Geoghegan Hart 2022

Quando rivedremo il Geoghegan Hart del Giro 2020?

07.05.2022
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Sembra passata un’eternità, eppure solo un anno e mezzo fa (l’anno del Giro d’Italia forzatamente autunnale) vivevamo l’emozionante testa a testa finale fra Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart, che si giocavano la maglia rosa all’ultima tappa. La vinse quest’ultimo, ma quella è stata l’ultima vittoria in carriera. E’ vero, a 27 anni puoi avere ancora molto da dire, ma trovare un vincitore di un grande giro al 346° posto nel ranking Uci fa venire in mente tante perplessità.

Dario Cioni conosce bene il britannico, non solo perché è nello staff della Ineos Grenadiers. Lo ha allenato fino all’anno della conquista rosa, il fatto che senza di lui i risultati siano venuti a mancare potrebbe voler dire qualcosa, ma il tecnico anglotoscano resta invece fedele alla linea del team e si erge a suo difensore: «So che molti lo criticano, ma quanti che hanno fatto e fanno questo mestiere ambivano a una vittoria simile e non ci sono riusciti? Lui lo ha fatto, era la sua grande ambizione e questo non glielo toglierà nessuno».

Hart Milano 2020
Geoghegan Hart vinse il Giro 2020 all’ultima tappa, con 39″ su Hindley e 1’29” su Kelderman
Hart Milano 2020
Geoghegan Hart vinse il Giro 2020 all’ultima tappa, con 39″ su Hindley e 1’29” su Kelderman
E’ vero, ma il rischio è che quella vittoria lo abbia un po’ schiacciato, si sia rivelata un boomerang…

E’ chiaro che tutti si aspettano il massimo da uno che vince un Giro d’Italia, vorrebbero che ne vincesse un altro o che fosse sempre a quel livello. Ma si tratta di pressioni esterne, io so che Tao non si cura di quel che succede intorno, procede per la sua strada.

In questo frattempo, dalla vittoria di Verona lo hai trovato cambiato?

No, è rimasto quello di allora, sempre molto professionale. Certo, anno dopo anno tutti cambiano, soprattutto cambiano le priorità e i ruoli. Geoghegan Hart però ha continuato a gareggiare mettendosi sempre al servizio del team, la sua parte l’ha sempre svolta.

Hart Cioni 2020
Il britannico con Pinarello e Cioni: l’addio al tecnico è una delle cause del suo calo?
Hart Cioni 2020
Il britannico con Pinarello e Cioni: l’addio al tecnico è una delle cause del suo calo?
L’impressione però è che, se dopo la sua vittoria la Ineos lo vedeva come un possibile leader, col passare dei mesi il britannico sia retrocesso nelle gerarchie del team e ora sia un aiutante…

Alla Ineos non si ragiona così, ve lo posso assicurare. Quel che conta è lo stato di forma di ognuno, si valuta che può essere l’uomo giusto per la classifica e si corre in funzione di quello: le gerarchie scritte sulla carta a settimane dalla gara restano lì, sulla carta. Se Geoghegan Hart sarà in una condizione tale da poter puntare a qualcosa di importante correrà in quella funzione, altrimenti aiuterà, quel che conta è essere consci che l’interesse primario è legato alla squadra.

Perché non è al Giro? Il percorso era adatto alle sue caratteristiche?

Diciamo che quello del Tour, che ha più chilometri a cronometro e una distribuzione più calibrata degli sforzi, è più conforme al suo tipo di corridore. Da quel che ho visto la corsa francese richiede un corridore completo, che sappia emergere sia in montagna che sul passo e Geoghegan Hart risponde perfettamente a queste caratteristiche. Ma la ragione per cui non c’è non è solo questa.

Hart Tirreno 2022
L’unica Top 10 2022 per Geoghegan Hart è arrivata alla Tirreno-Adriatico, ma è arrivata anche l’influenza…
Hart Tirreno 2022
L’unica Top 10 2022 per Geoghegan Hart è arrivata alla Tirreno-Adriatico, ma è arrivata anche l’influenza…
Di che si tratta allora?

Inizialmente avevamo pensato a riportarlo al Giro, ma la sua prima parte dell’anno è stata difficile. Alla Tirreno-Adriatico stava iniziando a emergere, a mettere a frutto il gran lavoro invernale, infatti a Bellante ha chiuso 6°, ma poi ha preso l’influenza come tanti altri e si è dovuto fermare, quindi abbiamo dovuto rivedere tutto il suo programma, per lui come per altri del team.

C’è qualcosa su cui deve migliorare?

Ogni corridore sa che ha dei punti di forza come anche dei punti di debolezza e deve migliorare per ridurli sempre di più. Tao non è diverso, ci lavora molto e si mette sempre in discussione. Non so se riuscirà a rivincere un grande giro, questo non può saperlo nessuno, ma sono sicuro che non lo ha vinto per caso e tornerà presto a farsi vedere nei quartieri alti di qualche corsa importante.

Febbre da cavallo e niente Giro: Fabbro verso la Vuelta

25.03.2022
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Matteo Fabbro non sarà al via del Giro d’Italia. Dopo undici giorni senza bici e con la necessaria terapia di antibiotici, la Bora-Hansgrohe ha preso la decisione per tutelarlo e ha riscritto il suo programma. Al posto della corsa italiana ci saranno la Vuelta e prima un’estate di spessore.

Anche per lui è stata fatale la Tirreno-Adriatico. Il giorno di Carpegna ha dato forse il colpo di grazia, ma come spiega Matteo per primo tutta la settimana è stata piuttosto pesante.

Fabbro compirà 27 anni il 10 aprile. Lo scorso anno ha rinnovato con la Bora fino al 2023
Fabbro compirà 27 anni il 10 aprile. Lo scorso anno ha rinnovato con la Bora fino al 2023

«Prima avevo avuto il Covid – dice – ma l’ultimo problema è stato legato a una bronchite presa alla Tirreno. Sono stato per quattro giorni a letto con la febbre a 39 che non scendeva. Ho preso gli antibiotici e oggi per la prima volta sono risalito in bici. Non sono in grado di dire perché siamo stati male in tanti. Di certo girava un virus intestinale, mentre quanto al freddo si può dire quel che si vuole, ma abbiamo corso ogni giorno con temperature sotto agli 8 gradi. Salite e discese, zone d’ombra. Quand’è così, è probabile che ci si ammali».

Scalatore di 52 chili

Un metro e 67 per 52 chili, Matteo ha rinnovato lo scorso anno il contratto con la squadra tedesca, che ne ha fatto uno dei più forti uomini in appoggio del suo team di scalatori, pur consentendogli all’occorrenza di cercare i suoi spazi. E anche se il 2021 è stato un po’ opaco, il 7° posto a Prati di Tivo alla Tirreno e il 4° a Naturno al Tour of the Alps, dicono che il friulano ha sostanza e sta crescendo.

Matteo è alto 1,67 e pesa 52 chili: peso da scalatore vecchio stile
Matteo è alto 1,67 e pesa 52 chili: peso da scalatore vecchio stile
Impossibile recuperare?

Impossibile no, bisogna vedere quali sono gli obiettivi. Dopo una settimana senza miglioramenti, durante la quale mi stavo anche un po’ preoccupando, la febbre è scesa. Solo che avevo perso dei giorni al ritiro di Mallorca, quando ero in stanza con Aleotti positivo. Poi ho perso altri giorni al Saudi Tour. Se tirassi dritto, arriverei al Giro senza la base che serve. Così la squadra per non bruciarmi ha deciso di farmelo saltare. Nessuno è felice di questo. E comunque, detto fra parentesi, è così difficile trovare i nomi per andare a correre che non mi meraviglierei se alla fine mi richiamassero. Ma sarebbe per tappare un buco, per cui a cose normali, non dovrebbe succedere.

Che tipo di Giro avresti corso?

Ero molto concentrato sull’obiettivo. A gennaio avevamo fatto un meeting per programmare ogni cosa e perché io potessi tornare protagonista. Ero stato a vedere qualche tappa. Avrei corso in appoggio dei nostri tre leader: Hindley, Keldermann e Buchmann. Avrei avuto le mie carte, in una squadra che viene al Giro per puntare al podio.

Al Giro di Svizzera del 2021, qualche buon piazzamento, come il 9° posto a Disentis Sedrun
Al Giro di Svizzera del 2021, 9° posto a Disentis Sedrun
E così adesso si apre la strada per la Vuelta…

Preceduta da due blocchi di altura e corse come Getxo e Burgos, oppure il Polonia. Detto questo, non so ancora dove ricomincerò. Non so cosa aspettarmi dopo questo stop, è stato come un’altra piccola pausa invernale. Non ho il problema del peso, ma servirà del tempo per tornare a un buon livello. La squadra però mi sta vicina, mi dà morale e così ho stimolo ad allenarmi bene, curando i dettagli.

Hanno dimostrato più di una volta che a te ci tengono…

Lo spero vivamente e mi fa piacere sentirlo. Ho rinnovato il contratto lo scorso anno ed è stato un bene. Se mi fosse successo questo intoppo e fossi stato in scadenza, mi avrebbe scombussolato non poco tutti i piani. Invece sono tranquillo.

Con Benedetti e Buchmann alla Cascata delle Marmore. Dopo la Tirreno, Fabbro si è ammalato
Con Benedetti e Buchmann alla Cascata delle Marmore. Dopo la Tirreno, Fabbro si è ammalato
Hai chiesto perché non abbiano scelto di portarti al Tour?

Non è un problema di caldo e devo dire che il Tour mi piacerebbe. Ad ora gli scogli sono due. L’inizio sul pavé e il tanto vento delle prime tappe, in cui la mia taglia potrebbe non essere la più adatta. Per questi motivi la carta francese per ora non l’abbiamo giocata, ma se fossi pronto si potrebbe rivalutarla. Di certo il Tour non cadrebbe in un momento sbagliato, vedremo con la squadra altempo debito.

Hai ripreso a pedalare in Friuli?

No, a San Marino. Mi sono trasferito qui e ieri sono andato a salutare i miei compagni alla partenza della Coppi e Bartali. C’è un bel meteo. La prima pedalata è servita giusto per ritrovare le sensazioni, un paio d’ore. E adesso si ricomincia sul serio.

Guarnieri ha la febbre, Demare si allena. E con Pogacar come si fa?

17.03.2022
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Demare sta bene. Il francese (foto di apertura) è arrivato secondo nella tappa di Terni della Tirreno e chi pedalava accanto a lui lo ha visto tenere anche sulle medie salite che ricordavano la Cipressa e il Poggio. Il francese la Sanremo l’ha vinta nel 2016: circondato da qualche dubbio, ma l’ha vinta. E siccome tra i velocisti è uno di quelli che meglio tiene sulle salite, sentire cosa faccia e come se la passi potrebbe tornare utile. Anche perché Demare si è fermato in Italia a casa di Guarnieri, suo ultimo uomo e guardia scelta. Anche se le cose non sono andate come entrambi si aspettavano…

«Tutta la fatica della scorsa settimana – dice Arnaud – è stata per la Sanremo e per le tappe pià adatte a me. La Sanremo è il grande obiettivo, ma lo sono anche tutte le corse per velocisti. Voglio vincerle con la stessa determinazione. La forma è buona e l’Italia risveglia bei ricordi, dalla Sanremo al Giro d’Italia».

A Terni Demare secondo dietro Ewan e prima di Kooij, olandese classe 2001
A Terni Demare secondo dietro Ewan e prima di Kooij, olandese classe 2001

Scongiuri Guarnieri

Guarnieri invece sta male. Il piacentino non è riuscito a schivare la bronchite che ha colpito mezzo gruppo alla Tirreno e non correrà la Sanremo. Così sta vivendo la vigilia rinchiuso in casa, mentre il compagno francese, suo ospite, si allena nei dintorni.

«Ho avuto la febbre dopo la tappa di Fermo – dice – ma fortunatamente mi sono svegliato il giorno dopo e non ce l’avevo più, quindi sono partito. C’era questa bronchite che girava in gruppo e temo di essermela presa anche io, ma in forma leggera. Sono riuscito a finire la corsa e poi il corpo è crollato. Di sicuro Arnaud sta bene e questa è la cosa più importante. Per la Sanremo si può considerare tra i favoriti, perché in salita sta andando molto forte, quindi come squadra siamo abbastanza tranquilli».

Neanche tutta la scaramanzia del caso ha salvato Guarnieri dalla bronchite: addio Sanremo
Neanche tutta la scaramanzia del caso ha salvato Guarnieri dalla bronchite: addio Sanremo
Secondo Nizzolo, non è più una corsa per velocisti…

Bisogna sapersi difendere in salita. Quando Demare sta bene, è molto forte e noi dobbiamo essere bravi a supportarlo. Ci sono state delle corse più dure, come magari la tappa di Matera al Giro del 2020, in cui abbiamo vinto con Arnaud e ci siamo scambiati di posizione con Konovalovas. Quando la corsa è dura, ci sono meno corridori che possano fargli paura. Quindi il mio ruolo rimane quello. Essere più veloce possibile come ultimo uomo. Anche se questa volta lo guarderò in televisione…

La Tirreno al servizio della Sanremo?

Non del tutto, come ha detto Arnaud, corriamo per vincere. Gli allenamenti li facciamo a casa.

Come mai non avete fatto la Milano-Torino?

Perché nei piani iniziali non c’era. Dovevamo fare tutti l’Oman e UAE Tour, poi invece vuoi il Covid e un po’ di altri problemi, non tutti siamo andati e lo stesso siamo rimasti col programma che avevamo prima.

Demare al traguardo di Carpegna. L’indomani ha chiuso al 9° posto sul traguardo di San Benedetto
Demare al traguardo di Carpegna. L’indomani ha chiuso al 9° posto sul traguardo di San Benedetto
Come è andata questa strana settimana di vigilia?

Arnaud è a casa mia da domenica, è venuto lo stesso. Ormai lo avevo invitato, non potevo lasciarlo in strada. Si è allenato tranquillamente per tre giorni e oggi ha fatto un piccolo richiamo, come avremmo fatto insieme, visto che comunque la Tirreno è stata molto impegnativa. La cosa principale è recuperare. Non aveva senso fare più di quattro ore, anche se la Sanremo è lunga 300 chilometri e sono comunque 7 ore. Ha fatto quel che serve, non c’è bisogno di inventarsi delle cose turche.

Quali scenari ti aspetti per sabato?

Sarà interessante, perché ci sono squadre come la UAE Emirates che verranno solo con gli scalatori, quindi sicuramente cercheranno di fare del casino. Poi è chiaro che non è solo questione di forza in salita, perché su quello sono sicuramente meglio dotati dei velocisti. Bisogna anche trovarsi davanti e la corsa si fa dopo sei ore, quindi non è detto che avere una squadra di soli scalatori possa automaticamente garantire dei risultati.

Verso il via della tappa di Carpegna, per Guarnieri il giorno più duro della Tirreno
Verso il via della tappa di Carpegna, per Guarnieri il giorno più duro della Tirreno
Anche se parliamo di Pogacar?

Pogacar sicuramente è un po’ lo spauracchio di tutti, perché visto il livello che ha rispetto agli altri, fa paura. Secondo me se parte in cima al Poggio, non riuscirà a fare questa grande differenza. Ma col motore che ha, potrebbe anche azzardarsi a partire dal basso e lì allora farebbe davvero male.

Mezzo gruppo ha la bronchite, per il dottore nessun mistero

16.03.2022
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Prima Colbrelli: bronchite alla Parigi-Nizza, niente Sanremo. Poi il freddo ha investito anche la Tirreno e in breve sono venute fuori le rinunce di Alaphilippe e ora di Guarnieri, mentre Cimolai ha saltato la Milano-Torino sperando di rimettersi per la corsa di sabato. Che cosa sta succedendo in gruppo? Come mai tante bronchiti?

Probabilmente niente di strano, anche se in epoca di pandemia si è portati a cercare spiegazioni più articolate. Felline, ad esempio, ha gettato sul tavolo la suggestione che l’uso reiterato delle mascherine potrebbe aver indebolito il sistema immunitario, favorendo l’insorgere della bronchite. In realtà sia in Francia sia in Italia ha fatto davvero freddo. Più di un massaggiatore, di quelli fermi sul Carpegna per passare le mantelline, ha raccontato l’impossibilità di consegnarle vista l’alta velocità del gruppo. E dato che in cima la temperatura era sotto zero e in basso appena sopra, si capisce che i corridori si siano ammalati.

Cimolai è stato costretto a saltare la Milano-Torino, sperando di recuperare per la Sanremo
Cimolai è stato costretto a saltare la Milano-Torino, sperando di recuperare per la Sanremo

La parola al medico

Nel dubbio, abbiamo chiesto il conforto di Gaetano Daniele, medico della Trek-Segafredo, presente alla Tirreno e oggi alla Milano-Torino sulla via di Sanremo.

«Per me non è un caso – dice – siamo comunque a metà marzo e le temperature sono ancora basse. Io continuo a dire da tempo che non c’è solo il Covid, ma ci sono le stesse cose che c’erano anche prima. Eravamo tutti alla Tirreno, abbiamo visto nella tappa di Carpegna che in cima c’erano 2 gradi sotto zero e sotto appena 3 sopra lo zero. All’arrivo, eravamo tutti intirizziti dal freddo a stare fermi, immaginate i ragazzi a mettere e togliere la mantellina, quei pochi che sono riusciti a prenderla».

Sanremo 2021, il dottor Nino Daniele soccorre e abbraccia il vincitore Stuyven, stremato
Sanremo 2021, il dottor Nino Daniele abbraccia il vincitore Stuyven
Felline ha lanciato la suggestione per cui l’uso protratto della mascherina potrebbe aver ridotto le difese immunitarie, pur ammettendo che si tratta di una sua ipotesi…

Direi di no, non credo che le mascherine incidano. Sono una barriera protettiva, nulla di più. Ci impediscono di venire a contatto con virus, batteri e così via. Nella pratica quotidiana rispetto al passato, da quando si usano le mascherine, l’incidenza delle malattie delle prime vie respiratorie è crollata. Questo è il periodo classico dell’influenza e pure l’influenza da quando usiamo le mascherine si è ridotta notevolmente.

I vostri corridori hanno fatto il vaccino antinfluenzale?

Non li abbiamo mai forzati nel senso di renderlo obbligatorio, però alcuni lo hanno fatto.

Problema saltato fuori in Italia e anche in Francia…

Anche noi abbiamo qualcuno che si è ammalato, direi più alla Parigi-Nizza che in Italia, perché comunque anche lì l’ultimo giorno ha fatto freddo ed era tutto un salire e scendere. Prendono freddo in discesa e poi fai presto ad ammalarti. Non sono forme gravi, almeno nel nostro caso. Qualche caso di infezione delle prime vie respiratorie l’abbiamo anche noi.

Ciccone ha vestito la mantellina al contrario nella prima discesa e ha messo un giornale sotto la maglia per la seconda
Ciccone ha vestito la mantellina al contrario nella prima discesa e ha messo un giornale sotto la maglia per la seconda
Freddo in discesa che è bestiale se non riesci a prendere la mantellina…

Noi alla fine avevamo nel primo gruppo solo Ciccone e lui comunque l’ha presa e aveva detto già sul bus che se la sarebbe infilata al rovescio per proteggersi almeno nel primo passaggio. Nel secondo non l’ha presa, si è messo il classico giornale.

Il Covid può entrarci qualcosa?

Non vedo perché, non in modo diretto. Chi ha avuto il Covid recentemente, a febbraio giù fra Mallorca o alla Valenciana, oramai ha recuperato. Alcuni di loro hanno avuto delle complicanze, magari non direttamente legate al Covid, ma probabilmente legate alla risposta immunitaria un po’ bassina. In questo caso, può insorgere una bronchite. Ad esempio alcuni di quelli che sono ripartiti troppo presto hanno avuto una reinfezione. Comunque per i corridori che lo hanno preso a febbraio è stata una forma decisamente meno impegnativa rispetto a chi l’ha fatto in autunno o l’anno scorso. Un po’ di raffreddamento, febbre rarissima, raffreddore, un po’ di mal di gola. Due-tre giorni senza sintomi e magari qualcuno ha ripreso troppo precocemente.

Alaphilippe nel gelo del Carpegna: anche l’iridato salterà la Sanremo
Alaphilippe nel gelo del Carpegna: anche l’iridato salterà la Sanremo
Un bel rischio…

In Italia, anche se siamo sempre i maestri delle regole ma in questo caso non mi sembra una cosa così deplorevole, gli atleti devono rifare l’idoneità agonistica dopo il Covid. Quindi una nuova visita medico sportiva anche approfondita, l’ecocardiogramma, gli esami del sangue e il test da sforzo. Quindi se non altro abbiamo la possibilità di escludere le complicanze più gravi. All’estero non c’è un obbligo come da noi, quindi da questo punto di vista siamo un pezzetto avanti. Ma è chiaro che una bronchite si può prendere ancora…

Voci di Giro e la testa sul Tour: l’enigma di Caruso

15.03.2022
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A un certo punto della Tirreno, tra le voci di cui prendere nota, è saltata fuori quella per cui Damiano Caruso farebbe uno strappo al programma e devierebbe sul Giro d’Italia. Se tanto era stato lo stupore nel sapere che per il 2022 avrebbe fatto rotta sul Tour, la possibilità di riaverlo sulle strade che lo scorso anno lo hanno in qualche modo consacrato, ha fatto drizzare le antenne a tifosi, giornalisti e organizzatori.

Intendiamoci, per ora non è nulla più d’una suggestione, che troverebbe terreno fertile se ad esempio Landa, sentendosi particolarmente sicuro, decidesse di giocarsi tutto sul Tour e in quel caso il Team Bahrain Victorious potrebbe puntare su Damiano in Italia, magari affiancandogli Gino Mader.

Nella crono di Camaiore passivo di 1’06” contro dei veri specialisti
Nella crono di Camaiore passivo di 1’06” contro dei veri specialisti

Apertura sul Giro

Che la sua affermazione all’inizio di un… tranquillo giorno di corsa potesse suscitare qualche curiosità, il siciliano probabilmente se l’aspettava. Non credeva però che la notizia partisse come la pallina di un flipper.

«Ho semplicemente detto – ha sorriso il giorno dopo – che è per ora il programma rimane di fare il Tour, però non si può mai sapere cosa succederà da qui a maggio. Quindi per ora rimaniamo legati al progetto Tour de France senza cambiamenti in vista. Però il periodo è quello che è. Abbiamo visto tanti cambiamenti dell’ultimo minuto legati al Covid e problematiche varie. L’importante sarà farsi trovare pronti, ma detto questo, lungi da me voler creare aspettative».

A Bellante, finale di 8 minuti in salita, anche per lui valori altissimi: sopra i 7 watt/kg
A Bellante, finale di 8 minuti in salita, anche per lui valori altissimi: sopra i 7 watt/kg

Il primo italiano

Però intanto la Tirreno-Adriatico, ben lontana dai suoi primi obiettivi, ha detto che il miglior italiano della classifica generale è stato nuovamente lui (7° a 3’20” da Pogacar). E se anche, come ci ha raccontato, non ha grandi margini di miglioramento atletico, è pur vero che i lavori sulla qualità che ha incrementato nell’ultimo periodo potrebbero permettergli di salire un altro gradino. Non certo di raggiungere i numeri di Pogacar e Roglic, ma di lasciarsi indietro altri brutti clienti.

«Il risultato non rispecchia la condizione – dice – ma vi posso assicurare che stiamo parlando di un ciclismo incredibile. Stiamo facendo tutti i record di tutte le salite, dei wattaggi non comuni. Ci sono 15-20 corridori che stanno pedalando veramente forte, anche se Pogacar sembra di un’altra categoria. Con lui attualmente si corre per il secondo posto, con la consapevolezza che potrebbe vincere anche la Sanremo. Siamo andati come dei treni anche nelle tappe con tanto dislivello. L’obiettivo di squadra era cercare di centrare il podio, visto che eravamo in tre lì vicino e ci siamo riusciti con Landa. Abbiamo giocato bene le nostre carte e approfittato di qualche cedimento. In certe fasi bisogna fare così, non è che si possa inventare sempre chissà quale tattica».

Caruso quinto a Carpegna, 46″ dopo il compagno Landa, arrivato terzo, dietro Pogacar e Vingegaard
Caruso quinto a Carpegna, 46″ dopo il compagno Landa, arrivato terzo, dietro Pogacar e Vingegaard

Fondista a Carpegna

La classifica si è fatta nel giorno di Carpegna, in cui Caruso ha tagliato il traguardo in quinta posizione, a 1’49” da Pogacar, ma solo 46″ alle spalle di Vingegaard e Landa. La sua regolarità è stata quindi in parte premiata.

«La tappa di Carpegna – dice – è stata bella e difficile. Conoscevamo tutti la salita, meno la discesa che all’inizio era sporca e anche un po’ pericolosa. Alle fine sono venute fuori le mie doti di fondista. Per questo sono molto contento, perché mi sono sentito bene insieme ai più forti corridori al mondo. Se andiamo a vedere, nei primi 10 c’era solo gente fortissima, quindi per ora sono più che soddisfatto. E’ l’elite del ciclismo mondiale. Alcuni erano in Italia, pochi altri alla Parigi-Nizza. Stare con loro motiva ed è allenante».

Il programma di Caruso prevede il Tour, ma si apre ora qualche spiraglio sul Giro
Il programma di Caruso prevede il Tour, ma si apre ora qualche spiraglio sul Giro

Direzione Tour

Che però la sua strada porti al Tour lo conferma il sopralluogo fatto alla vigilia della Omloop Het Nieuwsblad sul percorso della quinta tappa, quella del pavé da Lille Metropole ad Arenberg Port du Hainaut.

«La ricognizione è andata più che bene – dice – e l’abbiamo fatta in due giorni. Una proprio sul percorso della tappa e l’abbiamo provata nelle peggiori condizioni possibili, quindi con vento e pavé bagnato. E’ stata utile per trovare la giusta combinazione nel settaggio della bici ed era importante per non arrivare al giorno della gara con qualche sorpresa. Quindi tubolari da 30 a bassa pressione, fra 2,8 e 3 atmosfere. Invece il giorno dopo abbiamo fatto il percorso della Het Nieuwsblad e anche quello è stato interessante. L’abbiamo fatta con i ragazzi esperti del pavé e abbiamo capito che l’andatura con loro è veramente differente. Sarà sicuramente una tappa determinante, perché puoi perdere tutto in un solo giorno».

Ganna, sornione, ha fatto le prove pensando a sabato

15.03.2022
4 min
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Quando punta un obiettivo ce ne sono pochi di cecchini come Filippo Ganna. Di questi tempi usare questa parola, cecchino, lo ammettiamo, ci piace poco, però rende bene l’idea.

Pista e strada non fa differenza per Pippo. Ma stavolta il discorso è diverso: di mezzo non c’è il cronometro, sia esso per il parquet o per l’asfalto. Stavolta ci sono di mezzo due corse in linea, due monumenti: la Sanremo e la Roubaix

Due corse sulle quali l’asso piemontese ha puntato il dito e che più di altre strizzano l’occhio agli specialisti. Però Ganna con le sue caratteristiche fisiche rientra pienamente nell’identikit richiesto per affrontarle al meglio: fisico possente e un’immensa dose di watt.

Prima di pensare però alla corsa del pavè, concentriamoci sull’imminente Milano-Sanremo, in programma questo sabato. Si sa che in Ineos-Grenadiers si ragiona obiettivo per obiettivo.

Alla Tirreno, prove di Sanremo. Verso Bellante per tutti e tre i passaggi, Ganna si è incollato alla ruota dei migliori, a cominciare da Pogacar
Alla Tirreno, prove di Sanremo. Verso Bellante per tutti e tre i passaggi ganna si è incollato alla ruota dei migliori, a cominciare da Pogacar
Filippo, che risposte ti ha dato questa Tirreno-Adriatico?

Beh, diciamo che abbiamo visto che tra qui e la Parigi-Nizza ci sono stati molti ammalati quindi speriamo di arrivare bene alla Sanremo, perché come ogni anno, ci sono tante influenze, tanti problemi di stomaco (il riferimento è a suoi compagni Carapaz, VivianiGeoghegan Hart, ndr), casi di Covid…. siamo un po’ tutti decimati. Ma per ora tutto bene.

Ti abbiamo visto spesso tenere duro. Hai cercato di stare davanti anche quando il percorso non era adatto a te: è chiaro che stavi lavorando per altro…

Di sicuro serviva fare un po’ di ore, un po’ di volume e di qualità. Quindi oltre al classico allenamento a casa, abbiamo usato i giorni della Tirreno-Adriatico per testarci, per cercare di rimanere con i migliori come Tadej Pogacar. Poi, ovvio, quando si arriva su certe pendenze come quelle dei muri e del Carpegna è dura. Non si può avere un rapporto peso/potenza come il suo. Però…

Questo “però” ci piace tanto, sai Pippo! Sei soddisfatto quindi della tua condizione? Sei dove vorresti essere?

Sono soddisfatto della condizione – sorride – e sono felice di quello che è stato fatto sin qui. Poi che dire: ogni atleta è sempre ambizioso. Ho una buona forma, ma non è ancora come vorrei. C’è sempre quel qualcosa che non va bene, quel qualcosa da migliorare. Bisogna sempre andare a cercare la perfezione.


Il piemontese ha spesso tenuto duro per 6-8′ in salita, più o meno la durata del Poggio
Il piemontese ha spesso tenuto duro per 6-8′ in salita, più o meno la durata del Poggio
Prima, Filippo, hai parlato di Pogacar, di rapporto peso/potenza. E allora facciamo un “gioco”. Tadej attacca sul Poggio, Ganna lo segue e gli scatta in faccia sull’Aurelia…

Ditemi che sala cinematografica e andiamo a vedere insieme questo film!

Però su una salita come il Poggio, che dura 6′-7′ (o forse anche meno), la forza per seguirlo ce l’hai. Su certe pendenze e con certe durate di scalata, i watt contano molto più del peso…

Bisogna sempre ponderare bene certi attacchi, perché alla fine quando arrivi ai 300 chilometri tutto può succedere e tutto conta. Conta anche se hai fatto “una pausa”, se hai lavorato appena un po’ meno nei chilometri precedenti. Vedremo, vedremo…. Intanto pensiamo ad essere tutti insieme là sabato in gara. Pogacar, io… e di non ammalarci nel frattempo.

Ganna Sanremo 2021
Ganna in testa a tirare nel finale dell’ultima Sanremo: un’esperienza preziosa
Ganna Sanremo 2021
Ganna in testa a tirare nel finale dell’ultima Sanremo: un’esperienza preziosa

L’occhio di Rizzato

E qui bisogna fare un inciso affatto secondario. Sul discorso del lavoro fatto da Ganna, trovano riscontro delle considerazioni di Stefano Rizzato, giornalista della Rai che segue la corsa dalla moto. Rizzato è nel gruppo: scruta i corridori, li guarda in faccia, vede come si muovono.

«Ho visto più volte Pippo tenere duro in salita – ci ha detto e ha ribadito in diretta tv – E spingeva proprio per quella durata di tempo che è la scalata del Poggio». Le nostre supposizioni pertanto erano più che fondate.

Pippo, a proposito di sale cinematografiche, ma il filmato di Cancellara che parte sull’Aurelia lo hai mai visto?

Ci sono tanti bei video sulla Sanremo. Consideriamo però che negli ultimi anni non c’è mai stato lo stesso vincitore. Questo per dire che è una corsa molto aperta.

Sei andato a vederlo il finale della Classicissima?

No, è sempre quello, dai. L’ho fatto solo in gara e lo farò di nuovo sabato.

Quanto è stato importante averla fatta in quel modo l’anno scorso? Essere arrivato davanti sul Poggio…

Ho lavorato tanto per i miei colleghi e sì… è stato un test in più, mettiamola così. So cosa mi aspetta.

Il piano di Nizzolo: recupero e distanza su Cipressa e Poggio

14.03.2022
4 min
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Una settimana intera per lucidare bici e muscoli e arrivare giusti alla Sanremo, con la Milano-Torino nel mezzo come ultima occasione di verifica. La volata di San Benedetto ha messo in fila i velocisti rimasti dopo in gara e se anche non ha offerto una proiezione per la sfida di sabato, ha regalato il sorriso a Bauhaus e riportato in alto l’umore di Giacomo Nizzolo (in apertura al colpo di reni contro il tedesco). Il milanese, che da quest’anno corre con la Israel-Premier Tech, ha provato il treno e le forze, arrendendosi solo sulla linea. Considerando che era partito per la Tirreno senza grosse aspettative, il passo avanti è da annotare.

«Le sensazioni sono state buone ieri – ha detto dopo l’arrivo – fare una Tirreno in crescendo è un buon segnale per sabato. Tutta questa fatica è stata per la Sanremo e per le classiche, perché sento che la mia condizione deve crescere, quindi è giusto far fatica. Questa corsa è stata un’ottima occasione per migliorare ancora».

Nel gruppetto verso il traguardo di Fermo dopo i muri: Nizzolo sorride, Cavendish un po’ meno
Nel gruppetto verso il traguardo di Fermo dopo i muri: Nizzolo sorride, Cavendish un po’ meno

La base è buona

Lo avevamo incontrato alla Kuurne-Buxelles-Kuurne e ragionato con lui del nuovo treno. E ora che i meccanismi sembrano funzionare, almeno per quanto si è visto ieri, il focus si sposta sulla sua condizione alla vigilia della stagione delle classiche. Dalla Sanremo al Nord.

«Sento di dover migliorare – dice – non so bene per quale motivo, ma ancora non riesco a trovare il colpo di pedale giusto. Mi sono ammalato a inizio stagione e forse quello ancora non mi sta aiutando. Però piano piano, vediamo di trovare quello che serve. La Tirreno è un buon banco a patto di arrivarci con una base solida, sennò si rischia di arrivare morti. Le fatiche e il lavoro pagano sempre».

Con Bennati l’ultimo giorno, parlando degli europei e delle sfide azzurre del 2022
Con Bennati l’ultimo giorno, parlando degli europei e delle sfide azzurre del 2022

Volata molto ristretta

La Sanremo che arriva non è un osso facile da spolpare se sei un velocista, anche se Giacomo è uno di quelli che ha sempre digerito meglio le brevi salite.

«Abbiamo visto che negli ultimi anni – sorride – la Sanremo non è più una corsa per velocisti, nel senso che si è sempre arrivati con un gruppo molto ristretto, quindi la priorità sta tornando quella di andare forte in salita. Gli scenari possono sempre cambiare, però quest’anno vedo l’arrivo in volata ancora più difficile. Se gruppo sarà, sarà molto ristretto. Qualcuno farà fuoco e fiamme sul Poggio, la mia speranza è che i grandi favoriti davanti si guardino e noi rientriamo da dietro».

A Carpegna con 31’54” da Pogacar, gestendo le forze in vista dell’ultimo sprint
A Carpegna con 31’54” da Pogacar, gestendo le forze in vista dell’ultimo sprint

Mercoledì distanza

Perciò servirà dosare bene sforzi e chilometri. E se in tema di preparazioni super sofisticate non è più necessario per tutti allungare dopo le tappe della Tirreno (anche perché oggettivamente tre tappe su sette sono state oltre i 200 chilometri), sarà bene assicurarsi di aver ben recuperato da questi sforzi.

«Non faccio la Milano-Torino – conferma Nizzolo, in controtendenza – proprio perché voglio arrivare il più fresco possibile e perché mi sento ancora in ritardo di condizione. Quindi nei prossimi giorni subirò un po’ questa Tirreno e avrò bisogno di recupero per essere pronto sabato. Da qui andremo direttamente in Liguria e faremo una bella distanza mercoledì sul percorso della Sanremo. E poi andremo a Milano. Allenarsi sulla Cipressa e sul Poggio a tre giorni dalla corsa serve a livello fisico e di numeri, per dare uno stimolo. Ma a livello di quello che succederà in gara servirà a ben poco, perché quel giorno sarà fondamentale affrontarle nella giusta posizione e senza andare troppo fuori giri».

Pogacar a Carpegna fra le bandiere gialle del Pirata

12.03.2022
6 min
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Gli chiesero come mai gli piacesse correre all’antica, attaccando da lontano. Marco li guardò e in tutta risposta gli domandò se il suo attaccare da lontano non fosse in realtà troppo moderno. Vedere Pogacar attaccare da lontano sulla sua salita, in sella a una bici priva di freni a disco e in mezzo ai tifosi tutti gialli del Pirata, ha richiamato vecchi ricordi. Il Carpegna oggi è bastato anche a lui.

«Alla fine – dice Manuele Mori, che ha vissuto la tappa dalla seconda ammiraglia del UAE Team Emiratesci teneva a correre sulla salita di Pantani. Conosce la storia di Marco, Tadej conosce la storia del ciclismo. E oggi era importante vincere».

Sulla salita di Pantani, non sono mancati i tifosi del Pirata
Sulla salita di Pantani, non sono mancati i tifosi del Pirata

Il ricordo di Marco

Pogacar arriva e sorride. Si siede. Saluta e racconta. Gli occhi azzurri ti guardano fissi per farti capire che hai la sua attenzione. La montagna guarda il paese. Lassù dove tutto parla di Pantani, si è corso a zero gradi. E adesso che il sole inizia a nascondersi, gli sguardi si fanno intirizziti.

«Lassù tante cose ricordavano Pantani – dice – io non ho potuto seguirlo perché sono troppo giovane, ma oggi è stato speciale, perché i tifosi hanno riportato indietro la storia.

Pogacar ha attaccato a circa 4 chilometri dallo scollinamento e ha fatto subito il vuoto
Pogacar ha attaccato a circa 4 chilometri dallo scollinamento e ha fatto subito il vuoto

«Non mi sento mai imbattibile – prosegue – anche quando sono solo, penso sempre che qualcuno può venire a prendermi. Non sottovaluto nessuno, per questo quando attacco vado a tutto gas, senza sapere che cosa succederà. E oggi ero davvero a tutta, in questo freddo. In poche settimane sono passato dal caldo del deserto al gelo di queste montagne. Il mio corpo si adatta bene, ma certo non è troppo salutare».

L’orgoglio di Majka

In questa piccola antologia del giorno UAE, le voci compongono un quadro di entusiasmo diffuso. Non c’è esaltazione e nemmeno stupore. Semplicemente questo ragazzo sta rendendo tutto naturale e facile. I compagni sul rettilineo di arrivo avevano negli occhi l’orgoglio d’aver contribuito a un’altra impresa.

«E’ andata come è andata – diceva Rafal Majka – con il gruppo che si è un po’ spaccato nella discesa tecnica. Ma lui è un fuoriclasse. La squadra ha lavorato bene, ma nell’ultima discesa con i freni normali non è stato facile. Tadej è un fuoriclasse che può vincere tante corse. Manca un solo giorno e domani speriamo di vincere un’altra Tirreno».

Rispetto per Remco

Soler diceva che lavorare per lui è facile e che è davvero contento di aver scelto questa squadra. Intanto Mori continua il racconto.

«Vogliamo portare a casa la generale – dice – per questo tutti gli avversari ci facevano paura. In una corsa a tappa, soprattutto in giornate come questa, può succedere di tutto. Per questo uno come Remco meritava e merita rispetto».

Evenepoel ha perso con l’onore delle armi, arrivando a 4’01”
Evenepoel ha perso con l’onore delle armi, arrivando a 4’01”

Evenepoel si è staccato durante la prima ascesa del Cippo ed è arrivato al traguardo a 4 minuti dal vincitore. Il freddo è stato uguale per tutti, la fatica no. 

Discesa pericolosa

Fuori dalla tenda che ospita la conferenza stampa, i cori dei tifosi quasi impediscono di sentire. E anche la domanda in apparenza più banale, la mastica a lungo e risponde entrando nei dettagli.

Pogacar freschissimo e disponibile alle interviste: un recupero da campione
Pogacar freschissimo e disponibile alle interviste: un recupero da campione

«Soler ha fatto un buon passo sulla salita – sta dicendo – e quando Marc si è spostato, Landa ha attaccato. Ha cambiato ritmo varie volte, finché ho provato ad accelerare io e ho attaccato. Ho pensato che se non altro avrei ottenuto di andare giù da solo. Non ho capito perché il Bahrain abbia attaccato nella prima discesa. Prendendo il rischio di cadere e di rompersi qualche osso. Ma anche se sono sceso da solo, non è stato facile arrivare in fondo. Anche in discesa ero a tutta…».

Landa soddisfatto

Landa infatti le ha provate tutte e anche se alla fine è rimbalzato contro un muro, sul traguardo sembrava felice di aver ritrovato sensazioni sopite dopo un 2021 da dimenticare possibilmente alla svelta.

Landa ha chiuso al terzo posto, dopo una bella serie di attacchi
Landa ha chiuso al terzo posto, dopo una bella serie di attacchi

«Ho provato – sorrideva – ma era troppo freddo per fare di più. Ho una buona forma, ho cominciato piano ma sto crescendo e sono contento. Sapevamo che prima avessimo attaccato, più dura sarebbe venuta. Ma quando Pogacar parte, è di un altro pianeta. L’anno scorso avevo finito stanco, di testa e fisico, una giornata come questa, chiusa al terzo posto, mi dà grande motivazione».

La Sanremo? Perché no…

E mentre ormai si comincia a pensare al trasferimento verso San Benedetto del Tronto, dove domani si concluderà la Tirreno-Adriatico, la gente rientra nelle case e i tifosi sfollano. Manca una settimana alla Sanremo e la suggestione di vedere Tadej sulla Cipressa come prima di lui un giorno anche Marco, si fa largo in sala stampa.

Sul traguardo di Carpegna, un’altra fuga vincente dopo quella alle Strade Bianche
Sul traguardo di Carpegna, un’altra fuga vincente dopo quella alle Strade Bianche

«Ma la Sanremo è un’altra cosa rispetto a oggi – sorride lui bonario – è la corsa più facile da finire e la più difficile da vincere. Possono vincerla i velocisti e anche gli scalatori. Noi abbiamo un buon team, non riesco a pensare ora se davvero potrei vincere».

Questo non significa che ci abbia rinunciato. Trentin ha dovuto lasciare anzitempo la Parigi-Nizza. Quando le stelle sono allineate in modo così speciale, non esistono traguardi impossibili. Tadej Pogacar riesce a far sembrare semplici cose che si ritenevano ormai impossibili. Attaccare da lontano. Fregarsene delle convenzioni. Accettare la sfida a testa alta. Per questo forse sotto al palco lo acclamavano come uno di casa. Come se in qualche modo lo avessero già visto…

Simmons: barba rossa e maglia verde. Un americano sul Cippo

12.03.2022
5 min
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Capelli e barba rossa, lentiggini e un anello incastonato nel lobo dell’orecchio sinistro. I selfie col publico, il “dammi il cinque” con i tifosi e due occhi buoni. Quinn Simmons, 21 anni, è proprio il classico americano country. Gli manca solo la camicia di flanella a quadri!

Noi scherziamo, ma questo è un corridore vero. Il portacolori della Trek-Segafredo ha vinto il mondiale juniores al secondo anno in di categoria. E la scorsa stagione si è portato a casa una tappa e la classifica generale del Tour de Wallonie.

L’americano anche in corsa non ha lesinato “i cinque” col pubblico a bordo strada
L’americano anche in corsa non ha lesinato “i cinque” col pubblico a bordo strada

Obiettivo verde

E’ al terzo anno alla Trek-Segafredo ed è sempre cresciuto un po’. E la sua crescita è culminata oggi ai 1.367 metri del Cippo di Carpegna. Sulla salita dedicata a Pantani, con una grinta e una forza di quelle importanti, il barbuto americano man mano ha fatto fuori i suoi compagni di fuga. E parliamo di gente come Alaphilippe, Honorè, Aranburu… che sono ben più scalatori di lui. 

«E’ stata dura? Certo che è stata dura – racconta Simmons in zona mista – E’ stata una lunga giornata: 215 chilometri con così tanti metri di dislivello non sono mai facili. E’ stato un lungo viaggio tra queste montagne».

«Avevamo un obiettivo con la squadra. E l’obiettivo era mettere almeno uno di noi in fuga per andare a prenderci definitivamente questa maglia. Ce l’abbiamo fatta. Quando puoi conquistare una maglia in una gara del WorldTour è davvero bello. E per me è la prima volta. Quindi, ovviamente, sono felice».

«Sono soddisfatto della mia prestazione e di quanto sto facendo. Alla fine sono davvero solo al mio secondo anno da pro’. Penso che sia difficile contare il primo anno con il Covid e tutto il resto».

Con quel “tutto il resto”, probabilmente Simmons, fa riferimento alla squalifica impostagli dal team per un presunto Tweet a sfondo razzista. Ma evidentemente deve aver imparato la lezione. Tanto che la stessa Trek-Segafredo gli ha già prolungato il contratto di un anno, fino al 2023.

Simmons (classe 2001) in fuga durante la Apecchio-Carpegna. Alto 182 centimetri per 72 chili, non è uno scalatore puro
Simmons (classe 2001) in fuga durante la Apecchio-Carpegna. Alto 182 centimetri per 72 chili, non è uno scalatore puro

Motore grosso, grosso

Obiettivo centrato dunque. La maglia verde Simmons se l’è presa nel corso della quarta tappa di questa Tirreno-Adriatico e l’ha proprio cercata. Anche quel giorno, verso Bellante, c’era un circuito finale. Anche quel giorno era in fuga. E anche quel giorno Quinn è stato l’ultimo a cedere al ritorno del gruppo e a rilanciare proprio per andare a caccia di punti sui Gpm. 

«Questa maglia la cercavamo – spiega Paolo Slongo, uno dei diesse della Trek-Segafredo – oggi volevamo la fuga a tutti i costi. In realtà anche ieri Quinn ci aveva provato. E ci era pure riuscito, a dire il vero. Solo che sul primo Gpm si era toccato con Alaphilippe, aveva danneggiato una ruota e per fermarsi cambiarla aveva perso la fuga appunto. Ma soprattutto aveva perso i punti dei Gpm».

«Ha un gran bel motore questo ragazzo. Ha vinto da giovane e si è presto adattato al ciclismo dei grandi. Ha un grande potenziale anche in prospettiva. E’ un corridore da classiche. E’ uno da Fiandre, anche se tiene bene in salita ed è molto veloce. Gli piace un sacco la Strade Bianche (la scorsa settimana è stato settimo, ndr)».

L’americano è stato un’ottimo biker. E ogni tanto la usa ancora. Tra le sue passioni anche arrampicata e scialpinismo (foto Instagram)
L’americano è stato un’ottimo biker. E ogni tanto la usa ancora. Tra le sue passioni anche arrampicata e scialpinismo (foto Instagram)

Dna da biker

E questo non è un elemento da poco. Simmons infatti un po’, un bel po’, di offroad ce l’ha nel Dna. Questo ragazzo viene da Durango, Colorado, uno dei templi della Mtb. Una delle località dove è nata la ruote grasse. E con la quale lui stesso ha mosso le prime pedalate, tanto da prendere parte anche alla Coppa del mondo juniores e da vincere il titolo nazionale nel cross country.

Forse anche da questo si capisce il suo stile. Il suo modo di essere molto biker appunto.

«Eh sì – riprende Slongo – Quinn è un tipo naif. Ma nel senso buono! E’ un ragazzo a cui piace proprio andare in bici, stare nella natura. Lo vedete così grosso, con la barba, ma è un compagnone, in squadra scherza. Non è un taciturno».

Quinn dopo l’arrivo. Con 10 punti di vantaggio su Pogacar la maglia verde è matematicamente sua
Quinn dopo l’arrivo. Con 10 punti di vantaggio su Pogacar la maglia verde è matematicamente sua

Uomo squadra

E a questo giudizio di Slongo, si sposano bene le parole dopo l’arrivo (e i fatti in corsa) dello stesso Simmons.

«Ho fatto il mio lavoro – dice Simmons – Una volta presi i punti del Gpm, in discesa sono andato regolare e così al giro dopo ho anche potuto aiutare “Cicco” nella scalata finale. Anche per questo è stata una giornata di successo per noi della Trek».

Dicevamo un tipo naif. Poco prima del passaggio sotto la campana dell’ultimo giro, quando era già nel tratto transennato, Quinn ha messo il piede a terra. Ha visto un massaggiatore e all’improvviso ha fermato la bici. 

Cosa era successo?

«Oh – ribatte quasi stupito – come cosa era successo? I miei piedi erano freddi! Mi sono infilato i copriscarpe – mentre ce li indica – avevo visto quanto faceva freddo lassù e mi sono coperto».