Giornata di pioggia, programmi stravolti: palestra e rulli

18.01.2023
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Il Team Corratec è stata l’ultima delle squadre italiane ad aggiungersi alla lista delle professional. Squadra piccola, ma l’entusiasmo, la voglia di fare bene e di mettersi in gioco proprio non mancano. E anche in un giorno di pioggia i ragazzi di Serge Parsani, Francesco Frassi e Fabiana Luperini non si fermano.

A Montecatini hanno svolto il loro mini-ritiro in vista delle prime imminenti gare. Ma la pioggia ci ha messo lo zampino. Tuttavia è stata l’occasione per vedere dal vivo come si riorganizza una squadra in caso di maltempo e di freddo.

Fuori piove, se ne approfitta per fare le foto. Il tempo viene ottimizzato
Fuori piove, se ne approfitta per fare le foto. Il tempo viene ottimizzato

Allarme rosso

Già la sera prima si continuavano a guardare le App meteo e tutte più o meno davano pioggia battente, specie nella prima parte della giornata.

«Se non piove – aveva detto il diesse Frassi – si parte alle 9,30 e si faranno 5 ore. Altrimenti dalle 10 si fanno le foto per il sito e le cartoline e si provano gli ultimi capi del vestiario Veloplus».

E così va: già prima delle 10 i corridori si ritrovano in una stanzone dell’hotel che li ospita appunto per foto e vestiario. Ma resta vivo il discorso dell’allenamento. Coloro che devono andare in Argentina per la Vuelta a San Juan fremono per fare qualcosa. Così optano per andare in palestra. 

«Poi – aggiunge Frassi – se il tempo migliora si esce in bici, altrimenti si fanno i rulli».

In palestra…

In palestra vanno Alex Konychev, Attilio Viviani, Stefano Gandin, Marco Murgano e Nicolas Dalla Valle, mentre German Tivani argentino proprio di San Juan, preferisce saltare la parte a secco. I ragazzi si scaldano sulle spin bike, meglio delle cyclette. Poi passano alla parte dei pesi e del core.

«In questo caso – spiega Attilio Viviani – con le gare imminenti si tende a preferire un tipo di palestra un po’ più “snella”. Quindi meno peso e ripetizioni più rapide. Si cerca di prolungare gli esercizi, magari alternando le gambe come sulla pressa o leg extension, fino anche a 3′. In questo modo, tra peso ridotto e velocità di esecuzione, è un po’ come simulare una SFR, in bici.

«Mentre in altri periodi dell’anno magari alla pressa fai solo cinque ripetute, ma con carichi massimali… da cui “non esci”. In questo caso è un po’ come fare le partenze da fermo in pista con rapportoni lunghi».

I ragazzi alternano la parte bassa con un po’ di core zone: addominali sostanzialmente, del plank, ma non solo.

Per la squadra, un pasto leggero e veloce
Per la squadra, un pasto leggero e veloce

Si esce?

Terminata la parte in palestra, si torna in hotel. Si fa un pasto leggero a base di riso o pasta o patate e null’altro. E questo riguarda soprattutto gli atleti che non faranno nulla e ne approfitteranno per concedersi un giorno di riposo totale, come Van Empel.

Il meteo sembra migliorare, così Frassi parlando fra i tavoli, spinge per uscire. Si faranno un paio di ore con un po’ di fuorigiri, che saranno utili soprattutto ai ragazzi che, dovendo andare in Argentina, tra viaggio e fuso orario staranno almeno tre giorni senza pedalare.

«Non sarebbe male – dice Frassi – riuscire a fare questa pedalata, soprattutto dopo il buon lavoro dei giorni scorsi».

Sui rulli

Però poi riprende a piovere e quindi l’idea di uscire svanisce nuovamente. Meglio evitare di ammalarsi. Tutti (o quasi) sui rulli dunque. Ma i rulli non sono 20 come i corridori, anzi 19… perché Valerio Conti è sul Teide. Bisogna fare i turni. Ci pensa il meccanico, ma la priorità va ancora ai ragazzi che devono andare a San Juan.

Un meccanico presenta a Frassi l’elenco degli atleti che si alterneranno sui rulli. I ragazzi sono liberi di andare a sensazione, ma un po’ tutti optano per velocizzare. Quindi alte cadenze.

«Io ho fatto un’oretta alla fine – spiega però Konychev – e ho inserito anche delle variazioni di forza. Per esempio due minuti e mezzo a 50 rpm alternati a due minuti e mezzo a 90-95 rpm. Un lavoro così aiuta anche a metabolizzare quanto fatto questa mattina in palestra. I battiti cardiaci? Sono arrivato anche a 170 pulsazioni. Ma essendo al chiuso con meno ossigeno salgono un po’ più facilmente e infatti i wattaggi non erano altissimi».

Ecco quindi come si salva una giornata di maltempo. Uscire sarebbe meglio, ma non tutto è buttato via.

Dalla Valle tra i pro’: merito di Giuliani e della Giotti Victoria

16.01.2023
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Il 2023 vede un bel rientro nel gruppo dei professionisti, si tratta di Nicolas Dalla Valle. Nella stagione scorsa il veneto aveva fatto quel passo indietro, ritornando tra le continental. Il 2021 era finito con la mancata riconferma alla Bardiani. La squadra da cui ripartire, invece, aveva il nome di Giotti Victoria. Quando succede una cosa del genere, è difficile reagire e riallacciare il filo che si era interrotto. Ma Dalla Valle, dopo appena una stagione, torna in una squadra professional: la Corratec.

Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato professionista con la Bardiani nel 2020, per lui un biennio sfortunato
Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato con la Bardiani nel 2020
Immaginiamo tu sia contento di essere tornato tra i professionisti…

Sì, e lo sono ancor di più perché correrò in una squadra che ambisce ad un determinato calendario. Me ne sono accorto la scorsa stagione di quanto sia fondamentale fare delle corse di buon livello per continuare a crescere. 

Come è iniziato questo 2023?

Bene, il tempo è clemente e pedalare diventa meno faticoso. Ripartirò a correre il 30 gennaio al Saudi Tour, quindi manca ancora poco e si ricomincia.

Alla Giotti hai avuto come diesse Stefano Giuliani, come ti sei trovato con lui?

In realtà lo conosco da sempre, sia per nome che per fama. E’ stato anche diesse di mio padre Gabriele alla Mobilvetta tra il 1998 ed il 1999. Giuliani è una figura molto carismatica e con tanta voglia di fare, quando ci siamo parlati mi ha dato subito fiducia e mi ha promesso anche un buon calendario. E così è stato, per una continental non è mai semplice ma Stefano ha avuto il merito di mantenere la promessa fatta. Nel 2022 ho fatto 55 giorni di corsa. 

Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Come trasmette il proprio carisma alla squadra?

Lui è una persona molto seria e professionale, il suo lavoro lo fa sempre al massimo. Punta ad essere una figura di riferimento per tutti i suoi ragazzi. Una cosa che mi ha sempre colpito è che nelle sue squadre siano passati tanti corridori come me in cerca di riscatto e che molti sono riusciti a ricostruirsi. Sapete, quando ce la fa uno o due magari non ci si fa molto caso, ma quando iniziano ad essere di più vuol dire che del merito c’è.

In che modo secondo te riesce a “ricostruire” i corridori?

Giuliani è molto esigente, pretende sempre il massimo impegno, però non è mai esagerato, è in grado anche di premiare i ragazzi trovando sempre il momento giusto. Vi faccio un esempio: al Sibiu Tour, dopo la prima tappa, lunga 210 chilometri e corsa sotto la pioggia, dove ero arrivato secondo, al posto della pasta, a cena, ci ha fatto trovare una pizza. E’ un modo per premiare gli sforzi che fa bene al morale di un corridore.

Nel biennio alla Bardiani non hai avuto così tanta continuità.

Sono state due stagioni sfortunate (il 2020 ed il 2021, ndr), nelle quali non ho trovato la possibilità di mettermi in mostra. La prima annata con i Reverberi ho messo insieme 29 giorni di corsa, la seconda 32. La continuità aiuta a crescere e migliorare corsa dopo corsa.

Come si affronta il ritorno nella categoria continental?

Lo si vive sempre come una sconfitta, Giuliani in questo è stato bravo insegnandomi che non lo è affatto. La prima cosa da fare è ricostruirsi, analizzarsi ed accettare i propri sbagli. Si tira una bella linea sul passato e si inizia da zero. 

Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
A 24 anni, una volta tornato in una continental c’è il pensiero che possa essere l’ultima spiaggia?

Certo, questo pensiero deve esserci perché la realtà va affrontata. Ma non bisogna farsi abbattere, bensì trarne motivazione e spinta. La prima vittoria mi ha dato una grande mano per ritrovare la fiducia, anche se devo essere sincero: sentivo che qualcosa si stesse sbloccando anche prima. 

Come è arrivata la possibilità Corratec?

Il mercato del ciclismo è sempre difficile e c’erano tanti fattori da considerare: l’età ed il fatto che ci sia una crisi tra le squadre e molte chiudono. A 25 anni sei considerato vecchio e questo non aiuta, però i buoni risultati ottenuti (quattordici top 10, due vittorie, tre secondi posti e due terzi posti, ndr) mi hanno permesso di guadagnarmi il mio spazio. Giuliani mi ha dato una mano anche in questo visto che grazie a lui, nel mese di settembre, sono riuscito ad entrare in contatto con Fondriest ed Alberati.

Da quanto abbiamo capito il calendario ed i risultati sono stati i fattori che ti hanno permesso di emergere.

Sì, è innegabile. Correre il Tour of Hellas, il Giro di Ungheria e tutte le corse a tappe in Romania, più quelle italiane mi ha dato un qualcosa in più. La fiducia di cui parlavamo anche prima passa dal fare corse di alto livello.

Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Qualcuno potrebbe storcere il naso sentendo definire quelle gare come di “alto livello”.

La realtà è che lo sono, nel tempo sono sempre migliorate. Al Giro di Ungheria c’erano velocisti di primo livello: Kooij, Viviani, Groenewegen, Jakobsen… Al Sibiu Tour erano presenti ben sei squadre WorldTour, mentre in Grecia le WorldTour erano due ma c’erano tante professional: come la Drone-Hopper, la Bingoal, Caja Rural e Novo Nordisk.

Ritornare tra le professional lo consideri un arrivo?

No. E’ una possibilità che la Corratec mi sta dando, un’altra ripartenza, diversa da quella che ho fatto l’anno scorso con la Giotti, ma sempre di una ripartenza si tratta. 

E’ stata più difficile la ripartenza dell’anno scorso o lo sarà più quella di quest’anno?

Sono due cose molto diverse. Da un lato c’era la sconfitta per non essere riuscito a rimanere tra i professionisti. Questa la considero una ripartenza vittoriosa, l’obiettivo era quello di tornare nel ciclismo dei grandi e ci sono riuscito, ora devo dimostrare di poterci rimanere. 

Zambelli: il 2022 con la Work e il saluto a Rebellin

30.12.2022
5 min
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I volti nuovi per la stagione 2023 sono molti, un contributo importante lo ha dato la Corratec. La squadra di Parsani, che dalla prossima stagione sarà professional ha aperto le porte a tanti corridori. Samuele Zambelli è uno di loro: 24 anni di Rovereto. Con i professionisti ha già avuto a che fare correndo come stagista con l’Androni nel 2021. Alla fine l’opportunità non si è concretizzata e il trentino ha trovato nella Work Service, che dell’Androni sarebbe stato il vivaio, la rampa di lancio giusta.

Il corridore trentino ha corso dal 2018 al 2021 nella Iseo Rime Carnovali
Il corridore trentino ha corso dal 2018 al 2021 nella Iseo Rime Carnovali

Solita mentalità, anzi…

Gli inverni rischiano di essere tutti uguali, questo però per Zambelli ha un valore differente: è il primo da professionista. Il percorso è stato lungo, ma ora che il sogno si è avverato è giunto il momento di metterci quel qualcosa in più. 

«Dal punto di vista della preparazione – dice – non cambia nulla, i lavori sono gli stessi e le giornate anche. Sto lavorando per fare una bella stagione, ci sto mettendo un po’ di grinta in più perché voglio dimostrare che quanto fatto per arrivare fin qui non è stato per caso. Ho 24 anni, sono più maturo e consapevole dei miei mezzi. Avevo provato a contattare Frassi già la scorsa stagione, ma nella continental non c’era più spazio. Un anno dopo è arrivata la chiamata. Da gennaio sarò in ritiro con la squadra, mentre a febbraio mi aspetta il debutto ufficiale in corsa».

Mediterranei Zambelli
Per Zambelli la prima esperienza con i professionisti è arrivata nel 2021 grazie allo stage con l’Androni
Mediterranei Zambelli
Per Zambelli la prima esperienza con i professionisti è arrivata nel 2021 grazie allo stage con l’Androni

Stage in Androni

Una prima esperienza con il mondo dei professionisti Samuele l’aveva avuta nel 2021 quando fece uno stage con l’Androni. 

«Con la squadra di Savio era stata una bella esperienza – riprende a raccontare – ho avuto la possibilità di fare tante belle corse come il Giro di Sicilia, la Bernocchi o il Gran Piemonte. Sono stato affiancato da tanti compagni di grande esperienza che mi hanno comunque insegnato qualcosa. Purtroppo la rosa per il 2022 era già al completo, ovviamente mi è dispiaciuto non riuscire a passare subito con loro, però il mio momento è arrivato comunque».

La stagione in Work Service è servita per maturare ulteriormente
La stagione in Work Service è servita per maturare ulteriormente

Il passaggio alla Work

Nel mezzo c’è stato l’anno corso con la Work Service, Zambelli ha avuto modo di mettere insieme un calendario ampio ed interessante. Cogliendo l’occasione, forse, di imparare qualcosa di nuovo e di maturare ulteriormente.

«Le occasioni di crescita quest’anno non sono mancate – spiega il trentino – il 2022 è stato un anno molto importante. Fino a gennaio ero rimasto senza squadra e le speranze erano poche però mi sono allenato con la mentalità giusta e con la convinzione di trovare il mio posto. La Work Service mi ha dato fiducia e penso di averla ripagata fino in fondo. Nella prima parte di stagione ero partito forte, poi alla Coppi e Bartali sono caduto ed ho fratturato una costola. Mi sono fermato per un mese, però una volta tornato ho ripreso da dove avevo lasciato. Direi che la costanza mi ha premiato, forse mi è mancato qualche spunto vincente ogni tanto».

Zambelli con alle spalle Konychev (in maglia Bike Exchange) i due saranno compagni di squadra alla Corratec
Il ventiquattrenne ha corso molte gare con i professionisti nel 2022

Corse all’estero e con i pro’

L’occasione di correre con la Work Service ha dato la possibilità a Zambelli di correre all’estero, ben quattro gare per lui. A queste si aggiunge anche l’esperienza dei Giochi del Mediterraneo con la nazionale di Amadori (dove è stato il migliore degli azzurri, undicesimo). In più il calendario lo ha messo più volte sulle stesse strade dei professionisti, potendosi confrontare con il suo futuro mondo. 

«Nelle gare con i professionisti mi sono sempre trovato bene – riprende – chiaramente sono corse più logiche, ma quando aprono il gas se non ne hai rimani lì. Bisogna saper gestire il fisico al massimo. La prima volta che ho corso con i professionisti ero al secondo anno da under 23 e chiaramente ho sofferto molto di più. Negli ultimi due anni sono andato in queste gare con la mentalità di fare bene. All’estero, invece, le gare sono meno controllate e diventano molto dure perché si attacca spesso ed anche da lontano. Le squadre che partecipano sono tutte professional o al massimo qualche continental, ma con corridori di alto livello. E’ importante andare fuori dall’Italia per fare esperienza, alla fine da professionista si corre in tutto il mondo».

Zambelli ha corso molto accanto a Rebellin nel 2022, l’ultima gara fianco a fianco la Veneto Classic il 16 ottobre
Zambelli ha corso molto accanto a Rebellin nel 2022, l’ultima gara fianco a fianco la Veneto Classic il 16 ottobre

Un pensiero per Rebellin

Zambelli, nella stagione 2022 corsa con la Work ha avuto modo di conoscere Davide Rebellin. Un corridore di grande esperienza che ci ha prematuramente lasciato, chiedere qualcosa di lui ad un ragazzo che lo ha vissuto fino a poco tempo fa ci è sembrata la cosa giusta.

«Io e Davide – respira profondamente – quest’anno abbiamo corso spesso insieme. Mi ha sempre dato tanti consigli, non molte parole ma giuste, pesate e pensate. Quando ho letto della sua morte dai vari siti non ci volevo credere, sono stato davvero male, non lo meritava. Davide non l’ho mai visto arrabbiato, nelle riunioni pre gara spesso ci dava dei consigli. Avere un corridore della sua esperienza accanto ti fa sentire tranquillo, soprattutto se a quella esperienza aggiungi tanta, anzi tantissima umanità. Quando succede una cosa del genere pensi che sei invisibile, tante volte noi corridori siamo per strada da soli e ci dicono che diamo fastidio. Molti automobilisti ti passano accanto insultandoti perché pensano che li fai rallentare e dopo cento metri c’è un semaforo rosso. Capisco che le persone vanno al lavoro e possono avere fretta, ma anche noi d’altro canto stiamo lavorando».

Konychev chiude il libro Bike Exchange: ora la Corratec

19.12.2022
4 min
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Alexander Konychev è volato lontano dal freddo e dalla pioggia e forse anche un po’ dai pensieri di questo inizio di stagione. Il ragazzone italiano dal cognome russo si trova a Palma de Mallorca per assaggiare un po’ di sole e preparare la nuova stagione. Lui è uno dei nuovi nomi del team Corratec, la neo professional che lavora in grande per scalare presto le classifiche. 

Konychev esce dal WorldTour, è il secondo corridore della Corratec che arriva direttamente dal mondo dei big. Gli ultimi tre anni li ha corsi alla Bike Exchange e, tra sfortune e mancate occasioni, le strade ora si sono separate. 

Konychev è entrato nel professionismo con la Mitchelton Scott nel 2020
Konychev è entrato nel professionismo con la Mitchelton Scott nel 2020
Che cosa ti ha portato alla Corratec?

Ho saputo abbastanza tardi che non sarei rimasto alla Bike Exchange – racconta Konychev – e mi sono guardato un po’ in giro. C’era questo progetto, si tratta di una squadra italiana, giovane. Mi sembrava una buona opportunità per rilanciarmi. 

Con chi hai parlato?

Del progetto ho parlato spesso con Claudio Lastrucci, è una figura molto vicina alla squadra e sono stato suo corridore alla Hopplà-Petroli Firenze. Mi ha consigliato lui di ripartire da qui. 

Che anni sono stati quelli alla Bike Exchange?

Particolari. Nel 2020 il Covid ha rallentato tutto e non ho avuto opportunità di fare molte gare. Nonostante questo negli anni successivi ho potuto vedere dall’interno tante corse importanti, come le Classiche del Nord o la Sanremo. Ho imparato cosa vuol dire fare questo genere di gare e farlo accanto a uomini importanti

Il classe 1998 si è messo molte volte a disposizione dei compagni di squadra
Il classe 1998 si è messo molte volte a disposizione dei compagni di squadra
Cosa ti è mancato allora?

Direi un po’ di continuità nella preparazione, ho avuto parecchi intoppi, come il doppio Covid nel 2021. Poi la stagione scorsa è arrivata la storia dei punti e lo spazio per mettersi in mostra si è sempre più assottigliato. A livello mentale la libertà di fare risultato mi è un po’ mancata, non è semplice. 

Sei passato pro’ a 22 anni, dopo che hai iniziato a correre da junior, non è stato un salto prematuro?

Mah non penso. Magari se avessi avuto qualche occasione in più avrei capito fin dove spingermi al posto che fare da gregario. In futuro cambierà qualcosa, un dettaglio sul quale voglio concentrarmi maggiormente sono le cronometro, negli ultimi anni non ne ho fatte molte. E’ vero anche che le crono si trovano nelle corse a tappe e io non ne ho corse molte. 

Con la continental della Qhubeka stavi facendo bene, un anno in più con loro non ti sarebbe servito?

Mi si è presentata l’occasione del WorldTour e l’ho colta, alla Bike Exchange devo molto. Il livello di gare tra dilettante e WorldTour è estremamente diverso, confermarsi tra i professionisti è sempre difficile. Di vittorie importanti tra i dilettanti ne ho ottenuta una sola, alla Etoile d’Or, a mio avviso quello del professionismo era un passo necessario. 

Konychev ha visto da vicino il mondo delle Classiche ma senza aver l’occasione di mettersi in luce
Konychev ha visto da vicino il mondo delle Classiche ma senza aver l’occasione di mettersi in luce
Forse sarebbe servito un passaggio intermedio, una professional, come la Corratec ora.

Arrivare in una squadra italiana con una mentalità italiana è sempre bello. Il rapporto con i corridori e con lo staff sarà sicuramente più forte. In una realtà più piccola come questa sarà anche più semplice essere seguiti e sentire la fiducia.

Una WorldTour australiana era troppo “fredda”?

Direi che sicuramente fai più fatica a creare un rapporto stretto con i compagni di squadra. Il primo anno, nel 2020, quando era ancora Mitchelton Scott, gli unici italiani eravamo io e Affini. Poi in team così grandi si lavora sempre con lo stesso gruppo, capita di incontrare certi corridori al ritiro di inizio stagione a dicembre e poi a quello di ottobre. 

Un corridore nuovo tende a subire un po’ questo clima diverso?

Un giovane come me che fa fatica a trovare i propri spazi è costretto molte volte a eseguire gli ordini di squadra. Lo si fa anche volentieri perché se aiuti un compagno a vincere è sempre bello. 

Konychev vorrebbe curare di più la cronometro, una disciplina che lo ha sempre appassionato
Konychev vorrebbe curare di più la cronometro, una disciplina che lo ha sempre appassionato
Però è da giovane che uno vuole provarsi, capire e vedere fin dove può arrivare, ricercando i propri limiti…

Esatto, diciamo che si vorrebbe capire fin dove si può arrivare, che vuol dire anche sbattere il muso per imparare. Per fare il gregario il tempo c’è sempre. 

Desiderio per il 2023?

Avere più continuità, al di là delle sfortune mi piacerebbe correre con maggiore costanza e fare tanti giorni di corsa. Il calendario che la Corratec propone è bello e molto ricco, e mi permetterà di fare tante corse, anche minori e mettere giorni di gara nelle gambe. 

Prima corsa?

Vuelta a San Juan, Argentina.

Team Hopplà e Corratec, una filiera tutta italiana

10.12.2022
5 min
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Dietro la notizia del nuovo rapporto che lega Hopplà Petroli e Team Corratec, ci sono profonde novità che riguardano la società toscana, che attraverso questo passaggio compie un deciso salto di qualità in presenza di altre novità. A illustrarle è colui che da sempre è la mente del team, Claudio Lastrucci, profondamente soddisfatto dei nuovi passaggi che preludono alla stagione che viene.

A inizio intervista, Lastrucci tiene a sottolineare un aspetto: «Molti dicono che in questo modo diventiamo la filiera della Corratec, ma deve essere chiaro che non abbiamo messo nulla per iscritto. E’ un rapporto in costruzione, che si sta realizzando nei fatti e che, non lo nego, rappresenta un grande passo in avanti per noi in quello che è il nostro obiettivo primario: far crescere i ragazzi per prepararli alla carriera professionistica».

Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Che vantaggi vi dà entrare in un rapporto comunque privilegiato con un team professional?

Possiamo presentare ai ragazzi un cammino delineato, che se tutto andrà bene potrà portarli verso i loro sogni. Noi siamo sempre stati orientati verso la crescita progressiva dei ragazzi. Il passaggio diretto da junior a pro’ può andar bene per l’Evenepoel della situazione ma non è la prassi, non è la scelta giusta per i giovani. Parlo con cognizione di causa: noi abbiamo portato ben 26 ragazzi fra i pro’, il primo è stato Ulissi con Appollonio e Magazzini, gli ultimi Ballerini, Fortunato e Albanese e ora arriva Quartucci che passerà proprio con la Corratec.

Il team professional può indicarvi qualche ragazzo da prendere nella vostra squadra per farlo crescere?

Certo, la filiera dovrebbe funzionare così. Sappiamo ad esempio che loro sono già in qualche modo legati al Team Franco Ballerini fra gli juniores, in questo modo i più giovani avrebbero un cammino già prestabilito, potrebbe affrontarlo con la dovuta calma pensando innanzitutto a crescere e migliorare. Un passaggio importante nella costruzione di questo rapporto sarebbe anche la possibilità di fare stages in comune, sarebbero un’altra esperienza utile ai più giovani. Il rapporto con il team professional deve improntarsi attraverso questa sorta di “do ut des”.

Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Questa scelta è legata anche alla vostra di non richiedere più la licenza continental?

Non direttamente, ma di certo il fatto di essere ora un team completamente dedicato agli under 23 ci avvantaggia. Parliamoci chiaro: la licenza continental non dà quei vantaggi di cui si parlava, anzi sono ad oggi solo maggiori spese e briglie all’attività. Non ci sono benefici: per avere gli inviti alle gare con i pro’ che dovrebbero essere il fulcro dell’attività bisogna pagare tutte le spese e per un team un esborso di 12 mila euro a gara è un po’ troppo. Non solo: i nuovi regolamenti penalizzano fortemente le continental…

Verza ad esempio raccontava di come sia stato costretto a espatriare per trovare un calendario più ricco…

Ha ragione. Oggi gli elite delle continental sono esclusi dalle gare regionali, ma non solo: in esse possono essere schierati solo gli under 23 di primo e secondo anno. Sono tutti lacci che noi, avendo lasciato la licenza non abbiamo. Nelle gare di categoria possiamo schierare chi vogliamo dei nostri corridori a prescindere se siano primo, secondo o terzo anno e nelle gare open possono partecipare anche gli elite.

Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Il fatto di non essere più continental vi preclude la possibilità di fare gare a tappe all’estero?

No, anzi il fatto di essere legati a doppio filo con la Corratec ci può aprire nuovi canali, grazie proprio al loro prestigio. Andare all’estero in qualche buona gara a tappe, confrontandoci con squadre vere, provando quel che significa il ciclismo di alto livello è fondamentale per la crescita dei ragazzi. Non è un caso se l’ultimo italiano ad aver vinto il Fiandre under 23 è stato un nostro corridore, Salvatore Puccio poi diventato una colonna della Ineos.

Ci sono altre novità che riguardano questa nuova sinergia?

Abbiamo stretto un legame con il Centro Mapei, infatti nei giorni scorsi abbiamo portato tutti i ragazzi a fare dei test a Castellanza. Tra l’altro, appena pubblicate le foto sul profilo Facebook, dalla Corratec mi sono subito arrivare delle chiamate: «Ho visto quel corridore, te l’avevo detto che doveva perdere qualcosa di peso…». Ogni scelta, ogni passaggio ora viene fatto di comune accordo.

Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
La Corratec vi fornirà le bici?

No, perché prima di stringere l’accordo con loro avevamo già firmato il contratto con la Guerciotti e siamo contenti e convinti di questa scelta. Un domani vedremo come si svilupperà il rapporto con il team professional, il contratto è annuale, nel caso cambieremo. Intanto però il rapporto è anche in senso opposto, in quanto la mia azienda è fra gli sponsor del nuovo Team Corratec e non nascondo che ci piacerebbe molto essere con loro al Giro d’Italia…

Gandin e la promozione (meritata) tra i pro’

25.11.2022
4 min
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Stefano Gandin ha già iniziato a preparare la seconda stagione in maglia Corratec. La differenza rispetto allo scorso anno è che dal 2023 la sua squadra sarà professional e il prolungamento di contratto per il ragazzo veneto significa professionismo. Un traguardo raggiunto dall’interno, ma non per questo meno prestigioso e sudato. La stagione scorsa non è finita nel migliore dei modi, ma ora è tempo di guardare avanti.

«Sono caduto ad agosto – esordisce Gandin al telefono – e mi sono fermato per qualche mese. Ho iniziato un po’ prima per lavorare qualche settimana in più e recuperare il tempo perduto. Ma tra lo stop di due mesi, la palestra e il riprendere la bici, mi si è leggermente infiammato il ginocchio. Ho deciso di fermarmi e non rischiare nulla».

Gandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpm
Gandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpm
Anche perché questa stagione sarà un po’ più importante…

Sì, già a gennaio ero partito con l’obiettivo di ottenere risultati e la Corratec mi ha dato questa occasione. Ripartirò dalla stessa squadra, ma da un altro mondo e un’altra qualità di corse. 

Quando hai capito che saresti rimasto?

Si sapeva fin dall’inizio che la Corratec aveva l’ambizione di fare la professional, questo mi ha dato tanta motivazione per impegnarmi al massimo. Durante l’anno ho tenuto spesso dei colloqui, sia con Frassi che con Parsani e mi hanno sempre tranquillizzato sulla mia permanenza nel team. 

Avevi già in mente di passare con la Corratec?

Un po’ sì, ma nel mondo del ciclismo fino a quando non firmi non puoi essere sicuro. Ho firmato a inizio ottobre, sono stato tra i  primi dieci contratti presentati non appena la squadra ha ottenuto la licenza come professional.

Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)
Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)
Diventi pro’ a 26 anni, che effetto fa?

Passo a questa età e una cosa vuol dire: non ho mai mollato, conservando sempre la speranza di diventare professionista. Rispetto al mondo di ora, dove anche gli junior passano subito, è strano ma non è detto che non possa andare bene. Quando ero dilettante c’era Fiorelli che è passato tardi, ma ora va forte ed ha appena fatto una bella stagione. Anche Lucca è passato professionista quest’anno, ce lo meritiamo. Se uno merita, è giusto che gli sia concessa l’occasione. 

Diventare professionista con la stessa squadra che ti ha accompagnato per un anno è un vantaggio?

Sicuramente conosco parte dello staff e dei direttori sportivi. I corridori un po’ cambieranno, rispetto al 2022 siamo rimasti in 5, questo vuol dire avere 15-16 compagni nuovi. Punteremo molto sui velocisti. D’altronde in una squadra che mira ai piazzamenti e alle fughe o comunque a cogliere sempre l’occasione, servono corridori così, non da classifica. 

Nel 2022 hai corso molto all’estero e fatto tante corse a tappe…

Era il primo anno che facevo corse a tappe con continuità, già da inizio stagione mi sentivo bene e sicuramente più passano i giorni più sto meglio. Mi piacciono molto come tipologia di gare, non da fare classifica, ma per cercare qualche vittoria di tappa.

Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin e la sua indole da cacciatore di tappe (foto Anderson Bonilla)
Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin (foto Anderson Bonilla)
Anche perché da elite non ce ne sono molte in Italia…

No, quando sei under 23 nei hai solo 3-4 durante l’anno, e una volta che sei elite scarseggiano. E poi per migliorare serve continuità, da gennaio ad ora ho imparato molto mettendomi alla prova in queste corse. Capisci cosa vuol dire lavorare per obiettivi o risparmiare energie, salvare la gamba, gestirti… Nella mia carriera sono sempre stato molto costante tutto l’anno, ma senza mai trovare il picco di forma. Nel 2022, invece, ne ho trovati 2 o 3 e infatti ho ottenuto qualche vittoria (oltre alla vittoria al Sibiu Tour, sono venute due tappe alla Vuelta a Venezuela, ndr) e dei bei risultati.

La prima cosa che hai pensato firmando il contratto?

Le persone che mi sono state vicine. All’impegno loro e mio, il supporto di chi mi vuole bene è stato fondamentale. Non è facile a 25 anni non avere un’indipendenza economica o non avere certezze nel futuro. Avere delle persone accanto che ti tranquillizzano è importante. Una volta ringraziati, però, l’attenzione va al futuro, perché nei professionisti bisogna restarci

Attilio Viviani torna in Italia. La Corratec punta su lui

18.11.2022
5 min
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Un contatto che può cambiare la vita. Un anno fa di questi tempi Attilio Viviani era alla ricerca di un nuovo approdo, tra mille dubbi e speranze. La sua caccia fu lunga e per lungo tempo vana, finché quasi improvvisamente trovò casa alla Bingoal Pauwels, a marzo, entrando nel circuito a cose fatte e quindi iniziando a inseguire. Quell’avventura è stata breve ma intensa, ora ne inizia un’altra, si spera ben più strutturata, al Team Corratec.

C’è un dato che ha fortemente incoraggiato Attilio nel prendere questa nuova strada: il fatto che si siano mossi verso di lui sin dalla costituzione del nuovo team in veste professional.

«Cercavano un velocista giovane sul quale fare affidamento e hanno pensato a me – racconta – questo mi dà molta fiducia perché significa che dietro il mio ingaggio c’è un progetto e ciò mi motiva fortemente».

Attilio con suo fratello Elia, decisivo per trovargli l’approdo alla Bingoal
Attilio con suo fratello Elia, decisivo per trovargli l’approdo alla Bingoal
Come ti sei lasciato con la Bingoal?

Nel complesso bene, anche considerando che non ho potuto fare una stagione piena. Sono arrivato tardi in una squadra che già aveva altri velocisti, trovare spazio non è stato facile. Mi sono però trovato bene e poi il calendario che facevano era tutto al Nord, dove mi piace gareggiare e so di poter emergere. Mi avevano anche proposto di restare, ma intanto era arrivata la proposta della Corratec e mi sono sentito più portato a correre per loro.

Quindi approdi nel team italiano con prospettive diverse…

Alla Bingoal in molte volate che mi sembravano adatte a me sono stato un po’ messo da parte. Qui ho più libertà. Se mi sentirò forte al punto giusto, la squadra lavorerà per me, altrimenti sarò io il primo a mettermi a disposizione degli altri. Diciamo che non mi sento di essere la punta principale della squadra nei percorsi a me più adatti, è un ruolo che voglio guadagnarmi sul campo.

Per Viviani l’inizio alla Cofidis non è stato facile, finché non ha imparato il francese
Per Viviani l’inizio alla Cofidis non è stato facile, finché non ha imparato il francese
A 26 anni questa per te è una prima assoluta: dal 2020, quando sei entrato ufficialmente nel mondo dei pro’, non eri mai stato in una squadra italiana.

Le cose cambiano un po’, questo è sicuro, anche se parlare di Nazioni nel ciclismo odierno è un po’ pleonastico. Ricordo che quando approdai alla Cofidis il francese inizialmente era un problema. Io parlo bene inglese, ma il francese dovetti impararlo e tanti pezzi di conversazioni, anche di informazioni via radio saltavano, ma sempre meno col passare del tempo. Quando entrai da stagista nel 2019 mi accorsi che le riunioni e tutte le comunicazioni erano in francese, poi entrarono altri stranieri e le riunioni cominciarono ad essere anche in inglese. E’ chiaro che essere in un team italiano rende il tutto molto più veloce, ma ho imparato sulla mia pelle che se vuoi fare questo mestiere non puoi prescindere dalle lingue.

Vero, ma è anche vero che i team hanno sempre un occhio di riguardo per i corridori del proprio Paese, per questo si dice che non avere un team WT italiano sia una delle cause della nostra crisi…

Io sono convinto che nel ciclismo moderno bisogna guardare sempre meno a questo aspetto e sentirsi un cittadino del mondo. Il discorso sull’apprendimento delle lingue è importante soprattutto per i giovani che vanno all’estero come ho fatto io. E’ importante mettersi al passo prima possibile. Faccio un esempio: i messaggi alla radio sono fondamentali da capire, se ti dicono che c’è uno spartitraffico a destra o sinistra devi capire e metterti dalla parte giusta per non perdere posizioni. E poi conta anche per il futuro: io ora parlo 3 lingue oltre l’italiano, serve in ottica professionale futura.

A.Viviani Grecia
L’ultimo podio, nella tappa 4 del Giro di Grecia, secondo dietro Nyborg Broge (DEN)
A.Viviani Grecia
L’ultimo podio, nella tappa 4 del Giro di Grecia, secondo dietro Nyborg Broge (DEN)
Che cosa ti aspetti da questa nuova avventura?

Non mi piace parlare di obiettivi specifici, diciamo che mi aspetto soprattutto di vivere in un ambiente sicuro, dove poter pensare con calma a fare il meglio possibile. Il team è professional ma ha davvero tutto per crescere e questo mi ha convinto nella scelta. Se non hai tutto al 100 per cento perdi solo tempo.

Sai che nel team entra anche la Luperini come diesse. Ti fa qualche effetto avere una donna alla guida?

No, non cambia nulla. Non la conosco ancora personalmente, ma so che sa il fatto suo, ha gareggiato per tanti anni e quindi ne sa più che abbastanza di ciclismo e di tattiche. Sa come farsi rispettare, avremo modo di conoscerci e di entrare in sintonia.

Nuova Corratec con tante ambizioni. Viviani sarà il velocista di punta
Nuova Corratec con tante ambizioni. Viviani sarà il velocista di punta
Conosci qualcuno dei tuoi compagni di squadra?

Con molti di loro ci siamo ritrovati qua e là, quando alla lunga fai questo mestiere alla fine ci si conosce tutti in maniera superficiale, ma presto ci sarà il primo ritiro e avremo modo di conoscerci più a fondo. Non vedo l’ora, anche per affrontare un dicembre al caldo. Devo dire grazie a Parsani, Frassi e gli altri per questa opportunità: non me la farò sfuggire…

Cosa può dare Luperini alla Corratec? Chiediamoglielo

17.11.2022
4 min
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A un certo punto della scorsa settimana, un comunicato stampa annunciava che fra i direttori sportivi del Team Corratec sarebbe arrivata Fabiana Luperini, cinque Giri vinti e tre Tour. Una novità inattesa sotto il cielo italiano, che si sposa per coincidenza con l’arrivo di Ro De Jonckheere all’americana Power Health.

La squadra toscana si sta rigenerando dopo l’annata continental, con l’arrivo di corridori da ricostruire come Valerio Conti, alcuni giovani e l’ispirazione dietro le quinte di Angelo Citracca. Serge Parsani è il team manager, Francesco Frassi e Marco Zamparella i due diesse. E proprio a Frassi si deve l’arrivo della pisana di Buti.

«E’ nata un po’ per caso – racconta Luperini – perché conosco Frassi sin da piccola. Ci siamo ritrovati in un’occasione e mi diceva che il prossimo anno sarebbero passati professional e avevano bisogno anche di un’altra persona con il tesserino internazionale. E quindi mi ha chiesto se mi interessasse farlo. Io ho pensato che non vado fra persone sconosciute e quindi ho detto di sì».

Fabiana conosce Frassi sin da quando erano bambini, per l’amicizia fra i rispettivi genitori
Fabiana conosce Frassi sin da quando erano bambini, per l’amicizia fra i rispettivi genitori
Con che mentalità ti approcci alla novità? 

Col fatto che conosco già le persone che ci sono, il salto non mi spaventa. Se non so una cosa, la chiederò. E poi comunque sia, il ciclismo è il ciclismo, sia a livello maschile che femminile. Sicuramente quello maschile è un po’ più impegnativo per quanto riguarda i chilometraggi e anche le gare. Ma non credo che avrò grossi problemi.

La fase di conoscenza dei corridori è già cominciata, oppure ci sarà il primo ritiro per farlo?

Ancora è presto. La squadra sta ultimando in questi giorni gli ultimi ingaggi, quindi ci troveremo di qui a breve e poi conosceremo anche i ragazzi.

Secondo te quale può essere il valore aggiunto di Fabiana Luperini in una squadra così?

Adesso non lo so, perché si tratta della prima volta. Però penso che una donna è sempre diversa da un uomo, quindi magari credo che avrò un’altra sensibilità, un’altra prospettiva rispetto ai direttori sportivi uomini. E magari in certi casi può fare anche bene.

Fabiana Luperini ha vinto 5 Giri d’Italia e 3 Tour de France. Per lei in arrivo una bella sfida
Fabiana Luperini ha vinto 5 Giri d’Italia e 3 Tour de France. Per lei in arrivo una bella sfida
Sappiamo che segui sempre il ciclismo femminile, che rapporto hai con quello maschile?

Lo seguo ancora. L’unica cosa, a differenza delle donne, non abbiamo in Italia un atleta forte che ti fa venire voglia di vedere una gara piuttosto di un’altra. Mentre nelle donne ci sono delle ragazze per cui vale la pena accendere la televisione. Intendiamoci, è bello anche veder vincere Van der Poel,  Van Aert e Pogacar, per carità. A volte però, mi piacerebbe anche vedere un italiano come c’era in passato. Un Pantani, Bugno, Bartoli…

Che effetto fa essere il primo diesse donna d’Italia fra i pro’?

I due mondi iniziano a comunicare. Ci sono anche tante massaggiatrici donne che seguono gli uomini. Magari le prime a entrare sono state loro, vedo poi che ci sono anche dei dirigenti donna. Insomma, ora arriveranno anche direttori sportivi. Piano piano, si fa tutto. Logicamente il professionismo rimane sempre un ambiente soprattutto maschile, ma il fatto che qualcuna entri è già un mezzo segnale.

A questo punto della tua carriera ti aspettavi una chiamata del genere?

Diciamo che non stavo cercando una squadra fra le donne e nemmeno fra gli uomini. E’ capitata questa esperienza e mi sono detta di provarci. Come aspettative, è ovvio che potessi aspettarmelo più da un team femminile, vediamo cosa succede in questa nuova avventura. Magari imparo altre cose nuove che mi possono essere utili nei prossimi anni.

Hai già fatto il direttore sportivo, del resto…

L’ho già fatto alla Cipollini donne. Nelle juniores femmine con Ciclismo Insieme. Lo stavo già facendo quest’anno a livello giovanile, perché si trattava di esordienti donne e allieve. Qui a livello locale, da quando ho smesso l’ho sempre fatto.

Non sarà un salto nel buio, insomma…

Non credo, il fatto di conoscere bene Frassi sarà un bel supporto. Siamo delle stesse zone, poi mio babbo e suo babbo, sono amici. Correvano insieme a livello amatoriale, quindi mi capitava spesso di vederlo alle gare o comunque durante le cene che facevano i nostri genitori insieme. Perciò adesso non mi resta che cominciare…

Frassi: «La Corratec? Più velocisti che scalatori»

09.11.2022
5 min
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Il Team Corratec sarà una nuova squadra professional. Ad oggi l’Italia ne conta quattro, ma sappiamo i nuvoloni neri (nerissimi) che purtroppo pendono sulla Drone Hopper-Androni. Se con Serge Parsani qualche giorno fa si è parlato del progetto, con Francesco Frassi ci si addentra più su discorsi tecnici e relativi agli atleti.

Il direttore sportivo toscano ha un forte entusiasmo per questa sfida. Sfida che lo vedrà con un ruolo importante, che si è guadagnato in questo anno di continental. Ha organizzato trasferte, seguito corse, fatto da consulente psicologico per gli atleti… Insomma, ha fatto ciò che impongono i mezzi limitati di una continental che però già pensava in grande.

Francesco Frassi al centro con i suoi ragazzi (foto Instagram)
Francesco Frassi al centro con i suoi ragazzi (foto Instagram)

E professional sia

«Finalmente – racconta Frassi – ci siamo. Si diventa professional. L’idea di fare la professional c’è sempre stata, ma lo scorso anno arrivammo troppo tardi e l’Uci non accolse la nostra richiesta. Poi siamo andati avanti con la stagione e solo a giugno abbiamo ripreso a parlarne, ma è da ottobre che l’argomento è diventato più concreto».

La lista degli atleti non è ancora del tutto nota, ma Frassi parla di 20 atleti. «Ogni giorno – dice Frassi – continuano ad arrivarci richieste. Rispondo a tutti, perché mi sembra giusto ed educato, ma la squadra è fatta. Oltre ai ragazzi che restano, Stojnic, Amella e Gandin, ci sarà Valerio Conti».

Valerio Conti nel 2019 prese la maglia rosa. Momento che gli regalò grande visibilità. Il laziale è pronto al riscatto
Valerio Conti nel 2019 prese la maglia rosa. Momento che gli regalò grande visibilità. Il laziale è pronto al riscatto

L’arrivo di Conti

Valerio Conti è stato annunciato qualche giorno fa. Al momento è la stella della Corratec. E l’idea è anche quella di dargli un certo spazio.

«Ho parlato con Valerio – racconta Frassi – e credo che per lui questa sia un’ottima occasione, mentre per noi è il corridore ideale. Ha avuto due stagioni complicate dal punto di vista fisico, se riuscirà a riprendersi potrà fare molto bene. E’ un profilo ideale per il nostro calendario: sa attaccare, tiene in salita, se si arriva vince. 

«Mi sono piaciute la sua voglia di fare e la sua umiltà. Un corridore che viene da tanti anni di WorldTour sa come vanno certe cose e qui può tornare ad avere lo spazio per tornare ad essere un vincente qual è».

Un velocista proveniente dalla Giotti Victoria… tutti gli indizi portano a Nicolas Dalla Valle
Un velocista proveniente dalla Giotti Victoria… tutti gli indizi portano a Nicolas Dalla Valle

Il gruppo dei velocisti

Ma non solo Conti. Frassi non può fare i nomi, ma dice che il team si è orientato anche su altri profili. Tra questi spiccano i velocisti. Anche se Parsani ha detto che non potranno garantirgli un treno tutto per loro, è comunque fondamentale avere una (o più) ruote veloci in squadra.

«Oggi – dice Frassi – i velocisti servono, tanto più per le corse che dobbiamo fare noi. Ne abbiamo preso uno (in uscita dalla Giotti Victoria-Savini Due, ndr) che è passato pro’ con le stigmate del campioncino. Il problema è che è passato con l’arrivo Covid. E il biennio 2020-2021 credo non sia valido per giudicare un corridore. Quest’anno che è stato più lineare, è tornato vincere.

«Oltre alle ruote veloci si cerca un passista-cronoman. Serve un corridore che sappia andare in fuga, in quella buona. Che sappia prendere aria. Questo servirà anche per aiutare i velocisti».

Stefano Gandin ha vinto una tappa al Sibiu Tour. Il classe 1996 sarà presente anche nella stagione 2023 (foto Focus Photo Agency)
Stefano Gandin ha vinto una tappa al Sibiu Tour. Il classe 1996 sarà presente anche nella stagione 2023 (foto Focus Photo Agency)

Scalatori addio

Frassi fa poi un discorso interessante che spiega come la rosa della Corratec sia stata strutturata anche in virtù del calendario che si affronterà nel corso della stagione. E anche per questo a farne maggiormente le spese sono gli scalatori.

Premesso che su carta la Corratec potrebbe anche essere invitata al Giro d’Italia, nel concreto ciò è molto difficile che accada al primo anno nella categoria professional. Pertanto una squadra che partecipa a corse di un giorno o brevi corse a tappe, in cui difficilmente ci sono grandi salite (Tour of the Alps escluso), ha meno bisogno di una figura come lo scalatore, che magari può curare la classifica.

Meglio cercare vittorie di tappa, fare punti in questo modo, crescere passo dopo passo. Meglio avere corridori che tutti insieme possono fare “blocco”, piuttosto che uno scalatore che magari richiederebbe anche un certo aiuto e può aiutare poco.

«La figura dello scalatore puro è quella che al momento non abbiamo in rosa – riprende Frassi – poi chiaramente c’è gente che tiene in salita. Lo stesso Conti se sta bene su certe scalate può dire la sua. Ma viste le nostre corse meglio avere più di un velocista.

«Il sogno del Giro… è un sogno, però già avere dei buoni corridori che sanno stare nelle fughe che contano magari in una Sanremo, o in una Tirreno-Adriatico è importante per noi. E per questo dobbiamo attrezzarci». 

In Corratec cresce anche lo staff. Marco Zamparella, che ha preso la licenza Uci, sarà uno dei diesse. In tutto dovrebbero essere 4
In Corratec cresce anche lo staff. Marco Zamparella, che ha preso la licenza Uci, sarà uno dei diesse. In tutto dovrebbero essere 4

Doppia attività

«L’idea è di fare la doppia attività. E di farla anche all’estero. Anche perché per Corratec, che vende bici in tutto il mondo, è importante. Abbiamo 20 corridori e bisogna farli ruotare e gareggiare il più possibile. Anche per questo vogliamo iniziare presto». 

«Faremo qualche miniraduno per conoscerci ma credo che il miglior modo di fare gruppo sia andare alle corse. Meglio ancora le lunghe trasferte, come la Vuelta al Tachira o la Vuelta San Juan. Si sta molto tempo insieme, le difficoltà e lo stress del viaggio mettono in risalto i caratteri… si fa gruppo».