometri prima della chiusura. Arrivo a San Felice sul Panaro dopo 147,6 chilometri e circa tre ore e mezza di gara con un dislivello di qualche centinaio di metri.

Il cittì Sangalli pronto per campionato italiano, Giochi del Mediterraneo, Giro Donne ed europei U23 in Portogallo
Tour de force per Sangalli: tricolore, Giochi del Mediterraneo, Giro ed europei U23 in Portogallo

Lo spettatore più interessato sarà il cittì Paolo Sangalli che avrà modo di vedere da vicino tante delle sue azzurre, alcune delle quali guiderà qualche giorno dopo ai Giochi del Mediterraneo ad Orano in Algeria. Lo abbiamo sentito per sapere che tipo di corsa potremmo vedere.

Paolo eri stato interpellato nella scelta di questo tipo di tracciato?

Sì e no. Sapevo che inizialmente gli organizzatori avevano previsto due percorsi. Uno duro, che si sarebbe dovuto disputare ad Imola sul percorso del campionato italiano maschile dell’anno scorso. Un altro invece un po’ meno impegnativo nella zona collinare attorno a Bologna. Poi si è deciso per questo percorso pianeggiante, molto di più di quello del 2019 in Abruzzo. Questo rispecchia il circuito degli europei di Monaco, adatto a ruote veloci.

A San Felice dobbiamo aspettarci uno sprint di gruppo?

Vi risponderei di sì, ma non è detto che sarà così. Per me salterà fuori una gara dura, specie se continueranno ad esserci queste temperature e questa umidità. Bisogna dire che il campionato italiano donne è sempre una gara strana. Molte ragazze non corrono con le loro formazioni, ma con i propri corpi militari. Questo spesso cambia gli equilibri. Può evadere una fuga, anche ben assortita con buone passiste. E a quel punto diventa difficile capire chi andrà a chiudere.

Meglio o peggio avere un percorso totalmente piatto?

Dipende dai punti di vista. Su un percorso mosso o comunque duro, sai già più o meno chi se lo può giocare e quindi paradossalmente puoi prendere meno spunti. Su un tracciato come quello di domenica diciamo che posso avere dei riferimenti in vista della prova continentale di Monaco di Baviera.

Longo Borghini ci ha detto che lavorerà per la Barbieri. E’ lei la favorita?

Rachele è senz’altro la più veloce del gruppo, poi corre in casa e vorrà fare bene. Le Fiamme Oro hanno anche Martina Fidanza che però è più indietro di condizione dopo aver recuperato dal brutto infortunio. Bisogna considerare anche la stessa Elisa nelle opzioni a disposizione, così come Cavalli o Guazzini che stanno andando forte. Poi loro hanno anche Bertizzolo, che non è ferma in volata, e Pirrone che possono essere delle soluzioni qualora la gara andasse in un determinato modo.

Consonni invece ci aveva detto che sarà a disposizione di Bastianelli…

Sulla carta dovrebbe essere così, con Chiara e Cecchini a tirare lo sprint a Marta. Entrambe però secondo me sono pronte a giocarsi le proprie carte come alternativa.

Poi ci sono le atlete dei club.

Esattamente e possono fare tutte bene. Su tutte penso ad Elisa Balsamo, che correrà da sola e arriva da una bella vittoria al Tour de Suisse (foto di apertura). Lei può vincere tranquillamente una volata generale. Farei attenzione anche a Guarischi, che può fare bene, oppure ad Arianna Fidanza. Poi ci sono Sanguineti, Persico e Gasparrini. Le prime due possono sia buttarsi in volata che in una fuga. La terza invece la vedo in lizza per la vittoria del titolo U23, che quest’anno viene assegnato per la prima volta. Tra le giovani non dimentico nemmeno la Zanardi, che ha le potenzialità per vincere e parte favorita per il titolo U23. Nella BePink c’è anche Basilico ma credo che verranno rispettate le gerarchie.

Una tua favorita principale ce l’hai?

No, perché diventa quasi impossibile fare un pronostico. Ci sono tante altre che non abbiamo nominato che possono arrivare davanti. In un certo senso è più avvincente e più bello. Di sicuro posso dire che non sarà una gara banale.

Visconti a Fiorelli: una volata… stanca per sbloccarsi

25.06.2022
4 min
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All’alba di domenica, Visconti prenderà un aereo per la Puglia e ai campionati italiani farà un test ai microfoni della RAI accanto ad Andrea De Luca. Senza girarci troppo attorno, per il siciliano di San Baronto non si tratta di una corsa come le altre. Quella maglia gli ha dato una dimensione e ciascuna delle tre volte in cui l’ha conquistata ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo.

Fiorelli e Visconti hanno affrontato insieme la preparazione invernale in Sicilia, legando molto
Fiorelli e Visconti hanno affrontato insieme la preparazione invernale in Sicilia, legando molto

Al lavoro per Fiorelli

Il racconto di come si sia conclusa la sua carriera è ormai noto, ma prima ancora di sapere del suo impegno con la tivù di Stato, ci era venuta voglia di sentirlo. Volevamo che desse qualche consiglio al… fratellino Fiorelli, accanto al quale aveva immaginato di vivere un diverso 2022 e che nella corsa pugliese potrebbe trovare il giorno perfetto. Ne è nato un viaggio interessante nel correre dell’altro palermitano, che nel frattempo è diventato un suo ottimo amico.

«Fiore va forte – comincia Visconti – ma in gara gliene succede sempre una, oppure perde l’attimo. E’ stato 2-3 giorni a casa mia e l’ho martellato. “Devi rischiare – gli ho detto – non puoi aspettare la fine per giocarti la corsa con i più forti. Non ce l’hai ancora quella forza. Devi fare quello che a te sembra sbagliato”. Lui può vincere le volate, ma le volate… stanche come facevo io. Quelle di gruppi ridotti all’osso».

Al Norvegia ha provato qualche fuga: secondo Visconti è questo il giusto atteggiamento
Al Norvegia ha provato qualche fuga: secondo Visconti è questo il giusto atteggiamento
Ti sembra che sappia fare solo corsa di testa?

Prendiamo il Norvegia. Gli ho chiesto perché nell’ultima tappa sia partito lungo, poi si sia rimesso in gruppo ai 300 metri e alla fine abbia finito quinto. “Hai la certezza di poter battere Kristoff nel testa a testa?”. Deve capire che per sbloccarsi deve rischiare e che non è facile vincere facendo tutte le cose alla perfezione.

Il campionato italiano potrebbe essere l’occasione?

Ci stiamo arrivando senza sapere chi ci sarà. Alcuni dei più adatti hanno già detto che non andranno. Gente come Vendrame, oppure Bettiol e Oldani. Potrebbe essere davvero il suo percorso, perché non dovrebbe esserlo in una gara secca in cui ti giochi tutto? Ma deve stare attento a quello che succede da lontano, non ragionare da velocista che aspetta la volata.

Ad Alberobello con anticipo per provare un circuito che gli si addice molto (foto Instagram)
Ad Alberobello con anticipo per provare un circuito che gli si addice molto (foto Instagram)
Lo stesso concetto espresso da Viviani…

E infatti mi ricorda preciso il campionato italiano che vinse Elia a Darfo Boario Terme. Uno strappo solo, un caldo bestiale, fuga da lontano e corsa finita. Non ci sono squadre compatte. Le piccole mandano gli uomini in fuga, sono poche quelle che corrono attorno a un leader. A me successe, ma stavo bene e credettero nelle mie possibilità. Se va via il gruppetto ed entrano quelli buoni, deve esserci anche lui.

Perché aspettare i finali, per paura, pigrizia, poca fiducia?

Certo non pigrizia. Filippo ha grinta e cattiveria di arrivare. Mi ricorda il Visconti piccolino che aveva tanta rabbia. Sembra che abbia paura di buttare energie e questo lo limita. Corre in modo anonimo e alla fine la gente si chiede dove sia finito. Deve levarsi di dosso quella paura, non ha niente da perdere. Per una volta provi a correre così. Perché se poi si trova davanti, è tanto cattivo. A volte gli chiedo come faccia a limare così tanto.

In volata contro Conci allo Slovenia, lottando per il 6° posto nell’ultima tappa
In volata contro Conci allo Slovenia, lottando per il 6° posto nell’ultima tappa
Come fa?

E’ una necessità. Arrivare a giocarsi la volata con le WorldTour che fanno un altro sport non è facile. Devi essere furbo e bravo a infilarti negli spazi che ti lasciano. Lui in quei momenti dice di vedere tutto al rallentatore. E’ nel suo habitat, vede i pericoli e li schiva (le stesse parole le usò Angelo Furlan in un’intervista sull’essere velocisti, ndr).

Ti dispiace non essere lì a guidarlo?

E’ il mio rammarico di fine carriera. Almeno una volta avrei voluto sbloccarlo, ma non sono stato in grado. Però ci vediamo spesso. Parliamo. Siamo rimasti molto legati. Gli dico le cose in faccia. Deve rischiare. C’è ancora un gradino da salire per diventare grandi.

Piganzoli tricolore: è lui il miglior U23 a cronometro

22.06.2022
3 min
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Il meteo non prometteva bene, ma il tempo con gli U23 è stato clemente: la pioggia ha smesso di scendere proprio qualche minuto prima della partenza degli atleti. 35,6 chilometri veloci, qualche curva più tecnica e lo strappo dell’Abbazia di Rosazzo. Una prima parte più veloce, pianeggiante e senza particolari difficoltà. La seconda parte invece più impegnativa, con la salita e una discesa veloce.

Dopo il Giro d’Italia per Piganzoli appena qualche giorno di recupero e pochi allenamenti specifici
Dopo il Giro d’Italia per Piganzoli appena qualche giorno di recupero e pochi allenamenti specifici

Piganzoli ticolore

Il migliore è Davide Piganzoli (Eolo-Kometa), il nuovo campione italiano a cronometro, sceso per terz’ultimo dalla rampa di lancio al Velodromo di San Giovanni al Natisone. Una corsa gestita bene, con tempi regolari: il cronometro all’intertempo segna uno dei tempi migliori, è secondo. Davide prosegue poi la sua crono tricolore con una media complessiva di 48,473 orari.

Nel 2020, Piganzoli era stato terzo ai tricolori juniores a crono, dietro Milesi e Garofoli
Nel 2020, Piganzoli era stato terzo ai tricolori juniores a crono, dietro Milesi e Garofoli
Davide, te l’aspettavi di tornare a casa con il tricolore sulle spalle?

Devo ammettere che è una vittoria abbastanza inaspettata. Dopo il Giro mi sono preso solo tre giorni di pausa e non ho preparato la crono come avrei voluto, ma sono contento.

Come ti sei sentito durante la corsa?

Tutto sommato bene. All’intertempo dall’ammiraglia mi hanno detto che ero sui tempi del primo. Ho saputo anche della caduta di Milesi, a cui auguro un pronto recupero. Siamo amici, mi è dispiaciuto molto. Sul finale mi sentivo stanco e stavo calando, ma dall’ammiraglia mi facevano grande tifo, ci ho creduto.

La seconda parte sulla carta era quella un po’ più difficile, dove bisognava mantenere stabile l’andatura…

Sì, infatti sono andato forte, senza dare tutto e poi sul finale sono riuscito a recuperare un pochino.

PIganzoli è stato il solo corridore Eolo-Kometa fra agli U23, mentre hanno corso in 4 tra i pro’
PIganzoli è stato il solo corridore Eolo-Kometa fra agli U23, mentre hanno corso in 4 tra i pro’

Montefiori e Olivo sul podio

Insegue a pochi secondi di distanza Matteo Montefiori (InEmiliaRomagna) che conclude la sua prova con 5”79 di ritardo. Ottima anche la prova di Bryan Olivo (Cycling Team Friuli): dopo aver ripreso i tre corridori partiti prima di lui e l’ottimo intertempo di 23’07”72, il friulano sale a fine giornata sul terzo gradino del podio

Giornata sfortunata invece quella di Lorenzo Milesi, il grande favorito di oggi, in forza alla Development Team DSM, che coinvolto in una caduta pochi chilometri dopo la partenza, decide di terminare così la propria corsa verso il tricolore.