Ormai non si può più considerare una sorpresa: quando c’è una cronometro, il nome di Stefan Bissegger ricorre sempre fra i favoriti. Lo svizzero dell’EF Education EasyPost a 23 anni si sta ritagliando uno spazio sempre più importante non solo in seno alla squadra. La sua vittoria nella cronometro dell’Uae Tour ha stupito molti, soprattutto considerando che a una manciata di secondi c’era Ganna che a quella vittoria ci puntava.
Bissegger è un personaggio da conoscere, anche perché la sensazione è che sia solo all’inizio di una carriera che non vuole però sia identificata solo come uno specialista delle cronometro. Lo svizzero è impegnato a far vedere che è un corridore a tutto tondo, capace di ogni risultato, soprattutto con una sua identità, non legata ai suoi avversari. Chiusa in anticipo la Parigi-Nizza a causa di problemi fisici, il corridore elvetico si è prestato di buon mattino a una sequela di domande, mostrando anche un certo carattere.
Come è nata questa tua passione?
Ho iniziato a 10 anni. Nella mia famiglia il ciclismo è sempre stato una passione collettiva. Trovavo le nostre uscite molto divertenti, ma volevo qualcosa di più, così mio padre mi iscrisse a una gara dove era presente Marcello Albasini, padre dell’ex pro’ Michael e che ora è il mio coach. Direi che da lì è iniziato tutto.
Sei già considerato tra i migliori specialisti della cronometro, ma pensi di essere vicino ai tuoi limiti?
Credo di stare migliorando ma di essere ancora in cammino. Sicuramente ho un ottimo ambiente nel quale lavorare, dove si guarda a tutto, si cura la posizione, abbiamo un grande appoggio dagli sponsor, nel team ci sono molti amici, c’è insomma tutto quel che serve per migliorare.
Tu come Ganna unisci la strada alla pista. Guardando agli altri specialisti, che cosa vi dà di più l’attività nei velodromi?
In fin dei conti la cronometro non è poi così diversa dalle prove su pista, l’inseguimento individuale ancor più che quello a squadre. Non potrei però dire che sia un vantaggio per noi, in fin dei conti vediamo Van Aert che viene dal ciclocross e quella specialità gli dà sicuramente altre caratteristiche molto utili per le cronometro. Per quel che mi riguarda posso dire che l’abitudine a competere su pista ti dà qualcosa a livello di posizione in bici, di come tradurre su di essa il massimo della potenza, anche di come affrontare eventuali pericoli. Io penso che sia molto utile.
Tra Ganna, Evenepoel e Van Aert, chi pensi che ti assomigli di più come tipo di corridore?
Difficile dirlo, direi nessuno. Ganna è molto diverso da me, lui così alto e pesante, un tipo molto lontano dal mio stereotipo. Anche Van Aert è molto diverso, molto alto, una vera macchina in bici. Forse Remco mi si avvicina di più come corporatura, ma abbiamo caratteristiche differenti, lui è più adatto ai percorsi con salite. E’ davvero difficile fare una comparazione, siamo molto lontani sia nel fisico che nelle caratteristiche tecniche conseguenti.
Il tuo Paese viene da qualche anno di crisi ciclistica, subito dopo la fine della carriera di Fabian Cancellara, ma con te e Kung c’è stato il segno del cambiamento. Pensi che la vostra rivalità sportiva potrà essere uno stimolo per le generazioni elvetiche future?
In Svizzera il ciclismo non è certo lo sport numero 1 e questo influisce. Abbiamo sì avuto un momento di difficoltà, ma ne stiamo uscendo. Ci siamo io e Kung, ma non solo, nelle passate stagioni si sono messi in evidenza Hirschi e Mader, ad esempio: Marc ha fatto vedere grandi cose nelle classiche e Gino è emerso in maniera forte. Io dico che la Svizzera sta facendo bene anche nel ciclismo, soprattutto dopo il periodo del Covid perché molta gente ha iniziato a voler uscire, a utilizzare la bici e questo porterà benefici anche al nostro sport a lungo andare perché c’è più interesse anche per le nostre gare e credo che ciò favorirà lo spirito di emulazione.
Non hai paura di essere visto solo come un cronoman?
Non ho proprio paura di ciò, chiaramente soprattutto nell’ultimo anno mi sono mostrato di più per quel che so fare a cronometro, ma credo di valere di più, credo di avere un buon spunto veloce utile soprattutto in gare dove portar via un gruppo di fuggitivi. Voglio far vedere che tipo di corridore sono, soprattutto nelle Classiche, ho molta fiducia nelle mie possibilità e quelle gare mi si adattano bene.
In Italia la tua vittoria contro Ganna non è passata inosservata. Come lo vedi?
So che devo essere sempre al meglio per competere con lui. Se c’è una cosa che ammiro molto in Filippo è la sua attenzione per ogni piccolo particolare. E’ come se ogni secondo guadagnato sia il frutto di qualcosa, di attenzione nella posizione, velocità, anche la più piccola cosa. Ecco, in questo è un modello di come si debba lavorare per arrivare davvero al proprio top: se riesci a impegnarti al meglio, la tua performance verrà di conseguenza. E’ un avversario, lo rispetto molto ma cerco di guardare soprattutto a me stesso e a quel che io posso fare.
Quali sono i tuoi obiettivi per quest’anno?
Ho già fissato nel calendario la data del 1° luglio, per il primo giorno del Tour de France, per la conquista della maglia gialla. Prima ci saranno le classiche, ad esempio il Giro delle Fiandre dove voglio almeno un piazzamento nella Top 10, poi il Giro della Svizzera che per me e per il team ha un valore molto importante. Questi sono i miei target.