Un altro giorno è andato: Tosatto racconta

29.05.2021
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Gli ultimi giorni del Giro sono un frullatore di emozioni e cose da fare, soprattutto quando devi organizzare il lavoro della squadra che lo sta vincendo. Così per parlare con Matteo Tosatto c’è da prendere il numerino e aspettare che il direttore veneto abbia finito il giro delle stanze e se ti va bene riesce a infilarti prima del secondo giro di meeting. Oggi si combatte in alta quota, ieri s’è fatto un altro passo importante. Ma dopo le parole dette da Bernal per spiegare il giorno dalla crisi di Sega di Ala alla rinascita sull’Alpe di Mera, c’era un paio di spunti che meritava approfondimento. E’ notte quando il tecnico della Ineos Grenadiers richiama, la voce provata e insieme l’abitudine di stringere i denti coltivata in anni sulla bici.

La crisi di Sega di Ala alle spalle, la paura è passata
La crisi di Sega di Ala alle spalle, la paura è passata

«Non è stato poi così difficile convincere Egan a una tattica più attendista – dice – perché sappiamo che può capitare di dover correre diversamente da una settimana all’altra. A Sega di Ala abbiamo patito quel cambio di ritmo, per cui alla partenza ci siamo detti: “Oggi facciamo una crono. Castroviejo che è il più regolare tira finché ne ha e poi tocca a Martinez”. Egan ha capito subito. Avere uno come Dani, che è pure 7° in classifica, è un vantaggio di cui dobbiamo approfittare al massimo. Loro davanti e noi dietro con l’ammiraglia a dirgli ogni chilometro pendenze e distacchi. E così fino in cima».

Paura e consapevolezza

A fronte dello sgomento dello scorso anno per aver perso Thomas in avvio e doversi reinventare il Giro, forse Sega di Ala è stata poca roba, ma bisogna ammettere che un cedimento del leader a tre tappe dalla fine era qualcosa difficile da maneggiare.

Puccio, Castroviejo, Ganna, quelli per il lavoro pesante
Puccio, Castroviejo, Ganna, quelli per il lavoro pesante

«Non abbiamo avuto la certezza che fosse alle spalle – dice – fino al traguardo di oggi (ieri per chi legge, ndr). La sola cosa che sapevo alla partenza era il valore della squadra. Egan ha compagni che stanno bene e per lui sono pronti a dare la vita. A Sega di Ala abbiamo preso un distacco. Sul momento magari c’è stata un po’ di paura, ma dopo aver ben recuperato si è trasformata in una presa di coscienza. Yates sta andando più forte. Paura di cosa? Di aver perso la condizione, ma io gliel’ho detto subito che molto probabilmente ha pagato il secondo giorno di riposo».

Il primo caldo

Giorno balordo, peraltro, quello trascorso dalle squadre a Canazei. Gli unici che sono riusciti ad allenarsi bene sono stati i coraggiosi usciti di buon mattino, oppure quelli che hanno accettato di farlo sotto la pioggia. Dalle 10 in avanti, infatti, sulla Val di Fassa è arrivato il temporale che ha fatto scendere bruscamente le temperature fino ai 10 gradi.

Dani Martinez, 7° in classifica, è una pedina decisiva sulle salite
Dani Martinez, 7° in classifica, è una pedina decisiva sulle salite

«Dovevamo uscire anche noi – dice – ma quando abbiamo visto il cambiamento di tempo, con Egan e Martinez si è preferito lavorare sui rulli. Il resto della squadra è uscito, ma dopo 45 minuti sono rientrati, mezzi morti di freddo. E invece il giorno dopo è venuto fuori il primo vero caldo. Egan veniva dalla Colombia, dove in quota ha trovato temperature fresche. Poi a Monaco ha piovuto sempre. Quindi la prima parte di Giro con acqua e freddo. E di colpo i 25 gradi di Sega di Ala. Quando questi cambiamenti così rapidi avvengono nella terza settimana, capisci quanto sia crudele un grande Giro. Diventa tutto più difficile. Il caldo ti svuota e quella sera l’alimentazione corretta è stata decisiva, anche in vista delle tappe successive. E ieri infatti eravamo in prima linea, pronti per giocarcela».

Serve la squadra

Non è detto che sia finita e per scaramanzia avrebbe anche voglia di chiuderla qui, ma l’ultima tappa di montagna bussa alle porte. Da Verbania a Montespluga: primi 70 chilometri di pianura e restanti 90 con tre grandi montagne che per tre volte passeranno i 2.000 metri.

Per attaccare da lontano servirà la squadra, Ineos pronta per difendersi
Per attaccare da lontano servirà la squadra, Ineos pronta per difendersi

«Chi vorrà attaccare da lontano – dice Tosatto – dovrà avere una grande squadra. Staremo a vedere. Noi terremo gli occhi aperti con i nostri ragazzi nella prima parte e poi anche nella seconda. E’ il classico giorno in cui i rivali contano, ma la cosa più importante è restare concentrati su se stessi. E poi alla fine tireremo le somme».

Si parte alle 12,20 da Verbania, si costeggia il lago sconfinando in Svizzera e poi in successione passo San Bernardino, Spluga e ritorno in Italia per l’arrivo. E intorno alle 17 sarà stato scritto anche il 20° capitolo di questa intensa storia rosa.