Trek Emonda SLR 7

Trek Emonda SLR 7, le nostre impressioni

30.05.2021
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In occasione della Gran Fondo Squali – Trek abbiamo avuto l’opportunità di pedalare su una Trek Emonda SRL 7 e poter così affrontare il percorso della prova romagnola con lo stesso telaio usato dai corridori della Trek – Segafredo. Vi raccontiamo le nostre sensazioni in sella alla bici statunitense.

Più aerodinamica

Non è un mistero che l’ultima versione dell’Emonda sia stata profondamente trasformata rispetto alla precedente. La grande novità è nelle forme dei tubi: più aerodinamiche. Come ben sappiamo quando si cercano dei profili dei tubi più aerodinamici spesso bisogna pagare qualcosa in termini di peso. Ma questo non è successo con l’Emonda perché i tecnici di Trek hanno utilizzato il nuovo tipo di carbonio OCLV 800 che è più leggero a parità di rigidità, che ha permesso così di creare un telaio dal peso poco sotto i 700 grammi.

La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni
La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni
La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni
La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni

Ruote basse e manubrio integrato

Come dicevamo, la nostra Emonda SLR 7 vanta lo stesso telaio in dotazione al Team Trek–Segafredo con il manubrio integrato Aeolus RSL e ruote Bontrager Aeolus RSL 37, entrambi in carbonio OCLV. L’unica differenza rispetto alla bicicletta dei professionisti è il gruppo, infatti sulla nostra bicicletta c’era lo Shimano Ultegra Di2, sempre molto affidabile e preciso.

Iniziamo a raccontare le sensazioni tenendo presente che la giornata in cui si è svolta la Gran Fondo Squali – Trek era caratterizzata da un forte vento e certamente aver montato ruote con un profilo da 37 millimetri non ha potuto che farci piacere.

Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore
Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore
Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore
Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore

Ottima alle alte velocità

La prima fase della gara prevedeva un tratto molto veloce da percorrere lungo la statale Adriatica, dove il gruppone ha espresso velocità spesso intorno ai 50 chilometri orari. E’ in questo frangente che l’aerodinamica della Emonda si è fatta apprezzare. In effetti, avendo provato anche la versione precedente, il miglioramento alle alte velocità si sente. Pur essendo una bicicletta molto leggera e ideata per dare il meglio in salita, il comportamento nei tratti veloci è molto valido, quasi non si avverte la differenza con la sorella ancora più aerodinamica Madone. E’ proprio in questo tratto che ci sono venute in mente le parole che il giorno prima ci aveva detto Letizia Paternoster, quando decantava le doti della sua Emonda, sottolineando che è veloce e reattiva quanto e forse più della Madone che usava fino all’anno scorso.

Reattiva in salita

Nonostante un fisico non proprio da scalatore, la reattività che l’Emonda mi ha trasmesso nelle salite è stata comunque molto apprezzabile. Quello che fa veramente piacere è sentire il carro posteriore reagire immediatamente alle sollecitazioni nel momento in cui ci si alzava in piedi in salita per cercare di rilanciare l’azione.

Emonda Squali
La nostra Emonda all’arrivo della Gran Fondo
Emonda Squali
La nostra Emonda all’arrivo della Gran Fondo Squali – Trek

Su un binario

E se in salita non ci ha stupito la reattività e l’efficienza dell’Emonda, è nelle discese dove ci ha sorpreso di più. Nella prima discesa tecnica da Mondaino abbiamo tirato al massimo ogni curva e la sensazione è stata quella di viaggiare su un binario. Il bello dell’Emonda è che dove la vuoi mettere lei sta! Se c’è bisogno di chiudere un po’ di più una curva e inclinare maggiormente la bici, non c’è nessun problema, l’Emonda non si scompone mai.

Una bici completa

Per finire, possiamo dire che si tratta di una bicicletta completa che non presenta punti deboli, grazie alla leggerezza e alla reattività si può spingere su ogni terreno, basta solo avere le gambe!

trekbikes.com

Guercilena: «Nuovi piani su Ciccone? Dopo lo Zoncolan»

18.05.2021
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E dopo le parole di Stefano Garzelli, passiamo la palla ai diretti interessati della Trek-Segafredo. Le prestazioni di Giulio Ciccone sugli Appennini cambiano, o quantomeno impongono, una revisione dei piani tattici per gli uomini di Luca Guercilena.

E proprio con il team manager milanese facciamo un’analisi. Che cade poi in un momento importante, il primo giorno di riposo e prima di una frazione delicata come quella di Montalcino.

Luca Guercilena (47 anni) è il team manager della Trek-Segafredo
Luca Guercilena (47 anni) è il team manager della Trek-Segafredo

La condizione cresce

Guercilena fu il primo a dirci che la condizione di Ciccone sarebbe stata un crescendo graduale, ma che alla fine il suo obiettivo principale era la Vuelta. In forma al Giro d’Italia sì, ma con la Spagna in programma.

«Non avendo corso da dopo le prime due tappe del Catalunya – spiega Guercilena – e dopo l’infortunio al ginocchio non potevamo sapere come stesse davvero Ciccone. Ci siamo resi conto che stava bene già nelle prime frazioni, ma l’idea iniziale era di cercare una vittoria di tappa. Poi ovviamente vedendo che la possibilità di stare coi migliori c’è, c’è stata almeno fino a Campo Felice, è chiaro che un minimo di attenzione in più la daremo. Però come giustamente ha detto anche Giulio, viviamola giorno per giorno».

Il testa a testa con Bernal è ufficialmente iniziato a Campo Felice
Il testa a testa con Bernal è ufficialmente iniziato a Campo Felice

Limitare la pressione

Getta acqua sul fuoco Guercilena, ma non per deviare il discorso, semplicemente perché è realista.

«Giulio la classifica non l’ho mai fatta per cui bisogna cercare di capire gradualmente dove possiamo arrivare. Al tempo stesso sono convinto che lui le capacità sulla terza settimana le abbia, perché in tutti grandi Giri che ha fatto nel finale si è ben comportato».

Il dirigente lombardo neanche vuol mettere all’improvviso tutto il peso della squadra sulle spalle dell’abruzzese. Questo potrebbe arrestare la sua corsa, complicargli le cose. Per adesso si va avanti così. Semplicemente si hanno delle certezze in più.

Il Mostro carnico si scalerà il prossimo 22 maggio nella Cittadella-Monte Zoncolan
Il Mostro carnico si scalerà il prossimo 22 maggio nella Cittadella-Monte Zoncolan

Zoncolan spartiacque

Questo, come abbiamo scritto stamattina con Garzelli, ricorda il famoso Giro del 2000 in cui Pantani era Nibali e Garzelli Ciccone e per questo ci si stringerà attorno a Cicco? Per esempio Mollema smetterà di andare in fuga?

«Vediamo, vediamo – riprende Guercilena – Secondo me dobbiamo arrivare con questo modo di correre fino allo Zoncolan, coi piedi per terra e liberi di pensare giorno per giorno. Se poi anche sullo Zoncolan Giulio si dimostra realmente competitivo, se anche lì starà con i primi allora tutte le strategie cambieranno. Ma per adesso si continua cercando di stare davanti e di vincere delle tappe. Magari un pochettino sì, qualcosa è cambiato. Se prima eravamo diciamo 70/30 fra tappe e classifica adesso ci avviciniamo a 60/40. Però, ripeto, aspettiamo ancora qualche giorno prima di focalizzarci solo sulla classifica».

La vicinanza di Nibali può essere l’arma in più per Ciccone
Nibali può essere l’arma in più per Ciccone

Nibali l’uomo in più

Guercilena non si illude. Sa bene che gli ostacoli sono sempre molti. A cominciare dalla frazione, delicatissima, di domani a Montalcino. In questo caso avere un Nibali al fianco conta tanto.

«Nibali è fondamentale. La squadra sarà fondamentale proprio perché il rischio non è tanto la condizione atletica del corridore, quanto il problema meccanico, il fattore esterno. Un uomo come Vincenzo per Giulio è assolutamente importante. Peraltro, come ho sempre detto da quando Vincenzo arrivato in Trek, sarebbe stato un grandissimo vantaggio proprio per Giulio, per imparare dal grande corridore che è».

Ciccone ha già attaccato spesso in questo Giro: Canale, Sestola (in foto), Ascoli…
Ciccone ha già attaccato spesso in questo Giro: Canale, Sestola (in foto), Ascoli…

Ma anche Giulio…

Insomma prima del serrate i ranghi attorno all’abruzzese c’è da aspettare un po’, ma Guercilena ha già ben chiaro il piano.
«Se Giulio continua così sarà interesse nostro cercare di proteggerlo il più possibile. Poi abbiamo un bella squadra: Nibali, Mollema, Brambilla… fermo anche Moschetti!».

Certo però che anche Ciccone deve iniziare a correre diversamente. Gli attacchi “scriteriati” come quello verso Ascoli non devono più accadere. Tanto che lo stesso Giulio dopo l’arrivo quel giorno si è scusato subito con la squadra, ammettendo l’errore. Ma a quanto pare la tappa di Campo Felice ha sancito definitivamente il cambio di tattica e di mentalità di Giulio. Peccati di gioventù. Intanto noi, come Guercilena, aspettiamo lo Zoncolan per capire definitivamente che piega prenderà il suo Giro.

Ma Ciccone era lì. Ci sarà fino a Milano?

16.05.2021
4 min
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E poi c’è Giulio Ciccone. Oggi l’abruzzese ci ha messo di tutto e di più, ci ha messo anche quello che non aveva. Sotto l’arrivo per poco non cade. Il suo addetto stampa, Paolo Barbieri, riesce a stento a tenerlo. Giulio lancia un grido e poi finalmente riesce a sganciare il pedale. Beve e poi tossisce. Ed è più l’acqua che cade in terra di quella che manda giù. Sfinito. Però lo sguardo è di quelli presenti, non è stralunato. Il che ci dice che la base è buona.

Ciccone sorretto dal suo addetto stampa dopo l’arrivo di Campo Felice
Ciccone sorretto dal suo addetto stampa dopo l’arrivo di Campo Felice

Aria di casa

La sua gente lo ha spinto a più non posso. Ieri aveva assaporato l’aria di casa nel passaggio a Chieti. Oggi ha fatto di più. Come un falco, già prima di Rocca di Cambio, ha battezzato la ruota di Bernal, neanche fosse un velocista che si mette dietro allo sprinter che reputa favorito. Sul momento dello scatto del colombiano, ha reagito immediatamente. Poi si è dovuto arrendere alla super potenza dello stesso colombiano.

«E’ stato molto bello correre nelle mie zone. C’era tanta gente. E anche per questo c’era voglia di fare qualcosa. Un secondo posto è difficile da accettare, soprattutto sulle strade di casa. Però la tappa era impegnativa e questo piazzamento conferma che la mia condizione è buona».

In Abruzzo si aspetta Ciccone (e non solo lui) con gli arrosticini di pecora
In Abruzzo si aspetta Ciccone (e non solo lui) con gli arrosticini

Cambio di tattica

E questo suo stare bene lo ha portato a cambiare atteggiamento in gara. Forse, anzi senza forse, neanche Giulio immaginava di stare così. E le sue stesse parole dopo San Giacomo dicono molto: «Non mi aspettavo di essere tanto brillante nell’ultima salita. Col senno del poi seguire Bettiol è stato un errore».

E quindi adesso ha iniziato a correre come un uomo di classifica, quale effettivamente è. In fin dei conti era settimo prima di partire da Castel di Sangro questa mattina ed è quarto questa sera.

«Per ora si corre alla giornata – dice il corridore della Trek-Segafredo – cercando di dare il massimo, poi si vedrà. Anche con Vincenzo (Nibali, ndr) abbiamo fatto un ottimo lavoro. Il Giro è lungo. E continueremo a lottare».

Tratto sterrato: Bernal pronto a partire, Ciccone è concentrato sulla sua ruota
Tratto sterrato: Bernal pronto a partire, Ciccone è concentrato sulla sua ruota

Un finale tremendo

Tanta salita, ancora pioggia, ma in fin dei conti si è deciso tutto all’ultimo, almeno guardando la corsa da fuori. Perché poi da dentro le cose non sono andate proprio così.

«Oggi siamo partiti veramente forte – dice Ciccone – Per i primi 70 chilometri la fuga era sempre lì. Ho anche sofferto molto, non lo nego. E per questo credo che questa tappa resterà nelle gambe. Io sono contento della mia condizione, ho chiuso la corsa con i ragazzi che lottano per la classifica generale.

«Oggi non abbiamo perso tempo ed era una tappa dura. La condizione sta migliorando. Ho provato a seguire Bernal ma era davvero troppo forte. Quando ho visto che ha messo il 53 – fa una pausa e ride – ho provato solo a salire con il mio passo e a dare il massimo».

Ciccone esce così dal suo Abruzzo, e più in generale da questa prima parte di Appennini, decisamente più motivato e fiducioso di come ci era arrivato. L’attacco di Sestola, annullato in quattro pedalate da Landa, il tentativo verso Ascoli, il secondo posto di oggi. Adesso ne abbiamo la certezza. E’ lui il capitano della Trek-Segafredo e punterà alla generale.

«In classifica ho fatto un piccolo passo in avanti – dice Ciccone – e si sono anche un po’ scoperte le carte. Sappiamo che Bernal è quello che va più forte. Adesso la Ineos ha la maglia e ci sarà una gestione della corsa diversa. Noi dobbiamo sfruttare al massimo questa situazione. Vedremo giorno per giorno, senza programmare nulla».

Nibali, giorno tranquillo alla vigilia della prima salita

10.05.2021
3 min
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Alla vigilia del primo arrivo in salita, Nibali tutto sommato sta bene. La rincorsa è stata rapida e breve. Ha perso una settimana di allenamento, non certo come nel 2018, quando l’incidente del Tour gli costò la frattura di una vertebra e si trattò di bruciare le tappe per il mondiale di Innsbruck. Dice Michele Pallini, il suo massaggiatore di una vita, che sarebbe stato peggio se si fosse rotto lo scafoide e che tutto sommato il polso non gli fa male. Sarebbe stato ancora più complicato se il chirurgo non avesse dato via libera: chi si sarebbe preso la responsabilità di farlo partire ugualmente?

«Tutto dipende dall’evoluzione giorno dopo giorno – ha spiegato Vincenzo – e io mi sento sempre meglio. Vuol dire che tutto guarisce. Abbiamo tolto i punti. E del resto non si sarebbe potuto fare nulla senza il benestare dei medici».

Alla partenza da Biella con l’incognita della risposta del polso al maltempo
Alla partenza da Biella con l’incognita della risposta del polso al maltempo

Basso profilo

Oggi il siciliano è arrivato comodamente nel gruppo a 4 secondi da Taco Van der Hoorn. Non c’era molta salita, ma quella che si è fatta ha già scavato qualche distacco. Sul traguardo la sua espressione era come al solito imperscrutabile, ma mentre una larga parte di corridori è arrivata trafelata, il siciliano è parso perfettamente in controllo.

«Niente di particolare – ha detto – in salita sono rimasto tranquillo in gruppo, mentre Ciccone ha provato a fare qualcosa. Non so dire che cosa potrò fare domani, soprattutto i primi giorni saranno tutti una scoperta».

La prima incognita che però non ha creato problemi era il meteo: quanto può essere dolorosa la frattura se il tempo inizierà a fare le bizze? Per questo e per verificare anche che tutto proceda nel modo migliore, Vincenzo si sottoporrà probabilmente a un controllo medico alla fine della prima settimana. Nel frattempo il suo nastro manubrio è leggermente più morbido e i tubolari un po’ meno gonfi.

A Torino ha chiuso a 41″ da Ganna, facendo una prova regolare
A Torino ha chiuso a 41″ da Ganna, facendo una prova regolare

Debito col Giro

Scrutando il suo sguardo e sentendolo parlare, al netto delle prestazioni che verranno, si ha la sensazione che il guerriero sia intenzionato a lottare finché ne avrà la forza. Nessuna pretattica: quel che c’è sarà versato.

«Credo di non aver fatto niente di eroico – ha detto – gli atleti in genere hanno un approccio da combattenti. Avevamo lavorato tanto per questo obiettivo e non provarci sarebbe stato brutto. Per me. Per la squadra. Per gli sponsor. E anche per il Giro, che ha dato tanto alla mia carriera. Non ho addosso particolari pressioni. Solo un desiderio. Quello di tornare presto ad alzare le mani».

Il Muro d’Huy, trampolino di un’Elisa più fredda? Chissà…

07.05.2021
6 min
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«La vittoria di Cittiglio è stata l’highlight di primavera – racconta Elisa Longo Borghini – ma devo dire che anche il Muro d’Huy mi ha dato una bella soddisfazione, perché ho corso con una lucidità che a volte dimentico nel cassetto e non porto con me in corsa…».

A Torino sta per partire il Giro d’Italia, ma ovunque ti giri ti accorgi di quanto ciclismo ci sia in Europa. I professionisti stanno correndo in Algarve, le ragazze sono alla Valenciana. Elisa è a casa e da qualche giorno ha ripreso ad allenarsi seriamente dopo la stagione delle classiche. A breve però anche lei ripartirà proprio dalla Spagna, poi punterà sul Giro Rosa con le Olimpiadi nel mirino. E’ il momento giusto per rivivere la prima parte della stagione e lanciare un ponte sulla seconda.

Il Trofeo Binda di Cittiglio è stato l’highlight di primavera: vittoria per distacco
Il Trofeo Binda di Cittiglio è stato l’highlight di primavera: vittoria per distacco

Istinto e freddezza a Huy

«Penso troppo – continua – lo so da me. E a volte per questo pensare mi capita di perdere l’attimo. Oppure reagisco troppo presto. Sono sempre pronta. Attacco. Inseguo. Calcolatrice non sarò mai, però alla Freccia Vallone sono riuscita a fare rapidamente il ragionamento giusto. Ho capito che se fossi rimasta a ruota di Anna Van der Breggen mi sarei fatta male. Così l’ho mollata e ho preso il mio passo. Ho lasciato passare le due che mi seguivano, pensando che le avrei avute come punto di riferimento. E quando sono arrivata ai 180 metri sul Muro d’Huy, mi sono detta: “E’ il momento di sprintare”. Così sono partita. Le ho saltate. Ed è venuto il terzo posto».

L’aiuto di Borgia

E’ un percorso non semplice. Ci sono corridori con la freddezza innata. Quelli che ne fanno una virtù perché sanno di avere una sola cartuccia da sparare e devono farlo con metodo. E poi ci sono quelli che hanno tanta forza e sono sempre stati abituati a risolvere le situazioni aprendo il gas. Eppure quello che è successo a Huy fa intravedere un cammino diverso.

«Forse è il mio caso – ammette – ho spesso una buona condizione, mi viene facile. A volte si chiude la vena e parto. Quando magari con più freddezza e meno sforzo si potrebbero ottenere risultati migliori. Ci sto lavorando. La squadra collabora con Elisabetta Borgia, che è una bravissima mental coach. Ma credo che ci si arrivi con l’esperienza, facendolo e rifacendolo…».

Il lavoro di Elisabetta Borgia sta dando ottimi frutti: la freddezza di Huy ne è il segno?
Il lavoro di Elisabetta Borgia sta dando ottimi frutti

La zia Elisa

Elisa e il suo ritrovato sorriso sono nati lo scorso anno dopo il lockdown, quando si rese conto del bello che aveva nella sua vita e del rischio di perderlo.

«Sto bene – ammette – mi diverto. A volte momenti così servono per realizzare tante cose. E se capisci di essere fortunato per la vita che hai, ti viene anche di viverla con più leggerezza senza darla per scontata. In questi giorni sono stata a casa. Un recupero blando che ci voleva. Un po’ di relax in famiglia di cui avevo bisogno, perché sono stata a lungo fuori per le corse e prima quando abbiamo cercato di rimanere il più possibile con la squadra. Ho approfittato della zona gialla per andare a salutare qualche amica. Ho portato fuori i miei nipoti in bici. Sono i figli di Paolo. Anna, che ha 12 anni. Marta, la seconda, che ne ha 9. Poi Cristian e Pietro, l’ultimo arrivato. Anna si allena già su strada. Siamo usciti con lei e mio fratello nei dintorni di Ornavasso. Marta si allena con Pietro e altri bambini in un circuito nella zona industriale. Sono bei momenti, ma nel frattempo, da lunedì ho ripreso ad allenarmi anche io. Giusto ieri ho fatto cinque ore e la prossima settimana si riparte. Il 13 maggio alla Emakumeen Nafarroako, il 14 alla Navarra Classics e il 16 al Gran Premio di Eibar, nei Paesi Baschi. E poi dal 20 la Vuelta Burgos».

Seconda alla Strade Bianche, seconda gara della stagione. Il debutto alla Het Nieuwsblad
Seconda alla Strade Bianche, seconda gara della stagione

Test Giro

La Spagna sarà il primo passo verso il Giro Rosa e il Giro Rosa sarà il trampolino verso le Olimpiadi, in una consecutio che le permette di non fare troppi voli pindarici e dare una logica al lavoro, in modo che quel tanto pensare le dia tregua e si concentri su un obiettivo per volta.

«In Spagna si va per riprendere il ritmo – conferma – e per gestire la transizione dal periodo delle classiche al Giro. Sono gare impegnative, in cui davvero potrò testare la gamba. Tornate in Italia, andremo in ritiro a Sestriere, per l’altura e per visionare le prime tappe del Giro, che parte da Cuneo, ma ad esempio ha l’arrivo di Prato Nevoso che andremo a vedere. Ci sarebbe anche una cronoscalata vicino casa mia, ma è scomoda da raggiungere e comunque la conosco benissimo. Provare i percorsi è utile. Abbiamo piattaforme e supporti che permettono di vedere le strade, ma il riscontro personale è quello che ti permette ad esempio di scegliere i rapporti. Il Giro sarà un obiettivo, ma non mi sento di dire: vado e lo vinco. Un po’ perché non è nella mia natura fare proclami e poi perché so che devo lavorare. Lavoro e sacrificio sono una costante nella mia vita. Mi presenterò in buona condizione e poi vedremo le altre. I percorsi sono duri e io non sono una scalatrice pura. Una Van der Breggen pesa 5 chili meno di me e su certe pendenze si sentono. Ma lo stesso sarò lì a combattere».

Olimpiadi di Rio 2016, Elisa Longo Borghini ha appena centrato il bronzo
Olimpiadi di Rio 2016, Elisa ha appena centrato il bronzo

A Tokyo, semmai…

E poi arriverà il momento di pensare a Tokyo, anche se c’è ancora tanto tempo e ti fa capire che il pensiero c’è, ma per ora sta bene nel cassetto.

«E’ meglio andare un passo per volta – conferma – ora la Spagna, poi Sestriere, poi il Giro. Ci sono tante cose da fare, per appiattire tutto sulle Olimpiadi».

Ha ragione, ma il ricordo del bronzo di Rio affiora spesso nei ricordi. Così come capita di pensare alle parole di Salvoldi, una sera sull’Etna a inizio stagione.

«Ogni volta che parlo di convocazioni con la Longo Borghini – disse il tecnico azzurro – le chiedo: “Quando ti ho lasciato fuori?”. E le punta il dito e risponde: “A Londra!”».

Elisa ascolta e fa un mezzo sorriso.

«Preferisco guardare alle Olimpiadi che devo fare – dice – piuttosto che quelle che non ho fatto. Ma indubbiamente ci rimasi molto male. Correre a Londra era un sogno per me, ma devi accettare le scelte».

Adesso basta con i pensieri scomodi. Quello sprazzo di lucidità sul Muro d’Huy è un ottimo riferimento. La stagione sta per rientrare nel vivo e immaginarla sulle sue strade a costruire la forma per andarsi a prendere altri traguardi strappa il sorriso. Sarà la maglia tricolore che indossa. Sarà la generosità in corsa. Saranno lo sguardo e il sorriso. Sia quel che sia, viene da sé pensare a lei come alla nostra bandiera più bella.

Pirelli, un nuovo tubolare per il Giro d’Italia

04.05.2021
3 min
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Pirelli sta facendo le cose in grande. Dopo aver rinnovato la gamma dei copertoncini con i P Zero Race da gara e i P Zero Road da allenamento, ha fornito ai team con i quali collabora per la stagione 2021 (Team Bike Exchange, Trek Segafredo, AG2R Citroen) e che parteciperanno al Giro d’Italia, un tubolare alleggerito del 10%, mantenendo inalterate le caratteristiche di aderenza e resistenza. Stiamo parlando del nuovo P Zero Race Tub SL. E aggiungiamo, prima di entrare nel dettaglio, che alleggerire uno pneumatico del 10%, considerando la funzione che svolge, ovvero quella di garantire aderenza e scorrevolezza non è semplicissimo.

Il tubolare P Zero Race Tube SL completo
Il tubolare P Zero Race Tube SL completo

Tubolare perfezionato

Il tubolare per molti anni ha vissuto come protagonista assoluto nel mondo del ciclismo. Lo si può considerare tuttora il leader nel proprio settore, nonostante i tubeless e i copertoncini abbiano siano stati al centro negli ultimi mesi di notevoli sviluppi.

Pirelli è andata oltre: ha cercato di perfezionare, laddove possibile, anche il tubolare. Come detto in precedenza, il miglioramento è avvenuto grazie a una riduzione di peso, a sua volta dovuta alla scelta di nuovi materiali. Anziché utilizzare il solito lattice all’interno del tubolare, per i P Zero Race Tub SL, Pirelli ha optato per una particolare camera d’aria realizzata con poliuretano termoplastico (TPU): un materiale leggero e impermeabile. Si tratta della prima volta che esso viene utilizzato per realizzare una camera d’aria per tubolare. Il risultato ottenuto, dopo un attento lavoro, è notevole: garantisce le stesse prestazioni di velocità, aderenza, scorrevolezza e soprattutto un’efficace protezione dalle forature. Riesce inoltre ad eliminare, finalmente, la perdita di pressione dei tubolari tradizionali.

Il nuovo tubolare P Zero Race Tube SL
Il nuovo tubolare P Zero Race Tube SL

Materiali innovativi

La carcassa del P Zero Race Tub SL è realizzata in Corespun 320 TPI: una mescola innovativa SmartEVO Compound, che Pirelli ha studiato per i nuovi P Zero Race. Dai test effettuati su strada è stato riscontrato un miglioramento di guidabilità del mezzo e soprattutto un’aumentata velocità ascensionale, la cosiddetta VAM.

Lo pneumatico P Zero Race Tube SL, ultraleggero
Lo pneumatico P Zero Race Tube SL, ultraleggero

Apprezzamenti di Chaves

Non sono mancati di certo gli apprezzamenti. Esteban Chaves corridore del team Bike Exchange ha commentato così l’utilizzo del nuovo tubolare P Zero Race Tub SL: «Ero entusiasta quando ho visto il grande calo di peso promesso dai nuovi tubolari. Le gomme sono veloci e maneggevoli come sempre, ma ora sono più leggere. Lo si sente soprattutto nelle salite».

Il prezzo consigliato al pubblico è di 119,90 euro.

velo.pirelli.com

Conci si confida: «Mi serve più cattiveria agonistica»

28.04.2021
4 min
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Uno dei pochi italiani presenti nelle Ardenne è Nicola Conci. Il trentino della Trek-Segafredo è stato uno dei quattro “azzurri” impegnati nel trittico Amstel, Freccia e Liegi. Gli altri tre sono stati, Simone Velasco, Cesare Benedetti e Lorenzo Rota. Un trittico vissuto in appoggio ai suoi capitani.

Al via in piazza Saint Lambert a Liegi, Nicola è concentrato ma altrettanto disponibile.

Conci al via della Liegi. In tutto il trittico delle Ardenne ha lavorato per Mollema
Conci al via della Liegi. In tutto il trittico delle Ardenne ha lavorato per Mollema

Il valsuganese è uno dei gioielli provenienti dalla Zalf-Euromobil, ma nelle ultime due stagioni ha brillato un po’ meno di quel che ci si poteva aspettare. A fronte di un “motore” di quelli grandi. E’ anche vero, lo ripetiamo, che si è messo al servizio dei suoi capitani.

Nicola, ti abbiamo visto spesso davanti per aiutare i capitani. Hai fatto una Freccia Vallone prendendo molto vento in faccia…

Eh sì, abbiamo lavorato per Bauke Mollema sia all’Amstel dov’è stato sfortunato per una foratura nel finale, sia il mercoledì alla Freccia e lo stesso alla Liegi. Bauke è un corridore importante, ha dimostrato di fare belle cose. E dobbiamo, devo, essere in grado di cogliere questi momenti e stare vicino ai leader.

Ma parliamo di te. Sarai al Giro? Come sei messo?

No, quest’anno il Giro probabilmente non lo faccio. Ho svolto un programma di avvicinamento non ideale in quanto ho fatto diverse corse senza mai andare in altura tra una gara e l’altra. Al giorno d’oggi fare un grande Giro senza altura non dico sia impossibile, ma di sicuro non è l’ideale. Sono riserva, non si sa mai, ma per ora non è in programma.

Domanda “ovvia”: ti dispiace non esserci o meglio ripartire da altro? Il Giro era il tuo desiderio…

Per un italiano fare il Giro d’Italia è sempre un qualcosa di speciale. Quest’anno poi c’erano anche delle belle tappe in Trentino vicino casa mia. Però dai, spero che la mia carriera mi permetta di avere ancora occasioni così e che la corsa rosa passi dalle mie parti!

Conci ha corso al giro dei Paesi Baschi, eccolo nella crono d’apertura
Conci ha corso al giro dei Paesi Baschi, eccolo nella crono d’apertura
Parli di carriera: adesso quali sono stimoli ed obiettivi per il prosieguo, sia della stagione che della carriera?

Sicuramente mi sono sentito in crescita da quando sono passato professionista. Il primo e il secondo anno magari non avevo le capacità per fare risultato, mentre l’anno scorso è stato un po’ particolare con il Covid. Adesso mi sento cresciuto e tante volte mi rendo conto di essere lì e magari potrei anche prendere un qualche risultato. Non è arrivato finora, ma spero che possa giungere presto e comunque che arrivi quest’anno. L’obiettivo quindi è sicuramente cogliere un bel piazzamento importante, una vittoria.

Cosa ti manca per quel saltino del risultato, secondo te?

Purtroppo mi manca un po’ di convinzione in me stesso. Quel po’ di malizia e di cattiveria agonistica… A volte mi rendo conto di non averne abbastanza e può essere un grosso limite, perché al giorno d’oggi non servono solo le gambe per essere lì in salita. E’ quasi più importante essere in grado di prendere le salite davanti, di tenere le posizioni, di sgomitare in quel momento che appunto avere le gambe durante le scalate. Quelle più o meno le ho. Poi, è chiaro, che servono. Ma se resti dietro o sprechi… sei fuori. Spero di essere cresciuto abbastanza e di essere pronto per fare qualcosa di buono.

Dove e come si trova questa cattiveria? Ci stai lavorando?

Eh, bella domanda! Si trova con il risultato. Perciò diciamo che nel momento in cui inizierò a fare bene, a cogliere qualche risultato o piazzamento importante, potrebbe scattare quella molla nella testa che ti permette di fare qualcosina in più ogni volta.

Quali sono le tue prossime gare?

Giro di Ungheria e Giro di Svizzera. Come ho detto prima, sono riserva al Giro e il programma prevede la trasferta ungherese (12-16 maggio, ndr). Poi, nel caso la riserva dovesse subentrare, chiaramente anziché andare in Ungheria andrei al Giro. 

Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Nicola Conci con il dottor Magni al Giro 2020. Fu tra i migliori gregari di Nibali
Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Nicola Conci con il dottor Magni al Giro 2020. Fu tra i migliori gregari di Nibali

La speranza per Conci è che il risultato possa arrivare già al Giro d’Ungheria. Il motore del ragazzo non si discute, ma in queste condizioni forse è meglio “ripartire dal basso” e farsi trovare pronto e brillante per il Giro di Svizzera, che è già corsa importante. Lì uno dei leader della Trek-Segafredo sarà Antonio Tiberi. Il laziale lo aveva annunciato già a gennaio, ma anche Conci avrà le sue possibilità. Poi bisognerà vedere anche quel che farà Nibali, perché se lo Squalo non dovesse essere al Giro, è facile possa essere dirottato in Svizzera.

Ma queste per adesso sono solo congetture. Di certo non è facile nel ciclismo attuale restare sempre sulla cresta dell’onda, se non si è dei capitani con una “C” grossa così. Si hanno poche occasioni e in queste si deve “incastrare” condizione al top, con il giorno in cui si è leader ma senza avere un programma certo prima.

Van der Breggen sette volte regina d’Huy. Brava Elisa

21.04.2021
4 min
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Probabilmente ad Anna Van der Breggen daranno la cittadinanza onoraria di Huy, se non addirittura la faranno sindaco! La campionessa del mondo trionfa per la settima volta nella Freccia Vallone.

Che la si attacchi ai piedi del muro, in cima o da lontano, lei taglia per prima la riga dell’arrivo affianco alla chiesa di Notre-Dame de la Sarte.

Anna Van der Breggen (31 anni) nella mix zone a fine gara
Anna Van der Breggen (31 anni) nella mix zone a fine gara

Attacco alla favorita

Anche se in realtà è lei che attacca, almeno sulla rampa finale! E sì, perché le avversarie (forse ascoltando i consigli di Bartoli) hanno cercato di muoversi in anticipo, conoscendo le condizioni della portacolori della Sd Worx.

Sulla Côte de Chemin des Gueuses, penultima ascesa a circa 17 chilometri dal termine, l’eterna rivale e connazionale Van Vleuten ha smosso le acque con un affondo deciso. Con questa azione sono andate via in nove, quasi tutte le favorite. Tra le grandi non aveva risposto all’appello solo Marianne Vos.

L’azione della Van Vleuten era quindi giusta, a quel punto. Anche se non avesse staccato la Van der Breggen l’avrebbe comunque costretta a lavorare, a faticare o semplicemente le avrebbe stracciato il copione della sua corsa ideale: tutte insieme fino ai piedi del muro finale. Il problema è che su questo muro Anna si sente a casa.

La bici dell’iridata: da notare la catena sul pignone più grande
La bici dell’iridata: da notare la catena sul pignone più grande

E sono sette…

«Il fatto è che non abbiamo avuto il controllo della corsa – ha spiegato dopo l’arrivo l’iridata di Imola – e le cose non stavano andando secondo i piani. Ma le mie compagne sono state brave nel finale e sulla salita mi sono giocata le mie carte. E’ stata facile per voi? Io invece dico che ancora non ci credo».

La Van der Breggen saliva agilissima, ciò nonostante restava in controllo sulla Niewiadoma, la più pimpante e colei che di fatto ha sbriciolato il drappello nel finale.

Ma quando si procede così agili e si resta davanti si può fare quel che si vuole. E infatti negli ultimi 125 metri, che ad Huy sono infiniti, con quel filo di pendenza in meno, l’olandese ha buttato giù un dente e ha fatto la differenza. E così per lei sono sette vittorie, consecutive, ad Huy.

Però quando dice che non è stata così facile c’è da crederci. Appena tagliato il traguardo, Anna, stremata, ha subito ricercato il pignone più leggero (35×33). E lo testimonia la sua bici appoggiata ad una transenna in attesa che uscisse dal controllo antidoping.

Sul Muro d’Huy attacca la Niewiadoma (a destra), la Van der Breggen la bracca. Elisa fatica
Il momento chiave sul muro d’Huy. La Longo Borghini arranca ma non molla

La Longo c’è sempre

Merita poi un plauso Elisa Longo Borghini, come sempre “salvatrice della patria”. L’atleta della Trek-Segafredo chiude al terzo posto. E che terzo posto… per come andava nel finale c’è quasi rammarico.

Elisa infatti ha fatto il muro in modo speculare alla Van der Breggen. Loro due erano le più agili, solo che appena dopo la terribile “S”, il punto più duro, la Longo ha perso terreno. Tuttavia proprio in quel punto è stata molto intelligente e fredda. Ha perso contatto, l’hanno anche superata, ma negli ultimi 150 metri è stata forse la più veloce in assoluto. 

Come Anne davanti, anche Elisa ha innestato il “rapporto” ed ha riacciuffato la Garcia e la Van Vleuten, mostrando una grinta pazzesca e tanta energia. Quasi troppa verrebbe da pensare.

Però Elisa, che quest’anno sta cercando di cambiare le sue tattiche sin troppo generose (e per le quali è stata spesso criticata) non si può dire che non ci abbia provato. Quando la Van der Breggen a fine gara ha rivelato che le cose non stavano andando secondo i suoi piani, è proprio perché la Trek, la squadra della Longo Borghini, ha fatto corsa dura, attaccando da lontano, decimando le squadre e complicando la vita la vita alle favorite. 

Tiberi, tre giorni al Tour of the Alps poi il Romandia

20.04.2021
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Lavori in corso e Tiberi fa un sorriso. La seconda tappa del Tour of the Alps riparte da Innsbruck con Moscon in maglia verde, ma per il giovane della Trek-Segafredo la giornata avrà un altro sapore. Il piano con la squadra è di ritirarsi al terzo giorno, domani, per fare poi rotta sul Giro di Romandia (27 aprile-2 maggio) e qui puntare a fare classifica. Lavori in corso, appunto, per la condizione e per costruire l’atleta.

Il motivo è presto detto: nella corsa svizzera ci saranno due tappe a cronometro e per il laziale l’occasione è ghiotta. La prima è una sorta di prologo di 4 chilometri ma con l’arrivo in salita, in cui Antonio dovrà vedersela fra gli altri con Ganna, Porte e Kung. La seconda, che si corre l’ultimo giorno, misura 16,9 chilometri e ha scarsi tratti di pianura dopo una corsa che presenta tappe durissime. Una sfida decisamente importante per Tiberi che ha ancora 19 anni.

Quando torna dalla presentazione delle squadre, porta con sé un elenco dei partenti che consegna ad Adriano Baffi, che lo ringrazia. Mentre Antonio Nibali molla ridendo la battuta all’indirizzo del tecnico cremasco: «Oggi è stato bravo il giovane». TIberi sorride sotto la mascherina e si avvicina.

Ti senti giovane davvero qua in mezzo?

Parecchio giovane, in mezzo a questi grandi, perché c’è un po’ di differenza sia come età e soprattutto come esperienza. Però piano piano inizio a sentirmi a mio agio. La gara è dura, ma ho sensazioni abbastanza buone. La gamba c’è e quando aprono il gas, sento che riesco a starci.

La sola crono individuale del 2021 quella al Uae Tour, chiusa con il 10° posto e la caduta
La sola crono del 2021 al Uae Tour: 10° posto e caduta
Quanto tempo c’è voluto per riprendersi dalla caduta del Uae Tour?

Da quando sono caduto, ho avuto quasi un mesetto per riprendermi completamente, anche se sono tornato in corsa a Larciano due settimane dopo e le sensazioni sono state subito buone.

Con quale obiettivo si vive il Tour of the Alps a 19 anni?

Sono venuto qui con l’obiettivo di fare solamente 3 tappe come preparazione al Romandia. Ma vedo che la gamba è buona e anche oggi proverò a prendere qualche risultato. E se non oggi, sarà certamente domani.

Si può dire che continua la costruzione di Tiberi per le gare a tappe?

Sicuramente sì, è l’obiettivo con cui siamo partiti e che prosegue di tappa in tappa. Dopo Larciano la Per Sempre Alfredo, quindi la Coppi e Bartali, ma al Romandia ci sarà un altro livello.

I compagni lo chiamano, c’è da tornare nel centro della cittadina tirolese per la partenza che viene data sullo stesso arrivo che ieri ha premiato Moscon e che nel 2018 fece piangere Valverde, ma nulla a che vedere con la strada su cui Michele Scarponi alzò per l’ultima volta le braccia al cielo. Il cielo sembra riaprirsi, le previsioni viste ieri annunciavano la neve, ma per ora sembra che reggerà.