Per qualche attimo, tagliato il traguardo, Dylan Groenewegen si è fermato. Meccanico e accompagnatore si sono avvicinati per i primi aiuti post gara, ma è bastato guardarlo. Per qualche attimo, non voleva essere toccato né disturbato. Fissava con attenzione quel ragazzino di 15 anni che lo aveva appena battuto in una gara di ciclocross e nella sua mente intanto scorrevano tante immagini, del presente e del passato.
Ripensava a quando era lui ad avere 15 anni: salito sulla bici per seguire le tradizioni di famiglia, correva per il semplice gusto di farlo. Solo allora iniziava a prenderci gusto, solo in seguito avrebbe capito che quella poteva essere la sua strada, quella dell’affermazione e dell’agiatezza economica. Figurarsi che i primi risultati li fece a 18 anni: 2° alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne e ai campionati nazionali juniores.
Campione nazionale a 15 anni
Forse in quei pochissimi secondi, il velocista olandese ha immaginato un destino simile per quel ragazzino, vestito con la maglia di campione nazionale. Michiel Mouris, il migliore nella sua categoria, il migliore anche in quella gara, l’Amsterdam Cross Competitie. Una manifestazione regionale, che Groenewegen aveva identificato come utile per cambiare un po’ l’allenamento. Vincere non era importante, contava far fatica. Però, se a batterti è uno che ha poco più della metà dei tuoi anni…
La cosa che faceva tanto pensare al corridore della BikeExchange era come quel ragazzino riuscisse a tenere il suo ritmo nei lunghi passaggi senza ostacoli, dove si sviluppa velocità. Faticava, Dylan lo sentiva, sentiva il suo respiro affannoso, ma stava lì, agganciato e non è che fosse lui ad andar piano. Anzi…
La differenza tecnica
«E’ stato speciale battere Dylan – raccontava il giovanissimo Michiel ai microfoni di Nhnieuws.nl – quando sviluppava velocità cercavo di rimanere il più vicino possibile alla sua ruota, nei tratti tecnici ho visto che riuscivo a stargli davanti e ne ho approfittato».
Ad accrescere la gioia di Michiel arrivava poi suo fratello Wessel, terzo. Diciannove anni, il più grande dei Mouris è già più accreditato nel panorama su strada, ha anche corso l’ultimo Giro Under 23 nelle file del Wielerploeg Groot Amsterdam e su di lui hanno posto gli occhi i responsabili dello Scorpions Racing Team, nuova formazione continental olandese che debutterà nel 2023 con grandi ambizioni. Viste le premesse, la strada è spalancata anche per il più giovane e talentuoso fratello.
Un allenamento proficuo
Dopo essersi ripulito e cambiato in una giornata di freddo intenso, Groenewegen ha voluto dire la sua e le sue parole sono state di miele per il suo avversario: «Penso che potrei aver perso dal futuro Mathieu Van Der Poel, visto come andava in bici e la sua facilità di corsa. Per me il ciclocross è divertimento, in questo caso allenamento. Sono un semplice praticante, ma un ragazzo di 15 anni che va fortissimo mi colpisce profondamente proprio pensando a com’ero io alla sua età».
Poi arriva il tempo della saggezza e del consiglio quasi paterno: «Ha davvero tanto talento, ma verrà il tempo che dovrà dedicarsi seriamente a questo sport». Come a dire: solo allora sapremo veramente di che pasta è fatto.
Il peso del paragone
Durante l’intervista era evidente sul suo viso un sorriso divertito e soddisfatto: «Almeno con il secondo posto porto a casa il mazzo di fiori… E’ stato un buon allenamento ora che bisogna costruire la condizione, qualcosa di diverso, per me il ciclocross è questo. Michiel è stato migliore di me e quando qualcuno arriva davanti per questo non c’è altro da fare che applaudirlo…».
Mentre Dylan risaliva in macchina per dirigersi verso casa, Michiel ripensava a quelle parole: «Il futuro Van Der Poel…». Chissà se gli ha fatto un regalo a pronunciarle davanti ai giornalisti, che le avrebbero riportate facendoci i titoli (come poi realmente è successo). Ora pesano anche più di quella maglia tricolore da campione nazionale: quanta responsabilità per un ragazzino…