Petacchi “contro” Nizzolo: «La Sanremo resta per gente veloce»

18.03.2022
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Ripartiamo da una frase di Giacomo Nizzolo che ci ha detto qualche giorno fa: «La Sanremo non è più una corsa per velocisti». Secondo lo sprinter milanese c’è sempre più spazio, se non proprio per gli scalatori, per gli attaccanti più forti che tengono in salita. Gente che riesce a fare la differenza proprio quando la strada sale. Questo argomento lo abbiamo esposto al giudizio di Alessandro Petacchi.

AleJet una Milano-Sanremo l’ha vinta (nel 2005) e l’ha vinta in volata. Lo spezzino non è super d’accordo con Nizzolo. Nonostante la Classicissima coi suoi circa 300 chilometri veda un dislivello prossimo ai 2.100 metri, non servono trasformazioni da velocista. Lo sprinter non deve lavorare per la salita, semmai deve farlo per essere efficiente alla distanza.

Alessandro Petacchi (classe 1974) oggi fa parte della squadra Rai
Alessandro Petacchi (classe 1974) oggi fa parte della squadra Rai

Resta per sprinter

«Se non cambia percorso – spiega Petacchi – bene o male la Sanremo resta una corsa veloce o comunque vinta da gente veloce. Poi ogni tanto, due volte su dieci, succede che la vince anche qualcun altro e per qualcun altro intendo un corridore che arriva da solo, penso a Nibali, o in due o tre, penso all’arrivo tra Sagan, Kwiatkowski e Alaphilippe. Fanno la differenza sul Poggio. Stuyven lo scorso anno ha fatto la differenza sull’Aurelia, resta uno di quei corridori veloci che ha anticipato di un soffio il gruppo. Quella di Nibali è stata una particolarità: per le sue caratteristiche e perché ha fatto una differenza netta. Poi, può finire in tanti modi».

«Molto dipende anche dal vento. Se è contro favorisce i velocisti, che possono restare coperti e sfavorisce eventuali attaccanti. Dipende da quali e quanti velocisti arrivano in fondo al Poggio e come stanno. E anche se la loro squadra è presente ed è riuscita ad organizzarsi».

Nel 2017 il mitico arrivo a tre con Sagan, Kwiatkowski e Alaphilippe
Nel 2017 il mitico arrivo a tre con Sagan, Kwiatkowski e Alaphilippe

Capitolo Pogacar

Magari, facciamo notare a Petacchi, Nizzolo ha pensato ad una corsa per scalatori aspettandosi il quasi scontato attacco di Pogacar. La supremazia dello sloveno, può portare indirettamente a fare ragionamenti diversi.

«Se Pogacar vuol vincere – riprende Petacchi – dovrà fare la corsa dura. Quindi un ritmo alto soprattutto sulla Cipressa. Staccare i velocisti e metterli in croce fra Cipressa e Poggio per rientrare, visto che c’è un bel tratto. Ma certo dovrà usare anche lui i suoi uomini per farlo. A quel punto, Tadej stesso potrà scattare all’inizio del Poggio. Dovrà vedere anche chi saranno i suoi avversari e come saranno messe le loro squadre. Se gli avversari sono stanchi, lui può fare la differenza».

«Veder scattare Pogacar sul Poggio è quasi la normalità (anche se tutto ciò non si è mai verificato, ndr), ma se attacca e non fa la differenza? Se un Van Aert lo segue? Se in fondo un Ewan, che è piccolo e in salita fa meno fatica degli altri, lo rintuzza? Poi non è facile neanche per lui vincere in volata. La Sanremo si conferma una corsa molto aperta».

Nel 2004, AleJet fu quarto dietro Zabel, Freire e O’Grady. Volata per gente fresca e non per sprinter puri
Nel 2004, AleJet fu quarto dietro Zabel, Freire e O’Grady. Volata per gente fresca e non per sprinter puri

Volata per gente fresca

Petacchi più che su scalatori e velocisti, punta il dito sul fatto che bisogna arrivare in Via Roma con l’energia nelle gambe. E’ quello che fa la differenza: chi ci arriva più fresco.

«L’anno prima che vincessi – continua Alessandro – persi la volata perché ci arrivai stanco, molto stanco. E perché? Perché ero “sovrappeso”, non ero tirato. Questo mi fece spendere quel tantino di troppo in salita, che mi tolse energia in volata.

«L’anno dopo mi presentai al via della Sanremo più tirato. Non avevo fatto chissà quali diete, in realtà non ne ho mai fatte, semplicemente non mangiai formaggi o cioccolate durante l’inverno. Arrivai a 72,8-73 chili anziché ai mei 74,5-75. A me tutto sommato non cambiava nulla in un grande Giro se scollinavo con un ulteriore minuto di ritardo, però non mi assillavo col peso».

«Per la Sanremo dunque non feci allenamenti specifici per la salita. Nè cambiai altro. Solo che iniziando a dimagrire presto, con calma, non persi potenza e questo aumentò il mio rapporto potenza/peso che mi fece risparmiare nell’economia della corsa.

«Anche perché la volata della Sanremo non è una volata da 70 all’ora, esplosiva… è una volata di gambe, di benzina nei muscoli. Se anche avessi perso qualcosina in volata, era molto di più quello che avevo risparmiato nell’arco della gara. La volata della Sanremo è a sé. Arriva dopo 300 chilometri. Zabel perché le vinceva? Perché dopo 180 chilometri, dopo 220 o dopo 300 lui faceva sempre lo stesso sprint con gli stessi valori. Ci arrivava meno stanco.

«Che poi, ripensando a Nizzolo, lui è uno di quelli che in salita tiene meglio».

Gilbert è arrivato due volte terzo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015. Scollinò davanti ma cadde e chiuse al 55°
Gilbert è arrivato due volte terzo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015. Scollinò davanti ma cadde e chiuse al 55°

Spazio ai velocisti

Quindi Petacchi non è dovuto diventare “scalatore” per vincere la Sanremo. Nessun lavoro specifico per la strada che sale, ma solo un approccio diverso. 

«Gli “scalatori” della Sanremo sono i Gilbert, i Ballan, i Pozzato e quando loro scattavano sapevi che in qualche modo dovevi seguirli. Il massimo era lasciargli non più di 5”-8” e chiudere con la squadra.

«Per esempio, l’anno dopo che l’ho vinta, forse in salita andavo ancora più forte. Troppo forte. Tanto che seguii Gilbert sul Poggio. Ci ripresero a Sanremo e in volata feci terzo. Avevo pagato quel fuorigiri».

«Fu un errore seguirlo – conclude Petacchi – Avete mai visto un Freire o uno Zabel muoversi sul Poggio? E Freire soprattutto avrebbe potuto farlo».