Reverberi: «Una Bardiani progettata per le fughe»

01.05.2021
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Tra le squadre più attese del Giro d’Italia c’è la Bardiani Csf – Faizanè, il team italiano che più è stato rivoluzionato durante l’inverno. La squadra di Bruno e Roberto Reverberi si presenta alla corsa rosa con la valigia carica di entusiasmo. C’è esperienza, gioventù, classe… Può fare un bel Giro. E noi ne parliamo con il diesse emiliano.

I convocati del “Green Team” sono: Giovanni Carboni, Enrico Battaglin, Filippo Fiorelli, Davide Gabburo, Umberto Marengo, Alessandro Tonelli, Giovanni Visconti e Samuele Zoccarato.

Roberto Reverberi, classe 1956, è diesse e dirigente della Bardiani
Roberto Reverberi, classe 1956, è diesse e dirigente della Bardiani
Roby, pochi giorni e si parte, che Bardiani vedremo?

Il livello che c’è è buono. Avevamo, forse, due o tre corridori che andavano un pelo più forte e che sono rimasti a casa, ma volevamo affidabilità. La squadra è stata costruita con un certo criterio e cioè gente di esperienza, che tiene in salita e che sia anche discretamente veloce. Come potete facilmente capire il nostro obiettivo è quello di vincere una tappa, il che presumibilmente può avvenire con una fuga. Fiorelli e Battaglin possono fare bene in volata e Carboni in salita. Magari penso a lui che nella tappa di Sestola può stare davanti, la fuga può arrivare e come due anni fa a San Giovanni Rotondo potrebbe prendere la maglia bianca. Non essendo pericoloso per la generale potrebbero lasciarlo andare.

Roberto, hai detto che ci sono un paio di corridori che forse andavano più forte ma non sono stati convocati, perché?

Penso a Mirco Maestri, che sta anche bene, ma non avendo necessità di andare in fuga in pianura, che è molto difficile possa arrivare, abbiamo preferito portare gente che tiene in salita, che non si stacca nella fuga, che se insomma arrivano in 15 ci sta. Bisogna pensare anche alla qualità del risultato, cioè come questo arriva. Magari nelle tappe di pianura cerchiamo di aiutare un Battaglin, un Fiorelli, ma senza sprecare energie per fughe che sono segnate. Poi magari dopo due settimane si tira una riga: se non si è raccolto nulla, si inizia ad andare all’attacco anche in quelle pianeggianti. E lì ci può andare anche lo scalatore, mentre il contrario non è possibile per il passista.

Beh, è una teoria che tiene, visto il livello e visti i percorsi…

Abbiamo costruito un team affidabile, ripeto. Lo stesso Visco quando ha visto la squadra mi ha detto che pensava ci fossero dentro anche Daniel Savini e Filippo Zana, due buoni scalatori. Ma Zana per esempio il Giro lo aveva fatto l’anno scorso da neopro’. Lo avevamo messo dentro per fare esperienza, ma aveva anche “tribolato” tanto.

E come mai visto che si parla di salita e di esperienza è rimasto fuori un corridore come Andrea Garosio?

Perché non si è fatto vedere. E lo stesso vale per Luca Covili. Sapevano di essere tra i papabili del Giro, ma alla Coppi e Bartali e in altre corse non hanno fatto molto. Covili al Tour of the Alps si staccava da 30-40 corridori e sappiamo che lì non ci sono tutti e quelli che ci sono non stanno al 100%. Ma lo stesso discorso si può fare per Giovanni Lonardi, non basta fare un sesto posto in volata al Turchia. E poi c’è un’altra cosa da valutare.

La Bardiani al Tour of the Alps: dopo questa gara si è decisa la formazione per il Giro
La Bardiani al Tour of the Alps: dopo questa gara si è decisa la formazione per il Giro
Cosa?

Che spesso i ragazzi convocati hanno corso insieme. Visconti, Gabburo, Tonelli… e questo conta, sono più affiatati. Penso a Tonelli che ormai ha una certa esperienza, a Marengo per Fiorelli. Marengo è uno che si gli dici di buttarsi nel fuoco ci si butta. E questo vale per le volate, non ha paura come altri e può dare una mano a Fiorelli.

Di Fiorelli ne abbiamo parlato spesso: lo vedremo nelle volate e chissà se anche in qualche fuga. E Battaglin?

Se vediamo gli arrivi dello scorso anno al Giro, Enrico era spesso piazzato negli sprint, tra l’altro sempre vicino a Fiorelli. Potrebbero darsi una mano a vicenda o, a seconda delle situazioni, fare lo sprint entrambi. Filippo qualche errore lo ha fatto quest’anno e poteva vincere di più, però è un ragazzo che ha fame, è in crescita e poi lotta. Anche a parole. Giusto qualche giorno fa mi ha detto: sai Roby che già quest’anno non mi dicono quasi più niente quando si fa lo sprint. E io gli ho risposto: vedi, cosa significa essere sempre lì davanti?

Ti sentiamo motivato. Hai quasi “problemi di abbondanza”…

Quest’anno ho dovuto scartare diversi corridori, l’anno scorso avevo il problema contrario: non sapevo chi portare al Giro. Ce lo hanno salvato Fiorelli e Tonelli tra volate e fughe.

E Visconti? Giovanni non ci arriva benissimo, ha avuto diversi intoppi.

Vero non ha avuto un avvicinamento facile, ma se andiamo a vedere lui non è mai stato brillante ad inizio stagione. Inizia ad andare forte quando arriva il caldo. Proprio ieri mi ha mandato il file di un allenamento fatto a casa da solo con un bel dislivello. Ha dei bei valori. Uno come Giovanni ha classe e anche se non è al 100% può vincere. Lui e Battaglia sono quei corridori che se beccano la giornata possono portare a casa il risultato.

Esperienza e affidabilità, ma c’è anche Zoccarato, che è neo pro’.

Samuele ha un motore della… grosso così! Me lo diceva sempre Antonio Bevilacqua: guarda che questo va forte. E io me ne sono accorto ad un Giro dell’Emilia. A due giri dal termine davanti restano in nove e dentro vedo una maglia della Colpack. E chi è questo? Era lui. Ha vinto poco perché spesso ha lavorato per i compagni. Però al Giro under 23 l’anno scorso ha fatto terzo nella tappa del Mortirolo. Lo devi tenere a freno. Avete presente i cani da slitta quando gli metti le briglie che iniziano a tirare? Beh, lui è così: quando gli attacchi il numero sulla schiena non capisce più niente!

Giovanni Carboni (26 anni) è lo scalatore della Bardiani. Per lui sarà il terzo Giro
Giovanni Carboni (26 anni) è lo scalatore della Bardiani. Per lui sarà il terzo Giro
Il percorso della corsa rosa ti piace? Si adatta alla tua Bardiani o i tanti arrivi in salita favoriscono le squadre dei big?

Più è nervoso e meglio è. Certo non devono essere tappe troppo dure. Quella di Sestola potrebbe essere ideale per noi come caratteristiche, ci sono parecchi su e giù. Tappe in cui vai in fuga e magari vai a caccia dei punti per la classifica dei traguardi volanti.

Pensiamo ad un corridore come Carboni, il più scalatore dei tuoi: per lui ha senso provare a dare un occhio alla classifica?

Anche in passato abbiamo avuto qualcuno bravo che poteva tenere, penso a Perez Cuapio, per esempio. Provare a fare classifica significa fare le crono a tutta, restare davanti nei finali in volata per evitare buchi, correre nelle prime posizioni. Chi vuol tenere in questo caso aspetta il primo arrivo in salita. Se perde sui 30” okay, lo tieni lì e continui a fargli fare classifica, ma se perde 10′, ciao… E lo stesso se ne dovesse perdere due. A quel punto meglio incassarne 7-8 ed essere libero per le fughe.

Okay, ma se un giorno il Carboni della situazione, tanto per restare sullo scalatore, non dovesse prendere la fuga e magari sullo Zoncolan si vuole misurare con gli uomini di classifica lo può fare o è meglio che molli per risparmiare energie?

A volte si fa, sono i ragazzi stessi che decidono di provare. Ma giusto un giorno o due. Noi comunque siamo d’accordo: è importante portare a casa certi confronti, vedere davvero che valori si hanno. Però bisogna anche pensare che dopo una tappa come quella dello Zoncolan, magari il giorno dopo i big si rilassano e lasciano andare via la fuga.